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PRETTY VACANT
"Walkin' On A Tilt"
Suncity Records 2007
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Da qualche parte, sotterrato in qualche
pigna di CD, devo avere ancora il mio Compact Disc
rippato del loro album "...And We Don't Care",
disco che hai bei tempi avevo consumato e che qui
viene ripreso con l'aggiunta di alcuni pezzi ripescati
dal loro repertorio.
La Suncity Records continua quindi a riesumare dall'underground
dell'hair metal degli anni 80 e questa volta la scelta
mi sembra più che buona... un gruppo nato infatti
alla fine di quel decennio, che ebbe un notevole seguito
nel circuito Hollywoodiano e grazie all'etichetta
australiana io ho ancora modo di riascoltarmi brani
come "Welcome Home", "Can't Stop",
"Born 2 Lose", "Sunset Blvd."
o "Anything Goes".
I più giovani glamster quindi,
potranno per un attimo distrarsi dagli ascolti di
Motley Crue e Poison
per scoprire un'altro dei quei gruppi sfigati che
non riuscì a sbancare.
Nel CD troviamo anche la cover di "Mystery Tour"
firmata Lennon/McCartney e una manciata di di vecchi
demo, non di qualità eccelsa a dir la verità,
ma che nell'opera di ripescaggio ci stanno a pennello
per avere un quadro più completo del quartetto
di Cleveland.
Moreno Lissoni
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KIDD HAVOK
"Roll
the Dice"
Suncity Records 2007
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Quindici anni fa mi sarebbe bastato
guardare la copertina per comprare questo CD a scatola
chiusa: 4 rocker capelloni, look stradaiolo e logo
con teschio, manca solo una tettona a completare il
tutto e non avrei esitato un istante a sborsare le
25.000 lire per accaparrarmelo.
Ora, è doveroso prima almeno l'ascolto visto
i prezzi che girano e le troppe band senza personalità
che si rifanno alle sonorità degli Eighties,
ma con i Kidd Havok il discorso è un pò
diverso dal momento che la band nasce proprio sul
finire degli anni 80 dal chitarrista Scott Marcs e
dal singer Johnny B. a cui si aggiunsero in seguito
il bassista Shawn St. Pierre e il batterista Rob Barone.
Il four-pieces della Florida si inserisce
in quella fascia musicale che possiamo definire hair
metal... hard rock a stelle e strisce dove risalta
il lavoro alla chitarra di Marcs (esaltato dal brano
strumentale che chiude il lavoro), la sporca voce
di Johnny B. e i vari cori da stadio.
Prendete gli Extreme, toglietegli
le influenze funky, aggiungete un pò
Van Halen e Mr. Big e dosi
di party metal, e con le giuste proporzioni otterrete
"Roll the Dice".
Moreno Lissoni
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GUNFIRE DANCE
"Archway
Of Thorns"
Evil Boy Records 2007
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Ultimamente mi sta capitando spesso
di avere qualche flash-back causato dalla messa sul
mercato di qualche vecchio gruppo che nei 'tempi d'oro'
era arrivato a stampare solo qualche demo e a sciogliersi
prima della realizzazione di un album. Tra i vari
titoli che mi scorrevano nelle cassette dell'epoca
ricordo appunto una compilation di 2 o 3 demo dei
Gunfire Dance, gruppo di Birmingham che nel suo curriculum
vanta qualche apertura degna di nota, come il concerto
insieme ai KILL CITY DRAGONS al Marquee
di Londra e il supporto negli States ai BANG
TANGO nel 1992.
"Archway of Thorns"
è da considerarsi un the best of dedicato al
vocalist Anthony Bullock scomparso il 2 luglio del
2006, contenente ben 19 pezzi che riusciranno a far
innamorare chi è cresciuto con i dischi degli
Heartbreakers, New York Dolls
e di quelle band che nel corso degli anni hanno partorito
musica miscelando trashy rock'n'roll e punk.
Della nutritissima track-list cito alcuni titoli che
a mio giudizio alzano la media: "Blue",
"Suit & Tie", "Burnin’ Ambition",
"Gimme Back My Heart", "Darlin’
Ann" e "Sweet Kisses". La release comprende
anche 3 bonus track: "It’s Only Time"
degli Steppin Razors (gruppo dove
militarono Ant, Birch e Ozzie), "Kojak Murder
Ballad" degli Electrajet (nuova
band del chitarrista Jeff Ward) e "The Secret
Of My Decline" degli The Headhunters.
Moreno Lissoni
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KICKSTARTER
"Kickstarter"
Excelsior Records 2007
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Dopo 10 anni dallo loro nascita è
arrivato il momento del nuovo cd per i californiani
Kickstarter, che già nel 1998 si fecero conoscere
con l'ep "Hangin On B Street" (registrato
con Kenny Diamond - US Bombs) per la Pelado Records.
Danny Dee (voce), Sean Lavelle (chitarra) Alex Aldrich
(batteria) e Chris Ban (basso) miscelano il suono
del glam metal degli anni 80 di Motley Crue
con il punk / trash r'n'r di Ramones e
Johnny Thunders.
Un bel dischetto, anche se mezz’ora scarsa dice
relativamente poco sul gruppo, niente di nuovo e nessun
miracolo discografico, ma pur sempre appetibile.
Moreno Lissoni
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GYPSY PISTOLEROS
"Wild,
Beautiful, Damned"
Evil Boy Records 2007
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Esperti e giornalisti del settore hanno
da tempo decretato la fine del movimento glam/sleaze
e della rinascita del rock'n'roll causa scarsità
di nuove buone bands, di originalità, ecc.,
ma ogni tanto, quando meno te lo aspetti ecco che
salta fuori un gruppo che, non arriverà mai
ai vertici delle classifiche e cagherano solo in 4/5,
ma che riesce a stampare un disco bello e abbastanza...
originale.
In questo caso la parola 'originalità'
deriva dal fatto che il quartetto in questione suona
uno strano ibrido musicale che fonde parti di sleaze
glam, punk e... udite, udite... musica latina!!!
Non lasciatevi intimorire da quest'ultima classificazione,
perchè "Wild, Beautiful, Damned"
ha tutte le carte in regola per rimanere nello stereo
per diverso tempo, bei suoni, belle canzoni e un'attitudine
r'n'r (vera) che da un pò che mancava, il tutto
rafforzato dalla produzione di Joe Gibb
(Janes Addiction, Madonna, The Cure, Catatonia, Texas,
The Kinks, ecc.).
Ai vertici del disco metto l'opener
"The Crazy Loco Loquito", intro di trombe
e atmosfere da western che si trasformano poi in una
versione Los Lobos-iana degli Hanoi
Rocks; il latin-sleaze di "Un Hombre
Sin Rostro, Pistolero"; la ballad "Moonchild"
e lo spumeggiante finale composto dallo sleaze r'n'r
di "Switchblade Kiss Comes Close", dalla
catchy "Jet, Jet, Jet Boyz" e dalla conclusiva
"1-2-3-4 Kiss Me Then I'm Damned For Sure".
Moreno Lissoni
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STAN BUSH
"In
This Life"
Frontiers Records 2007
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Stan Bush lo possiamo definire una
vera icona dell’Aor, una voce perfetta per il
genere e un autore preparato così come perfettamente
a suo agio nello scrivere brani di rock melodico da
oramai più di 25 anni. Il marchio di fabbrica
è quindi garantito e mai come in In This
Life, Stan riesce a concepire un disco perfetto,
di pura classe e stile che lo rende già un
classico! 50 minuti di ricerca melodica, di vera Aor
suonata, cantata e vissuta in ognuna delle 11 tracce.
Atmosfere eteree, come si fosse in una dimensione
spazio temporale che ci riporta indietro nel tempo
con tastiere anni 80, chitarre che sottolineano le
tensioni emotive di ogni canzone e le voce di Stan
che rende questo lavoro, insieme alla produzione,
un autentico goiello da ascoltare e riascoltare senza
possibilità di noia.
Lavori fondamentali per capire il percorso
di Stan oltre a questo appena uscito sono il primo
omonimo album, Stan Bush and the Barrage,
Every Beat of My Heart e il recente Shine.
Ogni singola canzone sarebbe da menzionare, dalle
ballad assolute ai mid tempo emozionanti, ma la cosa
migliore è ascoltare per intero questo In
This Life per fermarsi un attimo, pensare e riflettere
ovvero semplicemente per un viaggio in auto a finestrino
abbassato, ancora meglio lungo le strade piene di
palme di LA.
Mauro Guarnieri
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LOVE DICTATOR
"Love
Dictator"
Love Dictator 2007
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Freschi, dinamici e con una ottima
presa sull'ascoltatore, sono le caratteristiche di
questi Love Dictator gruppo tedesco nato con Hanoi
Rocks, Motley Crue e Zodiac
Mindwarp (vedi nome) nel DNA.
I 5 pezzi presenti risultano convincenti nonostante
il sound non sia propriamente originale, lo capirete
già dall'opener "Love Dictator",
tirato hard rock con il vocalist Randy Rude che ricalca
il cantato alla Lemmy.
La seconda traccia, "Bourbon Lane",
a quel-non-so-chè di "Up Around The Bend"
versione Hanoi, originale come un politico che declama
meno tasse, ma divertente come vedere Berlusconi con
5 gnocche... miglior pezzo della release in ogni caso,
seguito a ruota da "Anyone But You", altro
brano che sembra derivare dal repertorio della band
di Michael Monroe.
"The Sex Queen Of Rock'N'Roll" e "Don't
Wanna Be One In A Million" distribuiscono energia
e ci consegnano così un demo di tutto rispetto,
manca ancora un po' di personalità ma i presupposti
per un futuro promettente già si intravedono.
Moreno Lissoni
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NIGHTRANGER
"Hole
in the Sun"
Frontiers Records 2007
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L’attesa è durata quasi
10 anni per rivedere nei negozi un nuovo cd dei Night
Ranger, formazione storica del panorama melodic rock
mondiale. Hole in the Sun rappresenta un
ritorno sicuramente atteso e ricco di sorprese, infatti
il piglio è moderno dal punto di vista della
produzione e arrangiamenti con alcuni brani da definirsi
quasi “fuori standard” di Blades e co,
ma che contribusicono a rendere interessante e non
banale questo lavoro (tra i più moderni si
possono ricordare "Rockstar", "Whatever
Happened" e "White Knuckle Ride").
Jack Blades, Kelly Keagy, Jeff Watson
e Brad Gillis con alle tastiere Michael Lardie sono
tra le persone più esperienziate e capaci del
panorama mondiale e in ogni disco riescono a lasciare
un segno indelebile delle proprie capacità.
Hole in the Sun rappresenta la voglia di
una band con alle spalle oltre 16 milioni di album
venduti di non rivivere il passato ma continuare a
creare nuova musica senza per questo uniformarsi o
rinnegare quanto fatto, ma mantenendo lo stile e riaggiornarlo
("Tell Your Vision", "Drama Queen",
"There Is Life", "Being").
Oltre 50 minuti di puro rock, melodico
e più hard a tratti, registrazione live oriented,
riff di chitarra con classici duelli a note impazzite,
chorus di impatto ad adrenalina garantita, intrecci
vocali tra i vari componenti e una pacca rock da invidiare.
Questi sono i Night Ranger del 2007, qusto è
Hole in the Sun, album completo che ha il vantaggio
di poter piacere alle nuove generazioni di rockers
e a quelle che invece vedono in Dawn Patrol
e Midnight Madness delle opere irrangiungibili.
Mauro Guarnieri
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JK NORTHRUP
"Wired
In My Skin"
Alien Records 2007
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La cosa che colpisce maggiormente dopo
l’ascolto del recente cd di J.K. Northrup “Wired
in my skin” è l’estrema eterogeneità
dei brani che via via si susseguono. Pare più
uno sfaccettato campionario di stili, sempre comunque
riconducibili all’hard rock americano degli
anni ‘80, che un progetto caratterizzato da
una vena creativa ben orientata. Comunque i brani
assemblati nel cd sono tutti di ottima fattura compositiva,
e denotano l’ estrema versatilità musicale
del polistrumentista, impegnato alle chitarre ed al
basso oltrechè, su taluni pezzi, alle tastiere.
Per il resto il disco è una parata di vocalists
di prima grandezza, con alcuni dei quali JK Northrup
aveva già condiviso precedenti esperienze artistiche.
Si apre con la strumentale "Black Moon",
che rimanda la memoria all’epoca dei guitar
heros lanciati negli anni ’80 da Mike Varney,
Joey Tafolla in primis. Sul secondo brano "Wired
In My Skin", uno dei più coinvolgenti
del disco, JK Northrup pare voler rinvderdire i fasti
dei King Kobra con il vocalist Johnny Edwards, suo
commilitone nella band all’ epoca di K.K. III.
La successiva "Big Blue Sky",
che presenta dietro il microfono Kelly Keeling (Baton
Rouge, Blue Murder) è impregnata di sonorità
più “moderne” e si sviluppa in
avvolgenti spirali musicali che mescolano sapientemente
gli ultimi XYZ di "Letter to God" (in cui
JK Northrup era il chitarrista) a certe cadenze già
sentite dai Love/Hate. Un brano in linea sotto molti
aspetti con le sonorità proposte dai Quiet
Riot sul recente Rehab. A seguire la bella ballad
The Road, ben interpretata da Terry Ilous (XYZ) ed
impreziosita dall’ apporto pianistico dell’amico
M.T. Ross (Hardline, Accomplice), che si colloca sulla
scia delle più ispirate composizioni dei maestri
Great White. "In Perfect Imperfection" JK
Northrup pare voler mettere a proprio agio la star
di turno Ted Poley, cucendogli addosso un brano trascinante
che pare tratto dal repertorio più frizzante
dei primi Danger Danger e che suscita una gran nostalgia
per i bei tempi che furono. Un break stumentale con
la tecnica "Mark My Territory", dove pare
di ascoltare Joe Satriani, e quindi si passa alla
successiva "Cemented Eyes".
Apertura alla Queensryche, quindi
il pezzo assume tinte molto prossime al sound possente
dei Black Label Society, ma con un paio di stacchi
molto sontuosi in stile ‘Ryche/Ozzy. So Long,
brano seguente, fa registrare una nuova decisa virata
stilistica, sviluppandosi in una ballad d’atmosfera
caratterizzata da arpeggi chitarristici alla Vicious
Rumors (ricordate “the Voice”?)/Crimson
Glory. Dopo il terzo ed ultimo break strumentale "Metamorphosis",
che fa il verso al mago delle sei (o sette) corde
Steve Vai, JK Northrup offre il destro al vocalist
Terry Ilous per cimentarsi in un brano, "Grind
Me Down", fortemente impregnato delle sonorità
degli XYZ del debutto e, conseguentemente, dalla chiara
impronta dokkeniana. Per completare questo variegato
mosaico musicale non poteva mancare, in conclusione,
il tipico unplugged basato su chitarra acustica e
voce, con Ted Poley che interpreta da par suo la malinconica
"If I Were James Taylor (I could finish this
song").
In sintesi: forse non siamo di fronte ad un capolavoro,
ma tutto il disco di JK Northrup è decisamente
di alto livello qualitativo, e ci consegna un artista
estremamente poliedrico sia in fase stilistica che
per creatività compositiva.
Alessandro Lilli
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BAD FAITH
"Anger
Again"
Demo 2007
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Supergruppo italiano i Bad Faith, progetto
che vede coinvolti eccellenti musicisti del panorama
hard'n'heavy nostrano come Alessio Garavello (Arthemis,
Power Quest, Ground Control), Andrea Martongelli (Arthemis,
Power Quest, Fear of Fours), Giorgio Terenziani (Mr.
Pig) e Alessandro Bissa (Vision Divine…).
Il combo veneto è impegnato
con la realizzazione del full length CD, ma nell'attesa
eccoci pervenire un demo composto da "Anger Again",
"War" e "Truth", i 3 brani che
potrete ascoltare e scaricare direttamente dalla loro
pagina di Myspace.
Il genere proposto è un hard rock di scuola
ottantiana, ottimamente suonato e perfetto per i lettori
di SLAM!.
Non perdete tempo a leggere le mie cazzate, correte
su www.myspace.com.
Moreno Lissoni
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W.I.N.D.
"Live
in the Land Of Milk and Honey"
Herzberg Verlags-GmbH
2006
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Ritornano i W.I.N.D., power trio "nostrano",
con l'ottimo "Live In The Land Of Milk and
Honey" registrato dal vivo (ovviamente)
al Burg Herzberg Festival 2005.
8 brani di grande energia ed intensità, come
l'infuocata "Dust My Broom" di Elmore James
che fa partire il disco con una marcia in più,
oppure come "Taste It" dove emerge tutta
la potenza del trio friulano.
Molto belle anche "Lucky Man" e "Dance
With The Devil", che già avevamo potuto
apprezzare su "Groovin' Trip".
Certamente non poteva mancare il blues
ed allora ecco Drusin, Barbiani e Bencich deliziare
il pubblico con "Bad Luck Blues", che precede
2 cover di grandissimo spessore quali la mitica "Whipping
Post" dell'Allman Brothers Band
e l'intramontabile "Voodoo Chile" di Hendrix
(l'unico brano cantato da Jimi Barbiani) che chiudono
splendidamente questo bel concerto in terra tedesca.
Purtroppo per questioni tecniche non hanno potuto
far parte del live "Going Lazy", "Over
The Sun", "Moon Blues", "Tomorrow
Never Comes", ma in ogni caso il disco vale l'acquisto.
I W.I.N.D. non si smentiscono mai e si riconfermano
come una della più belle realtà della
scena rock italiana.
Aspetto con ansia il nuovo disco in studio.
Carlo Mazzoli
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MARYSLIM
"A
perfect mess"
Wild Kingdom –
2007
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3, si sa, corrisponde al numero perfetto.
Questo album, pensa che coincidenza, il terzo dei
Maryslim, si intitola, ma guarda un po’, “A
perfect mess”. A 3 anni dal mediocre “Split
vision”, il quartetto svedese torna in studio
e, affidandosi ancora una volta alle cure di Peter
Tägtgren, dà vita ad un lavoro sorprendente,
non tanto perché mettessi in dubbio le capacità
di Tägtgren come produttore, quanto per il terrore
che ne venisse fuori uno Split vision 2 – la
vendetta. Pericolo scongiurato, è un album
più che gradevole, nel quale si fondono la
stessa spontaneità dell’omonimo e la
crescita musicale di “Split vision”, senza
l’inesperienza e l’eccessiva ricercatezza
che li penalizzavano.
Tanto per cominciare, è un album
più vario del solito. Pur rimanendo ancorato
al marchio di fabbrica del rock scandinavo, parzialmente
se ne sgancia e assume connotazioni più goth-rock.
Risultato: la presenza di brani velati di oscurità
prettamente “finlandese”, come insegnano
Him e 69 Eyes (vedi “Alice”
e “Final warning”) tiene il passo degli
altri più svolazzanti caratterizzati da ritornelli
non così originali, ma dannatamente accattivanti
(“High wings”, “Something new”,
“Me vs myself”). Certo, hanno preso una
direzione più commercialotta, ma molto più
semplice da digerire.
Punto secondo: il suono è maturato, più
compatto e sostanziale, anche più duro e, stavolta,
sostenuto da una produzione magistrale. E per finire:
l’ospitata per la cover che non ti aspetti.
Jyrki che duetta con Mats in “This corrosion”:
quando il rock e il dark si incontrano e fanno il
botto. La canzone era già bella di per sé,
il che aiuta, ma questa versione è strepitosa,
ascoltare per credere. Occhio, perché i ragazzi
rischiano seriamente di entrare di prepotenza nella
mia top ten del 2007!
Claudia Schiavone
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THE BONESMEN
"Skin
And Bones"
Angel Creek Records
2006
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Puntiamo i fari sui The Bonesmen five-pieces
di New Haven, Connecticut e composto da Frank Thomas
(voce, chitarra), Drew Carrano (batteria), Mark Turko
(chitarra), Ken Dempsy (Basso) e Mehdi Mekouar (tastiere).
Rock 'n roll, country, blues e southern rock sono
i generi musicali che contraddistinguono il suono
di "Skin And Bones", esordio discografico
della band. Il disco fila via liscio come l'olio,
nessuna caduta di stile, ma neanche grandi impennate,
un rock tranquillo dal sapore sudista che fa uso degli
insegnamenti dei vari BLACKFOOT e
38 SPECIAL, e così si parte
con il roots-rock di "It's All Right" e
poi via con le atmosfere 'campagnole' di "Fallin'
Down" e il rockettino di "Misty-Eyed and
Blue" fino a "Desire", pezzo che chiude
un buon lavoro che, forse manca di un pò di
energia, ma che potrebbe essere un'ottima colonna
sonora per un vostro viaggio nel sud degli USA.
Moreno Lissoni
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MARK SWEENEY
"Slow
Flood"
Pie Music 2007
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Primo lavoro solista per il cantante
degli elvetici Crystal Ball, scritto
e suonato a quattro mani con Michael Bormann
che ha curato anche la produzione del cd.
Se avete presente il suono della band madre... dimenticatelo
totalmente... qui si viaggia su territori molto più
rilassati e
tranquilli, direi cantautorali se mi passate l’espressione,
come si può chiaramente capire dal singolo
“Singing for You”, molto melodico e che
potrebbe avere un discreto airplay radiofonico se
spinto nel modo giusto.
Nel corso delle 13 canzoni di cui si
compone l’album fanno capolino soluzioni più
rockeggianti come in “Superman”, “Don’t
Hold Back the Tears” e “Must Be Paradise”
che ci ricordano come Micheal Bormann sia
una parte importante di questo disco, ma nella maggioranza
dei pezzi è la rilassatezza che prende il sopravvento,
facendoci scoprire un cantante di tutto rispetto,
come nelle iper-melodiche “I’m Back”,
“Might Be Love” e nella conclusiva “It’s
about Time” per sole voce e chitarra acustica.
Cd consigliato ai più tranquilli di voi, che
tra una botta di r’n’r e l’altra
non disdegnano atmosfere più soft.
PS. Sul sito è possibile vedere e scaricare
il video di “Singing For You”.
Federico Martinelli
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MASTERPLAN
"MKII"
AFM Records 2007
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Terzo lavoro ufficiale e seconda formazione
(Mark 2 appunto) che perde al suo attivo il talentuoso
vocalist Jorn Lande e il virtuoso Uli Kursch alla
batteria. "MKII" mantiene il genere dei
primi due album e il tradizionale piglio power che
i componenti originali Roland Grapow, Jan S.Eckert,
Axel Mackenrott, con l’aggiunta dell’inesauribile
e “feroce” Mike Terrana alle pelli riescono
ad imprimere. Il vocalist Mike DiMeo (Riot, The Lizards)
interpreta al meglio le composizioni e con una voce
potente, carica e incredibilmente azzeccata valorizza
a pieno ogni singola traccia di questo terzo capitolo
senza fare il verso a Lande e mettendoci il più
possibile il proprio stile (anche se in realtà
in alcuni brani sarebbe stato quantomeno curioso sentire
l’interpretazione di Jorn...).
Produzione di alta fattura e un songwriting
di livello creano quel valore aggiunto che riesce
a donare agli ascoltatori momenti di puro heavy con
venature speed ("Warriors Cry" con un Terrana
quanto mai carico e veloce e Masterplan con un riff
di batteria tecnico quanto preciso e la chitarra di
Roland furiosa e imponente con chorus epico e un DiMeo
che ci fa capire cosa vuol dire cantare Metal) e momenti
classici per i fan del gruppo come "Keeps Me
Burning", "Take Me Over" e "Trust
in You". Il singolo "Lost and Gone",
il cui video è facilmente visibile sul circuito
di YouTube, rappresenta solo in parte l’intero
full lenght, track melodica con un ottimo riff di
chitarra e tessuti di tastiera che sfociano in un
coro orecchiabile anche al primo ascolto.
I Masterplan seguono la linea intrapresa
dai precedenti album e mantengono quindi una direzione
chiara, la produzione con sonorità cariche
e di gran classe, tastiere arrangiate in modo da valorizzare
le melodie e essere lo scheletro portante delle composizioni
e una sezione ritmica precisa e devastante in quanto
a potenza facilitano il lavoro di un DiMeo in gran
forma con una estensione sorprendente e una interpretazione
esemplare.
Mauro Guarnieri
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MANTRA
"Hate
Box"
Horus Music 2006
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In questo periodo di revival degli
anni 70, con gruppi come Wolfmother,
Jet, The Answer
e così via, ecco che anche l'Italia gioca il
proprio asso, che in questo caso prende il nome di
Mantra!
Conosciuti un paio di anni fa con il disco intitolato
"Hard Times", riecco la band toscana
capitanata dal vocalist Jacopo Meille (Tygers
Of Pan Tang, Mad Mice) e
dal bassista Andrea Castelli (Airspeed,
Cappanera, Shabby Trick)
che coadiuvati dal chitarrista Ganluca Galli (Mad
Mice) e dal batterista Senio Firmati hanno
dato alle stampe questo "Hate Box",
un piccolo gioiellino nostrano di classico hard rock
ma dai suoni moderni, il giusto compromesso sonoro
tra Led Zeppelin, Audioslave
e gruppi come Badlands.
La loro alchimia sonora vede come punti
di forza song come l'opener "Promised Land",
la più moderna "Drifters" e la splendida
"Time And Space", ma il livello del disco
rimane alto per tutta la sua durata e non posso non
citare anche altri brani come "Hard Times",
"She" o la ballad "Somewhere Sometimes".
Un appuntamento da non perdere per gli appassionati
dell'hard rock vecchio stampo.
Moreno Lissoni
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DOKKEN
"From
Conception, Live 1981"
Frontiers Records 2007
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Come gustoso antipasto del nuovo album
previsto dopo l’estate, la Frontiers suggella
il contratto nuovo di zecca con la band californiana
pubblicando un live risalente al 1981, quando ancora
la band guidata dall’istrionico Don Dokken non
aveva ancora pubblicato il primo album ufficiale.
La prima cosa che salta subito all’orecchio
è la qualità della registrazione…
d’accordo le moderne tecnologie capaci di fare
miracoli ma che da una cassettina del 1981 venisse
fuori un suono del genere credo che fosse francamente
sperare troppo... e invece...
Inutile negare che tra le dieci tracce
che compongono il cd, la curiosità maggiore
fosse per i tre inediti mai pubblicati e che compongono
il piatto forte dell’intero cd.
“Goin’ Down” è un bel pezzo
di american-hair metal, con un George Lynch straripante
e nel pieno della gioventù, “Hit and
Run” ha quel andamento tipicamente dokkeniano
che sarebbe diventato il trademark della band da “Tooth
and Nail” in poi mentre “You’re
a Liar” è un terremotante class-metal
sulla falsariga di pezzi tipo “Lightning Strikes
Again”... un piccolo classico insomma.
Ma il cd rimane comunque interessante
anche per i restanti pezzi che non fanno certo parte
della set list attuale della band di Redondo, e per
cui è un vero piacere poter riascoltare vecchi
hit come “Young Girls”, “Live to
Rock” e gli otto minuti e passa di “Nightrider”
con un George Lynch ancora una volta strabordante
per tecnica e feeling.
Menzione particolare per “Breakin’ the
Chains” che anche al milionesimo ascolto mantiene
intatta la sua bellezza primordiale... con un Don
Dokken molto ispirato.
In attesa del nuovo album un ottimo modo per passare
una cinquantina di minuti in compagnia di una band
che ha scritto
pagine importanti della nostra musica preferita…
Federico Martinelli
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A.A.V.V.
"LEHIGH
VALLEY ROCKS! THE BEST OF 1984-1994"
Fever Rock Records
2006
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Lodevole l'iniziativa di Butch Maloney
e Tom LeFevre che hanno raccolto in una compilation
di 2 cd una serie di band risalenti al decennio 1984-1994
che hanno tenuto viva la scena hard & heavy della
Pennsylvania, un piccolo tributo alla loro terra e
ai musicisti che hanno fatto parte.
Il primo CD è sicuramente il
più appetibile per i lettori di SLAM!, 15 song
che spaziano dal class metal al glam, dall'aor all'hair
metal tanto di moda in quel periodo. Si inizia con
i coloratissimo quintetto dei TEEZE di
"Party Hardy", gruppo che in seguito tramutò
il proprio nome in Roughhouse e stampò un disco
sotto la Columbia Records e oggi alcuni di loro sono
ancora in pista con il nome di American Sugar Bitch.
Si prosegue con gli SWEET TEQUILA
e "I Won't Be Cryin'", di sicuro uno dei
gruppi migliori presenti in tutta la release con il
loro sleaze rock'n'roll che ci ricorda tanto AC/DC
e Cinderella.
I WASHED ci offrono il class metal
di "Guilty" (se vi piacciono Cry Wolf e
XYZ...) e la bonus track "Alone", power
ballad dei tempi che furono, così anche i
DESTROYER che con "When Morning Comes"
ci fanno fare un bel viaggetto nel passato con il
loro glam tra Pretty Boy Floyd e Tommy Gunn. Meritano
di essere mezionati altri tipici hair metal acts come
i NASTY NASTY, JOLLY ROGER,
SAPIENT, FANTAZY,
DIRTY BLOND e IDLE THREATS,
senza però dimenticare l'aor degli OMYNUS
con "Don't Ever Say Goodbye", pezzo in puro
stile Journey.
Il secondo CD purtroppo, viaggia su
sonorità più heavy/thrash che al sottoscritto
proprio non vanno giù... nel calderone di suoni
metallici si salvano i KINGS CHAMBER
con il class metal di "Whenever I'm Near",
i KRAKEN con la power ballad Dokken-iana
"The Dark" e gli hair metaller RED
OCTOBER , per il resto nulla che valga la
pena di essere menzionato.
Ancora complimenti agli ideatori del progetto, che
mi hanno dato modo di scoprire/riscoprire vecchie
band che pensavo fossero morte dopo il primo demotape.
Moreno Lissoni
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SNAKE EYES SEVEN
"Snake
Eyes Seven"
Chavis Records 2007
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Disco d’esordio per la Chavis
Records per i canadesi Snake Eyes Seven che vedono
nella line-up Daniel Nargang (Into Eternity), Victor
Langen (Kick Axe), Cole 'The Madman' Stevens e Johnny
Bland.
Hard & Heavy con sonorità riconducibili
all'Ozzy solista, ma nulla di esaltante
per 10 tracce un pò insipide e dove non è
facile trovare molte cose da dire.
Il genere già non mi esalta, le canzoni neppure...
sufficienza raggiunta a stento.
Moreno Lissoni
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RETARDED
"Goes
Louder"
Insubordination 2007
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Se già li conoscete, dimenticate
i Retarded degli esordi e degli ultimi dieci anni,
nipoti vogheresi di Ramones e, soprattutto,
Riverdales. Oggi Paco e amici suonano quella
musica che tanto piace ai lettori di Slam! Prendete
“High Heels Short Skirts”: riff di “Sweet
Child o’ Mine”, strofa in stile Backyard
Babies e ritornello vagamente alla Kiss.
Poi, altre coordinate, gli Hardcore Superstar
di “Bad Sneakers…” (senza
ballate strappa mutande) e magari gli Yo Yo’s.
Accattivanti con giri tanto rock e assoli molto roll.
Apprezzerete sicuramente i nuovi Retarded. E state
tranquilli, i bikini beach party proseguono senza
sosta.
Miguel Basetta
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ADRENALINE FACTOR
"Adrenaline
Factor"
Perris Records 2007
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Tra le nuove uscite della Perris troviamo
gli Adrenaline Factor, band formata dal chitarrista
Paul Lidel e dal cantante Lee Scott (Big Balls) e
cosa dobbiamo aspettarci da un'ex Dangerous
Toys / Broken Teeth e dall'ex
cantante di un tributo agli AC/DC
se non dello sporco hard rock bluesy?!!?
I soliti paragoni con Dirty
Looks e Rhino Bucket vengono
di conseguenza spontanei, un disco che viaggia su
sonorità care al gruppo di Bon Scott,
quindi se vi piace il genere sapete già a cosa
andrete incontro: "Ride", le AC/DC-iane
"Wrong Number", "Boozin' Susan"
e i cenni Zeppeliani di "No Warning" e "Hook
Slide" i pezzi che hanno una marcia in più,
per il resto niente di nuovo, ma neanche niente di
brutto.
Moreno Lissoni
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EXIT
"Distressed"
Barry Gilmore 2005
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Disco uscito nel 2005, ma fattomi
pervernire solo ora dal bassista Jim Kiefer. La band
suona un melodic hard rock che deriva direttamente
dagli 80's, dove melodia, chitarre e qualche spruzzata
di keyboards fanno di "Distressed"
un'album sopra la media, nonostante la poca originalità
del prodotto.
La band non è proprio alle prime armi, infatti
nasce a Peoria, Illinois nel 1985, nella loro carriera
hanno già calcato palchi famosi di supporto
a vere star nazionali, vedi ad esempio Foghat, Black
Oak Arkansas, Blackfoot, Jackyl, 38 Special, Bad Company,
Great White, Tesla, Rick Derringer, Ronnie Montrose,
Kansas e le 10 song che ci propongono sono un tributo
al class-rock a stelle e strisce: "Rise Out of
You", la Van Halen-iana "Change"
e le yankee "You Feel Right" e "She
Gives What Shes Got" ne sono degli ottimi esempi,
mentre un gradino sopra troviamo l'irrestibile "Runaway
Missy" e l'aor di "Sea of Love".
Moreno Lissoni
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STARHAGS
"Dionysian"
Self Produced 2007
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Li avevo presentati qualche anno fa
nella sezione New Bandz e ora riecco qui il quartetto
finlandese alle prese con la sesta release dopo "WhiteNoseModels
(2001)", "Gold And Greed (2001)",
"Faustic burn (2003)", "Manifesto
of fire (2004)" e "Born dead
(2005)".
Per definire la loro musica faccio un copia/incolla
dalla loro biografia che dice così: "Guns
N’ Roses meets the Cult", "unrecorded
tracks of Hanoi Rocks", e per certi accostamenti
potrei essere anche d'accordo, ma come da passata
recensione, io ci aggiungerei tra le varie influenze
Smack, 69 Eyes e
Danzig.
I 3 brani che riempiono "Dionysian"
vivono proprio di queste atmosfere cupe, incazzate,
fredde,... nordiche. "Eastbound" è
una bella mazzata nello stomaco, così come
"Crown", mentre la title-track ha lo stesso
effetto di una trasmissione della De Filippi.
Un sound che ha bisogno di qualche ascolto per essere
assimilato, non è un genere che adoro, ma se
siete degli estimatori di questo tipo di sonorità,
fate un giro sul loro sito perchè c'è
la possibilità di scaricare i loro pezzi.
Moreno Lissoni
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by Slam! Production® 2001/2007
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