|
|
|
HARDCORE SUPERSTAR
"Hardcore
Superstar"
Gain Records - 2006
|
Sono a casa che ascolto un vecchio
E.p. degli L.A.Guns e mentre mi godo
una bella cover di "Suffragette City" penso
(ebbene sì a volte capita anche a me) che il
rock and roll è fatto di corsi e ricorsi, ma
ancor di più possiede una sua grammatica implicita
che spesso ci consente di ritrovare certe formule
"confortevoli" alle quali possiamo relazionarci
senza dover pensare troppo.
Questo nuovo lavoro degli Hardcore
Superstar è uno di quei casi, si attiene ad
una traccia tanto prevedibile quanto piacevole, un
buon disco di sleaze moderno, sulla scia del loro
primo lavoro con una spolverata di tutti quei clichès
che a cavallo tra un millennio e l'altro band come
Buckcherry, Backyard Babies,
Beautiful Creatures, Hardcore Superstar
stessi e tanti altri hanno aiutato a recuperare e
ridefinire. Tutto il disco sfrutta, quindi, soluzioni
stilistiche a noi care (tanto che al primo ascolto
ero convinto di stringere in mano il nuovo Faster
Pussycat) cercando di proporle in maniera
più fresca possibile.
"Kick on the Upper Class",
"Bang your Head" suonano un po' Beautiful
Creatures, un po' Manson,
mescolati con un cucchiaino di personalità
per 2 pezzi che picchiano in testa. "Last Forever"
e "She's off Beat" mi sembrano abbastanza
in linea con l'ondata hair metal revaival che scuote
l'underground svedese nell'ultimo periodo: chitarre
"metallose", cori che puntano sui grandi
numeri che solo un'arena può garantire (ok
mi avete scoperto non mi piacciono per niente, ma
ammetto "not my cup"). "We don't celebrate
Sunday" è molto bellina, auto celebrativa
forse, ma proprio bellina. "Hatefull": arpeggino,
cavalcatine di doppia cassa, tutti quei "minori"
che sembrano dire "siamo cattivi e col cuore
di pietra", ma sopratutto fanno tanto Dokken,
sorry io questa la casso odio i Dokken!
In "Wild Boys" il fantasma
dei Faster Pussycat si fa concreto come un pilone
di cemento, nonostante la canzone potrebbe essere
un inedito di Taime e soci, a noi piace così
perché torniamo a sculettare di fronte allo
specchio, mentre con le mani arruffiamo i capelli."My
Good Reputation" è il pezzo che preferisco:
facilona, scanzonata, incalzante, pronta presa, con
quella batteria palesemente Crue
risulta il pezzo che sicuramente ricorderete di questo
cd. Ancora quel piacevole sapore di Pussycat
per "Cry your eyes out" e "Simple
Man" mentre si viaggia verso lidi più
vicini agli Ac/Dc per "Blood
on Me". In un disco così attento alla
tradizione poteva mancare la ballatona? Certo che
no! Chiude "Standin' on the Verge", un bel
lentone un po' L.A. Guns un po' Shotgun
Messiah.
Piacevole notare come la band si sia
evoluta omogeneamente; dove, in passato, spesso per
forza di cose l'elemento che spiccava al primo ascolto
risultava essere Joke questa volta da subito ho apprezzato
il lavoro di tutta la band, la quale in sede di arrangiamento
sembra aver lavorato sodo. Nota negativa non sopporto
i suoni dei tom di Adde, continuano la tradizione
di No Regrets dove suonano in perfetto stile
fustino del Dixan.
Le$ter
top
|
|
|
|
|
|
|
TATTOED MILLIONAIRES
"The
Band with no fear"
Sex Sells Records (Autoproduzione)
- 2006
|
Eccoci qui per chiacchierare di un
prezzemolino della L.A. Punk Rock e della sua nuova
band Johnny Jetson e i suoi Tattooed Millionaires.
Johnny chi? Chi sarebbe di grazia costui, vi chiederete?
Vediamo di rinfrescarvi la memoria: vi ricordate gli
Space Age Playboys? La seguente incarnazione
sempre capitanata dal mitico Kory Clarke (Warrior
Soul) Queer for Girls? Johnny
c'era. La new sensation Time Bombs?
E i totalmente inosservati The Jetset?
Johnny c'era. I Vexy Strut di quella
"figososa" di Tuesdae? Johnny c'era (e penso
ci suoni ancora). Dio solo sa in quanti altri progetti
il buon Johnny sia stato ed è coinvolto, ma
è OK, lui è a L.A. dove solo se ci provi
e ci riprovi e ci riprovi ancora, allora, forse, può
capitarti di inciampare su di un'occasione. (Cazzo
potevo fare il narratore per la saga di Rocky).
Ok basta cazzate. Tattooed Millionaires
trio losangelino look belli e dannati; tre piccoli
tatuatissimi Jagger fautori di un sound nervoso, nevrotico,
acido, tagliente a tratti martellante. Flash di "Raw
Power" di Iggy & the Stooges
e "Back in the USA" degli MC5,
se proprio vogliamo fare dei paragoni con nomi blasonati;
deja-vus di Turbonegro e Toilet
Boys, qua e là leggerissime ombreggiature
garage lo-fi. La vocina vezzosa e vanesia di Jetson
svetta su canzoncine da tre minuti che girano sempre
su hooks piuttosto azzeccati. Il disco mi lascia questa
sensazione molto simile a, quando un po' troppo sbronzetto,
ho una voglia matta di fumare, ma di sigarette neanche
l'ombra. Non sono sicuro che questo sia propriamente
un bene, ma in fondo non me lo chiedo più di
tanto, visto che continuo ad ascoltare questo disco
e lo trovo assai piacevole.
Curiosità: questi baldi giovani
si auto producono, grazie a Myspace sono riusciti
a diffondere la loro proposta in lungo e in largo,
guadagnando un ottima visibilità, e un bel
tour europeo che li ha portati anche a Torino al "Days
of the dead".
Le$ter
top
|
|
|
|
|
|
|
ROSELIND
"Roselind"
Self Produced - 2005
|
Poco più che maggiorenni, questi
5 giovani di Philadelphia si buttano sul mercato con
un mini CD che potrebbe far impallidire i più
navigati rocker del settore. Il progetto si fa subito
apprezzare sia per la professionalità con cui
si propongono al pubblico, sia per il livello qualitativo
delle 6 canzoni proposte, un fresco mix tra Aerosmith,
Bon Jovi e il rock dei 70's.
Non viene trascurato nulla, tutta l'immagine coordinata
(sito, artwork, ecc.) con lo stesso filo conduttore,
tante piccole "finezze" che aggiunte alla
loro musica e alla loro età, gli aiuteranno
sicuramente a catturare l'attenzione di qualche grossa
etichetta.
Se tutte le nuove leve americane si
indirizzassero su questo filone musicale, di certo
molti gruppi farebbero meno fatica ad emergere, perchè
ci hanno confezionato un prodotto che riuscirà
senza indugi a raggiungere i consensi di vecchi e
nuovi rocker, alternando pezzi più hard rock
oriented, ad altri meno tirati o lenti.
"Favorite Vice" e "Never Be The Same"
le mie preferite!
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
KID EGO
"Ignite
the Tide"
Rock Revolution - 2005
|
Con una copertina che ricorda "Cuts"
degli LA GUNS ritornano dopo il mini
recensito qualche tempo fa gli inglesi Kid Ego con
il loro esordio discografico 'Ignite the Tide'.
Il five-pieces, come già detto nella passata
recensione, suona un'hard rock dalla vena stradaiola
con chitarre che graffiano, sezione ritmica prepotente
e cori che ammiccano, 12 tracce di buon livello che
però avvertono anche qualche episodio insipido.
Le 4 tracce che aprono il disco mostrano
da subito il lato migliore, sguaiato sleaze metal
a partire dalla title-track e proseguendo con "Lady
Conniver" che si posizionano direttamente sul
podio delle migliori tracce del CD, seguite a ruota
da "Till I Die" e "Magic Candy",
ma da qui in poi l'album scende un pò di tono
salvo sporadici casi (la strana lenta "UFO"
e lo strettone di "Long Time Runnin").
Song un pò ripetitive e a volte troppo lunghe
("Heartbreak Hooker", "Unbreakable")
che non fanno avere alla band il massimo dei voti,
ma 'Ignite the Tide' rimane un buon lavoro
per chi ascolta il genere.
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
FRIENDS OF THE G-STRING
"Personal
Pleasures"
Joern Kachelriess -
2005
|
Friends of the G-String è il
nome del progetto creato dal chitarrista di Matt Reardon,
Joern Kachelriess, 10 brani dove il musicista tedesco
fa incontrare il rock con il grunge. Non sono proprio
di facile catalogazione i primi pezzi che ci presenta,
"Satellite" e "Ride For The Summer"
mostrano il lato più 'commerciale' con delle
sonorità rockeggianti, ma allo stesso tempo
dal sapore moderno, quest'ultima parola potrebbe essere
utilizzata anche per descrivere song come "My
Love Away", "Losing Ground" e "Autumn
Song".
Alla conclusione del disco ricompare
Matt Reardon ed ecco arrivare la versione acustica
di "Break" (ballata grunge di buon gusto)
e la Seattle-iana "On My Way".
Atmosfere non sempre in linea con i gusti del tipico
lettore di SLAM! quindi, ma un discreto lavoro fatto
di spunti interessanti.
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
CHEAP TRICK
"Rockford"
Spv - 2006
|
Dopo qualche passo falso i Cheap Trick
tornano ad essere grandi e, intitolato il disco come
la città dell’Illinois che gli ha dato
i natali nel 1973. In un immaginario ritorno a casa
sfornano un album che li riporta ai vecchi sfarzi.
I Cheap Trick sono sicuramente una delle bands più
sottovalutate della scena musicale e, così
come è stato qualche anno prima per i Thin
Lizzy in Gran Bretagna, hanno influenzato
centinaia di bands per almeno tre decadi. Senza il
loro power pop rock, per esempio probabilmente adesso
non avremmo avuto i Def Leppard e
sicuramente gli Enuff z’ Nuff.
Incredibile la capacità di Nielsen e soci di
fare strepitosi dischi a cavallo fra eleganza e pacchianeria,
fra genio ed idiozia riuscendo (quasi) sempre a mantenere
un equilibrio perfetto.
"Rockford" contiene
tutto quello che avrei desiderato sentire dai Cheap
Trick nel 2006 e si attesta sicuramente fra i migliori
lavori di tutta la loro carriera. “Welcome to
the world” è un anthem perfetto per aprire
i concerti, non dimentichiamo che questa è
gente da duecento date all’anno, “Perfect
Stranger”, scritta e prodotta con Linda
Perry potrebbe essere inserita nel “Compendio
della storia del rock” sotto la voce “Cheap
Trick” e sicuramente farà un disastro
nelle FM statunitensi.
“It takes a lifetime” ricorda
“Tonight it’s you”, “Come
on, come on, come, on” è un bel pezzo
tirato mentre “Oh Claire” sintetizza quell’equilibrio
tra bello e stucchevole di cui parlavamo prima. Che
i Cheap Trick debbano molto ai Beatles
non è un mistero, ma qui pare che Zander voglia
proprio fare Lennon, inserendo anche un tinta di roco
nella voce, così, tanto per gradire. E se “O’
Claire” fa pensare a “Lennon meets the
E.L.O.”, la successiva “This time we got
it” riporta ancora alla mente Jeff Lynn, questa
volta nella versione Travelling Wilburys. “One
more” ha un intro di batteria che sembra “I
want you to want me”, poi ricorda “Gonna
raise hell” e alla fine ditemi se i Def
Leppard non devono qualcosa a questi signori.
“Every nigt and every day” è uno
di quegli episodi dove la melodia è praticamente
perfetta mentre “All those years” torna
sulla soglia del cattivo gusto, senza mai superarla
e dando dimostrazione della forza di questo gruppo.
Credo proprio che comprerò un cottage a Rockford,
Illinois, perché mi sa che lì c’è
l’acqua buona…
Matteo Pinton
top
|
|
|
|
|
|
|
BRIAN OBLIVION
"The
Flash Before The Crash"
October 32nd Records
- 2005
|
I Trash Brats... pensando
a loro inevitabilmente la mia memoria ritorna indietro
di una decina d'anni: le fanzine, cartacee, gli scambi
di cassette, i sopravvissuti della scena glam in Italia
e una spassosa VHS regalatami dal buon Pierluca di
Ascoli che catturava la band di Detroit durante i
loro show e nei momenti più... trash
del loro quotidiano.
Se non sapete chi sono i Trash Brats,
lasciate perdere questa recensione e ritornate ad
ascoltarvi i Dimmu Borgir, perchè
se non li conoscete, vuol dire solo 2 cose: o siete
troppo giovani, oppure siete dei defender com Simone
Parato.
Lasciamo da parte i metallari e ritorniamo
a parlare dei Trash Brats per introdurvi
il primo disco solista del (ex) vocalist Brian Oblivion,
solito salire sul palco con crignera rosa e lingerie.
Look leggermente più sobrio, rieccolo nel mio
stereo con "The Flash Before The Crash",
album di 13 tracce composte nel 2005 in cui il bubblegum
glam punk del suo vecchio gruppo lascia spazio per
un più tradizionale punk rock dalle varie sfumature,
ma sempre con una giusta dose di melodicità.
I Trash Brats erano
sicuramente tutt'altra cosa, ma anche qui tra flessioni
Social Distortion-iane, punkettose
e country ("Bar Room Angel"), la release
si fa apprezzare senza esaltare. "Roy And Billie"
e il glam punk di "Balloom Animals" fanno
partire bene il CD, che vede i suoi picchi in "Suicide
Saloon", nella cover di "Silver Wings"
e nella conclusiva "Monster Flicks".
Bentornato quindi, ora però mi tiro fuori "The
Joke's On You" e inizio a canticchiarmi
"Downtown Nowhere", gli altri posso continuare
ad ascoltarsi "Enthrone Darkness Triumphant".
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
SWEET CHEATER
"Eatin
Ain't Cheatin"
Perris Records - 2006
|
Ammetto che negli ultimi anni ho fatto
un pò di fatica a mettere materiale hair metal
nel mio lettore, un pò per averne abusato in
passato e un pò per il livello medio basso
delle nuove proposte, raramente con buoni spunti e
soprattutto idee.
Gli Sweet Cheater fanno parte però di quella
categoria di dischi che si fanno davvero ascoltare
e c'è anche da dire che sto rivalutando molto
la Perris che non butta più fuori solo avanzi
mal registrati di qualche vecchia hair metal band,
ma sta facendo un buon lavoro di recupero nell'underground.
Abbastanza nota ai fan più cotonati
di fine anni 80, questa band si sciolse nel 1990 e
dopo 15 anni Tom Flaherty, Mark Rahilly, Mike Chappel,
Tom Leger e il fratello Charlie Leger si sono ritrovati
per un reunion gig al The Paradise Lounge di Boston
dove ha registrato l'intera esibizione che dovrebbe
uscire presto anche su CD.
Anche se l'etichetta texana li dipinge come una sorta
di Def Leppard/Tesla/Kix
devo dire che l'accostamento più riuscito è
solo quello con gli ultimi dato anche dalla timbrica
vocale di Mike Chappel che ricorda spesso quella di
Steve Whiteman.
I nostri dolci imbroglioni ci
regalo così 10 pezzi di hair metal stradaiolo
dove tra un pezzo più rock oriented e una ballad
si possono riscontrare - in ordine non casuale - ampie
dosi di KIX, RATT
e BANG GANG che fanno di "Eatin
Ain't Cheatin" un album di pregevole fattura,
non un capolavoro del genere, ma un lavoro che spicca
nelle uscite del settore.
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
VERTIGO
"Vertigo
2"
Frontiers Records -
2006
|
Ritorna con il progetto Vertigo una
delle migliori voci Aor di sempre: Joseph Williams.
Prodotto sempre da Fabrizio Grossi e coadiuvato da
Alex Masi alle chitarre e Virgili Donati alla batteria
quanto distribuito da Frontiers sono 40 minuti intensi
di puro Aor che non possono pero’ non far pensare
e paragonare questo cd al primo progetto Vertigo,
più incisivo e più accattivante. Tutto
sia chiaro suonato alla perfezione, meno produzione
per questo secondo lavoro lo rendono comunque molto
godibile e qualitativamente molto buono.
Tra le tracce migliori l’open
track "In the Blink of an Eye" (Aor classica
con un gran ritornello), "Holy" (molto melodica,
di atmosfera e diretta) e la preferita di chi scrive
"Save It All For Me" (ballad da brividi).
Album essenziale per capire il percorso di Williams
e per avere una visibilità completa sul progetto
Vertigo e sulle possibili evoluzione dello stesso.
Voce, melodia e rock si ritrovano ancora una volta
in un prodotto imperdibile per i fans dell’Aor.
Mauro Guarnieri
top
|
|
|
|
|
|
|
THE BONEDRIVERS
"Roadhouse
Manifesto "
Blue/Black Records
- 2006
|
Dopo il promo recensito da SLAM! nei
primi mesi del 2004, finalmente ecco arrivare il disco
di debutto dei BONEDRIVERS.
Band formata da Keith Karloff (chitarra, voce) e R.D.Maynard
(basso), entrambi componenti della hard rock band
The Gone Jackals, dal bravissimo
Johnnie Colletton (voce, chitarra) e da Randy Gzebb
(batteria, anche membro dei Love Club).
Fin da quando è nata, la band non ha mai smesso
di esibirsi dal vivo a San Francisco e ditorni, concentrando
tutto nella penisola californiana. In effetti i Bonedrivers
sono un'ottima live band, che defiscono il loro genere
"roadhouse style rock'n'blues". Ed è
proprio da questo termine che ha origini il titolo
del cd, coerente sin dalla copertina: Roadhouse
Manifesto.
La travolgente "Who Burned My
Building Down?" riporta direttamente alle sonorità
di Jimi Hendrix grazie ad un riff
di chitarra davvero formidabile ed a Colletton che
ricorda vocalmente alcuni bluesman storici, solo che
con una voce più graffiante. Ed è proprio
questo pezzo insieme a "Live To Ride" (Ride
To Live!) e alla bellissima "Light Of The Morning
Sun", che andavano a comporre il promo recensito
2 anni fa circa.
"Roadhouse Manifesto" è
disco veramente completo e assai ben curato per il
suo genere, non gli manca niente, dalla ballata ("Lou
Ann"), al blues ruvido di "Get It!",
dal rock frenetico di "Evil Twin Sisters"
alle atmosfere jazz-blues di "Macon Bacon".
Il resto del disco comunque, non è
mai al di sotto dei brani sopracitati, anzi rafforza
lo stile "roadhouse" dei Bonedrivers, specie
con canzoni tipo "Along Comes Trouble" e
"Do You Want Some Of This?".
Tral'latro, nel disco sono presenti "ospiti"
come Julien Vaught (Ray Charles, B.B. King) al Sax
e Thom Stokes (Deacon Jones Blues Band) al basso.
Davvero un ottimo album di debutto, di cui certamente
vale la pena l'acquisto. Consigliato a tutti gli amanti
del Rock'N'Blues "stradaiolo"...
Carlo Mazzoli
top
|
|
|
|
|
|
|
LAIDLAW
"The
Foam Box Sessions"
Yessir Records - 2006
|
I Laidlaw, ora alla terza prova discografica,
vengono da Houston, Texas, e "The Foam Box
Sessions" è un album texano al 100%,
da qualsiasi angolazione lo si guardi. Ha un sound
maledettamente southern, con quelle screziature hard
che tanto piacciono nello stato della stella solitaria,
è prodotto da un autoctono del sud, quel Joe
Hardy che ha legato il proprio nome a Steve
Earl e ZZ Top. E sempre
per rimanere in tema, lo hanno registrato nei Box
Foam Studios (e chi lo avrebbe mai detto?) di proprietà
degli ZZ Top che, guarda caso, sono
un po’ la bandiera del rock texano.
Southern rock texano, dicevamo, che
parte col piede giusto, "Revolution Is Coming"
ha un riff quasi Hendrix-iano con
un ospite di tutto riguardo: Michael Anthony, bevitore
di bourbon e bassista dei Van Halen.
Con “Let Your Love Light Shine” introdotto
da roventi bottleneck ci si sposta molto più
a sud per attestarci su sonorità più
hard con la successiva “Open Up Your Mind”.
Se “Swan Song (Tribute To Led Zeppelin)”
è un omaggio ai ragazzi di Plant,
“War Machine” lo è agli ZZ
Top e la mano di Hardy si sente presente
più che mai. In alcuni brani come “Sunshine
Woman” e “Down So Long” pare di
essere al cospetto dei Black Crowes
mentre “Nascar Superstar” “Are You
Living Your Dream” sono southern di brutto.
Un disco niente male che si chiude degnamente con
“A little time”, una ballatona da cantare
con l’ acustica sul patio che si affaccia sulla
Route 66 mentre ci si rende conto che sono almeno
6 mesi che non spolverate i vostri Lucchese.
Matteo Pinton
top
|
|
|
|
|
|
|
GRAYSON MANOR
"Children
of the Manor "
Bad Reputation Records
- 2006
|
Avevano fatto parlare di sè
perchè il loro vocalist Brad Cox fece un'audizione
per entrare nei Velvet Revolver,
ma come tutti sapete, non andò a buon fine.
I GRAYSON MANOR sono una giovanissima band proveniente
da Atlanta nata nel 2002 e che non nasconde il proprio
amore per gruppi come Motley Crue,
Skid Row, Guns N' Roses
e Judas Priest.
L'etichetta francesce Bad Reputation pubblica questo
"Children of the Manor" composto
da 11 brani e con l'aggiunta dei 6 pezzi presenti
sul vecchio mini CD, il sound è un hard &
heavy stradaiolo che non sconvolgerà di certo
nessun equilibrio musicale, pur creando composizioni
graffianti.
Anche se siamo ancora distanti anni
luce da un nuovo "Too fast For Love"
o "Appetite For Destruction", i
GRAYSON MANOR riescono a creare delle situazioni piacevoli,
ed è così che ci fanno apprezzare l'opener
"Set You Free", la monolitica "High
School Confidential" o gli hard rock di "In
My Skin", "I've Been Trying" o "Farmer
Daughter's".
Con la cover di "Maggie May" si chiude il
capito e si passa così al vecchio materiale,
ed ecco rimaterializzarsi le già note "Ragdoll",
"Enemy", "Down and Dirty", ecc...
Un disco per gli amanti degli anni 80, che sa regalare
agli appassionati oltre un'ora di energico rock in
bilico tra Motley Crue e Skid
Row.
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
JOKER FIVE SPEED
"Rock
N' Roll Is A Motherfucker"
Perris Records - 2006
|
Sono un paio di anni che li seguo senza
fortuna, ma ad un certo punto mi scrisse un loro componendo
dicendomi che si erano sciolti. Grazie a al cielo
tanto ben di Dio non è rimasto rinchiuso in
qualche nastro, e la buona Perris Records ha ben pensato
di recuperare tutto il materiale della band inciso
in questi anni raccolto in questo "Rock N'
Roll Is A Motherfucker", una compilation
di songs che racchiude la carriera della band dal
2000 al 2005.
"If W.Axl Rose had produced
The Supersuckers, Van Halen covered AC/DC or if Cheap
Trick was a meth-eatin' biker gang, you'd have JOKER
FIVE SPEED", come fate a non incuriosirvi
con uno slogan del genere!?!? ...Beh, con me ci sono
riusciti e la mia perversione nella ricerca di nuove
realtà musicali questa volta è stata
premiata perchè questa hard rock gang di New
York ha (ops, aveva!) tutte le carte in regola per
farmi innamorare.
Quasi un'ora di alta tensione giocata su ritmi rockeggianti,
a tratti KISS-iani ("Everybody's
Alright", "Jet Set City", "Dirty
Power") che si alternato a ritmiche più
punkeggianti o episodi più melodici ("You
Dont Know Me") e quasi Velvet Revolver-iani
("Shotgun").
KISS, Motorhead
e Cheap Trick gli elemti principali
della loro formula sonora, unico rammarico il fatto
che non esistano più, sigh!
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
SMALL JACKETS
"Walking
the Boogie"
Go Down Records - 2006
|
Questa recensione potrebbe iniziare
con una frase tipo “ma allora i romagnoli non
sono bravi solo a suonare il liscio” o qualcosa
del genere, ma scarto immediatamente l’idea,
che oltre ad essere una cazzata arriva troppo in fretta
a conclusioni, e vi racconto che e’ dopo aver
visto gli Small Jackets live in quel del Keller di
Bergamo che mi sono voracemente affrettato ad ascoltare
questo “Walking the boogie”,
secondo full lenght della band romagnola.
Che i ragazzi intendano tributare i
maestri Hellacopters, non e’
un mistero: tutto infatti, dallo sticker sulla cover,
che ci segnala la presenza di Nicke Royale
come ospite d’onore, alla foto di copertina,
ci rimanda alla band svedese, e l’iniziale My
Surprise non contraddice le premesse: hard rock con
radici ben piantate nei 70s e la testa in qualche
fiordo scandinavo. Forever Night aggiunge un pizzico
di AC/DC, mentre
è una vena più funky a tirar fuori la
testa in “If You Don’t Need…”
e “Leave Me Alone”. Discorso a parte per
“Maybe Tomorrow”, potenziale singolo dalla
vena bluesy, con tanto di armonica a creare il clima
giusto per un bbq in riva al Mississippi! La successiva
“Wintertime” ci porta in un viaggio lungo
quasi 10 minuti, che inizia e termina con gli Scream
di John Corabi, passando attraverso un intermezzo
acustico degno dei Led Zeppelin più
lisergici.
Sulle coordinate precedentemente tracciate
si muovono anche le successive “Born To Die”,
“Heroes”, la strumentale “Phoenix’s
Light” e “She Don’t Care”,
per chiudere con una ghost track acustica, ruffiana,
perfetta per una serenata in spiaggia… Se non
è per forza l’originalità che
cerchiamo in un album, questo Walking the Boogie ne
sopperisce la mancanza con una buona dose di attitudine,
e dei pezzi forse non immediati, ma che alla distanza
prendono forma, rivelandosi meno ripetitivi di quanto
un primo, distratto ascolto potrebbe erroneamente
far pensare.
Peccato solo che la produzione, per quanto curata,
sia stata eccessivamente “edulcorata”
e non renda giustizia all’impatto che la band
può avere dal vivo, penalizzando soprattutto
batteria e voce.
Simone Piva
top
|
|
|
|
|
|
|
SEQUEL
"Back"
Greg Georgeson - 2006
|
Come recita la copertina, "Back"
segna il ritorno della band di Portland, che debuttò
nel 1982 con il loro album omonimo e che vede nella
sua line-up il bassista Todd Jensen, un session player
che ha prestato il suo contributo a Doro,
Ozzy Osbourne, David Lee
Roth, Marc Ferrari, Alice
Cooper, Hardline, Steve
Perry e Paul Rodgers.
I Sequel si rifanno all'hard rock melodico degli Eighties
con venature Aor e in qualche caso settantiane. Ad
aprirci le porte è "All Right All Right",
carico arena rock tra Van Halen e
Damn Yankees e si prosegue poi con
"Cherry Wine" dove non mancano rimandi a
gruppi come Black'N'Blue.
La ballad "The Best I Can",
bene eseguita ed interpretata ci conduce verso "You
Don't See Me" dove i Sequel fanno qualche passo
indietro nel tempo con un rockettino semplice semplice
dalle venature anglosassoni e così anche "What's
Wrong With You?" sembrano voler lasciare da parte
i panni del passato da FM Rock per cimentarsi in un
pezzo dove si denotano i chiari riferimenti al sound
dei Rolling Stones.
Tra pezzi più leggeri e altri più rock,
"Back" si fa ascoltare senza problemi,
bentornati!
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
BLACKLIST UNION
"After
The Mourning"
Blu Records - 2006
|
Era da diverso tempo che ero in contatto
con loro e finalmente da qualche giorno ho anche io
l'opportunità di ascoltarmi "After
The Mourning", esordio discografico di questa
band nata un paio di anni fa in California da Tony
West (voce), Mark Fain (chitarra), Diego Russo (chitarra),
Joey B (basso) e Moon Hills (batteria), quest'ultimo
sostituito recentemente da Devon Glenn che qualcuno
ricorderà dietro le pelle nei primi 2 album
dei Buckcherry.
Il CD, prodotto da Chris Johnson
(Josh Todd, Evanescence, Goldfinger), suona molto
moderno e per nulla scontato, con una solida base
hard rock, arrangiamenti quasi alternative e a tratti
assai cupi, una miscela sonora composta da Velvet
Revolver, Cult, Jane's
Addiction e Warrior Soul.
Su 10 tracce a disposizione, solo un paio mi lasciano
un pò indifferente ("Another World"
e "Waitin` On You"), per il resto il CD
rimane sopra la media grazie soprattutto alla loro
capacità di creare pezzi originali, ma allo
stesso tempo d'impatto come nel caso dell'apripista
"After The Mourning".
La timbrica vocale di Tony West mi ricorda dannatamente
qualcuno, ma al momento di questa recensione la sensazione
di deja-vu non ha ancora avuto risposta. Tra le composizioni
segnalo la power ballad "Dying To Live",
per il resto una band che merita attenzione. Da contattare!
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
ROCK HARD POWER SPRAY
"Commercial
Suicide"
Universal - 2006
|
Mi erano stati segnalati da un amico
(ciao Piuitz!!!), e con mia sorpresa scoprii di averli
già contattati tempo addietro. Neanche il tempo
di rendermene conto che mi trovo il CD sulla scrivania
e noto con piacere che il prodotto esce per una major!
Mica pizza e fichi, al giorno d'oggi vedere un gruppo
del 'nostro' settore uscire per una etichetta grossa
e quasi come vedere Adriano felice, quindi c'è
solo da esserne contenti e magari sperare che i potenti
continuino a dare un'occhio da queste parti!
Di certo la Universal non ha beccato
i primi a caso, infatti i Rock Hard Power Spray si
sono fatti conoscere per aver vinto la scorsa edizione
dell'Emergenza Festival, evento nato 15 anni fa e
diventato principale contest per band emergenti. Nonostante
l'ottima produzione affidata a George Marino
(Ac/Dc, Metallica, Hives), questo "Commercial
Suicide" non mi ha convinto al 100%, sarà
perchè la critica e le recensioni lo hanno
osannato e allora le mie aspettative andavano ben
oltre, sarà che non amo particolarmente certe
loro soluzioni, ma sta di fatto che pur rimanendo
un album sopra la media, non mi sembra essere il disco
dell'anno.
Ribadisco, il disco viaggia bene, tra
sonorità 80's, punk e rock moderno, però
manca quel qualcosina. Spero di dovermi ricredere,
forse ho bisogno di altri ascolti, ma per il momento
il mio voto non va oltre al 7 e mezzo. Chiudo segnalando
i pezzi che preferisco: "3rd of the 5th",
"1859", "Fucks for Free", "Nicoteen",
"Ride on Me" e "Redneck Superstar".
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
GLYDER
"Glyder"
Bad Reputation - 2006
|
Solo fino a poco tempo fa, ho quasi
ignorato l'importanza nella scena rock di una band
come i Thin Lizzy. Una delle mie
tante pecche... per me era solo la band di "The
Boys Are Back In Town" e solo la curiosità
di capire perchè tanti musicisti hard rock
menzionavano questa band come una delle loro maggiori
fonti di ispirazione mi ha spinto a recuperare un
pò di materiale.
Forse hanno ottenuto meno di quello
che avrebbero meritato ed è curioso scoprire
che la canzone che preferisco dell'ultimo disco degli
Hanoi Rocks ("Dear Miss Lonely
Hearts") o "Nineteen" dei Bad
4 Good non sono altro che 2 canzoni scritte
da Phil Lynott... Tutto ciò
per introdurvi il quartetto irlandese dei Glyder fuori
proprio in questo periodo con il loro esordio discografico
per la francesce Bad Reputation e prodotto da
Chris Tsangarides (JUDAS PRIEST, THIN LIZZY,
MALMSTEEN, BRUCE DICKINSON, HELLOWEEN, ANGRA, BLACK
SABBATH).
La band sembra cresciuta tra boccali
di Guinness e i dischi dei Thin Lizzy
e non è un caso che alcuni di loro prima facessero
parte a una band tributo a quest'ultimi. La release
credo farà la felicità degli estimatori
di queste sonorità e apprezzerà gioiosamente
pezzi come la monolitica "Colour of Money"
e brani dove è ancora più marcata la
presenza del fantasma di Lynott:
"She's got it", "Saving face",
"Takin' off", "Die or Dance" o
"Neutral Coloured Life".
Disco suonato con cuore, grinta ed ispirazione e anche
se non siamo di fronte a nulla di innovativo, ci trovate
tutta l'anima dell'hard rock irlandese.
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
|
WOUNDED
"Ease
Me"
Blue Lemon - 2005
|
"Snoopy girava al nostro bar
preferito nel 2001 e sapevo che era appassionato di
Skid Row e tutto quel genere. Lo rubammo a una band
chiamata Wounded. È il più giovane della
band e fa sempre pazzie quando siamo in tour. È
lui a portare tutte le nuove influenze grazie al suo
appetito per il metal moderno".
Così raccontò Tin Star
ad una nostra intervista sul reclutamento del chitarrista
nei Gemini5 che è tornato
a dedicarsi al suo vecchio progetto: i Wounded.
Poche le informazioni in mio possesso sul gruppo,
se non che questo singolo di 2 pezzi anticipa l'uscita
dell'album dal titolo "Til The End".
Sonorità più cupe e gothicheggianti,
che si discostano leggermente da quelle a cui i Babylon
rockets ci avevano abituato, questo per quanto riguarda
"Ease Me", mentre "Stripped" è
una lenta vampiresca slow acustica. Prima di dare
giudizi preferirei sentire il disco intero, per il
momento fatevi una capatina sul loro sito!
Moreno Lissoni
top
|
|
|
|
|
|
----
by Slam! Production® 2001/2007
----
|
|