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THE NEW ROMANTICS
"Love
Letters and Death Threats"
Dirty Vernon Music
2006
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Finalmente! Era da un paio di anni
che attendevo la loro release, dai tempi in cui dovevano
uscire per la Fast Lane Records. Evidentemente qualcosa
non è funzionato, ma chi se ne frega, ora ho
il CD nel mio stereo e io sono più che soddisfatto
perchè sono risultati una delle più
piacevoli "scoperte" degli ultimi tempi
anche se a dir la verità, "Love Letters
and Death Threats" era già pronto
da un paio d'anni.
Nel corso dei 12 brani che compongono
questo lavoro ci si imbatte in armonie e ritmi catalogabili
come sleaze rock, quindi, piedino che batte e coretti
ammiccanti. Il compito più arduo è quello
di recensire ogni singola traccia perchè a
parte le atmosfere decadenti della lenta "Whiskey
& Wine", le rimanenti song riempiono le casse
con note di sporco e vizioso rock'n'roll stradaiolo
che strizza l'occhio ai Seventies.
Dall'opener "Had It With You" (che sembra
una versione più sleazy del Michael
Monroe solista) fino alla conclusiva "Bad
Girl" non c'è un attimo di respiro, quindi
disattivate pure il tasto next del vostro lettore
che tanto non vi servirà e ascoltatevi per
intero questo "Love Letters and Death Threats"!
Moreno Lissoni
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DALTON
"Taste
the Sky"
Selectric Records 2006
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Qualche vecchio fan dell'aor starà
esultando leggendo il nome del gruppo, ma purtroppo
per loro, non si tratta del comeback della band svedese,
ma bensì di un giovanissimo four-pieces texano
che dedica - è proprio il caso di dirlo - anima
e corpo al... Signore.
Eh si, avete capito bene, ennesima band americana
"church-oriented" che utilizza un rock melodico
e moderno per elogiare Dio e devo dire che ci riesce
anche abbastanza bene. A livello sonoro i Dalton alternano
mielose ballate pop con sonorità più
vicine a gruppi tipo Vertical Horizon,
riuscendo a produrre una manciata di composizioni
dal discreto potenziale radiofonico come "City
Lights", "Taste the Sky", "Streets"
o "Breathing In".
Poco altro da aggiungere in merito a "Taste
the Sky", come sempre vi invito a dare un'occhio
al loro sito, vi ruba solo 2 minuti del vostro tempo
e... Amen!
Moreno Lissoni
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FATRO
"Five
and the red one"
Self Produced 2006
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Chi segue i Bon Jovi magari
avrà già sentito parlare di questi ragazzi
tedeschi che hanno avuto la fortuna di aprire il concerto
di Stoccarda per la band del New Jersey. Contattati
per pura curiosità, mi hanno fatto pervenire
un promo contentente 9 brani, i 5 del loro mini dal
titolo "Five and the red one" più
4 tracce tra cui la cover di "Evil Twin"
dei D.A.D.
A dirla tutta, i Fatro con la band
danese centrano ben poco dal momento che il loro sound
vira più verso un tradizionale hard rock sal
suono moderno, un hard rock orecchiabile e di chiaro
intento 'commerciale', ma di buon valore.
"Don't Need Your Number", "Turn You
On" e "Too Hot To Handle" i pezzi che
preferisco, per il resto si rimane nell'ordinaria
amministrazione anche se i 6 dimostrano un buon potenziale.
Sono giovani, diamoli tempo e sicuramente sentiremo
ancora parlare di loro.
Moreno Lissoni
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WINGER
"IV"
Frontiers Records –
2006
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Album maturo, vitale e impegnato questo
nuovo di Kip e soci che dopo tredici lunghi anni dal
grande e troppo sottovalutato Pull escono grazie alla
Frontiers nuovamente sul mercato.
50 minuti di rock melodico che a tratti pare la giusta
continuazione di Pull stesso e che si arrichisce anche
di sonorità moderne ereditate dal progetto
The Mob.
Testi impegnati e sicuramente adulti, come ad esempio
Right Up Ahead che parla dei soldati americani stanziati
in Medio Oriente.
L’attuale formazione vede Kip alla voce e al
basso, Reb Beach alle chitarre e cori, John Roth all’altra
chitarra e cori, Rod Morgenstein alla batteria e Cenk
Eroglu alle tastiere.
Punto di forza è l’intensità
di ogni singola track proposta, l’esecuzione
sopraffina e la produzione di ottima qualità.
Non so esattamente se sia il disco che il fan di In
the Heart Of The Young sperava di ascoltare,
posso però dire che dopo svariati ascolti (consigliatissimi
per poter capire al meglio questo lavoro) canzoni
come "Four Leaf Clover" (incalzante e ritmicamente
molto interessante), "M16" (il lato più
graffiante dei nuovi Winger che rimangono comunque
sempre al servizio della melodia), "Your Great
Escape" (up tempo coinvolgente dalla prima nota
e in classico stile Winger), "Generica"
(la più tecnica dell’album con influenze
funkeggianti tipiche di Reb e Morgenstein e con un
andamento quasi ipnotico che ti lascia esterefatto
e affascinato allo stesso tempo) il lavoro risulta
molto familiare ed intrigante.
IV offre grandi musicisti, ottima produzione e idee
interessanti per un album che in parte riprende il
passato ma che cerca di evolversi verso sonorità
più moderne (chitarre scordate, campionamenti)
senza mai risultare modaiole, ma semmai creando loro
stesse nuove tendenze.
Mauro Guarnieri
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NIKKI SUDDEN
"The
Truth Doesn't Matter"
Secretly Canadian - 2006
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Era Gennaio del 2006 quando sul forum
dei Faces si discuteva con Nikki del suo nuovo album
e delle registrazioni per il nuovo Jacobites
con l’amico fidato Dave Kusworth.
Finalmente ad Ottobre l’album di Nikki viene
distribuito dalla Secretly Canadian (che ha anche
ristampato buona parte del vecchio catalogo).
“The Truth Doesn't Matter” è il
testamento dell’ultimo balladeer elisabettiano
e come tale bisogna apprezzarlo. Non è il mio
album preferito nella vasta discografia di Nikki,
ma certamente è lo specchio di ciò che
Nikki sentiva nell’anno precedente alla sua
dipartita.
Mr. Sudden stesso mi avvertiva tempo
addietro di non aspettarmi l’ennesima Stonesy
ballad; mi chiedeva di andare a rispolverare i vecchi
Swell Maps, ed i miei vecchi LP New
Wave degli ’80 per meglio approcciarmi al suo
nuovo album.
Ebbene aveva ragione solo in parte;l’influenza
di certe sonorità ’80 è innegabile,
ma ascoltando bene l’album riesco a trovare
ancora tanto STONES (ascoltate alcuni licks di “Green
Shields Stamps” o di “Burgundy”
e poi ditemi se non avete anche voi l’impressione
che il buon Keef stia suonando la sua Telecaster)
ed anche il vecchio, a me tanto caro, Nikki di “The
Bible Belt”.
Non si respira più quell’aria da divano
con luci basse e bicchieri di vino della notte prima
sparsi per l’intero salotto, ma resta la poesia
e l’eleganza tipica delle composizioni di Nikki
(ascoltate “Empire Blues” per credere).
In molti approcciandosi all’arte di Nikki hanno
storto il naso (decine di volte ho sentito dire “ha
una voce odiosa”), ma io l’ho sempre visto
come l’elegante portinaio di un ipotetico palazzo
in cui vivono Keith Richards, Johnny
Thunders, Marc Bolan, Neil
Young ed un’accozzaglia di junkies
che sopravvivono nei vari pianerottoli!!
Durante le registrazioni dell’album
Nikki ascoltava tanta disco e quindi inevitabilmente
mi ritrovo ad ascoltare canzoni quali “Seven
Miles” e “Draggin me down” e se
a primo impatto, istintivamente, comincio a far smorfie
con il passare del tempo mi accorgo della facilità
di “apprendimento” che lo contrastingueva.
Con “The Ballad Of Johnny and Marianne”
torno al mitico primo album dei Jacobites,
ed ho una strana sensazione come se Phil Spector fosse
riuscito a metter le sue mani su questo piccolo gioiellino.
Il Garage rock arriva invece con “Don't Break
My Soul”,seconda traccia del CD e prima traccia
in cui sentire il grande DARRELL BATH (lo
ritroverò spesso durante l’ascolto dell’intero
album) fare ciò che gli riesce meglio: suonare
R’n’R!!!!!
Se non conoscete Nikki Sudden non sentirete certo
la necessità di quest’album, ma per chi,
come me, lo ha amato non può fare a meno di
questo suo epitaffio; Io mentre aspetto che venga
pubblicata la sua autobiografia (“The Last Bandit”
- completata qualche settimana prima di morire) metto
su “The Truth Doesn't Matter” e mi riempio
un bicchiere di Rosso!!
Federico “Sleazy” Bruno
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KILLER SIX GUN
"Killer
Six Gun"
Self Produced 2005
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So che la scena hard rock/metal greca
è molto viva, ma nonostante ciò faccio
fatica a portare alla mente qualche band degna di
nota. Ora però, se qualcuno mi chiederà
qualche nome potrò rispondergli "Killer
Six Gun", progetto creato dal virtuoso chitarrista
Lakis Ragazas che all'età di 14 anni prende
in mano la sua prima sei corde mentre ascoltava i
dischi di Jimi Hendrix, Michael
Schenker e Gary Moore.
Inizia la sua carriera in cover band,
ma ben presto da vita ai Deceptor
insieme al fratello Kosta, gruppo metal tra i più
seguiti nella penisola balcanica, dopo qualche esperienza
in USA e numerosi concerti eccolo arrivare a questo
CD composto da 8 tracce di cui solo 2 cantate dal
vocalist John Jeff Touch. Il lavoro si presenta in
un curatissimo digipack e pur non essendo un estimatore
di eccessi e virtuosismi, devo dare un giudizio più
che positivo a questa release che si apre in maniera
funambolica con l'hard rock strumentale di "Run
(If You Can)" e prosegue con uno dei due pezzi
cantati "Highway Of Love", brano che potrebbe
benissimo essere accostato con uno dei pezzi di Hardline
o Axel Rudi Pell, così anche
l'altro brano ("Reach Out") dove compare
la voce di John Jeff Touch fuoriescono similitudini
con la band di Neil Schon/Gioeli con un qualcosina
di Dokkeniano.
Per il resto ci troviamo di fronte
a song che faranno la felicità di tutti i chitarristi,
dove fortunatamente non si perde la bussola con esperimentazioni
esagerate, ma viene messa la tecnica al servizio della
song e non viceversa.
Tra i pezzi cito la ballata Moore-iana
"Stay With Me" e la conclusiva "Stormcoming".
Moreno Lissoni
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CRACK'N UP'S
"Raincheck"
Self Produced 2006
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Lasciate da parte definitivamente
le influenze più "prog" riecco i
tedeschi Crack'N Up's dopo il buon ep dal titolo "Amy
Blame" del 2003. Il loro primo CD sulla
lunga distanza presenta una band capace di scrivere
buoni pezzi anche se forse la presenza di troppi brani
lenti abbassa un pò il voto finale di "Raincheck".
L'album è ben prodotto e nel loro hard rock
a tratti moderno si possono riscontrare rimanescenze
con i connazionali Scorpions e in
certi casi non mancano rimandi ai Soul Asylum.
Decisamente non male l'opener "Alright",
una delle tracce più brillanti della release
insieme all'oscura "Mind Trip" e "Down
Here", mentre tra le numerose ballad segnalo
"Miss You Pretty Girl", mentre le rimamenti
si fanno ascoltare, ma messe tutte insieme hanno un
risultato un pò... soporifero.
Un'altro pezzo da menzionare è "Truth
Hits Hard" che gioca su delle melodie Scorpions-iane
e l'uso del talkbox che fa molto Bon Jovi.
Ad accompagnare il CD segnalo un professionale Raincheck
Mag, un libricino che fa molto fanzine, con tutti
i dettagli sulla band con foto a colori, ecc... peccato
solo che sia scritto in tedesco.
Moreno Lissoni
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VIXEN
"Live
& Learn"
Demolition 2006
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Va chi si rivede!? Eh si, proprio loro,
le Vixen, le regine dell'hard rock a stelle e strisce
degli anni 80, la risposta femminile ai Bon
Jovi (tra l'altro i più fortunati
se le sono viste nell'89 al Palatrussardi proprio
di supporto alla band el New Jersey) e se devo dirla
tutta, una di quelle band (forse costruite a tavolino)
che meglio esprimeva il rock al femminile e che piantarono
in classifica un paio di hit come "Edge of a
Broken Heart" e "Love Is A Killer".
Riformatesi di recente e persa per
strada la sezione ritmica (la bassista Share
Pedersen si è sposata con l'ex Dogs
D'Amour e ha formato le Bubble mentre la batterista
Roxy Petrucci ha continuato con altri progetti) si
erano rifatte sentire nel 1998 con il disgutibile
"Tangerine" e dopo un paio di compilation,
la presenza allo Sweden Rock Festival rieccole qui
con un album nuovo di zecca e i due nuovi innesti:
Kat Kraft dietro alle pelli e Lynn Louise Lowrey al
basso.
Che dire di "Live & Learn",
prima di tutto che il suono si è fatto più
cupo e moderno e ahimè, si sente la mancanza
della mano di gente come Jeff Paris
o Steve Plunkett e degli autori che
presero parte alla stesura dei loro maggiori successi.
Dovremmo vederle presto anche dalle nostre parti,
ma spero che per quell'occasione lascino da parte
le loro ultime produzioni e ci delizino ancora con
i loro vecchi pezzi!
Moreno Lissoni
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FATAL SMILE
"Neo
Natural Freaks"
Bad Reputation 2006
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Li avevo lasciati con il discreto
"Beyond Reality" del 2002 ed ora
riecco riaffacciarsi sulla scena nuovamente gli svedesi
Fatal Smile, opening act delle date italiane di Winger
e Wasp.
Nonostante non siano dei novellini, sono solo al traguardo
del secondo lavoro, prodotto da Jonas Ostman e mixato
da Stefan Glaumann (Rammstein, Backyard Babies) che
segue a grandi linee il sound proposto con il loro
esordio discografico.
Class metal moderno, heavy rock, chiamatelo
come cazzo volete, ma sta di fatto che il quartetto
di Stoccolma preme sull'accelleratore, confezionando
10 tracce di massiccio hard rock e regalandoci ottimi
spunti che in questo caso prendono il nome di "Neo
Natural Freaks", "Learn - Love - Hate"
e "Common People".
Di sicuro non sarà il disco dell'anno, ma andate
sul loro sito e ascoltatevi i loro clip per farvi
un'idea.
Moreno Lissoni
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HOLLYWOOD VAMPIRES
"Night
Club 666"
Popron Music 2005
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Gli Hollywood Vampires fanno pubblica
manifestazione di fregarsene di essere in pieno 2006
sfornando l'ennesimo disco giocato su un'immagine
uscita direttamente dal Sunset Strip degli anni 80
e naturalmente un sound che si rifà - indovinate
un pò! - agli L.A. GUNS.
Non fatevi ingannare dal nome, perchè non ci
troviamo di fronte al nuovo CD dell'omonimo gruppo
di Reggio Emilia, ma bensì a 3 rocker italiani
(Kelly Trash Mendez, Jessie Damien e Johnny Vodka)
e uno che arriva dalla Repubblica Ceca, Chantal Holidays
e la confusione sulla loro provenienza aumenta visto
che la busta contente il materiale è francobollata
Olanda!!!!
"Night Club 666"
uscito lo scorso anno, è un album di tradizionale
glam metal losangelino, senza pretese e con nulla
di nuovo da dire, ma sicuramente ben fatto è
un gradino superiore rispetto alle decine di loro
colleghi che cercano di clonare look e sound di quel
periodo. Mettete "No Way To Pussycat", "Rocky
Joe", "Putzfrau", "Porny Piggie's
Blue", "Cinderella's Night" e "Burn
The Old" nel vostro stereo e faranno il loro
dovere, né più né meno.
Moreno Lissoni
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BIG COCK
"Big
Cock"
Driver Wild Music 2006
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Secondo lavoro in due anni per la nuova
band messa in piedi da David Henzerling
(ovvero David Michael Philips ex-King Kobra &
Lizzy Borden) e Robert Mason (Lynch
Mob, Cry of Love) e dedita ad uno sboccatissimo rock
americano nella migliore tradizione delle bands degli
anni ’80.
Per chi ha avuto modo di poter ascoltare il loro debut
album dico che nulla è cambiato, per chi ancora
non conoscesse la band dall’Arizona va detto
che se siete stufi di “innovazioni”, “nuove
tendenze” o band troppo celebrali... beh i Big
Cock fanno decisamente al caso vostro.
14 pezzi all’insegna del rock’n’roll
di derivazione AC/DC, con una spruzzatina
di Ratt, un pizzico di Motley Crue
ed un attitudine figlia diretta del Sunset degli anni
belli fanno bella mostra di sé in poco più
di 35 minuti senza cali di tensione particolare.
Potrei citarvi titoli come “Real Man”,
“Rock Hard”, la semi-ballad (!!) “Every
Ich of my Love” e “Scottsdale Girls”
come le cose più riuscite, ma questo è
il classico cd da gustarsi tutto intero magari durante
un breve viaggio in macchina, vi garantisco che troverete
l’adrenalina giusta per non incazzarvi quando
siete in colonna in qualche tangenziale incasinata
alle 5 del pomeriggio…
Menzione particolare infine per Robert Mason, una
delle migliori ugole del panorama r’n’r
dell’ultimo decennio e grande protagonista di
un disco consigliato agli estimatori del kickin’
ass american rock’n’roll…
Federico Martinelli
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THE STARS UNDERGROUND
"Soundtrack
to a Suicide"
Re-issue 2006
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Come capita di sovente ecco il periodo
amarcord dettato dalla ristampa del mini degli Star
Underground, gruppo riformatosi di recente per un
concerto al Club Fiend di Hollywood. Ovviamente ascoltando
queste 5 tracce la mente si sposta di una dozzina
d'anni, quando ancora si usavano le Bic per riavvolgere
le cassette e dove su queste cassette comparivano
compilation di gruppi dai nomi con 8 "X",
4 "Z" e il musicista più sobrio sembrava
una mignotta pronta per la nottata.
Ecco, gli Stars Underground musicalmente
non avrebbero affatto sfigurato in una di quelle compilation
in compagnia di Spiral Fetish, Heart
Throb Mob, Stars From Mars
e Queeny Blast Bop, "canzoncine"
orecchiabili fatte di uno zuccheroso e orecchiabile
glam poppeggiante: "No Place to Go" e "Heaven
& Hell" sanno di già sentito, ma scommetto
la mia collezione di mascara che non ho, che hai bubblegum
glamsters piaceranno al primo ascolto così
come il rockettino di "Cold Cruel World"
dove gli Spiral Fetish incontrano
i Dogs D'Amour più poppy.
A chiudere la track list ci pensano "See You
Around" e "Dead End" che non tolgono
e aggiungono nulla al lavoro di questa band che al
momento, dopo aver aggiornato look e sound, si presta
a far uscire un full length CD dal titolo "Back
from the Dead" e a noi non resta che aspettare
fiduciosi con la casetta e una Bic in mano...
Moreno Lissoni
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FRAZE GANG
"Fraze
Gang"
Fraze Gang 2006
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In Canada spopolavano negli anni 80
gruppi come Triumph e Brighton
Rock ed è proprio di quest'ultimi
che il chitarrista Greg Fraser e il bassista Stevie
Skreebs facevano parte. I Franz Gang cercano infatti
di riportare su CD quei suoni e quell'attitudine con
un disco d’esordio di hard rock d'altri tempi
che alterna pezzi più tirati ("Blow Me
Away", "Sugar Daddy"), ad altri più
Aor oriented ("Savior", "Paradise",
"Stargazer") o bluesy ("You Had It
All") e come tradizione vuole, anche 3 belle
ballatone.
Detto così potrebbe sembrare
il solito disco confezionato per gli 80's fanatics,
invece i Fraze Gang risultano credibili anche nel
2006, quindi anche se non risulteranno troppo originali,
non posso fare a meno di consigliarli a chi ha sempre
seguito questo genere di sound tra Beggars
And Thieves e 21 Guns.
Moreno Lissoni
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LONG GONE LOSERS
"Prisoner
In Paradise"
Self produced 2006
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Ci erano già stati presentati
dal nostro Marinelli con il loro esordio del 2003
e rieccoli qui con un nuovo lavoro sempre prodotto
da Andrea Rovacchi (Marlene Kuntz) e 5 nuovi pezzi
all'insegna di uno scan rock rozzo e punkeggiante,
che vede come ispiratori Hellacopters,
Gluecifer, Maryslim
e così via.
Sono a mio avviso un'altro gruppo italiano
da tenere d'occhio con un Ep che trovo molto interessante,
anche se non introducono nulla di nuovo in un genere
che ormai saturo, risultano essere piacevoli e personalmente
trovo che "Prisoner In Paradise"
possa piacere ai numerosi estimatori del rock scandinavo.
I 4 mantovani hanno sicuramente prodotto un lavoro
che vale la pena di essere ascoltato e sono curioso
di vederli live, convinto che si tratterebbe di uno
show pieno di energia!
Moreno Lissoni
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THE ANSWER
"Rise"
+ Live
Albert Productions
2006
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Arrivano finalmente all’esordio
discografico i quattro rockers irlandesi che da mesi
stanno facendo parlare tutto il Regno Unito e che
perfino una rivista importante come Kerrang ha definito
una delle realtà migliori della scena d’oltremanica.
Sappiamo benissimo di come spesso l’entusiasmo
dei sudditi di sua Maestà sia sproporzionato
al valore effettivo delle bands, molte volte “the
next big thing” non è altro che un patetico
tentativo di spacciare per grande una band assolutamente
nella norma…ma stavolta fortunatamente non è
così...
“Rise” si compone di 11 grandi canzoni
che faranno la felicità di chi ha le radici
ben piantate negli anni ’70…
Led Zeppelin, Free,
Bad Company... questi i nomi tutelari
di quattro ragazzi che sono riusciti ad entusiasmare
finora tutti coloro che dal rock chiedono sangue,
sudore e passione.
Dalla roboante opener “Under The Sky”
alla zeppeliniana “Never Too Late”, dalla
trascinante “Be What You Want” allo splendido
rock-blues di “Memphis Water” è
un susseguirsi di grandi canzoni e di grandi emozioni.
Impossibile rimanere impassibili di fronte alla carica
di “Into The Gutter” che davvero ricorda
i migliori Led Zeppelin con un tocco
di Aerosmith... per non parlare di
“Preachin”, che dal vivo viene presentata
come un omaggio al grande Robert Johnson.
Dal vivo dicevo... e si perché
nonostante l’album non fosse ancora uscito lo
scorso fine settembre la band ha fatto un paio di
date nel nostro paese ed il sottoscritto ha avuto
la fortuna di poter assistere alla data milanese al
Live di Trezzo sull’Adda (Mi).
Vi confido che quando la band è salita sul
palco di fronte ad un pubblico scarsissimo mi sarei
aspettato uno show al risparmio, o comunque non certo
al massimo livello... sbagliato!
1 ora e 15 di grande musica, con un’attitudine
fantastica ed una voglia di suonare notevole nonostante
ci si potesse contare ad occhio nudo.
Dal vivo il grande protagonista è Cormac Neeson,
cantante dalle movenze simili a Chris Robinson
dei Black Crowes e vera
stella di una formazione che comunque presenta anche
un chitarrista molto ispirato (Paul Mahon) ed una
sezione ritmica solida e precisa con Michael Waters
al basso e James Heatley alla batteria.
Dal vivo le influenze zeppeliniane risultano meno
palesi e il sound generale mi ha ricordato una band
che per attitudine collocherei vicina ai The Answer
anche se dall’altra parte dell’oceano...
i Silvertide.
Chi era presente alle due date si è potuto
anche gustare una cover davvero ben fatta di “Sweet
Emotion” degli Aerosmith, appena
pubblicata su una compilation a cura del già
citato magazine britannico Kerrang.
Che dire… vi consiglio vivamente di comprare
il cd e se torneranno in Italia non perdetevi uno
show coinvolgente come pochi.
Concludo con le parole dello stesso Neeson a fine
concerto... "andate a casa e dite ai vostri amici
che il rock’n’roll è vivo e vegeto"...
Federico Martinelli
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3 WISHES
"In
Your Eyes"
3 Song Music 2006
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Tra le band del panorama aor che meriterebbe
sicuramente più attenzione da parte delle etichette
del settore ci sono i tedeschi 3 Wishes giunti ora
al terzo album e freschi di tour con BONFIRE,
JEFF SCOTT SOTO, MIKE TRAMP
e THUNDER. Con mio immenso piacere,
mi accingo nell'ascolto del nuovo "In Your
Eyes", e posso confermare le buone impressioni
avute con il precedente "Shake Well Before
Use". Facendosi carico delle spese del lavoro,
il gruppo ha realizzato un prodotto che non ha nulla
da invidiare ai nomi più noti, con il loro
concentrato di melodic hard rock tastieristico, più
vicino alla tradizione nord europea che a quella teutonica.
Non aspettatevi un Aor moscio e senza
mordente, perchè pur facendo della melodia
la loro arma principale, i 3 Wishes ci confezionano
11 tracce fresche e ariose con le chitarre di Michael
Degen e le keyboards di Arthur Qoku a costruire ottime
soluzioni sonore come per esempio in "Delta heat"
e "Rainbow song".
Spero che qualche label butti l'occhio su di loro
così come chi leggerà questa recensione.
Moreno Lissoni
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PARTNER IN CRIME
"Demo"
DEmo 2006
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Ho un ricordo molto piacevole legato
al bassista di questa band conosciuto nel backstage
del Flippaut mentre nervosamente si aspettava sua
maestà Nikki Sixx... Ma lasciamo
da parte gli aneddoti personali e occupiamo in maniera
più costruttiva lo spazio che segue parlando
per l'appunto dei Partner In Crime, giovane gruppo
di Vicenza che si affaccia sulla scena rock nostrana
con un demo di 3 brani dalla classica formula Hard
rock/street rock anni 80, ma aspettate a storcere
il naso...
Ok, non saranno i nuovi Motley
Crue e qualche errorino dato dall'esperienza
è presente, ma piace il loro tiro sporco e
orecchiabile, aspetti presenti già nell'opener
"Over The Limits" ed evidenziati nella seguente
"You Gimme Fever", il pezzo più 80's
oriented del tris e quello che preferisco (anche se
un minutino in meno di durata non guasterebbe). Chiude
"Faster (Countown To The End Of The World)",
altra canzone con divagazioni hair metal stradaiole.
Se non cercate per forza l'originalità e non
siete ancora stufi di un certo tipo di sound, i Partner
In Crime meritano almeno un ascolto.
Moreno Lissoni
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RAGGED HEARTS
"Her
Bright White Light"
Basementboy Records
- 2006
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Tempo fa chiacchierando con Jeremy
dei BLESSINGS e con una comune amica
giornalista spagnola venne fuori il nome di questi
RAGGED HEARTS; era appena morto NIKKI SUDDEN
e in giro si respirava aria di tributo, ma i quattro
texani tirarono fuori con una semplice canzoncina,
“demolition”, dedicata ad uno dei loro
eroi.
A distanza di qualche mese ricevo una mail da Davey,
batterista dei RH nonché della backup band
di un certo SYLVAIN SYLVAIN (ehm…
devo specificare chi sia?? no vero?), in cui mi si
diceva che l’album era pronto, che la copertina
era stata disegnata da Tyla e Jo dei DOGS
D’AMOUR e che alla produzione erano
stati chiamati THE GLAMMER
TWINS (Bam & Share )… ecco che
poco dopo mi ritrovo il suddetto dischetto tra le
mani!!
Se vi piacciono BOWIE, DOGS
D’AMOUR, DAVE KUSWORTH
e la COUNTRY MUSIC apprezzerete questo album!!!
Si parte con “Sure Felt Wild”
che da buon pezzo, ruffiano, d’apertura vi tenterà
nel pigiare a tavoletta il pedale dell’acceleratore,
ma già con il secondo pezzo emergono le forti
influenze dei Dogs (nel songwriting
e nella struttura del pezzo) e di Bowie
(nel cantato); l’album scorre piacevolmente
tra momenti di melanconia, da accompagnare rigorosamente
con sigarette e bicchieri mezzi vuoti, e momenti di
spensieratezza da teenager powerpop (vedi la bella
“The Sense”).
Ecco che a metà dell’ascolto arriva la
sorpresina completamente inaspettata una cover di
un pezzo a me molto caro: “Kings & Queens”
del vecchio vagabondo del rock’n’roll
DAVE KUSWORTH e se chiudo gli occhi
sembra quasi di sentire lo stesso Dave ai microfoni…
spesso il fantasma di Kusworth fa capolino nell’album:”Bad
Man” (stupenda la slideguitar che da un tocco
country al pezzo ) sembra sia stata scritta proprio
da Dave!!
Il Country sembra essere davvero una
forte influenza per il quartetto e comprenderlo è
facile ascoltando pezzi quale “Leaving Bonnie”
e “Sparkle and Shine”, ma presto il movimento
bastardo tipico del rock’n’roll più
degenerato fa nuovamente capolino nella stupenda “Thinkin’
About You” con echi di STONES
e FACES (ma quale band rock’n’roll
degna d’esser chiamata tale non ha queste influenze??).
In definitiva un album assolutamente piacevole da
ascoltare nei pomeriggi assolati sognando di percorrere
una route americana a bordo di uno sgangherato pick-up,
fermandosi spesso nelle varie stazioni di servizio
per un paio di birre!!!
Federico “Sleazy” Bruno
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BARRACUDA
"Unacceptable
Practices"
HighDef Records 2006
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Tra le band di 'secondo piano' arrivate
con l'ondata hair metal sul finire degli anni 80 c'erano
anche questi Barracuda, gruppo nato nel 1988 per opera
del cantante Patrick Pulver, del chitarrista Sean
Colligan (sentito anche con i Wee B Toyz),
dal bassista Rober St. James e dal batterista Vince
Ochwat ed ebbero un discreto seguito grazie al primo
album "Open Fire" supportato dai
video di "Memory" e "Superhero"
(qui riproposta in chiave acustica) trasmessi da Headbangers
Ball.
Ok, in quel periodo MTV il 90% dei
gruppi erano hair metal, però c'è da
aggiungere che la band americana sapeva dosare per
benino bei riffoni con interessanti melodie.
A distanza d'anni e dopo la ristampa dell'esordio
del 2003 con il titolo di "Keep Me In Your
Heart" escono con un nuovo prodotto dove
il tempo si sembra essere fermato. Prendete i Whitesnake
di "1987", aggiungete un pò
di Valentine e mescolate bene, ecco
"Unacceptable Practices" che parte
proprio con una song che sembra rifarsi alla band
di David Coverdale periodo 'lustrini'.
I picchi del CD possono essere individuati
nei melodic hard rock di "Back In Your Arms"
e "Flyin' With My Angel", ma è la
catchy "Just A Man" a raggiungere il massimo
dei voti, un pò Journey e
un pò tanto Enuff Z' Nuff
ed è proprio il bassista di quest'ultimi ad
apparire come ospite nella conclusiva "Brothers",
ballata pianistica dedicata alle famiglie e ai soldati
americani.
Moreno Lissoni
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HUSH
"Mirage"
Raido Music 2006
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I norvegesi HUSH si erano fatti conoscere
nella comunità Aor per i buoni riscontri ottenuti
nel 1998 con il loro debutto discografico "If
You Smile" uscito in Europa per la AOR Heaven
e in Giappone per JVC/Victor poi, con la seconda release
intitolata semplicemente "II" erano
entrati a far parte della scuderia Frontiers Records
continuando nel proporre un datato, ma pregevole rock
melodico.
Ora, a distanza di 5 anni riemergono dall'underground
con il terzo capitolo della loro discografia, un album
che da un pò un taglio col passato snaturando
un pò quelle che erano le loro influenze principali
e infarcendo "Mirage" con canzoni
dal sound moderno, ma dal risultato discutibile.
Si passa così da novelli Bon Jovi/Bad
English a una sorta di ultimi Europe
meets Audioslave rivisti in chiave
melodica. Il disco si fa ascoltare intendiamoci, ma
avrebbero a mio avviso fatto meglio a continuare sulla
loro strada senza imbattersi in vicoli 'oscuri'. Solo
la bonus track, "Till We Become The Sun"
ci rimanda ai vecchi paragoni con la band di Neil
Schon e John Waite.
Moreno Lissoni
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ANGEL CITY OUTCASTS
"Deadrose
Junction"
People Like You - 2006
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Secondo lavoro per questa band di Los
Angeles nata nel 2002 ma già pronta a fare
il grande salto con la loro miscela di punk, hard
rock e rockabilly descritta come "with the
lyrical storytelling of Johnny Cash, and wailing heavy
metal/rock and roll guitar riffs and leads in the
vein of bands like AC/DC and Guns 'N Roses"!
Gli Angel City Outcasts quindi, saranno uno di quei
gruppi che sicuramente entreranno a far parte della
mia top list di fine anno perchè in "Deadrose
Junction" non c'è niente fuori posto,
tutto fila liscio tra un'ipotetico singolo e l'altro,
tra corettoni anni 80 e ritmiche serrate, canzoni
che potrebbero far scuotere i californiani (e non
solo) come nel 1906, ma con esiti decisamenti più
positivi.
La cinquina che ci stampano in faccia
con le prime 5 tracce capotterebbe un bisonte al primo
colpo, "Made for this", "Down Spiral",
ma soprattutto "Rev. it up, turn it loose",
"Outcast rock and roll" e "Sunset sultan"
si infilzano in testa dopo il primo ascolto riuscendo
a trasmettere una certa sensazione di... "party"
e divertimento.
"Where I belong", "Ten after midnight",
"Word to the wise" e "No one alone"...
(ohh mamma mia, quante me ne piacciono!) non fanno
altro che tenere alte, anzi, altissime le quotazioni
del cd, album che dovete per forza procuravi, se no...
se no, non siete più miei amici!
Moreno Lissoni
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JOHN WAITE
"Downtown,
journey of a heart"
Frontiers Records –
2006
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Qualche mese fa stavo assistendo ad
un concerto e indossavo una maglietta dei Bad English.
Un ragazzo molto giovane mi si avvicina e mi chiede
"Ma chi sono i Bad English? Cosa fanno?"...
avevo i testicoli che mi accarezzavano le caviglie.
Ho cercato di spiegargli chi fosse il leader e da
dove venisse il progetto dei Bad English e di come,
proprio John Waite, ne decretò il loro successo.
Neanche farlo apposta, qualche giorno dopo, leggevo
in una newsletter che il buon vecchio John stava incidendo
un nuovo album per la Frontiers Records.
Oggi ho l'album tra le mani.
Ansioso nel sentire il nuovo cd mi sono informato
e ho saputo che sarebbe stato un album di proprie
cover in chiave acustica. Pezzi storici dei THE
BABYES, BAD ENGLISH e carriera
solista, sarebbero stati ascoltati dalle mie orecchie
in una nuova forma, più orecchiabile, più
adulta, più intimista.
L'album è certamente una nuova
testimonianza di quanto, un singer storico, ci abbia
donato e ci possa donare oggi ma, su certi aspetti,
la produzione e le scelte stilistiche mi hanno leggermente
deluso. Al di là di pensieri soggettivi, il
caro vecchio John ha risentito del tempo che è
passato e, in certi passaggi ove le note si alzano
di tonalità, Waite non riesce a sostenere con
la stessa energia di un tempo, quei passaggi. E' proprio
in quelle sparute occasioni che il mio cuore si è
chiuso a riccio, quasi a non volere accettare il passare
degli anni.
"The hard way" apre il disco,
facendolo proseguire con "In Dreams" e "Blue
Venus" sino ad arrivare ad una delle sorprese
del disco con "Missing you", successone
di metà anni ottanta, cantata in duetto con
una splendida voce femminile. Si prosegue con "Keys
to your heart", "New York city girl"
e "Higway 61" per giungere ad un'altra hit
storica e bellissima a titolo "Isn't it time".
La versione originale rimane comunque la mia preferita,
sia per le parti corali ma anche per l'energia vocale
che, oggi, manca un pò. Altri tre brani riesumati
dal passato fanno poi posto al brano di chiusura che,
lo dico senza vergogna, mi ha fatto commuovere: "When
I see you smile". Per chi conosce i Bad
English, la canzone, non ha bisongo di presentazioni.
Dolce e suadente mi ha fatto ricordare i tempi d'oro
e quindi ho ceduto ma, anche per questa occasione,
sarebbe forse meglio ripescare l'originale che, come
il resto delle song presenti qui dentro, non aveva
bisogno di una chiave acustica per farne risaltare
la propria straordinaria bellezza.
Marco Paracchini
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DIAMOND DOGS
"Up
The Rock "
Smilodon – 2006
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Finalmente è arrivato il nuovo
Diamone Dogs... ormai dovrei esserci abituato ma sti
tizi mi meravigliano ogni volta registrino una qualunque
canzone... dagli esordi mooooolto "STONES"
sono riusciti ad "evolversi" tra FACES,
ROD STEWART (solista) e J.
GEILS BAND; i vari componenti della band
sono stati impegnati in decine di progetti paralleli
e nelle registrazioni di dischi solisti riuscendo
a amalgamare in questo disco tante influenze e stili
musicali.
L'album scorre liscio come un Bourbon senza ghiaccio...
ascoltatevi "Down in the alley again" e
vi sfido a non sorridere tra ammiccamenti pop, battiti
di mani ed un sax che più sporco non si può!!
"Where are you tonight" è una malinconica
ballata con un coro quasi da chiesa che vi farà
venire voglia di accendere la sigaretta.
Questa volta The Duke suona il piano
in modo molto più "aperto"; sono
rari i momenti di piano Honky Tonky che tanto mi piacevano
nei loro primi lavori; in compenso però a tratti
sembra di sentire il primo geniale Elton John!!!
I fiati sono sempre al servizio della "canzone"
(vedi "Come Easy Come Slow") e su "Put
Your Hands Together" sembra di sentire le tipiche
produzioni di fine anni 70 di Bowie
e "If I ever fall in love with you" mi riporta
alle sonorità Soul dei '60.
Vi consiglio di mettere sti 12-13 euro da parte per
questo gioiellino!!!
Federico “Sleazy” Bruno
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LAND$LIDE LADIE$
"Anyway"
Secondo Avvento Produzioni
2006
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In questo periodo sto passando i miei
viaggi in metropolitana leggendo "Il giorno
in cui il rock è morto" di Chuck
Klosterman, dove il giornalista di Spin vaga per gli
States nei posti dove sono passati a miglior vita
famose rockstar, da Elvis Presley a di Kurt Cobain,
da est a ovest cercando di rispondere ad alcuni interrogativi:
che connessione c'è tra rock e morte? Per quale
ragione quando una rockstar muore diventa immortale?
Perchè anche dei musicisti mediocri diventano
delle vere e proprie divinità dopo una tragica
fine? ...e così via.
L'ho presa un pò larga per parlare
di questa 'scena' glam italiana che, dopo le buone
prospettive di qualche anno fa, sembra nuovamente...
MORTA! ...Se sia mai nata non lo so, ma di sicuro
ci sono state e ci sono band che ci credono e tra
questi annoverei proprio i Landslide Ladies che, controccorrente,
contro locali che non ti cagano, cambi di formazione,
si ostinano - e fanno bene - a riempire forum, andare
a concerti e ovviamente a produrre musica!
Descritti come i figliocci terroni
di Johnny Thunders e David Bowie i Landslide
Ladies ci danno un'assaggio del loro primo album previsto
per il 2007 con un mini di 4 pezzi viziosi, che hanno
lo stesso sapore di un bacio dato dopo aver masticato
una Big Bubble e fumato una sigaretta. Il Cd presenta
anche la versione video di "Anyway", altro
piccola particolarità che fa dei La La La,
una delle più attive e vive band nel panorama
glam/glitter nostrano.
Moreno Lissoni
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JOYSTIX
"Playing
with Fire"
Shotgun Generation
Records 2006
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Nella passata recensione di "Push
My Button" avevo augurato alla band ungherese
di concretizzare al più presto con un CD il
loro demo ed eccomi così accontentato dall'etichetta
francese Shotgun Generation Records che pubblica il
loro debut CD.
Gli ex Sonicdollz ci sparano 12 tracce
che non fanno fatica ad infiammare i vostri padiglioni
auricolari e sembrano abbiamo ben assimilato le lezioni
impartite da Backyard Babies, Wildhearts
e D-Generation regalandoci
pezzi orecchiabili come la già conosciuta "Beauty-fool"
o le Ginger-iane "Sure thing"
e "I got better things to do", mentre in
"Kinky" si devia verso un'hard rock più
corposo e attuale.
Non si fanno problemi nel coverizzare
i loro compagni di scuderia High-School Mutherfuckers
con il punk di "Spider" e ci divertono con
la conclusiva "Teenage Riot" che si appiccica
addosso come la sabbia dopo un bagno nel mare.
Dodici canzoni in quasi quaranta minuti durante i
quali non si sente mai l’esigenza di passare
al brano successivo, un lavoro dove sono facilmente
riconoscibili i punti di riferimento sonori, ma di
sicuro impatto sull'ascoltatore.
Moreno Lissoni
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SEU JORGE
"The
Life Aquatic Studio Sessions"
Emi - 2006
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Sonorità carioca su Slam!?
Certo e siamo sicuri che saprete apprezzare!
Seu Jorge è uno stimato cantautore brasiliano
che si muove sul sentiero tracciato da maestri come
Joao Gilberto, Jobim, Gilberto Gil, Caetano Veloso…
Voglio parlarvi della colonna sonora del surreale
“Le avventure acquatiche di Steve Zissou”
di cui Seu Jorge firma tutti gli interventi. Seguendo
l’esempio dei suoi maestri, Jorge decide di
creare, ancora una volta, una commistione tra sonorità
anglofone e la tradizione brasiliana. Per attuare
il suo intento, Jorge sceglie una selezione di sucessi
firmati Ziggy Stardust e ne riscrive
tutti i testi nella sua lingua madre: da "Starman"
a "Rebel Rebel" attraverso "Suffregette
City", "Life on Mars"...
Quattordici stupende reinterpretazioni
di alcuni dei capolavori del Bowie più glamour.
L’effetto non è così straniante
come potreste immaginare: agro dolce (come solo i
brasiliani sanno essere), sognante, alle volte crudo
ma anche raffinato, quasi sarcastico. Jorge nonostante
la voce caldissima e permeata di bassi che ti toccano
il profondo delle viscere, riesce a ricordarmi, nell’
approccio, il primo Marc Bolan quello
dei Tyrannosaurus Rex (non a caso uso il monicker
per esteso), ma anche il Bowie di Space Oddity o il
primo Syd Barrett solista.
Trovo questo disco non solo un fantastico diversivo
dai soliti ascolti, non solo un ottimo motivo per
riascoltare alcuni classici con un vestito nuovo di
zecca, ma una stupenda iniezione di “anima”
e Dio solo sa se ne abbiamo bisogno.
Le$ter
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by Slam! Production® 2001/2007
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