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WE ARE THE FURY
"Venus"
One Big Spark/East
West 2007
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Pochi cazzi, questo album non solo
si e' fatto strada tra pigne di CD da recensire, ma
ha mantenuto le aspettative... con una copertina cosi'
e con il loro look tra emo e "culandra",
dovevano per forza avere qualcosa di più rispetto
ai soliti gruppi che escono in questo periodo.
Quel qualcosa in più, non va inteso come qualcosa
di originale, ma come qualcosa di fresco, solare,
che ti mette di buon umore e ti fa scodinzolare felice
per strada, mentre la gente ti guarda e si chiede
"cazzo ha da ridere questo!?!".
Spensierato come un adolescente ai
primi amori, leggero come un aquilone, più
ruffiano di un gatto, ammicca l'ascoltatore sin dalle
prime note con un glitter rock nato da un'attrazione
- fatale - per David Bowie, T-Rex,
Queen e non date troppo peso alla
loro rassegna stampa che li presenta come una sorta
di Guns N' Roses meets Bowie meets Reckless Abandon,
i We Are The Fury sono puro glitter rock suonato nel
2007.
Con all'attivo un EP datato 2005 per
la East West, hanno dato alle stampe da qualche mese
questo "Venus", 12 tracce che si
fanno tutte ascoltare senza incertezze, partendo con
la title-track e raggiungendo le vette con "Now
You Know", "Still Don't Know You're Name",
"Hey Love", "Blue Coat, Black Hair"
per quanto riguarda i pezzi piu' danzerecci e nelle
due lente: "Close Your Eyes" e "Don't
Need A Thing".
Un esordio fulminate, debordante di - vecchie - idee
che prende a schiaffi i trend musicali di oggi, ridefinendo
in chiave personale il glam rock degli anni 70.
Moreno Lissoni
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STEEL DAWN
"(R)EXcuse
me!"
RMB Records 2007
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Sono passati 13 anni dal loro esordio
"Mirror Images", album che hai
tempi consumai e che vedeva il contributo di un giovane
Michael Bormann, gia' celebre ai
tempi per aver prestato la voce a Bonfire, Letter
X, J.R. Blackmore e pronto ad iniziare la sua avventura
con i Jaded Heart insieme a Michael Muller, all'epoca
chitarrista degli Steel Dawn.
Dopo i buoni consensi avuti soprattutto
in Giappone e Korea, la band si scioglie ufficialmente
nel 1997, ma 3 anni piu' tardi il chitarrista Ralf
Bethke riprende in mano la situazione. Compone nuovo
materiale e si mette alla ricerca di nuovi componenti
e trova in Conny Beck un nuovo cantante. La formazione
e' completata da Torsten Weber alla chitarra, Vasilios
Zois alla batteria e dal bassista originario Iggo
Gunzelmann.
"(R)EXcuse me!" perde
un po' la vena Bon Jovi-iana di "Mirror
Images" e questa volta la produzione di
Michael Bormann e il sound sono leggermente piu' duretti.
Sempre grande spazio alla melodia, anche se si tende
a premere sull'accelleratore come in "397"
o "Headbangers Ball", per il resto del canonico
crauti melodic rock con l'unica eccezione per la power
ballad "Burning Bridges".
Moreno Lissoni
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BON JOVI
"Lost
Highway"
Island Records/Universal
Italia 2007
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Per il sottoscritto, avvicinarsi ad
un disco dei BonJovi, è sempre stata parte
di un’intimità che è legata, storicamente,
all’evoluzione stessa della band, quindi un
cammino emotivo senza fine che perdura ormai dal 1986
(anno in cui li ascoltai per la prima volta!).
Ogni loro album, ogni loro live, ogni concerto, ogni
dvd, ogni bootleg, ogni cosa che ha il simbolo dei
BJ stampato sopra, è custodito gelosamente
nella mia fonoteca (ma non nascondo che ho acquistato
proprio qualche mese fa giacca, cappellino e maglia
della band!). Anche questo nuovo disco, non poteva
mancare ed eccolo lì, ormai lasciato sulla
mensola, osservato tristemente dai miei occhi perplessi
e senza più speranza…
Che i tempi siano cambiati, lo avevamo
capito, che Jon fosse uno dei più abili manager
di se stessi, lo avevamo capito, che il gruppo avesse
avuto una grande carriera, anche! Ma, se c’è
una cosa che non ho compreso molto bene, è
la “sterzata improvvisa” intrapresa in
quest’ultimo Lp. Forse, tanto “improvvisa”
ed inattesa non era… già dal 2003 (“This
Left Feels Right”) avevo inteso che, a breve,
ci sarebbe stata un’inversione di marcia più
marcata ma, l’album successivo, lo scialbo ma
comunque rockettaro “Have a Nice Day”,
mi aveva fatto sperare in un ritorno a sonorità
più colorite, distese ma energiche come erano
stati capaci di fare in “Bounce”. E invece?
E invece mi ritrovo ad ascoltare un album insipido,
delirante, privo di mordente e senza alcun tipo di
momento che culmini in grandi melodie alla “bonjovi”…
nulla.
Canzonette. Questo è il vero
e meritato aggettivo per quello che andrete ad ascoltare
su questo disco; canzonette senza capo ne coda, già
sentite e, là dove poteva esserci un momento
di novità, via con subdole manipolazioni modern-country
o vicine al pop commerciale più lassativo fatto
dagli U2.
Tuttavia, nel lotto, mi sento di salvare giusto un
paio di canzoni di cui però, non mi sono nemmeno
entrati in testa ne ritornello ne titolo e questo
la dice lunga per chi, come me, li ha portati sempre
nel cuore.
Capisco l’attuale momento in cui viviamo, capisco
le esigenze della band che vuole stare al passo coi
tempi e comprendo benissimo anche il dover fare quattrini
per mantenere ormai uno staff aziendale ma, cari miei,
qui non ci siamo proprio. I Bon Jovi sono stati una
grande Rock Band, inusuale quindi ricercare emozioni
e melodie così distanti dal “marchio
di fabbrica”. Avrei potuto capirlo e giustificarlo
in un’impresa solista ma qui, e lo dico con
rabbia ed amarezza, le canzoni si fermano e si volatilizzano
nel vento di un paio di ascolti…
Nella speranza che suonino ancora qualche pezzo con
chitarre elettriche e batterie dirompenti (qui assenti
nel 99% del lotto…) Vi consiglio caldamente
di prenderne ascolto prima dell’acquisto. A
mio avviso non aggiunge nulla ma toglie molto a quanto
fatto sino ad ora.
Bocciati senza esitazione.
Marco Paracchini
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TOMMY FIAMMENGHI
"Songs
From A Year"
Primula Records 2007
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Disco solista per Tommy Fiammenghi,
già chitarrista degli Scomunica che
arriva con un album di 9 tracce in cui il musicista
pavese da libero sfogo al suo amore per l'hard rock
dei Seventies e il blues con le sue varie contaminazioni.
In "Songs Fron A Year" è
proprio la sua chitarra a farla da padrone che ci
riporta alle radici della musica americana come nel
caso della country/bluegrass "Mr. Render".
Per chi invece ama le cose più rockeggianti,
consiglio l'ascolto di "Big Organization",
ma si fanno ben sentire anche "Goin´Down"
e "M.L. Song". Ad accompagnarlo in questa
avventura D.C. Rizzo alla chitarra ritmica, Tony J.P.
al basso e Steve Lion alla batteria, gruppo che lo
sta aiutando a portare a spasso i suoi concerti per
il nord Italia.
Moreno Lissoni
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AMERICAN ANGEL
"Vanity"
Chavis Records 2007
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Chi, come me, ha iniziato ad ascoltare
hard rock una quindicina di anni fa (hmmm, forse un
po' di piu'), questo nome non gli giungera' di certo
nuovo, infatti gli AA nascono nel lontano 1987 in
pieno hair metal mania che li porta a firmare 2 anni
piu' tardi un contratto per Grudge Records con conseguente
stampa dell'esordio discografico e il passaggio del
video "How Can I Miss You" su MTV. Nel 1992
tornarono sul mercato con "Ep '92"...
"ep" si fa per dire, dal momento che contenie
9 pezzi, ma da lì in poi persi le loro tracce.
Solo di recente, grazie alle newsletter della Chavis
Records (etichetta che pubblica il nuovo lavoro),
sono venuto a conoscenza che la band e' sempre stata
attiva e nel mentre ha messo sul mercato "Archives"
nel 1998 (un doppio CD con registrazioni inedite del
gruppo) e un paio di singoli: "Turns to Grey"
e "Christmas All the Time".
Per la cronaca, nella band troviamo
il singer Rocco Fury, sentito in "A Matter
Of Time" nel progetto Arcara,
in "Stiff Competition" (Tributo
ai CHEAP TRICK) e nei Trippin
on Dolls ("Moment of Sanity") e
alcuni nuovi innesti come il chitarrista Dennis Zehrer,
Mike Bisulca (Tommy Zvoncheck, Carmine Appice, Michael
Angelo, Shotgun Symphony, ecc.) e Eric Ragno, tastierista
dal lungo curriculum che vanta collaborazini con MacAlpine,
Jeff Scott Soto, Gregg Bissonette, Seven Witches,
Takara, Vox Tempus, ecc.
Completano la line-up da Jay Druzsba e Marc Ambrosy.
"Vanity" segna il
ritorno definitivo della band del New Jersey con il
produttore Stevie D. Keyboard. Sono 14 i brani proposti
se si conta che "Don't Wait Up" viene proposta
2 volte in 2 versioni differenti, con la seconda parte
del lavoro piu 'convincete, e nel complesso risaltano
"Don't Wait Up" (che sa molto di RATT),
"While I'm Away", "Warm Inside",
"In Perfection", "End of the Night",
"Another Day" e "Turns to Grey".
Non mi resta che dare il bentornato a Fury e compagni.
Moreno Lissoni
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BLUESTONE COMPANY
"Bluestone
Company"
Big Stone Records 2006
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Nati dagli The Savoy Truffle,
inedita southern blues band giapponese, i Bluestone
Co. presentano una formazione pressochè invariata
ma con l'innesto del celebre chitarrista blues texano
Chris Duarte.
I Bluestone Company sono una classica Jam Band che
fonde per l'appunto blues, rock sudista con il furore
soul degli anni 70.
Fa un po' strano vedere un gruppo di Osaka alle prese
con questo sound, dove sono evidenti i riflessi sonori
degli Allman Brothers, Gov't
Mule, e Stevie Ray Vaughan,
ma se sono stati in tour con Sister Hazel,
Black Crowes, Marvelous 3
e nei maggiori festival del pianeta, un motivo
ci sara'.
I Bluestone Company non si inalzeranno certo per originalità,
ma e' un nome che dovete segnarvi se amate il roots
rock!
Moreno Lissoni
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CREAM PIE
"Live
Crime"
Demo 2007
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Nuova band sleaze metal partorita dalla
nostra penisola, nata nel 2004 e alle prese con il
primo demo.
I Cream Pie propongono un hard rock dalle forti tinte
ottantiane dove volontà ed entusiasmo si contrappongono
ad idee non proprio originali che prendono spunto
da chi ha fatto la storia del genere, ma senza rielaborarli
in maniere troppo pensonale.
Le quattro tracce presenti sono ben strutturate e
suonate, ma risultano un pò scontate. Al contrario,
chi ha l'abitudine di svegliarsi con "Appetite..."
o "Too Fast For Love" nello stereo,
apprezzerà senza indugi la bella "Long
Loader", ma per il momento il mio giudizio complessivo
fa raggiungere senza problemi si, la sufficienza,
ma mi piacerebbe che i 4 rocker baresi osassero di
più in futuro, o c'è il solito rischio
di infilarsi in quella schiera di gruppi tutti uguali.
Moreno Lissoni
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SONIC X
"Thirteen"
Chavis Records 2007
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Dopo il mezzo fiasco con il disco
degli Snake Eyes Seven, la Chavis
Records riprende punti con la pubblicazione del secondo
album dei Sonic X, gruppo di Toronto, che si era fatto
conoscere nel 2004 con l'omonino disco dove troviamo
alla chitarra Lawrence Falcomer, già visto
con Triumph, Frozen Ghost,
Final Frontier e il bastterista Michael
Marquez, anche lui un veterano della scena nord americana.
Vi segnalo da subito l'ottima interpretazione
del vocalsit Adam Troy che a tratti mi ha ricordato
il piu' celebre Johnny Gioeli e la
presenza di ottimi pezzi che gli amanti dell'hard
rock sicuramente apprezzeranno. Non mi è chiaro
ancora il fatto perche' il disco si intitoli "Thirteen"
e consta invece di 12 pezzi, ma salvo queste
piccolezze, c'e' da dire che i 4 sono riusciti a creare
un buon lavoro che si rifà al classico sound
americano degli anni 80 con qualche cenno 'modernista'
e ne possiamo apprezzare la vivacita' in brani come
"Crawl", un cocktail di Von Groove,
Hardline e Lynch Mob,
nelle mainstream "Carried Away" e "If
Only", ma troviamo note positive anche in "Shine"
(rockettino di chitarre acustiche che sa di gia' sentito),
nella dinamica "Disgrace" e nella ballatona
"Breathe".
Il resto delle composizioni scorre via liscio, ma
secondo il mio giudizio, le canzoni citate hanno una
marcia in piu'.
Moreno Lissoni
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FRESH FABRIK
"Finest"
Red Pony Records 2006
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Dopo il tour italiano di qualche settimana
fa, è apparso sulla mia scrivania il loro ultimo
CD dal titolo "Finest", una raccolta
di brani con l'aggiunta di due inediti che copre la
carriera di questo gruppo ungherese nato nel 1994
e con alle spalle diversi album usciti per la Warner
Music Hungary. Il loro successo in madrepatria è
contrassegnato inoltre dalle esibizioni come headliner
al Budapest’s Pepsi Island Festival e vantano
una collaborazione con il produttore Mr.Colson (Smashing
Pumpkins, Skunk Anansie, Nirvana) che ha tra l'altro,
prodotto la loro ultima release.
Il disco alterna pezzi dal cantato
Manson-iano, con altri di derivazione
Nu metal, non mancano però atmosfere goticheggianti
e pop, per un bel pour-purrì di sonorità.
Se il genere vi piace, fateci un pensierino, se no
passate tranquillamente oltre, in questo settore forse
siamo anche più bravi in Italia.
Moreno Lissoni
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THE BRAIN WASHING MACHINE
"ROCKet
on MUSIC"
Demo 2007
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Nuovo interessante combo veneto nato
nel dalle ceneri di Hu:t e Traccia
Mnestica che, dopo qualche problema di formazione
lo scorso febbraio hanno dato alle stampe “ROCKet
on MUSIC”, primo demo del gruppo in cui
si possono sentire le diverse influenze stoner, crossover
e hard rock.
Nonostante non sia un appassionato del genere, devo
ammettere che la loro miscela di Monster Magnet,
Black Label Society e Tool
è molto ben riuscita: "Ritual",
"Trust In You" e "TV The Brain Washing
Machine" sono delle potenti sassate sonore e
riescono a convincere anche il sottoscritto che a
sentire la parola "alternative" di solito
storce il naso...
Moreno Lissoni
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MILAN POLAK
"Straight"
Lion Music 2007
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Terzo album in studio per il chitarrista
austriaco Milan Polak. Dopo i dischi strumentali “Dreamscapes”
e “Guitar Odyssey”, lascia leggermente
da parte virtuosismi per cimentarsi anche come vocalist
e i risultati sono più che soddisfacenti. Le
buone parole spese dalla critica musicale per la sua
abilità vengono confermate con "Straigth"
dove il guitar hero si avvale della collaborazione
di John Macaluso già sentito
dietro lel pelli di Ark, Malmsteen, Alex Masi, Jorn
Lande, Starbreaker e TNT e Randy Coven
anche lui con un passato negli Ark e al basso nel
gruppo di Blues Saraceno, Jeff Watson e CPR. Ad alternarsi
al basso un pò di Italia con Fabio
Trentini conosciuto per aver co-prodotto
gruppi come Guano Apes, Donots, ecc.. e forte di questa
formazione da alle stampe un album di 13 tracce in
cui si alternano pezzi più hard rock oriented
a brani dal groove settantiano.
Dall'opener "Differenze", passando per "Psychobitch"
e per la bella ballata "Hero" le atmosfere
si fanno differenti, più festanti ora ("Favorite
Vice") e ora più rilassate ("All
I Want", "Happy Now?") non focalizzandosi
così su canzoni fatte con lo stampino.
Prova superata anche come cantante, un bel 7+ per
Mr. Polak!
Moreno Lissoni
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PHIL HONEY JONES
"Naked
And Naive"
Bananacastle 2006
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Album solista per questo musicista
inglese che ebbi modo di conoscere grazie al suo progetto
chiamato Nurotica e ora alle prese con chitarre acustiche.
"The Alchemist" apre i battenti,
un suono rilassato tipicamente English con l'arpeggio
iniziale vagamente alla "Hotel California",
si prosegue con "Train To Nowhere" e "Under
My Hat" quest'ultima dall'incere cupo e 'drammatico'.
A questo punto la carellata di canzoni prosegue sulla
stessa linea, ammetto di fare un pò di fatica
ad arrivare alla fine perche' un po' la palpebra inizia
a calare, ma questo è solo un mio conflitto
con gli album acustici, cio' non toglie che questa
release possa essere tranquillamente apprezzata da
chi ama tali sonorità e non ha problemi di
sonno.
Moreno Lissoni
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GOTTHARD
"Domino
Effect"
Nuclear Blast Records
2007
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Ho letto diverse recensioni prima
di acquistare questo album e ho letto anche alcune
interviste fatte a Steve Lee e soci. Non che questo
avrebbe potuto fermare la mia intenzione nell’acquistare
l’ultimo loro sforzo discografico (posseggo
la loro intera discografia e seguo, ove possibile,
i loro live) ma devo ammettere che hanno influenzato
negativamente il mio umore.
Già, quando ho comprato il disco ero perplesso
su ciò che avrei ascoltato. C’era chi
diceva di una brutale sferzata del loro genere, chi
ha scritto che nell’appesantirsi avevano dimenticato
le loro radici chi, addirittura, che esclamava a gran
voce che questo “effetto domino” avrebbe
fatto crollare la fiducia dei vecchi fan…
Beh, nulla di più falso. Non
voglio sembrarVi presuntuoso, ogni recensione è
a sé e sta di diritto ai gusti di chi la scrive
ma delle note cupe, violente, strane e dark di cui
si accennava, in sincerità, non ne ho vista
neanche l’ombra! E’ vero, questo disco
è diverso e forse meno colorato del brillante
“Lipservice” ma è sicuramente
più decisivo, diretto, al passo coi tempi e
mai distante da quanto fatto in precedenza, anzi.
A mio avviso hanno saputo mantenere salda e ferma
la loro radice hard rock 70/80 inserendo, ma in sparuti
casi, suoni e/o atmosfere in sintonia coi tempi che
viviamo.
Insomma, non ascolterete un disco cupo
e pesante come quelli degli ultimi Europe
e nemmeno un disco ripetitivo e senza midollo
come l’ultimo dei Bon Jovi
(speriamo in quello di giugno…) ma Vi troverete
di fronte ad un disco vero, sincero e pesante quanto
basta per non rimpiangere i primi due album…
bello o brutto che lo troviate, non si può
certo dire che i Gotthard siano cambiati totalmente;
sono più maturi forse ma in perfetta sintonia
con quanto fatto sino ad ora. Forse è il caso
che non Vi facciate influenzare troppo da ciò
che scriviamo… badate solo al Vostro cuore.
In questo caso io l’ho fatto e ne sono stato
travolto solo positivamente!
Marco Paracchini
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SWITCHBLADE
"Rock’n’Roll
4ever"
Perris Records 2007
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Secondo album per il quintetto danese
guidato da quella vecchia volpe che risponde al nome
di Ken Anthony, che i meno giovani di voi ricorderanno
come vera icona del giornalismo rock’n’roll
all’epoca di Metal Force, a quei tempi una delle
pochissime fonti a cui abbeverarsi per placare la
propria sete di rock’n’roll.
Ora il mondo è cambiato, internet ha di fatto
azzerato un certo tipo di giornalismo e allora ecco
il tatuatissimo guru dall’altra parte della
barricata, con una band che ha tratto giovamento dall’innesto
dei due nuovi chitarristi Martin Steene e Henning
Nielsen.
Il genere è comunque rimasto quello dell’esordio,
cazzutissimo sleazy mutuato da grandi bands come Junkyard,
Four Horsemen e ovviamente AC/DC.
Sapete dunque cosa aspettarvi da bordate
come l’opener “Cocksuckin’ Suzie”,
“Rocker” e dalla debordante “Desert
Train”, un tris di adrenalina allo stato puro
con la viziatissima voce di Anthony a guidare l’assalto.
Altri pezzi degni di nota la titletrack, vero anthem
che mi ha ricordato alcune cose dei Lordi,
“Man on The Run” con un riff alla Quireboys
e la southern-oriented “Show me all Your Stuff”,
sei minuti e mezzo di divagazioni alla Laidlaw
molto convincenti.
Che dire, giù il cappello di fronte a uno dei
dischi più divertenti degli ultimi tempi, questo
è rock’n’roll... niente di più
e niente di meno, e a noi piace così…
Federico Martinelli
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DOGMA
"A
Good Day To Die"
Drakkar Records 2007
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No, non sono un metallaro. No, non
sono neanche uno che impazzisce per le atmosfere gotiche...
ma tutti i miei pregiudizi sono stati mandati a puttane
da questa band anconetana che all'inizio faticavo
pure a credere fossero italiani.
Dopo il promettente esordio "Black Roses",
ottimamente recensito dalla critica e prodotto da
Siggi Bemm (Tiamat, Angel Dust, Sodom, Kovenant)
dove vedeva un certo Mike Terrana alla
batteria, rieccoli qui alla prova del 9 con il nuovo
cd dal titolo "A Good Day To Die"
che non solo conferma le buone impressioni avute con
il primo album, ma gia' da l'impressione che il gruppo
abbia raggiunto la completa maturità, riuscendo
a trovare un suono particolare contraddistinto da
atmosfere gothicheggianti e da un sound metal, dando
molto importanza a melodie e parti vocali.
Il quintetto marchigiano ci sbatte in faccia 13 tracce
dove troviamo anche la presenza della vocalist Lisa
Middelhauve degli Xandria su "A
good Day To Die" e "Angel In Cage"
che non fanno altro che accrescere la qualita' di
questa release.
Se un ipotetico connubio tra gli HIM
e il metal vi incuriosisce, non esitate un istante
a procurarvi una copia di "A Good Day To
Die".
Moreno Lissoni
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286
"286"
286 Music 2007
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Tornano i 286 dopo l'ep "Profiled"
con il primo full length CD, un album di puro
e cattivo hard rock che vede tra i suoi principali
ispiratori Black Label Society, AC/DC
e Pantera. Posso subito
dirvi che se state cercando qualcosa di particolarmente
originale, in questo disco non lo troverete di sicuro,
se invece siete alla ricerca di un sound classico
e robusto, allora fatevi sotto perche' nelle 10 tracce
che compongono il loro esordio dicografico, i 286
ci offrono un'indiavolato susseguirsi di song ruggenti
e anche se qua e la' si avverte un certo senso di
déja'vu apprezzerete il loro approccio in bilico
tra southern e metal e quella voce tanto sguaiata
che non avrebbe mal sfigurato in un gruppaccio sleaze
del Sunset Boulevard.
"Rock Is Not Dead" e "Emo
Sucks!" sono i loro motti... poi fate un
po' voi...
Moreno Lissoni
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MAV (Magni Animi Viri)
"Heroes
Temporis"
Magni Animi Viri 2006
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Nonostante non ami dischi progressivi
di estrazione classica, devo rincredermi ascoltando
"Heroes Temporis" che si presenta con
un lussuoso promo kit e un digipack che richiamano
il concept dell'album.
Sono abituato ad ascolti più diretti e meno
'importanti', ma ribadisco la buona riuscita di questo
progetto che narra "la storia di un uomo
che, in uno spazio e tempo non determinati, incontrando
figure maschili e femminili, riflette sugli avvenimenti
della propria vita. Ogni piccola tappa, ovvero ogni
canzone, rappresenta un progresso che porterà,
in conclusione, alla decisione di cambiare la sua
vita. In realtà, egli sta dormendo e, alla
fine della storia, svegliandosi capisce di essere
stato "vittima" di un sogno. Il sogno rappresenta
la veste simbolica del suo vissuto. In esso si proiettano
tutte le emozioni della vita diurna e, in questo caso,
i sentimenti ed i desideri del "protagonista-uomo".
Il sogno si propone come palingenesi, cioé
maturazione catartica, ovvero stimolo per una vita
nuova (il "personaggio-uomo" rinasce)."
Giancarlo Trotta e Luca Contegiacomo,
non nascondono il proprio amore per atmosfere sinfoniche,
in un quadro sonoro che miscela i colori del rock,
metal, prog e della musica classica, tutto supportato
da un'orchestra e da numerosi ospiti di prestigio.
"Heroes Temporis" è dunque un
disco che va ascoltato attentamente per cogliere a
pieno tutte le sue sfumature, e chi è un appassionato
di rock sinfonico non deve assolutamente lasciarsi
sfuggire questa opera, mentre punk rockers e glamsters,
possono tranquillamente sorvolare.
Moreno Lissoni
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BLACKBOARD JUNGLE
"Welcome
to the Blackboard Jungle"
Suncity Records 2007
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Ripescaggio di vecchi demo per costruire
"Welcome to the Blackboard Jungle"
ad opera della Suncity Records che questa volta prende
di mira i Blackboard Jungle, gruppo che fece parlare
molto di sè nei primi anni 90 con l'album "I
Like It Alot" prodotto da Brent
Muscat (Faster Pussycat).
Dopo la realizzazione dell’album conclusero
un contratto con la Marlboro Music in Germania con
conseguente tour. In seguito il batterista Joel Faith
lasciò il gruppo e venne sostituito da
Brett Bradshaw (Faster Pussycat) e dopo poco
tempo la band si sciolse e i membri si dedicarono
ad altri progetti: Joel Faith entrò a far parte
del gruppo di Zoe Bonham (figlia
di John Bonham), Britt Pennella ha formato i Substitutes,
Kenny Price è entrò nei Jet
68 mentre Dave Zink mise su famiglia.
Sin dai tempi di "I Like It Alot"
mi è sempre stato difficile catalogare il loro
suono, ma queste 16 tracce riusciranno senza ombra
di dubbio a saziare i palati di chi, nel 1992, aveva
consumato quell'album. Per chi ancora non li conoscesse,
è d'obbligo una capatina sul loro sito.
Moreno Lissoni
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FATE
"Cruisin
For A Bruisin"
MTM Classix 2007
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Album uscito originariamente nel 1988
e ristampato già nel 2001 dalla Metal Rendez-Vous
ed ora anche nel catologo MTM Classix per questa band
di Copenhagen nata nel 1985 e composta dal chitarrista
Hank Sherman (MERCYFUL FATE), dal
singer Jeff Lox Limbo (MAXIM), dal
bassista Pete Steiner e dal drummer Bob Lance. Descritti
dalla stampa di quel periodo come la versione danese
dei Van Halen ("Dead boy, cold
meat") ebbe in seguito qualche cambio di formazione
ed è tutt'ora in pista con l'ultima release
datata 2006.
"Cruisin For A Bruisin"
non è altro il terzo album della band, preceduto
da "A Matter Of Attitude" del 1986
e ristampato nel 2004 e dall'esordio omonimo del 1984,
prodotto da Simon Hanhart (Bryan
Adams, Asia, 21 Guns, Yngwie Malmsteen, Marillion)
e che ebbe una certa visibilità con il singolo
"Lovers", aor super melodico di estrazione
scandinava, si, perchè è proprio dal
nord Europa che derivano i riferimenti musicali maggiori,
vedi ad esempio i primi Europe, Treat
e così via.
Chi si è fatto scappare l'edizione della Metal
Rendez-Vous, ora non dovrà preoccuparsi, la
MTM ha fatto un favore a tutti gli Aor-fanatics!
Moreno Lissoni
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WARNIPPLES
"Promo
2007"
Promo 2007
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Attivi solo dal 2006 il quintentto
piemontese non ha aspettamo molto per stampare il
loro primo promo e per stupirmi (in positivo) con
il loro sound che non solo guarda ai gruppi storici
dell'hard rock (Guns N' Roses, Motley Crue, Cult,
Motorhead) ma anche alle nuova ondata scandinava (Hellacopters).
Tre pezzi, poco più di 10 minuti di musica,
un suono diretto, quadrato, potente, melodico quanto
basta, sono gli attributi che compongono questa release
che con "Ashes On Ice" ammicca sin dal primo
ascolto e sembra volermi chiedere di premere il tasto
previus per farsi riascoltare.
Anche se soli 3 pezzi sono pochi per dare un giudizio
complessivo, posso sbilanciarmi nel dire che i Warnipples
non faranno nessuna fatica a far parlare si sè
nel panorama r'n'r italiano, quindi non resta che
attendere loro news. Bravi!
Moreno Lissoni
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