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RAIN
"Stronger"
MTM Music 2006
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Secondo album per la band capitanata
da Michael Bormann (ex-Jaded Heart)
e Tore Moren (Jorn) per 45 minuti
di buon hard rock melodico. Prodotto meno “solare”
rispetto alla produzione Jaded Heart,
Stronger ha buoni spunti di melodia e idee
a livello di lyrics con un coinvilgimento di Michael
nella stesura dei brani superiore rispetto al precedente
House Of Dreams.
Sonorità più cupe, chitarre scordate,
tessuti di tastiere accompagnano i brani lungo l’intera
durata del cd. Album piuttosto elettrico con chitarre
distorte che la fanno da padrone come nell’open
track "Do You Like It" (con un ritornello
che ti si stampa in testa), "Get Over It"
(scura, potente e di impatto), "The Other Side"
(ottima power ballad che spezza il ritmo e rende l’album
completo).
Stronger risulta essere più maturo
a livello compositivo e di produzione rispetto al
precedente ma non riesce però a raggiungere
i livelli dei lavori dei Jaded Heart e
Jorn Lande.
Evoluzione delle sonorità sopra citate rendono
in ogni caso questo cd consigliato agli amanti del
melodic rock di livello.
Mauro Guarnieri
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HELLRAZOR
"Feel
The Sting"
Haze 2006
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Glam metal rigorosamente anni 80 quello
offerto in "Feel The Sting" dai
canadesi Hellrazor. La prima band che mi hanno fatto
venire alla mente sono i Wicked Kin,
quintetto americano che apprezzai nel 1995 con il
loro "Born Killers", ma negli oltre
35 minuti che abbiamo a disposizione possiamo riscontrare
anche riferimenti a gruppi come WASP
e MOTLEY CRUE, chitarre metallose
e ritmiche scanzonate con il cantato melodico di Danny
E. Rail.
I suoni quindi, sono quelli tipici della tradizione
hair metal, un repertorio non eccessivamente ampio
a dir la verità con song che tendono ad assomigliarsi,
tra le quali spuntano "All Of Your Love",
"Bad Blood", "Feel The Sting",
"Shout" e "Who Needs You".
Disco dignitoso, destinato a chi non è ancora
stanco di ascoltare nuove band con la passione per
gli Eighties.
Moreno Lissoni
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SALVATION STAR BRIGADE
"So
Porno Crapically Correct"
Demo 2006
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Ritorna Spinx B'astard con il suo nuovo
progetto denominato Salvation Star Brigade già
conosciuto su queste pagine per il demo del 2004 intitolato
"Pirate Love Sessions" e per aver
militato negli Swindle-a-go-go insieme
a Jennyfer Star (Starlet Suicide).
Dopo aver rinfrescato un pò la memoria, possiamo
tornare a parlare di questo demo che si presenta con
un artwork molto Hardcore Superstar
style, ma le 3 tracce che lo compongono son ben distanti
dalle sonorità di Jocke & Co...
"Ghostgothic Stories" potrebbe essere catalogata
come sleaze punk, un pò Wildhearts,
un pò D-Generation, ma ben
riuscita, con "Heartbreak 3.Am" non variano
di troppo le coordinate e così anche "Voodoo
You, Voodoo Me" non si distanzia troppo dagli
schemi sonori mostrati.
Moreno Lissoni
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DENNIS MOST AND THE INSTIGATORS
"I’m
not dead yet"
Seld Produced 2006
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Bentornato Mr. Most! Quanto tempo è
passato… era il 1969 quando questo giovincello
di belle speranze venuto su a pane e James Dean inizia
la sua carriera e dopo 10 anni belli precisi dà
vita, insieme al fratello Mark, agli Instigators,
predicatori del garage classico anni ’60. Peccato
che la loro vita sia durata il tempo di un solo singolo:
dopo l’uscita di “Excuse my spunk”
le strade di Dennis Most e degli Instigators si dividono.
Ma non tutto è perduto. Alla fine degli anni
’90 il nome di Dennis Most comincia a ritornare
sulla bocca dei punk rockers. Nel 2001 un’etichetta
italiana che risponde al nome di RaveUp Records riesuma
“Excuse my spunk” e lo pubblica. Risultato:
è il 2006 ed esce “I’m not dead
yet” raccolta di registrazioni del gruppo vecchie
e nuove, insieme ad una manciata di cover di
Stooges, Flamin’ Groovies e
Pagans.
Mezz’ora o poco più di
punk e proto punk per il ritorno di Dennis Most. Un
disco ben fatto aggressivo e ruvido al punto giusto
e piuttosto vario, perché alle più classiche
strutture punk alla Ramones di “Jump in the
sand” si uniscono spunti con un che di psichedelico
in “Life can be a cruel gig”, anche se
il taglio di fondo è decisamente rock’n’roll,
il suono della chitarra è più pieno
e sostanziale, più moderno. Unico punto in
cui la performance mi sembra poco convincente è
la versione di “Angela”, con la voce di
Most un po’ troppo traballante e poco incisiva.
Ma in fondo va bene così. He’s not dead
yet!
Claudia Schiavone
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THUNDER
"Robert
Johnson’s Tombstone"
Frontiers Records 2006
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Ottava fatica discografica per la band
di Danny Bowers (che voce!) e soci che continuando
a coltivare il campo seminato con gli ultimi due lavori
pubblicano un album sanguigno, melodico, diretto e
vincente.
Con una ottima scelta e commistione di stili in Robert
Johnson’s Tombstone i Thunder riescono
a non fare storcere il naso ai fan della prima ora
(decisamente più hard rock) e a coloro che
li conoscono per gli ultimi lavori incisi (per così
dire più bluesy).
Tra le migliori canzoni possiamo menzionare
"Dirty Dream" (hard rock senza fronzoli
ma con molta melodia e tiro), "Stubbord Kinda
Love" (precisa, ritmata e con un riff granitico),
"It’s All About You" (bella ballad
che crea un riuscito connubio carico di sentimento
e interpretazione).
Decisamente un buon disco per questa band inglese
che riesce ancora a trovare ispirazione nel creare
melodie e testi che la rendono una certezza e un punto
di riferimento, qualitativamente parlando, nel panorama
British rock.
Mauro Guarnieri
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MISS BEHAVIOUR
"Heart
of Midwinter"
Sunset Fox 2006
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"Heart of Midwinter"
è la prima fatica sulla lunga distanza dopo
il demo "Give us the World" del
2004 per questo combo svedese nato solamente nel 2003.
Dopo la firma del contratto con la Sunset Fox ecco
il quintetto scandinavo alle prese con il loro class
metal melodico di matrice nordeuropea che in alcuni
casi sfocia in episodi più pomp come in "Make
it your own way" con un dosato uso delle tastiere,
quest'ultime usate qui e là in tutto il CD,
ma senza mai essere 'invadenti'.
Musicamelte niente da eccepire, la
cura dei suoni è ottima, ma l'unica nota stonata
è la voce di Mattias Wetterhall che avrei visto
bene in qualche gruppo metal, ma come sapete, a me
il metal fa cagare, quindi questo cantato simil-Dickinson
proprio non mi va giù.
Sulla falsariga di Millenium, Ten
e il Malmsteen meno tritamaroni,
i Miss Behaviour hanno prodotto una release assolutamente
non imprescindibile che ha però dalla sua dei
buoni elementi di 'goduria' per chi ama suoni raffinati
e potenti.
Moreno Lissoni
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SORROWS
"Remember
Me"
Self Produced 2006
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Ogni tanto a SLAM! capita di ricevere
dischi non proprio consoni con il target del sito
come nel caso del giovanissimo trio milanese dei Sorrows
dediti a un emo-punk rock. Blink 182
e Green Day tra le influenze principali
fanno di "Remember Me" un disco
piacevole e abbastanza vario con pezzi dove si alternano
brani più tirati che durano atipicamente intorno
ai 4 minuti, a ballate acustiche dove troviamo anche
la presenza di archi e piano ("Prada girl",
"Missing You", "Remember me",
"My secret suicide", "It's over"),
il tutto collegato da un concept che vede come protagonista
tale Matt alle prese con le classiche problematiche
adolescenziali con una fine non proprio allegra, infatti
per 'scappare' dalla vita opta per un discutibile
suicidio.
Per non avere neanche 20 anni, Richie
(chitarra e voce), Ed (batteria) e Max (basso) sembrano
essere molto più avanti di alcuni loro colleghi
più anziani e nell'oltre ora di musica proposta
sembra abbiano ben assimilato gli insegnamenti di
chi li ha preceduti e nonostante il sound possa essere
un pò troppo derivativo, si pongono come l'ennesimo
buon prodotto proveniente dalla nostra scena italiana,
poi si sà, io non capisco un cazzo di punk
perchè ho ascoltato i Tyketto fino l'altro
ieri, quindi andate sul loro sito, ascoltate i loro
pezzi e giudicate voi.
Moreno Lissoni
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WHITESNAKE
"Live
In the Shadow of the Blues"
SPV/Steamhammer 2006
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Secondo live questo anno per i mitici
Whitesnake che sulla scia del pluripremiato “Live
In the Still of the Night” fanno uscire
tramite SPV questo doppio cd contenente anche quattro
brani inediti. Produzione ottima per un live meno
patinato rispetto al precedente e probabilmente più
sanguigno e reale con meno ritocchi in studio e con
la sempre eterna grinta di un frontman che ha scritto
la storia del rock e di musicisti che rappresentano
una sicurezza per le orecchie dell’ascoltatore.
Formazione a dire poco rodata per una
registrazione che rappresenta un’istantanea
dei festival a cui il gruppo ha partecipato nell’ultimo
periodo con Dough Aldrich e Reb Beach alle chitarre,
Uriah Duffy al basso che non fa rimpiangere in questa
occasione Marco Mendoza (ora nei Thin Lizzy), Timothy
Drury alle testiere e il grande Tommy Aldridge dietro
le pelli.
La parte dal vivo ricorda molto il precedente live
senza grossi colpi di scena, se non ad esempio una
bella versione della canzone che dà il titolo
all’album.
Ascoltando i quattro inediti invece
non si puo’ fare altro che spalancare la bocca
e mostrare tutti i 32 denti per il grande godimento
e la pacca che questi “vecchietti” (che
David mi perdoni) del rock riescono sempre a trasmettere.
"Ready to Rock" è un classico uptempo
un po’ Deep Purple style che
resta sempre personale e vincente. "If You Want
Me I’ll Come Running" è forse la
migliore delle inedite, melodia, tecnica, botta e
stile. Si riparte con la ballad "All I Want Is
You", che riesce a coinvolgere anche se sicuramente
non rappresenta una canzone mai sentita. Si termina
l’ascolto con "Dog", potente e incalzante,
segno che i nostri non hanno perso la mano nello scrivere
delle gran buone canzoni.
Coverdale e soci sono, a parere di chi scrive, riusciti
nel loro intento: scrivere ed interpretare brani che
i fan del gruppo avrebbero voluto ascoltare, non tradendo
le aspettative e riuscendo sempre ad essere fedeli
alle proprie prerogative.
Mauro Guarnieri
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GMT
"Bitter
& Twisted"
Retrowreck Records
2006
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La prima volta che sentii parlare
di Bernie Tormè fu nel 1992 (minchia come passa
il tempo!) quando acquistai "The Leather,
The Loneliness, And Your Dark Eyes" di
Rene Berg... a dir la verità avevo
già sentito il nome di questo chitarrista di
Dublino per il fatto che militò nelle band
di Ian Gillan, di Ozzy Osbourne
e Phil Lewis, e fu così
che mi decisi ad approfondire l'argomento con l'acquisto
di "Are We There Yet?" dove per
l'appunto c'era al microfono proprio il cantante degli
L.A. Guns.
Di lui poi persi le tracce per qualche
anno fino a quando non lo rividi nella line-up dei
Desperado di Dee Snider ed
ora rieccolo qui con questo progetto denominato GMT
insieme al bassista John McCoy (Gillan,
Belladonna, Mammoth, Samson, Sun Red Sun) e al drummer
Robin Guy (Bruce Dickinson, Rachel Stamp,
SackTrick, Adam Ant,...).
Solo i nomi basterebbero come sinonimo di garanzia,
ed in effetti "Bitter & Twisted"
è un bel disco d'hard rock dalle varie sfumature,
si parte la tritasassi "Cannonball" per
poi proseguire con "Rocky Road (from Dublin)",
come se i Thin Lizzy si mettessero
a fare musica irlandese e così via ad alta
velocità fino alla fine, passando dalla rockeggiante
"Can't Beat Rock'n'Roll" alla blusey ballad
di scuola Hendrix-iana "Down
to Here", dall'hard rock punkizzato di "No
Justice" alla power ballad psichedelica di "Summerland"
fino alla conclusiva "Vincenzo (della Grande
Pumpo del'Amore)", che nonostante un titolo poco
comprensibile, sprizza rock and roll da ogni nota.
Moreno Lissoni
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ZENO
"Runway
To The Gods"
MTM Music - 2006
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Per festeggiare il mezzo secolo di
vita, riecco comparire sulle scene il fratello meno
'famoso' dei fratelli Roth (l'altro è Uli John,
Scorpions) ad 1 anno di distanza
da "Zenology II".
Alla voce per l'occasione troviamo Michael
Bormann che, lasciati i Jaded Heart,
sta riempiendo le vocals di diversi gruppi del settore,
impreziosendo con la sua timbrica bonjoviana i pezzi
di Rain, Charade,
ecc...
Abbastanza semplice descrivere le sonorità
di "Runway To The Gods" anche grazie
agli interpreti che ci lavorano, infatti il suono
di questo disco segue la piena tradizione dell'hard
rock dalle venature melodiche dove i Jaded
Heart di "IV" si fondono
con Rainbow e Deep Purple,
con qualche cenno epicheggiante alla Ten
e melodie dei Fair Warning.
Ok, forse ho esagerato e ho scritto
troppi nomi, ma alla fine dovrei dire solo che Zeno
suona come Zeno, ma sono i nomi che mi hanno ricordato
ascoltando i class metal di "Fanfares Of Love"
e "I Feel - I Live" (quest'ultima sembra
una rivisitazione Zenoziana di "Burn") o
la melodica "Land Of Illusion".
Nel disco troviamo anche due pezzi strumentali con
l'artista tedesco davvero ispirato, e 2 ballate, di
cui una cantata dallo stesso Zeno. Se continueranno
ad uscire CD di questo calibro, allora per l'hard
rock melodico ci potrà essere ancora qualche
speranza...
Moreno Lissoni
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SYBILLA
"The
Invisible Sandglass"
Self Produced 2006
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È bene dirlo subito, questo
nuovo disco dei Sybilla mi è piaciuto fin dal
primo ascolto, e segna un deciso passo avanti rispetto
al precedente Ep che vede la band alla ricerca di
un suono più personale e con dei nuovi innesti:
il vocalist Dave Hunter e il bassista Frank.
"The Invisible Sandglass" è
un lavoro ottimamente confezionato e molto professionale,
dove i punti di riferimento sonori citati dalla band
sono Queen, Led Zeppelin
e Kiss, ma in verità la loro
musica sembra più un cocktail fatto di heavy
rock anni 80 con inserti moderni. Rimango un pò
perplesso ascoltando le note iniziali di "Burning",
dove synth e samples prendono il sopravvento, ma per
- mia - fortuna la song si trasforma in efficace Hard
Rock dai chorus rubati ai gruppi degli Eighties.
Nella seguente traccia ritroviamo "Gimme
More Rockin", pezzo già presente nel precedente
Ep e si prosegue con "Black Rose" (ai ragazzi
devono piacere le rose visto che in “Rock
Ain’t Dead!” c'era un pezzo dal titolo
"White Rose"), un pezzo dai toni dark e
epicheggianti che non riscuote molti dei miei consensi,
ma la band riprende subito la mia stima con "I.N.F.I.L.A.
Song for Mercury" che, guarda un pò, fuoriesce
tutto l'amore dei Sybilla per i Queen
in cui le parti di piano esaltano il cantato di Hunter
e il buon lavoro fatto sulle voci.
"God TV" è hard rock melodico alla
stato puro, mentre in "Bad Boy's Rock" si
continua la rivisitazione degli 80's che culmina nel
party rock'n'roll di "Quick Fix", fuori
moda, fuori tempo, ed è per questo che mi piace.
Gli episodi successivi riconfermano appieno le impressioni
iniziali, anche se per canto mio lascerei da parte
synth e divagazioni prog perchè l'essere per
forza 'attuali' sembra non giovare in alcune soluzioni.
Il CD costa solo 10 Euro, 11 pezzi e booklet a colori
di 8 pagine... cosa aspettate?!?!
Moreno Lissoni
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LIARS N' CHEATS
"All
Our Hereos Are Dead"
Sonic Anvil Records
2006
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Quale è stato l'ultimo disco
di hard rock stradaiolo che potete senza ombra di
dubbio definire "eccezionale"? Io non avrei
dubbi e vi risponderei immediamente Dog Days!!
Chi mi conosce sa che ne rimasi folgorato grazie al
loro modo semplice e diretto di riproporre certe sonorità
ormai fuori tempo, e se attualmente i miei amici mi
odiano perchè voglio sempre ascoltare l'ultimo
degli TheeSTP, tre anni fa gli stessi rivivevano questa
situazione con "Broke In Hollywood",
ma chissà perchè poi se ne sono innamorati
anche loro!
Mentre aspettavo trepidante il loro come-back seppi
dal loro ex batterista dello scioglimento, neanche
il tempo che la lacrimuccia finisse di solcarmi il
volto che becco il loro nuovo chitarrista, Scott Griffin
su MySpace e i... Liars N' Cheats!!
A parte un nuovo drummer e l'aggiunta
di una chitarra, la formazione rimane invariata a
quella dei Dog Days con l'inconfondibile timbrica
vocale di Mos e il loro sound a metà strada
tra AC/DC e GUNS
N' ROSES... eh si, Guns N' Roses, nome che
ricorre di frequente parlando di loro, infatti, dopo
aver visto Gilby Clarke dietro la
consolle, ora troviamo Dizzy Reed
(compagno di Scott Griffin nei Hookers N Blow)
in 3 pezzi e Steven Adler alla betteria
nella cover di "It's So Easy".
"All Our Hereos Are Dead" non è
ai livelli di "Broke in Hollywood",
ma di pezzi sopra la media ne troviamo in abbondanza,
si parte con "I Did It All For The $$$"
e il sorrisetto ebete e soddisfatto mi disegna la
faccia, la mia espressione cambia subito dalla seguente
"Truckstop Fever" e fino alla traccia numero
5, rimango un pò perplesso... non che siano
brutte, ma non so perchè sono... insodisfatto.
Ma come una bella favola a lieto fine, ecco che i
Liars N' Cheats da "Hookers & Taxicabs"
fino alla fine del disco tornano a fare i... Dog
Days e qui, non posso fare a meno di usare
il termine 'goduria' ascoltando pezzi come "It's
True", "Call Me A Liar" o "Second-Hand
Smokescreen".
Moreno Lissoni
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A.A.V.V.
"Rock
the Bones Vol.4"
Frontiers Records 2006
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Quarto volume della compilation "Rock
the Bones" edita dalla Frontiers, un doppio CD
dove vengono presentate le band che fanno parte della
scuderia dell'etichetta partenopea.
Un buon investimento se volete avere una panoramica
dell'attuale scena Aor/melodic Rock mondiale, partendo
con i maestri Survivor, Toto, House Of Lords, Glenn
Hughes, Winger per proseguire con nomi meno plasonati,
ma pur sempre di grande qualità e blasone,
vedi ad esempio Ten, Fair Warning, John Waite, Talisman,
ecc...
Non da meno sono gli Avalon (il progetto di Richie
Zito), gli Zion di Freddy Curci e 2 anteprime degli
imminenti CD
del chitarrista Richie Kotzen e Hartmann, per il resto
vi basterebbe leggere le 2 track list per farvi venire
un'idea... buon ascolto!
Moreno Lissoni
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LIQUID GROVE MOJO
"Cradle
to the grave"
Miracle Records 2006
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I Liquid Grove Mojo, quartetto dell'Arkansas,
non sono mica nati ieri. La band gira i clubs locali
da quattro anni ma tutti i musicisti vantano una lunghissima
esperienza con centinaia di concerti alle spalle.
Che questa gente sappia suonare si sente, nessuno
sfoggio di virtuosismo inutile, sia chiaro, ma il
feeling e l'amalgama che c'è tra i musicisti
trasuda da ogni
nota. Prodotti da Jeff Brocaw, storico produttore
che ha collaborato con tutti i grandi della scena
blues, infilando una bella serie di awards, propongono
una miscela di southern, blues e jam rock di buono
spessore e mai banale. Niente di originale, niente
che farà urlare al miracolo, ma il disco è
solido, robusto, ben calibrato e si ascolta davvero
volentieri.
Matteo "ZioTeo" Pinton
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SCISSOR SISTERS
"Ta-Dah"
Polydor 2006
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Dopo un ottobre veramente mondanissimo
torno a buttare giù due righe, per farlo scelgo
le Scissor Sisters. Americani solo all’anagrafe,
anglo suonanti al 100% i Scissor Sisters (nome glammissimo)
tra glam pop e gay disco ancheggiano tra up-tempos
e rag-time gigioni, sgranando come in un rosario degno
della migliore novena dell'Immacolata tutta la loro
devozione alle piume di struzzo, alla porporina purissima
e agli Abba. Dopo un primo album
datato 2004, che nel giro di un anno si assesta al
decimo posto tra i dischi più venduti in Inghilterra
nel nuovo millennio, la band abbandona la maggior
parte delle sonorità disco / gay club per sfornare
questo carinissimo Ta-Dah.
I momenti più “disco music”
della tradizione glam and glitter (per intenderci
cose alà T-Rex di “Dreamy
Lady” o Barry Blue di “Do
you wanna dance?”) si incontrano con i classici
stomp e rag-time che tanto caratterizzano la tradizione
pop inglese tra gli anni sessanta e i settanta. Una
generosa farcitura di falsetti, qualche chitarra dispettosa
e saturissima, quasi uscita da un disco dei Silverhead;
un piccola incursione funky che riporta alla mente
il Bowie di Fame e se poi
le Scissor Sisters si mettono in testa di propinarci
a tutti i costi un po’ di disco lo fanno riportando
alla mente una specie di jam tra il Prince
di inizio carriera (prince, dirty mind) e i Blondie
di "Call me": dolcissimi. Direi che ne avete
abbastanza per farvi un' idea, torno a sculettare
su Roxy Roller.
Le$ter
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THE ELECTRIC KISSES
"The
Electric Kisses"
Full Breach 77 2006
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Album di debutto per i The Electric
Kisses. Power pop punkeggiante per il trio che alterna
vocals maschili e femminili e che ha nei suoni Nikki
and the Corvettes, The Muffs
e Ramones.
La Full Breach 77 dopo Rock ‘n’
Roll Stormtroopers, Kevin K
e Jonenes produce questo full length
capace di trarre ispirazione dalle band citate con
l'unico difetto che i pezzi tendono ad assomigliarsi
un pò troppo.
Il disco, pur mantenendosi su un buon livello, è
però poco vario nelle strutture e se riusciranno
a rendere le varie influenze più personali,
potrebbero raggiungere un posto di tutto rispetto
nel panorama power pop/punk.
Guardando inoltre il booklet, fa sorridere il fatto
di immaginare il cantante e chitarrista Mike che ricorda
un camionista metallaro svedese, cantare con questa
vocina...
Moreno Lissoni
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STATOBRADO
"Statobrado"
Self Produced 2005
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Gli Statobrado continuano imperterriti
sulla loro strada proseguendo il discorso lasciato
con "Poker di cuori", (recensito
qualche anno fa anche su SLAM!), allentando leggermente
il piede sull'acceleratore per dedicarsi esclusivamente
a un melodic rock sempre con il cantato in italiano.
Le canzoni si fanno così più orecchiabili
e non mancano neanche inserti tastieristici molto
aor come nel caso di "Non adesso", ma in
generale questa nuova release del gruppo bolognese
ha tutte le carte in regola per poter girare nelle
radio italiane contando su pezzi più rock oriented
come "Inafferrabile", "Tempo",
"Sangue nelle vene" e ballate tipo "Immaginavo"
e "Come un fantasma".
Un bocca al lupo è inevitabile per Amos e compagni.
Moreno Lissoni
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BRIAN SETZER
"13"
Surfdog Records 2006
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Setzer arriva al tredicesimo album
con materiale originale e lo fa con un disco che spiazza,
forse un disco di svolta, sicuramente un lavoro interessante.
Il chitarrista newyorkese è indubbiamente un
grande artista: dopo aver rinverdito il rockabilly
con gli Stray Cats negli anni 80
ha continuato con una brillante carriera, alternando
ottimi lavori solisti ad uscite con la sua Brian Setter
Orchestra, un progetto tanto ambizioso quanto ben
riuscito. Oggi, col tredicesimo disco, in tredici
canzoni tenta di dimostrarci, e a mio avviso ci riesce,
che il rockabilly può evolversi, che va giustamente
fatto nel rispetto della tradizione, ma può
anche cercare di percorrere sentieri differenti senza
perdere di vista quella che è la sua natura.
Eccoci serviti brani che strizzano
l’occhio al roadhouse rock (“Drugs &
Alcohol”), al southern (“Broken down piece
of junk”) al country (“the hennepin avenue
bridge” dove dimostra di saper suonare bene
anche il banjo) e persino all’ hard rock (ditemi
se “Back streets of Tokyo” dove ci suona
anche il giapponese Hotey non ricorda “Cat scratch
fever” di Mr. Fucilata Ted Nugent).
Non mancano pezzi dalle sonorità fortemente
rockabilly come “When hepcat gets the blues”
e “Really rockabilly” dove suona un certo
Slim Jim Phantom e il cantato che
fa il verso a personaggi come Robert Gordon.
Ci sono anche cose che difficilmente ci saremmo aspettati
da Setzer: “Everybody’s up something”
mette in sieme “Back in Black”, la “Layla”
di Clapton e “Walk this way”…
ma anche in questi casi rimane forte la personalità
dell’ artista e tutto viene abilmente “Setzerizzato”.
Non dimentichiamo che tredici è un numero importante
nella cultura rock and roll.
Matteo "ZioTeo" Pinton
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SKID ROW
"Revolutions
per minute"
SPV/Steamhammer 2006
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Recensire un album degli Skid Row è,
per me, come dover votare per darsi un aumento di
stipendio, o come dover dare un voto di bellezza a
mammà; ma cercherò di essere obiettivo,
anzi spietato, se possibile…
“Revolutions per minute” è
il 5° full lenght della band del dinamic duo Bolan/Snake,
2° dell’era Solinger, e, per chiarire subito
eventuali dubbi, è a tutti gli effetti un album
dei nuovi Skid Row.
Detto questo, decido di rinunciare,
per il momento, a farvi uno sterile resoconto delle
tracce del disco, per cercare di filosofeggiare (da
bar, sia chiaro) sulle intenzioni e sullo stato di
salute di una delle band che ha maggiormente lasciato
il segno nella scena del tempo che fu… se il
precedente "Thickskin", pur potendo
essere giudicato a tratti piacevole, risentiva pesantemente
di una sorta di “ansia da prestazione”,
sia per il lungo tempo passato lontano dalle scene,
che per il battesimo certo non facile del nuovo cantante,
ma soprattutto per la inequivocabile volontà
di prendere le distanze dal proprio passato, con “Revolutions
per minute” gli Skid Row sembra si siano
liberati, almeno in parte, di quest’ansia per
fare i conti con quello che sono e sono diventati,
ed allora ecco che, liberi da condizionamenti di sorta,
quest’album può piacere o meno, ma è
un ritratto aggiornato e fedele della stessa band
che 15 anni fa compose "Slave to the grind".
All’opener “Disease”
il compito di tracciare le coordinate stilistiche,
tra quanto di buono vagamente riconducibile al nu
metal ed ambizioni da airplay alla Nickelback;
da segnalare inoltre “Another dick in the system”,
con i suoi richiami punk ed il migliore chorus dell’album,
“Nothing” e “Shut up baby I love
you”… l’ansia residua alla quale
accennavo poco sopra sembra riguardare le ballads,
totalmente assenti, mentre discorso a parte per le
rodeo-eggianti “When God Can’t Wait”
e “Your Lie”, probabile retaggio culturale
del cantante texano, entrambe molto divertenti ma
fini a se stesse, così come inspiegabile rimane
la scelta di coverizzare, con “Strenght”,
un pezzo dei The Alarm.
Non diventerà un classico, ma è certamente
un album sincero, e tra reunion ridicole e sonorità
imposte, c’è di che goderne… sempre
che ci si riesca a convincere dell’opportunità
di mantenere un monicker tanto blasonato…
Simone "PiUiTZ" Piva
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LEECH
"Impressions
of a Mind's Eye"
Mad Noise Music 2005
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E' un pò di tempo che questo
CD gira in 'redazione', ma per un motivo o per l'altro
non era ancora stato recensito. Così eccomi
qui, cuffie e il sottofondo di "Impressions
of a Mind's Eye" album d'esordio per questo
gruppo tedesco nato nel 2002 da Andy (guitar/ backing
vocals), Sly (bass), Dan (Drums) e Robo (guitar/ lead
vocals).
Lo stoner non è tra i miei generi
preferiti, ma devo ammettere che il CD, salvo in alcuni
episodi troppo lunghi e tormentati, è riuscito
ad avere consensi positivi da parte mia, soprattutto
quando il quartetto si diletta in soluzioni più
rockeggianti ("Dirty Faces" o "Just
a Rock'n'Roll-Song").
Monster Magnet e Black Sabbath
per quanto riguarda il lato più stoner, mentre
Hellacopters per quello r'n'r settantiano,
sono i nomi di riferimento per indirizzarvi sul sound
del disco.
Lavoro interessante, soprattutto in vista di produzione
future.
Moreno Lissoni
top
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SPIKE
"It’s
a treat to be alive"
Demolition Records
2006
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Curioso, proprio un paio di settimane
fa ne stavo parlando con Spike prima del soundcheck
del concerto di Bedford. "Spike, ma It’s
a treat to be alive dove cacchio è finito?
Me lo hai dato qualche anno fa per avere un parere
e da allora non ho avuto più notizie".
Nessuno ne sapeva niente, era stato consegnato alla
Demolition records e poi una serie di disguidi ne
avevano ritardato l'uscita e fatto perdere le tracce.
Addirittura qualcuno gli aveva proposto di registrarlo
nuovamente e cercare di rimetterlo sul mercato. Torno
dall'Inghilterra e cosa mi trovo nella casella delle
lettere? Una busta con dentro “It’s a
treat to be alive”, finalmente dato alle stampe.
Chiamo per avere lumi ma nessuno ne sa nulla. Misteri
del rock and roll.+
Un vero peccato che un disco come questo
sia stato trattato in questo modo: rimandato mille
volte per motivi futili ed alla fine pubblicato senza
uno straccio di promozione. Un vero peccato perché
il disco è fottutamente bello. Spike apre il
cuore e realizza un lavoro intimo, fatto di ballate
intense, pezzi che riescono a toccare corde profonde,
qualche accenno western, un po’ di rock and
roll (poco) ma fondamentalmente un disco tranquillo,
quieto, bellissimo. A volte pare di sentire il miglior
Rod Stewart dopo una nuotata a farfalla
in una piscina di Jack Daniels.
Matteo "ZioTeo" Pinton
top
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PHAZER
"Revelations"
PhaZer 2006
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Forti di un sound che si rifà
ad un'hard rock di derivazione Seventies e contaminato
da suoni moderni, i PhaZer sono giunti così
al loro esordio discografico. La band portoghese nata
nel 2004 e formata da Henrique Martins (basso), Miguel
Fernandes (drums), Gil Neto (chitarra) e Miranda (voce)
lavora su delle struttere Zeppelin-iane
che vanno in contrasto con i suoni più cattivi
dei Cult e con un cantato a tratti
Patton-iano.
Detto così può far storcere il naso
a qualcuno, ma posso dire che già dopo il primo
ascolto l'impatto con "Revelations"
è più che positivo e la realese si è
dimostrata professionale e di gradevole ascolto.
"Way Downtown", "Wonder Girl"
e "Love Kills" i brani che preferisco, per
il resto non mi resta che lasciarvi i loro recapiti
e a voi la scelta di dare un'ascolto a questo combo
di Lisbona.
Moreno Lissoni
top
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ACCOMPLICE
"She’s
on fire"
MTR Records 2006
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Mentre i tempi d’uscita dell’annunciato
terzo disco degli Hardline, “Just
add water”, sembrano continuare a dilatarsi
oltre i limiti della decenza, il tastierista (ed attuale
portavoce della band) Michael T.Ross ha avuto modo
di dedicarsi al proprio progetto Accomplice, pubblicando
questo “She’s on fire”
che dovrebbe, in realtà, essere il secondo
album della band. Le note illustrative che accompagnavano
il promo gentilmente inviatomi da Michael, riportano
diversi riferimenti ai Dream Theater,
dunque mi aspettavo di trovarmi di fronte ad un lavoro
che si muovesse nell’ambito di quelle coordinate
musicali. Viceversa, eccezion fatta per il brano "Party’s
over", che offre diversi spunti, soprattutto
tastieristici, che rimandano al “Teatro del
Sogno”, nel loro complesso le varie tracce denotano
una spiccata eterogeneità stilistica e disparati
influssi.
Si va dalla martellante opener "Take
love" in stile Savatage, alla
splendida ed articolata "Cry again", che
dopo un avvio d’atmosfera che richiama i primi
Kingdom Come, si sviluppa in arrembanti
riffs alla “Queen in love”, con tanto
di assolo in chiara matrice malmsteeniana. Colpisce
la spiccata perizia strumentale di un po’ tutti
i componenti della band, in un disco di pregevole
fattura che oltretutto si fregia della presenza, in
veste di vocalist, nientemeno che di Johnny
Gioeli. Il disco prosegue con la solare ballad
acustica "Everywhere", per poi torner a
graffiare con la title track. Gli Accomplice vengono
via via offrendo ulteriori spunti compositivi notevoli,
tra cui citerei la dokkeniana "Again and again",
fino alla conclusiva strumentale "Last hurrah",
in cui c’è spazio per una dimostrazione
di tecnica e stile ad opera del chitarrista Sean Michael
Clegg.
Album sicuramente consigliato in cui però delude,
a sorpresa, la non brillante resa sonora, nonostante
la presenza in veste di produttori di nomi illustri
del calibro di Derek Sherinian e Simon Phillips.
Alessandro Lilli
top
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WONDER
"We
Care 'Bout You "
Demo 2006
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Non so praticamente nulla del trio
veneto che qualche tempo fa mi ha fatto pervenire
questo demo CD di 6 brani dal titolo "We
Care 'Bout You", quindi se cercate più
informazioni su di loro provate a scrivere alla loro
email o visitate il loro sito.
Ma che dire degli Wonder? Senza dubbio, che vista
la giovane età, promettono bene e non si imbucano
nel tunnel delle cover band, ma provano a produrre
musica propria raggiungendo anche buoni risultati
che, sono sicuro potranno migliorare con il passare
del tempo.
Anche se ancora in cerca di uno stile
personale, la band mostra delle potenzialità
con canzoni come l'opener "Party Time" (che
potrebbere essere un giusto compromesso tra POISON
e SAMANTHA 7), l'hard rock di "The
One" e la catchy "The Way I'd Like To Live
(Rockstar)", mentre non mi convincono le divagazioni
metallare di "Scream Loud!" e la ballad
"Love Is All", decisamente troppo derivative
e poco originali.
Dategli ancora un pò di tempo e vedrete che
in Veneto ci sarà una nuova band che potrà
fare la colonna sonora dei vostri party!
Moreno Lissoni
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by Slam! Production® 2001/2007
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