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ALLEYCAT SCRATCH
"Deadboys In Trash City + DVD"
Regeneration Records 2006

Qualche tempo fa stavo parlando con un'amico e si discuteva su quali album si poteva puntare in caso si facesse un'ipotetica etichetta, i primi 2 nomi sono stati Shake The Faith e Alleycat Scratch!
I primi per il fatto che hanno stampato il loro - ottimo - lavoro solo in Giappone e poi sono scomparsi, gli altri perchè hanno realizzato un'autoproduzione a numero limitato nel 1993 con quotazioni di quel disco che ora raggiungono gli 80 dollari.

La Regeneration Records sembra averci sentito e ha fatto molto di più che ristampare "Deadboys In Trash City", perchè oltre alle 10 canzoni già edite ha inserito 2 inediti e un bel DVD!
Ammetto che appena ho visto il pacchetto sulla mia scrivania mi si è stampato un sorriso ebete sul volto e un piccolo senso di goduria mi è arrivato riascoldando "Stilletto Strut", "Take A Bite (Outta Me)", "Cats Got Your Tongue", "Love Sick Junkie", "Roses On My Grave" e "Plastic Dolls", senso di goduria aumentato dopo aver visto anche il DVD in allegato che contiene l'intera esibizione al Troubadour del luglio 1993, quella al Whisky, un divertente tour nell'apparatamento della band sul Sunset Boulevard e con un Eddie Robison alle prese con effetti priotecnici.

I due inediti si chiamano "Love Song", già sentita in qualche demo con il nome di "Fuck Her Up The Ass" (in rete trovate anche il video molto a tema con la canzone...) e la cover dal vivo dei Boomtown Rats di "I Don't Like Mondays".
Fatevi un favore, acquistatelo, così finalmente potrete buttare la vostra copia masterizzata!
Moreno Lissoni

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SILVER
"World against world"
Bad Afro 2006

Con mia sorpresa mi sono trovato nella posta il nuovo promo dei Silver di cui avevo perso le tracce dopo "White Diary", album che tutt'ora devo capire se mi piace oppure no.
Con "World against world" non ho questo dubbio, mi piace! La band di Oslo lascia un pò da parte le influenze "glammy" e si butta verso il punk riuescendo a costruire una serie di song che colpiscono subito dopo il primo ascolto come l'irruenti "Dogs & Locusts" e "The Personal Decay", ma la loro prova è condita da ottimi episodi che prendono il titolo di "Only Boring People Get Bored", "Shelter", "Field Of Blood" e "Tormentors".

Un lavoro di indubbia qualità, frutto di esperienza passata on the road per tutta Europa e che chiude in maniera ottimale con l'acustica "Hold Fast", dove il vocalist Blanco fa rivivere il suo amore per Hank Williams.
Consigliato a chi ha voglia di ascoltare un disco interessante e denso di energia!
Moreno Lissoni

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CELLULITE STAR
"Rock Girlz In Action"
Demo 2006

Band veneta che solo per il nome guadagna tutta la mia simpatia. Se però ad monicker ironico ed efficacie ci aggiungiamo delle buone capacità compositive e interpretative e che a suonarle sono 5 graziose fanciulle, allora la mia ammirazione diventa quasi totale!
Il demo in questione presenta solo 3 pezzi a cavallo tra il glam rock e l'hard rock rigorosamente anni 80 con riffoni taglienti e song dal sicuro impatto.

Il CD va in crescendo: si parte con la compatta "Are You Ready?", forse il pezzo meno coinvolgente dei 3, si prosegue con "You Dog", dove si fanno più marcate le influenze ottantiane, ma l'apice arriva con "Dont Worry", pezzo che sa di deja-vù, ma chi se ne fotte, mi piace tantissimo e il demo vale l'acquisto solo per questi 3 minuti di ruffianeria.
Non ricordo chi diceva che le donne si dividono in 2 categorie, quelle col cellulare e quelle con la cellulite, beh, io non ho dubbi, preferisco quelle con la "cellulite"!
Moreno Lissoni

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CREECH
"Take It All"
Self Produced 2005

Non proprio esaltante il CD di questa band con sede a Melbourne, Australia, che è arrivata al suo terzo Ep dopo "Arrogant Call" del 2001 e "Pure Rock" del 2004.
"Take It All" suona rock, ma con diverse sfacettature grungettone che non sempre riescono a trovare i miei consensi. La partenza non è affatto male con il power rock di "Tell Me Somthin’" dove iniziano ad emergere le influenze di gruppi come Foo Fighter, influenza ancora più evidente nella traccia numero 4, "Arrogant Call", forse il pezzo meglio riuscito dell'intero lavoro.
Nelle rimamenti song spuntano le ombre di Alice In Chains in "Far Too Sober" e di Nirvana in "Maia’s Teething", ma la release fa fatica a decollare anche se il quartetto va ben oltre la sufficienza.
Moreno Lissoni

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LUCIFER STAR MACHINE
"Eat Your Heart Out"
BND Music - 2006

Li avevamo lasciati con l'ottimo "Dial It Up" e riecco tornare il quartetto di Nottingham con un nuovo Ep dopo un anno passato a suonare in compagnia di Erotics e nel Metal Sludge X-Travaganza.
Rob Wylde e soci continuano in maniera egrecia a propinare song dal sapore 80's ma con gli elementi di oggi e non a caso nel calderone dello loro influenze per realizzare "Eat Your Heart Out" hanno messo nomi come Shampoo (sii, proprio loro, ma che fine hanno fatto??), la soundtrack di Top Gun, Ramones, Danger Danger, Skid Row, Social Distortion, AFI e D-Generation (di cui troviamo la cover di "Hatred"), elementi sonori che in qualche modo si fondono nella musica dei TCC.

Vi siete mai chiesti come suonerebbero i Danger Danger se facessero power/punk pop?? Bene, allora ascoltatevi la traccia d'apertura "Don't Look At Me Like That", primo singolo estratto e futuro video, non male risulta anche "Cocaine" dove prende il sopravvento il rock moderno, sempre intriso di efficaci dosi melodiche.

"Thank You For Nothing" è un'altro degli highlights del disco, un riuscito power pop, mentre a stupirci è la ballad "Believe In You", soluzione inaspettata dal sottoscritto, ma apprezzata.
A chiudere la title-track, unico pezzo scritto da Jamie Delerict (gli altri sono tutti firmati Rob Wylde), dove la direzione sonora vira verso il punk rock più diretto.
Gruppo che si conferma tra i più promettenti in circolazione e se fossi in voi terrei d'occhio i concerti nella sezione live di SLAM! perchè li vedremo presto suonare dalle nostre parti...
Moreno Lissoni

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LUCIFER STAR MACHINE
"Fire In Your Hole"
Noisemaker 2005

Il debutto dei Lucifer Star Machine non è niente male anche se un pò distante dai miei gusti musicali. Per chi ne scopre ora l'esistenza, faccio un passo indietro per dirvi che sono nati nel 2002 come quartetto e nel 2004 hanno inciso il singolo "Death baby" prodotto da Rat Scabies dei The Damned.

La direzione musicale presa si dirige verso gruppi come Ramones passando attraverso Misfits e Cramps, fino a giungere a Dead Boys e Turbonegro, il tutto ben condensato tra loro in maniera assai personale.
Traks come "Rocket To Doomsville", "Disco Hard-On" o "Racing With The Motherfuckers" sono delle belle mazzate sui denti, che soddisferanno gli stomaci più resistenti.
Un lavoro che non dispiace, ma allo stesso tempo non mi esalta, date un occhiata al loro sito, vi ruberà solo 5 minuti del vostro tempo.
Moreno Lissoni

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NEW REDEMPTION
"Demo 2005"

Band di Bressanone (BZ) nata nell'estate del 2004 che arriva al primo demo lo scorso anno. 4 i brani presenti, abbastanza differenti tra loro che mostrano le varie sfacettature del gruppo, si inizia con l'hard rock "Morning Star", brano ben riuscito così anche la seguente "Sunshine", una ballata sofferta ben interpretata dal vocalist Mika, una lenta che in certi passaggi mi ha portato alla mente i CREED.

A chiudere il demo troviamo poi "Love is like Hell", un rock diretto ed energico e "Go Out Of My Way", brano in cui affiorano le influenze RED HOT CHILI PEPPER-iane del gruppo.
Prova convincente da confermare sulla lunga distanza.
Moreno Lissoni

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EMERGENCY GATE
"Nightly Ray"
Universal Records 2006

Ritengo doveroso recensire questo promo pervenutomi inaspettatamente dal bassista dei teutonici Emergency Gate. Effettivamente mi reputo persona poco adatta a valutare compiutamente questo Nightly Ray, primo full lenght album del quintetto tedesco, in quanto la band propone un sound ben distante dalle sonorità che prediligo ed ascolto abitualmente, e pertanto per me difficilmente inquadrabile anche attraverso possibili accostamenti ad altre bands analoghe. Si tratta di un heavy metal decisamente tecnico e straight ahead, con una struttura compositiva abbastanza articolata e qualche contaminazione “moderna”.

Ciò che colpisce in negativo è la scelta di filtrare la discreta voce del cantante, che finisce per essere soffocata dagli strumenti e risultare oltremodo monocorde. Solo in un paio di tracce meno tirate al vocalist viene dato modo di esprimersi con un cantato più naturale, guadagnandosi una risicata sufficienza. Il resto della band si presenta compatto e molto tecnico, sciorinando sicuramente una notevole perizia musicale. Da segnalare una buona cover di “Amadeus”, proposta negli anni 80 dal pop rocker tedesco Falco, per il resto canzoni che potrebbero forse piacere ai nostalgici dei vecchi Metallica, che restano comunque di ben altro livello.
Alessandro Lilli

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HOT WIRE
"Devil In Disguise"
P&M Records 2006

Dopo qualche anno di distanza dal loro terzo album, ritornano i tedeschi Hotwire che si erano fatti ben apprezzare dal sottoscritto con il loro esordio discografico del 1995, un ottimo album di party hard rock all'americana che alternava pezzi più festaioli a ballate strappamutande.
Dopo il debutto, la band cambiò formazione e produsse altri 2 CD, fino a giungere a questo "Devil In Disguise" che consacra la collaborazione con Chris Lausmann (Bonfire) alla cura dei suoni.

Se conoscete già il quartetto crucco, sapete già cosa aspettarvi, hard rock guitar oriented con una valanga di corettoni, nella classica tradizione Bonfire, Demon Drive, et similia.
La release non è male, ma non va oltre al 7, punteggio si buono, ma che con oltre 10 anni di esperienza alle spalle mi sarei aspettato qualcosa di più. Delle 11 canzoni presenti vi segnalo la title-track, un piacevole rock melodico sulla falsa riga dei Bon Jovi e Johnny Lima, le ballad "Wonderland" e "Here I Am", la catchy "Everytime You Want It" e le cover di "Hot Love" (M. Bolan) e "Ride The Night Away" (Vant Zant/Jordan).
Moreno Lissoni

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IMPERIAL VIPERS
"Searching Falling Silence"
Eminence Records 2006

Quando mi è giunto tra le mani "Searching Falling Silence" di questo quintetto inglese, ho nutrito la speranza di trovarmi di fronte a nuovo gruppo in stile Ga Ga's o cose del genere e invece sono rimasto in parte insoddisfatto perchè gli Imperial Vipers hanno abbracciato un hard rock che a volte strizza l'occhiolino al grunge tradendo un pò quelle che sono le loro origini.
Prodotti da Stuart Epps (Led Zeppelin, Bad Company, Robbie Williams, Elton John), Ash Simmons (voce), Wevs/Corky (chitarre), Bim (basso) e Lofty (batteria) miscelano sonorità in bilico tra Led Zeppelin, Alice In Chains, Velvet Revolver come nel caso dell'iniziale "Hard To Smile", mentre spuntano le influenze più stradaiole (Clash meets Guns N' Roses) nel rock n'roll di "Jewels" e si fanno apprezzare anche con pezzi come "Kick A Hole", "In Chains" e "My Number".
Un lavoro che ha bisogno di qualche ascolto, ma nel complesso piacevole anche se con qualche calo di tono.
Moreno Lissoni

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AMPSEX
"Original Sound Recordings"
BMI publishing 2006

Non ricordo come, ma sono sicuro di aver già sentito da qualche parte il loro primo singolo "Porno Movie" a parte questo, band che mi risulta sconosciuta e che ha appena buttato fuori un CD che comprende 12 tracce dove si fonde la scuola hard rock ottantiana con cose più recenti tipo FOO FIGHTERS, WEEZER e BECK.
Il risultato finale non è che mi entusiasmi molto, perchè a tratti si ha l'impressione che il trio di San Francisco si sforzi un pò nell'essere per forza "alla moda".

Non mi piacciono proprio "Crazy Bitch", "Someone Like You" e l'esperimento semi hip-hop di "Dj In Yo Band", al contrario il party punk di "Cori" e "Blood" si dimostrano due bei pezzi e non dispiacciono neanche l'iniziale "Pops Fight", "How It Feels" e per la già citata "Porno Movie".
"Original Sound Recordings" risulta essere un po' discontinuo anche se rimane un album ben suonato e ottimamente prodotto.
Moreno Lissoni

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ROADSTAR
"Grand Hotel"
Magic Hat Records - 2006

Uno dei dischi più attesi del 2006 (almeno dal sottoscritto) era sicuramente il debutto dei britannici Roadstar, già conosciuti come Hurricane Party ed autori nel 2004 del fragoroso ep “Get This”, 5 canzoni che me li avevano fatti considerare come una delle promesse più sfavillanti del nuovo panorama rock della perfida Albione.
Qualcosa a livello di business non deve essere andato per il verso giusto se il cd in questione esce per una piccola etichetta indipendente (e somigliante ad una vera e propria etichetta fantasma...), pur essendo stato registrato con lo stesso team dell’ep, ovvero Laurie Mansworth come produttore, Kevin “Caveman” Shirley”al mix e John Kalodner... nelle consuete vesti di John Kalodner... e scusate e è poco.Beh, io non lo so cosa possa essere successo, ma credo che qualcuno abbia preso un granchio grosso almeno... come il Titanic!I Roadstar sono infatti a mio avviso una delle migliori band britanniche degli ultimi 10 anni senza alcun dubbio, e “Grand Hotel” si candida fin da ora ad essere uno dei migliori dischi dell’anno.“Ready To Go” apre le danze e subito l’irruenza zeppeliniana della band ci investe come un fiume in piena, con un ritornello da far invidia ai migliori Black Crowes.

“Roadstar”è l’unico pezzo recuperato dall’ep sopra menzionato ed è stato scelto come singolo con relativo videoclip... scelta azzeccata visto che il ritornello ti si stampa in testa e te lo ritrovi a canticchiarlo per giorni... altro che po-popopopo-po. In “Out of The Blue” emergono anche influenze di una famosa band di Liverpool... ovviamente inserite in un contesto prettamente rock’n’roll per un risultato finale a metà tra il nostalgico e il sorprendente.“Stone” è una delle perle contenute nel cd, un flavour sudista con tanto di cori femminili e un’armonica bluesy da sballo... gran pezzo.
Non poteva mancare una ballata degna di tale nome, “Misplaced Paradise” è ammaliante nel suo incedere semi-acustico con una menzione speciale a Richie Hevanz, cantante assolutamente perfetto per raccogliere l’eredità dei grandi rock’n’roll singers del passato, virile quando serve e sognante allo stesso tempo.

Ma è solo un attimo perché con “All I Want” si torna a rockare alla grande, doppiata dalla conclusiva “Keep it Alive”, vera staffilata di puro rock’n’roll distillata nella migliore tradizione del rock britannico. Menzione finale per “Stolen My Pride”, altro pezzo che non avrebbe sfigurato in qualsiasi album dei corvacci di Atlanta.
Se il 2004 è stato per me l’anno dei Silvertide e il 2005 quello degli American Minor... il 2006 potrebbe benissimo essere l’anno dei Roadstar, una band che rappresenta in maniera perfetta la voglia di rinascita del vero r’n’r nella penisola anglosassone, molto di più di altre band reclamizzate ma con talento ed ispirazione nettamente inferiore agli autori di “Grand Hotel”. Potete richiedere direttamente il disco al sito della band segnato qui accanto e per una volta aprite il salvadanaio, bevete un paio di birre di meno e godetevi 45 minuti di grande Musica... sì, con la M maiuscola.
Federico Martinelli

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THE POODLES
"Metal Will Stand Tall"
Lionheart - 2006

Ottimo esordio per questa formazione svedese (Jakob Samuel, Pontus Norgren, Christian Lunqvist, Pontus Edberg) con grande esperienza alle spalle (Talisman, Lions Share, Zan Clan, Dalton, Jekyll & Hyde) e una ottima reputazione confermata in modo sempre più convinto dopo ogni ascolto di questo "Metal Will Stand Tall".
Rock melodico ad alti livelli, sfumature un po’ cupe in qualche tratto, chitarre spinte al punto giusto con una base ritmica convinta e che convince e un punto di forza assoluto nella voce di Jakob Samuel che cambia colore in ogni canzone e riesce con una facilità quasi imbarazzante a passare dal canto pulito e melodico ad un power sporco e cattivo.

Spunti anni 80 che lasciano spazio a sonorità moderne, melodia e orecchiabilità e anche a del pop degli Ultravox che rendono l’album vario e mai banale ad ogni ascolto. 12 tracks per poco più di 40 minuti di energia che vedono canzoni quali la opening track "Echoes From The Past" con un ritornello accattivante e immediato così come peraltro "Night Of Passion" e "Shadows", "Metal Will Stand Tall" cantata a due voci melodica e con piglio molto festaiolo, "Song of Passion" che mischia spunti lirici cantati da Jonas Samuelsson-Nerbe a melodia di una monster ballad. Ancora "Lie To Me", "Rockstar" e "Crying" che potrebbe essere già una radio hit.

Nessuna debolezza per questo disco, segno di una maturazione e di una gavetta nell’underground che porta i The Poodless ad essere una delle migliori proposte del 2006 e forse finora la migliore nuova rivelazione del melodic rock suonato con talento, passione e coinvolgimento.
Mauro Guarnieri

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BILLIOR DOLLAR BABIES
"Ladies First"
Self Produced - 2005

Non ricordo come e in quale maniera sia entrato in contatto con questa band svedese, ma posso dirvi che è un gruppo di recente formazione e che ha già all'attivo un Ep di 4 pezzi che mi lascia ben sperare per il loro futuro.
Franki Rich, Joey Jinks, Guitars, Charlie Burns e Robby Rock, questi i componenti, riescono bene nel produrre delle song di buon livello che, come spesso succede in questi casi, non rivoluzioneranno in music biz mondiale, ma che potranno raggiungere numerosi consensi da parte degli incalliti rocker che leggono SLAM!.

Ovviamente il loro monicker porta direttamente alla mente allo Zio Alice, ma fortunatamente non si tratta dell'ennesima tribute band, ma di un combo che sa quello che fa, proponendoci un sound derivante dall'hard rock più classico e che pesca dalla ruffianeria degli Eighties.
In "Love for your Money" e in "Long Leg Susie" emerge la vena più stradaiola dei nostri dove non mancano riferimenti a Mötley Crüe e all'hard rock a stelle strisce, discorso diverso per la melodica e sognante "Far Away", pezzo d'atmosfera e per nulla scontato. A chiudere "Right on Time", pezzo che vedremo anche comparire nella compilation "Hollywood Hairspray 6", classico party metal d'altri tempi che farà godere gli hair metallars più incalliti.
Non resta che aspettare una loro prova sulla lunga distanza per confermare la buona valutazione fin qui espressa.
Moreno Lissoni

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KILL CITY
"Destroy All White Belts"
Kill City Slang Music - 2005

E' grazie alla compilation "Sons Of Guns" pubblicata insieme alla rivista Classic Rock che sono venuto a conoscenza di questo gruppo. Penso che l'intento del magazine fosse quello di promuovere una serie di nuove realtà ispirate dalla musica dei Guns N'Roses, ma chi come me ha ascoltato il cd, non sempre riscontrerà tali influenze.

Tornando a parlare dei Kill City si può dire che sono formati a Cincinnati nel 2004 e il loro sound attinge dalla vecchia scuola rock e punk, sound che vede come punti di riferimento gruppi come gli The Stooges, non nascondendo amore anche per altri mostri del genere, passando dai The Dead Boys fino appunto ai Guns N' Roses, dalle New York Dolls ai Motley Crue, dai Backyard Babies ai Demolition 23 e così via.

Tutta questa confusione sonora per introdurvi la doppietta iniziale composta da "American Blackout" e "Gimme Blood" che sembrano proprio attingere dalla band di Iggy Pop, mentre rimane il pezzo presente su Classic Rock, "Dying For Love", la traccia che preferisco, uno sporco rock'n'roll settantiano infarcito di armonica e piano, quasi a ricordare una versione più scandinava dei Faster Pussycat.
Ancora viscido rock 'n' roll con la conclusiva "Make Things Worse" che ci consegna così una buona release, che forse non contiene nulla al di fuori di canoni sonori già sentiti negli ultimi anni, ma il suo livello qualitativo lascia senza dubbio ben sperare.
Moreno Lissoni

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THE RYDELLS
"Loaded Dice"
San Martin Records - 2006

Parto con il riportare la loro biografia: "I Rydells si sono formati a Udine nel 2002; le influenze mescolano prevalentemente le potenti sonorità di Ramones, Social Distortion e Misfits, all'energia che ha caratterizzato Elvis Presley, Buddy Holly e gran parte degli artisti rock'n'roll dei 50s e dei 60s; canzoni che parlano principalmente di ragazze, feste, rock'n'roll, ma anche di insoddisfazione, noia e sfide automobilistiche per sfuggire alla quotidianità. Durante la lunga esperienza live, il gruppo ha suonato assieme a band del calibro di Misfits, Groovie Ghoulies, Huntingtons, Hormonauts, Miles Apart, Forty Winks, Los Fastidios, Retarded e ha inciso, nel luglio del 2003, un cd per la label indipendente Be Nice To Mommy Records di Roma intitolato "Borin' days & borin' nights".

Ora invece ci troviamo a parlare del nuovo lavoro dal titolo "Loaded dice" fuori per la San Martin Records. La loro presentazione rispecchia bene quello che sono i The Rydells, un riuscito gioco musicale che mischia il punk più scanzonato con palate di rock'n'roll anni 50 e 60, ed è proprio quest'ultima componente che me li fa piacere un sacco (non lo dite a nessuno, ma ultimamente ho lasciato da parte i Motley Crue per gli Showaddywaddy).

Con questo tipo di sonorità, i The Rydells vanno ad inserirsi in un girone musicale che vede come teste di serie Peawees e Kelvis, 4 pezzi propri più 2 cover ("We Belong Together" e "Let's Scare Jessica" dei the Maggots) quello che ci propongono, nulla di innovativo, ma di sicuro impatto come lo scatenato punk r'n'rn di "Rockers Against You" o "Little Evil Angel" con l'intro di batteria che ricorda molto "Be My Baby" e quei "Papapaa" che fanno molto Fifties.
Sicuramente non sarà un girone facile da passare con quelle teste di serie, ma sicuramente i The Rydells sapranno dare filo da torcere ai loro 'avversari'.
Moreno Lissoni

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RED STAR REBELS
"Too Young to Care"
Self Produced - 2005

Curiosa e simpatica l'idea di inserire in questo Ep anche un DVD che ci fa vedere un pò questi 5 rockers inglesi alle prese con simpatiche gags in stile jackass, culi, giornate alcoliche in giro per il Portogallo e un paio di video ("The Fast Die Young And Pretty" a dir la verità è un pò imbarazzante). Sinceramente dalla copertina e dal look del gruppo mi aspettavo tutt'altro sound, qualcosa di più punkeggiante o settantiano, ma quello che primeggia in questo CD è la cura delle melodie con canzoni orecchiebili che non spingano mai oltre al limite.

"Too Young to Care" racchiude in sè quanto detto, mentre "The Fast Die Young And Pretty" è una power ballad, scontata ma di sicura presa. Le 2 rimanenti tracce vedono prima i Red Star Rebels con un pezzo quasi pop come "Hold" che non avrei visto male sull'album dei 7Th Heaven, invece in "It For the Kicks" si ritorna rockare, ma mai tanto forte...
Attitutine e musica sembrano non andare di pari passo, ma se non fate caso a l'uno o all'altra, allora potrete ascoltarvi un poker di canzoni dal buon potenziale.
Prima di sbilarciarmi su un giudizio che per ora è positivo, vorrei prima sentire un album intero in modo da poter avere una visione più ampia su questi Red Star Rebels!
Moreno Lissoni

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SHARK ISLAND
"Gathering of the Faithful"
Frontiers Records - 2006

Qualche mesetto fa parlavo con un amico facendo una ipotetica top-five (vi ricorda qualcosa…?) dei migliori dischi di class-metal usciti tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, ed entrambi concordavamo che “Law of the Order” degli Shark Island, uscito nel 1990 si meritava decisamente un posto tra i primi 5 grazie a canzoni come “Paris Calling” e “Get Some Strange” che ancora oggi ascolto con grande piacere.
Potete dunque immaginare la mia gioia quando una newsletter della Frontiers annunciava la reunion e conseguente disco nuovo della band americana, 16 anni non sono uno scherzo e la curiosità di sapere che tipo di disco avrei potuto ascoltare era tanta, non lo nascondo.

L’unica faccia nuova della band è Glen Sobel (Beautiful Creatures) alla batteria, per il resto sono della partita Richard Black (voce), Spencer Sercombe (chitarra) e Christian Hellman ( basso ).
L’apertura è affidata a “Blue Skies”, pezzo dall’incedere molto melodico e in cui possiamo ritrovare tutte le caratteristiche tipiche del sound Shark Island, ovvero una voce calda ed espressiva ed un lavoro di chitarra di gran classe, vagamente Lynchiano in alcuni passaggi.
“The Stranger” è un tuffo al cuore, potrebbe essere benissimo una outtake di 15 anni
(e magari lo è…) ed è decisamente uno dei pezzi migliori di tutto il cd.
Altro pezzo da 90 è “Go West”, con uno di quei ritornelli tanto cari a Richard Black e come al solito un grande lavoro di Spencer Sercombe alla chitarra (sentitevi l’assolo, semplice, pulito ma con un gran gusto), mentre “Welcome Goodbye” è una classica ballata in cui viene fuori ancora una volta il talento di un cantante troppe volte poco considerato ma in grado di competere con nomi ben più altisonanti.

“Life Goes On” è un vero e proprio tributo ai Led Zeppelin, e credetemi quando vi dico che Black non sfigura nemmeno di fronte a sua maestà Robert Plant.
Altri pezzi che vi voglio segnalare sono le toste “Down to the Ground” e “ Heaven”, dotate di refrains irresistibili e l’acustica “I Had a Dream” tanto bella quanto semplice.
Grande ritorno, senza dubbio, e speriamo di non dover aspettare altri 16 anni la prossima volta…
Federico Martinelli

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TRASHLIGHT VISION
"Alibis And Ammunition"
Undergroove - 2006

Avevo pronta questa recensione da un mese, ma causa di un copia/incolla con conseguente clic selvaggio l'ho persa... dannata fretta! Vabbè, rieccomi qui a riscrivere le mie impressioni sul nuovo progetto di Acey Slade già conosciuto per aver fatto parte dei Vampire Love Dolls, Dope e Murderdolls.
Assistiti durante la recente turneè di supporto ai Backyard Babies, i Trashlight Vision sembrano avere però maggior tiro sul palco che rispetto a CD, anche se "Alibis And Ammunition" si fa ben ascoltare, punk rock che fonde influenze di Clash e Guns N'Roses con l'uso furbesco di frequenti ed orecchiabili "Ohh Ohhh!".

Il tris d'apertura è di quelli che aggradiscono l'ascoltatore: "Dead Waves On The Air", "I Can't Wait (To do Nothing)", ma soprattutto "Allergic To You" riuscirebbero a far scuotere perfino Andrea Pirlo.
Cala un pò di feeling il disco per un paio di song, ma si riprende alla grande con la cover dei Ramones "My Brian Is Hanging Upside Down (Bonzo Goes To Bitburg)" e con la catchy "Nola".
Belle anche le punkeggianti "Black Apples" e "Horns And Halos", per un album che offre ottimi spunti, ma che manca ancora di qualche freccia per centrare completamente il bersaglio!
Moreno Lissoni

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LATEXXX TEENS
"Moloko & Ultraviolence"
Self Produced - 2006

Sono a mio avviso uno dei gruppi underground italiani che sta lavorando meglio. Gruppo che non lascia nulla a caso, infatti non tutte le band di settore sembrano dare importanza a quelle piccole peculiarità che fanno la differenza in termini di immagine, come la cura dell'artwork, delle foto e ovviamente dei suoni.
Ok, il genere proposto dai LT chiede un diverso tipo di approccio rispetto a una classica rock'n'roll band, ma di sicuro dalla loro parte c'è l'intento di realizzare un prodotto più professionale possibile.

Gli 'strumenti' usati per la creazione di "Moloko & Ultraviolence" si chiamano Shotgun Messiah, Marilyn Manson e Deathstars, 6 canzoni di industrial rock, a tratti più elettronico e dark e a tratti più punk e glam, andandosi così a collocare in quella nicchia già occupata dai cugini Dope Stars Inc. (tra l'altro troviamo Grace Khold in veste di grafico e come membro aggiuntivo in sede live).

La malata "Genesis Of Te(chn)ocrazy" apre le danze, un buon pezzo di industrial rock così come la seguente "Millenium Nightmare (United Shit of America)", ma è con "Maschine Zeit" che la band capitolina raggiunge tutti i miei consensi, una cavalcata elettronica che coinvolge subito dopo il primo ascolto e anche "Viral Sublimination" risulta un gradino sopra alle rimanenti song.
Se impazzite per questo tipo di sonorità e avete voglia di una nuova band con cui scatenare le vostre perversioni elettroniche, date un'opportunità ai Latexx Teens!
Moreno Lissoni

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CASINO66
"Deliver Light "
Dead Vibrations Industry - 2006

Fa caldo. Troppo caldo per trovare la voglia di stare al computer a recensire demo o CD. Ma se Dio vuole mi arrivano anche Cd come questo che mi fanno ritornare un pò di stimoli e non imprecare santi per arrivare ad avere la fronte grondande di sudore e i gomiti incollati alla scrivania.
Lasciamo da parte divagazioni sulla mia stanza/sauna e parliamo di cose serie: Casino66!

Gruppo con base a Malmo (altri svedesotti che ci sanno fare!) nato nel 2003 e che hanno recentemente firmato con la Dead Vibrations Industry che gli ha permesso di registrare il loro debut e.p. dal titolo "Deliver Light".
Il loro sound allegro e fresco riesce per qualche istante a non farmi pensare alle palme che mi stanno crescendo in camera, perchè il loro mix composto da Rolling Stones, Cheap Trick e Slade è molto efficacie, ritmi saltellanti giocati su mielose melodie.

Gli anni 70 vivono più che mai nell'opener "I Want It All", le atmosfere si fanno invece più poppeggianti nella ruffiana "Neon Lights" e in "Go Ahead", mentre nella conclusiva "Give Me Fire" sembra di sentire una versione più glammy dei Diamond Dogs.
Promossi al primo ascolto, ora l'obbligo della band è quello di far uscire un disco sulla lunga distanza dello stesso valore di questi 5 pezzi!
Moreno Lissoni

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