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Thee S.T.P. - BLACK HALOS
Venerdì
7 Aprile 2006 - La Gabbia - Bassano del Grappa
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Non so sinceramente
perchè sto scrivendo questo report, nessuno
me lo ha chiesto eppure ho una gran voglia di farlo,
forse perchè ci sono sere come queste in
cui penso che, in fondo, la vita non è altro
che un lasso di tempo determinato a nostra disposizione
fatto per raccogliere gli aneddoti più succosi
e più succulenti che ci capitano a tiro.
In agitazione ormai
da un paio di settimane per la calata degli Halos
si parte alla volta di Bassano. Alla guida del nostro
nuovo furgone, barattato in cambio della mia intera
collezione di intimo in pvc zebrato da un corriere
crucco noto sull'Adriatica come Marlena "Regina
di frusta e di Catena", troviamo la mia assistente
personale nonchè proprietaria di "Mollettine.it",
multimilionario business che fornisce i preziosissimi
cadeux per la inusitata schiera di amanti del Lissoni,la
batterista precedentemente conosciuta come "La
Dittatrice in Orsetto landia".
Tra un pezzo dei Within Temptation e un up-tempo
dei Gang War, tra un'azzardata collocazione della
figura di Billy Rowe nell'economia della nuvelle
vague del pop punk statunitense e impietose osservazioni
sul diradamento dei dreads di Jeff Walker arriviamo
in anticipo sulla tabella di marcia al locale, complice
il piccolo Tom Tom che ha notevolmente diminuito
le interazioni di "Vainelliana" memoria
tra me e la succitata business woman, che tanto
facevano spisciare chiunque avesse avuto l' occasione
di condividere una delle nostre trasferte.
La gente arriva alla
spicciolata e sembra pochina, me ne dispiaccio,
ma non ho proprio voglia di addentrarmi in dissertazioni
che tanto non capireste, diciamo pure il classico
caso di perle ai porci.
In ordine cronologico ciaccolo con Alessio e Pietro
di NoRespect, la Madame Bilò (questa sera
veramente gran figa!! Mi piacciono le frangette!),
una rappresentanza nutrita della Bologna che rockeggia
(Paolo il bello del compianto Psyco Circus, Damiano
il biondo mozzafiato delle 2 torri e l'Argentino).
Al banco merchandise
intercetto Adam Becvare, chitarrista solista degli
Halos, amico di penna, vera iniezione di stile e
pasta d'uomo; lo scoccio aggiornandolo sulla situazione
del tributo a Bators, mi racconta della cena assieme
alle Dolls 2 settimane prima a Vancouver, snocciola
un paio di Hollywood gossips belli ciunti, parliamo
come al solito un po' di musica di fronte ad una
birra gelata sgranocchiando un paio di strisce di
liquerizia rossa.
Adam mi presenta il
mitico Billy Hopeless, cantante della band, carismatico
e marcione come solo chi il rock and roll lo ha
vissuto veramente sa essere. Dopo il baciamano di
rito, ci intratteniamo a parlare della brutta storia
di Nikki Sudden e mi spiega come si erano conosciuti,
quando gli era capitato di suonare assieme e di
quanto sinceramente fosse dispiaciuto visto che
erano più che semplici conoscenti.
Arriva il mio moroso
Kelly, nume tutelare del RnR made in Veneto, birrette,
cazzate, gossips, oramai da rockers di nobile schiatta
ci stiamo trasformando in 2 suocere DOC, ancora
pochi minuti un bacetto all' emozionatissima Ugly
Doll, una strizzata alla sorellina Roby e comincia
il concerto, è tempo di andare sotto il palco.
Gli Halos sono schierati,
nero vestiti, moderni punk gangsters pronti a crivellare
il pubblico in sala con raffiche di RnR che non
perdona. Ho volutamente glissato sulla tenuta di
Billy perchè certe cose meritano il giusto
risalto: bombetta stile City, capello nero corvino,
trucco pesante, collarone di cuoio da mastino, chiodo
risalente al precambriano trafitto da pins arrugginite
e toppe ormai completamente nere (stupendo!), canotta
stracciata e illeggibile di formazione punk che
non sono riuscito ad identificare, pantalone leopardato
stretto quasi fosse un laccio emostatico, all star
logore e brandelli di quelli che una volta dovevano
essere guantini neri di stoffa... Signori classe!
Immediatamente ci rendiamo
conto che non si scherza, l'attitudine si taglia
a fette: niente pose quello che vedi è quello
che c'è, sudore, catarro, latrati di batorsiana
memoria. Billy a petto nudo sfoggia innumerevoli
cicatrici,probabilmente ricordo di qualche esibizione
Iggy style, smoccia, sputa, accennapassettini in
bilico tra danza classica e lo spasmo epilettico.
Prima plasticopoi scomposto si lega, si impicca
prende la mano della Billo e la tira al pettocome
fosse il suo primo vero amore, si commuove mentre
dedica un pezzo a Nikki Sudden, benedice l'uditorio
mentre la band affonda l'acceleratore.
Adam e Denyss scorettano
alla grande shakerando le capoccie, Jan si spara
un paio dipose ultra Sylvain Sylvain e Mr. Zgalic
pompa un bel beat solido sfoggiandogigione la sua
bellissima T-shirt di Bowie era Aladdin Insane.Se
su disco nonmi avevano sconvolto dal vivo è
tutto un altro paio di maniche i corettonitanto
Oi! sono 100% pronta presa ti si appiccicano al
cervello. Sotto il palcobacino a Nervous Nick, palpeggio
Casey ed il Metius, brindo con Nasty Nikki e Mav
pochi cazzi gran serata. Gli Halos finiscono lasciandoci
un sorrisino ebetepost coito, una siga e capisco
che le birre in corpo cominciano ad esseretroppe
perchè domani possa essere a vedere lo Zio
Teo, "so many things to doand so little time...
zio can!"
Ecco i Thee S.T.P. parafrasando
Nick "Il Metius è il Gianni Morandi
del punkrock Italiano sempre giovine e bello"
cazzo proprio incredibile non invecchiamai! Un uomo
sempre fornito di una capientissima sporta di carisma,
carisma chenon improvvisi, carisma che ogni cosa
che blateri nel microfono diventa figa, carisma
che muovete le chiappe per Dio è venerdì
sera, carisma che mi fa venirvoglia tutte le volte
di tornare a vederli. Tutto per dire che "a
questiragazzi li vogliamo un sacco bene" perchè
ci fanno sempre divertire. Gli S.T.P 2006 un po'
meno zozzi e un po' più melodici, ma assolutamente
con la solitatonnellata di mordente, fanno la felicità
della glitter punk checcasottoscritta.
Un po' di pezzi nuovi,
un po' di pezzi vecchi, la gente poga, ilMetius
salta, Casey fa la sua danza propiziatoria, Stivo
spinge e fa la facciacattiva, Billy Hopeless è
in prima fila e grida "Cool As Fuck" ed
io sono acasa finalmente. I nuovi pezzi rendono
da Dio dal vivo sarà, ma per me con gliStp
è sempre così: il loro ultimo lavoro
diventa all'istante il mio preferito. Il concerto
è il solito a cui ci hanno abituato gli STP
coinvolgente,energetico, sentito da loro e dal pubblico,
finalone con "Lazy Liza" e "Gimme
GimmeS.t.p." "A ME questi ragazzi MI sfagiolano
mucho!"
Il concerto termina
e sono sudato, cazzo se son sudato! Ancora 2 chiacchierecon
Adam impegnato in un tenerissimo tètè
a tètè con l'uomo più RnR del
2005 ilbuon Basetta (mi ha dato 200 Euro per scriverlo)
che con i suoi The Directorsmi ha fulminato sulla
via di Damasco (e sono altri 200) ( messaggio subliminaleper
50 Euro extra: "Accatate subitaneamente l'ultimo
numero di OrientalBeat"). Parte lo sprint finale
dei saluti che impiegherà un buona ora e
mezzaper la gioia della mia autista... E voi dove
eravate??? Cosa facevate??? Presentatevi domani
accompagnati dai genitori.
Le$ster
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GLAM FEST '06
Vains of Jenna, Loud N'Nasty, Zan
Clan e Tigertailz
11
febbraio - Klubben - Stoccolma |
Ecco un'altra invidiabile
manifestazione nella capitale svedese. Già
ad ore dal concerto la massa di teste cotonate aspettava
al freddo fiduciosa di poter finalmente vedere l'inizio
dello show che prevedeva: Vains of Jenna, Loud N'Nasty,
Zan Clan e Tigertailz.
Dopo aver passato il pomeriggio nel backstage tra
le cibarie e alchol gentilmente offerte dall'organizzazione
ho fatto un giro nel locale e la sopresa mai visti
tanti glamster tutti assieme, molti con maglie in
riferimento a Lepard e membri di gruppi sparsi in
giro tra cui parte di Swedish Erotica,
ex Crashdiet, Crazy Lixx,
Crucified Barbara, Gemini
5 e tanti altri.
Lo show ha avuto inizio
puntuale ma purtroppo le band non hanno potuto fare
il soundcheck...
I primi a salire sul palco verso le 18 sono stati
i Vains of Jenna.
I quattro giovani svedesi reduci dalla pubblicazione
di una nuova demo che presenzieranno al Cruefest
a L.A. hanno pienamente soddisfatto le mie
aspettative. Il loro show è stato un concentrato
di grinta e grande bravura scenica. Il pubblico
ha dimostrato in piu modi di apprezzarli moltissimo
cantando le canzoni e urlando, giustamente, perchè
i VoJ hanno tutte le carte in regola per diventare
grandi. Il sound non si può dire innovativo
ma sono ancora agli esordi e certamente devono ancora
collaudarsi del tutto ma hanno veramente tutte le
potenzialità per sfondare.
Il secondo show era
dei grandissimi Loud
N' Nasty. Il terzetto svedese ha
sicuramente fatto il miglior show della serata.
Recentemente tornati da L.A. dopo aver vinto l'award
come migliore glam bandhanno veramente superato
ogni aspettativa.
Non hanno potuto fare il soundcheck ma questo non
ha cambiato la resa scenica e del sound che è
stata eccellente. I cori del pubblico quasi coprivano
gli amplificatori. Il loro è un vero spettacolo
tra ballerine e stelle filanti, la loro particolarità.
Non c'è nulla da dire su questa band, semplicemente
eccezionali.
Il terzo show è
stato dei veterani Zan
Clan. Sicuramente dimostrano di
avere moltissima esperienza alle spalle sia scenica
che musicale e di essere oramai collaudati nella
scena glam ma purtroppo lo show non è stato
all'altezza delle aspettative. Le canzoni erano
solo il sottofondo di un inzio show un po' piatto
che si è attivato solo al momento dell'entrata
dei restanti crashdiet. Essì... nonostante
tutto alla fine gli Zan Clan hanno fatto la più
grande sorpresa ai fan svedesi. Le 2 canzoni che
Chris, Martin e London han suonato assieme a loro
hanno
letteralmente scatenato il pubblico... chi si buttava
sul palco, chi urlava e si tirava i capelli specialmente
su "breakin' the chainz". Una cosa è
certa, Dave Lepard ha lasciato
un gran vuoto nel cuore dei rocker svedesi e l'unica
cosa che ci possiamo augurare è che i restanti
3 membri continuino a far musica in qualche modo,
per Lepard e per i fan.
Infine è stato
il momento dei... TIGERTAILZ!
Premetto che in tutto il tempo in cui sono stata
nel backstage l'ho passato a prendere in giro Stevie
Jaimz, ma questi sono particolari. Del resto non
è colpa mia se li ho incontrati il
pomeriggio in albergo e lui stava seduto con un
ingombrante cappello (idea rubata dal cantante degli
Enuff Z Nuff) e le scarpe col tacco mentre i suoi
soci risolvevano la burocrazia.
Per non parlare poi del fatto che ho detto al chitarrista:
"Ma voi siete i Tigertailz?" (non vedevo
stevie in quel momento) e lui mi ha risposto: "beh
capita di esserlo" della serie: sono proprio
felice...
Comunque che dire... non credo che ci sia molto
da raccontare sullo show dei Tigertailz: solito
sound un po' moscio e il solito Stevie che si crede
sempre figo e quindi la conclusione è che
il momento più bello è stato
quando per l'ultima canzone tutti si sono ammassati
sul palco per cantare assieme...
Comunque è stato
veramente un grande avvenimento e so che presto
se ne ripeterà un altro con band altrettanto
di spicco. Spero sia altrettanto bello e rock n'
roll come questo.
Birdie
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BELLADONNA
Faith & Reason + Asomo
O!Bar,
Camden, Londra - 12 Dicembre 2005 |
Ce ne vuole per smuovermi,
in un merdoso lunedi invernale in quel di Londra.
Quel merdosissimo giorno della settimana in cui
la stanchezza del weekend si unisce all'incazzatura
dell'inizio settimana, e il freddo del primo mattino
risveglia la parte peggiore del tuo essere, mentre
sognando i tropici e piangendo ti dirigi in ufficio.
Ma sono cose che si fanno per un amico, perche'
gli amici sono importanti, specie quando grazie
a loro ti ritrovi ad assistere ad un evento come
questo, che altrimenti avresti sicuramente e ignobilmente
perso.
E sono finalmente all
O!Bar di Camden, locale intimo ma in verita' molto
carino, dove stasera Faith & Reason e Asomo
faranno da cornice a quello che per me, e non solo
scopriro' presto, e' l'evento chiave della serata:
il primo showcase inglese dei romani Belladonna.
La formazione "rock-noir", capitanata
dalla diminutiva ma potente vocalist Luana e dall'ex
Last of the Teenage Idol Dani alla
chitarra, ha di recente finito il suo primo prodotto
in lingua inglese, dopo che la versione italiana
aveva incuriosito e conquistato l'attuale manager
Honey Bianchi (Robert Plant tra
gli altri). E ora inizia il lavoro duro, ora arriva
quel momento bellissimo o bruttissimo in cui devi
sottoporre il prodotto del sudore della tua fronte
al giudizio del pubblico, e affrontare il trionfo
o la gogna che ne verranno.
Per la prima band, che
credo siano tali Asomo,
e' un caso di gogna, non voglio essere cattiva che
magari sono alla prima esperienza in pubblico, ma
mi accorgo che sono in scena "grazie"
ad uno sgradevole e improvviso perforamento di timpano,
provocato dall'ugola disgraziata cantante del gruppo.
E finalmente arriva l'ora dei Belladonna, che diciamolo,
come genere non sono la prima scelta sul mio IPod
giudicando dal cd in italiano, ma sto morendo dalla
curiosita'... Curiosita' di scoprire finalmente
con le mie orecchie se la voce di Luana e' "per
davvero" o un miracolo della tecnologia d'incisione.
E appena scoccano le prime note di "Eat Me
Alive", ho la risposta al mio dilemma: signori,
il detto "e' piccola ma tiene 'na voce..."
dev'essere stato creato per Luana! Sono immediatamente
catturata, ipnotizzata dal carisma che questa giovane
capitolina emana; in parte e' la voce, in parte
la presenza scenica, in parte qualcosa che ha dentro
e che riesce a tirar fuori e a rovesciarti addosso
a ogni nota. Alla fine "Be My Star" e
"Mrs Hyde" sono diventata un'apprezzatrice
del "rock-noir"... Arrivata a "Resurrect
My Soul" distolgo faticosamente gli occhi da
Luana e cerco di catturare Dani con il mio fedele
obiettivo: impresa drammatica, crede di essere ancora
al Marquee con Shuff, e salta ovunque sprigionando
la sua inconfondibile e inesauribile energia, e
nel frattempo riesce anche impeccabilmente a suonare
la chitarra, un fenomeno er Macchi!!
L'intera formazione
e' totalmente concentrata e sincronizzata, i musicisti
sono tutti impeccabili, la voce di Luana conduce
il tutto e la chitarra di Daniele da' al tutto quell'"edge"
che rende questa band attraente anche per una punkrocchettara
come me. Un po' mi ricordano gli Evanescence, ma
il paragone e' tutto sommato riduttivo, perche'
la voce di Amy Lee e' monocorde confrontata a quella
che sto sentendo questa sera, cosi come il repertorio
degli Evanescence e' alla fin fine alquanto monocolore,
sentita una sentite tutte, che non e' davvero il
caso qui. E' c'e' quella chitarra che puzza tanto
di Marquee e tempi a noi cari...
"Beyond the Realm of Reason", "Mystical
Elysian Love" (dedicata al sesso, bella li!),
"Killer" e "Black Swan" completano
questo promettentissimo showcase, e come favorite
eleggo abbastanza ovviamente "Mystical Elysian
Love" e la conclusiva hit "Black Swan".
Tutti, e dico tutti i presenti del locale si sono
raggruppati intorno al palco, e dubito che tutti
fossero qui per loro, stranieri alla prima apparizione
pubblica sull'isola delle piogge. Davvero dovrebbero
avere uno slot migliore del lunedi; ma loro sono
contenti come avessero suonato di venerdi sera all'Astoria,
abbracci e soddisfatte strette di mano, colorite
espressioni di gioia per aver conquistato i presenti.
Uno spirito di gruppo che specie in Italia si vede
raramente, e questo nella ricetta del successo e'
quasi importante quanto la voce di Luana. Forse
di piu'. Anzi, sicuramente.
I Faith
& Reason non fanno solo cagare:
sono fastidiosi e dolorosi come emorroidi. Il pubblico
si allontana sensibilmente e gradualmente lascia
il locale, anche noi, e anche le bands, evitateli
se capitano in giro per la vostra salute, e ci dispiace
enormemente per lo staff del locale.
Vi capitera' certamente l'occasione di vedere i
Belladonna, sono in piena fase promozionale, e per
una volta siete fortunati, sono anche vostri compaesani.
Non perdeteli Porco Giuda. Viva il rock-noir...
con la chitarra giusta!
Cristina Massei
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ANTIPRODUCT
with special guest Danny McCormack
+Any Given Day + Die So Fluid
The
Garage, London - 8 Dicembre 2005 |
E’ di questa
mattina la notizia, postata sul forum del sito degli
Yo-Yo’s, dove Rich Jones informa che la band
non suonera’ nel bill di questa sera ma che
Antiproduct continueranno il resto del tour…(Nel
medesimo forum le domande dei fans rimarranno senza
risposta finche’ il sito svanira’ misteriosamente
nel nulla nel pomeriggio!) E’ quello che non
vorresti mai sentirti dire quando aspetti di vedere
in azione una band (da 4 anni!) e non vedi l’ora
di sentire dal vivo la carica dei pezzi che ti hanno
detonato gli speakers e puoi solo consolarti pensando
che almeno c’eri allo show acustico e all’estemporaneita’
del tutto…
Aprono Die
So Fluid, band londinese con all’attivo
un nutrito tour nazionale e la recente uscita di
un album. Del trio spiccano i vocals della bassista/cantante
Grog, mentre il genere di discendenza goth/industrial
si appiattisce di toni nu metal e I pezzi appaiono
tutti sulla stessa linea, arrabbiati e pesanti.
(www.diesofluid.co.uk)
Seguono Any
Given Day attaccando pesante con
‘Shut up & drive’ continuando energetici
e compatti su una scaletta tirata di pezzi punkeggianti.
Il trio viene accolto dal favore dei presenti che
gia’ si riscaldano sotto il palco. Danno dimostrazione
della propria’ capacita’ senza strafare
e senza l’ausilio di effetti speciali. I backing
vocals di Donna (batteria) ammorbidiscono con quache
melodia l’effetto graffiante delle chitarre
(Barrie chitarra/ backing vocals e Simon voce solista/basso)
ed il risultato e’ un tocco indie/rock, qualche
coretto, miscelato ad un suono genuino, ruvido no-nonsense
punk di vecchia scuola di fattura Ramones.
Le migliori: ‘You get me’, e l’accelerata
in finale di ‘ Wild one’ e ‘This
is my rock’n’roll’. Godibilissimi.
(www.anygivenday.co.uk).
E arriva il momento
di Antiproduct.
In questo tour dove erano co-headliners degli Yo-Yo’s
avevano chiuso per ultimi ieri lo show di Southampton.
I fans delle bands che li avevano seguiti anche
in quella data parlano con entusiasmo della serata
e delle esibizioni delle due bands principali. Lo
sconcerto e’ quindi generale per l’nspiegabile
assenza degli Yo-Yo’s. Per la precisione la
latitanza di 3 membri del gruppo, in quanto Danny
McCormack e’ qua presente all’appello
e un cartello all’entrata annuncia la sua
apparizione personale sul palco con gli Antiproduct.
Chiuderanno loro la serata ma un certo disappunto
aleggia per il gruppo mancante, anche se e’
subito chiaro che che Alex & Co. non faranno
prigionieri. The show must go on...
Scendono in campo (M.Metallina,
basso, esibisce una versione glamour dello stemma
della Triestina) e partono carichi con ‘Rules’.
Puoi averli visti 20 volte, ogniuna e’ come
se fosse la prima e l’ultima, il pubblico
li assorbe da ogni poro e non puo’ stare fermo
di fronte alla contagiosa energia che emanano. Lo
show e’ curato in ogni particolare, dal look
di scena alla precisione degli attacchi. L’esperienza
da palco amalgama e rende carismatica e allo stesso
tempo spontanea la performance di questi 5 musicisti.
Gli accordi schizzano dalla chitarra di Lady Claire
come sparati da un mitra, sterminerebbe tranquillamente
Laura Croft con un paio di assoli! ‘Psychedelic’,
‘I will not go quietly anymore’ I vocals
di Alex Kane forti e precisi anche durante le sue
immancabili scalate di amplificatori o I tuffi sul
pubblico, a ‘Bungee’ la passeggiata
tra il pubblico e tutti cantano per poi sollevarlo
e ributtarlo a mani sul palco dal quale li incita
al grido di :-Lets celebrate stupidity!-.
Fans che si lanciano
sul palco e ai quali lui offre il microfono per
duettare. Dopo ‘Better then this’ assolo
di batteria per introdurre il nuovo acquisto, niente
meno che Greg D’Angelo (Anthrax,
White Lion, Pride & Glory, session player per
Madonna e Michael Jackson) in ottima simbiosi di
ritmi con il basso eclettico di Marina. ‘Party’s
all over the world’ e la festa continua, una
festa di accordi metal e ritmi martellanti, di chitarre
maltrattate e melodie intonate dalle tastiere di
Milena Yum e dai suoi backing vocals modulati, insomma
la ricetta e marchio artigianale di casa Pproduct.
Quando pare che l’atmosfera non potrebbe essere
piu’ elettrica e’ il momento per Danny
McCormack di unirsi per il gran finale. Acclamato
dai presenti, ignaro di dove sia finito il resto
della propria band fa l’unica cosa che che
una rock star possa fare: rock’n’roll!
Ma prima di tutto dal palco, una telefonata: a Ginger!
Cosi puo’ darci subito in diretta la notizia
del suo rientro nei Wildhearts
per una reunion nel nuovo anno. Esultazione generale.
Esplode una versione pirotecnica di ‘Drug,
Sex, Food & Booze’ e’ chiaro che
Danny e’ intenzionato a restarci su un palco
e da il meglio di se’, e per ultima ‘Blitzkrieg
bop’ (Ramones) nella bolgia generale con lanci
di palloni sul palco, pioggia di glitter, e fans
sul palco, mentre la sala intera balla.
ScruffyNightmare
E a questo punto, prepotente,
maleducata e odiosa come sempre Penny si appropria
del microfono per i saluti e i pettegolezzi finali...
Grazie innanzitutto
agli Antiproduct, straordinari, sempre eccellenti,
mai uno sbadiglio, e in questo particolare frangente
amici leali e coraggiosi, che vanno avanti compatti
senza batter ciglio in una situazione d'emergenza
come quella odierna.
Grazie a tutti quelli che hanno reso possibile questa
serata, dalle bands di supporto agli headliners
agli addetti ai lavori, per averci regalato uno
show coi controc***ioni ed averci pure rimborsato
mezzo biglietto.
Un grazie speciale
a Danny McCormack. La cover di Blitzkrieg Bop mi
porta le lacrime agli occhi, l'abbraccio ideale
dei presenti a Danny e' fisicamente tangibile, cosi
come la passione per la musica e per i suoi fans
che lo ha fatto salire sul palco stasera anche da
solo.
Un grazie infine, a tutti quelli che si uniranno
al leader degli Yo-Yo's nei prossimi giorni per
portare a termine le date previste, tra cui Chris
May (Sisters of Mercy), Trashlight Vision, Plan
A, e ovviamente Any Given Day e Antiproduct.
Ho modo di scambiare
due (anche quattro) chiacchiere con Danny alla fine,
e vi diro', non tutto il male viene per nuocere.
Il 2006 ci portera' i Wildhearts e un nuovo progetto
che utilizzera' il materiale scritto per gli Yo-Yo's,
e su cui vi aggiornero' in tempi e luoghi piu' appropriati.
Abbiamo veramente perso qualcosa stasera? Mah. Qualunque
cosa sia successa, lui e' ferito ma ancora in piedi,
li sul palco, e come diceva Scruffy ha intenzione
di restarci per un pezzo, per cui sapete che c'e'?
Chiudo alla romana: Chi si estranea dalla lotta...
Sapete il resto!
Cristina Massei
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UNION
4
Dicembre 2005 - La Gabbia - Bassano del Grappa |
Certo
che per farsi da Milano a Bassano del Grappa andata
e ritorno in 12 ore, col il rischio di trovarsi
bloccati tra i monti causa neve, di domenica, la
voglia di vedere gli Union (o meglio, mr Corabi)
dal vivo deve essere proprio tanta... questa è
infatti la prima volta, escludendo volutamente quei
10 minuti in veste di front man di tali Motley
Crue per la presentazione dell'omonimo
disco, che il 46enne cantante/chitarrista di Philadelphia
si fa vedere dalle nostre parti, e la prima in assoluto
su un palco.
La location per l'unico
concerto italiano degli Union è la sempre
accogliente Gabbia di Bassano, oasi felice abbarbicata
sopra un centro commerciale (mistero del ricco nord
est), e la line up per l'occasione è quella
da giorno di festa: oltre ad, appunto, Corabi, ed
il cofondatore degli Union Bruce Kulick, troviamo
infatti al basso Chuck Garrick (ex ESP
e bassista di turno di niente poco di meno che zia
Alice Cooper) e alla batteria Fred
Coury, esule dei Cinderella e forse
nostalgico di un caro buon concerto da club.
Riusciamo a placcare
Corabi dopo il sound-check per un'intervista e subito
si dimostra disponibilissimo e pronto a scambiare
quattro chiacchere nel back-stage, raccontandoci
aneddoti simpatici e a tratti sconosciuti sul suo
passato musicale; dopo una ventina di minuti però
il tour manager fa il suo -sporco- dovere e ci strappa
Corabi dall'intervista, il quale però si
raccomanda di fermarci per lo show...e che cazzo,
siamo qui apposta !!!
Ad aprire il concerto
sono gli svizzeri Crystal
Dusk, back line band per buona parte
del mini tour europeo (e, scopro poi, per quelli
passati), che per 45 minuti provano a fare i finlandesi
oscillando tra 69 Eyes vecchio
stampo e Negative, con una discreta
presenza scenica, un entusiasmo "tipicamente"
elvetico, e canzoni che dal vivo non lasciano alcun
segno, ma che mi permetto di riascoltare con comodo
e valutare in fase di recensione ... peccato comunque
perchè avremmo visto bene una band italiana,
ma tant'è, in fondo ci siamo fatti 'sta vasca
per gli Union.
Ed ecco che infatti
alle 11.30 inizia il concerto per cui siamo venuti:
signori, il pranzo è servito.
L'attacco, per dirla tutta meno tamarro di quanto
ci saremmo aspettati, è con "Do your
own thing", ma da subito la band sembra a proprio
agio: suoni quasi perfetti sin dall'inizio (e con
volumi decisamente all'altezza), la voce di Corabi
non perde sul palco il calore che si sente su disco
e la sua chitarra... la sua chitarra è una
vera mazzata! Netto è il contrasto con Kulick,
che sembra invece prediligere un profilo molto più
basso, ma che forse serve nell'economia della band
a tenere imbrigliata la violenza del frontman. Sotto
altri 2 pezzi degli Union, "Everything's Allright"
e la bellissima "Love (I don't need it anymore)"
prima di lasciare spazio alla prima delle band dal
cui riflesso gli Union traggono buona parte della
propria fama: viene infatti presentato l'ex chitarrista
dei Kiss e via con "The Jungle",
per poi cedere il microfono a Chuck Garrick per
una bella versione di "Domino". Non è
solo la sua timbrica molto simile a Gene
Simmons ad attirare l'attenzione: il ragazzo
è una potenza della natura, una via di mezzo
tra Mike Ness e Conan il
Barbaro, e quando non deve cantare se ne
va in giro per il palco come a cercar rissa!
Corabi, come già notato in fase di intervista,
è di ottimo umore, scherza col pubblico e
con la band, chiede se ci sono richieste e, dopo
averci promesso che gli Scream saranno in scaletta,
riattacca con "Who do you think you are",
"Old Man Wise", "Around Again"
e una versione semi acustica di "Hypnotized",
intervallati ancora dal tarantolato Chuck per una
ruvida versione di "War Machine" (da Creatures
of the Night). A parte qualche scambio di battute
con i suoi band mates, Bruce Kulick continua a farsi
abbastanza i fatti suoi, nonostante la sua prova
su "Jump" (traccia strumentale la cui
origine mi è sconosciuta, ma credo si tratti
di “Jump The Shark” dal suo repertorio
solista) e l'insolita veste di singer su "I
walk alone" gli concedano qualche minuto di
protagonismo.
Ok che ogni membro degli
Union e' contemporaneamente impegnato in altre 2
o 3 band almeno, e forse il tempo di rinnovare la
scaletta non è molto, ma ecco che, come ci
si aspettava, la "scelta" di quello che
è un doveroso pezzo dei Motley cade su "Power
to the music" .. ed ecco che di botto torniamo
indietro agli anni più cattivi dei Motley,
quelli che ci hanno fato sperare ad un proseguo
mai arrivato per colpa di un mercato spietato che
non ha mai accettato l'alter-ego di Vince
Neil... il potente riff che nasce dalla
chitarra di Corabi ti spacca, ti apre in due e viene
naturale guardarci, mormorare un "sigh"
per poi urlare sul ritornello insieme al frontman
in ottima forma fisica e con un attitudine che poco
di più si può dire se non "cazzo
che figata". Peccato che sia l'unico estratto
da un album tanto amato (o odiato, punti di vista,
comunque non passato indifferente) per privilegiare
invece dei pezzi non tra i più riusciti dei
Kiss era Kulick.
Che il concerto finisca
così non ci crede nessuno, abbiamo creduto
alla sua promessa e vogliamo gli Scream, e Scream
siano! "Man on the moon" è per
me (che a 14 anni tornavo a casa a mezzanotte per
vederne il video su "Rock a mezzanotte")
quasi commuovente, ed è bello vedere come
tra il pubblico (che, dimenticavo, per essere una
domenica sera è discretamente numeroso) tanta
gente ricordi e apprezzi questa band. E' solo in
fase di ringraziamenti e presentazioni che ci sovviene
che alla batteria c'e' Fred Coury... saremo anche
legati a vecchi clichè, ma il batterista
dei Cinderella non dovrebbe almeno far girare le
bacchette?!? Niente cover dei Cinderella però,
ancora la band del bacio con "Unholy"
e per finire "Love it loud", sempre cantate
da Chuck Garrick ed il pubblico a squarciagola.
E' ora della fine e noi abbiamo imparato a fidarci
di Corabi, e quando ci dice che questa data è
stata per loro la più bella del tour continuiamo
a volerci credere, perchè effettivamente
c'e' un bel clima, la gente da l'impressione di
essersi davvero goduta il concerto, scommettiamo
che gli intermezzi tra un pezzo e l'altro sono genuini
... e se ci sbagliamo, non fatecelo sapere. Ora
delle 2, la vasca che ci tocca per tornare a casa
ci impedisce di aspettare che la band esca per baci
e abbracci, ma non dubito che si siano fermati al
banco per qualche spritz e lanciarsi le olive...
Un ringraziamento particolare
a Debbie @ Get Smart Agency e allo
staff della Gabbia ...un doveroso saluto va ad Alex
Ruffini, compagni di backstage in questa
trasferta vicentina, presente come sempre a tutti
gli appuntamenti rock che si rispettino (e questo
eccome se si rispettava).
Simone Piva/Holly
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FIREFEST II
26/11/05
Notthingham Rock City |
Città fredda
quella di Notthingham, principalmente a livello
climatico. Culture ed etnie differenti si incontrano
per strada nell’indifferenza comune.
Quello che è riuscito a scaldare sicuramente
l’ambiente in generale è la seconda
edizione del concerto Melodic Rock per eccellenza:
il Firefest.
Rispetto alla prima edizione cambia il luogo (Leeds
per la prima, posto forse più azzeccato e
locale meglio organizzato), ma il contenuto rimane
sempre ad altissimi livelli. Si susseguono sul palco
rispettivamente Balance of Power, Shy, Blue Tears,
Vaughn, Danger Danger, Harem Scarem e House of Lords.
Abbiamo saltato il pre-party del venerdi notte per
motivi organizzativi, ma puntuali come orologi svizzeri,
non ci siamo persi neppure una esibizione delle
bands sopracitate.
Balance
of Power: melodic metal energico
suonato con tecnica e gusto, con il nuovo cantante
Corey Brown che riesce a dare quella marcia in più
e quelle ottave necessarie per rendere le canzoni
più graffianti ma allo stesso tempo più
“classiche”. Anche il guitar work di
Pete Southern è eccellente e tecnicamente
ineccepibile. Il basso di Tony Ritchie piuttosto
basilare accompagna con incalzare preciso e regolare
la batteria di Lionel Hicks molto potente. Un preambolo
che riesce a dare una giusta scossa a tutti gli
spettatori finora presenti.
Shy:
un rock melodico suonato con passione, gusto e una
buona dose di tecnica che non guasta mai. Tony Mills
in ottima forma fa il padrone di casa e gestisce
il palco da grande mattatore. Ottima scelta di songs,
tra le quali ricordiamo "Breakaway" e
"Break down the Walls". Performance molto
buona che riesce a coinvolgere il pubblico in attesa
dei gruppi successivi.
Blue Tears:
Dal Tennessee ecco un’altra grande band che
alla fine degli anno 80 faceva veramente faville.
Greg Fulkerson ora è un uomo maturo, non
più longilineo ma con una voce che col passare
del tempo ha cercato di curare e sviluppare. Oggi
è anche il lead guitarist della band. A dire
il vero non ci è sembrato proprio a suo agio
cantando e suonando, ma lo spettacolo offerto è
stato comunque dignitoso e appagante. Ottima intesa
tra Micheale Spears (basso) e Charlie Lauderdale
(batteria), questo ultimo eccezionale anche come
backing vocalist.
Vaughn:
Danny Vaughn si è dimostrato un cantante,
un frontman e un musicista dal carisma e dalla carica
unici. È lui il vero mattatore dell’intera
giornata, scatenato, tonico: coinvolge il pubblico
e gioca insieme a questo. Brani che ripercorrono
la discografia dei Vaughn, dei Tyketto,
degli Waysted per un’ora
di show intenso e accattivante. La band lo segue,
ma non sembra essere all’altezza della situazione:
seguire Danny però richiede doti da autentici
fuoriclasse.
Danger Danger:
che dire, la mia formazione preferita della giornata,
e, se posso permettermi, una dei miei punti di rifermiento
musicali in assoluto. Formazione con Steve West
dietro le pelli, Bruno Ravel al basso e cori, il
nuovo acquisto Rob Marcello alla chitarra e il grande
Ted Poley alla voce. Lo spettacolo parte con Rock
America, e una volta superati alcuni inconvenienti
tecnici, come microfoni che non vanno e suoni mal
regolati, ecco la potenza del rock spensierato e
un po’ “minchione” del quartetto.
Tastiere sovraincise e gestite tramite un lettore
cd da Bruno non hanno in alcun modo reso meno diretto
il suono. Brani da Screw it ("I still Think
About You", "Monkey Business", per
dirne alcuni), dal primo omonimo (dicevamo Rock
America, Bang Bang, il finale con "Naughty
Naughty"), da Coackroch . Ted non è
stato mai fermo un secondo, scatenato cosi come
le songs cantate. Un vero frontman che non ha perso
la voce lungo tutti questi anni. Bruno e Steve sono
riusciti a dare in ogni brano un tiro e un mordente
da fuori classe, cosi come il supertecnico Rob Marcello
(a perere del mio amico Thomas:ӏ troppo
tecnico forse anche per i miei gusti….”)
che ha stupito tutti con soli al limite delle capacità
umane.
Harem Scarem:
la band canadese ha portato gusto, tecnica e melodia
uniche lungo tutta la giornata del festival. Eccezionale
Pete Lesperance dietro le sue trame chitarristiche
di alto spessore e di alta tecnica suonate con una
padronanza e una facilità che ci ha stupito.
Harold Hess riesce in ogni brano a creare emozioni,
la voce migliore in assoluto dell’intero festival.
Anche il lavoro ritmico di Barry Donaghy insieme
a Creighton Doane è stato ineccepibile e
prorompente. Brani nuovi e vecchi come le classiche
Honestly, Slowly Slipping Away, Hard to love, How
long… per poco più di un’ora
vissuta intensamente e che ha catturato l’attenzione
del pubblico dal primo secondo. Immensi.
House of Lords:
che dire dell’emozione, dell’attesa
di poter vedere la band di James Christian e soci
in formazione originale dopo più di quindi
anni? Chiudendo gli occhi ed ascoltando lo show
l’emozione è stata veramente molto
grande. Aprendoli devo dire che l’impressione
generale è stata del tempo che impietoso
è passato e le fotografie della band dietro
agli albums e ai booklets dei cd sono proprio un
lontano ricordo: James non ha perso per nulla la
voce, anzi rimane uno dei migliori cantanti per
il genere, ma ha preso anche una trentina di chili
che a dire il vero lo rendono molto statico sul
palco e meno incisivo. Così come Lanny Cordola
che con la sua chitarra continua a stupire; un po’
meno per la scelta del suono veramente poco adeguato
e molto “slabbrato”.
Chuck Wright e Ken Mary sono le persone che si sono
mantenute meglio dal punto di vista “estetico”.
A livello musicale sono riusciti a creare ritmiche
tipiche dei fasti di fine anni 80, con una tecnica
e uno stile che ci eravamo dimenticati potessero
essere ancora rappresentati.
A parte il mero senso estetico che puo’ lasciare
il tempo che trova, la band ha suonato realmente
ad alto livello, un giusto merito averli fatti suonare
come headliner, un onore averli potuto ascoltare.
L’impressione
generale è che questa seconda edizione del
Firefest fosse meglio organizzata della prima, per
lo meno come dicevo non a livello logistico ma sicuramente
a livello gestionale e a livello organizzativo.
Un pensiero scambiando due chiacchiere con Bruno
Ravel e Steve West però mi sorge spontaneo:
in Italia difficilmente potremo vedere un festival
come questo, per un problema di cultura, di tradizione
e di ottusità.
La vera Musica è qualche cosa che crea emozioni
al di là della durata di un brano.
Ringrazio Andrea e Thomas per avere condiviso con
me questa esperienza e queste emozioni.
Mauro Guarnieri
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