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The SPACEBITCH
“No Rebound”
Promo - 2001
**** 7 ***
Ad essere sincero incomincio ad essere stufo di tutti questi gruppi scandinavi che alla lunga mi sembrano tutti uguali. Ad esempio questi cinque svedesotti avrebbero tutte le carte in regola per avere successo, ma a mio giudizio non sono altro che un clone dei vari HELLACOPTERS o BACKYARD BAIBIES: belle canzoni, dirette e incazzate, ma che purtroppo si assomigliano troppo e alla fine dell'ascolto non riesci a distinguere l'una dall'altra! Ripeto, l'album è bello, ma gli manca quel nonsoché per farli esplodere, infatti "Little Miss Pretty" e la title-track "No Rebound" avrebbero ben figurato in dischi come "Grande Rock" e anche le due cover "Jihad" (DAD) e "Pull The Trigger" (SUPERSUCKERS) sono belle, ma per il resto rimaniamo nella media.
Se siete amanti del genere, allora questi 34 minuti di r'n'r vi piaceranno sicuramente, al contrario, se anche voi vi siete un pò rotti della "scan-mania" tenetevi stretti i classici del genere e magari spendete qualche soldino per le bands italiane come i JOLLY POWER!
www.spacebitch.net
Sb_hoon@yahoo.com
Moreno Lissoni

BACKYARD BABIES
“The Clash”
BMG - 2001
***** 9 ****
“The Clash” è a mio avviso uno dei pezzi più riusciti del recente “Making Enemies is Good” (lo avete visto il video? Davvero niente male!), forte di melodie azzeccatissime e di un bel chorus scuoti chiappe. Ma la vera chicca sono le 2 bonus tracks, roba da fare correre a nascondersi tutti i plastic punks e i metallari che erano presenti al recente concerto di Milano! (sowwwy se ho mancato la recensione ma mi sarei attirato maledizioni ben peggiori di quella degli HAPPY REVOLVERS!) Anyway, chiuso il siparietto. “Three Wise Monkeys” (cool title!!!) è una bella punk song bastarda il giusto che sembra saltata fuori da Total 13, anche se i suoni sono molto più controllati. La vera sorpresa è “Fashion (Changes With You)”, con i ‘babies in forma davvero strepitosa. Una linea vocale accattivante, un bridge corale spruzzato dal wha-wha e un chorus pazzesco, innodico, diviso tra le voci di Dregen e Nicke.
Come se ce ne fosse bisogno, i BACKYARD BABIES si confermano la punta di diamante della scena svedese. E non è poco!!
By Simone “Wise Monkey” Parato

OZZY OSBOURNE
"Down to Earth"
2001 Epic/Sony Music
**** 8.5 ****
Chi mai immaginava che, finalmente, il disco di Ozzy, arrivasse dopo 6 anni sul mercato? Personalmente credevo che non se ne sarebbe fatto nulla. Le voci maligne parlavano di tre produzioni scartate a priori ed altrettanti produttori, cacciati via. Musicisti scartati, riutilizzati, ricontattati... insomma un disco che non è "l'originale" post-"Ozzmosis".
Dalle decine di "band" selezionate minuziosamente, sono passate poi alla soluzione del mitico Zakk Wylde (ch), Robert Trujillo al basso e Mike Bordin alle pelli. Insomma, una "composizione" funzionale ed alquanto eccentrica visto che, sono stati utilizzati solo come musicisti e non come compositori. Tim Palmer (mixerista di talento che ha lavorato anche con U2 e il ns compaesano Pelù Nda) ha utilizzato il satanico "marchio" di fabbrica di Ozzy, cimentandosi in quasi tutte le songs, come compositore. Anche Marti Frederiksen (un Desmond Child del nuovo millennio... vedi ultimi Aerosmith NdA) è del giro e, come potrete capire, l'effettiva originalità (tale o presunta) del vecchio Zio del Metal è stata impropriamente smantellata e ricostruita per stare al passo coi tempi.
Produzione che, comunque, non definisce un cambiamento devastante, rimanendo pressoché fedele ai canoni di stile che il nostro dinosauro (rimesso in piedi da cure e stra-cure contro alcool e droga e, liftings per il viso ormai cadente già da qualche annetto NdA) ha sempre dimostrato sui dischi precedenti. Undici canzoni all'aroma BLACK SABBATH mischiato alle produzioni degli Scandinavi JEKYLL&HYDE, dando quindi un veloce colpo d'occhio a filtri sonori in voga in questi ultimi tempi. Un album carico di energia e positività oscura, degna compagna di sorte del cantante più nominato nella decade degli Ottanta.
Lui si può permettere più di 110 denunce da parte di singoli cittadini, sette cristiane ed, addirittura da Stati americani che ne hanno vietato l'entrata di concerti suoi nei (tanti) anni passati. Un pre-Marylyn Manson, il Vero ed Unico Provocatore che la Storia del Rock pesante ricordi e vanti. Insomma, il disco andrebbe comprato solo per il nome... per l'originalità beh, quello è un altro discorso...
www.ozzy.com
Marco Paracchini

AXXIS
„Eyes of darkness‰
2001 Massacre Records
**** 7 ***
In tempi di grandi reunions di grupponi (e non) del passato ecco rispuntare anche il nome dei veterani crucchi AXXIS. Un album aspettato a lungo e sonorità ricercate da tempo anche se, personalmente, credo di aver atteso un po' inutilmente.
Non siate prevenuti, comunque, dalle mie iniziali parole. I nostri cinque rockettari vogliono stupire (o magari attirare di più la gente all'acquisto NdA) con "effetti speciali": dodici canzoni, una bonus track, un videoclip e, udite udite, un gioco per pc chiamato "Rockmine, the Axxis game". Vi chiederete che razza di gioco sia ma io non Vi posso dar la risposta; nel mio già zoppicante pc, un gioco in cui ti avvisano di stare attento ai virus che al 99% intaccheranno il tuo fidato amico elettronico, ho detto "no, grazie"... cmq la curiosità è parecchia e, quindi, presto o tardi mi cimenterò.
Al di là di questi inutili dubbi, passiamo a ciò che ci importa veramente ed entriamo negli scuri meandri che fanno di questo album, un disco rovente e cupo. "E.o.D." sembra il successore di "Chameleon" degli HELLOWEEN quindi, se siete allergici alla Zucca germanica, statene alla larga. Bernard Weiss sembra aver rubato, per l'occasione, l'ugola a Michael Kiske, dando così l'impressione di restare proprio nel sound-edition dei sopraccitati. Il song-writing è buono, i passaggi molto potenti sebbene la melodia non sia stata dimenticata ed utilizzata in più occasioni... insomma, un cd ben strutturato e ben prodotto, parallelo anche ai GAMMA RAY più melodici, senza contare la seconda traccia "Wonderland", distante da tutto il contenuto del cd, proponendo un hard rock frizzante e divertente con rivisitazione ai settanta.
Se avete dei risparmi da parte, pensateci su... magari il pc-game è veramente "grande"!
www.axxis.de
Marco Paracchini

JOE LYNN TURNER
"Slam"
2001 MTM/SPV
**** 7 ***
Sorpreso ed un poco deluso da questa produzione, mi chiedo che gli sia passato per la testa all'ex Rainbow, dopo un'egregia produzione con la magnifica Rock Opera NOSTRADAMUS, a cimentarsi in queste dodici canzoni insipide e mal distribuite nel cd. Magari sarò superficiale ma credo che chiunque, amante di un singer d'eccezione come lui, si aspettasse qualcosa di più. Oddio, l'album non fa schifo, ben inteso e la produzione è pressoché ottima ma, quello che non funziona è il song-writing. Moscio e debole in molti punti, non fa decollare "Slam" (...peccato visto il titolo...hee... hee... no eh?ok!). Il nipponico Kajiyama (chitarrista e compositore) ce la mette tutta per stare dietro ad una celebrità come Joe, senza comunque dare il tocco magico che servirebbe in una produzione un po' scontata come questa.
Prolisso e trasformatosi in uno screamer di classe, J.L.T. annoia e non convince. Lascia, comunque, sempre di stucco, con certe sue spontanee capacità di catturare l'attenzione con la sua splendida energia vocale. Ora tocca a Voi ascoltare, magari ne carpirete qualcosa di più. Lo spero.
www.joelynnturner.com
Marco Paracchini

PERIKOLO GENERIKO
"Tra sogno e realtà"
1999/2000 Perikolo Generico/HMC Recordings
**** 7 ***
Introduco il discorso, dicendo che le scale di voto, tra gruppi famosi e gruppi emergenti, sono parallele. Giustifico, quindi, la parità di voti dati a star e/o gruppi recensiti precedentemente. Detto questo procedo con la recensione di un gruppo emiliano [ per l'esattezza da PortoMaggiore (Fe)] davvero coraggioso. Amanti del canonico Hard&Heavy del passato, lo riesumano con la bella intenzione di proporlo in italiano.
La loro missione riesce in pieno seppur, in certi momenti del cd, non è molto chiara la direzione artistica dei cinque rockettari. La via intrapresa da questa band, attiva dal '98, si rifà a grandi gruppi del passato riesumando, come dicevo, sonorità à-là IRON MAIDEN mischiati ai MOTORHEAD. Certo, le coordinate italiane, ne fanno un "piatto" commestibile ai tanti che hanno amato anche i TIMORIA, i KARMA (non quelli di Goran Edman! NdA) ed i primissimi LITFIBA e, per chi li conoscesse, vicine anche ai giovani gruppi piemontesi PHOOLAN DEVI e ACROFOBIA (questi ultimi, scomparsi dalla scena nel '96). Il cd contiene otto tracce, più un brano edito in versione acustica. La produzione, altalenante, non aiuta molto il combo italico seppur, a volte, ne esalti addirittura le doti. La voce di Max Montanari assume tonalità forti ed emulative e, credo, necessiti di un miglioramento melodico in determinanti passaggi, a volte perso nei propri urli e contro-cori non sempre all'altezza. La parte ritmica, affiatata ed energica, è rappresentata da Riccardo "The Palmer" Manzoni (basso) e Massimo Bucchi (batteria).
Buono anche il lavoro dei due chitarristi Denis Gamberoni e Paolo Brunelli che si cimentano in riff al fulmicotone perdendosi per strada in acuti solos, non sempre all'apice dell'originalità. I P.G. vantano un buon curriculum e, contando che sono attivi da soli tre anni, c'è da dire che hanno fatto tanta strada. Se siete interessati a scoprire quante date e quanti concorsi hanno fatto e (soprattutto) cosa suonano, Vi invito a visitare il ricco sito www.perikologeneriko.com oppure, se volete acquistare il loro demo, scrivete all' ALKATRAZ Management alla casella postale 52, 44015 Porto Maggiore (Fe)... in via più celere scrivete loro a: perikologeneriko@inwind.it
Marco Paracchini

ARABIA
"1001 Nights"
Z Records 2001
***** 9 ****
Dopo aver inserito il CD nel lettore, la prima cosa che mi colpisce è il fatto che l'opener "The Heart Is The Lonely Hunter" mi sembra di averla già sentita e di primo acchito incomincio a credere che possa essere una cover, forse una vecchia composizione dei WHITESNAKE, ma con "Darkside Of Love" (dove spuntano gli HOUSE OF LORDS) la sensazione scompare per ripetersi con la terza traccia "Love Love Me Do", ma ancora non riesco a focalizzare la provenienza di tali songs.
"1001 Nights" è una bella ballata pomposa che mi ricorda molto quelle di JAMES CHRISTIAN, ma ecco che, finalmente, con il class metal di "Till The Day I Die" capisco chi cazzo sono questi qui: si tratta infatti dei 3/4 degli SCARECROW (T.J. Jordan, Bobby Marks e John Blaze), che nel 1991 pubblicarono un album per la Red Light e prodotto da Tom Werman all'insegna del classico hard rock a stelle strisce a cui seguì qualche anno più tardi, il loro secondo lavoro ("A Touch Of Madness"), un brutto esempio di grunge rock.
Orgoglioso della mia "scoperta" continuo ad ascoltare il CD ed ecco che la LEE ROTH-iana "So Tired", il mega ballatone "Runaway Renee", altro brano estrapolato dalla loro prima band, così come "Waiting" e la cover di chiusura "Brother Louie". La band di COVERDALE si fa ancora sentire nella movimentata "I Wanna Be King", mentre "Mariah" è una classica power ballad di matrice ottantiana. Nonostante la "furbata" il lavoro è veramente bello e lo consiglio a tutti gli amanti di WHITESNAKE ("1987" era), HOUSE OF LORDS e delle sonorità yankee di fine Eigthies. ...l'unica pecca di questo disco? Forse il nome visto i tempi che corrono!!!
Moreno Lissoni

RAIN
"Bigditch 4707"
autoprodotto
**** 8 ****
Questi emiliani, attivi sin dal 1980, ci deliziano con un class metal d'altri tempi, dove il roccioso hard rock ottantiano si mischia perfettamente a sonorità più strong à là DIO, MOTORHEAD, SAXON e DOKKEN.
Questi cinque rockettari, che non c'entrano nulla con il gruppo omonimo scandinavo, sanno il fatto loro. I dieci pezzi presenti godono di ampie melodie, sorrette da cori ed arrangiamenti degni di nota. Il singer, Alessandro Tronconi, sfoggia il meglio di sè, sebbene, parecchie volte, sia troppo indaffarato ad imitare personaggi del passato, senza troppo dare spazio ad una via melodica personale. Privo
di effetti e/o riverberi, ha comunque una buona dose di energia da vendere, ben accompagnato dalle chitarre al fulmicotone, che segnano l'apice in questo loro terzo album. Con un grande curriculum alle spalle, fatto di sudati live e demo precedenti (due, se non erro), i RAIN sono trascinanti e determinati a seguire questa via. Il voto, dato per la loro coerenza a questo genere ormai abbandonato da molti, risente anche dell'ottima produzione che ne fa di questo cd, un buon acquisto. Stupendo il mid-time "The gate" e il lento malinconico, segnato da "End of time", dove i ns cinque amici danno esempio di grande maestria.
Bigditch è del 1999 e, da segnalare, il grande aiuto nei solos che, alcuni loro amici (membri dei Crying Steel, 883 e Paola Turci -nda-) sfoderano in parecchie canzoni. Insomma, un piccolo-grande album destinato, ahimè, all'underground musicale che, meriterebbe, una piccola attenzione in più.
Scrivete a questi fottuti rockers a: rain.storm@tin.it oppure andate nei siti: www.risuono.com http://stage.vitaminic.it/rainE/
Marco Paracchini

FUORI USO
"Too Fast"
2001 - Promo single
**** 8 ****
Passo in avanti per i lombardi Fuori Uso con questo singolo di due pezzi all'insegna di un classico r'n'r stradaiolo di matrice scandinava con molti riferimenti agli Eighties. Non fatevi ingannare dal loro monicker, perché ci troviamo di fronte ad una graditissima sorpresa e nella travolgente opener "Big Shot Tokyo", non mi risulta difficile accostare il gruppo ai BACKYARD BABIES, mentre in "Goin' Fast" nonostante si respiri quell'aria di "già sentito" la band ci sbatte in faccia un gran bel pezzo in cui sono evidenziate le influenze ottantiane. Aspetto fiducioso le loro prossime mosse, perché se queste sono le premesse, in futuro avremo di cui parlare e... scrivere! CONTATTATE!
Magni Luca - Via Trento 53/a Capriate SG 24040 (BG) - ITALY
www.fuoriusoweb.com
info@fuoriusoweb.com
Moreno Lissoni

Q.E.D.
“Searching for adjective”
Ratneesh Kural/Indiepool Canada 2001
**** ****
Searching for adjective…..Titolo quanto mai azzeccato per questa four-member band proveniente dal Canada che mette a dura prova ogni mio tentativo di dare una seppur vaga connotazione stilistica a quanto proposto con il loro nuovo cd…sì perché lo spettro sonoro che abbracciano i Qed è talmente vasto da rendere difficile qualsiasi catalogazione; si passa dal progressive rock di “Shanti”, molto vicina ai Marrillion periodo Fish, al rock settentiano di “Ask the sun” dove emergono fortemente le origini indiane del singer Ra.
Da Rockettaro quale sono ho particolarmente apprezzato “In my head” e “Phooey” dove i nostri Qed alzano notevolmente il volume delle chitarre regalandoci due songs che mi hanno ricordato molto i Soundgarden e il mitico Iggy Pop.
L’influenza di Chriss Cornell & Co. si fa sentire di nuovo in “Kneel and Pray” e dopo esserci scatenati con il Punk’n Roll di “Mary” i Qed ci salutano con “Temple of Kicks”, per quanto mi riguarda l’episodio migliore dell’intero cd.
“Searching….” Contiene inoltre una sezione multimediale con i testi delle songs, link al sito ufficiale, biografie ed interviste ad ogni membro della band.
Al momento “Searching for adjective” è distribuito esclusivamente in Canada, ma chiunque volesse acquistare il cd può farlo attraverso il sito www.qedmusic.com oppure inviando una mail a bizinfo@qedmusic.com.
Umberto Sartini

TURI
"Insanity"
2001 - Escape Music/Frontiers Records
**** 8.5 ****
La prima domanda che uno si pone è: che razza di nome è per una band hard rock? Beh, la soluzione è immediata. Il dotato singer si chiama Michael Turi... risolta questa prima domanda, passiamo subito a ciò che interessa a Voi lettori avidi di notizie. L'Escape ha avuto un'ottima idea a lanciare sul mercato questi rockettari. I quattro americani ci danno dentro e, a differenza di quello che uno può pensare guardando le foto, questi capelloni non sono chiassosi, grezzi o drogati dal cuore mieloso, tutt'altro.
Con grande sorpresa ho continuato ad ascoltare brano dopo brano, rendendomi conto che questa band assume svariati modelli, di cui HENDRIX su tutti. Il sound è un rock dei settanta rivisitato in chiave ottantiana, mischiato però ad audaci cambi di tempo e di melodie. Non c'è una sola direzione e, quindi, sono costretto a cimentarmi in una scaletta di gruppi celebri che, vengono riportati alla mente ascoltando tutte queste dodici tracce. Posso dirvi che si inizia con "Train", incisiva rock 'n' roll song che pare essere stata uno scarto dei nuovi TNA. Si prosegue con la bluesy "Whiskey" che pare uscire da qualche lavoro della ERIC MARTIN BAND. "(tell me) Virginia" apre la melodia con un brano acustico degno di nota, dando il passo alla divertente "Sunday afternoon" che riporta alla mente i dimenticati COMPANY OF WOLVES. Più vivace e diretta appare "Pumble in the wind", rivisitazione dei più celebri SLASH'S SNAKEPIT. Rock sudato di umori settantiani con una strizzata d'occhio a LENNY KRAVITZ è la sesta "Still water", accopiata ad un altro pezzo sulla stessa scia:"Insanity". I MR BIG degli ultimi tempi sembrano i veri autori di "O.B.E." mentre una sorta di plagio da "Hey Joe" arriva con la nona traccia:"Castle". Si chiude con le buone prove di "faye", "Fade away" e "Memories" che chiude malinconamente il cd, lasciandoci sempre in compagnia di un sound che etichetterei quasi come un'energico west coast settantiano. Credo che Turi, Perez (ch), Kronenberg (bs) e MontesDeOca (dr) siano grandi interpreti di una musica che non li premierà come invece meritano di essere. Ah, occhio alla sorpresa alla fine della dodicesima!
Marco Paracchini

ZERO KELVIN
"Room 101"
2001 autoprodotto
**** 7 ***
Fuori un pò dalla portata dei glamster e dei party rockers in quel di Slam!, vorrei comunque dare spazio a questi Z.K. che cercano una via di uscita nel campo musicale suonando, con impegno, un carico heavy metal direttamente dalla scena degli anni ottanta. La scelta curiosa di mettere davanti ad un microfono una ragazza, dona invece un "nonsochè" di positivo a tutto l'album, composto da 5 tracce. Le influenze sono pressochè chiare (determinate anche dal c.v. a me inviato -nda-): si parte dagli IRON MAIDEN per finire a DIO. MEGADETH e KING DIAMOND fanno il resto. Se state leggendo queste righe è perchè Moreno è stato clemente con me e con i Z.K., quindi se siete interessati ad un pieno di energia metal, scrivete senza timore al chitarrista Barone Mirko, uno dei fondatori del gruppo. bamirko@libero.it
Marco Paracchini

UNITED ENEMIES
"A New Drug"
Power music - 2001
**** 8 ****
Con grandissimo piacere mi trovo alle prese con il nuovo singolo del four-pieces svedese degli United Enemies, nuovo progetto del singer Andy Pierce, in passato con NASTY IDOLS e MACHINEGUN KELLY. Accompagnato dalla bella Toril Lindkvist alla chitarra, dal bassista Andreas Sahlström e dal batterista Mattias Svensson ci presentano due nuovi pezzi di chiara matrice STOOGES.
Apre "A New Drug", un r'n'r punkeggiante non lontano da certi brani fatti dai BACKYARD BABIES e con quel nonsoché di SEX PISTOLS, segue "Love Destruction", dove i 70's e IGGY POP sono le vere colonne portanti della song. Non so voi, ma io non vedo l'ora di ascoltare il debut-CD!
Power Music/United Enemies - St: Knuts Torg 12 - 211 57 Malmö (SWEDEN)
powermusic@sdcsweden.se
Moreno Lissoni

MAB
"Mab"
2001 autoprodotto
*** 6 ***
Dalla Sardegna, arriva un trio femminile non poco incazzatello che ci propone un demo particolare, intriso di note sudate che vanno dallo
shock rock al cosiddetto "nu metal".
Sebbene siano solo sei tracce, le Mab indicano perfettamente la loro via musicale. Le influenze sono molteplici e, come dicevo, partono proprio da produzioni à là OZZY OSBOURNE sino ad arrivare al periodo post-grunge, epoca in cui, come sapete bene, i vari stili si assemblano l'uno con l'altro. Le tre ragazze sono qui a dimostrarcelo; punk melodico, trend metal e vivace rock settantiano sono linee fondamentali in questo secondo demo. Curiosa la scelta di fare tre pezzi in italiano e tre in inglese. Le particolari e sparute linee melodiche mi ricordano anche i nuovi DOKKEN e LANA LANE nei suoi lavori più recenti. Insomma, un disco distante dal genere di Slam! ma suonato e prodotto con audacia e tenacia quindi, il 6 del voto è da prendere solo ed esclusivamente per il fatto che il loro sound percorre una via parallela al ns genere.
Se volete farVi un giro nelle vie oscure e potenti di queste ragazze, brave e belle, allora non esitate a chiedere il loro demo a: MAB, Management&promotion, C.so Iglesias 27/11, 09013 Carbonia (Ca).
mabfemale@gsmbox.it
Marco Paracchini

SOUL DOCTOR
"Soul Doctor"
2001 Massacre Records/ Self Distribuzione
**** 7 ***
Stanco del grande successo coi Fair Warning, Tommy Heart si lancia in un nuovo progetto rockettaro di serie "A", accompagnato da J.D. (ex Bonfire), Chris Lyne (ch) e Zacky (dr). L'hard rock dei S.D. è trascinante, energico e ben arrangiato.
Le loro influenze si mescolano in un turbine di emozioni e riffs caldi e travolgenti, che riportano alla mente una sorta di incrocio tra diversi gruppi del passato e del presente. GOTTHARD, AC/DC, AEROSMITH e molto altro ancora, sembrano essere proprio un punto di partenza dei ns quattro amici crucchi che, per ben undici canzoni, non ci stancano neanche un attimo. Forse troppo prolissi in alcuni brani ("Before that night is over", "You're all that I want" e "Who will be there" su tutti...), il loro sound non tralscia comunque la melodia ed il buon gusto, regalandoci perle da gustare ad orecchie ben aperte.
La produzione è buona. In generale si può dire che la band sa il fatto suo ma, è vero anche che, se cercate in questi lidi sound dei vecchi gruppi di Tommy (V2 e Fair Warning, appunto) allora siete fuori strada. Il singer usa tonalità leggermente diverse ed anche il songwriting è decisamente distante anni luce dai precedenti lavori. Se avete qualche risparmio da parte, allora usatelo, in caso contrario, aspettate i "nice-price"!
Marco Paracchini

DAVID GLEN EISLEY
"The lost tapes"
2001 Frontiers Records
***** 10 *****
E, come promesso, la Frontiers ci regala "L'album" perduto di uno dei più grandi e, nello stesso tempo, dimenticati singer dell'AOR e del
Rock Sound degli eighties! Questo disco è una collezione di brani inediti, scarti dei Giuffria e materiale pre-House Of Lords. Le canzoni si muovono tra il 1987 e l'88 quindi, mi sembra ovvio che, le sonorità e le atmosfere sono quelle che più ricerchiamo. Avvolgenti ritmi e
tastiere calde ed energiche, ci buttano davvero indietro nel tempo! Lo stereo "sparerà" chicche come "Stand Up", intro dell'album che delinea subito le coordinate dell'album, con un pomp aor da brivido, seguito a ruota da "Are you ready", carica di chitarre potenti ed energiche strofe che fanno muovere il culo. Si prosegue con "Shot down in love" che non tradisce le aspettative e che lascia il posto alla bellissima "Don't turn away from love" che, insieme alla seconda traccia, ne valgono l'acqusito! Dopo questa piacevole parentesi si entra nei meandri della pre-produzione di quelli che sarebbero divenuti "House of lords" e, quindi, il via a diverse songs, disseminate qua e là nell'intero album. Si inizia con "Slip of the tongue" e, più avanti, si prosegue con "Jealous heart" e "Pleasure palace", mischiate ad altre inedite che fanno parte del repertorio di scarto dei DIRTY WHITE BOY. Insomma, credo di essermi spiegato abbastanza per farVi capire che questo non è un album qualunque. Gli appassionati dei GIUFFRIA e dei gruppi sopracitati non possono escluderne l'acquisto e, per chi non ha mai sentito nulla di queste bands...beh, forse questo disco potrebbe introdurVi a ciò che per anni Vi siete persi... Buy or Die.
Marco Paracchini

GINGER
I'm a lover not a fighter (single 1)
Infernal records – 2001
*** 6.5 ***
Il poliedrico leader di WILDHEARTS e SILVER GINGER 5 sembra non esaurire mai la sua vena compositiva, e questa nuova uscita ce lo conferma: 12 singoli, uno al mese, per un totale di 36 brani inediti entro un anno.
Il progetto stavolta è targato semplicemente 'Ginger', e promette di variare in tutti i campi del rock'n'roll, spaziando dal country al punk, passando per il pop e le ballate. Il primo assaggio promette bene, anche se alcuni potrebbero lamentarsi di una produzione sottotono o di un sound diverso dal solito Ginger.
Se la prima critica può essere fondata, la seconda è fuori luogo, visto che lo scopo del progetto è proprio quello di riservarsi totale libertà compositiva.
La title track è un brano di puro R'n'R originariamente scritto per gli amici BACKYARD BABIES, con l'idea che fosse Dregen a prestare la voce. Il secondo pezzo, “Don’t Let Me Die Lonely”, è una ballata un po' atipica con un bridge che sembra quasi omaggiare “Bohemian Rapsody” dei QUEEN, mentre la chiusura è affidata al pezzo migliore della triade, un divertente brano pop-oriented con un chorus irresistibile e un curioso titolo come “Thailand Uber Alles”, nel quale Ginger ironizza sulla sua spiacevole esperienza di qualche anno fa in un carcere thailandese, quando fu sorpreso in stato di ubriachezza e con la Visa scaduta (?!?) e per questo arrestato.
Special guests in questo primo episodio i due ex-Wildhearts CJ (guitar) e Stidi (drums) (protagonisti anche della sfortunata reunion di questa estate), mentre al basso suona Jon Poole, compagno di avventure nei Silver Ginger 5.
Giorgio Venturati

GINGER
Grevious Acoustic Behaviour
Infernal Records - 2001
**** 9 *****
Il 24 agosto del 1998, dopo un anno dallo scioglimento dei WILDHEARTS, Ginger tornava ad esibirsi per la prima volta e lo faceva davanti ad un ridottissimo e fortunatissimo numero di fans, riuniti in un piccolo locale di Londra, il 12-Bar. Con sé una chitarra acustica e il vecchio amico Willie Dowling, ex Wildhearts e HONEYCRACK). Esce adesso questo doppio cd, che riproduce fedelmente il suono e lo spirito di quella serata, conservando la sincerità e l’originalità di un bootleg e riportandoci senza tagli ogni nota, ogni respiro e ogni risata. Tanto che gli scambi di chiacchiere con il pubblico tra un pezzo e l’altro sono presenti come tracce a sé, spesso lunghe anche 5 minuti. Sentiamo il cellulare di Willie suonare durante un brano, sentiamo Ginger introdurre alcune gradite special guest come gli ex Wildhearts Danny McCormack, Richie Battersby e CJ, sentiamo la richieste del pubblico (“Shitsville” acustica?!?), sentiamo i pugni sul tavolo, sentiamo Ginger offrire da bere a tutti, e sentiamo chiaramente il tasso alcolico salire gradualmente man mano che ci avviciniamo alla fine dei due cd. Ma soprattutto sentiamo ottimi pezzi, come le inedite “Inside Out” (ripresa poi dai Silver Ginger 5) e “Reinventing The Wheel”, o come le cover di “If I Had You” dei Korgis e “Hard Luck Woman” (bellissima!). La scaletta offerta da Ginger è varia e imprevedibile, tanto che ripesca dalla polvere in cui è rimasta per 10 anni la prima ballata scritta per i Wildhearts e mai registrata, quella “Church Of The Broken Hearted” che alla fine è passata nelle mani (anche qui) dei Silver Ginger 5. Si alternano altre vecchie gemme piuttosto sconosciute, come “Tom Take The Money”, “Sky Chaser High” e “Bad Time To Be Having A Bad Time” ad altri brani più noti come “In Lilly’s Garden” e “Jonesing For Jones” (tratti da “P.H.U.Q.”), senza dimenticare l’improbabile ma ben riuscita versione di “Nita Nitro”. Assolutamente da segnalare “Dreaming In A” (qualcuno se la ricorda su ‘Don’t Be Happy Just Worry”?), “Geordie In Wonderland” e la struggente “29 x The Pain”, cantata da tutto il pubblico come un inno. Chiude il tutto una rivisitazione country della classicissima “Caffeine bomb”, davvero da sentire. Niente da dire: un bell’esempio di come il r’n’r possa essere ancora onesto e divertente. E non stupitevi se avrete la sensazione di sentire nell’aria odore di birra e sigarette…
www.scuzz.com/ginger
www.changesone.co.uk
Giorgio Venturati

HARDCORE SUPERSTAR
"Thank You (For Letting Us Be Ourselves)"
promo - 2001
**** 8 ****
Quando ho brevemente incontrato Jocke Berg al concerto degli AC/DC a Torino il simpatico frontman degli HARDCORE SUPERSTAR mi aveva accennato a un cambiamento nel loro sound, ma in tutta onestà non mi aspettavo una svolta così marcata. Intendiamoci, questo disco farà schifo ai metallari, quelli che ragionano (?!) in termini di “chitarroni e doppia”, ma questo è già un motivo per farmi apprezzare ancora di più questo “Thank You”! Dunque se per voi la parola “pop” è un insulto… beh, non vi sforzate più di tanto, tanto non potrete mai capire! Finalmente la chitarra di Silver Silver suona, e suona dannatamente, forte di una distorsione calda con la manopola del gain al minimo e di un riverbero decisamente seventies. Per tutto il disco fanno capolino le sorprendenti influenze degli AEROSMITH (ascoltate la voce di mr. Berg in “Wimpy Sister”!), mentre alla traccia numero quattro vengono in mente… i VAN HALEN, e, non so se è una mia fissa, ma “Significant Other” mi ricorda un casino certe cose dei VAIN… insomma il tutto suona molto 80’s, anche grazie a una produzione molto pulita, e il songwriting seppellisce drasticamente le (pur buone) song di “Bad Sneakers…”. Gli HARDCORE SUPERSTAR non hanno più bisogno di andare sempre ai 200/h, e si scoprono a proprio agio in ottime song come “Shame”… e non inorridite se gli archi di “Dear Old Fame” ricordano spudoratamente gli SMASHING PUMPKINS del fratellino di Vicky, perché qui siamo di fronte all’ennesima buona canzone! Sia lode dunque agli svedesi, coraggiosi nell’intraprendere questa svolta più soft e furbetti abbastanza da non seguire le diverse strade già battute con successo dai cugini HELLACOPERS e BACKYARD BABIES.
Simone Parato

MONKEYHEAD
"Monkey Head"
Frontiers Records 2001
***** 9 ****
E' proprio in questi giorni uggiosi e tristi che una buona dose di sano hard rock, guarisce ogni sorte di tristezza! Undici canzoni al peperoncino, undici chicche da gustarsi a pieni polmoni e con le orecchie bene aperte. Simon Davies (Vc), Jason Hook (ch e produt.), Paul Bartel (bs) e Steve O (dr) dirigono un album pieno di belle melodie e riff di facile presa per tutti gli amanti del genere. Nelle retrovie c'è anche un certo Beau Hill (Winger, Warrant e molti altri...) che cura con estrema saggezza la produzione esecutiva di questo bell'album. I monkeyHead non deludono le aspettative: il loro sound è snello e pulito, le chitarre si intrecciano in riffs apprezzabilissimi e la loro energia può essere ben essere messa in parallelo a grupponi quali WARRANT, ENUFF Z NUFF, WINGER e perchè no? Pure ai BON JOVI del tempo che fu. E' proprio "Morphine" che ricorda lontanamente l'indimenticabile "Bad Medicine" dei sopracitati BJ. Ma le loro capacità e qualità vengono intraprese in ogni songs, segnalando tra le molte, "The one that makes you crazy", che apre il lavoro, la dolce ed acustica "Temptation", la trascinante "Anything for money" e la simpatica "Adriana". Buon esempio di classe rock dimenticato colpassare del tempo. Questi americani non ne vogliono sapere del tempo trascorso da quegli anni e quindi non resta altro da fare che prendere ed ascoltare il cd per quello che è, un chiaro tributo a quei tempi oramai lontani.
Marco Paracchini

ROXX GANG
"Bodacious Ta Tas""
Perris -2001
*** 5.5 **
Il the best dei Roxx Gang?! Ma a chi cazzo può servire?! Ero un fan della band di Kevin Steele, ma dopo gli ultimi due albums, mi sono ricreduto e ho incominciato a pensare che la vacchiaia stia facendo brutti scherzi al lungo crinito vocalist americano. Ok, ci sono gli hits della band come "No Easy Way Out", "Red Rose" o "Scratch My Back" o le migliori songs estrapolate da "The Voodoo You love" ("Hot For Love", "Daddy's Farm" e "Time Bomb") e le discrete "Who's Been Driving My Cadillac?" e "Too Cool For School", ma per il resto non ci siamo proprio! "Strawberry Wine" estratta da "Old, Borrowed And Blue" sembra la classica song ripescata in qualche vecchia cassetta, dopo che è stata scartata più volte, stesso discorso vale per l'orribile blues rock di "Mojo Gurus". I fan si possono consolare con la bonus track "Spoonful", uno street rock con venature southern e con la traccia interattiva del video di "Star Trip", che con l'astuto utilizzo di belle gnocche mettono in secondo piano una canzone assai deludente.
www.roxxgang.com
Moreno Lissoni

NAME YOUR POISON
"A Tribute To Poison"
Perris -2001
**** 8 ****
Dopo il deludente tributo prodotto da Bret Micheals, ecco che ci pensa il buon Tom Mathers e la sua Perris Records a realizzare un prodotto che non deluderà sicuramente i fans della band, perché grazie ai musicisti che ci suonano, le versioni delle songs sono molto simili alle originali. L'inno "Talk Dirty To Me" è interpretata egregiamente dall'ex PRETTY BOY FLOYD Steve Summers, così come il ballatone "I Won't Forget You" e l'hit "Fallen Angel". Steve Rachelle (TUFF) canta su "Look What The Cat Dragged In", mentre Derek St. Holmes (TED NUGENT) ci regala una bellissima versione di "Something To Believe In". E' invece Rick Ruhl (EVERY MOTHER's NIGHTMARE) ad esibirsi nella classica "Every Rose Has Its Thorn" e "#1 Bad Boy", ma sinceramente preferisco di gran lunga le originali, al contrario l'ex TYGERTAILZ Steevi Jaimz, riesce a non rovinare la spassosa "Cry Tough". C'é anche l'ex vocalist dei CHERRY STREET Wes Kimball ("Nothin' But A Good Time") e Mike Pierce degli EROTIC SUICIDE ("I Want Action") che suggellano due buone prove e danno quel nonsoché di stradaiolo alle songs. Poison fans, non potete farvelo scappare!
Moreno Lissoni

HURRICANE
"Liquifury"
Frontiers records 2001
**** 8.5 ****
Grande ritorno per questi hard rockers duri a cedere! Dopo una miriade di mesi ed anni nel silenzio più disparato, gli Hurricane (con la presenza originale del solo singer e drummer) si ripresentano con un album denso di rock e melodie che sarà difficile escludere dalla propria lista dei cd. Kelly Hansen è sempre in forma e, come lui, anche Jay Schellen che non vogliono assolutamente far dimenticare ai loro fans che loro ci sono ancora e che il suonare con una certa maestria è il loro lavoro. Dieci canzoni ed un intro simpatico fanno di "Liquifury" il degno successore dei loro precedenti e lontani albums. L'energia non manca e nemmeno i buoni arrangiamenti,che ne decretano un ottimo disco, seppur non originalissimo nei contenuti.
Accompagnati da Sean manning (Ch) e Larry Antonio (Bs), i rinati HURRICANE non "puzzano" di "vecchio" e nemmeno sembrano volersi accostare a tutti costi al loro passato. Il lavoro effettuato vanta notevoli miglioramenti. Anche il song writing assume tonalità più al passo coi tempi che non ai soliti clichè. Non capite male, però. Non ci sono modernismi, ben inteso, solo si denota la maturità intrapresa dai due rockettari in questione che sembrano aver raggiunto il loro apice. I testi sono interessanti, tranne le solite e scontate ballad (in questo caso "In my dreams") ed il sound spazia dai seventies ai primi anni novanta. Un album svelto e fluido, che non annoia nè esalta all'ennesima potenza ma, rappresenta una sorta di cocktail ben calibrato senza alcun punto a sfavore. Buona anche la produzione... che devo dire di più?
Marco Paracchini

SHAKRA
"Power Ride"
Point Music 2001
**** 8 ****
Gesù! Questi svizzeroni, a furia di mangiare cioccolato e bere amari elvetici, si fanno particolarmente prendere dal gustoso e grezzo hard rock targato AC/DC e GOTTHARD dei primissimi tempi. Giunti al loro terzo capitolo (dopo un secondo disco non particolarmente fortunato), questo quintetto non sembra volersi arrendere alle mode effimere ed ai cambi "stagionali" che qualche gruppo non perde mai occasione di fare e, quindi, ci deliziano con dodici traccie al limite del possibile, con riff spacca timpani, batteria rimbombante e basso cadenzato, senza contare la stridula ma affascinante voce del dotato Pete Wiedmer.
Se avete avuto modo di ascoltare i loro precedenti lavori, non devo dunque descriverVi ciò che in questo disco fanno perché il sound...non è mai cambiato! Coerenti sino all'inverosimile, il combo svizzero non ha intenzione di seguire l'esempio di qualche altro collega e la Point Music non è certo l'etichetta che può obbligarli a cambiare anche solo una virgola del loro song writing. Dunque, amici lettori di Slam!, l'unica cosa che posso dirVi è che il loro sound è veramente qualcosa di roccioso, furioso e devastante. L'Hard Rock nel senso stretto della parola, non manca anzi, a lungo andare, i nostri eroi annoiano anche un pò. Forse l'eccessiva dose di violenza e la totale mancanza di pezzi melodici (esclusa l'ultima canzone "Take my hand"), fanno di questo album un passaggio di storia che può essere comunque superato senza grandi perdite nella nostra vita quotidiana. Degni comunque di essere paragonati ad un vero e proprio gruppo immortale, vista la loro esclusiva devozione a questo genere, non faccio altro che terminare la recensione dicendoVi che, se avete bisogno di caricarVi prima di andare al lavoro, allora questo è il disco che fa per Voi. Se amate le aperte melodie, statene alla larga. Pubblico avvisato...
Marco Paracchini

JERRY NUNDO
"Hard Money"
McC Music, Inc. 1998/2001
**** 7 ****
Undici songs e quasi 44 minuti di blues rock per questo datato rockers di Chicago che ha iniziato la sua attività nei clubs del midwest e Canada. Il lavoro è ben prodotto e si alternano pezzi R&B come "What's The Matter Baby?" o "You Can Depend On Me" e altri di impronta blues rock a-là GARY MOORE o HUEY LEWIS & THE NEWS come nella ballata "Evil , Lying Woman" o "Everybody's Got A Little Soul".
Altri pezzi molto interessanti sono le rockeggianti "Hard Money" e "Things Still Rock", il bluesaccio di "Low Down Vagrant Blues" e la spagnoleggiante "Chooco-late". Per contatti: www.mccmusic.com
Moreno Lissoni

JK NORTHRUP
"JK Northrup"
Melodic Mayhem Music 2001
**** 8.5 ****
Potenza a gò-gò sotto l'insegna del sound targato WHITE SNAKE (epoca "Slip of the tongue") e XYZ. Questo disco, ripescato da una produzione di un decennio fa, propone 11 tracce di gustoso hard rock, senza particolari arrangiamenti e senza virtuosismi maniacali. Jeff Northrup (ch) e Johnny Edwards (vc), si gettano a capofitto in queste songs dal sapore retrò, aiutati da Glenn Hicks (dr) e Larry Hart (bs), senza contare l'apporto co-produttivo di un certo (!) Ronnie Montrose. "Fire and Water", "Sheila", "The west" e "Outside looking in" ripercorrono al meglio proprio le coordinate dei due gruppi sopracitati mentre le melodiche "Ready for the rain" e "She's waiting" mi ricordano, in sparuti momenti, i BON JOVI di "New Jersey". Un album pieno di energia, collocato purtroppo in un'epoca non particolarmente incline ad apprezzarne le qualità. Nella viva speranza che la "divina giustizia" guardi giù dal cielo, magari e, solo in quel caso, i Northrup farebbero sicuramente un altro tipo di strada, quella del successo. Sino a quel momento saranno solo rockettari immersi nel mondo dell'underground musicale, nascosti dalla densa nebbia portata da queste mode insipide che tendono a nascere e morire nel corso dello stesso anno...
Marco Paracchini

MELODICA
"Love Metal"
Frontiers Records 2001
**** 7.5 ***
Introducendo il discorso, dichiarando senza mezzi termini, l'amore che ho provato e proverò per i DANGER DANGER, dico che episodi così, sinceramente, potevano essere evitati. Quali episodi? Beh, innanzitutto, la spesa di 38 carte per questo cd che ne vale meno della
metà, poi per una serie di cose che cercherò di spiegarVi nel corso della recensione. Ted Poley e l'annoiante Gerard Pichler, tornano con un terzo album dopo i deludenti "Long way from home" e "Usacoustica", senza trovare ancora qualche spunto che li decreti portabandiera di un genere ormai sepolto. Le undici canzoni presenti sono deboli sotto ogni punto di vista ma, togliendo tanto di cappello a chi come loro continua sulla propria strada, trovo che "Love Metal", sia solo un cd pieno di energie sprecate e gettate al vento. Voglio avvertire coloro che seguono ancora i DANGER DANGER, che i tempi sono cambiati e l'ascoltare le ultra melodiche tracce, il guardare le ridicole e brutte foto del booklet, non porteranno nessun tipo di emozioni, se non quella di farVi prendere sonno durante l'ascolto. Gradita anche la presenza di Tony Harnell (TnT, WestWorld), che duetta per pochi secondi con "l'appesantito" Ted, la mano veloce di Levi Springler al basso e la sufficiente prova di dimestichezza con la batteria data dal veterano Jonathan Mover. Insomma, per finire, posso solo dire che è un bel disco, in perfetta sintonia con le ultime melense produzioni targate Frontiers, degno magari anche di essere acquistato ma, solo se siete davvero fans di Ted Poley e dell'austriaco "Super G" Pichler. Only for AoR's maniacs... Do you understand?
Marco Paracchini

TKO
"In your face and up your ass!"
Metal Mayhem Music 2001
** 3 *
Permettetemi di sconsigliarVi questo inutile double set cd, decisamente fuori luogo, dispendioso, orribile e mal prodotto. Chi tra Voi conosce questi TKO (Below your belt del '86 ne è forse l'unico esempio degno di nota -nda-) certo sanno a cosa vanno incontro e magari ne illumineranno gesta e sonorità ma, chi tra Voi non dovesse conoscerli, bene, non iniziate da questa ristampa. I cd, entrambi prodotti e NON messi sul mercato nel lontano 1981, risentono del tempo che fu. Non male direte, certo, il rock era rock e basta ma, ristampare un cd con otto tracce in studio (abbastanza noiose e mal interpretate), due demo version e due canzoni live non bastavano neanche se il cd costava 9.900 £it. Per non parlare del scialbo cd live che accompagna questa "astuta" (?) mossa commerciale, fatto in qualche scantinato universitario in quel di Seattle, privo di emozionanti rivelazioni sonore e canterine.
Brad Sinsel (vc) lasciò i TKO neanche un anno dopo queste performances e si divertì a riutilizzare lo stesso nome con membri diversi e sonorità meno rudi e grezze dei demo precedenti. Dunque, non so quanto essi siano così importanti da nominare nella Storia del Rock, i loro dischi non sono mai entrati in classifica ma, al di là di questo, i loro prodotti non sono mai entrati neanche negli animi di molti.
Avranno sicuramente avuto un'importanza degna di nota nella loro città, saranno stati pure le muse ispiratrici di gruppi grunge (così dicono le note all'interno del cd -nda-) ma ciò non giustifica la distruzione del salvadanaio per questa zoppicante produzione. Non mi attacchino i fans di questi rockers, non ce l'ho con loro ma, anche Voi, siate più razionali...
Marco Paracchini

BRITNY FOX
"Long way to LIVE!"
Spitfire Records 2001
**** 8 ****
Ascoltare i B.F. oggigiorno è un poco strano, no? Ebbene, smentite ormai ufficialmente le voci della loro disfatta, si ripresentano con un nuovo cd totalmente live, per la gioia dei tanti (pochi?) fans rimasti.
Registrato negli States l'anno passato, i B.F. ci deliziano di suoni impeccabili e produzione ottimale, per una sorta di "rimpatriata" coi vecchi fans. Quattordici tracce che riassumono quasi tutto l'album di "Bite down hard" ma che non lasciano rimpiangere le belle "Girlschool" e "Long way to love", prese nei dischi dove ancora la voce di Tommy Paris non v'era. Dee, Kelly Smith, Childs e Paris non deludono le aspettative. I suoni sono al 100% quelli di una volta, errori inesistenti, urla spaccatimpani, registrazione, come dicevo prima, ottimale...insomma un album non imperdibile ma sicuramente consigliato. Se volete fare il pieno di energia, col carburante chiamato Britny Fox, non perdetevi il quarto capitolo di questa band!
Marco Paracchini

BRITNY FOX
"Long way to LIVE!"
Spitfire Records 2001
**** 8 ****
Dopo lunghi anni di silenzio tornano a farsi sentire i B.F., un'altro dei tanti nomi che hanno marchiato la scena '80s, con questo live album al fulmicotone, seguito, si spera, da una nuova inedita release. La line up è quella dell'ultimo disco, "Bite Down Hard" e i quattro rokkers ci danno dentro senza tregua: "Six Gun Loaded", "Lonely To Long", "Closer To Your Heart", l'inedita "Turn On", disponibile fino ad ora solo tramite una compilation della Nintendo, "White Knuckle Scorin", l'immancabile guitar solo, per finire con la classica "Girlschool" e "Midnight Moses". Quattordici classici per un'altro attesissimo ritorno. Speriamo non si fermino qua.
Gianluigi Rossetti

WASP
"Unholy Terror"
Sanctuary Records 2001
**** 8 ****
Dopo la parentisi live di "The Sting", registrato al Key Club di LA, eccoci alla nuova proposta discografica della band capitanata, come sempre dal mitico Blackie Lawless. Ancora una volta i 5 propongono il classico WASP style, quindi non avete nulla da temere in quanto a possibili contaminazioni sonore di stampo moderno. Naturalmente si parte in quarta con "let it roar" e da qui è un turbine di energia: "hate To Love Me", "Raven Heart", "Locomotive Man", "who Slayed baby Jane?", fino alla conclusiva "Waysted White Boys". Dopo "Helldorado", ancora una superba manciata di ottimo r'n'r! Questa volta Blackie se la prende con questioni di natura religiosa e non solo, un calcio sui denti del falso perbenismo/buonismo nell'ormai tipico stile del gruppo. Comprate, comprate!
Gianluigi Rossetti

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