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PRETTY VACANT
"Walkin' On A Tilt"
Suncity Records 2007

Da qualche parte, sotterrato in qualche pigna di CD, devo avere ancora il mio Compact Disc rippato del loro album "...And We Don't Care", disco che hai bei tempi avevo consumato e che qui viene ripreso con l'aggiunta di alcuni pezzi ripescati dal loro repertorio.
La Suncity Records continua quindi a riesumare dall'underground dell'hair metal degli anni 80 e questa volta la scelta mi sembra più che buona... un gruppo nato infatti alla fine di quel decennio, che ebbe un notevole seguito nel circuito Hollywoodiano e grazie all'etichetta australiana io ho ancora modo di riascoltarmi brani come "Welcome Home", "Can't Stop", "Born 2 Lose", "Sunset Blvd." o "Anything Goes".

I più giovani glamster quindi, potranno per un attimo distrarsi dagli ascolti di Motley Crue e Poison per scoprire un'altro dei quei gruppi sfigati che non riuscì a sbancare.
Nel CD troviamo anche la cover di "Mystery Tour" firmata Lennon/McCartney e una manciata di di vecchi demo, non di qualità eccelsa a dir la verità, ma che nell'opera di ripescaggio ci stanno a pennello per avere un quadro più completo del quartetto di Cleveland.
Moreno Lissoni

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KIDD HAVOK
"Roll the Dice"
Suncity Records 2007

Quindici anni fa mi sarebbe bastato guardare la copertina per comprare questo CD a scatola chiusa: 4 rocker capelloni, look stradaiolo e logo con teschio, manca solo una tettona a completare il tutto e non avrei esitato un istante a sborsare le 25.000 lire per accaparrarmelo.
Ora, è doveroso prima almeno l'ascolto visto i prezzi che girano e le troppe band senza personalità che si rifanno alle sonorità degli Eighties, ma con i Kidd Havok il discorso è un pò diverso dal momento che la band nasce proprio sul finire degli anni 80 dal chitarrista Scott Marcs e dal singer Johnny B. a cui si aggiunsero in seguito il bassista Shawn St. Pierre e il batterista Rob Barone.

Il four-pieces della Florida si inserisce in quella fascia musicale che possiamo definire hair metal... hard rock a stelle e strisce dove risalta il lavoro alla chitarra di Marcs (esaltato dal brano strumentale che chiude il lavoro), la sporca voce di Johnny B. e i vari cori da stadio.
Prendete gli Extreme, toglietegli le influenze funky, aggiungete un pò Van Halen e Mr. Big e dosi di party metal, e con le giuste proporzioni otterrete "Roll the Dice".
Moreno Lissoni

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GUNFIRE DANCE
"Archway Of Thorns"
Evil Boy Records 2007

Ultimamente mi sta capitando spesso di avere qualche flash-back causato dalla messa sul mercato di qualche vecchio gruppo che nei 'tempi d'oro' era arrivato a stampare solo qualche demo e a sciogliersi prima della realizzazione di un album. Tra i vari titoli che mi scorrevano nelle cassette dell'epoca ricordo appunto una compilation di 2 o 3 demo dei Gunfire Dance, gruppo di Birmingham che nel suo curriculum vanta qualche apertura degna di nota, come il concerto insieme ai KILL CITY DRAGONS al Marquee di Londra e il supporto negli States ai BANG TANGO nel 1992.

"Archway of Thorns" è da considerarsi un the best of dedicato al vocalist Anthony Bullock scomparso il 2 luglio del 2006, contenente ben 19 pezzi che riusciranno a far innamorare chi è cresciuto con i dischi degli Heartbreakers, New York Dolls e di quelle band che nel corso degli anni hanno partorito musica miscelando trashy rock'n'roll e punk.
Della nutritissima track-list cito alcuni titoli che a mio giudizio alzano la media: "Blue", "Suit & Tie", "Burnin’ Ambition", "Gimme Back My Heart", "Darlin’ Ann" e "Sweet Kisses". La release comprende anche 3 bonus track: "It’s Only Time" degli Steppin Razors (gruppo dove militarono Ant, Birch e Ozzie), "Kojak Murder Ballad" degli Electrajet (nuova band del chitarrista Jeff Ward) e "The Secret Of My Decline" degli The Headhunters.
Moreno Lissoni

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KICKSTARTER
"Kickstarter"
Excelsior Records 2007

Dopo 10 anni dallo loro nascita è arrivato il momento del nuovo cd per i californiani Kickstarter, che già nel 1998 si fecero conoscere con l'ep "Hangin On B Street" (registrato con Kenny Diamond - US Bombs) per la Pelado Records. Danny Dee (voce), Sean Lavelle (chitarra) Alex Aldrich (batteria) e Chris Ban (basso) miscelano il suono del glam metal degli anni 80 di Motley Crue con il punk / trash r'n'r di Ramones e Johnny Thunders.
Un bel dischetto, anche se mezz’ora scarsa dice relativamente poco sul gruppo, niente di nuovo e nessun miracolo discografico, ma pur sempre appetibile.
Moreno Lissoni

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GYPSY PISTOLEROS
"Wild, Beautiful, Damned"
Evil Boy Records 2007

Esperti e giornalisti del settore hanno da tempo decretato la fine del movimento glam/sleaze e della rinascita del rock'n'roll causa scarsità di nuove buone bands, di originalità, ecc., ma ogni tanto, quando meno te lo aspetti ecco che salta fuori un gruppo che, non arriverà mai ai vertici delle classifiche e cagherano solo in 4/5, ma che riesce a stampare un disco bello e abbastanza... originale.

In questo caso la parola 'originalità' deriva dal fatto che il quartetto in questione suona uno strano ibrido musicale che fonde parti di sleaze glam, punk e... udite, udite... musica latina!!!
Non lasciatevi intimorire da quest'ultima classificazione, perchè "Wild, Beautiful, Damned" ha tutte le carte in regola per rimanere nello stereo per diverso tempo, bei suoni, belle canzoni e un'attitudine r'n'r (vera) che da un pò che mancava, il tutto rafforzato dalla produzione di Joe Gibb (Janes Addiction, Madonna, The Cure, Catatonia, Texas, The Kinks, ecc.).

Ai vertici del disco metto l'opener "The Crazy Loco Loquito", intro di trombe e atmosfere da western che si trasformano poi in una versione Los Lobos-iana degli Hanoi Rocks; il latin-sleaze di "Un Hombre Sin Rostro, Pistolero"; la ballad "Moonchild" e lo spumeggiante finale composto dallo sleaze r'n'r di "Switchblade Kiss Comes Close", dalla catchy "Jet, Jet, Jet Boyz" e dalla conclusiva "1-2-3-4 Kiss Me Then I'm Damned For Sure".
Moreno Lissoni

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STAN BUSH
"In This Life"
Frontiers Records 2007

Stan Bush lo possiamo definire una vera icona dell’Aor, una voce perfetta per il genere e un autore preparato così come perfettamente a suo agio nello scrivere brani di rock melodico da oramai più di 25 anni. Il marchio di fabbrica è quindi garantito e mai come in In This Life, Stan riesce a concepire un disco perfetto, di pura classe e stile che lo rende già un classico! 50 minuti di ricerca melodica, di vera Aor suonata, cantata e vissuta in ognuna delle 11 tracce. Atmosfere eteree, come si fosse in una dimensione spazio temporale che ci riporta indietro nel tempo con tastiere anni 80, chitarre che sottolineano le tensioni emotive di ogni canzone e le voce di Stan che rende questo lavoro, insieme alla produzione, un autentico goiello da ascoltare e riascoltare senza possibilità di noia.

Lavori fondamentali per capire il percorso di Stan oltre a questo appena uscito sono il primo omonimo album, Stan Bush and the Barrage, Every Beat of My Heart e il recente Shine.
Ogni singola canzone sarebbe da menzionare, dalle ballad assolute ai mid tempo emozionanti, ma la cosa migliore è ascoltare per intero questo In This Life per fermarsi un attimo, pensare e riflettere ovvero semplicemente per un viaggio in auto a finestrino abbassato, ancora meglio lungo le strade piene di palme di LA.
Mauro Guarnieri

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LOVE DICTATOR
"Love Dictator"
Love Dictator 2007

Freschi, dinamici e con una ottima presa sull'ascoltatore, sono le caratteristiche di questi Love Dictator gruppo tedesco nato con Hanoi Rocks, Motley Crue e Zodiac Mindwarp (vedi nome) nel DNA.
I 5 pezzi presenti risultano convincenti nonostante il sound non sia propriamente originale, lo capirete già dall'opener "Love Dictator", tirato hard rock con il vocalist Randy Rude che ricalca il cantato alla Lemmy.

La seconda traccia, "Bourbon Lane", a quel-non-so-chè di "Up Around The Bend" versione Hanoi, originale come un politico che declama meno tasse, ma divertente come vedere Berlusconi con 5 gnocche... miglior pezzo della release in ogni caso, seguito a ruota da "Anyone But You", altro brano che sembra derivare dal repertorio della band di Michael Monroe.
"The Sex Queen Of Rock'N'Roll" e "Don't Wanna Be One In A Million" distribuiscono energia e ci consegnano così un demo di tutto rispetto, manca ancora un po' di personalità ma i presupposti per un futuro promettente già si intravedono.
Moreno Lissoni

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NIGHTRANGER
"Hole in the Sun"
Frontiers Records 2007

L’attesa è durata quasi 10 anni per rivedere nei negozi un nuovo cd dei Night Ranger, formazione storica del panorama melodic rock mondiale. Hole in the Sun rappresenta un ritorno sicuramente atteso e ricco di sorprese, infatti il piglio è moderno dal punto di vista della produzione e arrangiamenti con alcuni brani da definirsi quasi “fuori standard” di Blades e co, ma che contribusicono a rendere interessante e non banale questo lavoro (tra i più moderni si possono ricordare "Rockstar", "Whatever Happened" e "White Knuckle Ride").

Jack Blades, Kelly Keagy, Jeff Watson e Brad Gillis con alle tastiere Michael Lardie sono tra le persone più esperienziate e capaci del panorama mondiale e in ogni disco riescono a lasciare un segno indelebile delle proprie capacità. Hole in the Sun rappresenta la voglia di una band con alle spalle oltre 16 milioni di album venduti di non rivivere il passato ma continuare a creare nuova musica senza per questo uniformarsi o rinnegare quanto fatto, ma mantenendo lo stile e riaggiornarlo ("Tell Your Vision", "Drama Queen", "There Is Life", "Being").

Oltre 50 minuti di puro rock, melodico e più hard a tratti, registrazione live oriented, riff di chitarra con classici duelli a note impazzite, chorus di impatto ad adrenalina garantita, intrecci vocali tra i vari componenti e una pacca rock da invidiare. Questi sono i Night Ranger del 2007, qusto è Hole in the Sun, album completo che ha il vantaggio di poter piacere alle nuove generazioni di rockers e a quelle che invece vedono in Dawn Patrol e Midnight Madness delle opere irrangiungibili.
Mauro Guarnieri

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JK NORTHRUP
"Wired In My Skin"
Alien Records 2007

La cosa che colpisce maggiormente dopo l’ascolto del recente cd di J.K. Northrup “Wired in my skin” è l’estrema eterogeneità dei brani che via via si susseguono. Pare più uno sfaccettato campionario di stili, sempre comunque riconducibili all’hard rock americano degli anni ‘80, che un progetto caratterizzato da una vena creativa ben orientata. Comunque i brani assemblati nel cd sono tutti di ottima fattura compositiva, e denotano l’ estrema versatilità musicale del polistrumentista, impegnato alle chitarre ed al basso oltrechè, su taluni pezzi, alle tastiere. Per il resto il disco è una parata di vocalists di prima grandezza, con alcuni dei quali JK Northrup aveva già condiviso precedenti esperienze artistiche. Si apre con la strumentale "Black Moon", che rimanda la memoria all’epoca dei guitar heros lanciati negli anni ’80 da Mike Varney, Joey Tafolla in primis. Sul secondo brano "Wired In My Skin", uno dei più coinvolgenti del disco, JK Northrup pare voler rinvderdire i fasti dei King Kobra con il vocalist Johnny Edwards, suo commilitone nella band all’ epoca di K.K. III.

La successiva "Big Blue Sky", che presenta dietro il microfono Kelly Keeling (Baton Rouge, Blue Murder) è impregnata di sonorità più “moderne” e si sviluppa in avvolgenti spirali musicali che mescolano sapientemente gli ultimi XYZ di "Letter to God" (in cui JK Northrup era il chitarrista) a certe cadenze già sentite dai Love/Hate. Un brano in linea sotto molti aspetti con le sonorità proposte dai Quiet Riot sul recente Rehab. A seguire la bella ballad The Road, ben interpretata da Terry Ilous (XYZ) ed impreziosita dall’ apporto pianistico dell’amico M.T. Ross (Hardline, Accomplice), che si colloca sulla scia delle più ispirate composizioni dei maestri Great White. "In Perfect Imperfection" JK Northrup pare voler mettere a proprio agio la star di turno Ted Poley, cucendogli addosso un brano trascinante che pare tratto dal repertorio più frizzante dei primi Danger Danger e che suscita una gran nostalgia per i bei tempi che furono. Un break stumentale con la tecnica "Mark My Territory", dove pare di ascoltare Joe Satriani, e quindi si passa alla successiva "Cemented Eyes".

Apertura alla Queensryche, quindi il pezzo assume tinte molto prossime al sound possente dei Black Label Society, ma con un paio di stacchi molto sontuosi in stile ‘Ryche/Ozzy. So Long, brano seguente, fa registrare una nuova decisa virata stilistica, sviluppandosi in una ballad d’atmosfera caratterizzata da arpeggi chitarristici alla Vicious Rumors (ricordate “the Voice”?)/Crimson Glory. Dopo il terzo ed ultimo break strumentale "Metamorphosis", che fa il verso al mago delle sei (o sette) corde Steve Vai, JK Northrup offre il destro al vocalist Terry Ilous per cimentarsi in un brano, "Grind Me Down", fortemente impregnato delle sonorità degli XYZ del debutto e, conseguentemente, dalla chiara impronta dokkeniana. Per completare questo variegato mosaico musicale non poteva mancare, in conclusione, il tipico unplugged basato su chitarra acustica e voce, con Ted Poley che interpreta da par suo la malinconica "If I Were James Taylor (I could finish this song").
In sintesi: forse non siamo di fronte ad un capolavoro, ma tutto il disco di JK Northrup è decisamente di alto livello qualitativo, e ci consegna un artista estremamente poliedrico sia in fase stilistica che per creatività compositiva.
Alessandro Lilli

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BAD FAITH
"Anger Again"
Demo 2007

Supergruppo italiano i Bad Faith, progetto che vede coinvolti eccellenti musicisti del panorama hard'n'heavy nostrano come Alessio Garavello (Arthemis, Power Quest, Ground Control), Andrea Martongelli (Arthemis, Power Quest, Fear of Fours), Giorgio Terenziani (Mr. Pig) e Alessandro Bissa (Vision Divine…).

Il combo veneto è impegnato con la realizzazione del full length CD, ma nell'attesa eccoci pervenire un demo composto da "Anger Again", "War" e "Truth", i 3 brani che potrete ascoltare e scaricare direttamente dalla loro pagina di Myspace.
Il genere proposto è un hard rock di scuola ottantiana, ottimamente suonato e perfetto per i lettori di SLAM!.
Non perdete tempo a leggere le mie cazzate, correte su www.myspace.com.
Moreno Lissoni

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W.I.N.D.
"Live in the Land Of Milk and Honey"
Herzberg Verlags-GmbH 2006

Ritornano i W.I.N.D., power trio "nostrano", con l'ottimo "Live In The Land Of Milk and Honey" registrato dal vivo (ovviamente) al Burg Herzberg Festival 2005.
8 brani di grande energia ed intensità, come l'infuocata "Dust My Broom" di Elmore James che fa partire il disco con una marcia in più, oppure come "Taste It" dove emerge tutta la potenza del trio friulano.
Molto belle anche "Lucky Man" e "Dance With The Devil", che già avevamo potuto apprezzare su "Groovin' Trip".

Certamente non poteva mancare il blues ed allora ecco Drusin, Barbiani e Bencich deliziare il pubblico con "Bad Luck Blues", che precede 2 cover di grandissimo spessore quali la mitica "Whipping Post" dell'Allman Brothers Band e l'intramontabile "Voodoo Chile" di Hendrix (l'unico brano cantato da Jimi Barbiani) che chiudono splendidamente questo bel concerto in terra tedesca.
Purtroppo per questioni tecniche non hanno potuto far parte del live "Going Lazy", "Over The Sun", "Moon Blues", "Tomorrow Never Comes", ma in ogni caso il disco vale l'acquisto.
I W.I.N.D. non si smentiscono mai e si riconfermano come una della più belle realtà della scena rock italiana.
Aspetto con ansia il nuovo disco in studio.
Carlo Mazzoli

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MARYSLIM
"A perfect mess"
Wild Kingdom – 2007

3, si sa, corrisponde al numero perfetto. Questo album, pensa che coincidenza, il terzo dei Maryslim, si intitola, ma guarda un po’, “A perfect mess”. A 3 anni dal mediocre “Split vision”, il quartetto svedese torna in studio e, affidandosi ancora una volta alle cure di Peter Tägtgren, dà vita ad un lavoro sorprendente, non tanto perché mettessi in dubbio le capacità di Tägtgren come produttore, quanto per il terrore che ne venisse fuori uno Split vision 2 – la vendetta. Pericolo scongiurato, è un album più che gradevole, nel quale si fondono la stessa spontaneità dell’omonimo e la crescita musicale di “Split vision”, senza l’inesperienza e l’eccessiva ricercatezza che li penalizzavano.

Tanto per cominciare, è un album più vario del solito. Pur rimanendo ancorato al marchio di fabbrica del rock scandinavo, parzialmente se ne sgancia e assume connotazioni più goth-rock. Risultato: la presenza di brani velati di oscurità prettamente “finlandese”, come insegnano Him e 69 Eyes (vedi “Alice” e “Final warning”) tiene il passo degli altri più svolazzanti caratterizzati da ritornelli non così originali, ma dannatamente accattivanti (“High wings”, “Something new”, “Me vs myself”). Certo, hanno preso una direzione più commercialotta, ma molto più semplice da digerire.
Punto secondo: il suono è maturato, più compatto e sostanziale, anche più duro e, stavolta, sostenuto da una produzione magistrale. E per finire: l’ospitata per la cover che non ti aspetti. Jyrki che duetta con Mats in “This corrosion”: quando il rock e il dark si incontrano e fanno il botto. La canzone era già bella di per sé, il che aiuta, ma questa versione è strepitosa, ascoltare per credere. Occhio, perché i ragazzi rischiano seriamente di entrare di prepotenza nella mia top ten del 2007!
Claudia Schiavone

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THE BONESMEN
"Skin And Bones"
Angel Creek Records 2006

Puntiamo i fari sui The Bonesmen five-pieces di New Haven, Connecticut e composto da Frank Thomas (voce, chitarra), Drew Carrano (batteria), Mark Turko (chitarra), Ken Dempsy (Basso) e Mehdi Mekouar (tastiere).
Rock 'n roll, country, blues e southern rock sono i generi musicali che contraddistinguono il suono di "Skin And Bones", esordio discografico della band. Il disco fila via liscio come l'olio, nessuna caduta di stile, ma neanche grandi impennate, un rock tranquillo dal sapore sudista che fa uso degli insegnamenti dei vari BLACKFOOT e 38 SPECIAL, e così si parte con il roots-rock di "It's All Right" e poi via con le atmosfere 'campagnole' di "Fallin' Down" e il rockettino di "Misty-Eyed and Blue" fino a "Desire", pezzo che chiude un buon lavoro che, forse manca di un pò di energia, ma che potrebbe essere un'ottima colonna sonora per un vostro viaggio nel sud degli USA.
Moreno Lissoni

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MARK SWEENEY
"Slow Flood"
Pie Music 2007

Primo lavoro solista per il cantante degli elvetici Crystal Ball, scritto e suonato a quattro mani con Michael Bormann che ha curato anche la produzione del cd.
Se avete presente il suono della band madre... dimenticatelo totalmente... qui si viaggia su territori molto più rilassati e
tranquilli, direi cantautorali se mi passate l’espressione, come si può chiaramente capire dal singolo “Singing for You”, molto melodico e che potrebbe avere un discreto airplay radiofonico se spinto nel modo giusto.

Nel corso delle 13 canzoni di cui si compone l’album fanno capolino soluzioni più rockeggianti come in “Superman”, “Don’t Hold Back the Tears” e “Must Be Paradise” che ci ricordano come Micheal Bormann sia una parte importante di questo disco, ma nella maggioranza dei pezzi è la rilassatezza che prende il sopravvento, facendoci scoprire un cantante di tutto rispetto, come nelle iper-melodiche “I’m Back”, “Might Be Love” e nella conclusiva “It’s about Time” per sole voce e chitarra acustica.
Cd consigliato ai più tranquilli di voi, che tra una botta di r’n’r e l’altra non disdegnano atmosfere più soft.
PS. Sul sito è possibile vedere e scaricare il video di “Singing For You”.
Federico Martinelli

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MASTERPLAN
"MKII"
AFM Records 2007

Terzo lavoro ufficiale e seconda formazione (Mark 2 appunto) che perde al suo attivo il talentuoso vocalist Jorn Lande e il virtuoso Uli Kursch alla batteria. "MKII" mantiene il genere dei primi due album e il tradizionale piglio power che i componenti originali Roland Grapow, Jan S.Eckert, Axel Mackenrott, con l’aggiunta dell’inesauribile e “feroce” Mike Terrana alle pelli riescono ad imprimere. Il vocalist Mike DiMeo (Riot, The Lizards) interpreta al meglio le composizioni e con una voce potente, carica e incredibilmente azzeccata valorizza a pieno ogni singola traccia di questo terzo capitolo senza fare il verso a Lande e mettendoci il più possibile il proprio stile (anche se in realtà in alcuni brani sarebbe stato quantomeno curioso sentire l’interpretazione di Jorn...).

Produzione di alta fattura e un songwriting di livello creano quel valore aggiunto che riesce a donare agli ascoltatori momenti di puro heavy con venature speed ("Warriors Cry" con un Terrana quanto mai carico e veloce e Masterplan con un riff di batteria tecnico quanto preciso e la chitarra di Roland furiosa e imponente con chorus epico e un DiMeo che ci fa capire cosa vuol dire cantare Metal) e momenti classici per i fan del gruppo come "Keeps Me Burning", "Take Me Over" e "Trust in You". Il singolo "Lost and Gone", il cui video è facilmente visibile sul circuito di YouTube, rappresenta solo in parte l’intero full lenght, track melodica con un ottimo riff di chitarra e tessuti di tastiera che sfociano in un coro orecchiabile anche al primo ascolto.

I Masterplan seguono la linea intrapresa dai precedenti album e mantengono quindi una direzione chiara, la produzione con sonorità cariche e di gran classe, tastiere arrangiate in modo da valorizzare le melodie e essere lo scheletro portante delle composizioni e una sezione ritmica precisa e devastante in quanto a potenza facilitano il lavoro di un DiMeo in gran forma con una estensione sorprendente e una interpretazione esemplare.
Mauro Guarnieri

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MANTRA
"Hate Box"
Horus Music 2006

In questo periodo di revival degli anni 70, con gruppi come Wolfmother, Jet, The Answer e così via, ecco che anche l'Italia gioca il proprio asso, che in questo caso prende il nome di Mantra!
Conosciuti un paio di anni fa con il disco intitolato "Hard Times", riecco la band toscana capitanata dal vocalist Jacopo Meille (Tygers Of Pan Tang, Mad Mice) e dal bassista Andrea Castelli (Airspeed, Cappanera, Shabby Trick) che coadiuvati dal chitarrista Ganluca Galli (Mad Mice) e dal batterista Senio Firmati hanno dato alle stampe questo "Hate Box", un piccolo gioiellino nostrano di classico hard rock ma dai suoni moderni, il giusto compromesso sonoro tra Led Zeppelin, Audioslave e gruppi come Badlands.

La loro alchimia sonora vede come punti di forza song come l'opener "Promised Land", la più moderna "Drifters" e la splendida "Time And Space", ma il livello del disco rimane alto per tutta la sua durata e non posso non citare anche altri brani come "Hard Times", "She" o la ballad "Somewhere Sometimes".
Un appuntamento da non perdere per gli appassionati dell'hard rock vecchio stampo.
Moreno Lissoni

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DOKKEN
"From Conception, Live 1981"
Frontiers Records 2007

Come gustoso antipasto del nuovo album previsto dopo l’estate, la Frontiers suggella il contratto nuovo di zecca con la band californiana pubblicando un live risalente al 1981, quando ancora la band guidata dall’istrionico Don Dokken non aveva ancora pubblicato il primo album ufficiale.
La prima cosa che salta subito all’orecchio è la qualità della registrazione… d’accordo le moderne tecnologie capaci di fare
miracoli ma che da una cassettina del 1981 venisse fuori un suono del genere credo che fosse francamente sperare troppo... e invece...

Inutile negare che tra le dieci tracce che compongono il cd, la curiosità maggiore fosse per i tre inediti mai pubblicati e che compongono il piatto forte dell’intero cd.
“Goin’ Down” è un bel pezzo di american-hair metal, con un George Lynch straripante e nel pieno della gioventù, “Hit and Run” ha quel andamento tipicamente dokkeniano che sarebbe diventato il trademark della band da “Tooth and Nail” in poi mentre “You’re a Liar” è un terremotante class-metal sulla falsariga di pezzi tipo “Lightning Strikes Again”... un piccolo classico insomma.

Ma il cd rimane comunque interessante anche per i restanti pezzi che non fanno certo parte della set list attuale della band di Redondo, e per cui è un vero piacere poter riascoltare vecchi hit come “Young Girls”, “Live to Rock” e gli otto minuti e passa di “Nightrider” con un George Lynch ancora una volta strabordante per tecnica e feeling.
Menzione particolare per “Breakin’ the Chains” che anche al milionesimo ascolto mantiene intatta la sua bellezza primordiale... con un Don Dokken molto ispirato.
In attesa del nuovo album un ottimo modo per passare una cinquantina di minuti in compagnia di una band che ha scritto
pagine importanti della nostra musica preferita…
Federico Martinelli

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A.A.V.V.
"LEHIGH VALLEY ROCKS! THE BEST OF 1984-1994"
Fever Rock Records 2006

Lodevole l'iniziativa di Butch Maloney e Tom LeFevre che hanno raccolto in una compilation di 2 cd una serie di band risalenti al decennio 1984-1994 che hanno tenuto viva la scena hard & heavy della Pennsylvania, un piccolo tributo alla loro terra e ai musicisti che hanno fatto parte.

Il primo CD è sicuramente il più appetibile per i lettori di SLAM!, 15 song che spaziano dal class metal al glam, dall'aor all'hair metal tanto di moda in quel periodo. Si inizia con i coloratissimo quintetto dei TEEZE di "Party Hardy", gruppo che in seguito tramutò il proprio nome in Roughhouse e stampò un disco sotto la Columbia Records e oggi alcuni di loro sono ancora in pista con il nome di American Sugar Bitch. Si prosegue con gli SWEET TEQUILA e "I Won't Be Cryin'", di sicuro uno dei gruppi migliori presenti in tutta la release con il loro sleaze rock'n'roll che ci ricorda tanto AC/DC e Cinderella.
I WASHED ci offrono il class metal di "Guilty" (se vi piacciono Cry Wolf e XYZ...) e la bonus track "Alone", power ballad dei tempi che furono, così anche i DESTROYER che con "When Morning Comes" ci fanno fare un bel viaggetto nel passato con il loro glam tra Pretty Boy Floyd e Tommy Gunn. Meritano di essere mezionati altri tipici hair metal acts come i NASTY NASTY, JOLLY ROGER, SAPIENT, FANTAZY, DIRTY BLOND e IDLE THREATS, senza però dimenticare l'aor degli OMYNUS con "Don't Ever Say Goodbye", pezzo in puro stile Journey.

Il secondo CD purtroppo, viaggia su sonorità più heavy/thrash che al sottoscritto proprio non vanno giù... nel calderone di suoni metallici si salvano i KINGS CHAMBER con il class metal di "Whenever I'm Near", i KRAKEN con la power ballad Dokken-iana "The Dark" e gli hair metaller RED OCTOBER , per il resto nulla che valga la pena di essere menzionato.
Ancora complimenti agli ideatori del progetto, che mi hanno dato modo di scoprire/riscoprire vecchie band che pensavo fossero morte dopo il primo demotape.
Moreno Lissoni

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SNAKE EYES SEVEN
"Snake Eyes Seven"
Chavis Records 2007

Disco d’esordio per la Chavis Records per i canadesi Snake Eyes Seven che vedono nella line-up Daniel Nargang (Into Eternity), Victor Langen (Kick Axe), Cole 'The Madman' Stevens e Johnny Bland.
Hard & Heavy con sonorità riconducibili all'Ozzy solista, ma nulla di esaltante per 10 tracce un pò insipide e dove non è facile trovare molte cose da dire.
Il genere già non mi esalta, le canzoni neppure... sufficienza raggiunta a stento.
Moreno Lissoni

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RETARDED
"Goes Louder"
Insubordination 2007

Se già li conoscete, dimenticate i Retarded degli esordi e degli ultimi dieci anni, nipoti vogheresi di Ramones e, soprattutto, Riverdales. Oggi Paco e amici suonano quella musica che tanto piace ai lettori di Slam! Prendete “High Heels Short Skirts”: riff di “Sweet Child o’ Mine”, strofa in stile Backyard Babies e ritornello vagamente alla Kiss.
Poi, altre coordinate, gli Hardcore Superstar di “Bad Sneakers…” (senza ballate strappa mutande) e magari gli Yo Yo’s. Accattivanti con giri tanto rock e assoli molto roll. Apprezzerete sicuramente i nuovi Retarded. E state tranquilli, i bikini beach party proseguono senza sosta.
Miguel Basetta

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ADRENALINE FACTOR
"Adrenaline Factor"
Perris Records 2007

Tra le nuove uscite della Perris troviamo gli Adrenaline Factor, band formata dal chitarrista Paul Lidel e dal cantante Lee Scott (Big Balls) e cosa dobbiamo aspettarci da un'ex Dangerous Toys / Broken Teeth e dall'ex cantante di un tributo agli AC/DC se non dello sporco hard rock bluesy?!!?

I soliti paragoni con Dirty Looks e Rhino Bucket vengono di conseguenza spontanei, un disco che viaggia su sonorità care al gruppo di Bon Scott, quindi se vi piace il genere sapete già a cosa andrete incontro: "Ride", le AC/DC-iane "Wrong Number", "Boozin' Susan" e i cenni Zeppeliani di "No Warning" e "Hook Slide" i pezzi che hanno una marcia in più, per il resto niente di nuovo, ma neanche niente di brutto.
Moreno Lissoni

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EXIT
"Distressed"
Barry Gilmore 2005

Disco uscito nel 2005, ma fattomi pervernire solo ora dal bassista Jim Kiefer. La band suona un melodic hard rock che deriva direttamente dagli 80's, dove melodia, chitarre e qualche spruzzata di keyboards fanno di "Distressed" un'album sopra la media, nonostante la poca originalità del prodotto.
La band non è proprio alle prime armi, infatti nasce a Peoria, Illinois nel 1985, nella loro carriera hanno già calcato palchi famosi di supporto a vere star nazionali, vedi ad esempio Foghat, Black Oak Arkansas, Blackfoot, Jackyl, 38 Special, Bad Company, Great White, Tesla, Rick Derringer, Ronnie Montrose, Kansas e le 10 song che ci propongono sono un tributo al class-rock a stelle e strisce: "Rise Out of You", la Van Halen-iana "Change" e le yankee "You Feel Right" e "She Gives What Shes Got" ne sono degli ottimi esempi, mentre un gradino sopra troviamo l'irrestibile "Runaway Missy" e l'aor di "Sea of Love".
Moreno Lissoni

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"Dionysian"
Self Produced 2007

Li avevo presentati qualche anno fa nella sezione New Bandz e ora riecco qui il quartetto finlandese alle prese con la sesta release dopo "WhiteNoseModels (2001)", "Gold And Greed (2001)", "Faustic burn (2003)", "Manifesto of fire (2004)" e "Born dead (2005)".
Per definire la loro musica faccio un copia/incolla dalla loro biografia che dice così: "Guns N’ Roses meets the Cult", "unrecorded tracks of Hanoi Rocks", e per certi accostamenti potrei essere anche d'accordo, ma come da passata recensione, io ci aggiungerei tra le varie influenze Smack, 69 Eyes e Danzig.
I 3 brani che riempiono "Dionysian" vivono proprio di queste atmosfere cupe, incazzate, fredde,... nordiche. "Eastbound" è una bella mazzata nello stomaco, così come "Crown", mentre la title-track ha lo stesso effetto di una trasmissione della De Filippi.
Un sound che ha bisogno di qualche ascolto per essere assimilato, non è un genere che adoro, ma se siete degli estimatori di questo tipo di sonorità, fate un giro sul loro sito perchè c'è la possibilità di scaricare i loro pezzi.
Moreno Lissoni

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