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TYLA & SPIKE
"Flagrantly, Electrically, Acoustically Yours"
King of Outlaw - 2006

Spike e Tyla si ri-incontrano per uno dei miei dischi preferiti.
Dieci anni or sono i figli misconosciuti dei migliori Faces, del Ian Hunter più sbronzo, degli Stones più adrenalinici, sfruttando un momento di relativa inattività delle 2 band originali, si incontravano per regalarci quel gioiellino di "Flangrantly yours" (vedi la ottima recensione su queste pagine di Simone "Disagio" Parato). Ultimamente questo disco, dopo essere andato ampiamente fuori stampa, viene oggi riproposto ed arricchito da un cd di versioni acustiche degli stessi pezzi.

Dieci anni dopo quello che troverete qua dentro, ancora una volta, non è nè più nè meno che l'istantanea di 2 vite spese passando da una sbronza all'altra, saltando di letto in letto, in una incessante quadriglia che porta i nostri due beniamini da una parte all'altra del globo. Il ritratto di chi per moltissime persone non è nessuno, ma per una ristretta cerchia di rockers è tutto. Musicalmente la proposta che ci presenta questo side project non è molto differente da quella delle 2 band di provenienza. A mio personalissimo parere il piatto è 2 volte succulento visto che è, utilizzando sempre un paragone culinario, come accompagnare un ottimo filetto al sangue ad un rosso d'annata. Le 2 voci si completano alla perfezione e si trovano altrettanto a proprio agio sui reciproci stili di song writing (quasi tutto ad opera di Tyla). Trovo delizioso questo rock crepuscolare e decadente ammantato di rimpianto ed amarezza, sempre cosciente, però, che la vita è degna di essere vissuta nella pienezza più assoluta.

Le versioni acustiche ci dimostrano come i pezzi reggano perfettamente il passare degli anni e forti dell'arragiamento essenzialissimo aumentino ancora di più, se possibile, la loro carica espressiva. Come potete immaginare le ballate si sprecano, tutte con quel retro gusto bluesy che è la specialità di entrambi questi menestrelli maudit. Storie toccanti impreziosite da arragiamenti fatti anche solo di una tromba al posto giusto "Lost in a crowd of one", poche note sfiorate su di un piano "Cost of Loving", una batteria swingata dentro ad un blues purissimo "know", un violino direttamente strappato alle Highlands "Villan's Price". Il risultato è stupefacente, toccante ed in entrambi i cd Tyla e Spike dimostrano, oggi come allora, di essere capaci di farci sciogliere come burro al sole.

Infine prima di chiudere segnalo agli "storiagrafi" di Dogs e dei Quireboys un prologo al nuovo cd per chitarra e voce circa 16 minuti nei quali tra un bending ed un arpeggio Tyla ci racconta la nascita di questo progetto.
Le$ster

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PHIL SOUSSAN
"Vibrate"
Puss In Blue Records - 2005

Chi è Phil Soussan? Per i più, Phi Soussan non è altro che l'ex bassista di Ozzy Osbourne e Billy Idol, ma dobbiamo ricordare che il musicista ha collaborato in una miriade di progetti e artisti, tra cui Jimmy Page, Toto, Vince Neil, John Waite, Steve Lukather, Edgar Winter, Richie Kotzen e Johnny Hallyday. Non possiamo però dimenticare di menzionare la sua presenza nei Beggars & Thieves, nei Kings of the Sun e in alcuni lavori solisti di Gilby Clarke, ma a dire il vero il suo curriculum è impressionante a farete prima a dare un'occhio al suo sito per rendervene conto.

"Vibrate" è il titolo del suo primo album solista che comprende una collezione di una dozzina di tracce scritte nel giro di 2 anni e registrate ai Phantom Studios di Los Angeles. Ovviamente il CD è intriso da ospiti illustri: la parti di batteria sono state affidate a Simon Phillips e Gregg Bissonette; le chitarre impugnate da Richie Kotzen, Steve Lukather, Trev Lukather, Shane Fontayne; le tastiere a David Paich, Jeff Babko e Steve Porcaro mentre al basso e alla voce troviamo ovviamente Phil Soussan.

Siamo molto lontani dal suo passato hard rock, perchè qui si respira un'aria più rilassata e intimista dove si prediligono sonorità più intense e d'atmosfera. L'album va così ad inserirsi in quella fascia occupata dal rock/pop rock con le sue varie sfacettature, un disco che farà storcere il naso ai lettori più 'cattivi', ma ideale per chi voglia rilassarsi.
Moreno Lissoni

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EL BASTARDO
"Outlaw Picker 6" Blues "
San martin Records - 2005

E' di recente uscita il film "Quando l'amore brucia l'anima" (mioddio che titolo di merda che gli hanno dato!) la storia del giovane Johnny Cash e del suo turbolento rapporto d'amore con June Carter Cash, iniziata in Arkansas durante l'epoca della Depressione e passando poi attraverso i suoi tour terminati con il concerto del 1968 nella prigione di Folsom. Un doveroso tributo a uno dei più celebri chitarristi country di tutti i tempi per introdurvi il disco del El Bastardo che vede in nel defunto musicista una delle sue principali fonti di ispirazione.

Conosciuto per aver fatto parte dei Cromosome e tutt'ora colonna portante dei Bad Dog Boogie, lascia da parte chitarra elettrica e cattiveria per gettarsi in un disco solista intriso di blues, country e romantiscismo western, un CD che comprende diverse cover e un pezzo acustico strumentale "Beefs from Freynei", eseguito dal rocker piemontese con il supporto al banjo di Enzo Longo.

Tra gli ospiti troviamo anche all'armonica Paolo Ganz in "Bad Leroy Brown" (J.Croce), "Junco Partner" e "Goodbye Train" (G. Johnson), mentre Lisa Sartori regala la sua ugola in "Man of a constant sorrow".
L'ottimo lavoro viene chiuso dal country campagnolo di "Night train to Memphis" (Beasley Smith, Marvin Hughes, Owen Bradley) di Mr. Country Carl Smith, un lavoro forse un pò lontano da sonorità hard rock a cui siamo abituati, ma sta di fatto che "Outlaw Picker 6" Blues" è un disco capace di trasmettere ed esprimere emozioni, e forse, è solo quello che conta.
Moreno Lissoni

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MR. GREEN
"Draggin' Me Under"
Self produced - 2005

Buona prova quella offerta dal "Sig. Verde", band composta da 5 veterani della scena hard rock californiana: Jason Brauner (voce), Dave Saker (chitarra), Jon Stadelhofer (chitarra), Rizz (batteria) e Tim Sanders (basso) che hanno tirato fuori una mezzoretta di hard rock a stelle e strisce di discreto valore, che ricorda sfacciatamente gruppi come FIREHOUSE, Y&T e con qualche cenno sudista.

La formula è quella tradizionale con chitarre e melodie in evidenza, si parte con "Another Place, Another Time", class-rock made in USA tra TNT e FIREHOUSE, per un paio di pezzi poi il disco si affloscia un pò, ma si riprende in maniera egregia con "I’ve Done My Time", altro brano di derivazione ottantiana sempre ben supportato dalle chitarre di Saker e Stadelhofer.

"Angel In Disguise" ci conduce verso le desolate distese statunitensi, un southern hard rock che sa di già sentito, ma che riesce comunque a farsi apprezzare così come la seguente ballad TRIXTER-iana "I Need You". Tra le 8 songs presenti segnalo inoltre "Save Me" e la conclusiva "She Gives Me A Feeling" dove fanno capolino gli ANATOMIC, unica nota negativa l'orrenda copertina e qualche brano un pò piattino.
Moreno Lissoni

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GINGER
"Valor del Corazon"
Round Records - 2005

Parliamo di Ginger, i dread più rossi d' Inghlterra, frontmen dei geniali The Wildhearts.
Il 2005 è stato un anno tormentato per questo grande artista, prima sembra unirsi ai Brides of Destruciton ma non se ne fa nulla, amette la sua dipendenza da eroina e viene lasciato dalla sua compagna. Ginger si ritira in un ranch texano per fare ciò che gli riesce meglio: comporre musica. Mi avvio velocemente alla chisura di questo cappello introduttivo per far parlare la musica. La realizzazione dell'album è stata piuttosto travagliata, tanto che il disco è registrato nello studio texano del mitico Willie Nelson e dopo un'interruzione, dovuta a beghe legali del manager di Ginger, il disco viene completato in Spagna.

Inserendo il primo cd nel lettore ci troviamo, da subito, di fronte ad una collezione di pezzi che esplorano in lungo e in largo tutto l'universo Ginger. Il "tecno rock" di "Ugly" tra Nine Inch Nails e Beautiful Creatures, l'amore per le melodie alà Cheap Trick, per i Beatles e per il power pop più commerciale palesato ancora una volta in un pezzo come "Mother City". "GGT" offre inaspettati risvolti che sanno di black music strumentale anni settanta, stile Isaac Hayes, soprattuto nella sezione ritmica, misto ad un improbabile "quid" di Pet Shop Boys nei campionamenti degli ottoni. Non possono mancare le classiche canzoni "Metallica plays Beatles style" che hanno reso famosi in tutto il mondo i Wildhearts. Momenti pop sixties nelle melodie, nel testo e nella costruzione di "Paramour", ballatona "The man who cheated death"... Il primo cd è già finito.

Il secondo cd si spinge ancora oltre: i Social Distortion incontrano i Pogues più canta storie in "The Drunken Lord of everything". Strumentale aggraziato, quasi eighties pop (Bowie e Cindy Lauper su tutti) questo "L.O.V.E.", country per "Drinking in the Daytime" (sarà il Texas?) che si trasforma in "space country punk" in "Only Lonley". "Mouth" potrebbe essere tranquillamente un pezzo dei più intimi e toccanti di Burt Bacharach (forse difetta un po' nel testo che promette un bel pugno sul muso del malcapitato chiaccherone a cui è indirizzato il brano). "Paesaggi spectoriani" con tanto di wall of sound per "Change". "My friend the enemy" e "Bulb" sono super Wildhearts perciò extra meritevoli; la seconda poi, come la maggior parte dei pezzi del gruppo originale del buon Ginger, una volta smesso di saltare ti fa chiedere basito "Perchè questo pezzo non è N.1 in tutte le classifiche del mondo?". Ritornello spaventoso, riff azzeccatissimo, Bulb mi resterà appiccicata almeno per le 2 settimane successive.

Prima di lasciarci vi volevo segnalare "Ten Flaws Dawn" la strofa/crescendo solo chitarrone e voce che fa tanto Wildhearts, il pezzo da 7 minuti, il testo che ci racconta una fettina di Ginger senza la sua bella, la parte centrale che non c'entra come al solito nulla con la strofa, che non c'entra nulla con la coda, ma si legano allo stesso alla perfezione con il resto... Poesia.
Mi fermo ce n'è già abbastanza per far commuovere un blocco di marmo; il ragazzo ci ha abituato bene e quando si riconferma noi ci sciogliamo. Ginger si reinventa (un'altra volta?), pagando dazio a sè stesso ma ampliando e aggiungendo sempre nuovi tasselli.
Le$ster

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JEFF SCOTT SOTO
"Essential Ballad"
Frontiers Records - 2006

Ritengo Jeff Scott Soto uno dei migliori vocalist hard rock degli ultimi 20 anni, grande presenza sul palco e soprattutto una voce capace di adattarsi a situazioni sia heavy che lente. Ed è proprio di quest'ultime che il singer di Brooklyn realizza un album che già dal titolo avrete capito di cosa si tratta: una bella compilation che raccoglie il meglio delle ballate del suo repertorio solista con l'aggiunta di 3 nuove composizioni.

16 pezzi in totale, si passa dalla cover dei Journey di "Send Her My Love" alla Prince-iana "4U" risalente al periodo più funky e soul ("Love Parade"), e poi una carrellata di ballatone strappalacrime dove risaltano "If This Is The End" e "Beginning 2 End" estratte dall'ultimo "Lost in the Translation", "Holding On" e "Till The End Of Time".
I pezzi nuovi partono con la semi acustica "Through It All" e proseguono con "Last Mistake" e "Another Try" in cui emerge il lato più pop del cantante New Yorkese.
Release adatta ai rocker più romanticoni!
Moreno Lissoni

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EAT THE GUN
"Cross your Fingers"
Eattitude Records - 2006

Esordio discografico per i tedeschi Eat The Gun, già presentati nella sezione New Bandz con "Kingsize". Il nuovo "Cross your Fingers" si snoda su sonorità Hard & Heavy con qualche richiamo alla modernità e allo sleaze rock ottantiano, una palla da ping-pong che rimbalza tra i due decenni passati.
Colpiscono poi nel segno alcune intuizioni musicali dove, reminescenze di chiaro stampo 80's, si scontrano con suoni quasi alternativi. L'opener "I´m Broken" è un potente heavy rock che fonde Skid Row e Star Rats, la successiva "Life´s A Bitch" si candida come uno dei pezzi più riusciti del CD con un'ottimo killer chorus a catturare le orecchie dell'ascoltatore.

"Get Sleazy" ha un andamento quasi Nu Metal, ma non lasciatevi intimorire da questa parola perchè il risultato finale è più che buono. Buono come le successive "Red-light Teaser" e "Big Shot", granitici rockettoni da 80's fanatics.
La robusta "Only the Bad Survive" e "Me And Myself" entrano a far parte delle highlights del disco, un CD mai banale o scontato, che mostra differenti sfaccettature di una band in crescita che si candita che un buon erede degli Ugly Kid Joe.
Moreno Lissoni

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VANITY
"Playin' It Ruff"
Black Lounge Studios - 2006

Ero partito prevenuto nei confronti di questo CD, design, look, ecc... mi facevano pensare all'ennessimo gruppo glam senza anima clone di Motley Crue e Poison, ma invece sono stato smentito, fortunatamente!
I Vanity, anche se con un prodotto un pò casalingo ma registrato egregiamente, ci regalano 5 pezzi che si, si rifanno agli anni 80, ma strizzando l'occhio ad un party hard rock dalla vena melodica che per via della voce femminile, potrebbe essere affiancato a gruppi come Vixen, Lita Ford o Lee Aaron.

Guardando il background musicale dei singoli membri ci si potrebbe già rendere conto dello stile musicale a cui appartiene il gruppo, perchè ad eccezion fatta per il batterista metallaro, i rimanenti 3 sebrano proprio degli 80's fanatic!
Non sarà il gruppo rivelazione del 2006, ma sta di fatto che "Nasty Girls", la ballad "Since You Been Gone", ma soprattutto "Soulshaker" sono dei pezzi ultra godibili per chi ha seguito le rock queens di qualche decennio fa.
Moreno Lissoni

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RAZORMAID
"First Cutt"
Toe Jams Records - 1987/200?

Album uscito nel 1987 ma ristampato di recente che ha la particolarità di avere alcuni membri diventati 'celebri' in seguito (Curt Mitchell e John Kirk) per aver suonato nei Bangalore Choir.
Il suono di questo "First Cutt" risente nettamente delle produzioni di quell'epoca, chitarre taglienti, una solida sezione ritmica, e l'uso sapiente di cori e qualche spruzzata di tasti d'avorio qua e là da riempitivo. Quindi, i Razormaid si vanno ad accostare a quella schiera di band capeggiate dai Dokken, un classico heavy rock a stelle e strisce con pezzi che potrebbero fare la felicità del nostro Martinelli.

Sono le 6 corde di Kirk ad introdurre la prima song, "Sooner Or Later" e... boom!!! ...Sbalzo temporale indietro nel tempo di 20 anni, class metal cotonato e ruffiano, come le tastiere presenti in "Obsession" che rimandano direttamente a gruppi come Icon e Keel. "Blue Thunder" è uno dei pezzi migliori del CD, che inizia lento per poi salire e trasformarsi in una bella cavalcata heavy rock, così anche "Victim Of The Night" e "Racing With Time" fanno guadagnare punti alla band che ha riportato alla luce un buon prodotto, non indispensabile o esaltante come Bangalore Choir, ma che potranno gradire i seguaci di Hericane Alice, Cry Wolf, ecc...
Moreno Lissoni

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ANTONIO ROMAO
"Promo"
Promo - 2006

Su questo sito più che altro per la presenza dell'ex cantante dei Jaded Heart Michael Bormann che per effettive compatibilità sonore con gli utenti di SLAM!, Antonio Romao ci consegna un promo di 12 pezzi che presto diventerà il suo album d'edordio.
Bon Jovi e Robbie Williams tra le sue principali influenze, Romao inizia la sua carriera nel 1998 suonando in giro per l'Europa fino a quando nel 2001 con i Q.F incontra il vocalist tedesco in un locale di Rodi, da qui in poi inizia una loro collaborazione culminata lo scorso anno con la realizzazione di questo CD dove tutte le tracce sono scritte, prodotte e masterizzate ai RMB Studios di Dusseldorf dallo stesso Bormann.

La struttura delle canzoni è decisamente di matrice rock, ma il mix e la produzione ci conducono molto lontani dalle produzioni a cui ci aveva abituato il biondo singer crucco. Stilisticamente siamo molto più vicini a Ricky Martin (!) o Backstreet Boys piuttosto che a Jaded Heart e mi ci è voluto un pò per mandare giù questo suo cambio di stile. Forse Bormann si è solo divertito a fare qualcosa di diverso, ma sta di fatto che che la sua voce e la sua presenza in questo disco sono ben evidenti...
La ballad "All Night Long" è forse il pezzo meno pop del disco che alterna brani da classifica, a volte dance, a volte spagnoleggianti ("Mi Amore" e "Olà Alegria"), ma soprattutto... pop!
Avrei preferito riascoltare i 2 con un lavoro più rock oriented, per ora ci dobbiamo accontentare di uno scontato disco da classi-fica.
Moreno Lissoni

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HOUSE OF LORDS
"World Upside Down"
Frontiers Records - 2006

"The Power and the Myth" con la formazione originale (senza Giuffria alle tastiere) aveva lasciato un po’ di amaro in bocca ai fans più conservatori della band con spunti troppo pensati e una ricerca di una melodia meno classica e diretta. Registrato in molto tempo e atteso forse anche più a lungo, presentava un progetto non diretto e non veramente spontaneo.
"World Upside Down" invece torna alle origini della band, a quella ricerca della melodia senza troppi fronzoli, basandosi su songs più dirette, su ritornelli con chorus quasi immediati e su un grande lavoro strumentale e di arrangiamenti freschi e classici al tempo stesso. Registrato in pochissimo tempo, i “Nuovi” House of Lords vedono solo James Christian come fondatore e membro della line up originale. In alcuni brani suona anche Gregg Giuffria e aiuta negli arrangiamenti (e si sente a dire il vero quel tocco di House Of Lords che mancava) ma è più una comparsata che altro. Gli altri ottimi, quanto mai azzeccati musicisti sono Jimi Bell alle chitarre (ottimo, melodico, tecnico ma con gusto), BJ Zampa alla batteria (potente e preciso), Jeff Kent al basso e alle tastiere (dal tocco potente e di classe al tempo stesso).

Questo album si spinge verso sonorità alla "Demons Down" con alcuni spunti che ricordano anche il loro album d’esordio. Quasi un’ora di vero melodic rock suonato a livelli massimi, produzione di classe superiore e canzoni ottime per quanto riguarda le parti armoniche e le lyrics.
Ad aiutare James nella parte dei cori ci sono la moglie Robin Beck e niente meno che Terry Brock.
Tutto l’album è su standard elevati, possiamo a fatica estrapolare dei brani da considerare addirittura sopra la media: "These Are The Times" (House Of Lords sound al 100%, spettacolare!), "All The Way To Heaven" (continua con una melodia accattivante e con una voce calda e espressiva), "Field Of Shattered Dreams" (ballad da pelle d’oca e chorus che ti rimane), "Million Miles" (un vero classico melodic rock, una della canzoni dell’anno), "Ghost Of Time" (carica di pathos e di tiro).

"World Upside Down" è un lavoro voluto da James per far ritornare il nome House Of Lords di nuovo un classico e accontentare anche i fans che erano rimasti delusi dal precedente lavoro. Direi che è riuscito a pieno in questo intento. Essenziale per ritrovare il vero “classico melodic rock” sicuramente mai dimenticato ma in questo caso ritrovato e valorizzato al suo massimo.
Mauro Guarnieri

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CRAZY LIXX
"Do Or Die"
Crazy Lixx - 2005

Dedicato agli appassionati dell'hair metal il singolo degli svedesi Crazy Lixx, gruppo nato alla fine del 2002 con l'intento di produrre musica influenzata dai dinosauri degli 80's come Guns N'Roses, Skid Row, Motley Crue e Bon Jovi.
Originalità a parte, i 4 rocker scandinavi riescono a convincere nonostante il loro arena rock tutto chitarroni e cori sia decisamente fuori moda.

Lo stile sonoro delle 2 tracce presenti si rifà a quei gruppi da Sunset Strip a cavallo tra '80 e '90 e giusto per non andare troppo lontani dalle loro origini potrei azzardare un paragone con i connazionali NASTY IDOLS, dato anche dalla particolare assomiglianza della voce di DirtChild Danny con quella di Andy Pierce. Dopo la prematura scomparsa dei Crash Diet, un'altra band da tenere d'occhio. Se il buon giorno si vede dal mattino, avremo certamente altri 4 cotonati cappelloni a cui dare i nostri soldini.
Moreno Lissoni

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SERIAL KREEPERS
"Official Underdogs"
Valium Records - 2005

Torna il gruppo abruzzese dopo l'ep del 2005 con il cd dal titolo "Official Underdogs" per la Valium Records e il loro punk rock'n'roll marchiato '77. Tralasciando i soliti accostamenti, c'è da dire che la loro proposta risulta al di sopra della media nazionale, un sound diretto caricato di melodia e tanto sano e zozzo rock'n'roll.
"Hey Mr. Lydon do you think you're god?" ecco come inizia la prima traccia dal titolo "Ex-Pistol", uno dei pezzi più coinvolgenti del disco, si prosegue con le spumeggianti "This Town" e "April '45" per poi arrivare alla traccia numero 4 "F.T.T.W." dove troviamo come ospite G.G. Child dei Transex nel solo di chitarra, mentre è Freddy Bone dei Lazy Rebels l'altro sopite del disco che presta la sua sei corde in "Social Game".

Tra i brani che mi hanno meglio impressionato citerei i 2 tributi "The 80's Are Back" e "Ellis Island", il primo dedicato ovviamente agli anni 80 e il secondo ai personaggi che hanno reso celebre la loro terra (Rocky Marciano, John Fante, ecc..) e "Killed By Bed", quest'ultima uno dei miei pezzi preferiti dell'intero album.
La qualità di registrazione e la produzione sono più che buoni, grafica curata e belle idee... quindi, pollice su per i Serial Kreepers!!
Moreno Lissoni

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MOTHERSTONE
"Through the paths of insanity"
Self Produced – 2006

Tolgo il cd dalla custodia, metto nel lettore, schiaccio play, partono i Motherstone…brrr…che paura!!!. I Motherstone nascono a Roma nel 2003, sono 5, sono tutti giovanissimi e, a quanto pare, hanno tutti un certo gusto per il metal, quello peso, sapientemente amalgamato con le melodie gotiche che tanto piacciono ultimamente. E manco a dirlo, “Through the paths of insanity” riesce a riassumere tutte le loro influenze, una sorta di Lacuna Coil (ormai il paragone sta diventando inflazionato, mi rendo conto) che vanno a braccetto con i Pantera. E già mi immagino la faccia di Mr. Slam! a leggere queste ultime due righe…

L’EP presenta 4 brani in cui la potenza la fa da padrona e tutto si tinge di nero. Nemmeno la presenza della voce femminile (ben calibrata e capace di creare grande atmosfera, oltretutto) che duetta con i malefici growl e scream maschili (LacunaCoilLacunaCoilLacunaCoil…) riesce a stemperare l’aggressività di brani come la title track o “Invisibile tears”, in cui ci si spinge verso sonorità più estreme, decisamente death. Secondo me proprio l’ultimo brano è la migliore delle 4 proposte, grazie ad una certa varietà di ritmo, che la rende più originale e meno “piatta” delle altre, se mi si passa il termine. Chitarre e batteria sono di una precisione millimetrica e di una potenza irresistibile, anche se troppe volte mi danno una spiacevole impressione di “già sentito”.
Chiude la traccia - biglietto da visita multimediale della band. Occhio, i ragazzi fanno sul serio…
Claudia Schiavone

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SWINGIN’ THING
"Keep On Swingin'"
Suncity Records -2006

Per parlare di questo cd devo assolutamente partire da lontano, per l’esattezza da un caldo settembre del 1993 in quel di Los Angeles, California, e più precisamente da una incredibile serata al Roxy per il concerto dei The Things, nuova fiammante promessa del glam-street losangelino che proprio in quella occasione festeggiava il deal con la Hollywood Records.
Ricordo come fosse ieri il concerto strepitoso di una band che univa la carica perversa dello sleazy con l’aggressività del punk rock, raggiunta sul palco nei bis da un certo Steve Jones di sexpistoliana memoria... una band che stava mutando la propria pelle da classica glam-sleazy band a qualcosa di più personale e in un certo senso “moderno”, volendo fare dei paragoni al stessa cosa che fecero poco dopo gli Shake the Faith.

Il loro cd rimase sulla mia lista della spesa per parecchio tempo perché la Hollywood Records si rifiutò di pubblicare il cd probabilmente non capendolo (stessa cosa che capitò anche ai già citati Shake The Faith) e non capendo soprattutto di avere a che fare con una band avanti nel tempo.
Sei anni dopo uscì per una piccola etichetta, la Bombastic Plastic, divenendo subito oggetto di culto e ricerca spasmodica da parte di tutti i glam-rockers del globo, raggiungendo in pochissimo tempo lo status di mega-rarità, tuttora presente su E-bay a prezzi da capogiro.
Tutto questo preambolo per constatare come effettivamente l’avvento del grunge e delle camicie di flanella fece strage di ottime bands, e come al giorno d’oggi ci sia ancora qualcuno che ritiene quel periodo come il migliore in assoluto per un certo tipo di sonorità.

E’ con immenso piacere allora che accogliamo la pubblicazione di questo cd da parte della Suncity Records, coraggiosa etichetta australiana che si dedica anima e corpo al recupero di perle andate perdute o rimaste chiuse in un cassetto.
Keep on Swingin” è una raccolta di brani che contempla soprattutto la prima parte di carriera di Paul E. Bardot e soci, quella più sfacciatamente glam e rappresentata alla grande da perle del calibro di “Hazy, Lazy, Crazy Days of Summer”, “Coconut Cream” e dalla poisoniana “Cowboy on the Run”.
La parte dedicata alle bonus tracks è invece orientata verso la seconda parte di carriera, con le sonorità che si inaspriscono e che ci regalano chicche come “Generation” e “ Sugar Shock”, veri manifesti di un era che contemplava il divertimento come ragione di vita..
Disco da non perdere per tutti gli amanti di Poison, Faster Pussycat, Tuff e del party-rock in genere, qui c’è un pezzettino di piccola grande storia della nostra musica.
Federico Martinelli

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LIBERTY N' JUSTICE
"Soundtrack Of A Soul"
LNJ Records/ MTM 2006

Nuovo capitolo del progetto LIBERTY N' JUSTICE nato nel 1991 da un'idea di Justin Murr e Patrick Marchand che nel 2004 con l'album "Welcome to the Revolution" aveva reclutato diversi nomi celebri come Lou Gramm, Michael Sweet, ecc... per interpretare i pezzi della band. Il successo di quell'operazione continua con questo "Soundtrack Of A Soul", un disco che ha come filo conduttore il rock cristiano e che per l'occasione vanta la presenza di numerose star del panorama hard rock: Ez Gomer (JET CIRCUS), Sebastian Bach, Russell Arcara (PROPHET, ARCARA), Jamie Rowe (GUARDIAN, ADRIANGALE), Dale & Troy Thompson (BRIDE), Oni Logan (LYNCH MOB), Scott Wenzel (WHITE CROSS), Tony Harnell (TNT), Pete Loran (TRIXTER), Stephen Pearcy (RATT), Joe Cerisano (SILVER CONDOR), Ted Poley (DANGER DANGER), Phil Naro (TALAS), Mike Lee (BARREN CROSS), Mikkey Dee (MOTORHEAD), Tim Gaines (STRYPER), Keri Kelli, Tommy Denander (RADIOACTIVE), Harry Hess (HAREM SCAREM), John "JD" DeServio (BLACK LABEL SOCIETY), ecc...

L'album si muove su sonorità hard rock dai suoni moderni, e ho individuato le migliori tracce nell'opener "Kings of Hollywood" intepretata da Ez Gomer (Jet Circus), nel melodic rock di "State of Grace" (Russell Arcara dei Surgin, Prophet, Arcara), in "Show Me the Way" (Oni Logan dei Lynch Mob), in "Flinch" (Tony Harnell dei TNT), "Killer Grin" (Stephen Pearcy) e soprattutto in "Thy Will Be Done" con il duo Mark Slaughter e Pete Loran (Trixter).
Oltre un ora di buona musica facilmente apprezzabile da chi segue queste sonorità.
Moreno Lissoni

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FATE
"V"
MTM - 2006

Quinto lavoro discografico per la band danese che ha cambiato diverse line up lungo tutti questi anni di attività. Alla voce ritroviamo Per Johannson (già presente nel precedente "Scratch N Sniff"), Søren Hoff alle chitarre, Micke Kvist alla batteria e Peter Steincke al basso. Hard Rock classico, suoni molto carichi e presenti, buoni spunti compositivi, ottimi chorus nelle parti che contano e produzione di alto livello.

Tra le tracce che meritano sicuramente evidenza l’open track "Butterfly" (carica e melodica al punto giusto), "Burned Child" (d’effetto e coinvolgimento assicurato), "I’ll Get By" (classica Fate song D.o.c.).
Album molto gradevole con evoluzioni compositive che dimostrano un continuo tentativo di ricerca e spunti compositivi. Melodia mista a potenza per un connubio di suoni e armonie vincenti e dirette.
Mauro Guarnieri

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FATAL FORCE
"Fatal Force"
MTM - 2006

Quasi 50 minuti di melodic Hard Rock nord europeo che a tratti ricorda alcune produzioni di Jorn Lande e alcuni spunti alla Malmsteen. Prodotto dal chitarrista, bassista e tastierista nonchè autore delle musiche Torben Enevoldsen, vede autore dei testi e alla voce Mats Levin (Malmsteen, At Vance, Treat…) e alla batteria un potente Daniel Flores.

Album molto curato nella parte dei suoni carichi, potenti e definiti, voce impeccabile in tutte le tracks rendono l’ascoltatore parte integrante del progetto che già dopo un paio di ascolti fa risultare familiari tutte le canzoni. In particolare la prima "Caveman" (potente e carica di melodia), "Far Away" (bel ritornello e un piuttosto cupa nelle atmosfere), "Eye To Eye" (grande interpretazione di Levin e la migliore dell’album).
Progetto decisamente maturo e ben prodotto che grazie al valore aggiunto di una ottima interpretazione vocale riesce a valorizzare a pieno delle buone songs e delle buone idee compositive.
Mauro Guarnieri

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THE SPACE COWBOYS
"Dead end streets & devil’s night"
Bad Reputation – 2006

Ah ecco, mi pareva. Sono svedesi. C’era qualcosa che mi puzzava…qualcosa di particolarmente attraente nel sound di questi cowboys spaziali. Sarò noiosa, ma ultimamente la cara penisola nordica sforna gruppi a raffica, uno più bello dell’altro. Svedesi si diceva, arrivano da Göteborg questi 4 ragazzi incazzatissimi, che hanno ereditato alla grande tutta la grinta degli zii Ramones e Stooges e attingono a piene mani dai santi insegnamenti dei Dead Boys, alla faccia di chi sostiene che i ’70 sono andati.

Sono dieci anni che i The Space Cowboys cercano di infestare il mondo con il loro punk rock marcio e sudato, ma è solo nel 2002 che esce il loro primo full length; “Dead and streets & devil’s night” vede la luce a 3 anni buoni di distanza e in esso si concentra quel suono ruvido e grossolano tipico del punk che si adatta perfettamente a chi non ha altre pretese se non quelle di fare un gran casino e divertirsi fino allo sfinimento.

I brani scorrono via veloci come missili, senza lasciare il tempo di prendere fiato, con i loro riff coinvolgenti e ruffiani quanto basta. Provare “Damnation high”, “Nothing so right” (caratterizzata da un cantato ancora più sporco), la title-track “Dead end streets” e “It’s about time” per credere. Ma sarebbero da citare tutti i brani. Per certi versi ricordano gli Hellacopters degli esordi. E speriamo che il paragone porti bene. Ottimi.
Claudia Schiavone

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KICK 'N SCREAM
"Demo"
Self Produced - 2005

Una modesta prova ci viene offerta dai rocker inglesi Kick 'n Scream, gruppo nato nel 1999 dalle ceneri dei thrash metallers Schwarzwind, e ora fuori con questo demo di 4 tracce che il mio lettore stereo fa una fatica boia a leggere per via della fotocopia incollata sopra al CD... ma vabbè...

Song mediocri e abbastanza scontate quelle create dal vocalist Gabz, dai chitarristi Six String Shredda/PP Piso e dal batterista Chang, un glam metallozzo di stampo ottantiano che non brilla proprio per originalità anche se si fa apprezzare per qualche arrangiamento e qualche coro ben riuscito come nel caso di "Steamroller" o "Shallow Grave".
Per il resto si abusa di clichè e la ballad "The Final Breath" ne è un chiaro esempio, il mix poi non aiuta certo ad apprezzare le song che, forse, con una resa sonora decente, avrebbero fatto cambiare opinione al sottoscritto.
Moreno Lissoni

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