|
|
|
MASS
"Crack
of Dawn"
Escape Records / Frontiers
2007
|
In tema di reunion quella bostoniani
Mass è destinata ad essere in questo 2007 una
delle meglio riuscite, grazie ad un album di ritorno
davvero ben fatto e che ci dà la possibilità
di riparlare di loro dopo tanti (troppi) anni...
Di loro infatti si erano perse le tracce dopo che
nel 1988 la Enigma Records aveva pubblicato “Voices
in the Night”, album che anche grazie alla
produzione di Michael Sweet (Stryper)
aveva raggiunto buoni livelli di vendita anche al
di fuori degli States (conservo ancora gelosamente
il suddetto vinile).
Avevo sentito riparlare di loro soltanto
nel 2000 per l’uscita di un greatest hits, da
allora le voci di un nuovo disco si sono fatte sempre
più frequenti e finalmente eccoci a poter ascoltare
un nuovo lavoro che prontamente la Escape non si è
fatta scappare.
“Crack of Down” riprende il discorso
esattamente da dove era stato interrotto, anche se
ovviamente le sonorità si sono adeguate ai
tempi, regalandoci 12 pezzi di assoluto godimento
per che ama il class-rock alla Firehouse/Trixter/Dokken.
Compito di aprire il nuovo cd spetta a “It’s
You”, potenziale hit-single radiofonico, se
soltanto le radio americane non fossero totalmente
devote all’ultimo trend imperante.
Riff alla Firehouse dei tempi belli,
mid tempo iper melodico e un Louis D’Augusta
molto ispirato fanno del pezzo uno degli highlight
del disco... grande.
La title track invece è dotata
di un feeling molto seventies, quasi zeppeliniano
con break centrale molto particolare, quasi “progressivo”
nel suo incedere. Da segnalare assolutamente sono
anche “Empty Soul” , che ricorda gli splendidi
Lynch Mob del primo album, la iper-melodica
“Hello” (molto “sunset”),
la roboante “Magic Train”, con armonica
e flavour sudista strisciante in cui la parte del
Leone la fa Gene D’Itria, chitarrista dal gusto
molto melodico e dotato allo stesso tempo di tecnica
sopraffina.
Nella seconda parte del cd sicuramente
da menzionare sono “Sweet Lady Jane” torrido
Hard-Blues e “Leaving You” che ricorda
i Dokken più classici. Curiosamente
l’album pur essendo stato registrato tra il
New Jersey e il Massachusets è stato mixato
e masterizzato in Svezia da Martin Kronlund, già
chitarrista di Dogface e Gipsy
Rose che ha davvero fatto un ottimo lavoro,
dando al cd un suono potente e curato allo stesso
tempo.
Se tutte le reunion fossero come quella dei Mass…
Federico Martinelli
top
|
|
|
|
|
|
|
SHAKRA
"Infected"
AFM Records 2007
|
Agli esordi della loro carriera, gli
svizzeri Shakra vennero salutati come i nuovi Gotthard.
Al sesto disco (DVD a parte), se la memoria non mi
tradisce, ritengo di poter affermare che, nel complesso,
non c’ è stata una significativa evoluzione
nella proposta musicale del combo elvetico.
Premetto che la band ha sempre proposto
albums al di sopra della sufficienza, a parte forse
l’ultimo, deludente, Fall, senza però
realizzare, fino a questo momento, dischi che potessero
elevarli sensibilmente dalla massa. Dubito che questo
Infected possa concretizzare i fieri propositi
degli Shakra, ed assurgere a capitolo di cruciale
svolta per la loro carriera. Il cd alterna spunti
che richiamano la matrice più heavy dei Gotthard
a sonorità che rievocano i Bonfire
meno brillanti. Il tutto appesantito da arrangiamenti
in chiave moderna, forse nella speranza di poter far
presa anche tra un pubblico più giovane e metallaro.
Emblematica a tal proposito è
la track “Inferno”, che pur senza sconfinare
nel metal vero e proprio, è comunque contraddistinta
da un riff decisamente pesante e non particolarmente
memorabile, almeno per chi scrive. Detto questo, non
mi sento comunque di stroncare senza attenuanti un
album tutto sommato ben suonato e che, salvo rari
casi, si lascia ascoltare (pur stancando, alla lunga,
nella mia soggettiva valutazione…). Diciamo
che non siamo di fronte ad una release esaltante,
ma ad una “brutta copia” dei gruppi di
riferimento citati, quantomeno sotto l’aspetto
della qualità compositiva dei brani. Si distinguono
“Make your day”, “Playing with fire”,
“The one”, la lenta “Love will find
a way”, “Vertigo”, mentre preferisco
glissare sui pezzi cui andrebbe la palma della mediocrità…
Pur senza definirla una release negativa
in assoluto, personalmente non credo che gli elvetici
possano puntare su quest’ album come elemento
distintivo in un panorama tornato ad essere decisamente
sovraffollato. Spiacente ragazzi… maybe next
time!
Alessandro Lilli
top
|
|
|
|
|
|
|
PRESENCE
"Connection
Thing"
Best Records 2007
|
E' qualche anno che sono in contatto
con una simpaticissima ragazza finlandese di nome
Marie che, occupandosi di booking (vedi Bastet in
Finalndia...), di tanto in tanto mi tiene aggiornato
sui nuovi gruppi del suo paese e talvolta mi spedisce
qualche cd.
Questa volta tocca ai Presence capitanati dalla vocalist
Mertsa che, coadiuvata dal chitarrista Junde e dalla
sezione ritmica formata da Janmu e Kaitsu, mettono
sul mercato il loro secondo prodotto, un mini CD di
5 pezzi dove mi risulta un po' difficile catalogarli
musicalmente, anche se mi sembrano evidenti le influenze
settantiane.
"Connection Thing" e "Trippin' on the
Dark Side" tra le tracce che preferisco, se siete
incuriositi, date un'"orecchiata" al loro
sito o alla pagina di Myspace.
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
KEVIN CHALFANT
"Cry
for Fr33dom"
Clique Records 2007
|
Kevin è un ottimo singer dall’esperienza
e dal curriculum incredibile. Lo possiamo ricordare
nelle produzioni dei Two Fires, in
quelle dei The Vu, in quelle dei
The Storm... oltre che in un precedente
album solista Running With the Wind.
In Cry for Fr33dom, Kevin rende omaggio ai
Journey, e lo fa in un modo esemplare,
con scelte di canzoni che vanno dal classico al meno
conosciuto, in un omaggio sincero, sentito interpretato
con emozione e con con quella energia che difficilente
si sente in dischi “tributo”. Kevin ha
una voce che ricorda molto Perry e che rappresenta
oggi quello che ogni fan dei Journey vorrebbe
ascoltare. Niente fronzoli, solo un grande talento
e una interpretazione unici per canzoni che restano
nel tempo, per dei classici che rappresentano il rock
melodico nel suo insieme e che lo rendono vivo sempre
e comunque.
Chi acquisterà questo cd prenderà
due piccioni con una fava, infatti avrà la
possibilità di ascoltare dei brani sempre attuali,
unici e incredibilmente belli e in più assisterà
all’interpretazione di una voce incredibile,
di un Kevin Chalfant che è cresciuto con i
Journey e che tramite i suoi lavori a sua volta ha
fatto crescere svariati fans di rock melodico. Una
voce come questa è forse ciò di cui
i Journey effettivamente avrebbero bisogno...
Mauro Guarnieri
top
|
|
|
|
|
|
|
TERRY ILOUS
"Here
and gone"
Fyco Records 2007
|
Ritrovarmi tra le mani il promo del
nuovo cd di Terry Ilous con tanto di dedica personalizzata
è una bella soddisfazione, che denota lo spessore
umano del personaggio. Terry ha cavalcato l’onda
del rock americano come su un rollercoaster, tra vertiginose
ascese e cadute altrettanto rovinose. Ha anche attraversato
immani tragedie familiari che lo hanno portato a mettere
in discussione il senso dell’esistenza stessa,
ma ciononostante ha trovato la forza di rimettersi
in piedi e di mantenere integra la propria disponibilità
verso gli altri e verso la vita.
Il cd “Here and gone”, raccolta di brani
rari della sua esperienza artistica passata e recente,
rispecchia dunque la sincerità ed il talento
vocale di questo cantante di origini franco/ispaniche.
Come in ogni prodotto assemblato con materiale di
epoche diverse, è inevitabile attendersi una
certa eterogeneità di stili, che però,
per contro, denota la grande versatilità dell’artista,
ingiustamente relegato agli esordi nei panni di clone
di Don Dokken, con l’appellativo, affettuoso
ma sminuente, di “cucciolo”. Nel corso
delle 18 tracce si spazia dal rock più sostenuto
di “Ticket to hell”, di “Out in
the cold” o di “Save me” (dove pare
di ascoltare gli LA Guns dei giorni
migliori) al tris di brani in stile pop/westcoast
costituito da “Got to believe”, “Soul
to soul” e “Unconditional”.
L’anima soul/blues di Terry emerge
chiaramente in brani come “American woman”
e soprattutto nella conclusiva “Silent night”
(sì proprio quella, interpretata quasi in chiave
gospel). Lo spazio riservato ai classici XYZ è
sostanzialmente limitato a quattro brani: una versione
live di “Maggie”, un inedito dal titolo
“Can’t get over you” suonato dalla
lineup originaria, e due rivisitazioni in chiave acustica
di smash-hits del calibro di”Face down in the
gutter” ed “Inside out”. La chiave
di lettura del cd sta proprio nella considerazione
che i brani introspettivi o d’atmosfera sono
di gran lunga preponderanti rispetto ai rockers. C’
è perfino spazio per una cover di “Waiting
for a girl like you” dei Foreigner.
Altre divagazioni verso il codiddetto hard rock moderno
sono l’ opener “Walk on water” e
la title track “Here and gone”, per il
resto si viaggia su toni molto pacati e quasi intimisti
con brani come “Make me blind”, la suggestiva
“The day I spoke to dog” e “The
Road”, peraltro già ascoltata sul recente
cd solista di Jeff.K. Northrup. Ultimo
aspetto da evidenziare è proprio il sodalizio
con Northrup, che appare sempre più solido,
anche se il cd sciorina una lista di apporti strumentali
da paura, fra cui spiccano nomi del calibro di Matt
Bissonette, del compianto Randy Castillo, di Tony
Franklin, di Jeff Pilson, di James Kottak di Sean
McNabb e numerosi altri.
La cover molto cupa ed orientaleggiante
e gli special thanks al suo insegnante di arti marziali
lasciano supporre che Terry Ilous abbia cercato nel
corso degli ultimi anni un equilibrio spirituale che
oggi ha voluto esprimere attraverso quest’album.
Se vi aspettate di ascoltare le chitarre graffianti
degli XYZ rimarrete delusi. Se invece volete un disco
di canzoni scritte ed interpretate con il cuore, accomodatevi
pure…
Alessandro Lilli
top
|
|
|
|
|
|
|
HYSTERICA
"Demo"
Demo 2006
|
Ultimamente il mercato musicale sta
rispolverando le all female heavy metal band, dai
buoni successi delle Crucified Barbara
alle giovanissime McQueen, il rock
in gonnella sembra rivivere una seconda giovinezza
dopo che le varie Vixen, Girlschool
per un motivo o per l'altro, cedettero lo scettro
alle nuove reginette.
Ora e' il turno di queste 6 svedesine consigliatemi
dall'amico Aki e capitanate dalla frontman Sinderella,
gia' sentita all'opera con i Sister Sin.
Due chitarre, basso, batteria e tastiere,
un bel muro sonoro che si ispira ai vecchietti che
hanno tenuta alta la bandiera del metal classico:
JUDAS PRIEST, WASP,
ACCEPT e DORO. Cinque
le tracce presenti nel demo con l'aggiunta di "Heavy
Metal Man", primo brano registrato dal gruppo
e risalente al 2005. "Louder", "The
Bitch Is Back", "Wild Child", tra i
titoli, manca un po' di fantasia, ma buone le intenzioni...
aspettiamole al varco del full length CD.
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
DAVID READMAN
"David
Readman"
Frontiers Records 2007
|
Il cantante di Pink Cream 69
con questo album da solista fa proprio sul serio e
il tutto non lascia dubbio alcuno. Questo lo si ascolta
immediatamente già dalla prima traccia del
suo omonimo debutto. Prodotto da Dennis Ward (oltre
che produttore, bassista dei Pink Cream 69) con la
partecipazione di componenti di Vanden Plas,
Silent Force, Takara,
Elegy, PC69, per
un totale di quasi 60 minuti e 12 songs, il cd rappresenta
a pieno un gioiellino di melodic rock intertpretato
con grande classe, stile e personalità.
La voce di David è potente,
inconfondibile e sempre caratterizzante lo spirito
e l’umore della canzone cantata. La produzione
è di quelle che fanno la differenza e unite
quindi alla qualità degli arrangiamenti e delle
songs fanno di “David Readman” una scelta
obbligata per la discografia hard/melodic rock.
Alcune delle songs che vale la pena menzionare: "Without
You" (opening con un chorus mozzafiato e grande
interpretazione, oltre ad una melodia che ti rimane
da subito), "Evil Combination" (cadenzata
e potente così come la voce di David), "Long
Way To Heaven" (Melodic Rock all’ennesima
potenza), "Prisoner of Shame" (ottimo esempio
di hard melodic rock), "Love in Vain" (atmosfera,
voce e orchestrazione che emozionano realmente).
David Readman con questo debutto convince a pieno
sia dal punto di vista interpretativo che dal punto
di vista compositivo e, ricordando solo in parte le
produzioni dei Pink Cream 69, riesce a imprimere ad
ogni canzone una propria personalità e un proprio
gusto, così solo come i grandi e talentuosi
artisti sanno fare.
Mauro Guarnieri
top
|
|
|
|
|
|
|
EDEN’S CURSE
"Eden's
Curse"
AFM Records
|
Progetto costruito a distanza, questo
degli Eden’s Curse, formazione multinazionale
creata dal sodalizio instaurato tra il bassista scozzese
Paul Logue, già in opera con i Cry Havoc e
l’esordiente vocalist statunitense Michael Eden.
Dopo una lunga gestazione, il progetto prende forma
con l’innesto nel gruppo di musicisti di esperienza,
ossia il batterista Pete Newdeck, già in opera
con Steve Grimmett dei gagliardi Lionsheart,
(e protagonista di una delle più brillanti
releases di fine anni ’90, quel Pinultimate
inciso sotto il moniker The Shock),
il sorprendente axeman tedesco Thorsten Koehne già
membro dei Demon Drive ed attualmente
nei Code of Perfection, e l’esperto tastierista
Ferdy Doernberg, per gentile concessione di Axel
Rudy Pell. Una serie di agganci importanti,
primo fra tutti quello con Carsten Schulz degli Evidence
One, che collabora alla stesura di vari brani,
oltre ad offrire alla band una canzone, “Eyes
of the world”, rimasta fuori dalla scaletta
di “Tattooed heart” (ma stranamente più
vicina allo stile dei Fair Warning che a quello dei
Frontline…), offre un prezioso contributo alla
causa degli Eden’s Curse. Determinante soprattutto
la presenza in veste di produttore del fuoriclasse
del mixer Dennis Ward, per una resa sonora tanto potente
quanto pulita, dettagliata e ricca di sfumature. Per
completare il quadro, un paio di comparsate di alto
livello per i backing vocals, oltre allo stesso Carsten
Schulz, rappresentate da Doogie White
(Cornerstone, Malmsteen) e David Readman (vocalist
ufficiale dei Pink Cream 69).
Ad onor del vero, la copertina dell’
album è un po’ fuorviante, e lascia supporre
una release di power metal. In realtà ci troviamo
di fronte ad un album di puro hard rock melodico,
il cui primo accostamento possibile è con i
“dispersi” Ten di The Robe. Effettivamente,
il flavour generale dell’album rimanda un po’
all’ epoca di fine anni ’90, ed ai pionieristici
tentativi di riportare in auge un genere melodico
in bilico tra hard rock ed a.o.r., che all’
epoca versava sepolto sotto le macerie del terremoto
grunge. Il sound è molto articolato ma compatto,
al punto che riesce difficile individuare delle tracks
di spicco. Continue sono le evoluzioni melodiche e
le aperture pregne di enfasi, in cui trova ottimo
innesto la cristallina voce di Michael Eden, il tutto
è comunque ottimamente sottolineato dal brillante
guitarworking di Thorsten Koehne. La produzione di
Dennis Ward rende giustizia ad ogni singolo strumento,
dunque risulta facile apprezzare anche le evoluzioni
al basso (non dimentichiamo che Dennis è il
bassista dei Pink Cream 69…)
di Paul Logue. Curiosa annotazione finale: l’album
si chiude con la cover di “We all die young”,
già facente parte della colonna sonora del
film Rockstar. Eden si diverte ad emulare l’immenso
Mike Matjevic degli Steelheart e
Thorsten tira la sei corde sullo stile di Zakk
Wylde, tutto sommato con risultati direi
lusinghieri…
Sicuramente un ottimo punto di partenza, che lascia
intravedere un potenziale notevole da poter ulteriormente
esprimere nei prossimi album. Già questa è
comunque una release che fareste bene a non lasciarvi
sfuggire.
Alessandro Lilli
top
|
|
|
|
|
|
|
THE ORDER
"Metal
Casino"
Dockyard 1 Records
2007
|
Avevo completamente ignorato il loro
esordio discografico uscito lo scorso anno, pensando
di trovarmi al cospetto del solito gruppo metal dalle
contaminazioni NU Metal, ma dopo aver sentito "Metal
Casino", penso che un'ascoltata gliela andro'
a dare.
Per chi, come me, non conosceva nulla dei The Order,
deve sapere che nascono dalle ceneri dei GURD
grazie al chitarrista Bruno Spring, il quale recluta
Andrej Abplanalp, Mauro Casciero e l'ex Pure Inc.
Gianni Pontillo e da' alle stampe "Son Of
Armageddon".
Non avendolo ascoltato, non riesco
a fare un paragone con con la loro prima fatica discografica,
quindi mi limito ad esporre le sensazioni che mi ha
lasciato il nuovo album. L'intro "Welcome to
the Metal Casino" fa da filtro alla prima traccia
"Mama, I Love Rock'n'Roll", un poderoso
hard rock che mi ha fatto ricordare i connazionali
MUD SLICK, il disco prosegue bene
o male sugli stessi standard, tra pezzi pezzi piu'
heavy ed un paio di power ballad, il tutto infarcito
da qualche riff AC/DC-iano.
Un 6.5 come voto non ci starebbe male...
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
GREAT WHITE
"Back
to the rhythm"
Frontiers Records 2007
|
L' ultima volta che ho visto i Great
White è stato un disastro. Salgono sul palco
e non li riconosco "oddio... è una
truffa". Dopo qualche minuto mi rendo conto
che il cicciottello ha la voce di Jack Russell e che
il pelato è Mark Kendall mentre gli altri sono
tre ragazzini che hanno mediamente quindici anni meno
degli altri due. La solita minestra riscaldata, si
sfrutta il nome, uno o al massimo due vecchi membri
della band e gli altri vengono pagati per il tour.
Russell mi sembra abbia la faccia impastata di crema
e più tardi scopro una chicca imperdibile:
i musicisti erano ospitati in un'area campeggio con
a disposizione delle bocchette alle quali attaccare
i fornelli a gas. Cosa aveva combinato il Jack? Dimenticandosi
di aver aperto il rubinetto del gas qualche minuto
prima, aveva pensato bene di accendersi una sigaretta:
WOOOOOMM!
Con questi presupposti approcciarmi
a "Back to the rhythm" a cuor leggero
è stato difficile. I Great White invece sono
riusciti a fregarmi: per festeggiare 25 anni di carriera
hanno riunito la formazione originale ed hanno sfornato
un disco che non è niente male. I tempi di
"Hooked" o "Once bitten..."
sono passati ma il disco si lascia ascoltare ed è
un gradito ritorno per lo squalo bianco. Il vizio
di sentirsi i Led Zeppelin non l'
hanno perso, a volte giocano a fare i Rolling
Stones e l'effetto non è male, ma
è quando fanno i Great White che i risultati
si fanno più apprezzare.
Matteo "ZioTeo" Pinton
top
|
|
|
|
|
|
|
EVIDENCE ONE
"The
Sky is the limit"
AFM Records / Audioglobe
2007
|
Gli Evidence One nascono all’inizio
di questa decade essenzialmente come side-project
di Bobby Boebel, mastermind dei class rockers teutonici
Frontline, dando alle stampe l’eccellente
“Criticize the truth” (in fase
di riedizione ad opera dell’etichetta AFM).
Dopo il sequel del 2004 “Tattoed heart”,
cd interlocutorio e forse non all’altezza del
debutto, recentemente la band tedesca si è
riaffacciata sul mercato con l’ambizioso “The
sky is the limit”, capitolo cruciale per
le sorti del gruppo, che segna un deciso assestamento
del sound in chiave heavy, pur senza perdere quella
vena di melodia e classe che ha sempre contraddistinto
il songwriting di Bobby Boebel. Da notare che l’elemento
di punta della band ha preferito tirarsi in disparte,
continuando comunque a reggere le fila della band
in fase compositiva e di produzione, cedendo la scena
al vocalist Carsten “Lizard” Schulz, altro
personaggio dagli illustri trascorsi (in particolare
per la sua militanza nei Domain) e consentendo l’
ufficializzazione in lineup del chitarrista Jorg “Warthy”
Wartmann, sinora relegato ad un ruolo di supporto
alla band in sede live.
Il cd ha un impatto sonoro notevole,
che si manifesta già dall’avvincente
opener “The sky is the limit”,
e si innesta brillantemente nella migliore tradizione
del power rock melodico made in Germany. Riferimenti
musicali potrebbero ravvisarsi negli Accept
e, per stare su bands più recenti,
nei Jaded Heart o nei Pink
Cream 69. Ovviamente dal sound della band
traspare evidente l’ impronta musicale di Bobby
Boebel, e quindi l’ influenza classy dei Frontline,
in un contesto però decisamente irrobustito.
Ciò fa sì che il disco,
pur essendo molto corposo grazie anche ad una sezione
ritmica ben cadenzata, risulti gradevolissimo all’ascolto,
in virtù della qualità compositiva che
si attesta costantemente su livelli alquanto elevati
(forse solo nel finale si avverte un certo calo, in
particolare sugli ultimi due brani). Difficile dunque
individuare degli highlights, anche se la titletrack
ha certamente una marcia in più ed un “tiro”
di rara intensità. Ma anche songs tipo “The
luxury of losing hope” e “Can’ t
fight the past” (fortemente vicine ai Frontline),
“Won’t sleep alone” dal sapore Jaded
Heart (“mark one”, quelli di
M. Bormann, per intenderci), oppure la martellante
“Propaganda”, e la dinamica “Gallery
of broken glass” offrono un metal ben dosato
che lascia ampiamente trasparire l’ispirazione
e la capacità esecutiva dei musicisti, con
una particolare menzione per la prestazione vocale
di Carsten. Un lavoro grintoso, che sicuramente terrò
presente a fine anno in sede di compilazione della
mia toplist 2007, ed il cui acquisto è una
priorità assoluta.
Alessandro Lilli
top
|
|
|
|
|
|
|
CROW JAIL ALLEY
"Truth
Sin And Believe"
Saojo Studios 2007
|
Connubio musicale efficace per i friulani Crow Jail
Alley, che nel loro primo lavoro fondono il rock sudista
con considerevoli dosi di grunge, da leggersi come
Pearl Jam e Mother Love Bone.
La vecchia scuola che incontra la nuova e come filo
conduttore i 70's, come dicevo un ibrido sonoro tra
la musica di Seattle degli anni 90 e gruppi come Black
Crowes o i sottovalutati Cry Of Love.
Sono cinque i colpi sparati in questo
"Truth Sin And Believe", e vanno
tutti vicino al bersaglio centrandolo con l'opener
"Master Of Ceremonies" e con la lenta "Away".
Per ora le premesse sono più che buone, per
cui non resta che attendere fiduciosi i passi futuri
di questa nuova realtà nostrana.
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
THE GYPSY SONS
"The
Greatest Moment"
Kicking Big Ass Music
2007
|
"The Greatest Moment"...
questo titolo mi ha fatto venire in mente il sito
Bullz-eye.com che ha stilato una curiosa classifica
dei "The Top 40 music moments in film history"
dove al primo posto troviamo “Bohemian Rhapsody”
dei Queen nel film Wayne’s World, se avete 2
minuti dategli un'occhiata perchè ci troverete
numerose chicche con tanto di video... chiudo questa
mia divagazione cinematografica/musicale per parlare
dei The Gypsy Sons, gruppo che si autodefinisce "Southern
Grunge Rock" e pubblicano il loro secondo
disco ad un'anno di distanza dall'esordio omonimo.
Per fortuna (o per sfortuna, dipende
dai punti di vista), le influenze di Seattle non e'
che siano così massicce se non in "Muddy
River", "Wrong Side Of TheTrax" e "Wash",
e in questo caso la parola 'grunge' è da leggere
come Stone Temple Pilots meets Lynyrd
Skynyrd, due dei gruppi che sono tra le influenze
principali del trio americano.
Tra le canzoni che preferisco cito l'opener "Magazine
Lady", moccioso rock sudista che si ficca subito
in testa; buona ed efficace anche la title-track,
una ballata polverosa come il genere richiede e "Wine
And Roses", brano non troppo originale, ma con
una buona melodia.
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
MIND INFECTION
"Demo"
Demo 2007
|
A volte ripensando ai pro e contro
di SLAM!, la prima cosa che mi viene in mente pensando
ai lati positivi e' senza alcun dubbio il fatto che
in tutti questi anni ho conosciuto un sacco di gente.
Figa. Alcuni di questi sono diventati anche i miei
migliori amici, altri, pur sentendoli poco per motivi
logistici, rimangono pur sempre delle persone... "speciali".
Tra quest'ultimi citerei Arsi J, un ragazzotto finlandese
con cui scambiavo cassette quando "Smells
Like Teen Spirit" capeggiava le classiche
musicali del pianeta.
AJ, non solo mi teneva aggiornato sulla
scena scandinava (ricordo che ai quei tempi internet
era ancora in fase di rodaggio), ma saltuariamente
scriveva interviste e report per la versione cartacea
di SLAM!, facendomi conoscere gruppi come Crystal
Extasy, Plastic Tears, ecc...
Dopo qualche anno di silenzio, me lo ritrovo prima
su MySpace e ora nella cassetta della posta con il
demo del suo gruppo, i Mind Infection. Poco glam o
sleaze per il five-pieces di Lappeenranta, ma 2 tracce
di hard rock che non brillano certo per originalita',
ma sono un buon punto d'inizio.
Aspetto la release sulla lunga distanza per un giudizio
piu' 'serio', ora posso solo fare un grosso in bocca
al lupo al mio amico AJ!
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
FREDERIKSEN / DENANDER
"Baptism
By Fire"
Frontiers Records 2007
|
Negli ultimi anni, salvo sporadiche
uscite, non sono stato troppo attento al mondo del
rock adulto, genere che a mio avviso ha quasi finito
le cartucce. Qualche gruppo ha giustamente spostato
la mira verso sonorità più moderne,
altri invece si ostinano a proporre le solite melodie,
ma non sempre con risultati degni di nota, al contrario
ci sono personaggi che il genere lo hanno creato e
vissuto, rimamendo tutt'ora delle icone del genere,
tra questi ci sono questi due musicisti: Dennis Frederiksen
e Tommy Denander!
Il primo, conosciuto soprattutto per
aver cantato su “Isolation” dei Toto
e per aver prestato la sua voce a gruppi
come Trillion, Le Roux e
Mecca, senza contare le numerose
collaborazioni, mentre il secondo e' una specie di
prostituta dell'aor, infatti i suoi "servizi"
non si contano più suonando le chitarre, tastiere
e producendo un gran numero di lavori che ormai hanno
il suo marchio di fabbrica: Radioactive, Prisoner,
Rainmaker, Talk Of The Town, Sayit, Deacon Street,
AOR, ecc... senza poi contare le apparizioni nei dischi
di Paul Stanley, Eric Clapton,
Jeff Beck, Jimmy Page,
Eddie Van Halen, Richard
Marx, Desmond Child, ecc...
Basterebbe il curriculum dei 2 per comprare a scatola
chiusa questo lavoro, ma se poi si conta che all'interno
troviamo anche Jim Peterik come songwriter, Ricky
Phillips, Michael Thompson, Steve Porcaro, Thomas
Vikstrom e Jan Johansen tra gli ospiti, beh... per
gli irriducibili fan del melodic rock l'acquisto diventa
obbligatorio.
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
ELEGANTLY WASTED
"Desolation
Row"
Flaco Music 2007
|
Diversamente da quanto avviene di
solito in questi casi, gli Elegantly Wasted hanno
saggiamente scelto di lasciar passare un po' di tempo
tra la pubblicazione del loro album di debutto datato
2003 e l'uscita di questo secondo lavoro intitolato
“Desolation Row”.
Anni che sono serviti per maturare, macinare kilometri
nei locali della California e in quale direzione musicale
seguire, perche' tra le prime cose che saltano all'orecchio
ascoltando il nuovo disco, e' appunto una bella sterzata
verso suoni e arrangiamenti più moderni e duri
che non sempre pero', hanno i miei consensi.
Gli Elegantly Wasted sono un gruppo
dalle notevoli potenzialità, realizzano un
cd bello, ma assolutamente privo di mordente, non
è un problema di brutte canzoni, perche' "Sickhead",
"Hollywood", "Let It Rain" o "Too
Much Too Soon" giusto per citarne qualcuna, sono
godibilissime, ma il resto rimane lì, di sottofondo,
senza che una manina invisibile ti aiuti ad alzare
il volume.
Attenzione, non sto stroncando il lavoro, ma solo
una piccola critica per il cambio di sonorità,
dal momento che "Greetings From A Strange
Place" mi aveva lasciato ben sperare per
il loro ritorno, resta il fatto che se amate gruppi
come Velvet Revolver, Stone
Temple Pilots, Blacklist Union,
assimilerete senza problemi questo "Desolation
Row".
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
ROCKSTAR
"Dusk
Till Dawn"
Costa Ovest Records
2007
|
"Dusk Till Dawn"
e' il titolo che accompagna il debutto dei toscani
RockStar, con quartier generale a Lucca. Nati nel
2006, da un'idea dei fratelli Richie e Doug J. Rock
(chitarra e basso) a cui si aggiunsero in seguito
Andrew Wall (chitarra), Johnny Brass (batteria) e
Dyego Star (voce), hanno gia' avuto modo di farsi
notare con una serie di concerti nella loro regione
e aprendo per la data italiana di Enuff Z'Nuff
e Faster Pussycat.
Il mini CD, e' per cosi' dire il trionfo
dei cliché, hard rock anni 80 dal retrogusto
stradaiolo, con look e idee che sembrano essere partorite
in quell'era. I 5 pezzi sono comunque ben suonati
e strutturati, mostrano dei musicisti validi che peccano
solo di un po' di... personalita'.
L'inizio di "To Be a Monster", giusto per
fare un esempio, mi sembra una rilettura di "KickStart
My Heart" dei Motley Crue, e
bene o male tutte le 5 composizioni non brillano di
certo per originalita', con richiami a gruppi come
Swedish Erotica e compagnia cotonata,
fattore che indubbiamente non scoraggera' gli abituali
fruitori di queste sonorità.
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
LOS FUOCOS
"Revolution"
GoDown Records 2007
|
Finché c’è rock’n’roll
c’è speranza. Soprattutto c’è
speranza per il rock’n’roll finchè
verranno fuori gruppi così, quello che si dice
amore al primo ascolto. I Losfuocos, oltre ad avere
il nome più storpiato della storia musicale
nostrana, sono tre e il loro disco d’esordio”Revolution”
è uno dei più interessanti che mi siano
passati per le orecchie. Chiunque non si collochi
nella cerchia degli estimatori più o meno fanatici
di Hellacopters, Gluecifer
e compagnia cantante, nonché dei loro predecessori
e seguaci lasci pure perdere, anche se sarebbe una
divagazione sicuramente meritevole di attenzione.
11 brani che ti esplodono dentro, giovani ma con un
sound già definito. Il primo nome che mi viene
in mente appena penso a chi poter accostare la loro
idea di musica è, tanto per non sbagliarsi,
zio Nicke Andersson, da cui si attinge a piene mani
a livello chitarrisitco-compositivo (cosa che, per
la sottoscritta, non può che essere un punto
a favore), si respira molta atmosfera di “High
Visibility”, basti prendere “Revolution”.
La caratteristica di saper coniugare
un sound di buona fattura con melodie e ritornelli
che si appiccicano a ventosa nelle cellule cerebrali
non è poca cosa di questi tempi. “Great
raid dreaming” o “Rely on me” sono
esplicative a riguardo, pur palesando i gruppi da
cui derivano le loro influenze non ne sono un semplice
clone. Ottima la cover di “Day tripper”.
L’ultima volta che avevo sentito una versione
di questo pezzo erano i Type O Negative…
il risultato è, evidentemente, diverso ma non
di minore impatto, quando i Beatles
si affacciano al nuovo millennio. Chiude “The
rock empire”, con la partecipazione straordinaria
di Lu Silver degli Small Jackets.
Si può e si deve migliorare e rifinire, rinvigorire
anche qua e là, ma quando si parte con un feeling
e una passione così forti, non si può
che essere già ad un ottimo punto.
Tenere d’occhio, please e possibilmente fare
un salto se vi capita a tiro un loro live, ne vale
la pena.
Claudia Schiavone
top
|
|
|
|
|
|
|
NEWMAN
"Primitive
Soul"
Chrome dome 2007
|
"Primitive Soul",
il nuovo progetto di Steve Newman, si presenta con
l’arduo compito di succedere degnamente allo
splendido precedente album "Heaven Knows",
entrato a pieno titolo nella personale top-five 2006
di chi scrive, ed unanimemente incensato dalla critica
come uno degli highlights dello scorso anno in ambito
aor/hr melodico. Sorprende ed incuriosisce, in quest’ottica,
l’interruzione del lungo sodalizio con la Escape,
giacchè la nuova release risulta essere una
produzione indipendente, anche se comunque realizzata
nei ben attrezzati Blue Room studios, di proprietà
dello stesso Steve.
Rispetto al precedessore, forse più
vario musicalmente ma anche eterogeneo sul piano stilistico,
al punto di consentire raffronti con sonorità
già proposte da altri musicisti, Primitive
Soul evidenzia un peculiare trademark sonoro che ribadisce,
se mai ce ne fosse stato bisogno, la personalità
e lo spessore artistico del grande polistrumentista
britannico. Siamo di fronte a composizioni di indubbia
qualità, che sicuramente tendono ad essere
alquanto omogenee stilisticamente, ma che non mostrano
cedimenti e palesano un gusto musicale di caratura
superiore, che si apprezza sempre di più, ascolto
dopo ascolto. Sotto l’aspetto esecutivo,
Primitive Soul non sfugge al consueto modus operandi
di Steve, che ha curato quasi integralmente in prima
persona anche questo progetto, continuando peraltro
a stupire per le brillanti doti di vocalist, e che
si è limitato ad avvalersi del consueto apporto
alla batteria di Rob McEwen, nonché di una
manciata di comparsate di pregio.
A tal proposito, mi piace pensare di
aver fornito un infinitesimale apporto a quest’album,
avendo auspicato in una mia passata intervista a Steve,
pubblicata su questo sito, una collaborazione con
Tommy Denander, che si è effettivamente concretizzata
nel duetto di chitarre incluso sul brano “Cold
day in hell”. All’epoca, in separata sede
e dietro sua richiesta, passai a Steve l’indirizzo
email di mr. Denander… Tornando al cd, direi
che i brani più memorabili possono individuarsi
nella trascinante “Last flight” (anche
se l’intro è toccante, ed il testo è
tutt’altro che scanzonato…), nella intrigante
“Midnight revolution” e nella ritmata
titletrack, mentre forse l’opener “Heading
for your heart” non riesce ad eguagliare per
intensità ed impatto emotivo gli analoghi pezzi
d’apertura dei cd precedenti di Newman. Merita
un’ulteriore menzione la sfavillante “Give
it all you got”, mentre dal poker di brani d’atmosfera
presenti sul disco citerei la delicata “Rapture”,
una spanna sopra gli altri. Se quest’anno Primitive
Soul non dovesse figurare nelle mie polls, sarà
solo per lasciare posto agli scalpitanti Wildkard
(ex Kick) sul cui Megalomania, comunque, Steve figura
come additional musician.
L’album resta in ogni caso un “must-have”
per tutti gli appassionati del genere.
Alessandro Lilli
top
|
|
|
|
|
|
|
MAMMOTH
"Leftovers,
Relics & Rarities"
Angel Air 2007
|
Dopo aver dato alle stampe "Ace"
dei Desperado (super band formata
Dee Snider, Bernie Torme', Marc Russel e Clive Burr),
la label inglese Angel Air mette sul mercato questo
"Leftovers Relics And Rarities"
dei Mammoth, band anglosassone che vede nella sua
line-up gente assai nota nel panorama NWOBHM, come
John McCoy (Gillan, Samson, True Brits, Joey Belladonna
e recentemente sentito nel progetto GMT con Bernie
Tormé e Robin Guy) e Nicky Moore (Samson, True
Brits).
Dopo lo split della band di Gillan
nel 1982, il bassista John McCoy recluto' il batterista
Vinnie Reed, il chitarrista Mac Baker e il vocalist
Nicky Moore per il suo progetto solista inizialmente
denominato Dinosaur, ma ben presto cambiarono monicker
per via di un'omonima band blues californiana. Diventarono
cosi' 'Mammoth', nome che rappresentava molto bene
il loro aspetto fisico... e se ricordo bene (ma potrei
dire una cazzata), usavano salire sul palco usando
dei mini Marshall che si contrapponevano alla loro
stazza.
Chi li ha sempre seguiti si stara' fregando le mani
dal momento che "Leftovers, Relics &
Rarities" contiene ben 17 tracce inedite,
a chi invece non li conosce consiglio di iniziare
con la compilation "The Collection"
o "XXXL".
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
JUTTA WEINHOLD
"Best
Icebreaker"
Zounds Music 2007
|
Sono sincero, non ho mai cagato Zed
Yago, nonostante sia un nome piu' che noto
nel panorama hard & heavy continentale. Perche'
vi parlo degli Zed Yago? Semplice, perche' Jutta Weinholds
non e' altro che la storica voce della band tedesca.
A dirla tutta, la carriera della vocalist inizia negli
anni 70 con la sua presenza in alcuni musical e con
il primo album ("Coming") datato
1976! Tra carriera solista, Zed Yago e altri progetti
come i Velvet Viper e' arrivata ad
oggi a collezionare un massiccio numero di brani,
dove i piu' rappresentatitivi sono stati inseriti
in "Icebreaker", una sorta di best
of edito dalla Zounds Music.
La prima parte del lavoro comprende
pezzi del periodo Velvet Viper, in cui si fa notare
la lenta "Rain" eseguita insieme al tastierista
Klaus Henatsch ed e' un'altra ballata
pianistica che mi riscalda il cuore, la cover di "Love
In Vain", originariamente scritta da Robert
Johnson, bluesman diventato famoso per la
leggenda che ruota intorno a lui, secondo la quale
si dice abbia stretto un patto col Diavolo per suonare
la chitarra. Leggenda nata dal fatto che vari musicisti
che sapevano che non era bravo con la chitarra, si
stupirono quando torno' ad un anno di distanza dalla
morte della moglie, di una bravura eccezionale.
Quasi 80 i minuti che compongono la release, dove
troviamo pezzi live e alcune tracce inedite come "Mädchen",
"All the people" e un'alternanza di pezzi
piu' heavy ed altri dal sapore malinconico.
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
----
by Slam! Production® 2001/2007
----
|
|