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TYLA & SPIKE
"Flagrantly,
Electrically, Acoustically Yours"
King of Outlaw - 2006
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Spike e Tyla si ri-incontrano per uno
dei miei dischi preferiti.
Dieci anni or sono i figli misconosciuti dei migliori
Faces, del Ian Hunter
più sbronzo, degli Stones
più adrenalinici, sfruttando un momento di
relativa inattività delle 2 band originali,
si incontravano per regalarci quel gioiellino di "Flangrantly
yours" (vedi la ottima recensione su queste pagine
di Simone "Disagio" Parato). Ultimamente
questo disco, dopo essere andato ampiamente fuori
stampa, viene oggi riproposto ed arricchito da un
cd di versioni acustiche degli stessi pezzi.
Dieci anni dopo quello che troverete
qua dentro, ancora una volta, non è nè
più nè meno che l'istantanea di 2 vite
spese passando da una sbronza all'altra, saltando
di letto in letto, in una incessante quadriglia che
porta i nostri due beniamini da una parte all'altra
del globo. Il ritratto di chi per moltissime persone
non è nessuno, ma per una ristretta cerchia
di rockers è tutto. Musicalmente la proposta
che ci presenta questo side project non è molto
differente da quella delle 2 band di provenienza.
A mio personalissimo parere il piatto è 2 volte
succulento visto che è, utilizzando sempre
un paragone culinario, come accompagnare un ottimo
filetto al sangue ad un rosso d'annata. Le 2 voci
si completano alla perfezione e si trovano altrettanto
a proprio agio sui reciproci stili di song writing
(quasi tutto ad opera di Tyla). Trovo delizioso questo
rock crepuscolare e decadente ammantato di rimpianto
ed amarezza, sempre cosciente, però, che la
vita è degna di essere vissuta nella pienezza
più assoluta.
Le versioni acustiche ci dimostrano
come i pezzi reggano perfettamente il passare degli
anni e forti dell'arragiamento essenzialissimo aumentino
ancora di più, se possibile, la loro carica
espressiva. Come potete immaginare le ballate si sprecano,
tutte con quel retro gusto bluesy che è la
specialità di entrambi questi menestrelli maudit.
Storie toccanti impreziosite da arragiamenti fatti
anche solo di una tromba al posto giusto "Lost
in a crowd of one", poche note sfiorate su di
un piano "Cost of Loving", una batteria
swingata dentro ad un blues purissimo "know",
un violino direttamente strappato alle Highlands "Villan's
Price". Il risultato è stupefacente, toccante
ed in entrambi i cd Tyla e Spike dimostrano, oggi
come allora, di essere capaci di farci sciogliere
come burro al sole.
Infine prima di chiudere segnalo agli
"storiagrafi" di Dogs e dei Quireboys un
prologo al nuovo cd per chitarra e voce circa 16 minuti
nei quali tra un bending ed un arpeggio Tyla ci racconta
la nascita di questo progetto.
Le$ster
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PHIL SOUSSAN
"Vibrate"
Puss In Blue Records
- 2005
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Chi è Phil Soussan? Per i più,
Phi Soussan non è altro che l'ex bassista di
Ozzy Osbourne e Billy Idol,
ma dobbiamo ricordare che il musicista ha collaborato
in una miriade di progetti e artisti, tra cui
Jimmy Page, Toto, Vince
Neil, John Waite,
Steve Lukather, Edgar Winter,
Richie Kotzen e Johnny Hallyday.
Non possiamo però dimenticare di menzionare
la sua presenza nei Beggars & Thieves,
nei Kings of the Sun e in alcuni
lavori solisti di Gilby Clarke, ma
a dire il vero il suo curriculum è impressionante
a farete prima a dare un'occhio al suo sito per rendervene
conto.
"Vibrate" è
il titolo del suo primo album solista che comprende
una collezione di una dozzina di tracce scritte nel
giro di 2 anni e registrate ai Phantom Studios di
Los Angeles. Ovviamente il CD è intriso da
ospiti illustri: la parti di batteria sono state affidate
a Simon Phillips e Gregg
Bissonette; le chitarre impugnate da Richie
Kotzen, Steve Lukather,
Trev Lukather, Shane Fontayne;
le tastiere a David Paich, Jeff
Babko e Steve Porcaro mentre
al basso e alla voce troviamo ovviamente Phil Soussan.
Siamo molto lontani dal suo passato
hard rock, perchè qui si respira un'aria più
rilassata e intimista dove si prediligono sonorità
più intense e d'atmosfera. L'album va così
ad inserirsi in quella fascia occupata dal rock/pop
rock con le sue varie sfacettature, un disco che farà
storcere il naso ai lettori più 'cattivi',
ma ideale per chi voglia rilassarsi.
Moreno Lissoni
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EL BASTARDO
"Outlaw
Picker 6" Blues "
San martin Records
- 2005
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E' di recente uscita il film "Quando
l'amore brucia l'anima" (mioddio che titolo
di merda che gli hanno dato!) la storia del giovane
Johnny Cash e del suo turbolento
rapporto d'amore con June Carter Cash, iniziata in
Arkansas durante l'epoca della Depressione e passando
poi attraverso i suoi tour terminati con il concerto
del 1968 nella prigione di Folsom. Un doveroso tributo
a uno dei più celebri chitarristi country di
tutti i tempi per introdurvi il disco del El Bastardo
che vede in nel defunto musicista una delle sue principali
fonti di ispirazione.
Conosciuto per aver fatto parte dei
Cromosome e tutt'ora colonna portante
dei Bad Dog Boogie, lascia da parte
chitarra elettrica e cattiveria per gettarsi in un
disco solista intriso di blues, country e romantiscismo
western, un CD che comprende diverse cover e un pezzo
acustico strumentale "Beefs from Freynei",
eseguito dal rocker piemontese con il supporto al
banjo di Enzo Longo.
Tra gli ospiti troviamo anche all'armonica
Paolo Ganz in "Bad Leroy Brown"
(J.Croce), "Junco Partner" e "Goodbye
Train" (G. Johnson), mentre Lisa
Sartori regala la sua ugola in "Man
of a constant sorrow".
L'ottimo lavoro viene chiuso dal country campagnolo
di "Night train to Memphis" (Beasley
Smith, Marvin Hughes, Owen Bradley) di Mr. Country
Carl Smith, un lavoro forse un pò lontano da
sonorità hard rock a cui siamo abituati, ma
sta di fatto che "Outlaw Picker 6" Blues"
è un disco capace di trasmettere ed esprimere
emozioni, e forse, è solo quello che conta.
Moreno Lissoni
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MR. GREEN
"Draggin'
Me Under"
Self produced - 2005
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Buona prova quella offerta dal "Sig.
Verde", band composta da 5 veterani della scena
hard rock californiana: Jason Brauner (voce), Dave
Saker (chitarra), Jon Stadelhofer (chitarra), Rizz
(batteria) e Tim Sanders (basso) che hanno tirato
fuori una mezzoretta di hard rock a stelle e strisce
di discreto valore, che ricorda sfacciatamente gruppi
come FIREHOUSE, Y&T
e con qualche cenno sudista.
La formula è quella tradizionale
con chitarre e melodie in evidenza, si parte con "Another
Place, Another Time", class-rock made in USA
tra TNT e FIREHOUSE,
per un paio di pezzi poi il disco si affloscia un
pò, ma si riprende in maniera egregia con "I’ve
Done My Time", altro brano di derivazione ottantiana
sempre ben supportato dalle chitarre di Saker e Stadelhofer.
"Angel In Disguise" ci conduce
verso le desolate distese statunitensi, un southern
hard rock che sa di già sentito, ma che riesce
comunque a farsi apprezzare così come la seguente
ballad TRIXTER-iana "I Need
You". Tra le 8 songs presenti segnalo inoltre
"Save Me" e la conclusiva "She Gives
Me A Feeling" dove fanno capolino gli ANATOMIC,
unica nota negativa l'orrenda copertina e qualche
brano un pò piattino.
Moreno Lissoni
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GINGER
"Valor
del Corazon"
Round Records - 2005
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Parliamo di Ginger, i dread più
rossi d' Inghlterra, frontmen dei geniali The
Wildhearts.
Il 2005 è stato un anno tormentato per questo
grande artista, prima sembra unirsi ai Brides
of Destruciton ma non se ne fa nulla, amette
la sua dipendenza da eroina e viene lasciato dalla
sua compagna. Ginger si ritira in un ranch texano
per fare ciò che gli riesce meglio: comporre
musica. Mi avvio velocemente alla chisura di questo
cappello introduttivo per far parlare la musica. La
realizzazione dell'album è stata piuttosto
travagliata, tanto che il disco è registrato
nello studio texano del mitico Willie Nelson
e dopo un'interruzione, dovuta a beghe legali del
manager di Ginger, il disco viene completato in Spagna.
Inserendo il primo cd nel lettore ci
troviamo, da subito, di fronte ad una collezione di
pezzi che esplorano in lungo e in largo tutto l'universo
Ginger. Il "tecno rock" di "Ugly"
tra Nine Inch Nails e Beautiful
Creatures, l'amore per le melodie alà
Cheap Trick, per i Beatles
e per il power pop più commerciale
palesato ancora una volta in un pezzo come "Mother
City". "GGT" offre inaspettati risvolti
che sanno di black music strumentale anni settanta,
stile Isaac Hayes, soprattuto nella
sezione ritmica, misto ad un improbabile "quid"
di Pet Shop Boys nei campionamenti
degli ottoni. Non possono mancare le classiche canzoni
"Metallica plays Beatles style"
che hanno reso famosi in tutto il mondo i Wildhearts.
Momenti pop sixties nelle melodie, nel testo e nella
costruzione di "Paramour", ballatona "The
man who cheated death"... Il primo cd è
già finito.
Il secondo cd si spinge ancora oltre:
i Social Distortion incontrano i
Pogues più canta storie in
"The Drunken Lord of everything". Strumentale
aggraziato, quasi eighties pop (Bowie
e Cindy Lauper su tutti) questo "L.O.V.E.",
country per "Drinking in the Daytime" (sarà
il Texas?) che si trasforma in "space country
punk" in "Only Lonley". "Mouth"
potrebbe essere tranquillamente un pezzo dei più
intimi e toccanti di Burt Bacharach
(forse difetta un po' nel testo che promette un bel
pugno sul muso del malcapitato chiaccherone a cui
è indirizzato il brano). "Paesaggi spectoriani"
con tanto di wall of sound per "Change".
"My friend the enemy" e "Bulb"
sono super Wildhearts perciò extra meritevoli;
la seconda poi, come la maggior parte dei pezzi del
gruppo originale del buon Ginger, una volta smesso
di saltare ti fa chiedere basito "Perchè
questo pezzo non è N.1 in tutte le classifiche
del mondo?". Ritornello spaventoso, riff azzeccatissimo,
Bulb mi resterà appiccicata almeno per le 2
settimane successive.
Prima di lasciarci vi volevo segnalare
"Ten Flaws Dawn" la strofa/crescendo solo
chitarrone e voce che fa tanto Wildhearts,
il pezzo da 7 minuti, il testo che ci racconta una
fettina di Ginger senza la sua bella, la parte centrale
che non c'entra come al solito nulla con la strofa,
che non c'entra nulla con la coda, ma si legano allo
stesso alla perfezione con il resto... Poesia.
Mi fermo ce n'è già abbastanza per far
commuovere un blocco di marmo; il ragazzo ci ha abituato
bene e quando si riconferma noi ci sciogliamo. Ginger
si reinventa (un'altra volta?), pagando dazio a sè
stesso ma ampliando e aggiungendo sempre nuovi tasselli.
Le$ster
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JEFF SCOTT SOTO
"Essential
Ballad"
Frontiers Records -
2006
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Ritengo Jeff Scott Soto uno dei migliori
vocalist hard rock degli ultimi 20 anni, grande presenza
sul palco e soprattutto una voce capace di adattarsi
a situazioni sia heavy che lente. Ed è proprio
di quest'ultime che il singer di Brooklyn realizza
un album che già dal titolo avrete capito di
cosa si tratta: una bella compilation che raccoglie
il meglio delle ballate del suo repertorio solista
con l'aggiunta di 3 nuove composizioni.
16 pezzi in totale, si passa dalla
cover dei Journey di "Send Her
My Love" alla Prince-iana "4U"
risalente al periodo più funky e soul ("Love
Parade"), e poi una carrellata di ballatone
strappalacrime dove risaltano "If This Is The
End" e "Beginning 2 End" estratte dall'ultimo
"Lost in the Translation", "Holding
On" e "Till The End Of Time".
I pezzi nuovi partono con la semi acustica "Through
It All" e proseguono con "Last Mistake"
e "Another Try" in cui emerge il lato più
pop del cantante New Yorkese.
Release adatta ai rocker più romanticoni!
Moreno Lissoni
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EAT THE GUN
"Cross
your Fingers"
Eattitude Records -
2006
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Esordio discografico per i tedeschi
Eat The Gun, già presentati nella sezione New
Bandz con "Kingsize". Il nuovo
"Cross your Fingers" si snoda su
sonorità Hard & Heavy con qualche richiamo
alla modernità e allo sleaze rock ottantiano,
una palla da ping-pong che rimbalza tra i due decenni
passati.
Colpiscono poi nel segno alcune intuizioni musicali
dove, reminescenze di chiaro stampo 80's, si scontrano
con suoni quasi alternativi. L'opener "I´m
Broken" è un potente heavy rock che fonde
Skid Row e Star Rats, la
successiva "Life´s A Bitch" si candida
come uno dei pezzi più riusciti del CD con
un'ottimo killer chorus a catturare le orecchie dell'ascoltatore.
"Get Sleazy" ha un andamento
quasi Nu Metal, ma non lasciatevi intimorire da questa
parola perchè il risultato finale è
più che buono. Buono come le successive "Red-light
Teaser" e "Big Shot", granitici rockettoni
da 80's fanatics.
La robusta "Only the Bad Survive" e "Me
And Myself" entrano a far parte delle highlights
del disco, un CD mai banale o scontato, che mostra
differenti sfaccettature di una band in crescita che
si candita che un buon erede degli Ugly Kid
Joe.
Moreno Lissoni
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VANITY
"Playin'
It Ruff"
Black Lounge Studios
- 2006
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Ero partito prevenuto nei confronti
di questo CD, design, look, ecc... mi facevano pensare
all'ennessimo gruppo glam senza anima clone di Motley
Crue e Poison, ma invece
sono stato smentito, fortunatamente!
I Vanity, anche se con un prodotto un pò casalingo
ma registrato egregiamente, ci regalano 5 pezzi che
si, si rifanno agli anni 80, ma strizzando l'occhio
ad un party hard rock dalla vena melodica che per
via della voce femminile, potrebbe essere affiancato
a gruppi come Vixen, Lita
Ford o Lee Aaron.
Guardando il background musicale dei
singoli membri ci si potrebbe già rendere conto
dello stile musicale a cui appartiene il gruppo, perchè
ad eccezion fatta per il batterista metallaro, i rimanenti
3 sebrano proprio degli 80's fanatic!
Non sarà il gruppo rivelazione del 2006, ma
sta di fatto che "Nasty Girls", la ballad
"Since You Been Gone", ma soprattutto "Soulshaker"
sono dei pezzi ultra godibili per chi ha seguito le
rock queens di qualche decennio fa.
Moreno Lissoni
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RAZORMAID
"First
Cutt"
Toe Jams Records -
1987/200?
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Album uscito nel 1987 ma ristampato
di recente che ha la particolarità di avere
alcuni membri diventati 'celebri' in seguito (Curt
Mitchell e John Kirk) per aver suonato nei Bangalore
Choir.
Il suono di questo "First Cutt"
risente nettamente delle produzioni di quell'epoca,
chitarre taglienti, una solida sezione ritmica, e
l'uso sapiente di cori e qualche spruzzata di tasti
d'avorio qua e là da riempitivo. Quindi, i
Razormaid si vanno ad accostare a quella schiera di
band capeggiate dai Dokken, un classico
heavy rock a stelle e strisce con pezzi che potrebbero
fare la felicità del nostro Martinelli.
Sono le 6 corde di Kirk ad introdurre
la prima song, "Sooner Or Later" e... boom!!!
...Sbalzo temporale indietro nel tempo di 20 anni,
class metal cotonato e ruffiano, come le tastiere
presenti in "Obsession" che rimandano direttamente
a gruppi come Icon e Keel.
"Blue Thunder" è uno dei pezzi migliori
del CD, che inizia lento per poi salire e trasformarsi
in una bella cavalcata heavy rock, così anche
"Victim Of The Night" e "Racing With
Time" fanno guadagnare punti alla band che ha
riportato alla luce un buon prodotto, non indispensabile
o esaltante come Bangalore Choir,
ma che potranno gradire i seguaci di Hericane
Alice, Cry Wolf, ecc...
Moreno Lissoni
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ANTONIO ROMAO
"Promo"
Promo - 2006
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Su questo sito più che altro
per la presenza dell'ex cantante dei Jaded
Heart Michael Bormann che per effettive compatibilità
sonore con gli utenti di SLAM!, Antonio Romao ci consegna
un promo di 12 pezzi che presto diventerà il
suo album d'edordio.
Bon Jovi e Robbie Williams
tra le sue principali influenze, Romao inizia la sua
carriera nel 1998 suonando in giro per l'Europa fino
a quando nel 2001 con i Q.F incontra il vocalist tedesco
in un locale di Rodi, da qui in poi inizia una loro
collaborazione culminata lo scorso anno con la realizzazione
di questo CD dove tutte le tracce sono scritte, prodotte
e masterizzate ai RMB Studios di Dusseldorf dallo
stesso Bormann.
La struttura delle canzoni è
decisamente di matrice rock, ma il mix e la produzione
ci conducono molto lontani dalle produzioni a cui
ci aveva abituato il biondo singer crucco. Stilisticamente
siamo molto più vicini a Ricky Martin
(!) o Backstreet Boys piuttosto che
a Jaded Heart e mi ci è voluto
un pò per mandare giù questo suo cambio
di stile. Forse Bormann si è solo divertito
a fare qualcosa di diverso, ma sta di fatto che che
la sua voce e la sua presenza in questo disco sono
ben evidenti...
La ballad "All Night Long" è forse
il pezzo meno pop del disco che alterna brani da classifica,
a volte dance, a volte spagnoleggianti ("Mi Amore"
e "Olà Alegria"), ma soprattutto...
pop!
Avrei preferito riascoltare i 2 con un lavoro più
rock oriented, per ora ci dobbiamo accontentare di
uno scontato disco da classi-fica.
Moreno Lissoni
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HOUSE OF LORDS
"World
Upside Down"
Frontiers Records -
2006
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"The Power and the Myth"
con la formazione originale (senza Giuffria alle tastiere)
aveva lasciato un po’ di amaro in bocca ai fans
più conservatori della band con spunti troppo
pensati e una ricerca di una melodia meno classica
e diretta. Registrato in molto tempo e atteso forse
anche più a lungo, presentava un progetto non
diretto e non veramente spontaneo.
"World Upside Down" invece torna
alle origini della band, a quella ricerca della melodia
senza troppi fronzoli, basandosi su songs più
dirette, su ritornelli con chorus quasi immediati
e su un grande lavoro strumentale e di arrangiamenti
freschi e classici al tempo stesso. Registrato in
pochissimo tempo, i “Nuovi” House of Lords
vedono solo James Christian come fondatore e membro
della line up originale. In alcuni brani suona anche
Gregg Giuffria e aiuta negli arrangiamenti (e si sente
a dire il vero quel tocco di House Of Lords che mancava)
ma è più una comparsata che altro. Gli
altri ottimi, quanto mai azzeccati musicisti sono
Jimi Bell alle chitarre (ottimo, melodico, tecnico
ma con gusto), BJ Zampa alla batteria (potente e preciso),
Jeff Kent al basso e alle tastiere (dal tocco potente
e di classe al tempo stesso).
Questo album si spinge verso sonorità
alla "Demons Down" con alcuni spunti
che ricordano anche il loro album d’esordio.
Quasi un’ora di vero melodic rock suonato a
livelli massimi, produzione di classe superiore e
canzoni ottime per quanto riguarda le parti armoniche
e le lyrics.
Ad aiutare James nella parte dei cori ci sono la moglie
Robin Beck e niente meno che Terry
Brock.
Tutto l’album è su standard elevati,
possiamo a fatica estrapolare dei brani da considerare
addirittura sopra la media: "These Are The Times"
(House Of Lords sound al 100%, spettacolare!), "All
The Way To Heaven" (continua con una melodia
accattivante e con una voce calda e espressiva), "Field
Of Shattered Dreams" (ballad da pelle d’oca
e chorus che ti rimane), "Million Miles"
(un vero classico melodic rock, una della canzoni
dell’anno), "Ghost Of Time" (carica
di pathos e di tiro).
"World Upside Down"
è un lavoro voluto da James per far ritornare
il nome House Of Lords di nuovo un classico e accontentare
anche i fans che erano rimasti delusi dal precedente
lavoro. Direi che è riuscito a pieno in questo
intento. Essenziale per ritrovare il vero “classico
melodic rock” sicuramente mai dimenticato ma
in questo caso ritrovato e valorizzato al suo massimo.
Mauro Guarnieri
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CRAZY LIXX
"Do
Or Die"
Crazy Lixx - 2005
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Dedicato agli appassionati dell'hair
metal il singolo degli svedesi Crazy Lixx, gruppo
nato alla fine del 2002 con l'intento di produrre
musica influenzata dai dinosauri degli 80's come Guns
N'Roses, Skid Row, Motley
Crue e Bon Jovi.
Originalità a parte, i 4 rocker scandinavi
riescono a convincere nonostante il loro arena rock
tutto chitarroni e cori sia decisamente fuori moda.
Lo stile sonoro delle 2 tracce presenti
si rifà a quei gruppi da Sunset Strip a cavallo
tra '80 e '90 e giusto per non andare troppo lontani
dalle loro origini potrei azzardare un paragone con
i connazionali NASTY IDOLS, dato
anche dalla particolare assomiglianza della voce di
DirtChild Danny con quella di Andy Pierce.
Dopo la prematura scomparsa dei Crash Diet,
un'altra band da tenere d'occhio. Se il buon giorno
si vede dal mattino, avremo certamente altri 4 cotonati
cappelloni a cui dare i nostri soldini.
Moreno Lissoni
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SERIAL KREEPERS
"Official
Underdogs"
Valium Records - 2005
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Torna il gruppo abruzzese dopo l'ep
del 2005 con il cd dal titolo "Official Underdogs"
per la Valium Records e il loro punk rock'n'roll marchiato
'77. Tralasciando i soliti accostamenti, c'è
da dire che la loro proposta risulta al di sopra della
media nazionale, un sound diretto caricato di melodia
e tanto sano e zozzo rock'n'roll.
"Hey Mr. Lydon do you think you're god?"
ecco come inizia la prima traccia dal titolo "Ex-Pistol",
uno dei pezzi più coinvolgenti del disco, si
prosegue con le spumeggianti "This Town"
e "April '45" per poi arrivare alla traccia
numero 4 "F.T.T.W." dove troviamo come ospite
G.G. Child dei Transex nel solo di
chitarra, mentre è Freddy Bone dei Lazy
Rebels l'altro sopite del disco che presta
la sua sei corde in "Social Game".
Tra i brani che mi hanno meglio impressionato
citerei i 2 tributi "The 80's Are Back"
e "Ellis Island", il primo dedicato ovviamente
agli anni 80 e il secondo ai personaggi che hanno
reso celebre la loro terra (Rocky Marciano, John Fante,
ecc..) e "Killed By Bed", quest'ultima uno
dei miei pezzi preferiti dell'intero album.
La qualità di registrazione e la produzione
sono più che buoni, grafica curata e belle
idee... quindi, pollice su per i Serial Kreepers!!
Moreno Lissoni
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MOTHERSTONE
"Through
the paths of insanity"
Self Produced –
2006
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Tolgo il cd dalla custodia, metto
nel lettore, schiaccio play, partono i Motherstone…brrr…che
paura!!!. I Motherstone nascono a Roma nel 2003, sono
5, sono tutti giovanissimi e, a quanto pare, hanno
tutti un certo gusto per il metal, quello peso, sapientemente
amalgamato con le melodie gotiche che tanto piacciono
ultimamente. E manco a dirlo, “Through the
paths of insanity” riesce a riassumere
tutte le loro influenze, una sorta di Lacuna
Coil (ormai il paragone sta diventando inflazionato,
mi rendo conto) che vanno a braccetto con i Pantera.
E già mi immagino la faccia di Mr. Slam! a
leggere queste ultime due righe…
L’EP presenta 4 brani in cui
la potenza la fa da padrona e tutto si tinge di nero.
Nemmeno la presenza della voce femminile (ben calibrata
e capace di creare grande atmosfera, oltretutto) che
duetta con i malefici growl e scream maschili (LacunaCoilLacunaCoilLacunaCoil…)
riesce a stemperare l’aggressività di
brani come la title track o “Invisibile tears”,
in cui ci si spinge verso sonorità più
estreme, decisamente death. Secondo me proprio l’ultimo
brano è la migliore delle 4 proposte, grazie
ad una certa varietà di ritmo, che la rende
più originale e meno “piatta” delle
altre, se mi si passa il termine. Chitarre e batteria
sono di una precisione millimetrica e di una potenza
irresistibile, anche se troppe volte mi danno una
spiacevole impressione di “già sentito”.
Chiude la traccia - biglietto da visita multimediale
della band. Occhio, i ragazzi fanno sul serio…
Claudia Schiavone
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SWINGIN’ THING
"Keep
On Swingin'"
Suncity Records -2006
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Per parlare di questo cd devo assolutamente
partire da lontano, per l’esattezza da un caldo
settembre del 1993 in quel di Los Angeles, California,
e più precisamente da una incredibile serata
al Roxy per il concerto dei The Things,
nuova fiammante promessa del glam-street losangelino
che proprio in quella occasione festeggiava il deal
con la Hollywood Records.
Ricordo come fosse ieri il concerto strepitoso di
una band che univa la carica perversa dello sleazy
con l’aggressività del punk rock, raggiunta
sul palco nei bis da un certo Steve Jones
di sexpistoliana memoria... una band che stava mutando
la propria pelle da classica glam-sleazy band a qualcosa
di più personale e in un certo senso “moderno”,
volendo fare dei paragoni al stessa cosa che fecero
poco dopo gli Shake the Faith.
Il loro cd rimase sulla mia lista della
spesa per parecchio tempo perché la Hollywood
Records si rifiutò di pubblicare il cd probabilmente
non capendolo (stessa cosa che capitò anche
ai già citati Shake The Faith)
e non capendo soprattutto di avere a che fare con
una band avanti nel tempo.
Sei anni dopo uscì per una piccola etichetta,
la Bombastic Plastic, divenendo subito oggetto di
culto e ricerca spasmodica da parte di tutti i glam-rockers
del globo, raggiungendo in pochissimo tempo lo status
di mega-rarità, tuttora presente su E-bay a
prezzi da capogiro.
Tutto questo preambolo per constatare come effettivamente
l’avvento del grunge e delle camicie di flanella
fece strage di ottime bands, e come al giorno d’oggi
ci sia ancora qualcuno che ritiene quel periodo come
il migliore in assoluto per un certo tipo di sonorità.
E’ con immenso piacere allora
che accogliamo la pubblicazione di questo cd da parte
della Suncity Records, coraggiosa etichetta australiana
che si dedica anima e corpo al recupero di perle andate
perdute o rimaste chiuse in un cassetto.
“Keep on Swingin” è una
raccolta di brani che contempla soprattutto la prima
parte di carriera di Paul E. Bardot e soci, quella
più sfacciatamente glam e rappresentata alla
grande da perle del calibro di “Hazy, Lazy,
Crazy Days of Summer”, “Coconut Cream”
e dalla poisoniana “Cowboy on the Run”.
La parte dedicata alle bonus tracks è invece
orientata verso la seconda parte di carriera, con
le sonorità che si inaspriscono e che ci regalano
chicche come “Generation” e “ Sugar
Shock”, veri manifesti di un era che contemplava
il divertimento come ragione di vita..
Disco da non perdere per tutti gli amanti di Poison,
Faster Pussycat, Tuff
e del party-rock in genere, qui c’è un
pezzettino di piccola grande storia della nostra musica.
Federico Martinelli
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LIBERTY N' JUSTICE
"Soundtrack
Of A Soul"
LNJ Records/ MTM 2006
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Nuovo capitolo del progetto LIBERTY
N' JUSTICE nato nel 1991 da un'idea di Justin Murr
e Patrick Marchand che nel 2004 con l'album "Welcome
to the Revolution" aveva reclutato diversi
nomi celebri come Lou Gramm, Michael
Sweet, ecc... per interpretare i pezzi della
band. Il successo di quell'operazione continua con
questo "Soundtrack Of A Soul",
un disco che ha come filo conduttore il rock cristiano
e che per l'occasione vanta la presenza di numerose
star del panorama hard rock: Ez Gomer (JET CIRCUS),
Sebastian Bach, Russell Arcara (PROPHET, ARCARA),
Jamie Rowe (GUARDIAN, ADRIANGALE), Dale & Troy
Thompson (BRIDE), Oni Logan (LYNCH MOB), Scott Wenzel
(WHITE CROSS), Tony Harnell (TNT), Pete Loran (TRIXTER),
Stephen Pearcy (RATT), Joe Cerisano (SILVER CONDOR),
Ted Poley (DANGER DANGER), Phil Naro (TALAS), Mike
Lee (BARREN CROSS), Mikkey Dee (MOTORHEAD), Tim Gaines
(STRYPER), Keri Kelli, Tommy Denander (RADIOACTIVE),
Harry Hess (HAREM SCAREM), John "JD" DeServio
(BLACK LABEL SOCIETY), ecc...
L'album si muove su sonorità
hard rock dai suoni moderni, e ho individuato le migliori
tracce nell'opener "Kings of Hollywood"
intepretata da Ez Gomer (Jet Circus),
nel melodic rock di "State of Grace" (Russell
Arcara dei Surgin, Prophet, Arcara), in "Show
Me the Way" (Oni Logan dei Lynch
Mob), in "Flinch" (Tony Harnell
dei TNT), "Killer Grin" (Stephen
Pearcy) e soprattutto in "Thy Will Be
Done" con il duo Mark Slaughter
e Pete Loran (Trixter).
Oltre un ora di buona musica facilmente apprezzabile
da chi segue queste sonorità.
Moreno Lissoni
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FATE
"V"
MTM - 2006
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Quinto lavoro discografico per la band
danese che ha cambiato diverse line up lungo tutti
questi anni di attività. Alla voce ritroviamo
Per Johannson (già presente nel precedente
"Scratch N Sniff"), Søren Hoff alle
chitarre, Micke Kvist alla batteria e Peter Steincke
al basso. Hard Rock classico, suoni molto carichi
e presenti, buoni spunti compositivi, ottimi chorus
nelle parti che contano e produzione di alto livello.
Tra le tracce che meritano sicuramente
evidenza l’open track "Butterfly"
(carica e melodica al punto giusto), "Burned
Child" (d’effetto e coinvolgimento assicurato),
"I’ll Get By" (classica Fate song
D.o.c.).
Album molto gradevole con evoluzioni compositive che
dimostrano un continuo tentativo di ricerca e spunti
compositivi. Melodia mista a potenza per un connubio
di suoni e armonie vincenti e dirette.
Mauro Guarnieri
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FATAL FORCE
"Fatal
Force"
MTM - 2006
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Quasi 50 minuti di melodic Hard Rock
nord europeo che a tratti ricorda alcune produzioni
di Jorn Lande e alcuni spunti alla
Malmsteen. Prodotto dal chitarrista,
bassista e tastierista nonchè autore delle
musiche Torben Enevoldsen, vede autore dei testi e
alla voce Mats Levin (Malmsteen,
At Vance, Treat…) e alla batteria un potente
Daniel Flores.
Album molto curato nella parte dei
suoni carichi, potenti e definiti, voce impeccabile
in tutte le tracks rendono l’ascoltatore parte
integrante del progetto che già dopo un paio
di ascolti fa risultare familiari tutte le canzoni.
In particolare la prima "Caveman" (potente
e carica di melodia), "Far Away" (bel ritornello
e un piuttosto cupa nelle atmosfere), "Eye To
Eye" (grande interpretazione di Levin e la migliore
dell’album).
Progetto decisamente maturo e ben prodotto che grazie
al valore aggiunto di una ottima interpretazione vocale
riesce a valorizzare a pieno delle buone songs e delle
buone idee compositive.
Mauro Guarnieri
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THE SPACE COWBOYS
"Dead
end streets & devil’s night"
Bad Reputation –
2006
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Ah ecco, mi pareva. Sono svedesi.
C’era qualcosa che mi puzzava…qualcosa
di particolarmente attraente nel sound di questi cowboys
spaziali. Sarò noiosa, ma ultimamente la cara
penisola nordica sforna gruppi a raffica, uno più
bello dell’altro. Svedesi si diceva, arrivano
da Göteborg questi 4 ragazzi incazzatissimi,
che hanno ereditato alla grande tutta la grinta degli
zii Ramones e Stooges
e attingono a piene mani dai santi insegnamenti dei
Dead Boys, alla faccia di chi sostiene
che i ’70 sono andati.
Sono dieci anni che i The Space Cowboys
cercano di infestare il mondo con il loro punk rock
marcio e sudato, ma è solo nel 2002 che esce
il loro primo full length; “Dead and streets
& devil’s night” vede la luce a 3
anni buoni di distanza e in esso si concentra quel
suono ruvido e grossolano tipico del punk che si adatta
perfettamente a chi non ha altre pretese se non quelle
di fare un gran casino e divertirsi fino allo sfinimento.
I brani scorrono via veloci come missili,
senza lasciare il tempo di prendere fiato, con i loro
riff coinvolgenti e ruffiani quanto basta. Provare
“Damnation high”, “Nothing so right”
(caratterizzata da un cantato ancora più sporco),
la title-track “Dead end streets” e “It’s
about time” per credere. Ma sarebbero da citare
tutti i brani. Per certi versi ricordano gli Hellacopters
degli esordi. E speriamo che il paragone
porti bene. Ottimi.
Claudia Schiavone
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KICK 'N SCREAM
"Demo"
Self Produced - 2005
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Una modesta prova ci viene offerta
dai rocker inglesi Kick 'n Scream, gruppo nato nel
1999 dalle ceneri dei thrash metallers Schwarzwind,
e ora fuori con questo demo di 4 tracce che il mio
lettore stereo fa una fatica boia a leggere per via
della fotocopia incollata sopra al CD... ma vabbè...
Song mediocri e abbastanza scontate
quelle create dal vocalist Gabz, dai chitarristi Six
String Shredda/PP Piso e dal batterista Chang, un
glam metallozzo di stampo ottantiano che non brilla
proprio per originalità anche se si fa apprezzare
per qualche arrangiamento e qualche coro ben riuscito
come nel caso di "Steamroller" o "Shallow
Grave".
Per il resto si abusa di clichè e la ballad
"The Final Breath" ne è un chiaro
esempio, il mix poi non aiuta certo ad apprezzare
le song che, forse, con una resa sonora decente, avrebbero
fatto cambiare opinione al sottoscritto.
Moreno Lissoni
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by Slam! Production® 2001/2007
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