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LOADED
+ METALSHOP
The
Viper Room, Hollywood CA - Lunedi 28 Gennaio
2002
Stasera il
Viper Room prova per l'ennesima volta
di essere il Whisky a GoGo del duemila,
covo delle rockstar di ieri, oggi e domani,
piccolo palcoscenico dove si esibiscono
giovani pieni di talento e speranze che
forse un giorno sperimenteranno le grandi
arene. La sala pullula di facce conosciute,
tutte curiose di vedere e ascoltare l'evento
del mese, un'altro vecchio leone che tenta
di tornare in pista: Duff McKagan con
i suoi Loaded sceglie come cornice il
club di Depp per un concerto anteprima
dell'album che uscira' a Giugno (ma e'
gia' reperibile su www.loadedonline.com),
"Dark Days".
Mentre Taime
Downe scalda la folla con un po' di
sano vecchio rock'n'roll, vediamo dove
e' stato il bassista dei G'n'R in
questi anni... Voglio accreditare a Duff
dieci punti innanzitutto per averci risparmiato
i deliri da rockstar alla Axl e
l'agonia "Chinese Democracy"
(qualcuno sa che fine ha fatto??). Lasciati
i Guns nel '97, McKagan e' tornato nella
sua citta' d'origine, Seattle, si e' ripulito
dagli eccessi ottantiani e finalmente
lucido e' tornato all'universita', studiando
nientemeno che economia. Finita la scuola,
incontra Steve Jones dei Sex
Pistols a Los Angeles, e insieme formano
i Neurotic Outsiders, che subito
diventano ospiti fissi al Viper Room.
Quando Jones lascia il progetto per una
reunion dei Sex Pistols, Duff torna
a Seattle. Qui incontra il batterista
Geoff Reading (New American Shame,
Green Apple Quickstep) e nasce il
progetto Loaded, a cui si uniscono il
chitarrista Mike Squires (Harvey Danger
e Nevada Bachelors) e il bassista
Jeff Rouse (Alien Crime Syndacate e
Shoveljerk). Presto i Loaded
firmano per Toshiba-Emi in Giappone, e
iniziano a suonare live tra Seattle, Hollywood
e Las Vegas. La risposta e' incoraggiante,
e "Hard Days", dodici pezzi
di rock'n'roll con una leggera spolverata
punk qua e la', ha finalmente l'ok per
il mercato statunitense.
Taime Downe
sfuma l'ultimo pezzo e si spengono le
luci, via il telo nero ed ecco Duff. Capelli
corti e sparati, anni di eccessi sul viso
smagrito ma decisamente pulito e sobrio,
l'ex-bassista si cimenta nel ruolo di
cantante e chitarrista con risultati sorprendenti.
I pezzi sono orecchiabili ed energici,
intensi e vissuti. I testi sembrano riflettere
gli anni bui di McKagan e il suo ritorno
alla luce. Tra gli eccellenti prodotti
di quest'anima tormentata citiamo "SeattleHead",
sulle tentazioni hollywoodiane; "Then
& Now", esperienza di depressione;
la title-track "Dark Days" ovviamente
sui giorni della dipendenza; "Want
to", "Misery" e "Criminal",
sul capitolo "relazioni"; e
infine, a riassumere questi anni di redenzione,
il desiderio di essere "un uomo migliore"
in "Superman".
Ovviamente
non manca la cover: e' "It's so easy",
esplosione di chiome e di grida: i classici
sono i classici, e malgrado gli sforzi
di Duff, Slash e i suoi Snakepit, e Axl
con le sue democrazie cinesi, il cuore
piange di nostalgia per quel genio musicale
che abbiamo visto nascere, crescere e
morire: Guns'n'Roses, un nome e
un'era che tristemente niente e nessuno
potra' resuscitare.
Finale con
sorpresa: l'ex gunner Matt Sorum
e Billy Duffy dei Cult,
piu' l'ex Sex Pistol Steve Jones,
raggiungono Duff sul palco del Viper per
una cover di "I wanna be your dog"
degli Stooges. Grande divertimento sopra
e sotto il palco, questi momenti sono
le piccole perle del Sunset Strip.
Ora di salutare. I Loaded saranno al Pretty
Ugly Club di Taime Downe tra un paio di
giorni per poi volare in Giappone. Europa?
Speriamo dopo la realizzazione di "Dark
Days", io scommetterei che anche
quaggiu' nessuno ha dimenticato i pistoleri.
Taime
ci delizia per altri venti minuti, tempo
di preparare il palco per gli headliner
fissi del lunedi qui al Viper: please
welcome Metalshop, alias Danger
Kitty, e se non sapete chi sono vi
rimando alla sezione interviste, leggete
cosa dice mister Ralph Saenz. Non posso
fare a meno di stupirmi ogni settimana,
constatando come questi ragazzi riempiano
il locale e soprattutto come riescano
ogni volta a farmi ridere a crepapelle.
Non so quanta fortuna avrebbero in Italia,
purtroppo la barriera linguistica e' un
limite da considerare, ma varrebbe la
pena tentare almeno uno show: hey promoters
laggiu', toc toc, c'e' nessuno??
Ed eccoli,
Ralph/Michael Diamond, Russ/Rachette,
Travis/Ginger Rocks e Ray/Blackhead, si
attacca con "Nothin' but a good time"
e tanto di saltino sincronizzato. Finita
la party hit dei Poison, inizia
la commedia, piena di "Dude",
"Heavy Metal Rules", donne,
rock e capelli. Tra un "Round and
round" dei Ratt, un classico
"We're not gonna take it" dei
Twisted Sister, l'immancabile "Downtown
boys" si continua a ridere: Ginger,
bassista con parrucca alla Eric Brittingham
(Cinderella), si esibisce in un "hair
solo", con l'aiuto di un ventilatore
e degli altri tre membri che soffiano
all'unisono; Michael cerca di insegnare
al chitarrista Rachette come conquistare
le "chicks" della prima fila
e attirarle nella cucina del backstage
per un appetitoso aftershow party; piu'
tardi, Rachette si dimostra ottimo allievo
portandosi via la sorella di Michael!
Ed e' baruffa, i due si rotolano, il cantante
se ne va, tirano su uno dal pubblico:
terribile, la folla rivuole l'originale
e lui torna acclamato in scena. Abbracci,
pacche sulle spalle, pacche sul culo,
Rachette e Michael sono di nuovo amici.
Si attacca con "Home sweet home"...
Vi state commuovendo? Nah, ecco che i
nostri aggiungono un po' di pepe alle
liriche, e "feel me in your bones"
diventa "feel my big bone" con
gesto inequivocabile alla David Lee
Roth. C'e' ancora tempo per una canzone,
cosa volete ascoltare? Voce dalla folla:
"Skid Row!". Michael: "Volete
gli Skid Row?". Voce: "Siiiiiiii!!".
Michael: "Compratevi il CD, questi
sono i Def Leppard!" e si
chiude con "Photograph".
Tutti a casa,
allegri e sorridenti, dopo un altro ottimo
lunedi al Viper Room. Forse cio' che contraddistingue
questa serata da altri tentativi di revival
ottanta e' che non si cerca di negare
che siano finiti, e neanche si cerca di
stravolgerli per farli sopravvivere, ma
semplicemente si celebra il fatto che
siano esistiti, e tutto cio' che ci hanno
dato di buono..... sperando in cuor nostro
che possano tornare.
Cristina Massei
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TOILET
BOYS
Key
Club, Hollywood, CA - Giovedi 21 Marzo 2002
Dude!!! E chi se l'aspettava
una roba del genere da un gruppo di sbarbati newyorkesi
al primo album ufficiale, con quel nome poi
E
invece i "ragazzi dei cessi" hanno I numeri,
eccome.
I giovani Toilet Boys fanno meglio di Faster Pussycat,
LA Guns e Ratt in quanto ad affluenza al
Key Club, non che Taime Downe se la prenda a
male comunque: anche lui e' presente allo show, e dopo
averlo visto indossare una maglietta dei Toilet Boys
on stage mi convinco sempre di piu' che ne e' un fan
accanito. C'e' anche Mr CC De Ville (mmm, personalmente
alcuni riff di Sean mi ricordano le prime schitarrate
dei Poison, chissa' se la pensa cosi anche lui),
e chissa' quanti altri che perdo per correre sotto il
palco, pronta per la mia "prima volta" con
questa nuova New York sensation.
Fedelissime tra il pubblico
mi raccomandano di stare attenta con la mia macchina
fotografica, ci saranno un bel po' di fuochi d'artificio.
Effettivamente, ricordo che un'amica da Londra mi
ha detto che al Meanfiddler hanno dato fuoco al tetto!
Il momento e' arrivato. Uno dopo l'altro, I Toilet
Boys entrano sul palco, il chitarrista Sean sfoggia
una chitarra con manico a tridente e un magnifico
tatuaggio lungo la schiena; ultimo, sulle note di
"Party starts now", il cantante Guy, che
di guy non ha assolutamente nulla. E non parliamo
del solito travestito della situazione, ma di una
femme fatale al cento per cento, e non vi dico la
mia invidia appurando dalla prima fila che non ha
un pelo da nessuna parte neanche a pagarlo! Appunto
mentalmente la domanda "Come ti depili, e numero
e indirizzo dell'estetista" per eventuale prossima
intervista. Superato lo shock iniziale, mi calo nello
show. Il party inizia.
E' un'esplosione di energia
e sensualita', fuoco e colore, e ovviamente rock'n'roll.
Il pubblico grida e canta, poche volte ho avvertito
tanto entusiasmo e coinvolgimento intorno a me in
questi ultimi mesi. Il secondo chitarrista Rocket,
il bassista Adam e Eddie alla batteria fanno egregiamente
da cornice al duo Guy-Sean. Il singer primadonna si
avvolge voluttuosamente intorno ora a Sean, ora a
Rocket, ora ad Adam, ma non lasciatevi ingannare,
al di la dello show di per se la prestazione vocale
e' ottima. Ci snocciolano uno dietro l'altro i pezzi
dell'album di debutto, tra cui voglio sottolineare
"Rock'n'Roll Whore" e la pop-ish ma pur
fantastica "Kiss In The Wind", e che dire
di "Ride"? Tutto questo accompagnato da
pyros "Poison-style" sullo sfondo,
una moltitudine di grossi coriandoli colorati che
"esplodono" dalla chitarra di Sean, e clue
della serata una sexy scene tra Guy e ancora Sean
in cui "lei" gli fa bere una lattina di
gasoline e poi accende il tutto con una torcia, e
lui per tre volte sputa fiamme sul pubblico.
Ed e' finita
C'e'
da dirlo? Il pubblico richiama la band a gran voce,
e loro ci accontentano. Via con la power ballad "Hollywood",
i riflettori sono su Guy, finisce tra brividi e accendini,
e l'androgino frontman chiede se vogliamo piu' rock'n'roll,
la risposta e' ovvia! I Toilet Boys riaprono le valvole
con "Another day in the life", parte della
colonna sonora di American Pie 2, e infine
"Hey Ho Let's go", e' Ramones, Sean brucia
la chitarra e la band saluta, stavolta davvero. Una
roadie si precipita sul palco con una coperta, la
getta sulla chitarra, spegne il fuoco. Il fuoco che
questi newyorkesi hanno acceso nel pubblico, inclusa
me, richiedera' piu' di una coperta per essere domato.
Circa un'ora e un quarto
di Toilet Boys, definiti punk-glam-rock, ma di punk
non hanno molto piu' dei Faster Pussycat. Insomma,
se cercate una nuova band che vi ricordi gli eroi
glam ottantiani questa e' probabilmente quella che
ci si avvicina di piu', tenete le orecchie aperte.
E godetevi lo spettacolo, e' uno di quelli in cui
i rullini non sono mai abbastanza.
Cristina Massei
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GLAM
ATTAKK 2002
1 aprile 2002 - Pub
4 Assi, None (Torino)
Bentornati all'immancabile appuntamento
annuale con il Glam Attakk che come
ogni anno si tiene al Pub 4 Assi di None
per mano di audaci ragazzi che con i loro
sforzi cercano di mantenere viva la scena
regalandoci un festival ben organizzato
e fortunatamente anche con un buon seguito
di pubblico.
Dopo un paio
di birre e un panino e gli immancabili (e
piacevoli!) incontri con i soliti "die-hard
rockers" ecco che ad aprire la serata
arrivano i milanesi ROCKIN'
DOLL$ con il loro brillante show a base
di classico glam rock ottantiano.
Ero molto curioso di assistere all'esibizione
di questo five-pieces dal momento che me
ne avevano tutti parlato molto bene e devo
dire che le mie aspettative non sono state
tradite perché oltre ad aver un buon
look (a-là primi Motley Crue/Pretty
Boy Floyd) e saper usare i propri strumenti,
hanno dalla loro un buon repertorio e soprattutto
sanno come muoversi sul palco. La cover
band ci propone pezzi di Twister Sister,
Faster Pussycat, Kiss, Poison e ovviamente
quelli delle band di Nikki Sixx e
Steve Summers.
Il secondo gruppo
a salire sul palco sono i beniamini di casa,
gli HOLLYWOOD
KILLERZ. Il quartetto torinese
presenta una scaletta dove compaiono i brani
estrapolati dal loro "Back To Devastation
Boulevard" come "Lipstick Queen"
e "Cruel Game" e una serie di
cover tra cui "In The Name Of Rock'N'Roll"
dedicata dal cantante Harry allo scomparso
Randy Castillo.
E' il momento
dei JOLLY
POWER che non tradiscono le aspettative
e ci sbattono in faccia uno show che non
lascia spazio a corografie glamour, ma solo
al loro robusto scan rock'n'roll. E così
ecco scivolare via i pezzi di punta del
gruppo come "Hey Man!", "Filthy
Place" e le mie preferite "Wait"
e "Why (Did You Lie To Me)?" tratte
dal loro ultimo CD "The 7th Crash From
Hell". Lo show è stato inoltre
impreziosito da alcune cover tra cui l'immancabile
"Taxi Driver" dei rinati Hanoi
Rocks e "I Wanna Be Loved"
dei DEMOLITION 23.
Il tempo di
sistemare gli strumenti ed ecco prendere
posto sullo stage gli
SMELLY BOGGS. In me aleggiava
ancora il ricordo della superba esibizione
del "Summer Drag" del 1997 e all'inizio
ho pensato avessero cambiato anche il cantante
visto il radicale cambio di look del singer
toscano (ora in versione bonjoviana), ma
mi è bastato ascoltare le prime parole
intonate dal vocalist per capire che fortunatamente
il bravissimo Mark Ramsex è ancora
lì al suo posto. Una grande band
composta da dei grandissimi musicisti e
con una track-list devastante in cui la
band alterna i brani del fortunato debut
album come le stupende e divertenti "Sexy
Telephone", "Party Gay" e
la straordinaria "Stiletto Strut"
(rubata ai cult-glamsters Alleycat Scratch)
e cover di AC/DC, Motorhead, una
magnifica "Dead, Jail or Rock'n'Roll"
di Mr. Michael Monroe e "R'n'R"
dei Pretty Boy Floyd che chiude l'esibizione
tra gli applausi del pubblico.
Che dire, forse
i veri headliner del Glam Attakk, perché
a mio avviso gli SLAMDUNK
con la serata non c'entrano molto, infatti
il gruppo tedesco nato dalle ceneri degli
Hollywood Teasze, pur essendo una
buona band, hanno dalla loro un'attitudine
e un background troppo punk per il target
del festival.
La formazione teutonica vede anche qui un
cambio di immagine per il simpatico vocalist
Chris Lakriz che, abbandonato il grembiulino
e basso, ora sfoggia un look a-là
Offspring con tanto di chitarra tra
le mani. E' proprio un suo riff (preso da
una celebre song dei Limp Bizkit) ad aprire
la loro performance in cui il singer di
Kempten saluta più volte il compianto
Joey Ramone omaggiando la più
famosa punk band americana con i loro cavalli
da battaglia.
In aggiunta
alle cover dei Ramones troviamo alcune
tracce dei Queeny Blast Bop e Hollywood
Teasze e naturalmente degli Slamdunk.
Chiude l'esibizione "L.A. Diddy"
forse il brano che ricordo con maggior piacere
della band perché il resto del repertorio
mi è sembrato leggermente "fuori
tema" con la serata.
In conclusione
una gran bella serata, dove la mancanza
degli Stykky Fykk non si è
affatto sentita e il pubblico sembra essersi
veramente divertito. Ci vediamo l'anno prossimo!
Moreno
Lissoni
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BEAUTIFUL
CREATURES
Pretty
Ugly Club,
Hollywood
CA - Mercoledi 12 Dicembre 2001
Il
concerto dei Beautiful Creatures al club glam-goth
di Taime Downe e' un one-off, prima che Joe
Leste e compagni si imbarchino in una doverosa avventura
giapponese. Non c'e' stato tempo di annunciarlo
neppure sull'LA Weekly, e malgrado cio' il locale
si riempie rapidamente, merito del passaparola della
band stessa e dell'ex Faster Pussycat, ormai
rinomato PA e organizzatore della vita notturna
hollywoodiana.
Come sempre il Pretty Ugly, cosi e' denominata la
serata del mercoledi al Dragonfly, presenta tre
gruppi di supporto. Il primo e' una specie di punk
rockabilly, il volume e' decisamente troppo alto
e mi rifugio nel cortile interno per qualche sigaretta
e le pubbliche relazioni di rito: ho occasione di
conoscere tra gli altri Adam, nuovo bassista degli
LA Guns da quando Muddy si e' unito a Gilby
Clarke nei Colonel Parker. Rientro per
la terza band, la vocalist e' una donna estremamente
tatuata che fa del suo meglio per imitare i Buckcherry;
inizialmente attira la mia attenzione, ma presto
i pezzi si rivelano troppo simili e noiosi, e inizio
a preparare la macchina fotografica per l'evento
della serata.
Pronti, via! La nuova scommessa della Warner sale
in scena. Ne e' passata di acqua sotto i ponti per
Joe Leste dai tempi dei Bang Tango; il timbro
della voce e' comunque inconfondibile, ci ricorda
anche lui un po' di Buckcherry e Hardcore
Superstar, e incrociamo le dita sperando sia
l'inizio di un nuovo filone. Noi vecchi rocker sappiamo
che almeno tre quinti del gruppo hanno ben superato
i trentacinque, ma cosa non si puo' ottenere con
un nuovo taglio di capelli e un look all'avanguardia...
Le ragazzine che gridano sotto il palco non superano
i 25 anni di media! Si apre energicamente con "Ride"
seguita dall'inc***atissima "Step back"
e "Wasted", uno dei brani migliori dell'album
a mio parere. Non solo bello ma familiare: mi torna
alla mente un brano di un'album dei Bang Tango
credo uscito solo in Giappone e nel Regno Unito
nel 1994, controllero'.
Che
c**o, mi sono inconsapevolmente piazzata tra DJ
Ashba e Joe Leste, praticamente tutto cio' che c'e'
da fotografare! Non so molto del batterista e del
bassista, ma ritengo siano nella media. Anthony
Focx, che avevo gia' avuto occasione di vedere in
diversi all star jams domenicali al Cat Club, non
si smentisce, sguardo fisso sulla chitarra tutto
il tempo: timido? No, il guaio e' che Anthony e'
sempre stato un batterista. L'hanno messo alla chitarra
per ragioni ignote in questo ultimo anno, e a 35
anni non e' cosi facile imparare tutto da capo.
Lo perdoniamo, pur chiedendoci perche' non lo hanno
lasciato alla batteria. Misteri del mondo rock.
Di fronte a me, intanto, Ashba si dimostra perno
di questa formazione insieme a Joe Leste: loro sono
i songwriters, loro sono in quanto a qualita' musicali
i membri insostituibili dei Beautiful Creatures,
loro sono gli animali da palcoscenico che coinvolgono
il pubblico per l'intera durata dello show; aggiungiamo
una doverosa nota femminile, dicendo che DJ e' uno
degli uomini piu' attraenti e magnetici che ho mai
avuto davanti, e cosciente di cio' si avvicina ripetutamente
alle ragazze della prima fila (si, me inclusa, non
e' stato facile continuare a fotografare...), probabilmente
guadagnando una quindicina di unita' in piu' nelle
vendite. Aggiungiamo anche un pettegolezzo esclusivo,
dicendo che i tatuaggi, il fisico palestrato, e
soprattutto il mastodontico equipaggiamento musicale,
elettronico e informatico di cui questo ragazzo
dispone per soddisfare le sue velleita' artistiche
e' interamente sponsorizzato da una moglie pornostar
che lo venera. Questo perche' avete un'inviata a
360 gradi e 360 orecchie...
E
ora torniamo allo show, con "Going off"
e "Blacklist", mentre volano le t-shirt
di Ashba prima (urra'!!) e di Joe poi (dimostra
qui i suoi 38 anni, per favore rivestiti!), rock'n'roll
potente, vibrante, fino a "Time and time",
ottima ballad che vede DJ alla chitarra acustica
duettare con Leste, e il Pretty Ugly riesplode con
la vigorosa "1AM", primo singolo dall'album
del debutto. "Kicking for days" e' dedicato
a JD, co-host con Taime Downe, che l'ex Bang Tango
ringrazia per i drink forniti, e poi "conoscete
questa canzone?" e parte "New Orleans",
l'atmosfera si tinge un po' di blues mentre il tempo
corre via veloce senza un attimo di noia. C'e' ancora
"Wish" e sulle note di "I got it
all" la band saluta e finge di lasciare il
palco, anzi in realta' solo il cantante fa la mossa:
DJ Ashba riattacca subito con le familiari note
del maggiore successo dei Beautiful Creatures "Kick
Out" per l'ultimo grido del pubblico del Dragonfly,
e stavolta e' davvero la fine.
Dodici brani in totale, esattamente l'intero album,
voto decisamente positivo seppur con margini di
miglioramento e quel punto interrogativo sulla posizione
di Anthony Focx. Purtroppo, devo chiudere con un
altro pettegolezzo, alquanto attendibile ma non
ancora confermato dalla band: la Warner li ha scaricati,
volevano 300.000 copie in 6 mesi e ne hanno fatte
"solo" 18.000... Ragazzi, anno 2001, ma
che vi aspettate? Siamo mica i Backstreet Boys!
Io gli darei fiducia, chissa' che il 2002 non uccida
finalmente le boy bands e ci riporti delle vere
Men's band, eh?
Cristina Massei
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by Slam! Production® 2001/2007 ----
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