NEWS
INTERVIEW
NEW BANDZ
REVIEW
ALIVE
STRANGERS
FANZINE
ABOUT US
LINKZ CONTACT
VODOO HILL
"Vodoo hill"
Frontiers 2000
* S.V.*
Oggi, ormai, se uno non fa qualcosa da solo, questo genere di musica rieschierebbe il tracollo. Ecco che anche un "compaesà" ci mette del suo, producendo, arrangiando e mixando questo project-album che vanta la presenza del purpleiano Glenn Hughes, attivo in questi ultimi tempi su più fronti. Ammetto di non essere mai riuscito ad apprezzare la voce di Glenn e, sapendo che per molti questa è una bestemmia, dichiaro senza peli sulla lingua, che c'è di meglio, non solo nella scuderia Deep Purple, ma anche nel panorama rockettaro in generale. Non so perché ma Glenn me lo vedo di più a fare un genere alla George Michael. (Immagino che dopo questo mi tirerete dietro di tutto..ma siamo in un paese libero, no?) I pezzi sono dieci e, tenendo conto, che anche questo disco, è prodotto in casa, c'è da dire che il lavoro è ottimale. L'unico, a mio avviso, punto a sfavore, rimane la non chiara direzione di Dario Mollo che si sa esprimere in direzioni musicali che spaziano dall'hard settantiano al class-metal ottantiano, spargendo note cupe a destra e a manca. Mi associo ai tanti pseudo giornalisti delle riviste specializzate che dichiarano all'unanimità questo progetto, un buonissimo lavoro. Rimango però dell'opinione che, se non ci fosse stato Hughes, questo sarebbe stato un disco qualunque che nessuno avrebbe cacato. Nulla togliendo alle grandi qualità di Mollo e soci che hanno saputo creare spunti rockettari di non poco pregio...solo che, ci sono tanti altri gruppi in giro! Non limitiamoci sempre e solo ai "mostri sacri"...anche loro sanno sbagliare, no? A voi la scelta!
Marco Paracchini

DOUG HOWARD (Stun Leer)
"Last man standing"
Mtm/Frontiers 2000
** 5 **
I tempi saranno cambiati ma, quando ascoltai gli Stun Leer di due anni fa, credevo di essere ripiombato nell'epoca d'oro del rock fm,ma, oggi, mi devo ricredere ascoltando quello che ci propone il "rinato" Howard. Il voto basso è proprio per allontanare i pochi fan degli Stun Leer, visto che vorrei evitare una spesa inutile di soldi. Le influenze sono parecchie e nulla porta ad un'esaltazione morale. Si inizia con la veloce "Higher" che sembra presa da uno scarto dei Crown Of Thorns.La seconda "Whip" è praticamente uguale (nella parte di batteria e basso) a Dr. Feelgood dei Motley, ma non fatevi ingannare perché il cantato percorre melodie scontate e noiose. Segue la dolce "Hold up the sky" che mi porta alla mente gli ultimi Message di Dean Fasano. "Hey money", "Faith", "Tell me" e "Save me" seguono nella noia di questo album scialbo e privo di materiale convincente per premiare la fatica produttiva del seppur buon vocalist, Doug. "The death of me", noiosa e scontata, apre alla bella ed aor song, "Living Proof", uno dei pezzi più maturi ed apprezzabili dell'intero album. Si chiude con la rockeggiante "Worldwide" che ripropone il sound targato Crown Of Thorns, senza citare la cover "Black Betty" che, oltre a non c'entrare nulla con il Cd, è senza dubbio una song senza "midollo" che poteva benissimo mancare all'appello di questo annoiante album, privo di emozionanti capitoli sonori. Statene alla larga.
Marco Paracchini

SNAKEBITES A TRIBUTE TO WHITESNAKE
Dead Line 2000
** 5 **
Nel trend di riproporre tributi a grandi nomi della scena hard rock di fine settanta e ottanta, eccoci ad un ennesimo tribute-album, questa volta dedicato al sound dei WhiteSnake, dagli esordi al "fallimentare" "Slip of the tongue". I musicisti che si alternano in questa gran cagnara, mal registrata con effettacci alla voce da dar persino fastidio, son nomi più o meno celebri e,udite udite,si cimentano anche i vecchi membri Moody&Mardsen, "licenziati" dall'85 in poi dai WhiteSnake trasformatasi in una band glam/hard rock americana. I pezzi riproposti, praticamente quasi uguali agli originali, peccano, come dicevo, solo per le registrazioni delle voci, proposte con effetto stadio/eco da far rabbrividire la pelle e ad annoiare dopo poche songs. Le tracks son tutte quelle più famose che anche i muri conoscono, comprendenti anche le meno conosciute "Slow and easy" e "Ain't no love in the heart of the city" mai state realmente delle hit singles. Che dire di più? I partecipanti? Certo, c'è n'è per tutti i gusti. I membri interessati arrivano dalle più svariate bands: FM, Bad Company, Foreigner, Samson, Bryan May Band, Lionsheart, Praying Mantis, Ozzy Osbourne, Uriah Heep, Black Sabbath, Vow Wow e tanti altri. Degni compositori e amici/avversari del Serpente Bianco che tutti hanno saputo amare ed accettare come fenomeno musicale degli ottanta. 18 i nomi tra musicisti e cantanti per 12 songs al fulmicotone, dedicato solo a chi ha amato alla follia Coverdale & Company. Nell'attesa di vedere se riusciranno davvero a rimettere insieme Sykes&Coverdale rigustatevi questo mix malinconico o, se preferite, andate a rispolverare il vostro vecchio Lp, forse vi conviene. WhiteSnake forever!
Marco Paracchini

MONSTER OF ROCK Vol.2
Razor & Tie 2000
***** 10 *****
La mia permanenza negli States per qualche mese ha fatto sì che trovassi qualche Cd che qui è ancora introvabile. Uno di questi è la seconda raccolta dei Monsters of rock dedicato dalla seconda metà degli anni ottanta ai primi novanta. Si tratta di una raccolta di bands americane che hanno rivestito i panni di star da top ten per alcuni anni. Figure europee neanche a parlarne (solo gli Scorpions nel Vol.1 -nda-)ma quelle che ci sono bastano e avanzano. Le 16 tracce raccolte qui dalla simpatica ma sconosciuta etichetta "Razor and tie" (Rasoio e cravatta)sono esempio di grande rock dei bei tempi. Non mi resta altro da fare che lasciarvi la lista dei nomi che son presenti su questa compilation. Slaughter "Fly to the angels", White Lion "When the Children cry", Scandal "The warrior", Asia "Heat of the moment", FireHouse "Love of a lifetime", Nelson "Love and affection", Trixter "Give it to me good", Yes "Owner of a lonely hearts", The Outfield "Your Love", Vixen "Edge of a broken heart", Danger Danger "Bang Bang", Cutting Crew "Died in your arms", Enuff 'z' Nuff "Fly high Michelle", Rainbow "Stone Cold", Aldo Nova "Fantasy" e Britny Fox con "Girlschool". Come avete notato la lista è ricca di nomi che a modo loro hanno stabilito il corso della storia commerciale del rock duro e melodico del decennio ottanta. Nella viva speranza che anche quì in Italia sia disponibile questa compilation nei suoi tre volumi, Vi auguro un buon ascolto e, se non l'avete o non lo trovate, so per certo che qualche dischetto della lista l'avete;rispolveratevi le idee con i dischi originali dunque!
Marco Paracchini

DAVID COVERDALE
"Into the light"
EMI 2000
***** 9 ****
...e quando ci si riscopre vecchi tutto d'un colpo guardando le faccie dei nostri eroi non si può far a meno di diventare malinconici e lasciarsi andare a nuove proposte di "dinosauri" che hanno fatto un pezzo di storia, come questo nostro buon vecchio Coverdale che dai tempi del 1975, ci ha saputo regalare ottimi albums. Dal blues, all'hard rock alle melodie barocche e piene di lustrini di "1987", si riscopre un grande compositore e sempre padrone di una voce inconfondibile e profonda che supera di gran lunga centinaia di pseudo-cantanti che oggi vendono migliaia di copie di dischi. Dopo i Deep Purple, i WhiteSnake (prima e seconda maniera)e dopo Page ecco che "Into the Light" si presenta come un disco maturo che fa riscoprire le vere sensazioni del Coverdale legato al Blues di vecchia annata, senza comunque lasciare il buon sano rock duro con pezzi sensazionali quali "Don't lie to me" o "Cry for love", o con la trascinante "Slave". Sempre e comunque rock di buon gusto e orecchiabile anche nelle ballad che coprono un ruolo fondamentale dell'album. Prendiamo ad esempio la splendida e settantiana "Don't you cry", sensazionale con la voce malinconica di Coverdale che vi farà sognare ad occhi aperti, per non parlare anche della bella e dolce "Love is blind" e "wherever you may go", dedicata alla moglie che tutti quanti ricorderemo nei video dell'epoca "1987". Album maturo, come dicevo, attento anche, in qualche rarissimo episodio, alle esigenze di mercato melodico odierno senza comunque farci rimpiangere il Coverdale di un tempo. Ne è passata di acqua sotto i ponti dai tempi di "Northwind", ma sembra che la "Stella" del rock, brilli ancora di luce propria. Accompagnato da Earl Slick (Dirty White Boy)alle chitarre, Mendoza al basso (John Sykes) e Doug Bossi alle pelli, potrete ripercorrere un buon album intriso di sentimento, blues sudato e rock zeppelliniano. A voi la scelta dell'acquisto...Coverdale, però, ricordiamoci che è stato, è e sarà un Maestro per molti...non è poca cosa, no?
Marco Paracchini

TWO FIRES
"Two Fires"
Point Records/Frontiers 2000
**** 7/8 ****
Quando dei "personaggi" del calibro di Kevin Chalfant, Josh Ramos e Kenny Aaronoff si mettono insieme, non ci si può aspettare altro che un grande album di classe. Qui, il rock adulto di matrice anni ottanta, è presente in tutte le 13 tracce del disco di Chalfant (The Storm, The Vu)che vuole ridare spazio a questo genere oramai destinato solo al mercato underground dei pochi intimi. Le collaborazioni si sprecano e quella forse più importante è firmata dalle mani di Jim Peterik nel brano "River of destiny" che, neanche a dirlo, ricorda proprio i Survivor di Peterik. Ma tutto il feeling dell'album sembra proprio estratto da dischi AOR di gruppi del calibro di Survivor, Journey, FM, Dakota e molti altri, anche se qui le chitarre, in certi momenti assumono molta più importanza, grazie anche al tocco magico di un rinato Ramos. Impossibile una recensione brano per brano, poiché, senza esagerare, posso dire che per i fan dell'AOR, questo è un album importante da non perdere e da avere nella propria collezione. Brani come "Piece of my heart", "My love will be there" e "Alyssia" vi piaceranno per la loro giovane ed elettrica presenza, senza nominare altre melodiche composizioni che fanno di questo disco un ottima prova delle capacità di questi artisti. Nulla di nuovo, certo, ma forse è anche per questo che piace. L'unica pecca che voglio citare (da critico pignolo) è il pezzo "Summer of love", troppo simile a "Summer of '69" di Bryan Adams, sia per melodie (qui si và al plagio!) che per i contenuti. Comunque, a parte questo, non insisto nel dirvi di comprarlo, ma datemi retta, dateci un ascolto...
Marco Paracchini

DEMON DRIVE
"Heroes"
Frontiers 2000
*** 6 ***
Dopo l'ultima fatica dei Casanova (edizione solo Japan -nda-)mi aspettavo una catastrofica discesa di Michael Voss, già frontman dei "vecchi" Mad Max, con qualcosa di ibrido tra il rock moderno e sperimentazioni pop. Invece, anche se sempre sotto un "tetto" di sperimentazioni, il buon vecchio Voss, ci dà in pasto un album farcito di un sentito heavy rock che spazia dai Ten ai Metallica, dai melodici Crown of Thorns a David Bowie (!), dai Casanova ai Mr. Big, insomma, come avrete capito, un album non scontato nella ricercatezza di qualcosa di nuovo in aggiunta all'oramai strausata sei corde. Il risultato, a mio avviso, è centrato in pieno, mettendo in comune accordo (seppur con un pò di malinconia per il passato) i vecchi fan dei primi Casanova e gli ultimi fan di un rock dedito a sperimentazioni sonore e produttive interessanti (e non). Il pezzo d'apertura "Time machine" è un pugno nello stomaco seguito a ruota da una potente e cupa "Going underground". Il rock leggero di "Sex is an alien" ricorda, nelle strofe, gli ultimi Bon Jovi, sebbene il ritornello è un chiaro omaggio a gruppi glam dei settanta. "In the heart of a woman", "Heroes" e "Star", toccano le melodie leggere e romantiche dei tempi che furono anche se evidenziate da ritocchi al passo coi tempi. In "Dominoes" compare l'aiuto nel song writing di Jean Beauvoir, leader dei Crown of Thorns, che presta le sue "mani" e la sua ugola per questo pezzo che sembra un incrocio tra i sopracitati Crown.. e Mr. Big. "Stranded" ridà una botta di vita lasciandoci poi ricadere in una dolce atmosfera con "Heaven knows". La rockettara "All that matters" rievoca i settanta in chiave moderna con qualche spunto heavy che non guasta. Che dire? I tempi son cambiati, grupponi con jeans strappati e borchie non ci sono più. Ci si può accontentare anche di queste "nuove" proposte, ma come dico sempre, prima di comprare, dateci un ascolto, poi decidete.
Marco Paracchini

DAVID GLENN EISLEY
"Stranger from the past"
Frontiers 2000
*** 7 ***
Giuffria, House of Lords, Dirty White Boy, Stream e tanti altri gruppi, hanno visto, come front man, altre solo come compositore, questo giovane-vecchio rocker che sembrava essere sparito nel nulla senza darci più nulla in pasto se non album brutti e lontani dal genere Hard/AOR alla quale ci aveva abituati. Oggi, ritornato a sorpresa grazie alla partenopea Frontiers, si ripropone come un adulto compositore di melodiche sensazioni e travolgenti emozioni con pezzi che spaziano tra l'hard rock potente dei seventies e la melodia AOR degli ottanta. Il "rosso" album che ho tra le mani sembra quasi un omaggio ai tanti (pochi?) fans che attendevano il ritorno di questo cantante sparito nell'ombra "grazie" all'amico/nemico James Christian che gli soffiò il posto nel terzo gruppone di Greg Giuffria (House of Lords, appunto)e che lo avevano direzionato nel silenzio o in produzioni metal, ad eccezion fatta per i Dirty White Boy. Gli undici pezzi (ci sono anche due pezzi strumentali di apertura e chiusura) riportano la voce di Eisley, che pare non essere mai cambiata, in un insieme di note infarcite di sonorità che spaziano dai Giuffria ai Led Zeppelin, dai Dirty White Boy agli Y&T, insomma, un album rockettaro ma melodico e "relazionato" quasi come fosse un ultimo album di un'artista che sembra quasi rivoglia scomparire nuovamente, lasciandoci con dei pezzi molto sentiti e personali. "Stranger from the past", "Run run run", "Olivia" e "When it's over" ricordano proprio le produzioni dei Giuffria. I pezzi più lenti e malinconici sono "Sing brother", "Don't turn away" e "Stranger in love" che vengono sorretti da un pianoforte trascinante e sensazionale. Riferimenti seventies e Zeppelliniani ripercorrono nelle note di "Who you trying to fool?" e "Can't wait forever", senza comunque dimenticare le melodiche venature ottantiane che fanno parte del repertorio "morale" del nostro David. Album intimista e ricco di emozioni, anche se a volte troppo noioso e lento ma imperdibile per chi ama e ha amato le produzioni dei gruppi sopracitati. Ovvio che gli anni ottanta rimangono i migliori ma, in attesa di questa fantomatica reunion dei Giuffria, accontentiamoci della bravura di questo singer che non è mai stato apprezzato come meritava.
Marco Paracchini

MILLENIUM
"Hourglass"
Frontiers 2000
**** 9 ****
Oh! Dopo il primo e scialbo album "Angelfire", i Millenium, sembrano aver abbandonato la penosetta voce di Tod Plant che rovinava il combo euro/americano di Ralph Santolla. Oggi, con una veste sempre e comunque infarcita di note "barocche" e a tratti quasi di un Power melodico, i Millenium ci affascinano con dieci pezzi intrisi di melodia e con la stupefacente prova di Jorn Lande, uno, a mio parere, dei cantanti migliori di questo periodo. Già, Jorn ha la capacità di variare la sua voce a seconda delle evenienze melodiche e potenti dell'album. Non meravigliatevi se alle volte sembra apparire come il "fratello" di David Coverdale (vedi "Hourglass") oppure se sembra una fotocopia di Jimi Jamison nella arena-song "Superstar". Al di là delle due prime canzoni che sembrano uscire da un altro album, segnate da un'energia molto veloce e con un heavy sound epico da favola, il resto del materiale appare quasi come un "tributo" a gruppi come WhiteSnake, Dokken e perché no? Anche alle veloci mani dei primi dischi di Yngwie Malmsteen. Insomma, un disco che farà la felicità di tutti gli appasionati del genere Class&Melody, con arrangiamenti alla pari di gruppi del passato e un'energia invidiabile che fà di questo nuovo disco dei Millenium un album meritevole e indimenticabile per la nuova storia dell'Hard Rock ottantiano, nel nuovo millennio (...guarda caso...). L'unica disfatta di tutto il lavoro rimane l'artwork del Cd. Ormai i distributori credono che una copertina vale l'altra e che le foto fatte in casa vadano bene sempre e comunque. Non sanno che anche quello "crea" la band. L'occhio vuole la sua parte e, noterete anche voi, una copertina così e l'oscurità interna del booklet, vi ridurranno i nervi saldi in nervi a pezzi. L'hard rock dei tempi andati era bello anche per i colori e le immagini kitch che rendevano una copertina o delle foto interne, oggetti di culto! Ma scazzi miei a parte, i Millenium suonano bene anche se non si presentano in altrettanta maniera. Buy or Die!
Marco Paracchini

LEON EVANS
"
Home Demo"

*** 6.5 ***

Dall'Inghilterra arriva questo polistrumentista, che nello studio di casa si produce questo demo-cd composto da 13 tracce realizzate negli ultimi 6 anni all'insegna di un pop rock aor di pregevole fattura. Nonostante la qualità sonora non sia delle migliori, il rocker inglese dimostra buone capacità compositive soprattutto in songs come "Falling Rain" e "Good Reputation". A volte le composizioni sono un pò troppo lunghe finendo così per stancare l'ascoltatore, ma tutto sommato il cd scivola via tranquillamente fino alla song di chiusura "Wait Till Tomorrow...".
90, Gadlys Road, Aberdare, Mid Glamorgan - UK - CF44 8AB
leonevans@talk21.com

EVA
"Eva"
Self Produced - 2000
**** 8.5 ****
Erano anni che aspettavo una melodic rock band (con le palle!) italiana e finalmente eccomi accontentato con questi EVA. La band presenta un sound a metà strada tra i JOURNEY e i BAD ENGLISH grazie alla splendida voce del singer Angelo Grassi. Tocca a "Angel" aprire il cd, una aor rock song fantastica, che a mio avviso, ha un potenziale radiofonico stratosferico! Dalla seconda traccia il cd si standarizza su livelli d'eccellenza presentado un sound fresco ed arioso impreziosito dalle tastiere diStefano Brusa, dall'ottimo lavoro del chitarrista Andrea Brusadelli e dalla sezione ritmica di Corazza/Morbini. Per tutti gli amanti del genere, questo è un cd da avere assolutamente, quindi cosa aspettate a contattare la band?!
www.web.tiscalinet.it/eva
evaworld@supereva.it
Moreno Lissoni

Happy Revolvers
"Suicide Nation"
Prison - 2000
*** 6 ***
Da Cruccolandia ecco gli HAPPY REVOLVERS, con schegge e rifiuti dei PUBLIC TOYS e dei SCHWARZE SCHAFE (?). I nostri dichiarano enfaticamente di essere i salvatori del rock'n'roll, e se ne escono con un album mediocre infarcito di tutti i clichè possibili, a partire dalla copertina in stile 'pussycat e da un artwork con gli "obbligatori" dadi, stelline, teschietti e fiamme... e che palle, diamine! 3/4 del gruppo sfoggiano un look decisamente al passo coi tempi, mentre completa la line-up un glamster corpulento e cotonato, il quale, a causa di quotidiane abbuffate di bratwurst e senape chimica, soffre di allucinazioni e crede di suonare coi Poison!! Ma passiamo alla musica: gli HR sono pesantemente influenzati da band come BACKYARD BABIES e D-GENERATION, e a tratti mi ricordano pure qualcosa dei RANCID. Punk rock con una spruzzata di glam, riff essenziali, vocals sofferte (la cosa migliore a mio avviso) e... cori da skinhead ubriachi (!!) che degenerano alla grande in "Tragedy"...bleehhh!! Il CD si apre (e si conclude) con un "inno alla figa" decisamente patetico, segue una mezz'oretta di brani tutto sommato ascoltabili, un gradino sopra agli altri "Tonite" e "Leave Me Alone", mentre testi meno acerbi e linee vocali più azzeccate avrebbero sicuramente giovato a pezzi come "Sluts From Hell" e "High Noon". Mi auguro che gli HAPPY REVOLVERS possano maturare e sviluppare una propria personalità senza scopiazzare distrattamente qua e là nello sleazorama europeo, altrimenti sono destinati a finire in fretta nel dimenticatoio. Amen.
www.peoplelikeyou.de
Simone Parato

The 69 EYES"Blessed Be"
Roadrunner - 2000
***6***
Goth sells... but who's buying? Ve lo dico io chi: un troiaio di ragazzine che si firmano 'lady bla-bla-bla' e che si bagnano guardando le foto di Ville Valo (non me ne voglia il fighetto finnico, del resto io apprezzo molto i suoi HIM!) su un teen-mag rigorosamente tedesco, con buona pace di chi alla mattina mangia pane e rock'n'roll! Ho sempre amato i 69 EYES, e ritengo che con 'Wrap..." abbiano raggiunto il loro apice artistico: riff duri e ruffiani, testi amari ma affascinanti, una batteria tritaossa, un look e un packaging a dir poco eccezionali. Col precedente "Wasting..." le cose avevano già incominciato a scricchiolare, ma adesso, cazzo, è veramente troppo!! "Blessed Be" è decisamente goth-oriented, qua e là spuntano tastiere, troppe chitarre pulite ed effettate, c'é pure una buona dose di elettronica, la voce di Jyrki è schifosamente baritonale... qualcuno a questo punto potrebbe domandarsi se avevamo davvero bisogno di un clone finnico dei TON! E che dire di titoli "imbarazzanti" come "Gothic Girl" o "Brandon Lee"? E poi che cazzo gli è saltato in mente di stravolgere "Velvet Touch"... la nuova versione fa semplicemente schifo! Se dovessi basarmi solo sulle mie emozioni a 'sto disco gli rifilerei un bel 4, però ho il dovere di essere obiettivo, quindi ecco un 6 stiracchiato. Infatti "Blessed Be", se si ignora -colpevolmente- il passato della band, è un bel dischetto, ben suonato e prodotto, e a tratti pure ispirato. "Framed in Blood", "The Chair" e "Sleeping With Lions" non sono niente male... ma provate un pò a rimettere su un vecchio 69-platter a caso, diciamo "Motor City Resurrection": a questo punto a "Blessed Be" preferisco persino lo sciacquone del mio cesso!!! Uhhh, sono davvero di cattivo umore oggi!!
www.poko.fi/69Eyes

Simone Parato

SLASH'S SNAKEPIT
"Ain't Life Grand""
Edel - 2000
**** 9 ****
Accidenti, questo si che è un gradito ritorno di Slash e del r'n'r in generale! Non si parla di chissà quali novità ma come umile recensitore posso dire che questa è una vera cartella sonora dove la voglia di saltare sul divano è insita nell'aria! Non lscia dunque spazio l'opener "Been There Lately" che con un rockaccio sporco intriso di blues e fast soul, ci porta a correre con la macchina sfrecciando come matti con la radio a palla. Bellissima, come bella è anche la seconda traccia "Just Like Anything" che con un intro che ci aspetteremmo dai CINDERELLA apre le danze ad una song r'n'r che fa rimembrare i primi lavori dei BLACK CROWS e LENNY KRAVITZ. "Back to The Moment" è l'unica ballata del disco che sembra assimilare dagli AEROSMITH e dai BLACK CROWS appunto. Ma riecco la velocità e la potenza r'n'r nella bella "Life's Sweet Drug" che può farci sognare di come sarebbero potuti essere i GUNS al giorno d'oggi (Axl ...ma che ti è preso?...). "Speed Parade" sembra uscire invece dall'ultimo album dei MOTLEY CRUE! potente, scanzonata e divertente al punto giusto con venature psichedeliche che appaiono e scompaiono nelle strofe di questa killer song. Si chiude con la tiratissima "The Alien" che chiude male questo ottimo prodotto, lasciandoci in balia di una song molto strong ma troppo diversa dal loro genere, strizzando l'occhio alle nuove produzionipunkeggianti coi suoni di Seattle. Comunque, a mio parere, ovvio, al di là di questa song, l'album rimane un valido acquisto da effettuare subito senza pensarci due volte.
Marco Paracchini

WESTWORLD
"Skin""
Road Runner - 2000
*** 6 ***
Mah... cari miei, se il primo progetto del super gruppo WW ci aveva sbalordito per la rinascita di Tony Harnell (TNT), per la fresca voglia di rivivere di Mark Reale (RIOT), la bravura di Bruno Ravel (DANGER DANGER) e le botti sulle pelli del bravo ma vecchio lupo O'Really (RAINBOW), questa volta, mi dispiace dirlo, ma perdonoil segno e la loro "botta" di vita. Scialbo, noioso e a tratti moderno, questo nuovo lavoro propone cose già sentite e non di ottima fattura. "skin" apre il disco lasciando un vero e proprio rimorso per gli andati TNT (...dopo gli ultimi 2 albums con me hanno chiuso) e la seguente e "scura" "Ice Queen" inizia già a far perdere l'orientamento con rieccheggi orientali, vibrazioni vocal moderniste e riff scontati, sebbene poi l'ugola di Harnell sembra scopiazzare le abili liriche di Mark Slaughter. Via anche con la squallida "Out There" e con la elettric ballad simil GOTTHARD "Heart Is A Heavy Load", un altro piccolo esempio dei quattro super geni dell'hard rock mondiale. Si torna a rockare ma non a stupire con la PURPLEiana "Get A Life"che sembra uscire da mix eccentrici tra RAINBOW e bridge alla TNT. Pensateci un pò su, ragazzi. Ascoltare prima di sborsare!
Marco Paracchini

DREAMHUNTER
"Kingdome Come""
Z records - 2000
**** 9 ****
Per tutti gli appassionati del pomp aor e dell'hard rock melodico con i cori da stadio e le atmosfere da Arena rock, non si può lasciar sfuggire questi Dreamhunter che sembrano riportarci lontano lontano, almeno a 12 anni fa. Dunque "kingdome Come" e "When Heaven Calls Your Name" aprono l'album nel migliore dei modi, portandoci riff e cori alla BON JOVI dei primissimi tempi con spunti, direi quasi, alla DANGER DANGER. "Anyway You Want It" è un pomp aor che esce dalle produzioni ottantiane senza ombra di dubbio regalandoci spunti anche molto pop. "Night Afetr Night" sembra essere stata rubata ai RESTLESS, dandoci l'esempio di buon hard aor senza pretese lasciato seguire dalla bellissima ballad "My Days Are Counted", matura, triste,trascinante e bella da fare invidia a BON JOVI e AEROSMITH lasciandoci una piccola sorpresa che fa venire i brividi. Interessante progetto da avere anche solo per rendersi conto di quante band valide ci sono ma che non vengono prese in considerazione. Coraggiosi questi DREAMHUNTER!
Marco Paracchini

SHAMELESS
"Queen 4 a Day""
MTM - 2000
*** 7 ***
A chi piace il glam e le melodie scanzonate dei PRETTY BOY FLOYD non può non avere questo progetto portato avanti dal bassista Alexx Michael, che porta intorno a se, membri dei sopracitati, appunto, dei KISS e di tante altre band del genere. "Shock The World", "Queen 4 A Day", "You Can't Stop Me" portano alta la bandiera del glam metal (così o in USA) dove i riff alternano MOTLEY CRUE dei tempi d'oro, i POISON, i primi KISS e perché no, anche i lavori solisti di MICHAEL MONROE. Il lento del secolo ci arriva dalla voce stridula e acuta di Steve Summers che ci da in pasto "Far Away" che sembra quasi essere stata scritta dagli ENUFF Z'NUFF. Cadenzata e dura invece appare "American Man" con Rachelle alla voce e Simmons ai testi. Si termina con la ballata elettrica anni ottanta come solo i maestri sapevano fare: "A place Where Love Can't Go" mi ricorda alcune sonorità dei KIX e degli SLAUGHTER messi insieme. Gli ospiti son tanti per questo progetto fatto in casa, Keri Kelly, Tracii Guns, Bruce Kulick, Kari Kane, Eric Singer e altri ancora, per non parlare delle tracce multimediali dove potrete vedere i vostri eroi alle prese con registrazioni e le bellissime donnine che contornano tutto questo progetto! Da farci un pensierino.
Marco Paracchini

The HELLACOPTERS
"High Visibility"
Universal - 2000
*** 7 ***
Gli HELLACOPTERS sono ormai una garanzia, "High Visibility" percorre i solchi decisamente 70's oriented tracciati da "Doggone Your Bad Luck Soul" e "Grande Rock", ma risulta meno dispersivo, forte anche di una gran bella produzione! beh, i major-deal serviranno pur a qualcosa!! Cazzo, se penso che solo 5 anni fa i 'copters erano una low-fi punk'n'roll band! E adesso qua e là compaiono persino chitarre acustiche e piano a fiumi! Ascoltando il CD si sente onnipresente l'ombra dei KISS, del resto è arcinoto l'amore di Nicke per il Bacio, tanto che nel disco precedente una canzone era intitolata "Paul Stanley"! Ispirato e rilassato, sono queste le prime parole che mi vengono in mente per descrivere questo platter, e da subito mi ronzano in testa "No Song Unheard", malinconica e con una bellissima linea vocale e "No One's Gonna Do It For You", mentre "I Wanna Touch" è veloce e pesca a piene mani da un riffaggio bluesy à-la Chuck Berry. Non sarà certo il disco dell'anno, tuttavia si ascolta sempre con piacere.
www.hellacopters.com
Simone Parato

old review: NEXT

CRUEL INTENTION Production® 2000