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SUNSTORM
'House Of Dreams'
Frontiers Records 2009
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Secondo capitolo per Joe Lynn Turner e seconda piena conferma per un lavoro molto ben confezionato per quanto riguarda suoni, arrangiamenti e produzione in genere. Le canzoni sono Melodic Rock al 100%, tessuti di tastiere come nella migliore tradizione per spunti Aor d'autore e collaborazioni di eccellenza quali Tom Martin, Jim Peterick, Paul Sabu, Desmond Child solo per dirne alcune.
Frontiers anche in questo caso, cosi come fatto per il recente Streets Of Fire dei Place Vendome, affida la produzione, registrazione, mixaggio e mastering a Dennis Ward e come musicisti troviamo Uwe Reitenauer, Gunter Werno, Thorsten Koehne e Chris Schmidt.
Turner interpreta in modo impeccabile ogni traccia proposta, riesce a convincere e a dare il giusto valore con un colore differente brano dopo brano.
Tra le migliori songs sicuramente l'opener track "Divided" (uptempo incalzante e di ampio respiro), "Don't Give Up" (si continua ad alti livelli, un Aor classico con un chorus di presa immediata), "Say You Will" (Jim Peterick al 100%, ispirazione e un classico tra Survivor e Pride Of Lions), "Gutters Of Gold" (ancora una canzone di Peterick che fa la differenza), "Save a Place In Your Heart" (Aor song pura che ammalia e che esplode in una melodia dove possiamo riconoscere distintamente la mano di Sabu), "Tears On The Pages" (la mia preferita, emozione melodica che ti avvolge e ti toglie il respiro), "Walk On" (Desmond Child quando ancora scriveva perle di melodic class rock, un gioiello nella sua classicità).
Produzione e suoni perfettamente adatti rendono House Of Dreams un album consigliato se non essenziale per riscoprire un artista che ritorna a cantare ciò che realmente sa fare al meglio, una rinascita e una conferma.
Mauro Guarnieri
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THE MATLOCKS
"Hats, Dogs 'N' Oaggles"
Dead Right! Productions 2009
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Cercate un disco che vi faccia scuotere le chiappe e battere il piedino? L'avete trovato!
Andate su www.matlocks.net e comprate Hats, Dogs 'N' Oaggles!
Basterebbero queste due righe per descrivere questo disco, ma mi rendo conto che per chi legge è un pò poco, quindi torno indietro di qualche anno perchè nel 2005 mi imbattei nello split Rumble On the Tundra e ne rimasi davvero colpito dal tiro del gruppo. Persi di vista, si sono materializzati sulla mia scrivania lo scorso mese con il loro nuovo prodotto, Hats, Dogs 'N' Oaggles, che da un paio di giorni sembra aver non voler vedere la luce, per rimanere chiuso nel lettore del mio stereo.
Se qualcuno sta rimpiangendo Hellacopters e Gluecifer, ha appena trovato un buon rimedio per tirarsi su il morale, perchè come loro, condividono lo stesso background musicale (Rolling Stones, Nomads, Hanoi Rocks, Kiss, Alice Cooper, ecc.) e il gusto per scrivere ottimi pezzi: "Part Of The Plan", "Always Say Never Again", "Cold Feet", "Shout Baby, Shout!"...
Ok, il rock and roll non potrà più essere quello di una volta, bla, bla, bla... ma averne di nuovi gruppi che suonano come i Matlocks che tengono quello spirito vivo e vegeto.
Moreno Lissoni
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JOHNNY LIMA
'Livin' Out Loud'
Self produced 2009
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Se vogliamo parlare di Melodic Rock dobbiamo parlare per forza di Johnny Lima. Un artista straordinario così come una persona estremamente simpatica e disponibile. Il tutto si riflette, come è giusto che sia, nella sua musica, fresca, sincera, melodica, sorprendentemente orecchiabile con la presenza anche di momenti malinconici che ci danno la possibilità di riflettere e momenti più sbarazzini che ci fanno gridare insieme a lui "Gimme Some Rock So I Can Roll"!
Livin' Out Loud esce dopo tre anni che vedono Johnny impegnato in produzioni per altri gruppi (es. Dirty Penny, Miss Crazy, Diamond Lane, Freakshow) e nella creazione di questo suo quinto entusiasmante lavoro. Hard rock melodico nudo e puro, chitarre protagoniste (la tastiera è presente solo in "Hard To Say Goodbye" e "'Till Love Is Gone") insieme alla melodia e alla voce unica di Johnny che grazie a composizioni di livello assoluto riescono a rendere Livin' Out Loud il disco più hard della sua produzione ma, come dice lui stesso, anche il più melodico. Alle chitarre troviamo oltre allo stesso Johnny anche Danny Danzi, Craig Takeshita e Christian Wolff che arricchiscono le già inestimabili composizioni con assoli perfettamente confezionati come abiti fatti su misura da sarti abili quanto esperti.
Fa stupire la straordinaria capacità di Johnny di creare musica assolutamente di presa dal primo ascolto e piglio immediato che sembra così facile e semplice ma che ti fa rendere conto del lavoro e della difficoltà di portare a questi livelli cosi alti l'hard rock melodico e la ricerca assoluta, mai forzata ma sempre naturale, del risultato ad effetto con un tiro e una pacca che ti lascia senza fiato ovvero momenti di riflessiva malinconia senza mai piangersi addosso o risultare fuori luogo. L'ascolto del cd avviene in modo cosi familiare e spontaneo che non ti annoia neppure dopo parecchi ascolti consecutivi, tutte le 12 tracce sono autentiche hits, non ne esistono di aggiunte per convenienza e riempitive.
Questo è il vero hard rock melodico, questa è la strada percorsa da un artista completo con capacità e creatività impareggiabili. Se cercate passione, rock, emozione, melodia, rabbia, sudore, sangue, devozione, lacrime e vero talento questo è in assoluto il disco che fa per voi.
Mauro Guarnieri
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DC4
"Explode"
Chavis Records 2007/2009
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Era la metà degli anni 90 quando tra gli scatoloni della Fiera del Disco di Novegro, a Milano, mi imbattei in una copertina con questo cappellone solitario incorniciato da una città deserta e da un logo con un cuore trafitto. In un periodo dove era difficile perfino vedere i Bon Jovi su MTV, clichè come quelli rappresentati erano una manna dal cielo, così non esitai troppo e nella mia spesa ci finirono questi Lostboys con il loro unico album, Lost and Found, uscito nel 1990 per l'Atlantic (altro sinonimo di garanzia per l'epoca).
Ma ahimè, non è tutto oro quel che luccica, ed infatti dopo che la puntina del mio stereo solcò un paio di volte per lato il vinile, è rimasto lì a prendere polvere fino a 5 minuti fa, quando leggendo la biografia dei DC4 ho scoperto che il loro leader, Jeff Duncan, è il chitarrista di quel disco e di altri gruppi come Armored Saint, Bird of Prey e Odin).
Il gruppo però, annovera altri musicisti dal passato più o meno noto: Rowan Robertson visto con Ronnie James Dio, Oni Logan e il batterista Shawn Duncan anche lui con gli Odin, Bird of Prey e Madam X, mentre un'altro nome celebre siede dietro alla consolle, Joey Vera degli Armored Saint.
Explode uscito inizialmente nel 2007 e recentemente distribuito in tutto il mondo dalla Chavis Records, segue Volume One del 2002 e si propone come un buon disco di granitico hard rock diluito con sonorità più moderne ed in certi casi quasi alternative ("This Is What You Wanted").
Qualcuno li ha spacciati come un'incrocio tra Van Halen, Black Sabbath e Foo Fighter, io non sono molto convinto che siano proprio i nomi giusti per definire la loro proposta, ma sta di fatto che pezzi come "Explode", "Rock N' Roll Disease", "Experiment" e "God Compex" hanno un gran bel tiro e di sicuro questi DC4 non faranno la fine dei Lostboys...
Moreno Lissoni
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SPEEDJACKERS
"Secularization"
New Model Label 2009
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Decisamente buono l'album il secondo Ep dei vicentini Speedjackers, formazione di recente nascita (2006) che ha il solo "difetto" di non provenire dalla Scandinavia.
Sono l'amore degli anni 70 che vive in "Secularization" con quei "yeah" che fanno tanto "20th Century Boy", il ruvido rock and roll di "I Wanna Rock You" e il vibrante punk hardcore di "Il Suo Pensiero" dove il sestetto si cimenta con il cantato in italiano, sono i miei pezzi preferiti.
Buone anche "The Girl's Joke" e la conclusiva "Harage" che inganna l'ascoltatore con un'intro countryeggiante fatto di banjo e armonica, per poi aprirsi in un furente rock and roll dalle solite martellate punk.
Release positiva, convinto che la band potrà fare ancora meglio in futuro.
Moreno Lissoni
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RICKY WARWICK
"Belfast Confetti"
DR2 Records 2009
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Ricky Warwick, per chi non lo conoscesse è stato il cantante dei britannici Almighty, gruppo che ebbe un notevole successo nei primi anni 90. Snobbati per troppo tempo dal sottoscritto, sono diventati uno dei miei gruppi preferiti nell'era post Moggiopoli, dove la riscoperta di album di assoluto valore come Soul destruction, Powertrippin e Cran, che mi hanno aperto nuove porte nel panorama hard rock.
Nonostante una fugace reunion del 2008, la band è attualmente sciolta, ma per l'appunto, il loro (ex) leader non si è mai fermato facendo le backing vocal nei Cd Def Leppard dell'amico Joe Elliot, partecipando al progetto Circus Diablo insieme al chitarrista dei Cult, Billy Duffy e realizzando 3 album acustici.
Con Belfast Confetti a mio avviso, Warwick realizza il suo miglior lavoro, sempre in bilico tra folk rock e rock acustico, riesce a personalizzare gli insegnamenti di Johnny Cash e Bruce Springsteen.
Moreno Lissoni
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CC COLETTI
"WoodStock Lane"
Self Produced 2008
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Devo ringraziare ancora il mio corrispondente giappo-americano Aki che ogni tanto mi consiglia nuovi gruppi della scena southern/blues rock americana, a questo turno tocca alla bella e brava CC Coletti che, solo per il fatto che ad accompagnare il press kit ci fosse un foglio a righe scritto di suo pugno (cosa che non mi succedeva dai tempi di quando Roy Hodgson allenava l'Inter!), merita da parte mia una proposta di matrimonio.
Parlando di WoodStock Lane, si nota subito l'amore di CC per Janis Joplin (di cui troviamo la cover di "Mercedes Benz") e per tutti quegli artisti che hanno reso celebre il rock negli anni 70 (Led Zeppelin su tutti) con un risultato sopra la media, grazie anche alla collaborazione con il produttore, chitarrista e songwriter Anthony Krizan, già noto per la sua militanza negli Spin Doctors e per le sue collaborazioni con John Waite, Noel Redding e Lenny Kravitz.
Tornando a CC Coletti, posso dire che è diventata celebre per i suoi duetti insieme a Meat Loaf, dove la possiamo vedere nel DVD Could'nt Have Said It Better, Bat out of Hell Live di quest'ultimo insieme alla Melbourne Symphony Orchestra e in Bat Out of Hell 3, esperienze che sicuramente le saranno servite per la realizzazione di questo disco, caldo ed intenso, che potrà piacere a chi ama queste sonorità e le prime Pat Benatar e Sheryl Crow.
Moreno Lissoni
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COVERED CALL
'Money Never Sleeps'
Blistering Records 2009
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In un periodo dove le borse e la crisi finanziaria sono sempre in prima pagina e dove veniamo bombardati da annunci catastrofici di periodi neri, ecco comparire il cd dei Covered Call...
Mmhh... Diciamo che avrei anche potuto iniziare meglio... però qualche senso il tutto lo ha: Covered Call è un termine finanziario utilizzato da brokers di borsa ed, essendo in tema, alcuni dei componenti della band lavorano proprio in questo ambito, da qui il nome del gruppo e dell'album. Ma bando alle ciance, già dal primo ascolto, Money Never Sleeps risulta una rivelazione assoluta, un hard rock di stampo nordico molto ben prodotto (Ronny Svanströmer & Joel Carlsson) dove il songwriting la fa da padrone, soluzioni melodiche di alto livello, cori da primo impatto, ottimi arrangiamenti, capacità tecniche di tutti i componenti fuori dal comune (Joel Carlsson: Guitar, Morgan Rosenqvist: Guitar, Thomas Thulin: Bass, Ronny Svanströmer: Drums) e tra tutti la voce assolutamente efficace e fenomenale di Thomas Vikstrom (Candlemass, Therion).
42 minuti di melodic hard rock al passo coi tempi, moderno nelle sonorità e nella forma ma classico nel contenuto. "All Because of Me", dal testo intimista, lancia il La al disco e subito si rimane affascinati dall'ensamble sonoro, "Till The End" scatenata ma suadente, una valanga che ti sommerge. "Shine", l'unica cover, a mio gusto, risulta molto meglio arrangiata ed interpretata rispetto all'originale di Kotzen e Mr. Big. "Never Again", hard rock puro, botta e tiro che portano ad una esplosione con un refrain immediato e con la voce di Thomas realmente incredibile. "Anything You Want" è La lenta dell'album, piano e voce, da brivido. "I Wanna Be Free" fa ritornare ad un hard rock più viscerale e "sudato" con reminescenze Alice Cooperiane, "Nothing at All" ci riporta ad un rock più sbarazzino e di impatto (mi viene in mente un altro gruppo della scorsa stagione, i Goodbye Thrill), "Money Never Sleeps", hard rock con riff di chitarra granitico, singing perfetto che lancia un ritornello tipicamente nordico. "What About Us e Let's Make it Real" concludono l'ascolto la prima riportando melodia e l'ultima groove e pacca con un chorus che ti rimane in testa subito.
Album senza alcuna debolezza, che passa in cima alla mia personale lista per quanto riguarda le attuali produzioni. L'augurio e la speranza è che i nostri possano vedere le proprie fatiche e il loro investimento in rialzo in una vera economia che invece null'altro risulta che essere virtuale. Qui il valore c'è, ed è reale sul serio.
Mauro Guarnieri
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VIOLENT DIVINE
"In Harm's Way"
Misty Recordings 2009
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Gli svedesi Violent Divine superano la prova del 9 dopo il promettente disco di debutto uscito nel 2006 per la Chavis Records.
In Harm's Way, uscito lo scorso 31 gennaio e' mixato e prodotto da Pontus Norgren, celebre chitarrista scandinavo conosciuto sia per la sua militanza negli Great Kit kat, Talisman, Zan Clan, The Poodlese e negli Hammerfall.
Nella biografia del gruppo, citano Ozzy Osbourne, Motley Crue e Accept come le loro influenze maggiori, ma a mio avviso del primo troviamo "solo" dei gran bei riffoni in stile Zakk Wylde ("Blackheart"), mentre degli altri 2 non ci sento molto, anche perchè il sound dei Violent Divine risente molto di sonorità moderne.
Dopo i primi ascolti il giudizio e' positivo con pollice alto per song come "Let Them Burn", la già citata "Blackheart", "I Am", "End of Times" e "Skin Deep".
Moreno Lissoni
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THE BUGZ
"Oblivion"
Costa Ovest 2009
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Premetto che il genere proposto dai toscani The Bugz, non rientra tra i miei ascolti abituali dal momento che Cristiano Del Vita, Alessio Scatena ed Emiliano Marianelli propongono uno stoner rock infettato dallo psychobilly e garage, una miscela sonora composta da Jesus Lizard, Blues Explosion e Cramps, con la particolarità dell'assenza del basso.
Per affinità musicali, i pezzi che preferisco sono "Lord Of Garbage", "Crist On" e il rock and roll di "Something Is Wrong Little Mario", ma visto la distanza che c'è tra i miei gusti ed i loro, per non rischiare di dire minchiate, consiglierei a chi segue questo filone di avvalersi dell'ascolto dei loro pezzi sulla pagina di Myspace.
Moreno Lissoni
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BULLFROG
'Beggars & Losers'
Andromeda Relix 2009
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Il power trio veronese Bullfrog, attivo dal lontano 1993, approda con questo “Beggars & Losers” all’importante traguardo del terzo album, e francamente mi dispiace di non avergli dedicato prima le attenzioni che merita, perché il dischetto, presentato in un’intrigante digipack con curatissimo artwork “60’s styled”, è di quelli che ti fanno sobbalzare dalla sedia, grande musica ragazzi! La band attinge a piene mani dall’immenso ed ancor fumante calderone Hard Blues di fine 60’s e 70’s, punto di partenza fermo ed irrinunciabile per i cultori dell’Hard Rock, e con perizia, feeling e giusta attitudine, riesce a rivitalizzare e valorizzare le radici della nostra musica del cuore senza scadere in asettico e pedissequo “revival”, il classico sound della “golden age” viene recuperato, attualizzato e trasportato abilmente in questo scorcio di nuovo millennio con grande personalità.
Le fonti d’ispirazione, per niente nascoste ed anzi ostentate con (giusto) orgoglio, vanno ricercate nei Cream e nei Free ma anche e soprattutto nella vena più hard di Bad Company e Led Zeppelin, giusto per rimanere ai più noti (ma attenzione, nel loro vasto repertorio troviamo, tra le altre, covers di Moxy e James Gang, e questo significa grande “cultura” sostenuta da grande amore per quel che fanno). I ragazzi sono ben consapevoli che non esisteva solo il Regno Unito nei 70’s, ed uno dei loro punti di forza è il saper integrare il suono Hard Blues tipicamente britannico con il corrispettivo sound d’oltreoceano, a tratti più caldo e viscerale, quello di Grand Funk e Mountain tanto per intenderci, ed in alcuni brani fanno capolino nemmeno troppo velate inflessioni Southern che scaldano ancor più l’atmosfera. Credo sia superfluo dilungarmi sui singoli brani, sono efficaci, ben strutturati e tutti suonati con gusto, forse i miei preferiti sono l’opener “Over Again”, impreziosita dalle backing vocals di Stefy Parks delle Cherry Lips, “On Through The Night”, dall’impatto molto fisico e diretto, “Keep Me Smile” con il suo refrain indelebile e la conclusiva, zeppeliniana, “Poor Man Cry”, ma davvero mi piace tutto, e molto.
Il lavoro di Silvano Zago alla chitarra è di alto livello, incisivo e ricco di personalità, le interpretazioni del cantante/bassista Francesco Dalla Riva, dotato di gran bella voce e ottima pronuncia, sono disinvolte e ricche di “pathos”, precisa e potente la batteria di Michele Dalla Riva. Da sottolineare infine la presenza in alcuni brani di collaboratori esterni di assoluto valore che arricchiscono il risultato finale: Fabio Serra (ottimo il suo lavoro anche in sede di produzione), Sbibu (percussioni), Simone Bistaffa (keyboards) e Matt Filippini, l’ottimo chitarrista “deus ex machina” dei Moonstone Project, vera e propria “70’s All Star Band” che ha coinvolto gente del calibro di Ian Paice e Glenn Hughes. Proprio un bel lavoro, consiglio caldamente un ascolto sia ai “vecchi caproni” nostalgici come il sottoscritto, che ai giovincelli di primo pelo, hanno solo da imparare.
Gaetano Fezza
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GMT
"Evil twin"
RetroWrek Records 2008
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Secondo disco per i GMT, ovvero Bernie Tormè, John McCoy e Robin Guy che, a più di 2 anni di distanza dall'esordio Bitter & Twisted, tornano con il loro Hard Rock dalle diverse sfaccettature e parte subito col botto con il pezzo dal titolo "Punko Rocco", brano dal titolo bizzarro che vede Dee Snider alla voce, già compagno del chitarrista nel progetto Desperado con l'album Ace, scartato dall'Elektra Records e riesumato di recente dall'AngelAir Records.
In "Bullet In The Brain" inizia ad emergere l'anima blues della band che ha il suo apice in "Perfumed Garden", uno dei pezzi meglio riusciti del disco insieme a "Jonny Sitar" dal flavour tipicamente indiano (d'America) e dalle scatenate "Holy Roller" e "The Humours Of Mr. McCoy".
CD piacevole e ben suonato.
Moreno Lissoni
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ALIAS
'Never Say Never'
AngelMilk Records 2009
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E' proprio il caso di dirlo: il titolo rappresenta la realtà dei fatti. Originariamente il secondo disco degli Alias sarebbe dovuto uscire nel 1992. Cosa che, ovviamente, non è mai accaduta e il motivo, purtroppo aggiungo io, lo si conosce molto bene. Dopo 17 anni l'etichetta AngelMilk Records riesce a distribuirlo ed il risultato è di quelli che lasciano il segno.
Si sente immediatamente che non è un album inciso oggi: lo si capisce dalla produzione, dalla scelta dei suoni, dall'intera impronta del mastering. Quando inseriamo nel lettore cd il supporto, metaforicamente parlando, giriamo la chiave della nostra DeLorean virtuale dei ricordi (non me ne vogliano Doc e Marty McFly...).
13 songs più 4 (tre classici con la quarta acustica "When I'm With You" nella versione americana e la bonus track e "Call Me" nella versione europea) di autentico livello, Freddy Curci in piena forma e ispirazione con la sua voce e tutti i musicisti, Steve DeMarchi alla chitarra, Marco Mendoza al basso, Larry Aberman alla batteria, Robert O'Hearn e Dennis DeMarchi alle tastiere, rendono Never Say Never un disco con un mordente e piglio superiore all'esordio Alias, più hard del sound Sheriff, a tratti diretto, molto ben arrangiato dove però la melodia risulta sempre essere protagonista.
Non tutti i brani sono completamente inediti, alcuni sono stati ripresi dallo stesso Curci nel solista del '94 "Dreamer's Road" quali "All I Want Is You", "Diamonds", e anche da James Christian in Rude Awakening come Woman Enough e Pleasure And Pain, ma questo fa appunto capire la caratura degli stessi in assoluto.
Never Say Never risulta quindi essere come il buon vino, anche se datato non si deteriora, rimane attuale ed incrementa il suo valore creando coscienza della qualità di un prodotto che vince sul tempo. Unico "rammarico" risulta il fatto che se fosse uscito nel periodo e nel giusto contesto sarebbe stata la conferma e consacrazione per il gruppo canadese.
Qualcuno dice che le epoche sono cicliche, che la storia a volte si può ripetere... quindi mai dire mai....
Mauro Guarnieri
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NASTY IDOLS
"Boys Town"
Metal Heaven 2009
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Ho sempre seguito la carriera dei Nasty Idols, tantè che il titolo del loro secondo album, per una serie di coincidenze, divento' per anni il mio primo account di posta elettronica.
Dopo lo scioglimento, il vocalist Andy Pierce non rimase con le mani in mano mettendo sul mercato un ottimo e sottovalutato disco con i Machinegun Kelly, un buon album solista di pop rock e ultimamente il ritorno al punk con gli United Enemies.
A parte qualche compilation, ristampe ed il deludente "Hero For Sale", non avrei mai pensato ad un ritorno in pompa magna della band svedese che a questo giro lo fa con un buon album in bilico tra le sonorità di Vicious e quelle di Cruel Intentions (sentite "Rock Out" e ditemi se non sembra uscita da quest'ultimo).
A parte la title-track e "Method To My Madness" che non riescono a prendermi, il resto del lavoro si mantiene su livelli medio/alti con vette nella ballata "Nite Like This", dove i Dogs D'Amour incontrano i Backyard Babies più intimisti e i vari anthem come "Crashlanding", "48 Hours", "It's Not Love" o "Need The Nite".
I Nasty Idols sono tornati per far capire alle nuove leve scandinave tutta lacca e poca personalità, che già certe cose loro le facevano 20 anni fa, e il fatto che già allora venissero considerati dei cloni della scena americana, potrebbe far riflettere, ma questa è un'altra storia...
Moreno Lissoni
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ALEX FALCONE
'Aphasia'
Rock Royce Records 2009
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Esordio solista per il talentuoso tastierista triestino, già visto all’opera con Wind, Heaven’s Touch e nella tribute band degli Uriah Heep Sweet Lorraine.
Prendendo spunto dal progetto Phenomena di Tom Galley, Alex si circonda di grandi musicisti sia italiani che stranieri per dare vita ad un progetto ambizioso ma decisamente riuscito.
Da un punto di vista musicale siamo vicini ad un Hard Rock melodico con spunti sinfonici e con arrangiamenti molto curati.
Apertura affidata a “Heat”, pezzo accostabile ad un hard rock di matrice scandinava, non fosse altro per le tastiere di Alex, molto ottantiane e per un’atmosfera che ricorda appunto le band di quel periodo.
Ottimo il solo di Stefano Caucich, fondatore dei rockers W.I.N.D.
“Guns in the Holsters” è la prima delle tre canzoni che vede alla voce James Christian degli House of Lords, che come al solito da sfoggio di bravura fuori dal comune su un pezzo che potrebbe appartenere alla sua band madre, hard rock melodico ad altissimo voltaggio.
In “Sail Away” Alex duetta alla voce con Luca Gasparini degli Heaven’s Touch, una delle band italiane più talentuose e più sottovalutate della nostra scena… (avremo modo di riparlarne), in un mid-tempo di immediata presa impreziosito da un solo dell’ex Europe e Easy Action Kee Marcello.
In “Racin’ with the Spirits “ alla voce troviamo l’ex Rainbow e attuale cantante dei Cornerstone Doogie White, per una cavalcata che sa molto di Uriah Heep grazie al gran lavoro di Falcone all’Hammond, un sentito tributo ad una band che per il musicista triestino ricopre un ruolo decisamente importante.
Altro pezzo in cui troviamo la voce di James Christian è “Ridin’ On” puro melodic rock sulla scia di Toto e Foreigner... uno degli highlights del disco senza dubbio.
Ultima song cui troviamo Christian alla voce è “Why”, un brano che per il tipo di arrangiamento sinfonico non avrebbe sfigurato su un disco di Meat Loaf dei tempi che furono, con un indovinato solo di sax a cura di James Thompson (già collaboratore di Zucchero e Joe Cocker).
Degna di nota poi è anche “Screamin’ for You” con ancora Luca Gasparini a guidare un coro cromato in puro stile class metal anni ’80.
Chiusura affidata alla cover degli Sweet “Alexander Graham Bell” in cui Falcone si distingue per una buonissima prova vocale,
oltre che strumentale.
Attualmente Alex è al lavoro per dare un seguito a questo primo capitolo che consiglio a tutti gli amanti delle sonorità descritte sopra nonché a tutti gli amanti dei tasti d’avorio.
Federico Martinelli
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KNYGHT
"Bet Everything"
Anko Music 2009
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Conosciuti nel 2007 con il demo dal titolo Destination Unknown, ritornano a far parlare di sè i Knyght con un nuovo ep registrato nel 2008 e prodotto da Heiko Hinze (Metal Church, Tom Jones, Axxis). Rispetto alla precedente release si nota un deciso passo in avanti della band, pur rimanendo incollati ai canoni dell'hard rock melodico, che in questo caso fanno il nome di Bon Jovi, Bryan Adams e Danger Danger.
Si parte con le sbarazzine "Goin' Anywhere" e "Heaven Or Hell", per proseguire con la ballata "A Million Times", song inclusa nella compilation della rivista inglese Fireworks, per proseguire con "The Game Of Love n Hate", brano questo che mi ha fatto ribaltare la stanza per recuperare il CD degli Star Collector.
A chiudere il lavoro troviamo "Shut Up", dove il gruppo romano cambia tiro per generare un brano più duro e moderno rispetto ai loro abituali standard. Una prova che segna una vivace crescita della band, ancora un paio d'anni e sono sicuro che saranno tra le realtà più vive all'ombra del Cupolone.
Moreno Lissoni
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KRYS
"Rome And Roll"
Self Produced 2009
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Mi piace il nuovo corso intrapreso dai gattacci romani che finalmente lavorano sui cori - anche se a volte sembrano forzati e un pò banali - come nel caso della title-track.
Il terzo album qdei Krys presenta in formazione il solito Chris (maddai?!) alla voce, Die Die alla chitarra, Nasty al basso e Greg alla batteria e ci regalano 8 pezzi dal buon tiro e che a mio avviso, segna il punto di svolta della band grazie a brani come l'opener "The Haunted House", alla ballata DOGS D'AMOUR-iana "Kippis (In The Christmans Night)" - indubbiamente una dei più bei pezzi partoriti dal gruppo capitolino, alla selvaggia "Love And Sin" e a quella "Please Tell Me" che sa molto di... Finlandia (a buon intenditore poche parole...).
Giudizio finale più che positivo, ma visto che Chris è un'amico, mi sento di consigliargli di lasciare da parte certi clichè e continuare sulla strada delle canzoni appena citate e sono sicuro che il prossimo lavoro sarà ancora meglio di questo!
Moreno Lissoni
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HARDLINE
'Leaving The End Open'
Frontiers Records 2009
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Terzo capitolo per il tormentato ma soprattutto rinomato marchio Hardline. Terza fatica per un gruppo decisamente non tra i più produttivi a livello discografico ma di valore e caratura artistica unica. Terzo cambio di lineup per Johnny Gioeli, il solo componente originale presente dal primo Double Eclipse (datato 92 con Neal Schon, Dean Castronovo, Joey Gioeli, Todd Jensen) e dal secondo II (con Josh Ramos al posto di Schon) che vede al suo fianco il chitarrista Ramos (The Storm, Two Fires, Hardline appunto, The Vu, Ramos-Hugo), il tastierista Michael T. Ross (Angels, Lita Ford), Jamie Brown al basso e Atma Anur alla batteria.
Il sound presentato oggi è potente e diretto, molto più moderno rispetto alle produzioni precedenti considerando il lasso di tempo intercorso tra un disco e l'altro. Le canzoni dal punto di vista dei testi sono decisamente mature e a tratti intimiste e dal punto di vista della composizione prettamente musicale caratteristica è la sempre presente melodia con ritornelli che ti entrano facilmente e riff di chitarra taglienti ma mai fuori luogo. Le tastiere completano gli arrangiamenti in modo entusiasmante e la base ritmica è solida e ricca di sfumature. La voce di Gioeli sa essere melodica, espressiva ma anche graffiante e potente quando serve.
Album che ti riesce a conquistare dopo ascolti attenti ma che ti genera quella giusta assuefazione che ti fa crescere l'esigenza di pigiare nuovamente il play una volta che il lettore termina la riproduzione.
Alcune veloci considerazioni nello scorrere le tracce di questi poco più di 50 minuti di ascolto: "Voices" (un inizio perfetto, inciso che ti avvolge come un'onda inarrestabile), "Falling Free" (uptempo melodica e scatenata con un piglio moderno e azzeccato), "Start Again" (malinconica con un ottimo lavoro di arrangiamento da parte di Ramos), "Pieces of Puzzles" (melodic hard rock puro, ulteriore dimostrazione che la band è solida e serrata), Bittersweet (midtempo che mette in risalto la grande versatilità di Gioeli e una armonia di livello superiore), "She Sleeps in Madness" (inizio in crescendo che trascina e genera una delle songs più moderne a livello di sonorità e atmosfere), "In This Moment" (ballad piano e voce a dir poco emozionante), "Give in to This Love" (lavoro ritmico accattivante per una song dallo stile Wingeriano), "Before This" (una delle mie preferite, un ritornello che ti si stampa in testa, una canzone di melodic rock al passo con i tempi), "Hole in My Head" (altra song dalle sonorità molto attuali, hard rock più cupo, intimista ma dall'ottimo ritornello), "Leaving the End Open" (mid tempo che porta ad una esplosione melodica con un crescendo assoluto, un classico per finire in bellezza).
Album sicuramente molto atteso che riesce a raggiungere il risultato di essere una delle migliori uscite discografiche di questo anno. Ottime songs e produzione fanno ben sperare i fans e gli amanti della buona musica in una attesa più misurata per un prossimo disco marchiato Hardline.
Mauro Guarnieri
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MATT O'REE
"Live"
Self Produced 2008
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Non ho la più pallida idea di come ci sia finito il cd di Matt O'Ree sulla mia scrivania, ma con mia discolpa devo dire che era qualche mese che prendeva polvere e mi strizzava l'occhiolino per farsi scartare e così oggi, grazie a qualche coincidenza astrale, è riapparso tra le mie mani e ho ceduto alle avance di una Les Paul in copertina...
Non sapendo nulla di questo chitarrista, mi sono documentato sul suo sito scoprendo che ha dato alle stampe il suo primo disco solista nel 1997, a cui sono seguiti diversi show in apertura ad artisti come Kansas, Buddy Guy, Leslie West and Mountain, The Outlaws, Gov't Mule, Robin Trower, Johnny Winter, The Screamin Cheetah Wheelies, ecc. e altri 2 album, "Chalk It Up" e "Shelf Life".
Un disco da vivo mi sembra il modo migliore per scoprire il musicista del New Jersey, che ci regala una performance costruita su un blues rock sudista, che a mio avviso non dispiacerebbe al mio socio Martinelli.
Oltre al CD, troviamo anche un DVD che riprende il concerto tenuto allo Starland Ballroom e che consiglio a tutti gli estimatori di Stevie Ray Vaughan, ZZ Top, Allman Brothers e Gov't Mule.
Moreno Lissoni
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MIND INFECTION
"Already Gone"
Promo 2008
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Conosco AJ, il chitarrista dei Mind Infection, dai tempi di SLAM! cartaceo, mi teneva aggiornato sulla scena finalndese e scandinava, ancora con lettere scritte a mano. Internet non era ancora entrato nelle case, il computer serviva solo per giocare a Double Dragons e le riviste del settore si occupavano esclusivamente di grunge, prima e NU Metal, poi. Grazie a lui conobbi gruppi come Crystal Ecstacy, Rebel Baby, Silver City Bandits, ecc. e da corrispondente, ora me lo ritrovo in questo gruppo nato a Lappeenranta nel 2006 ed uscito con un singolo contenente la traccia dal titolo "Already Gone".
Faccio sempre fatica a dover recensire release con pochi pezzi perchè si rischia di sbilarciarsi troppo sia negativamente che positivamente, non mi resta quindi che indirizzarvi sulla loro proposta, un heavy rock di chiaro stampo ottantiano, ma dal momento che e' solo una traccia, vi invito a visitare il loro Myspace così potrete dare un'ascolto e giudicare con le vostre orecchie.
Moreno Lissoni
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SUTUANA
"Perdutamente… "
Self produced 2008
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I Sutuana sono un gruppo di Mantova nato nel 2006 con all'attivo un mini dal titolo “Porco Giochi” datato 2007 e da un paio di mesi sono usciti con il loro disco d'esordio autoprodotto "Perdutamente…" che, dopo diversi ascolti, devo ancora capire se mi piace o meno...
Lasciando da parte questo mio dubbio, posso dire che il lavoro suona bene, che pur avendo una solida base hard rock ottantiana, non si capisce da che parte voglia dirigere.
Mi spiego meglio: le diverse influenze e il cantato in italiano in certi passaggi non si sposano perfettamente e si ha l'impressione che il gruppo non sappia in che direzione andare, dal momento che si passa dall'hard rock melodico tricolore di "Bisogno Di Un Senso", alla cover di "Hush" dei Deep Purple per passare poi al metal di "Faith (No More)".
Piacciono la melodica "Perdutamente Sola" e "Mandami Una Cartolina" (ascoltate il coro e ditemi cosa sentite...), per il resto mi sembra che la band debba trovare un direzione più definita su cui andare.
Moreno Lissoni
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by Slam! Production® 2001/2009
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