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DREAMHUNTER
"Bad Attitude"
Z Records/ Le Energie 2001
****8.5****
Giunti finalmente anche in Italia, col loro secondo capitolo (grazie all'arrivo di "Le Energie" distribuzioni -nda-), questi nordici dal gusto retrò, ci deliziano ancora con sonorità degne di nota. Dodici pezzi all'insegna di un Hard AoR de luxe che respira in ogni "poro" di anni ottanta. Dodici perle, dunque, di deliziosa melodia intrisa di guitar work, dove l'aria di WINGER, BON JOVI, RENEGADE e GOTTHARD, si mischiano in un vento difficile da dimenticare. Un vento magico, che ci riporta indietro di quasi 13 anni. Infatti I DreamHunter accolgono in pieno la richiesta di molti fans sopravvissuti alla devastazione Grunge, regalando note, sospiri, chorus e assoli al fulmicotone che sembrano proprio uscire da qualche produzione datata 1988! "Bad Attitude" apre le danze e i BONJOVI "appaiono" come per incanto ai fasti dei loro tempi d'oro, si prosegue con l'energia di "Can't face another night", molto WINGER e con la trascinante "City of Angels" che, dodici anni fa, appunto, avrebbe raggiunto la top ten, con spruzzi di profumo targato NELSON e BAD ENGLISH. Si prosegue con l'AoR di "Gimme your love tonight", dedito sempre al BAD ENGLISH's sound. Si rocka che è un piacere con la Gotthardiana "You're in the spotlight tonight", per non parlare di "Banging like a drum" sempre in vetta. Acustiche sensazioni di benessere ci sono donate con "Keep the fire burning" che lascierà poi spazio alla buona e rockettara "The heart is a lonely hunter". Energia pura per "Braveheart", dalle melodie sensazionali per dare poi spazio a "This time its for real", quasi un plagio ad ALDO NOVA (periodo '90). Si giunge alla fine con le BONJOVIANE "Dangerous game" e "Money Loves Hate" che chiudono in bellezza un album assolutamente retrò ma che sicuramente renderà i cuori di tutti gli amanti del genere, aperti a sensazioni malinconiche. E bravi DreamHunter...
Marco Paracchini

GRAND ILLUSION
"The book of how to make it"
Escape Music/ Frontiers Rec. 2001
****7.5***
E sempre dal nord Europa (ma che gli fanno sentire a questi come ninna nanna?!?)ci arriva un'altra proposta niente male. I G.I. ci guidano in atmosfere di tecnicismo fedele all'ondata di rock commerciale della fine degli anni ottanta, con chorus azzeccati e liriche che non tradiscono le aspettative. Peccando, forse, di una non eccelsa dote di pronuncia inglese, il gruppo vanta sicuramente strumentisti eccezionali, spinti da un'innata positività che a molti gruppi di oggi manca davvero. Non me la sento di esprimere giudizi song per song ma non per pigrizia o malavoglia, le undici tracks presenti sono tutte positivamente belle ed interessanti ma nello stesso tempo, troppo "sentite" e logorroiche. La Escape porta un altro punto a favore per la propria scuderia da questi nordici duri ad abbandonarsi a nuove sonorità. Il recensire dischi porta l'obbligo (a volte deprimente) di associare il prodotto con albums del passato, dunque, non potendomi
allontanare da questo clichè, posso dire che la band porta alla mente una sorta di incrocio tra quello che furono i TNT di "Intuition" ed i RENEGADE dei primi due capitoli, senza abbandonare alcuni strizzate d'occhio ai QUEEN. Che dire di più? La voce del singer non è abbordabilissima a tutti, io stesso ho dovuto riascoltare l'album due o tre volte in più, quindi, se Vi capita sotto le mani, dateci un'ascoltata e poi pensateci su.
Marco Paracchini

TNA
"Tna"
2001 Kivel Records/Frontiers
****8****
Come sempre dalla Kivel Records non ci si può aspettare nulla di meglio che del sano hard rock anni ottanta, dunque, anche questa volta, le nostre orecchie saranno paralizzate nell'ascolto di questo debutto niente male. Non conosco nulla riguardo al passato di questi americani ma c'è da dire che qui siamo di fronte ad un ritorno alle sonorità del passato con tanto di look e belle donne (vedere l'interno del booklet!-nda-). Il loro rock a stelle e strisce non esibisce particolari virtuosismi e il loro sound và dai WHITE WOLF agli WARRANT dell'epoca "Dog eat dog" e dai WHITE SISTER al sound degli HEAVEN'S EDGE. Nulla di nuovo insomma e nulla di particolarmente esaltante ma un cd ben prodotto e ben legato alla decade che più amiamo. E' un buon album, non imperdibile ma variegato abbastanza per poter essere un caldo disco per l'estate. Vi lascio dunque in compagnia di Mike McManamon (vc), Danny Tore (dr), Sean Tarr (gt) e Phil Pacheco (bs), nell'attesa del loro secondo album che mi auguro arrivi presto.
Marco Paracchini

THE QUIREBOYS
"This is rock 'n' roll"
2001 Sanctuary Records
*****10*****
Ci lamentiamo sempre che i nostri vecchi eroi cambiano look, sound e chi più ne ha più ne metta. Oggi, invece, assistiamo (per la prima volta, credo) ad un gruppo che non ha cambiato nemmeno una virgola rispetto al passato, nemmeno un puntino sulle "i"...Spike e company son tornati di nuovo all'insegna di ciò che sanno fare meglio: buon sano rock 'n' roll, in culo a tutti coloro che li davano per morti. E' vero, non so quanto riusciranno a vendere, ma so già che cosa hanno acquistato, la nostra piena fiducia ed il nostro supporto morale al fine di continuare a sentirli così, ruvidi e sporchi come solo loro sanno essere. L'Inghilterra è sempre stata una nazione "sforna-mode", chissà che questa volta il rock 'n' roll non rinasca proprio da lì.
Spike e soci ne sembrano convinti, con tutta la loro energia a proporre brani che fanno muovere le chiappe, ballate blues spacca-cuori e
semplice rock non deviato da mode assasine. Insomma, credo sia chiaro a tutti che il "10" è stato dato per ciò che sono e per ciò che fanno. A chi non piacciono certo non riusciranno ancora ad aprezzarli, per chi li ha amati, allora è tutta un'altra storia. Per questo disco vale la pena di spaccare il salvadanaio e farci un pensierino. Rock 'n' roll will live forever!
Marco Paracchini

HEAVEN'S TOUCH
"The Demos 88-90-94"
Self Produced - 2001
**** 8.5 ****
Ma che bella sorpresa il ritorno dei friulani Heaven's Touch che, come potrete notare dal titolo del Cd, negli anni passati realizzarono un lotto di canzoni di ottima fattura qui riproposte in versione digitale. Si parte con il demo datato 1988 e con l'"hit" "Change My Love", autentico gioiellino di melodic hard rock a stelle e strisce, seguono "Ambition To Rock" e " I Want You (Fast As Love)", un mix tra TREAT e EUROPE, mentre ci pensa la spumeggiante "Crazy Dream" a chiudere il primo poker di songs. Cinque i brani presenti sul demo del 1990, dove il gruppo riprende "Change My Law" e "Ambition To Rock" e ci rigala tre nuove tracce: il coinvolgente class rock di "This One's All Mine", la rockeggiante e festaiola "Take Me Home" e il party hard rock di "Don't Make Me Waste My Tears". "Just...Ice", il demo datato 1990 si apre con "Screamin' For You", influenzata dal classico hard rock melodico scandinavo così come "Shoot Me A Bang", mentre nel class-aor di "Desire" il gruppo si avvicina a sonirità più care a BON JOVI ed ICON. "Lord Of Justice" è la canzone più matura della band, ma sinceramente preferisco gli H'sT in versione yankee come nella conclusiva "R U In Love Again". Cercate paragoni? ...Credo proprio un cocktail tra ICON e TREAT, più quel nonsoché dato dalla band. RIFORMATEVI!
Moreno Lissoni

ROULETTE
"Lifeline"
2001 Escape Music/Frontiers Rec.
**** 8,5 ****
Ammetto sin da ora che non ho mai sentito parlare dei Roulette, quindi, chiunque tra voi li conosce da tempo, mi sapranno scusare se ometto (indirettamente) qualche informazione valida ai fini della recensione stessa.
"Lifeline" non credo sia materiale di oggi. Le songs presenti sanno troppo di passato, quindi non mi meraviglerei se fosse una sorta di ristampa. Le dieci canzoni presenti appartengono alla lunga coda dell'AOR de luxe, condito da passaggi scontati e melodie trascinanti. Il bassista Phil Bright compone quasi tutte le songs presenti, chiaro dunque il basso ad un certo volume e con passaggi che a lungo andare rovinano anche...troppi virtuosismi per il contesto in cui i Roulette si muovono. Le sonorità si muovono tra AUTOGRAPH e i BON JOVI dei primi due capitoli, dando a volte l'impressione di essere proprio in quegli anni. Gli arrangiamenti ed i chorus sono orecchiabili e decisamente retrò. Non male nell'insieme. Prima di comprarlo, se ne avete la possibilità, ascoltatelo, perché è consigliato ad un pubblico amante solo di questo genere. Aspettando altri dischi da questi promettenti Roulette, vi lascio alle loro tastiere avvolgenti ed al loro writing easy listening.
Marco Paracchini

ECLIPSE
"The truth and a little more"
2001 Z Records/ Adrenaline Distrib.
*****9****
Se partiamo dal concetto che capelli lunghi, stivali, droga e belle donne siano assolutamente indispensabili per far buona musica allora non leggete il resto della recensione.
Questi baldi giovanotti,in quel del nord europa, hanno sfornato un dischetto niente male, riempito di chorus estremamente validi e trascinanti sino all'inverosimile. Bravi negli arrangiamenti e nella composizione dei brani, gli Eclipse donano un nuovo volto all'AOR mischiato al Class Rock. Il loro look è moderno ma il loro sound non lo è di certo. Si muovono in campi non molto distanti dai BAD HABIT e PANGEA ma sanno davvero dare qualcosa in più che ti lascia incollato alle loro canzoni senza continuare a cambiare song sul display. Vicini anche al sound di EMERALD RAIN e MILLENIUM le 12 canzoni presenti ammalieranno sicuramente i vostri cuori e non solo. Anzi, sono più che sicuro che questi Eclipse potrebbero entrare anche nelle radio hits, se solo il music biz non fosse così cieco. Inutile la lista delle perle musicali all'interno di questo cd, ognuna di esse ha una particolare energia perchè rinvigorita da una forza giovane ed anche moderna che non guasta. Il mio consiglio è quello di ascoltarlo senza pregiudizi di sorta: non sono capelloni, non hanno stivali a punta ma sanno suonare bene e questo credo basti...no?
Marco Paracchini

L.A. GUNS
"Man on the moon"
Spitfire Rec. / Edel Distr - 2001
*S.V.*
Credo che tutti noi ormai allunghiamo le orecchie ed il naso all'arrivo di nuovi cd dei vecchi leoni degli eighties e, ahimé, quasi sempre son dischi brutti o distanti anni luce dal genere che fu. Questa volta tocca agli L.A. GUNS, tornati sotto l'ala protettiva del Phil Lewis
scomparso per un pò dalla scena canterina dell' L.A. sound... Mi torna scomodo recensire album come questi. Forse taluni grideranno al
miracolo ma il mio personale giudizio, non cambia per nessuno, L.A. GUNS compresi. Sono dell'idea che ormai quasi tutte le speranze che riponiamo nei "vecchi" grupponi sono ormai sempre più lontane e quindi non dobbiamo neache aspettarci granché. Lo street rock "presente" nell'album e recensito da alcuni illustri colleghi della stampa specializzata, non si capisce dove sia. E' il sound di Lenny Kravitz mischiato ai Black Crowes il rock stradaiolo? E' forse l'incrocio tra rock moderno e New York Dolls quell'oasi di piacere eighties che elencano taluni in questo cd? Forse. Per me lo street rock è un altro.
Quì siamo di fronte al solito esempio di come sbarcare il lunario, visto che molti, tra vizi e stravizi hanno speso tutti i milioni di dollari del passato. Tracii Guns e soci non possiedono più materiale che sbalordisce, anzi, noia e potenza mal distribuita rendono questo cd un altro episodio di lontananza nei confronti del primo omonimo album. E' vero, è passato tanto tempo, bisogna stare al passo coi tempi e tutto quello che volete ma non venitemi a dirmi che questo cd è un capolavoro, per favore, siamo di fronte alla solita operetta rock trend dei tempi che corrono, non è certo il loro logo a cambiar la mia visuale. Riascoltatevi i vostri 45 giri del passato, è meglio per tutti.
Marco Paracchini

HUSH
"II"
Now&Then/Frontiers - 2001
***6,5***
A questi fortunati Hush (perché sono davvero fortunati!-nda-) la Now&Then ha dto loro una seconda chance per "accalappiarsi" il (poco?) pubblico dedito alle sonorità melodiche del rock americano di fine anni ottanta, con questo nuovo ma scarso cd. Il primo ed autoprodotto album era forse maggiormente "simpatico" ed energico,sebbene non curatissimo sotto la parte grafica.Il nuovo e ben più melodico cd, si avvale ora di grafiche più fascinose e testi meno "improvvisati" del primo capitolo ma, se nel primo si plagiava "I believe" dei BON JOVI, in questo il plagio è della prima canzone, "The restless ones", completamente uguale a "Blood on Blood" nelle strofe...ma almeno variare un pò la timbrica..no, nulla. Va beh, a parte la mia odiosa pignoleria, l'album ricopre una sua importanza nel mercato odierno. E' sicuramente un cd ben prodotto e ben arrangiato, suonato con armonia e mixato con criterio. Poco e nulla riguardano le canzoni che, seppur belle, mancano di "sprint" e molte di esse annoiano dopo il primo minuto. Le influenze che vanno dai GIANT agli WHITE SNAKE più melodici, non bastano per allontanare questo full lenght da albums di gruppi nordici che suonano le medesime cose, rendendo quasi impossibile identificarne la differenza. Dieci songs non imperdibili ma suonate comunque con grande energia morale (almeno quella...).Solo per AoR maniacs!
Marco Paracchini

SEVENTH KEY
“SEVENTH KEY”
Now and Then/Frontiers - 2001
**** 8 ****
Ottimo davvero questo disco solista di Billy Greer (Streets, Kansas) di cui gran parte del merito va sicuramente attribuito a Mike Slamer (City Boys, Steelhouselane) che già nel lontano 1983 aveva collaborato con Greer dando vita agli Streets, band dedita ad un heavy rock molto melodico caratterizzato tra l’altro dalla presenza di Steve Walsh (Kansas) dietro il microfono.
Del tutto inaspettatamente, nel progetto in questione, Billy Greer oltre ad occuparsi di tutte le tracce di bassguitar riveste anche il ruolo di lead singer raggiungendo risultati a mio avviso di tutto rispetto. Le influenze maggiormente riscontrabili rispondono al nome di bands come Giant, Steelhouselane, Kansas e Survivor su tutti, a tutto ciò aggiungiamoci una produzione cristallina ad opera di un validissimo Slamer dietro la consolle ed uno stuolo di guest musicians da urlo; ne cito solo alcuni: Steve Walsh, Terry Brock, Steve Morse. Le songs contenute sono tutte di altissimo livello, non mi dilungherò quindi nel passarle in rassegna una per una, lasciando a voi il piacere di valutare un album imperdibile per tutti gli hard/AOR maniacs.
Umberto “melodichead” Sartini

PRIDE
“FAR FROM THE EDGE”
Aor Heaven/Point music - 2001
**** 7 ***
I Pride altro non sono che il side project di Ivann Gunn, Keyboard player dei pomposi Balance of power, qui alle prese con un sound decisamente hard rock oriented che vede nei Danger Danger e Bon Jovi le principali fonti di ispirazione. Anche qui abbiamo a che fare con una produzione molto limpida e potente che non fa altro che valorizzare songs come la opener “This time”, forse l’unico episodio che mi ha riportato alla mente la band madre di Ivann Gunn, o la sognante “Best of me”. Si chiude con “Comin’ round again” introdotta da una chitarra dall’attitudine molto roughy.
Nulla di nuovo in definitiva, un cd tuttavia da consigliare a tutti i nostalgici del late ‘80s/early ’90s sound, e credo che in questa categoria rientri il 99% dei lettori di SLAM!
Umberto “melodichead” Sartini

VIMANA
"Demo"
**** 8.5 ****
Trio composto da 2 americani ed un italiano (Dino Danelli), i Vimana (che in indiano significa UFO) sono a mio avviso una graditissima sorpresa perché il three tracks demo che ho ascoltato presenta una band che ha tutte le carte in tavola per sfondare: un look a metà strada tra POISON e PRETTY BOY FLOYD ed un sound decisamente 80's style! "Start Me Up" mi fa impazzire, qui la band di Bret Michaels la fa da padrone, ma se proprio devo entrare nel dettaglio mi sembra un cocktail tra PENNY LANE, PRETTY VACANT e SWINGIN' THING, mentre "Running Throght The Night" è un class glam davvero esaltante dove le influenze dei primi CRUE e dei 'FLOYD si scontrano con L.A. metal degli WARRANT. A chiudere il demo ci pensa la strumentale "Missiles On the World" che ci mostra un gruppo in palla e che consiglio a tutti quelli che amano il sound della Los Angeles di fine anni 80. CONTATTATE!
Music Box - Via Lucchini 105 - 26100 Cremona (ITALY)
0372-450688
Moreno Lissoni

VALENSIA
“LUNA LUNA/THE SPRING ALBUM”
Avalon/Marquee - 2001
* S/V *
E’ difficile spiegare a parole quanto il primo album di Valensia sia stato e sia tuttora per me di fondamentale importanza, ed è altrettanto difficile e penoso assistere all’inesorabile declino artistico di uno dei musicisti che più mi ha impressionato negli ultimi 8 anni.
“Luna Luna” segue di pochi mesi l’ultimo mediocre full lenght di Valensia a titolo “Gaia II”, infatti abbiamo qui a che fare con un EP contenente 6 tracks tra inediti, cover e guitar solo. Che Valensia non abbia mai represso la necessità di mettere in evidenza le sue fonti di ispirazione nelle sue composizioni si era capito, ma con “The moon” (opening track) si rasenta l’inverosimile: la somiglianza con “Slip of the tongue” degli Whitesnake è vergognosa!!!!!
Con “Gabba girl” si è cercato di esplorare di nuovo, come già successo in “Thunderbolt” o “Ganterbrink”, territori per così dire Techno pop, non riuscendo però in questo caso a far emergere in nessun modo l’estro artistico che ha caratterizzato le prime releases di Valensia. Sorvoliamo sull’inutile guitar solo “Luna Luna” degno del peggior clone di Yngwie e tiriamo un sospiro di sollievo con “Hijo de la luna”, che sebbene si tratti di una cover dei Mecano, mi ha riportato alla mente le meravigliose atmosfere del primo stratosferico album. A chiudere l’EP ci pensa l’extended version di “Illsia” già contenuta in “Gaia II”. E a me non resta che riascoltare capolavori come “Tere” o “T’kyla” cercando di fare finta che non si tratti dello stesso autore.
Umberto “melodichead”Sartini

ARK
“BURN THE SUN”
SPV/Inside Out
**** 8 ****
Un lavoro estremamente coraggioso ed innovativo questo degli Ark, all stars band composta da elementi del calibro di John Macaluso (TNT, Malmsteen), Jorn Lande (The Snakes, Millenium, Nostradamus, Malmsteen), Randy Coven (CPR, S.Vai, Malmsteen), Mats Olausson (Glory, Malmsteen, Talisman) e Tore Ostby (Conception).
Lo spettro sonoro di cui sono artefici i nostri musicisti è talmente vasto ed imprevedibile da rendere pressochè inclassificabile “Burn the sun” benchè sicuramente possiamo individuare nei Rainbow e negli Whitesnake l’unico costante trait d’union dell’intero lavoro.
Oltre alle ormai stranote doti tecniche dell’ensemble che determina l’aspetto strumentale degli Ark risulta addirittura eclatante la prestazione vocale di J. Lande la cui versatilità ha virtualmente materializzato nella mia mente una sorta di incrocio tra Coverdale, Sting, Bowie, Dio e a volte addirittura Bjork. Supportati da un singer del genere gli Ark ci propongono undici brani molto diversi tra loro, si parte infatti con l’hard progressive di “Heal the waters” passando per le inquietanti atmosfere di “Torn”.
“Just a little” può essere definita come un progressive-latin-pop caratterizzato da un inciso degno del miglior Ricky Martin (nel senso buono intendiamoci), mentre “Feed the fire”, quasi a voler essere in controtendenza con l’intero cd, ci insegna che a spesso la semplicità risulta essere vincente.
Si chiude con l’intensa AOR/prog ballad “Missing you” dove lo spirito di Coverdale si impossessa prepotentemente dell’ugola di Jorn Lande , ormai inarrestabile star dell’hard rock mondiale….. Jeff Scot Soto potrebbe avere i giorni contati…..
Umberto “melodic head” Sartini

PETE SANDBERG'S JADE
"Origin"
Point Music/AOR Heaven 2001
**** 7 ***
Il grande vocalist degli Alien ritorna con un altro album pieno di sorprese. Per l'esattezza questo è il secondo album marchiato "Jade" ma le aspettative di ritrovarci di fronte a sonorità un pò più hard come nel precedente omonimo album, vengono un pò tradite. Già, l'atmosfera AOR è troppo melensa e dolce e manca di spunti forti o innovativi. Il pop di "Love in vain" e "Nights in Mexico" non fanno ben sperare, mentre le leggere "No way out", "Power of gold" e "Time and again" sembrano fuoriuscire dal curriculum dei BAD HABIT e dei DARE ultima maniera. Undici canzoni, un pezzo strumentale ed una ghost track fanno di "Origin" comunque un buon esempio di melodia e rock leggero. Un album piacevole e rilassante che non rappresenta comunque nulla di imperdibile. Riprovaci ancora Pete.
Marco Paracchini

VISION 180
"More To Believe In"
Old Dogs New - 2001
**** 8 ****
Già recensiti tempo fa con il loro singolo, i Vision 180 sono finalmente giunti all'atteso album composto da tredici brani che hanno come elemento principale la melodia. Tra aor e pop rock, il duo di Huntington Beach ci confeziona delle buone tracce che musicalmente si possono accostare a STORM, BYSTARDER, ma soprattutto ai JOURNEY per la similitudine vocale di Bobby Loux con il più celebre Steve Perry. Tocca alla splendida "If This Is Love" ad aprire il lavoro e già da qui vi potrete rendere conto di quanto già detto, mentre con lo slow di "Will You Remember Me" si strizza un pò l'occhio alle charts americane. "It's Always You", "You're All ever Need" e "Take Me Where You Are" sono aor ottantiano allo stato puro, invece "Don't Be Lonely" e più cadenzata, ma sempre in linea con il classico sound a stelle e strisce di 15 anni fa. Spetta alla ballata pop "By Your Side Again" chiudere l'album, che a mio avviso non deluderà i cultori del genere e gli appassionati delle melodie più raffinate!
www.vision180theband.com
Moreno Lissoni

MAXIMUM FORCE
"Burning In The Night"
Self Produced - 2000
*** 6.5 ***
Non so praticamente nulla di Ted Davantzis, chitarissta e leader dei M.F. che mi ha fatto pervenire questo cd contente (credo), una raccolta di demo che hanno costituito la sua crescita musicale. Ben 19 le tracce presenti, dove il nostro guitar hero si districa tra episodi heavy, altri più blues-oriented ed altri ancora di hard rock melodico. Ci sono delle buone songs, ma alcune sono registrate malino o poco convincenti e finiscono per abbassare il voto generale, che secondo me, sarebbe stato molto più alto se prima delle registrazioni avesse fatto una bella selezione. "Tear The House Down" è un hard r'n'r spassosissimo, mentre "Playmate Blues" e "Can't Do Me Wrong" sono due robusti bluesaggi di ottima fattura. "Love Is So Vain" è una semi ballad che a tratti mi ricorda i CULT, invece "How Do I Know", "Silver Eagle" e "Down Town" risentono molto delle influenze del class metal ottantiano. Le rimanenti songs si accostano tra alti e bassi ad un certo tipo di heavy rock non lontano da gente come MICHAEL SCHENKER e TED NUGENT, ma per saperne di più vi invito a visitare il sito: www.maximumforce.com
Moreno Lissoni

NAUGHTY NAUGHTY
"Demo 2001"

**** 7 ***
Torna la band capitanata dal chitarrista/cantante Ernie Carletti con un demo cd composto da 4 tracce. L'opener "Demons Within" si apre con i virtuosismi chitarristici del già citato Carletti, che in questo brano risente molto delle influenze dell'heavy metal ottantiano, mentre nella lunghissima "Empty Sky" si fanno frequenti i cambi di tempo tra riffoni, arpeggi e solos. "Tonight" parte lenta per aumentare progressivamente il ritmo, una semi power ballad a metà strada tra DOKKEN e MEGATEDH e poi via con la conclusiva "Heavy Metal War", una cavalcata metallara che farà la felicità di tutti i seguaci dei JUDAS PRIEST o simili. Nell'attesa del full length cd beccatevi questo assaggio, ma solo se avete delle profonde radici metallare...
http://naughtynaughty.iuma.com
Moreno Lissoni

NIKOLO KOTZEV’S NOSTRADAMUS
ROCK OPERA
2001 STEAMHAMMER/SPV
***** 10 *****
Se noi vivessimo in un mondo regolato da una giustizia ultraterrena “Nostradamus” avrebbe dovuto vendere minimo 5 milioni di copie, vincere 3 o 4 Grammy Awards e Nikolo Kotzev sarebbe dovuto entrare nella Hall of Fame , ma non ci sarebbero altresì guerre, discriminazioni di sorta, il Papa la Chiesa e Berlusconi al Governo.
Quindi teniamoci religioni ed ingiustizie varie, e Nikolo Kotzev e la sua musica come patrimonio destinato a pochi. Bene… che dire dopo questo piccolo sfogo personale…. semplice… che “Nostradamus” è un capolavoro indiscutibile. Fate dunque spazio tra “1987” e “Appetite for…” poiché l’ultima opera del chitarrista bulgaro trapiantato in Svezia entra di diritto tra i capolavori dell’Hard Rock mondiale degli ultimi 15 anni. Tre anni ci sono voluti per comporre le musiche, realizzare il concept e dare alle stampe “Nostradamus” che si propone di analizzare tematicamente la vita e le profezie del famoso astrologo, letterato, alchimista, guaritore (e chi più ne ha più ne metta) vissuto in Francia nella prima metà del ‘500 sotto la Monarchia di Enrico II.
Lasciamo tuttavia da parte l’analisi filologica del testo ed occupiamoci invece più in particolare dell’aspetto musicale. L’elemento che balza subito agli occhi appena sfogliato il booklet (stendiamo un velo pietoso sull’orrenda copertina che sa molto di gioco per la play station) è l’incredibile partèrre di musicisti e cantanti che accompagnano Nikolo in questa sua nuova avventura. Rimane pressochè inalterata la line up che tutti conosciamo sotto il monicker Brazen Abbot , fatta eccezione per il solo Thomas Wikkstrom, non presente nel concept in questione, a cui si aggiungono nomi del calibro di Jorne Lande (Ark,The Snakes, Millenium), Doogie White (Rainbow), Alannah Miles e Sass Jordan (rockeuse canadese molto apprezzata in patria ma piuttosto sconosciuta nel resto del mondo). A tutto ciò aggiungiamoci un’orchestra sinfonica composta da 35 elementi e preparatevi ad 1 ora e 40 minuti di godimento musicale senza sosta. E’ incredibile infatti come “Nostradamus” si mantenga per tutta la durata dei 2 cds su livelli qualitativamente elevatissimi.
Già con “Pieces of a dream”, introdotta da un’overture strumentali, ci rendiamo conto di cosa sia riuscito a creare Kotzev, si tratta di una power ballad interpretata da un Glenn Hughes in stato di grazia in grado di passare da momenti soulful ad interpretazioni dove grinta e tecnica la fanno da padrone. Con la seconda track ammetto di aver rischiato l’infarto, dopo un coro molto QUEEN style irrompe un Joe Lynn Turner incazzato come non mai per passare a sua volta il testimone a Sua Santità Goran Edman per un inciso stratosferico….. J.L.Turner e G. Edman che duettano… cosa volere di più dalla vita? Il bello è che ogni singolo brano sarebbe degno di essere commentato con un tale entusiasmo ma mi rendo conto che non è possibile, d’altronde come rimanere indifferenti di fronte ad un inedito duetto tra Alannah Myles e J. Lynn Turner, o ascoltando Goran Edman dar vita ad un brano come “War of religions”…
In somma al cospetto di un masterpiece del genere non mi resta che aggiungere un autoritario “Don’t miss it!” e un Grazie Nikolo!
Umberto “melodic head” Sartini

PRIME TIME
“Free the dream”
Now and Then – 2001
**** 7 ***
Lasciatosi alle spalle l’esperienza Narita il chitarrista e mastermind Henrik Poulsen torna a farsi sentire con i Prime Time che con “Free the dream” giungono al terzo capitolo mostrando con esso un leggero spostamento del sound verso territori più rilassati e sotto certi aspetti (leggi hooksline) vicino ad un hard pop peraltro godibilissimo. Echi progressive, residui dei precedenti lavori, sono tuttavia riscontrabili in casi come “Hanging out”, “The new you” o “Scorned”, benchè questo aspetto sia relegato alle soli parti di tastiera. Ma è proprio questo clima “soft” che mi ha fatto maggiormente apprezzare “Free the dream”.
Se dovessi individuare tra le 10 tracks quelle che mi hanno maggiormente colpito citerei senza dubbio “You still belong” impreziosita da un bellissimo guitar solo ad opera di un Henrik Poulsen ispiratissimo, e senz’altro anche “Coming home” che ben rappresenta, insieme a “Forever you and I”, molto vicina quest’ultima, ai Roxette, di cui Poulsen è fan dichiarato, il nuovo percorso stilistico intrapreso dai Prime Time. Unico neo di “Free the dream” è sicuramente una produzione un po’ piatta, che se fosse stata affidata ad un esperto producer, ma soprattutto ad un batterista in carne ed ossa, avrebbe valorizzato un lavoro gia di per sé sopra la media.
Umberto “melodic head” Sartini

DRY COUNTY
"Rock Fire"
Self produced - 2001

**** 6 ****
Da Lainate arrivano questi sei rockers che non sembrano essere stati influenzati dal passare delle mode. Il loro sound hard & heavy rimane una chiara etichetta anni ottanta. Dave Ambrese (ch) scrive e produce i testi mentre Max Russotto (vc),Tommy Erboli (rhyt. ch), Emanuele Valenti (dr) e Marco Guzzetti (bs), si lasciano andare in esaltanti inseguimenti di riff e liriche che mi riportano alla mente un mix tra MAD MAX e EUROPE dei primissimi tempi. Il tastierista A. Venci si sa muovere a suo agio nel contesto e ne è anche il diretto interessato per ciò che concerne il loro fan club. I D.C. sanno suonare ma credo possa consigliare loro una maggiore attenzione agli arrangiamenti, a volte totalmente assenti nei bridge e nei chorus. Le 14 traccie sono esaustive sebbene ci siano troppi intrecci tra intri e pezzi strumentali ma devo sottolineare la bravura del chitarrista. Uniche pecche che sento di dover citare, la non chiara direzione della band, alcune liriche fuori sintonia e fuori tempo e la strumentale "Broken Wings", plagio a "Mr. Crowley" di OZZY OSBOURNE!
Per info: 0339.2025437
www.drycounty.it
Marco Paracchini

CATAWOMPUS
"Well, It's About Time!"
Halycon Music - 2001
**** 8 ****
La proposta dei southern rockers americani Catawompus si rivela di ottima fattura e di particolare interesse per tutti gli amanti del rock sudista e delle atmosfere seventies. Il lavoro è caratterizzato dalla bella voce del singer Darren W. Stafford, un ibrido tra Chris Robinson (BLACK CROWS) e Ron Young (LITTLE CAESAR), che si avvale dell'aiuto della coppia di chitarristi Gery/Howell e della sezione ritmica composta da Lee e Easley per comporre questo "W.I.A.T.". L'opener "Ain't But Life" e "Caroline" non sfigurerebbero su un qualsiasi album dei fratelli Robinson, mentre "The Hill" sembra scaturita dalle session di "Influence" dei LITTLE CAESAR.
"Jeannie" è una bella semi power ballad, oserei dire "polverosa", mentre con "Blush" saltano fuori le influenze countryeggianti del gruppo. Il cd va via fino al dodicesimo brano mantenendosi sempre su alti livelli grazie anche a quella spruzzatina di LYNYRD SKYNYRD che fa capolino qua e là tra un brano e l'altro, rendendo il tutto molto più interessante!
www.catawompus.com
www.halycon-music.de
Moreno Lissoni

EMERALD RAIN
"Perplexed in the Extreme"
Frontiers Rec. - 2001

**** 6.5 ****
I canadesi E.R. non sembrano voler fermare la loro grinta e la loro creatività, a volte dubbiosa nel seguire le traccie presenti ma, attenti
strumentisti e bravi arrangiatori nell'arco della loro ancora giovane carriera. Si inizia con "You", power melodico seguita a ruota dalla ottantiana "Open up your eyes" che sembra essere una chicca degli HEAVEN'S EDGE. "Badlands" sottolinea la loro fervida e cupa immaginazione, riportandomi alla mente i nuovi MILLENIUM. Si arriva al lento malinconico con "Wasted time" che lascia spazio poi altemporale di "Numb" che ripercorre i suoni dell'iniziale "You", dando l'impressione di essere in qualche rango degli IRON MAIDEN. Si rocka che è un piacere in "You do it to yourself", potente mid tempo alla RATT, con forte influenze dei già sopracitati HEAVEN'S EDGE. "Just like anyone" suona molto WHITE SNAKE mentre la pomposa "Is this love" è una song accattivante miscelata da suoni DANGER DANGER e WARRANT. Si torna al cupo con riff scontati e liriche scarsamente convincenti in "Until you're blind" che sembra essere uno scarto dei TEN, nel vero senso della parola. Chiude l'album la scanzonata ed irruente "Live it all again", mix tra SKID ROW e STEELHEART, sommati all'energia heavy che questi canadesi hanno nel sangue. Bootleg brutto, copertine scadenti, volti da galera ma produzione ottimale. Ascoltare prima di comprare.
Marco Paracchini

BACKYARD BABIES
“Making Enemies Is Good”
Bmg Sweden - 2001
***** 10 *****
Et voilà, dopo una febbrile attesa i ‘Babies tornano in pista e assestano un bel calcione nel culo a tutti i gruppi fotocopia della scena scan-rock e ridicolizzano certi dischi di merda come l’ultimo BUCKCHERRY. L’iniziale “Love to Roll” chiarisce subito gli intenti di Nicke & Co. esplodendo in quel “Sex, Drugs, Rock” che vi lascerà a terra boccheggianti. Sia detto subito, “Making Enemies Is Good” supera, e di brutto, l'efficace formula 3 accordi-strofa-coro di quel gran disco che è "Total 13". Ovviamente la componente punk è sempre forte, "Colours" e "Too Tough To Make Some Friends" (un plauso alla terremotante sezione ritmica di Peder e Johan, please!) omaggiano con gran classe rispettivamente DEAD BOYS e SOCIAL DISTORTION, e un titolo come "The Clash" non ha bisogno di ulteriori commenti, ma in questo nuovo platter emerge prepotentemente anche il glam americano di FASTER PUSSYCAT , MOTLEY CRUE e GUNS'N'ROSES, unito al gusto per la melodia tipico di "Something To Swallow" e "Diesel & Power" e a un songwriting senza precedenti: vario, ispiratissimo e ricco di umori. "Star War", precedentemente uscita a nome SUPER$HIT666, viene ripresa e rinvigorita, Dregen si occupa delle lead-vocals e ruba un guitar-lick a "(Gotta Get Some Action) Now!", il risultato è già un classico. Con "Heaven 2.9" i BACKYARD BABIES pagano tributo agli amici WILDHEARTS, e -a proposito di amici- TYLA collabora alla stesura di "Painkiller", una ballad oscura e tristissima come solo i DOGS D'AMOUR d'annata sapevano fare, e non poteva essere altrimenti. La versione in digipack è arricchita dalla bonus track "P.O.P.", punk rock melodico all'ennesima potenza, presente anche come b-side (assieme alla glam-oriented "By The Phone") nel primo micidiale singolo "Brand New Hate". Sex!! Say what? Drugs!! Say what? Rock!! Say what? Mwaaa..... I LOVE IT!!!!!!!!!!
www.backyardbabies.com
Simone Parato

JAMES BYRD
"Flyng Beyond The 9"
Lion Music - 2001
**** 7.5 ****
Sulla scena da oltre 20 anni, il chitarrista James Byrd è stato, nei primi anni 80, il fondatore dei FIFTH ANGEL, un'heavy rock band con all'attivo un paio di dischi culto e di vari salbum da solista. Stampato dalla Lion Music, etichetta che in questo periodo sta facendo un grosso lavoro promuovendo artisti hard rock, o come nel nostro caso progressive metal, questo "Flying Behind The 9" è un gran bel cd a metà strada tra l'heavy sinfonico dei ROYAL HUNT e il rock passionale dei RAINBOW ed in certi casi un cocktail tra MALMSTEEN e QUEEN. La title-track d'apertura rappresenta un pò tutto ciò: cambi di tempo, chitarre neoclassiche e melodie epiche che si diffondono per tutte le altre otto rimanenti songs. Grande tecnica e fantasia sono le componenti di questo disco che riesce a collocarsi una spanna sopra a parecchie produzioni del genere.
C/O Strange Partical Productions - PO Box 8370 Kirkland, WA 98034 (USA)
www.lionmusic.com
www.jamesbyrd.com
Moreno Lissoni

BUCKCHERRY
"Time Bomb"
Dreamworks - 2001
***** 10 *****
L'abbiamo aspettato per mesi, pregando fosse la conferma di "Lit up" e "Lawless and Lulu", temendo di doverci di nuovo rifugiare nei nostri vecchi CD datati '87 per un po' di sano rock'n'roll: è arrivato finalmente, in copertina il viso di un bambino con occhi e bocca chiusi da cerotti messi a croce; l'abbiamo ansiosamente infilato nello stereo e via, play, sperando di non sentire l'ennesimo Limp Bizkit della situazione... E lì restera' per un bel pezzo! "Time Bomb" è l'album dell'anno, quello che consacra Buckcherry nuovo simbolo del rock made in LA. E' il più che degno seguito all'album del debutto: la band si dimostra maturata ma assolutamente non cambiata, e ci regala un'album articolato, energico, vibrante, mai noioso. Una successione di brani che cresce ad ogni ascolto, provocando graduale assuefazione e dipendenza, ognuno di essi potrebbe essere un singolo di successo. I riff di chitarra e la voce rauca di Josh sono stati ripetutamente paragonati agli AC/DC, qualcuno ha scomodato i ROLLING STONES, BLACK CROWES, IGGY POP. La verità è che alla prima nota puoi dire "questi sono i Buckcherry" senza dubbio, e una band con un proprio inconfondibile timbro sembra oggi una specie di miracolo. I testi sono particolarmente incentrati sulla vita dopo il successo, il diverso atteggiamento della gente intorno, la falsità di chi conoscevi da anni e non ti ha mai filato prima, più vari collage di esperienze personali, dall'amore all'alcool. Il tutto è stato prevalentemente creato "on the road", ispirazioni improvvise sul piano superiore di un tour bus, poi perfezionate anche grazie all'eccellente produzione di John Travis (Kid Rock, Monster Magnet).
Si inizia con "Frontside", chitarre ed energia ideali per l'apertura di un concerto, poi il singolo "Ridin'" e il brano che da il titolo all'album, "Time Bomb", testo forse un pò scontato "life ain't nothing that bitches and money". Segue il mio preferito "Porno Star", testo oltremodo oltraggioso, inizio lento e languido che esplode gridando nel ritornello. Poi "Place in the sun" e la più tranquilla "Helpless"; "Underneath" parla della ricerca di ispirazione, come dice Josh della "bestia tra le sue orecchie" (!?!), un pò più pop delle altre, funzionerebbe bene in radio. Il tono risale con "Fuck my wrists" e "Whisky in the morning", il momento in cui un alcolizzato si arrende alla sua dipendenza e smette di combatterla. La ballad "You" dimostra che anche Buckcherry ha un cuore (e non è un solo un tatuaggio del loro frontman). Siamo sulle note finali, ancora rock'n'roll alla massima potenza con "Slamin'" and "Fall", e finalmente la hidden track: "Open My Eyes" e' un pezzo d'arte, semplicemente la voce rauca di Josh e un piano: non so se avrebbe lo stesso effetto con una voce differente, ma a me da i brividi.
Ecco, la recensione ve l'ho fatta, ma le parole non possono rendere l'idea. Una sola parola: compratelo. In fondo non c'é molto altro per cui valga la pena di tirare fuori la cinquantamila in questa prima parte del 2001...
http://www.buckcherry.com
Cristina Massei

MARK ALLEN LANOUE
"Time WAits For No Man"
Self Produced - 2001
**** 7 ****
Il chitarrista americano ha iniziato la sua carriera lavorando al fianco di artisti come Dean Fasano (Message, Prophet, Richie Sambora Group, Jon Bon Jovi, Trixter, ecc.), Carl Sentence (Krokus, Persian Risk, the Geezer Butler Band, ecc.), e molti altri ancora. Dopo aver lasciato la sua precendente band, i Persian Risk, ha intrapreso la sua carriera solista che l'ha portato alla realizzazione di questo "Time Waits For No Man", album di christian rock composto da 7 tracce di cui 2 strumentali. Il sound è una miscela composta dal class metal alla STRYPER al suono più cupo è sporco delle bands degli anni '70 ("Why The Children"). Apre "The Coming" che sembra partorita dagli ultimi MASQUERADE, mentre "Change The World" (la mia song preferita!) risente molto delle influenze 80's!
Lavoro un pò strano, ma sicuramente con delle ottime idee!
mlanoue@pvtech .org
www.mp3.com/lanouemusic
Moreno Lissoni

FATE
"Cruisin' for a bruisin' "
1988 Epic/2001 Metal Rendez-Vous

**** ****
Con all'attivo tre dischi di cui il primo ("A Matter of attitude") introvabile ed il terzo mai pubblicato, i FATE si presentano come cinque ragazzi con tanta voglia di fare e soprattutto di suonare grande rock melodico. Le influenze degli EUROPE e dei TREAT si sentono non poco, visto che questi nordici sembrano proprio voler essere un'altra band come le sopracitate, sebben la fortuna non sia stata dalla loro parte. La ristampa è purtroppo scarsamente prodotta e mancano tutte le informazioni riguardo a questo combo. Addirittura si sono dimenticati di menzionare ben dieci bonus tracks che le possiamo così denominare ghost-tracks, caratterizzate da versioni demo e alcuni pezzi inediti. Il loro sound è piacevole e l'ascolto vola via liscio poi, alcune songs come "Dead boy, cold meat", che sembra uscire dai primi lavori di Lee Roth solista e "Knock on wood" che pare uscire da qualche scarto dei DANGER DANGER dei primi tempi, portano ad innalzare i nostri cuori verso il vecchio sogno selvaggio della Bad Hair Era e dimostra che i nostri cinque rocker ci sanno proprio fare. Dieci canzoni decisamente interessanti che ripercorrono fedelmente tutte le coordinate degli anni d'oro pur lasciandoci perplessi in alcuni ritornelli come in "Lovers" e "Cupid shot me". Insomma, un disco bello e ben arrangiato con tutte le carte in regola per essere un valido acquisto, se non fosse per la mancanza di una bella ballata ("Babe you got a friend" è un pò scarsa) e per l'assoluto grigiore della ristampa che, come dicevo, non riporta proprio un bel fico secco.
In attesa della ristampa del primo e decisamente più abbordabile album, accontentiamoci di questo bell'esempio di rock nordico d'altri tempi.
Marco Paracchini

AMSTERDAM
"Amsterdam"
2001 Metal Mayhem Music
**** ****
Questa volta l'attivissima M.M.M. si presenta con un prodotto nuovo che vale la pena ascoltare e..recensire!
Gli Amsterdam arrivano dalla Bay Area di San Francisco e non vogliono saperne degli anni novanta; il loro sound ed il loro look è preciso preciso a quello che c'era sul finire degli anni d'oro. Capelli lunghi, sguardi truci, chitarre avvolgenti e cori da stadio portano questo Cd ad essere uno dei validi gruppi che potrebbero smuovere un pò la scena (smuovere, ho detto, non cambiare) dando finalmente il giusto spazio a questo genere.
Registrato in California lo scorso anno ma pubblicato solo pochi giorni fa, è già uno dei gruppi più richiesti nelle mailing list. Sebbene si vociferi che la vera registrazione appartiene a qualche anno addietro (circa 8/9 anni fa) credo non ci sia da star qui a discutere: l'album andrebbe preso per quello che è, se poi è stato frutto di qualche tempo fa, ben venga se no, meglio!
Il rock duro e possente degli A. si muove su più fronti. Sono molto evidenti le influenze di gruppi come JAILHOUSE e MOTLEY CRUE (epoca Dr Feelgood) ma anche di virtuosismi funky molto EXTREME e SUNSHINE JIVE. Un mix ben modellato e ben suonato. Undici accattivanti songs che non cedono neanche un minuto, undici martellanti pezzi all'insegna dell'hard rock ottantiano senza però dare giusto spazio alla melodia. Strano ma vero questo è uno dei pochi Cd senza neanche una ballad o un pezzo abbastanza leggero, nulla. Il solo scopo di questi americani è fare casino e portare alta la bandiera del rock americano, sporco e sudato, fatto di note e cori spaccaorecchie. Tra sonorità degne dei gruppi sopracitati e qualche spruzzata di SKID ROW e WARRANT, non si può rimanere non colpiti da questo bel dischetto che reputo valido ed acquistabile. Come sempre l'invito è di ponderare le Vostre scelte prima di spendere troppi soldi; rileggeteVi ciò che ho scritto e poi decidete se prenderlo o meno. Amsterdam, un nome,uno sballo!
Marco Paracchini

BAD BLOOD
"In Cold Blood"
Sound Alive - 2001
**** 7 ****
Appena ascoltato questo cd, mi sono chiesto perché quale motivo il loro manager ci tenesse così tanto ad avere una recensione su SLAM! La band in questione con la "nostra" musica non centra nulla! Sicuramente "Sweet Oblivion" avrebbe fatto la felicità di tutti gli amanti dei MEGADEATH, mentre con "Face Down" quelli degli ALICE IN CHAINS e con "Fool" quelli dei METALLICA! ...Intendiamoci, i pezzi non sono male, ma sono stati mandati nel posto sbagliato e nel momento sbagliato! ...Se ascoltate rock a 360°, allora fateci un pensierino, se in caso contrario siete dei rockers incalliti, beh, allora lasciate perdere!
http://www.peoplesound.com/artist/badblood
Moreno Lissoni

POISON
"Rockstar"
Cyanide - 2001
*****10*****
Rompiamo tutte le regole e recensiamo un singolo che per il momento e' reperibile solo su MP3, perche' e quello che noi glamsters aspettavamo invano ormai da anni: i Poison sono tornati! Bella, direte voi, sono tre anni ormai che si sono rifatti vivi... Ma io intendo quelli veri, quelli che Mr De Ville dichiara suoi figli. I Poison. Quelli di "Talk Dirty" e "Unskinny Bop", ricordate?
Il singolo si chiama "Rockstar", e credo avrete già capito di cosa si tratta: un vero pezzo glam! Ascoltando la voce di Bret vedi il suo bacino muoversi nei pantaloni attillati, Rikki Rockett salta in piedi dietro la sua batteria, e CC De Ville suona finalmente per piacere! Si torna in California, su una decappottabile rossa, capelli lunghi e baciati dal sole, sesso e rock'n'roll. Era ora.
E' solo un MP3, quindi il pezzo e' troncato, ma proprio sul finale possiamo sentire un "CC, do it!" che introduce l'assolo di chitarra, il richiamo a "Talk dirty to me" e' piu' che evidente, e noi non possiamo che esserne lieti. Dunque, il piccolo newyorkese stavolta e' stato ascoltato e seguito direi (vedi intervista).
Purtroppo non c'e' un album in preparazione. Il singolo sara' distribuito gratuitamente tramite Fan Club, solo spese postali, e incluso in una versione rimasterizzata di "Power to the people" che vedra' la luce in occasione del Glam Slam Metal Jam Tour 2001.
Vi invito ad ascoltarlo personalmente, su http://www.poisonweb.com, e ad incrociare con me le dita perche' la possibilita' di ulteriori date al di fuori del Nord America (parole di Rikki) diventi realta'.
http://www.poisonweb.com
http://www.bretmichaels.com
Cristina Massei

AEROSMITH
"Just push play"
Columbia 2001
*S.V.*
Dopo un bel pò di attesa, eccoci alla recensione di uno dei gruppi più longevi della storia del Rock 'n' Roll e uno dei gruppi più attesi sulla scena mondiale. Che dire? Innanzitutto è sicuramente un gradito ritorno di Tyler e soci ma devo ammettere che certe nuove sperimentazioni mi hanno lasciato un pò perplesso. Gli anni passano, senza ombra di dubbio, dunque, nonostante l'età non più giovanissima del combo di Boston, anch'essi devono stare al passo coi tempi soddisfando le richieste delle nuove generazioni e di quelle, ahimè, cresciute con "Walk this way" nelle vene.
Le 13 canzoni presenti vi lanceranno addosso tanta energia, tanta romanticità ma anche tante domande riguardo al futuro dell'hard rock che sembra proprio dover sparire. Si inizia con "Beyond beautiful" che sembra essere uno scarto di Nine Lives, si prosegue con la song che dà il nome al disco, "Just push play", una sorta di "Walk this way" del nuovo millenio per poi passare alla bella e sdolcinata "Jaded" già sentita in radio da qualche settimana. "Fly away from here" è il lento tutto piano e chitarre mielose che fà venire i brividi ma che lascerà il campo alla rockettara e aerosmithiana al 100% "Trip hoppin'". Moderna e suadente è "Sunshine" che calma di nuovo le acque per ridare nuova energia, per altro limitata, con il pezzo "Under my skin".
Bonjoviana risulta "Luv lies", peraltro simile a produzioni melense degli Aerosmith inizi novanta che darà il posto alla sperimentale "Outta your head", sorta di cross-over melodico con tanto di scretching, che dà un attimo di dubbi sulla maturazione acquisita dalla band negli ultimi tempi. "Drop dead gorgeous" e "Light inside" si muovono su territori vicini sempre al disco precedente, infarcendole però di eccheggi troppo modernisti per le mie orecchie ma niente male nel contesto. E via con la ballad beatlesiana "Avant garden" con melodie care anche ai nuovi fans del brit-pop moderno. Con "face" si chiude il disco attraverso armonica, chitarra acustica e un cantato da strada che non è davvero male che mi ricorda un mix tra i vecchi TESLA e alcune cose dei nuovi BON JOVI. Un disco completo che però annoia a tratti e perde credibilità di fronte ad un pubblico di vecchi fans. Ottima la produzione, non mi sento di dire altrettanto per la creatività, per altro esaurita di questi americani duri a morire.
Marco Paracchini

SMILEK
"Sentimental Highway"
Kivel Records/ Frontiers Rec. 2000
****7***
L'attiva Kivel Records si ripresenta con un buon prodotto tra le mani che sembra essere stato prodotto e scritto proprio negli eighties! Questo nuovo cantante e compositore degli States sembra non aver perso l'amore per certe sonorità a noi tanto care e ci delizia con 14 tracks tutte fottutamente "timbrate" con un eighties' sound da far venire qualche dubbio. Peccato per il mix del prodotto, affidato allo stesso Smilek che, però, non è molto adatto al compito, trascinando tutto questo lavoro ottimale, in una pozzanghera di fango.
Consigliandovi un ascolto prima dell'acquisto, posso dirvi comunque che questo personaggio potrebbe essere un nuovo Desmond Child
del millenio appena cominciato. Modernismi o filtri vari sembra che non siano mai esistiti per Smilek che ripropone delle melodie aperte tra l'hard rock scatenato all'aor tipicamente americano. Quattordici pezzi che sembrano fuoriuscire da scarti dei BON JOVI, WINGER, FIREHOUSE, HEAVEN'S EDGE, POISON e tanti altri. Insomma, un Cd che scivola via senza farsi pesare, un Cd ben strutturato per la sua schietta semplicità e innata positività. Peccato dunque per la qualità sonora della produzione che avrebbe sicuramente dato a questi Smilek una chance per arrivare più in alto,anche solo nei nostri cuori. Sono sicuro che non vi deluderà.
Marco Paracchini

SNAKES IN PARADISE
"Yesterday & Today"
MTM/Frontiers Rec. 2001
****8****
Giunti ad una separazione dopo due dischi ed un Ep, gli S.I.P. si presentano questa volta con una raccolta che farà la felicità di chi non è mai riuscito ad acquistare i singoli Cd, con tanto di una bonus track, "Trail back home" e tre pezzi presi proprio dal primo Ep omonimo che non ha mai avuto un'uscita internazionale. Sedici canzoni che ripercorrono la creatività e l'espressionismo di questo combo nord europeo, che ha saputo mischiare l'hard rock inglese degli anni 70 all'AOR commerciale americano degli 80.
Una bella raccolta che segna anche un periodo storico importante con una delle voci più richieste ultimamente nella scena scandinava, Stefan Berggren, che ha poi prestato la propria ugola ai The Snakes (ex WhiteSnake dei primi dischi), divenuti successivamente Company of Snakes con un Jorn Lande al posto di Stefen, che non ha certamente lasciato rimpianti, anzi... Nonostante tutta questa confusione, vi riporto all'attenzione di questo "Best Of" che spero non vi inganni col nome di questa band. I WhiteSnake non c'entrano nulla e nemmeno si può dire che essi si rifacciano a loro, se non in casi sporadici.
Un disco che andrebbe acquistato per poter apprezzare le capacità compositive di questi cinque rockettari che hanno voluto "regalarci" un "best of" per poter avere, tutto il meglio, in un acquisto solo. Speriamo solo in una reunion al più presto!
Marco Paracchini

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CRUEL INTENTION Production® 2000