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THE LAST ACT
"The Last Act"
Black Pearl Records - 2000
*** 7 ***
Niente male questa band canadese capitanata dai fratelli Larsen, che propongono all'ascoltatore un buon class metal melodico. Le songs si basano molto sul lavoro alla sei corde di Jeff Larsen che riesce a coinvolgere l'ascoltatore grazie a una serie di riff ed assoli di pregevole fattura. Mi viene difficile fare dei paragoni con band più celebri, ma secondo il mio parere i Last Act non sono molto lontani dal classico hard rock americano di fine anni '70 inizio '80 (tipo STARZ e ACE FREHLEY) con un pizzico di class metal di metà Eighties. Un pò datato per i miei gusti, ma senza dubbio un buon prodotto!
http://www.thelastact.com

J.D. BRANDSHAW
"Caught In The Act"
Acacia Entertaiment - 1998
**** 8 ****
4 songs cd per questo virtuoso della 6 corde americano, con oltre 15 anni di esperienza alle spalle ed un background musicale composto da ACE FREHLEY, VINNIE MOORE, MALMSTEEN e SATRIANI. Il cd si apre la la strumentale "Coolin' Out" che mi riporta alla mente l'album "The Extremist" del già citato SATRIANI, mentre "Beltane" viaggia su territori classici di scuola IMPELLITTERI. Con "All The Way" abbiamo la possibilità di sentire anche la voce di J.D. cantare un pezzo di classico heavy rock ottantiano, mentre con la conclusiva "Blue" emergono le influenze blueseggianti in stile KOTZEN/SARACENO.
PO Box 123 Wachapreague, VA 23480 (USA)
sixstringfever@yahoo.com
Moreno Lissoni

GOTTHARD
"Homerun"
BMG - 2001
***** 9 ****
Ne è passata di acqua sotto i ponti dai primi dischi di questi svizzeri d'acciaio ma la loro voglia di far sentire quello che hanno da dire non manca mai. Quest'anno sono di nuovo presenti con un nuovo album pieno di sorprese e con annesso un piccolo calendario di date tra la Svizzera e la Germania. Chris Von Rohr (ex Krokus) è ancora nelle file produttive per il combo di Steve Lee, che come dicevo non sembrano aver voglia di abbandonare la loro bravura nel comporre brani rock. Peccato però che con "G." abbiano chiuso definitivamente le porte al suono roccioso e "whitesnakiano" dei primi albums, anche perché qui ci si ritrova di fronte ad un disco molto vicino alle sonorità dell'ultimo "Open". Si inizia con un intro per passare alla delicata e bonjoviana "Everything can change", che per certi passaggi mi ricorda qualche lavoro dei NELSON.
"Take it easy" ripercorre il pop degli ottanta, essendo una cover del 1986 che poco ha a che dividere col resto dell'album e dell'intera discografia dei Gotthard."Light in your eyes" è una via di mezzo tra i BONFIRE degli ultimi tempi e gli SCORPIONS dei primi novanta. La ballad pianistica non può mancare e "Heaven" ne è l'esempio lampante, dandoci sensazioni dolcemente retrò, per non parlare dell'acustica "Lonely people", miscela tra gli EXTREME di "More than words" e i MR BIG di "To be with you"."Eagle" apre invece a sonorità più heavy, continuando comunque sul nuovo stile gotthardiano. Gli elicotteri di "End of time" aprono le danze a riff stoner con l'aggiunta di percussioni degne di nota, peraltro già introdotto dal combo elvetico nei precedenti due lavori. Il sound dei primissimi BON JOVI appare prepotente nelle melodie e nei chorus di "Say goodbye", quasi uno scarto di Slippery When Wet, che riapre un altro episodio melodico ed acustico della band. Una strizzata al "vecchio" Serpente Bianco, viene fatta nella decima traccia, chiamata "Reason to Live", che ricorda molto gli ultimi episodi di Coverdale e anche un pò le melodie di "reason to love" dei KISS. Spuntano altre sonorità, stavolta del calibro dei CASANOVA, nella mid-time "Come along", dove ci avrei visto il vecchio Voss alla voce. Chiude il lavoro "Homerun", ballad elettrica, a volte blueseggiante, che ricorda in maniera spaventosa i lenti dei BON JOVI era These Days e il lento "I'm on my way" proprio degli stessi Gotthard.
Insomma, un album coi fiocchi, prodotto e arrangiato come pochi sanno fare ma non più graffiante ed energetico come i primi tre dischi.I Gotthard non ne vogliono più sapere del tempo passato e, forse, hanno anche un pò ragione...sebbene i Jurrasici come noi amino incondizionatamente riff rimbombanti e melodie strappa coglioni...
Marco Paracchini

AEROSMITHSONIAN
"A TRIBUTE TO AEROSMITH"
Perris Records - 2001
**** 8 ****
Secondo tributo per la band di Steven Tyler e Joe Perry questa volta realizzato dalla Perris e con la collaborazione di grandi personaggi della scena hard rock/sleaze/glam anni 80. Si parte con la bella "Mama Kin" dove troviamo alla voce un ottimo Derek S. Holmes (che si farà anche apprezzare in "Sweet Emotion"), segue "Back In The Saddle", ma ahimé, Ron Keel non è Mr. Tyler. L'ex DANGEROUS TOYS Jason McMaster da quel tocco AC/DCiano a "Last Child", mentre la versione a 5 vocalist di "Walk This Way" è veramente ben riuscita. ...Sentire Davy Vain cantare "S.O.S" fa un certo effetto così come Ron Taylor (vocalist dei LILLIAN AXE e THE BRIDGE) che lontano dalle classiche atmosfere hard melodiche della sua band interpreta la rozza "Lord Of The Thighs".
http://www.perrisrecords.com
Moreno Lissoni

ELEMENTS OF FRICTION
"EOF"
MTM / Frontiers Records - 2001
**** 7 ***
Benvenuta la prova di alcuni tra gli strumentisti più attivi nella decade ottantiana quali, Marcus Nand, Tommy Aldrige e Ricky Phillips con l'aggiunta vocale di un Robin McAuley sempre in forma. Si sprecano gli autori del calibro di John Wait, Gregg Giuffria, Mark Spiro, James Christian, Neal Schon e David Glenn Eisley che ricopre anche il ruolo di tutte le background vocals, per la creazione di questo nuovo lavoro dedito all'hard rock più sincero e schietto, prodotto indubbiamente fuori luogo e, soprattutto, fuori tempo ma che segna (forse) una piccola rinascita del vecchio sound, sempre grazie a vecchi dinosauri quali loro rappresentano. Lavoro ottimale che vede sonorità a là MOTLEY CRUE dell'ultimo disco, mix tra SAMMY HAGAR solista, BON JOVI, STYX, MESSAGE, ALDO NOVA e molti altri. Solo esempi, chiaro, nulla più anche se credo debbano trovare una personalità più pronunciata e personale. Gli E.O.F. credo si fermeranno qui o almeno stando a quello dichiarato dalla MTM che non pare, solo per ora, distribuire un altro prodotto di questo combo di superstar. Unico errore, non musicale ma di presentazione, è l'errata posizione dei titoli con le canzoni contenute nel cd.
Errori che non ho mai saputo perdonare ma che per una volta si possono superare. Previo ascolto, acquistare,anche se questo è un prodotto che va ascoltato almeno un paio di volte per carpirne gli arrangiamenti di valore e le sonorità particolari che, come dicevo, mischiano hard rock, con aor e rock stradaiolo o cupo a seconda delle tracce.A voi la scelta.
Marco Paracchini

INTRUDER
"Believer"
Escape /Point/ Frontiers - 2000
**** 7 ***
Dopo l'inosservato debutto chiamato "Dangerous Nights", George Karak ci riprova con questo nuovo lavoro, riportando sonorità eighties' style in tutta la loro purezza. Karak, ricordato come song-writer della bella "RunAway" dei BON JOVI, ci propone 12 tracce dal sapore maturo, melodico e straordinario, tipico di chi ama davvero queste sonorità, legate indissolubilmente ai primi anni ottanta. Il prodotto, registrato in casa ma arrangiato ottimamente, vanta pezzi che dodici anni fa avrebbero raggiunto le vette delle hit-parade senza problemi. E' il caso delle belle e leggere "Make it last forever", "Faithful love" e "Halfway home", cavalli di battaglia per qualsiasi rocker che ama le aperte melodie sorrette da cori, tastiere e chitarre armoniose. Peccato forse per la scelta del vocalist, Tracy White, che non presenta caratteristiche invidiabili e non è certamente un virtuoso delle corde vocali, rendendo a volte, il lavoro, fiacco ed indigesto. Bella la nuova versione di "Runaway" che apre con pianoforte per poi esplodere in un calss-rock da brividi. Nulla da spartire con l'originale ma sicuramente prova di grande abilità nell'arrangiare e ricomporre un pezzo pressoché storico. Bruttarelle "Under my skin" e "19 and ready", troppo heavy per il contesto in cui sono messe. Buon disco, sicuramente da avere nella propria collezione di melodic-rock, sebbene la produzione non sia a buoni livelli. Comunque un sette se lo meritano!
Marco Paracchini

EVERY MOTHER'S NIGHTMARE
"Smokin' Delta Voodoo"
Perris Records - 2001
**** 7.5 ***
"Smokin' Delta Voodoo" segna il ritorno degli EMN che a cavallo tra gli anni 80 e 90 diedero alle stampe due grandi album di street hard rock. Questa volta non ci sono più Jack Ponti o Steve Plunklett a scrivergli ipotetici hits, ma nonostante ciò il lavoro presenta tutte le caratteristiche per trovare buoni consensi da parte di tutti i true hard rockerz. La band è stata parzialmente rivoluzionata (ora sono in 5!) e credo che i nuovi innesti abbiano influenzato il sound della band ora meno incazzato di "W.U.A.S.", ma decisamente più "roots" con sonorità classiche del rock sudista anni 70, ma se dovessi fare dei paragoni direi che quest'album mi sembra un cocktail tra i primi AEROSMITH e i TATTOO RODEO. Mi viene difficile segnalarvi una canzone al posto di un'altra perché tutto l'album è molto omogeneo e si mantiene su buoni livelli qualitativi riaprendo le porte al classico hard rock stradaiolo!
http://www.emnonline.net
Moreno Lissoni

DARK SKY
"Believe It"
GoodLife Records - 2000
**** 8 ****
Gli hard rockers tedeschi Dark Sky hanno registrato questo lavoro più di un anno fa, ma solo ora sono venuto in suo possesso con mio grande rammarico. Il sound proposto dalla band è un classico melodic hard rock di tradizione europea con molte tastiere e chitarre taglienti. La critica gli ha più volte paragonati ai più celebri acts scandinavi come EUROPE e TREAT, e credo che il paragone sia veramente azzeccato perché in effetti l'opener "Rock Me" risente molto delle influenze della band di Joey Tempest e John Norum. La ballata "Masih Ada Rindu" è cantata in Malese (!), si, avete letto bene, perché il five-pieces dopo aver ricevuto notevoli consensi da quelle parti ha deciso di tentare ad entrare nelle charts asiatiche. ...Non preoccupatevi il resto del cd e tutto un susseguirsi di ottimi brani energici e melodici e se siete amanti del genere o vi sono piaciuti i connazionali STEELDAWN, allora avete trovato il cd che fa per voi!
www.dark-sky.de
Moreno Lissoni

JOKERS WILD
"EP"
Self Produced - 2001

**** 6 ****
Con i Californiani Jokers Wild entriamo nell'ambito del rock ottantiano intriso di atmosfere tipiche del soul anni 70 sulla scia di gruppi come MATCHBOX 20 o COLLECTIVE SOUL o LENNY KRAVITZ. Il quartetto composto da Rich Earle (voce), Casey Earle (batteria), John Jimenez (basso) e Matt Lillig (chitarra) si è formato nel 1997 ed ha avuto la possibiltà di aprire per band più celebri come gli Warrant. Il mini cd di quattro pezzi presenta dei brani ascoltabili, ma sinceramente mi aspettavo qualcosa di più viste le premesse ed un nome tanto "street" anche se "Dangerous" ed "I See You" non sono delle pessime tracce.
Jokers Wild - 2156 Montgomery Ave. Cardiff, CA 92007
www.jokerswildrocks.com
Moreno Lissoni

LAST ROMANCE
"Fuck'N'Roll"
Self Produced - 2000

**** 6 ****
Influenzati da artisti come ALICE COOPER e ZODIAC MINDWARP, i milanesi Last Romance si autoproducono questo mini cd composto da 6 brani di heavy rock ottantiano. La registrazione non è il massimo penalizzando a loro sfavore il mio giudizio sulla band che nonostante ciò rimane positivo anche se il sound è troppo "metal" per i miei gusti. la band ruota intorno al leader Dave Palazzini (autore di tutti i brani), e completata dal chitarrista Andrea e dal batterista Stefano. Se amate le sonorità dei mid eighties tipo MALICE e compagnia bella, allora potrebbe essere una gradevole sorpresa...
Dave Palazzini - Via S. Giacomo 12, 20091 Bresso (MI) ITALY
anrewbst@tiscalinet.it
Moreno Lissoni

VISION
"The Best Of"
Lion Music - 2000

**** 6.5 ****
Avevo già ascoltato qualche anno fa qualche loro lavoro, ma non mi entusiasmarono molto e li lascia dal mio venditore di fiducia. A distanza di anni il mio giudizio non è cambiato anche se il gruppo scandinavo ci sa fare e il leader Lars Eric Mattsson sa come suonare la sua sei corde e comporre dei buoni brani di hard rock melodico. Il cd presenta ben 17 tracce di cui 5 inedite, ma a parte questo non riesco a trovare molti lati positivi in questo lavoro che pesca e cade troppo nei cliché del genere. Presa ad una ad una le composizioni si fanno ascoltare, ma diciasette tracce sempre della stessa tiritera sono un pò eccessive. Consigliato solo agli amanti del genere!
Lion Music- Stromsangarna 22 410 Godby Aland (Finland)
www.lionmusic.com
Moreno Lissoni

SONIC JUNGLE
"Sonic Jungle"
Self -produced - 1999

**** 8 ****
Bella sorpresa questa dei SONIC JUNGLE, band formata da Pete Risi e Jay Basinger e proveniente da L.A.dove evidentemente il seme del Rock’n’Roll è ancora vivo e vegeto. AEROSMITH (sopratuttto), BANG TANGO, CINDERELLA, alcuni nomi che mi vengono in mente ascoltando le 10 songs del cd, aperto da TELL IT TO YOUR MAMA con un riff sleazy al 100% e dotato di un coretto Tyleriano mica da poco. Altri pezzi devoti alla band di Boston sono SOUL COOL CITY, YOU GOT ME e la fighissima ZYDECO QUEEN. Ma i SJ non pagano eccessivamente il tributo a Joe Perry e soci, perchè riescono comunque a scrivere pezzi che brillano di luce propria come DANGEROUS GROUND e la clamorosamente eighties MERCENARY MAN, il mio pezzo preferito. Ascotatevi poi DIRTY DOWN AND LOW e la conclusiva BARKIN’ UP THE WRONG TREE e ditemi se non vi sembra di percorrere il Sunset Boulevard un fantastico venerdì sera... Il cd in questione è datato 1999 e la band sta attualmente scrivendo nuovo materiale..che spero vivamente di poter sentire al più presto.
sonicjungle@hotmail.com
Federico Martinelli

DAVID BROWN
"Life Goes On"
EL VEE Records -1999

**** 7.5 **
il nostro cammino lungo le vie polverose degli States ci porta oggi a Brentwood, Tennessee, per parlare di DAVID BROWN, songwriter giunto con questo cd al secondo album dopo l’esordio datato 1995. Il cd contiene 11 songs in pieno stile cantautorale, sulla via tracciata soprattutto da JOHN MELLECAMP, anche se il nostro preferisce atmosfere molto rilassate e di facile presa. Mi rendo conto che per i lettori di SLAM! questo nome dice pochino, ma come sempre dico..se volete ampliare i vostri orizzonti questo è il momento buono..d’altronde stiamo comunque parlando di un artista che in pezzi come LIFE GOES ON, ONLY THE FLESH e WHAT YOU GONNA DO ABOUT ME possiamo benissimo avvicinare al BRYAN ADAMS più roots, grazie all’uso copioso di chitarre acustiche e pianoforte. Bravo comunque a David, emozionante nella ballad COLD OUTSIDE, uno spaccato di vita americana che dovreste apprezzare.
www.david-brown.com
Federico Martinelli

HOTWIRE
'Middle of Nowhere'
POINT MUSIC - 2001

**** 7.5 ***
Promo cd per i tedeschi Hotwire che nel giro di un paio di mesi dovrebbero stampare il lavoro ufficiale sempre all'insegna di un melodic hard rock molto più vicino a FRONTLINE e FAIR WARNING che a BONFIRE, CASANOVA o JADED HEART. Da segnalare l'assenza del vocalist Werner Stadis sostituito dal bravo Andy Scott Urbeck. Ad aprire il cd ci pensa "Midnite Romeo" un catchy uptempo molto orecchiabile, segue "Middle Of Nowhere" altro episodio molto melodico e orecchiabile. Arriva poi "You Shook Me All Night Long" la cover degli AC/DC suonata in un modo che non vi immaginereste mai, e poi via con la ballatona "Sometimes She Cries" e l'"hit" Lost In Your Eyes", che a quanto pare ha raggiunto un notevole successo nelle radio della Baviera. Gran bel cd!
http://www.Hotwire-rock.de
Moreno Lissoni

SACK TRICK
"Penguins On The Moon"
Orgs Records - 2001
***** 8 ****
Arduo compito questo di recensire l'ultimo Sack Trick! Si, perche non e un album semplicemente da sentire (specialmente se non avete un perfetto inglese), ma da vedere, per gustarlo davvero fino in fondo! Mi spiego meglio..... "Penguins on the moon" si presenta con una simpatica copertina blu, uno spicchio di luna bucherellata con su quattro pinguini, e tanti pianetini sullo sfondo. All'interno, troverete il relativo mini-album a fumetti, narrante la storia appunto dei pinguini sulla luna. Ora mettete su il cd. Vi accorgete che i testi del fumetto altro non sono che i testi dei 12 brani, e che tra una track e l'altra non c'e interruzione. Praticamente, si tratta di un musical, come specificato sul retro. Introduzione con vento sibilante e suoni vari realmente "emessi" da membri della band, quindi Chris ci narra la storia di questi simpatici animaletti annoiati tra i ghiacci, e di come un giorno uno di loro costruisce uno shuttle e decide di portarli tutti sulla luna. Tra varie peripezie, ognuna delle quali da origine ad un pezzo dell'album, i nostri si rendono conto che nessun posto e come casa, e tornano all'ovile (si chiama ovile anche per i pinguini? O pinguinile?? I pinguini fanno le uova?? Oops, sorry, ascoltare troppi Sack Trick comincia a dare strani effetti....). Per musica e contenuti, eleggo miei brani preferiti i seguenti: Penguins On The Moon, ossia l'entusiasmo pre-partenza, e l'eccitazione al pensiero che nel 2000 anche se nessuno ci crede ci saranno loro (e non noi!) sulla luna; Microwave Sweetheart, in cui un pinguino trova un vecchio microonde abbandonato da un astronauta della Nasa e se ne innamora, perche "non puo far l'amore ma fa delle meravigliose patate arrosto" e "basta risistemarle e circuiti ed e tutto ok"; Cheesy, quando i pinguini affamati, notando che i loro piedi si attaccano al suolo, scoprono che la luna e fatta di formaggio e iniziano a mangiarne in tutte le salse; la ballad All I Want Is Fish, pianto di nostalgia di casa e del pesce e soprattutto di nausea del formaggio; e finalmente, We're On Our Way Back (To live in the snow), "we tried the moon but it's just not home"..... Merita doverosa citazione l'apparizione di Paul Stanley nel fumetto, durante Cheesy, con il seguente testo: "and y'know I'm so tired of everybody saying it and y'know I just gotta know is the moon really really really made of cheese wow!" E per aumentare la vostra curiosita: su entrambi i cd (il primo e intitolato The Mistery Rabbits), se come me li lasciate girare all'infinito, dopo qualche minuto di silenzio riprenderanno a suonare (mi sono un po spaventata la prima volta!); non si tratta di altri brani, suona come se qualcuno avesse lasciato i microfoni aperti, cosi potete sentire strimpellate varie piu chiacchiere e commenti..... La musica dei Sack Trick e' difficile da etichettare, ma se devo dare una definizione di questo album penso "musical rock demenziale" e quanto ci si avvicina di piu. Il consiglio e': ascoltateli con fumetto alla mano, andate a vederli dal vivo possibilmente vicino al palco, poi riascoltateli, resteranno nel vostro stereo per un bel po'. Sperando che prima o poi suonino anche li.
Sack Trick
PO Box 16432
London W6 0ZQ
www.sacktrick.fsnet.co.uk
www.organart.com
Cristina Massei

ADRIAN GALE
"Adrian Gale"
Frontiers 2001
***** 9 ****
Allora, cari lettori di Slam!, come sapete non è facile trovare gente che sappia ancora suonare un class hard rock melodico con classe ed innovativa energia ma, come sapete, c'è sempre l'eccezione che conferma la regola. La Kivel Records, già apprezzata per la produzione degli Attraction, non ci lascia via di scampo, il futuro delle produzioni ottantaine sono da ricercarsi proprio lì. Grazie all'attenta importazione della napoletana Frontiers, gli Adrian Gale (ebbene sì, non è il nome di un singer o altro...) sanno riportare ai fasti la musica di tanto tempo fa. "Feel the fire" apre le danze e dà il benvenuto con un fresco pezzo energetico lasciando poi il passo alla più lenta ma affascinante "Save our love", autentico pezzo ottantiano alla Danger Danger del primo disco. "Reep what you saw" è un pezzo che mi ricorda i Tesla per le strofe timbricamente molto simili alle loro. Il quarto pezzo, non può rompere la tradizione, dunque eccoVi il lento malinconico di "If the sun" che mi ricorda un mix tra Phantom's Opera e i Bon Jovi dei primi due dischi. Non male davvero. Ma state attenti all'infarto con l'entrata della quinta song, uscita quasi da un repertorio nascosto degli Warrant del primo Cd! "Easy come, Easy go" (un titolo che hanno usato milioni di gruppi!) trascina il nostro movimento della testa avanti e indietro con riff alla Winger e una timbrica vocale "sofferta" che riporta alla mente proprio Kip, con un na-na-na che apre il chorus, tipico proprio delle nostre sonorità più amate. Finita l'energia e la positività di questo pezzo ci si sofferma su un'altra ballata, stavolta più AOReggiante, che porta il titolo di "Just let me love you"...più chiaro di così!"Mission man" riporta l'energia con urlo annesso, con un rock sparato sorretto da riffoni stoner che non guastano, buttandosi poi in bridge e chorus che mi riportano alla mente gli Winger di "Pull". I Jagged Edge sembrano invece gli autori della bella e blueseggiante "Honey Child" che lascia poi gli onori all'ultima canzone di questo combo capitanato dall'ex Guardian Jamie Rowe, intitolato "Walking the dog" potente rock settantiano che sembra essere stato suonato da Vito Bratta per una reunion dei WhiteLion. Insomma, penso avrete capito che questo disco và acquistato senza tante pretese ma con tanto affetto, sono sicuro che questo disco porterà un pò di pace e serenità negli animi di molti di voi!
Marco Paracchini

SHAKRA
"Shakra"
Point Music/99th Floor 1998
**** 8 ****
Presi sottogamba questi Shakra, potrebbero tranquillamente sostituire il combo svizzero dei Gotthard che nessuno se ne accorgerebbe!Già, perfetti cloni dei sopracitati portano, con questo album, il disco perfetto che tutti si sarebbero aspettati dopo "G." dei Gotthard, invece tristemente seguito dal flaccido live acustico e dal cellulitico e scialbo "Open". Questi tedesconi riportano alla luce la potenza degli Uriah Heep in versione teutonica e l'energia dei WhiteSnake di 1987, mischiata, come dicevo, alle trascinanti melodie dei fantastici Gotthard. Undici sono i pezzi presenti in questo primo sforzo sorretto dall'inglese Point Music, e undici sono i pezzi belli. Energia pura e riffoni da far muovere i capelli a là Megadeth, forse troppo metallici in "Sweet Parfume" e troppo simili alla Ac/Dc's Style nell'episodio "The devil in me". Nella quinta "Sally is gone" e nella decima "Down 'n' dirty", non venitemi a dirmi che non assomigliano ai Gotthard perché vi infilo un panino alla salamella nel buco del c**o! E, sempre (ahimè), nello stile dei Gotthard, ci riservano il lentone acustico proprio alla fine (ma che coincidenza..."One life, one soul", ricordate?) con "I do it my way" che sembra, e perdonatemi se lo ripeto per l'ennesiam volta, un altro esempio di come gli Shakra si possano associare ai...ok,ok...avete capito, no? Agli affezionati del combo di Steve Lee dico solo una cosa: se ancora non avete tra le mani questo cd...correte ad ordinarlo!!
Marco Paracchini

RAINMAKER
"Rainmaker"
ZRecords - 2000
*** 6 ***
La prolifica ed attenta Z Records ci propone il suo ultimo cavallo di battaglia per la propria scuderia di hard rock melodico. Qui troviamo niente meno che Tommy Denander (che ne è anche produttore) e un rinato Tony Franklin che, insieme al vocalist Geir Ronning, ci propongono 11 canzoni qualitativamente valide ma alcune su incerte posizioni sonore. Si inizia con l'omonima "Rainmaker" che ricorda gli Winger del periodo "Pull", cosa che fa anche la seconda traccia dal titolo strano di "Father of your sins". Con"Nancy hold on" si passa a quella che amo definire "new wave of aor", quella degli ultimi anni novanta che ha visto protagonisti Steelhouse Lane, ShyBoy, Firefly e tanti altri. Un AOR sentito ma a volte fiacco e noioso anche se con "Kay" si riprende un pò più di spirito gagliardo riportando alla mente i Pangea. Sperimentale appare la quinta traccia, intitolata "Seriously" che sembra incrociare Asia, Styx e House of Lords sotto lo stesso tetto, regalandoci emozioni che necessitano di qualche ascolto in più. Intimista e particolare è "The sound of my heart", acoustic song che fa venire i brividi e che mi riporta alla mente i whitesnakiani LionsHeart e l'eclettico Sambora solista del primo capitolo. "Going insane" ci fionda in altri meandri, quelli più cupi ed introspettivi di questi artisti, creando una sorta di song alla Queensryche degli ultimi dischi. Veloce e settantiana è "Blood brother run" che non sa comunque regalare sensazioni degne di nota. Con "Passion again" si ritorna alle sonorità ottantiane semplici e facili da ascoltare anche se nelle strofe il buon Geir sembra trasformarsi in Joe Lynn Turner! "Bad call" è quella che mi affascina di più, sonorità che mischiano gli ultimi Winger ai Steelhouse Lane, creando un pre-solo di pianoforte da pelle d'oca che viene arrangiato dalle esperte mani di Tommy Denander. Chiude questo album, non imperdibile, la canzone "King of fools" che sembra essere stata rubata a qualche disco di Dio della fine degli anni ottanta. Buona prova artistica di questo combo misto tra norvegesi e inglesi sebbene alcune canzoni necessitino di alcuni ascolti prima di essere assimilate. Noioso a tratti.
Marco Paracchini

MARVELOUS 3
“ReadySexGo”
Elektra - 2000
**** 7 ***
E’ ufficiale: i MARVELOUS 3 sono impazziti!! Ma dico, come si fa a presentarsi con un artwok che sembra fatto da un bambino di 6 anni, bambole gonfiabili (?!) e un look perfetto per la Love Parade?? Mah!! Scherzi a parte, “ReadySexGo” è la nuova fatica del trio americano, dopo “Hey! Album”, uscito nel ’99 e recensito in SLAM!#9. Inizialmente avevo qualche dubbio riguardo questo disco, ma dopo qualche ascolto non è niente male: le solari melodie vocali di Butch si accompagnano alla perfezione con un songwriting decisamente migliore e meno ripetitivo rispetto al precedente lavoro. Ecco dunque un bel platter di rock da FM allegro e spensierato, ascolto obbligato nei macchinoni dei ragazzi viziati (e viziosi) di Beverly Hills tra un coca party e l’altro! “Radio Tokyo” ha un mood tipico dei migliori QUEEN (quelli di “News Of The World” e “Jazz”, per intenderci), “Cold As Hell” è introdotta da un messaggio di Nikki Sixx ed esplode subito nello stereo: se siete in giornata vi scappa pure un bel sorriso!! Mi piacciono subito anche “This Time”e “Cigarette Lighter Love Song”, scritta in compagnia di Dawid Bowie. “ReadySexGo” vede anche la partecipazioni di ospiti illustri alle backing vocals come Paul Stanley, Jennifer Lopez (!?) e Brad Pitt (!!??), mentre Yogi (direttamente scappato da Yellowstone dopo avere ucciso Bubu…. aiuto, la demenza dei M3 mi ha ormai contagiato!!) dei Buckcherry firma un assolo nella succitata “Radio Tokyo”. Si dice che i proventi delle vendite dell’album serviranno per comprare alla band dei vestiti decenti e per un trapianto di capelli per il bassista Jayce, ma noi attendiamo conferma! Carina l’idea di inserire una ghost track con credits e thanks list e trance mix di “I’m Losing You”. www.themarvelous3.com
Simone Parato

CHINAWHITE
"Breathe Fire"
Rock Company 2000
**** 6.5 ***
Capitanati dal chitarrista Peter Cox, il five-pieces olandase sforna un delizioso prodotto di pomp hard rock con venature progressive. Apre il cd la rocciosa "Evelation Ticket" dove i riff di Cox si alternano ai break vocali dell'ottimo Don Feltges, si prosegue con "In My Mind" con le tastiere di Rolf Vossen in primo piano. "Foolin'" è il gioiellino dell'album, che con quel riff sentito migliardi di volte e con quel coretto bastardo farete fatica a non memorizzare. La quinta traccia intitolata "My One And Only" è ancora hard rock melodico di stampo europeo mentre negli 8 minuti e mezzo di "Permanent Vacation" il gruppo a modo di dare libero sfogo alle proprie capacità. Alla fine troviamo "No Fear Of The Dark" dove chitarre e tastiere si rincorrono vortiginosamente e la voce di Feltges spaccherà le vostre casse.
www.dprp.vuurwerk.nl/bands/chinawhite
Moreno Lissoni

THE YO YO'S
SubPop - 2000
***** 9 ****
Gli Yo-Yo's vanno su e giù. Cadono e si rialzano. E non è certo un caso che Danny McCormack (ex basso dei gloriosi Wildhearts) abbia scelto questo nome per la sua band. Sua perché lui l'ha messa insieme, sua perché (nonostante tutti e quattro i membri scrivano i brani e si alternino anche alla voce) lui ne è il leader naturale. Quando era nei Wildhearts la sua vena compositiva era tarpata dallo scomodo paragone col talento inarrivabile di Ginger; poi venne la dipendenza dall'eroina, che lo portò ad un passo dalla morte, e per impedire che soldi, spacciatori ed eccessi autodistruttivi lo trascinassero in fondo al baratro, la band si sciolse definitivamente e miserevolmente. Danny si è disintossicato con l'aiuto prezioso del fratello Chris (ex 3 Colours Red) e, detto in una sola parola, è letteralmente rinato. Su e giù. Come uno yo-yo. L'esperienza vissuta gli ha regalato un amore per la vita e per il puro divertimento che esplode da ogni singolo brano presente in questo debutto (intitolato, giusto per chiarire, "Uppers & Downers"): immaginatevi i Rocket from the Crypt eseguire dal vivo una cover di "C'mon Everybody", e avrete un'idea dell'entusiasmo e dello spirito che pervadono la musica degli Yo-Yo's. Questo è il disco che nei vostri sogni ascoltate in un tardo pomeriggio d'estate mentre guidate verso casa coi finestrini abbassati e il vento in faccia, e avreste voglia di mollare il volante e gridare liberamente al cielo, perché la ragazza di cui siete perdutamente innamorati vi ha appena dato il primo bacio. L'autoradio sta passando "Home from home", "Time of your life", "Hangin' up", "Half hour heartache", e se non vi viene voglia di cantare a squarciagola e quasi piangere dalla gioia, allora siete dei bastardi insensibili, e non sapete che gusto c'é nel rialzarsi dopo una caduta. Consigliatissimo a chi sta cercando di curare la depressione.
SILVER GIORGIO Venturati

SILVER GINGER 5
"Black Leather Mojo"
Mercury Japan - 2000
***** 9 ****
Dopo quasi quattro anni dallo scioglimento dei mai troppo rimpianti Wildherats e dopo due sideprojects entusiasmanti come i folli Clam Abuse e gli sporchissimi Super$hit 666, ecco finalmente il primo disco di Ginger, a mio giudizio il più geniale e versatile songwriter di r'n'r degli ultimi anni. Un disco dalle grandi potenzialità, che conquisterà fans nostalgici e neofiti grazie alle sue melodie appiccicose, alle sue influenze orgogliosamente esibite e ad una produzione ambiziosa che sembra avere come parola d'ordine quella di fare le cose più in grande possibile. Non aspettatevi di sentire soltanto un rínír grezzo (nel senso spregiativo del termine) e suonato in qualche modo: qui ci sono brani con un'ottima costruzione e con uníesecuzione curata. Ci sono chitarre smena-culo e cori irresistibili, linee di basso potenti e backing vocals femminili molto "japanese", ci sono organi, sax e chitarre acustiche. C'é il blues e c'é il punk; ci sono gli Hanoi Rocks e i Rolling Stones, ci sono i Cheap Trick e i Jason & the Scorches. C'é un coro gospel(!) e c'é un'incredibile cover di "To love somebody" dei Bee Gees. E poi c'é "The Monkey Zoo", una delle canzoni più toccanti che ho mai sentito e letto, forse il pezzo migliore dell'album, dedicato ai temi della vita e della morte, del sesso e dell'amore. E se vi state chiedendo che fine hanno fatto le droghe, gli UFO, gli insulti alle case discografiche e tutte le altre stramberie che hanno contribuito a rendere famosi i Wildhearts, sappiate che qui la maggior parte dei pezzi parla semplicemente di ragazze, come le bellissime "Girls are better than boys" e "Whatever happened to r'n'r girls". Questo non significa che Ginger si sia rammollito (assolutamente!): è solo che a 36 anni e con un figlio di qualche mese, forse il buon vecchio Geordie di Newcastle è cresciuto un pò. Semplicemente aspettatevi molte più "My baby is a headfuck" e "The miles away girl", e molte meno "Sky Babies" e "Schitzophonic". Aspettatevi un disco maturo e a mio parere provocatoriamente disilluso, che finge di uscire in un mondo in cui il r'n'r è di moda e in cui i Backyard Babies riempiono gli stadi, mentre sa bene che il suo destino è quello di rimanere un gioiello per pochi, e a questi pochi strizza l'occhio con complicità. Se i primi 20 secondi dell'opener "Sonic Shake" non bastano a conquistarvi, considerate che per il momento l'album è stato pubblicato soltanto in Giappone (Giugno 2000): sembra paradossale, ma visti i tempi che corrono, sappiamo bene che non c'é miglior garanzia di questa.
SILVER GIORGIO Venturati

11th STREET TALES
"A TRIBUTE TO HANOI ROCKS"
**** 7 ***
Fondamentalmente credo esistano 4 categorie di covers. Ci sono quelle fedelissime all'originale e ben suonate (carine, ma un po' inutili, e poi di solito l'originale è meglio!!!). Ci sono quelle fedelisime ma suonate coi piedi (dannose e punibili con l'arresto). Poi ci sono quelle che stravolgono l'originale (affascinanti, ma guai se scadono nella presunzione o nella forzatura!!!). E infine ci sono quelle che reinterpretano l'originale con devozione e rispetto, ma che lasciano spazio anche alla personalità delle bands che le eseguono (ed è questa la categoria che preferisco!). Da questo punto di vista, devo dire di non essere rimasto deluso da questo album tributo agli Hanoi Rocks: d'accordo , un anno fa si parlava di grandissimi ospiti quali Ginger, Backyard Babies, 69 Eyes e Space Age Playboys, ma anche se la guest list si è fatta più modesta, insieme ad alcune band scandinave piuttosto sconosciute figurano comunque alcuni nomi di richiamo, e alla fine il risultato è sicuramente buono. Il disco si apre con l'imprescindibile "Taxi Driver", eseguita ottimamente dai Bubble e impreziosita dalla voce sporca e terribilmente sexy di Share (con una taxi driver così vi fareste portare ovunque!). Dopo gli Hundred Million Martians e la loro "I can't get it" è il turno degli Hardcore Superstar, che si cimentano con una struggente versione di "Don't you ever leave me" (fantastica dal vivo, come sa chi se li è goduti in Italia a ottobre). Seguono altri 2 pezzi assolutamente da citare: "Rebel on the run" dei grandi American Heartbreak e "11th street kids" di Neil Leyton, che meriterebbe un ascolto solo per quella voce così particolare e lontana dali soliti cliché. Dopo le 5 perle consecutive si entra nella fase calante del disco, della quale vale la pena di ricordare però la "Problem Child" degli Alley 'Gators, alla quale segue la deludente "Café Avenue" di Jeff Dahl, il quale per il gusto di poter dire a tutti i costi di aver reinterpretato il cantato, offre un'esibizione inconcludente e insipida. E dello stesso difetto soffre la versione di "Visitors" degli Helsingflors Prostitutes, mentre ottime sono "Futurama" dei Jetset e soprattutto "Shakes" dei Bela Kiss. Chiude il tutto "Back to Mistery city" dei Jackals, fedele e ben suonata, ma come giù detto! tanto vale ascoltare l'originale. In conclusione, come avviene per tutti i tributi, anche questo è consigliato essenzialmente ai fans della band celebrata, agli amanti sfegatati di una delle guest bands e a tutti quelli che sono disposti a correre il rischio di non trovare soltanto pezzi pregiati, ma anche qualche momento facilmente dimenticabile.
SILVER GIORGIO Venturati

AMERICAN PEARL
"American Pearl"
Wind-up - 2000
**** 8 ****
Finalmente mi riesce di mettere le mani sul debutto discografico di una delle band più chiacchierate degli ultimi tempi, from LA, signori e signore gli AMERICAN PEARL. Ero molto curioso di poter ascoltare quella che veniva descritta come la band più hot degli States dopo i Buckcherry..e devo dire che la mia attesa è stata pienamente ripagata. L’album si compone di 11 pezzi ottimamente prodotti da Steve Jones ed è davvero difficile definire la musica del quartetto iper-tatuato... infininitamente meno sporchi dei Buckecherry, mi hanno ricordato a volte proprio i Neurotic Outsider di Steve Jones ma con una predisposizione alla melodia davvero sorprendente. Pezzi come "California", "Give Away" e "Underground" pescano a piene mani dalla tradizione ROCK americana, e quando dico Rock non intendo sleazy, glam o punk...ma semplicemente rock nella sua definizione più classica. L’arma vincente degli AP è il sapere scrivere belle canzoni con degli arrangiamenti davvero superbi, ascoltatevi "Truth" e sappiatemi dire... Promossi a pieni voti,anche perchè viene superata brillantemente la prova-ballad.. "Bleed" è ammaliante nella sua semplicità e nell’essere tutt’altro che scontata. Un album vario, nient’affatto ordinario e comunque ricco di energia come nella devastante "Amphetamin Girl", una delle song più coinvolgenti sentite negli ultimi tempi. "Hand of the Devil", "Don’t tread on me", "Don’t run away with my amphetamine girl".... www.americanpearlnet.com
Federico Martinelli

RAQUEL - Raquel
Metal Mayhem - 2000
**** 7.5 ***
Altro recupero meritevole da parte della Metal Mayhem che riporta alla luce un bel disco di party-rock uscito nel periodo buio degli anni ‘90. Niente di nuovo sotto il sole ma 9 songs che pescano a piene mani nel songwriting di POISON, WARRANT e soprattutto DANGER DANGER di "Screw It"! La bio all’interno del cd ci dice che l’opener "Pop Goes To Music" conobbe una certa notorietà all’inizio degli anni ‘90 grazie ad MTV..ed effettivamente ha tutto per stamparsi nelle nostre testoline grazie ad un chorus indovinato. Menzione particolare per "Love Don't Go", con un riff ottantiano da paura e per la super-melodica "Darlin", un pezzo che non avrebbe sfigurato in un qualunque lavoro dei POISON. Consigliato a chi la notte sogna spiagge, belle donnine e macchine decappottate...anche se fuori nevica!!! www.metalmayhem.com
Federico Martinelli

KIP WINGER
"Songs from the Ocean Floor"
Frontiers- 2000
**** 7.5 ***
Continua il percorso musicale di Kip Winger dopo gli esordi scintillanti di fine anni ‘80 e le releases degli ultimi anni orientati verso una svolta acustica ed intimista. Il nuovo lavoro si pone quasi a metà di queste due tendenze, ereditando dagli anni passati le melodie avvolgenti di songs come "Crash The Wall" e "Broken Open", e nello stesso tempo proponendoci sonorità molto particolari, oserei dire quasi orientali in canzoni come "Landslide", "Song Of Midnight" e "Free". Questo non è sicuramente un disco facile, credo che soltanto dopo vari ascolti si possa davvero cogliere la bellezza di alcune sfumatore presenti in pezzi come "Sure Was A Wildflower". Kip si avvale in questo album di musicisti di sicuro talento come l’ex compagno d’avventura Rod Morgenstein, come Ken Mary ed il sempre più positivo Andy Timmons (ex Danger Danger). Kip ha registrato questo disco dopo la morte in un incidente stradale della moglie, e la tristezza che avvolge alcune canzoni di questo disco non è casuale...se penso che all’inizio della carriera veniva additato come un bellone senza talento... ottimo come-back di un grande artista. www.kipwinger.com - www.frontiers.it
Federico Martinelli

HEAVEN AND EARTH
" Windows to the World"
Frontiers - 2000
**** 8 ****
Secondo album per il virtuoso chitarrista Stuart Smith dopo l’esordio con il botto di un paio di anni orsono. Rispetto al primo album è da registrare l’avvicendamento dietro il microfono tra Kelly Hansen e Kelly Keeling, che ci regala una prestazione grandiosa per tutta la durata del cd. L’amore di Stuart Smith per sua maestà Ritchie Blackmore viene fuori in maniera prepotente nell’opener "Dogs Of War" e nella strepitosa "Prisoner" , arricchita da una prestazione vocale al di fuori della norma. Grande Keeling anche nelle due ballads "Broken Arrow" e "Through To Your Eyes", mentre "Worlds Apart" è forse la canzone meno seventies di tutto il cd, spostando il tiro verso un hard rock alla Deep Purple Joe Lynn Turner-era. E’ comunque innegabile che l’hard dei seventies, in particolar modo di DEEP PURPLE e RAINBOW, sia il filo conduttore di questo album, ben suonato e ottimamente cantato dalla prima nota all’ultima. Non solo per nostalgici.... www.frontiers.it
Federico Martinelli


BURNING RAIN
"Burning Rain"
Z Records - 2000
***** 9 ****
Complimenti all’etichetta inglese per aver deciso di stampare i primi due albums della band guidata dall’ex BAD MOON RISING Doug Aldritch (il secondo è in arrivo a fine gennaio) finora disponibili soltanto nella costosa versione nipponica. Complimenti soprattutto perchè rende più accessibile una band che il sottoscritto reputa tra le più eccitanti degli ultimi tempi. Se proprio devo fare dei paragoni direi che questo primo album dei BR richiama alla mente il fantastico debutto dei LYNCH MOB, grazie al fantasioso guitar-working ed alla bella voce blues oriented di Keith St. John. L’apertura è affidata alla coinvolgente "Smooth Locomotion" che soprattutto nel ritornello richiama i BADLANDS. Chiaramente Lynchiana è "Jungle Queen", mentre quasi sleazy nell’incedere è "Cherry Grove" con uno spettacolare assolo di Aldritch, sempre più protagonista come nella dokkeniana "Can't Cure The Fire". Nota di merito anche alla precisa sezione ritmica, con Ian Mayo (ex-HERICANE ALICE) al basso e Alex Makarovich alla batteria. In attesa (breve) del secondo capitolo non fatevi assolutamente scappare questa gemma di Class Metal, non ve ne pentirete. www.zrecords.net
Federico Martinelli

COPPERTREE
"Left of Somewhere"
Self-produced - 2000
**** 7.5 ***
Sono arrivato al sito della band di Bradford (Massachussets) da un link del sito di Damon Johnson, cantante dei Brother Cane. Precisazione dovuta questa per inquadrare il sound del quartetto guidato dall’ottima voce di Jim Gray, novità gustosa per gli amanti del classico sound americano che pesca a piene mani dalla tradizione seventies. Proprio i BROTHER CANE ed i grandiosi CRY OF LOVE sono le bands di riferimento in pezzi come "Gotta Love Somebody" e "She Said", anche se i COPPERTREE amano maggiormente delle sonorità meno spensierate e più noir, riuscendo a tirare fuori dei pezzi davvero convincenti come "Changing" e "Waste A Way", quest’ultima con un crescendo notevole. Splendido esempio di feeling sono "No Time" e la mia preferita in assoluto, "ICU", pezzo di rara bellezza ed intensità. Un cd che mi sento di consigliare agli amanti delle bands sopra citate ed in generale agli appassionati di sonorità legate alle polverose strade americane... ideale colonna sonora di un fantastico coast to coast... pronti a partire? Il cd è ottenibile contattando direttamente la band presso il sito web www.coppertree.net
Federico Martinelli

REBEL TRAIN
"No Stopping Now""
Self Produced - 2000
**** 7.5 *****
A distanza di un'anno dall'uscita di "Layin' Tracks" ritorna il 'treno ribelle" capitanato dall'ex chitarrista degli Every's Mother Nightmare, Steve Kyle. La formula di quest'album segue quella del predeccessore: slide-guitars e tanto, tanto southern rock. Si parte con la rumorosa "Rumblin' Train" seguita dalla meno spumeggiante "Long Time" che precede "You Can't Knock Me Down" dove il rock sudista va a pescare alle radici del blues r'n'r. La cover "Saturday Night Special" dei LYNYRD SKYNYRD è azzeccatissima e l'interpretazione di Kyle e compagni è davvero superlativa perché il four-pieces di St. Louis ci sa davvero fare e ce lo dimostra anche in brani come la divertente e countryeggiante "A Beer Song", nello sguaiato r'n'r di "Drink My Wine" e "Lost My Mind". Questo lavoro potrebbe benissimo essere l'ideale colonna sonora di un film girato in un locale fumoso, dove motociclisti obesi, tra una rissa e l'altra, bevono birra e giocano a bigliardo... o reso l'idea? www.rebeltrain.com
Moreno Lissoni

SURRENDER
"Full Circle"
Pro Digital Records - 2000
**** 8.5 *****
Terzo CD per gli 80s rockers Surrender capeggiati dal singer Paul Carley che insieme al chitarrista Greg Polcari hanno realizzato questo "Full Circle" all'insegna dell'aor e del melodic hard rock. La band si avvale di collaboratori di prestigio, infatti alle backing vocals troviamo l'ex leader dei VALENTINE , Hugo e dietro alla consolle Michael Phillip Costanzo (HALL AND OATES e 98 DEGREES) che danno un sound marcatemente JOURNEY al gruppo. Una scaletta composta da 15 brani per oltre un ora di musica... e che musica è quella del quartetto americano che passa da graziose ballate rock a pezzi aor ed up-tempo ricchi di melodia e ritmo, e sono sicuro che dopo aver ascoltato "Do You Think About Me" e "Where Do We Go From Here" mi darete ragione! Le slow presenti sono ben 5, ma quella che mi ha colpito maggiormente è "Silence Says It All", ballata pianistica ottimamente interpretata da Carley. Chiude il cd "Edge Of Surrender", sculettante aor di chiara matrice yankee. www.surrender.net
Moreno Lissoni

K.A.J
"Demo"
**** 6.5 *****
One man band per questo cd composto da 4 brani di buona fattura, ma ancora in fase embrionale. La prima traccia intitolata "How Do You Do" che è a mio giudizio il pezzo meglio riuscito del mini cd, grazie a dei cori molto orecchiabili e un sound fresco e melodico. Segue la catchy "Down Down Down" che lascia spazio a "Winner", inizialmente chiamata "Loser", ma rinominata per via di una richiesta affettiva da parte della figlia di Kaj. "Lonely" chiude il poker di canzoni che lasciano ben sperare per il futuro dell'artista svedese.
Kaj Svensson - Vaxgrand 1 - 856 53 Sunsvall (SWEDEN)
k.a.j@delta.telenordia.se
Moreno Lissoni

SONIC BOOM BOYS
"CHEAP AND NASTY ROCK&ROLL"
ORG - 2000
**** 7 *****
I Sonic Boom Boys nascono a Londra nel 1997, ma solo da settembre e sul mercato il loro primo singolo, a causa di cambiamenti nella line-up e diversi impegni dal vivo nel Regno Unito, Belgio, Germania e Olanda. Ora si attende da un momento dall'altro il primo CD vero e proprio, e a giudicare da questi tre pezzi vale la pena aspettare. Il genere e glam rock'n'roll, chiudiamo gli occhi ed e Sunset Strip circa 15 anni fa, sebbene l'ispirazione e decisamente piu Hanoi Rocks che Poison, come il cantante Geoff ama ribadire. Il look e quello giusto, l'atteggiamento anche. Capelli lunghi e biondi, make up, pantaloni aderenti in pelle nera, vita bassa, movimenti e voce tipicamente 80: questo e il loro frontman, Geoff Starr. Il chitarrista Jet Storm e giapponese, mentre il biondo bassista con cappello da cowboy, in arte Luke Isabelle, e veneto! Il primo brano, "Cheap and nasty rock&roll", li descrive perfettamente. Con testi del tipo "... living in the fast lane", chitarre che ricordano Mr De Ville e stile vocale alla Mike Monroe, un cucchiaino di Faster Pussycat su tutto, Starr e compagni forse non saranno originali, ma se tutto quello che cercate e sano e vecchio rock'n'roll questa e la vostra band. "You ain't no star" e "Goin' under" completano questo primo assaggio della band. Storm e momentaneamente in Giappone, di ritorno negli UK a febbraio, e l'album "Generation 3" dovrebbe uscire intorno allo stesso periodo. Se e vero che il rock'n'roll sta tornando, il 2001 potrebbe essere anche l'anno dei Sonic Boom Boys: in bocca al lupo! geoffstrr@aol.com
Cristina Massei

RACHEL STAMP
"HYMNS FOR STRANGE CHILDREN"
**** 8 *****
Dopo oltre cinque anni on the road i Rachel Stamp sono finalmente sul mercato con un CD ufficiale! Un po' di storia: i RS si fanno conoscere con una serie di energici, colorati e vivaci gig nel grigiore britannico; visto il successo riscontrato la Warner propone loro un contratto, ma il materiale preparato da Dolly Dollar e compagni non e di loro gradimento, e dopo due singoli e un EP tutto va in fumo. I ragazzi decidono di continuare sulla loro strada, la musica e divertimento prima di tutto: make up pesante, capelli colorati, atteggiamenti al limite dell'androginismo specie da parte del loro spregiudicato frontman, David Ryder-Pringley (Dolly D.), un sound che la stampa inglese definisce glam punk rock per dargli un'etichetta, ma potremmo discutere a lungo sui primi due termini... Comunque funziona: i Rachel Stamp riempiono l'Astoria, continuano a fare uscire singoli su piccole etichette indipendenti o su compilation allegate a rock magazines, continuano soprattutto a divertirsi, e l'album arriva. "Hymns for strange children" esce negli UK nella primavera del 2000, etichetta Cruisin' Records. Contiene 11 brani, e immaginiamo quanto sia stato difficile sceglierli, perche la band in questi anni non ha suonato cover, ha continuato a creare, ed e tutto ottimo materiale. Prima di premere "play" sul vostro stereo pero, dimenticate per un attimo la parola "glam". La musica degli Stamp ha chiare influenze del genere, che si notano maggiormente in alcune parti di "Brand New Toy" e "Ladies + Gents"; la base e comunque un punk-rock a tratti melodico, a brevi tratti anche un po buio, ma sempre culminante in un'autentica esplosione di energia. A tutto questo aggiungiamo la sensuale felina voce di David (si, quella e la voce di un uomo e quello e un uomo, entrambi le cose sono state difficili da accettare anche per me...) e alcuni testi abbastanza espliciti, e abbiamo la ricetta del successo nel mondo rock d'oltremanica. Si inizia con "Monsters of the New Wave", ultimo singolo uscito, sicuramente il meno glam dell'album; "Brand new toy" rialza decisamente i livelli di adrenalina; si prosegue con "I got the worm" e "I wanna be your doll", sexy nel testo e nella voce dell'incredibile Ryder-Pringley; "Ladies + Gents", allegra, divertente, quasi demenziale; "Spank", singolo finora di maggior successo; due bellissime ballads, "Didn't I break my heart over you" e "Take a hold of yourself"; chiudono "Pink scab", "Dirty bone" e "My sweet rose", altra ottima ballad. Forse e un sound a cui l'Italia non e ancora abituata, ma dopo qualche ascolto convinceranno anche voi. Certamente e aria nuova, e qualunque sia il vostro giudizio sull'album, David, Robin, Will e Miss Dax hanno buttato alle ortiche la Warner e aspettato 5 anni e ora suonano la Loro Musica. Meritano un ascolto, e se vi capita, andate a vederli dal vivo, ne vale la davvero la pena. www.rachelstamp.com
Cristina Massei

DOGS D'AMOUR
"Happy Ever After"
Promo - 2000
**** 9 *****
Bastano solo 3 secondi, e con "Get By" è già un tuffo al cuore! "Happy Ever After" è l'atteso come back dei DOGS D'AMOUR, orfani di Steve James sostituito al basso da Share, moglie di Bam e singer dei BUBBLE. E' un vero piacere ritrovarsi nel "dinamite jet saloon", una coltre di fumo, un paio di bottiglie e storie di ordinaria follia, venate di decadente romanticismo. "Flyn' V"Girl" mi ricorda "She's Doing It With Lazers" di ANDY McCOY, "Angelina" inizia con un riff sognante, in pieno stile Dogs, e la "ubriaca" (!) "Singin'" è semplicemente irresistibile!! In "ìSpooks" Dregen dei BACKYARD BABIES suona la chitarra, e assieme a Nicke Borg, presta la propria voce in "Everdoright". "Even Angels Have Bad Days" è una ballad stupenda sin dal titolo, "Rollover" è il singolo dell'album, ma non verrà mai passato nell'airplay a causa di quell'indovinato "where the fuck are you", in virtù di una censura a dir poco ridicola, come ha rimarcato lo stesso Tyla nella lecture che ha tenuto all'università di Torino questo dicembre. Chiude il disco la oscura ed evocativa "Little Boy You". 10 canzoni, poesia in musica, cuore, sangue, lacrime, emozioni... chiudete gli occhi e lasciatevi cullare ancora una volta dall'immaginazione, per quanto mi riguarda alla faccia di lustrini e bellicosità glam questo è vero rock'n'roll!
Simone Parato

CRYSTAL BALL
"Hard Impact"
Point Music/Frontiers 2000
*** 6 ***
...sarò odioso, sarò cinico, sarò presuntuoso ma da recensionista improvvisato, mi voglio mettere nei panni di un professore delle superiori e dare un'appena appena sufficiente a questi svizzeri che dell'hard rock, di cui vanno fieri "portatori", hanno poco. Già, non che i C.B. non siano bravi ma le influenze metal sono parecchie e le ambientazioni un pò cupe fanno di questo loro secondo album, un disco che dieci anni fà sarebbe stato comunque ignorato, poiché poco credibile e "mal funzionante". In che senso? Beh, facile dirlo, difficile spiegarlo. Rimane comunque il fatto che l'apprezzamento di un album è individuale, dunque, a prescindere da questa umana certezza, posso dire che potrebbero fare di più. E' incerta la loro posizione, è incerta la loro dedizione ed è incerta la costruzione delle songs. Certo, la presenza di Tommy Newton (Victory) ne fà un prezioso input per l'acquisto di questo prodotto, ma non ne garantisce le qualità. Si astengano dal comprarlo i fan dei Victory. Al di là di tutto, rimangono pezzi ascoltabili ma dal vomito assicurato nelle speed-power metal "Passion" e "Crystal Ball". Mah, non so neanch'io cosa dire, salverei solo la rockettara "Never surrender" alla Gotthard e "Shine on", estratta quasi da qualche repertorio sconosciuto dei White Lion. Ok anche "Step by step", rockettara e trascinante al punto giusto. "Stare at the sun" chiude questa scarsa prova dei Crystal B., dove sembrano quasi omaggiare i Victory, solo in questo episodio. Il consiglio è: si può anche non avere.
Marco Paracchini

FIREHOUSE
"O2"
Spitfire Records 2000
*** 6,5 ***
Nati dieci anni fà da un "complotto" commerciale in cui, pare, ci fosse anche lo zampino del buon Jon Bon Jovi, i FireHouse scalarono le classifiche sino al 1992, con pezzi quali "Love for a lifetime" e "When I look into your eyes". La svolta post-rock, comunque valida ed apprezzabile, "3", faceva presagire la futura scomparsa di questo combo statunitense dedito ad un'arena rock da brivido ma, vista la recensione, significa che questi rockettari sono duri a morire e cercano ancora di stare in piedi, nonostante i tempi siano tiranni contro un "popolo" che è stato segnato, come gente del passato e basta. Dopo le valide performance di live, set acustici e suoni moderni (1998), i F.H. sono ancora qui a richiedere la nostra attenzione. Che dire del loro nuovo album? Nulla di speciale purtroppo. Le voci presagivano un ritorno alle vecchie sonorità ma, se non in sparuti casi, i 10 pezzi sono scarsamente motivati ed orientati verso sperimentazioni post-bad hair era, così si può cadere nella moderna "Take it off" o nella cross-over "The dark", quasi dire che possono anche essere i nuovi Faith No More della situazione. Nella quarta traccia "don't fade away" si cerca di riscalare le vette con una dolce ballad al passo coi tempi ma, con "I rather be making love", sembra quasi (ho detto quasi) di essere nell'epoca d'oro. "What you can do", ennesimo pezzo lento, apre le danze alla settantiana "I'm in love" cantata dal chitarrista e produttore Bill Leverty. La moderna e scherzosa "Unbelievable" prosegue questo nuovo viaggio targato F.H., dando poi spazio a "Lovin' you is paradise", canzone che cerca quasi di chiedere scusa ai vecchi fans, ricadendo però in melodie troppo simili a "When I look into your eyes". Chiude "Call of the night", altro pezzo tirato che riscopre una vena da heavy rock in Snare e Leverty. Registrato in casa e distribuito dall'attenta Spitfire, questi "vecchi" rocker non ne vogliono sapere di "morire"...quindi, Rock On! Influenze moderne incluse, ovviamente!
Marco Paracchini

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