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www.live-indies.com/savoy.html

 

THE SAVOY TRUFFLE
"Roadhouse Boogie"
Bic Stone - 2004

Dopo averli presentati con l'album "Take To The Sky And Fly" nella sezione New Bandz ritornano a farsi sentire Monji Kadowaki (voce), Toshihiro Sumitomo (chitarra), Yoshihiro Ogasahara (basso), Taizo Takafuji (batteria) e Taro Takagi (percussioni) con 9 nuove composizioni (tra cui la cover di "Chevrolet" che se non sbaglio fa parte del repertorio dei Foghat).
Il quintetto giapponese riesce ancora a sorprendermi e non cambierei di una virgola quando di buono detto in passato ed è un piacere sentir passare il loro southern rock settantiano nelle casse dello stereo, verrebbe persino difficile immaginare che arrivino dal sol levante perchè la loro musica ha radici salde nel sud degli States, basti ascoltare l'apripista "Out In the Rain" dove la chitarra di Sunitomo e la voce di Kadowaki hanno ben poco a che fare con manga o kimono, ma sembrano figli illegettimi dei grandi padri del rock a stelle e strisce.

Molto più in evidenza il lavoro alle percussioni di Takagi, soprattutto in "Lowdown Blues" e "Don't Beat Around The Bush", mentre il primo lento, "Until You Can Feel It" è il classico pezzo ricco di pathos con atmosfere - concedetemi il termine - malinconic-southern così come "Too Real To Feel" dalle stesse coordinate sonore.
In conclusione troviamo il bluesaccio sudista di "Bring You Down" e "Give It One Good Try", altro brano lento del CD, che contribuiscono ad impreziosire la prova di questi Savoy Truffle che dovremmo vedere in Europa per una serie di show il prossimo autunno.
Moreno Lissoni

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www.billybutcher.com

 

BILLY BUTCHER
"Penny Dreadful"
OutLaw Recordings - 2004

La Outlaw Entertainment mi ha sempre colpito per il modo in cui propone le sue band: mini cartelletta pieghevole nera con fiamme arancio e logo, fuori... biografia, foto e cd all'interno tutto in stile Jack Daniels design... Solo per questo si dovrebbero prendere un 6 politico per ogni disco che stampano, ma sappiamo benissimo che alla fine quello che conta è la musica e questa volta è il turno dei Billy Butcher, o meglio Pete Parker (ex chitarrista dei Pretty Boy Floyd canadesi) che, coadiuvato da Rick Thulin (basso) e Rick Fedyk (batteria) ci sbatte in fronte questo rozzo "Penny Dreadful", un album di viscerale hard rock bluesy come se in unico pentolone si mischiassero dosi di AC/DC, GEORGE THOROGOOD, ROSE TATTOO, GEORGIA SATELLITES e ZZ TOP.

Già dalle prime note dell'iniziale "Stateside Walkin' Shoes" si inizia a sentire il profumo di Harley Davidson e locali fumosi, di belle donne e brutta gente, di stivali pitonati e birra fresca, perchè il bluesy hard rock sudista che scaturisce da questa canzone è davvero di ottima fattura, così come la successiva "Sally Suicide Slide", massiccio rock'n'roll che si ficca subito in testa. La zozza "Cocaine Blues" ci porta alla THOROGOOD-iana "Draw Dead" ed inevitabilmente nel mio cervello compaiono le immagine della pubblicità della Bud e mi fa quasi sorridere vedere il nostro Pete Parker che fino a l'altro ieri era impresso nella mia mente truccato e cotonato, mentre ora è vestito solo di tatuaggi, canottiera del nonno e cappellino a coprire la rasata... detto questo posso solo dire che preferisco di gran lunga questo suo progetto a quel "Bullets and Lipstik" che già ai tempi faceva fatica ad emergere.
Spero di essere riuscito ad inquadrarvi questi BILLY BUTCHER, quindi se è un genere che apprezzate fate un giro su www.outlawrecordings.com.
Moreno Lissoni

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renegadeplayboys.co.uk

 

RENEGADE PLAYBOYS
"EP"
Self Produced - 2004

La prima volta che sentii parlare di loro fu in occasione del tour britannico di Pretty Boy Floyd e L.A. Guns, quando Crazy Davey, Dave Van Winkler, Ade, Sebz e K-M vennero chiamati per supportare i due act californiani. Passa un pò di tempo ed ecco che nella mia casella postale trovo questo loro Ep di 4 pezzi e una bio che inizia con un'eloquente frase di Justin Hawkins: "...If we are AC/DC and Queen, then the Playboys are Bon Jovi and Van Halen!"... bah, come proporzione non è male, ma i nostri bei 5 inglesini sono parecchio lontani dalle band a cui il cantante dei Darkness gli ha paragonati perchè il loro hard rock melodico non dice niente di nuovo di quanto sia già stato proposto da migliaia di gruppi dagli 80's ad oggi.

La JOURNEY-iana "Looking For An Angel" apre i battenti, registrazione scadente e voce non sempre melodica, mentre il pezzo è un classico del repertorio della scuola melodic rock. Pezzi triti e ritriti come la power ballad aor "100 Miles" o il rockaccio di "Rain Song". L'arpeggio iniziale di "Before the Song is Over" sembra essere stato rubato a qualche gruppo hair metal... purtroppo fantasia zero in questo mini CD, speriamo che tirino fuori un pò di personalità perchè di un'altro gruppo così la scena rock non credo ne abbia bisogno.
Moreno Lissoni

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www.khigh.com

 

KHIGH
"Wise Hedonist"
Self Produced - 2004

I Khigh (pronunciato chei-hai) ci spediscono direttamente dalla California questo 5-tracks promo che precede l'imminente uscita del full-lenght su Powerplay Records.La band, guidata dal chitarrista/cantante Kris, nasce alla fine del 2002 tra Europa e Stati Uniti ed il promo in nostro possesso fonde in una miscela interessante e ben dosata le culture musicali di entrambi i continenti. Non facciamoci infatti ingannare dalla provenienza "Losangelina" della band: nella musica dei KHIGH non trovano spazio sonorità street-glam, bensì un buon concentrato di riff metallici, vocals taglienti e melodie rockeggianti "spruzzate" qua e la, che rende la band interessante ed in un certo senso innovativa.
Soprattutto la prima traccia "Change", ma anche le successive "Too late" e "Lullaby for mankind", sono un ottimo esempio di questo mix, con una base ritmica che pesca a piene mani dal thrash di metà 80, melodie bluesy e un ottimi solo.

Kris si dimostra un chitarrista eclettico e preparato, che piu' di una volta mi ha ricordato, con le dovute proporzioni, il Marty Friedman di "Rust in Peace". La voce e' ancora un po' immatura e dovrebbe acquisire quella personalità che farebbe fare il salto di qualità al lavoro, ma la timbrica alta e tagliente di Kris mostra degli ampi margini di miglioramento, mentre dal punto di vista melodico si possono ascoltare dei forti richiami anche ai lavori "Priestiani" legati ai '70s.
Nella bio il gruppo dichiara anche le proprie influenze elettroniche e latine, riproposte rispettivamente in "Dream awake" e "Latin truths", anche se mi semrano dei richiami forzati, soprattutto per quanto riguarda la seconda traccia, che presenta anche un duetto vocale tra Kris ed una non ben nota cantante; su queste ultime influenze, mi permetterei di consigliare alla band di proseguire sulla strada intrapresa nei primi tre pezzi che risultano sicuramente piu' incisivi e spontanei.
In ogni caso attendiamo la prima uscita discografica dei KHIGH, una band valida e di spessore, con una buona dose di innovazione e che ha buone chances di farsi apprezzare dal mercato europeo.
Paolo Pirola

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www.britneyskrack.com

 

BRITNEY'S KRACK
"Back In Krack"
Self Produced - 2004

La proposta di questi 4 ragazzacci canadesi mi lascia alquanto perplessocome si può intuire dal titolo dell'album e dal nome della band, la proposta di questo combo d' oltreoceano e' una rivisitazione in chiave punk-rock di hits pop piu' o meno famose.
Dal punto di vista musicale non c'e' un gran che da dire, infatti mi sembra un po' superficiale l'arrangiamento dei brani proposti, limitato ad una velocizzazione di basso e batteria, con un bel giro al "gain" della distorsione e delle vocals punkeggianti.

In sequenza troviamo: "Livin la vida loca" (R. Martin), "Genie in a bottle" (C. Aguilera), "Hoops I did it again" (B. Spears), "Wish you were here" (P. Floid) e "Hero" (E. Iglesias).
I B.C. sono principalmente una fun band, probabilmente efficace dal vivo e fara' pur saltare piu' di una persona nei rustici locali canadesi di Burlington, ma "discograficamente" non vedo la necessita' di una band del genere. Attendiamo magari un promo con pezzi propri, anche perche' i ragazzi sembrano rodati.Sara' per la prossima...
Paolo Pirola

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www.mennen.net

 

MENNEN
“Mennen”
T&T Records 1994 / Snakebites Records 2003
”Back to the real world”
Red Sea Records 1996 / Snakebites Records 2004
“Age of fools”
Red Sea Records 1998 / Snakebites Records 2004

MENNEN” - L’album d’esordio per la rivincita commerciale di Joss Mennen (ex frontman degli ZINATRA/ndr) giunge nel 1994, dopo due anni spesi a cercare un nuovo contratto ed una nuova band. Trovati i giusti agganci mette in piedi il suo come-back con i musicisti P.P. (ch), il bassista Frenk Aendenroomer (!!), l’altra sei corde firmata da Eric Van De Kerkhof e Fonny Janssen alle pelli.

Ripulite le immagine troppo pompose del suo passato, Joss cerca di improntarsi con questo debutto semi-solista, ad un sound più corposo e decisamente più metal-oriented rispetto ai canoni seguti sino a poco tempo prima. E’ così che tra riffoni veloci, bassi roboanti e batterie dirompenti, i MENNEN sfoderano un power hard rock di classe, fedele successore di certe sonorità targate MAD MAX, anche se mai all’altezza di quanto ci aspetteremmo dopo il successo mondiale de “The Great Escape” firmato Zinatra. La scelta stilistica guida dunque l’album su coordinate ben precise, forza, determinazione e tenacia nel perseguire temi e sonorità più care ai rockers dei primi anni novanta, coprendoli con brani decisi come “Killerdog” (quasi al pari di certe cose fatte dai JUDAS PRIEST/ndr), “Moving On” orientata verso classici riffoni alla VICTORY (epoca Garcia/ndr) e l’ultima scatenante “Rock n roll Over”. Attendiamo fiduciosi la ballad classica ma pare non arrivi tanto facilmente… i primi accordi acustici di “Outsiders of the storm” fanno sperare in bene ma poco dopo l’ingresso devastante della chitarra elettrica (in stile VENGEANCE/ndr) fa capire che dobbiamo passare oltre. Alla settima traccia c’è finalmente la power ballad che mi attendevo da un gruppo del genere: “House for sale”. Le chitarre melense e pulite introducono la voce di Joss che pare copiare l’ugola del più abile Freddy Mercury… ma l’atmosfera si perde un po’ nella noia di fondo. Nonostante la ricerca maniacale di ingressi puliti e ritmiche abbastanza mediocri riducono la ballad in un brano troppo scialbo.

L’impressione di insipidità scorre per la quasi totalità della durata (circa 79 minuti/ndr) sebbene si senta lo sforzo di mantenere intatto e sempre alto il morale degli ascoltatori.
Sicuramente non imperdibile è comunque discreto e rimane a mio avviso un toccasana per chi da tempo non ha più per le mani un Cd che propone riffoni di chitarra semplici ma devastanti come solo anni fa sapevano fare!

BACK TO THE REAL WORLD” – Il tiepido benvenuto ricevuto dai vecchi fans degli Zinatra non toglie comunque la possibilità di rifarsi commercialmente e grazie a Mark Anthony i Mennen tornano in studio e firmano un contratto per altri due dischi.
Come si evince dal titolo il “ritorno al mondo reale” comporta ovviamente dei cambi stilistici, dettati dalla legge del mercato e dalla confusione che perdura negli anni bui della metà dei novanta.
Esce così un disco formato da 13 tracce, curato in malo modo, dalla grafica al sound, i Mennen risentono dei tempi duri e la loro carica espressa nell’album precedente viene tradotta essenzialmente con un indurimento generale degli strumenti non portando però alcunché a ciò già espresso da altre mille bands dell’epoca. Anche i testi risentono di un radicale cambiamento avvicinandosi a temi più importanti, più negativi e, ahimè, più “reali”. Tre brani danno un senso legato al primo disco d’esordio e alle sonorità effettivamente ricercate dai vecchi acquirenti e fans: “Circe of life” con il suo bell’incedere diretto, “Somewhere in time” esaltato da una strofa ricercata e da un riffing più virtuoso e “Slaves of lust” che è targata anni ottanta dall’inizio alla fine dando la sensazione di ascoltare i LETTER X.
Un capitolo che non soddisfa in pieno le aspettative e le vendite dell’epoca lo dimostrano ampiamente. I Mennen dopo un breve tour asiatico si riprendono e si rimettono in studio ma due componenti lasciano la band per incompatibilità generale.

AGE OF FOOLS” – I due nuovi membri della band di Joss, il giovane guitar player Hille (che prende il posto del co-fondatore P.P./ndr) e il nuovo bassista Alex Jansen donano nuova linfa vitale al combo olandese creando atmosfere nuovamente differenti dai capitoli discografici precedenti.
I brani presenti cercano in qualche modo di mettere d’accordo un po’ tutti e mischiando momenti intimisti con heavy tracks, funk moderno con hard rock e via discorrendo, la band cerca di aprirsi su nuove strade, perdendo a mio avviso il giusto peso ed il filo conduttore dell’intero disco.
La produzione è debole e in alcuni tratti si sente la mancanza di una major alle spalle e anche l’apporto di nuovi compositori esterni alla band finiscono più per dare il colpo di grazia al gruppo che non a risollevarne le sorti.
Grafica scadente, look orrendo, testi improntati su tematiche estroverse, poca credibilità e un rinnovato indurimento della band fanno cadere nel baratro il progetto Mennen che riaprirà i battenti solo qualche anno dopo con la stesura di nuovi brani (già recensito sulle ns pagine/ndr) e portando sul mercato l’album modernista “Freakazoid” (2004).

Il lancio del nuovo disco ha convinto l’etichetta ad investire sul ripescaggio di questi tre albums più quelli degli Zinatra nel tentativo di rilanciare l’immagine di Joss.
Credo che nonostante l’idea sia ammirabile i tempi invece siano tiranni e in un mondo dove i soldi sono sempre più difficili da guadagnare, l’uscita contemporanea di cinque Cd commemorativi portano solo confusione e poca credibilità.
I MENNEN vi invitano quindi a correre nei negozi e a far salire il loro conto corrente esasperato da tutti questi flop presi negli ultimi nove anni. Prima dell’acquisto vi consiglio vivamente l’ascolto.
Marco Paracchini

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www.edgeofforever.it

 

EDGE OF FOREVER
"Feeding the Fire"
MTM Music / Frontiers Records - 2004

Quando una mia collega mi ha fatto il nome degli E.O.F. non avevo esattamente idea di chi fossero e cosa suonassero. Contattati, mi hanno subito mandato una copia promozionale del loro cd.
Lì ho capito che avevo inteso male e, dal demo che m’attendevo, mi è giunta invece una luccicante copia di un bel disco di hard rock sorretto niente meno che dall’ottima MTM. Alla faccia!
Resomi conto della gaffe che ho fatto quando ho contattato il tastierista (e se non vado errato, fondatore della band! ndr) cercherò ora di evitare altre figuracce.

Bando alle ciance, questo album è Hard Rock legato alla decade degli anni ottanta e se ne percepisce il profumo, non solo dai riff di chitarra e tastiera che invadono il Cd ma anche dal video-clip in bonus molto in sintonia con quanto fatto da band illustri anni or sono.
Alessandro DelVecchio è l’autore dei “tasti d’avorio” (in passato collaboratore di Tony Franklin, Time Machine e Glenn Hughes/ndr), Christian Grillo alle quattro corde, Francesco Jovino alle pelli e, alla chitarra (e ai testi/ndr) Matteo Carnio, talentuoso guitar palyer che, in alcuni tratti, ricorda John Sykes e anche Yngwie Malmsteen.
La prima band Italiana messa sul mercato dalla MTM non poteva che sfondare i muri con un vocalist d’eccezione, Bob Harris, ex frontman degli AXE, coadiuvato alle backing vocals dal mitico e sempre in forma Jeff Scott Soto.

Nei dieci brani presenti mi sento in dovere di selezionare tre brani che a mio avviso, fossero comparsi su un album del genere quindici anni fa, avrebbero sicuramente scalato le classifiche anglosassoni: “Prisoner” , terza traccia del Cd, mi ha conquistato con il suo incedere metallico, diretto e compatto, con delle linee vocali di tutto rispetto, dove si sente un grande duetto tra Scott Soto e Harris. “The road we walked on” semplicemente splendida in ogni aspetto… una power ballad come non se ne sentivano da tempo, entusiasmante con un chorus d’effetto e sicuramente la mia canzone preferita di questa estate. La successiva “Dance into the fire” è forse la canzone più in sintonia con gli anni ottanta. La strofa e i bridge mi riportano in mente i VICTORY sebbene la voce calda e suadente di Harris mette tutto sotto una luce molto melodica.

In attesa di vederli sia dal vivo che con un nuovo album dinamico e ben prodotto come questo, non posso fare altro che augurar loro una promettente carriera…aggiungo inoltre una nota polemica… era ora che si accorgessero che anche gli Italiani sapessero suonare questo fottuto genere! Rock On!
Marco Paracchini

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www.boozed-rocks.com

 

BOOZED
"Seizin' the Day"
Kamikaze Records - 2003

Se questi 5 ragazzi poco più che maggiorenni già sfornano un cd di questo livello, allora non oso pensare cosa possano fare tra qualche anno, perchè le 10 canzoni contenute in questo "Seizin' the Day" sono davvero un bel calcio nel culo. Nessuna concessione a modernità di sorta, ma solo del grezzo e tritasassi rock'n'roll che si rivolge unicamente ai fan di NASHVILE PUSSY, GLUECIFER (con cui hanno suonato anche di supporto) e a chi è cresciuto con i dischi di ROSE TATTOO, AC/DC e MOTORHEAD.

Provate ad ascoltare "Drunk'n'Dangeorus" e vedrete che mi darete ragione, questi 5 giovanissimi crucchi ci sanno davvero fare e pur non inventando niente di nuovo sono riusciti a produrre un album con i controcazzi facendo impallidire chi, questo genere lo suona da anni. "You Gotta Go", "Gun Boy", "Pavement Party", "Wash It Away" sono tutti pezzi con grandi riffoni di chitarra e una sezione ritmica che scuoterebbe anche i sassi, il tutto reso abrasivo dalla voce di MaK.
Giovani, bei pezzi, un bel sito, un booklet curato... il futuro è loro!
Moreno Lissoni

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www.smalljackets.com

 

SMALL JACKETS
"Play At High Level"
GoDown Records - 2004

Grazie alla Godown Records ho l'opportunità di sentire il disco degli italianissimi Small Jackets nati nel 2000 dall'ex batterista di Paul Chain, Danny Savanas, da Lu Silver, David Piatto (ex Rebels Without a Cause) e Nick Pucci, sostituito in seguito da Roby Nobody.
"Play At High Level" è il loro Cd di debutto che pesca direttamente dal repertorio MC5, Who e Stooges, ma con una vena decisamente più hard rock'n'roll, come se i fratelli Robinson jammassero con i D4. Sentitevi la scuotichiappe "Raunch'n'Roll" e vedrete che il vostro sederino inizierà a scodinzolare come in cagnolino in calore, stesso discorso per la seguente "Tell Me Baby" (una delle mie preferite) con la chitarra di Piatto sugli scudi. L'ottima produzione continua a farsi sentire anche nelle successive "No More Time", in "Jones Comin' Down" (pescata dal repertorio Rebels Without a Cause), nella lenta "If You Stay" e nella settantiana "Let's Start Playing".
Che altro dire... sono bravi, sentiremo sicuramente ancora parlare di loro quindi, comprate il loro CD, mettetelo nel vostro lettore e... alzate il volume del vostro stereo!
Moreno Lissoni

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www.ojm.it

 

OJM
"The Light Album"
GoDown Records - 2004

Insieme agli SmallJackets la Godown Records ha pubblicato il terzo album di questo quartetto della provincia di Treviso che lascia un pò da parte la psichedelia e lo stoner del passato per sonorità più vicine al garage rock 'n'roll. Dalla loro biografia scopriamo che gli OJM nascono nel maggio 1997 creando un sound che deriva dai Blue Cheer, Black Sabbath, MC5 e GRAN FUNK e che hanno all'attivo un Cd dal titolo "Extended Playing" uscito nel 2001, "Heavy" prodotto da PAUL CHAIN e più di 200 concerti in tutta la penisola dove hanno diviso il palco con Marlene Kuntz, Hardcore Superstar, Nebula, Tre Allegri Ragazzi Morti, Bluvertigo, Fleshtones, One Dimensional Man ecc.
Il ritornello di "Break It All" si stampa subito in testa, ma tutto il cd ha un grande potenziale e composizioni di tutto rispetto come "My Enemy", "Strange Time", "I'm Damn" e "Desert". Date un'occhiata al sito della loro etichetta o contattateli direttamente: www.godownrecords.com.
Moreno Lissoni

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www.bullseyedirt.tk

 

BULLSEYE DIRT
"Diamonds and gold"
Self Produced - 2003

Riecco la band di Linus, Martin Sweet, Tobbe e Adde (ma si chiamamno tutti così i batteristi in Svezia?!) con il loro scan rock e quattro nuovi pezzi che si vanno ad aggiungere al precedente 7" del 2002 e al'ep "Legend". Stilisticamente si continua a percorrere le sonorità che hanno dettato i ritmi delle loro vecchie canzoni, "Far From Home" è una sorta di Hellacopter meets Plan 9, mentre risulta molto interessante e diretta la traccia numero 2, "Hey Girl", con corettone da stadio e sonorità all'Hardcore Superstar.
"When Night Turns To Dawn" è ancora puro scan rock'n'roll che potrà sicuramente fare la felicità degli estimatori del genere, così come la più tranquilla "Diamonds And Gold".
Moreno Lissoni

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www.switchblade.dk

 

SWITCHBLADE
"Switchblade Serenade"
Perris Records - 2004

Avevamo avuto modo di parlare lo scorso anno del progetto musicale dell'ex giornalista di Metal Forces Ken Anthony, che dopo il demo di 7 pezzi uscito nel 2003 e ottenuto un contratto con la Perris Records torna con il suo rozzo rock'n'roll e un album dal titolo "Switchblade Serenade". Poche balle, qui ci sono 11 pezzi di incontaminato biker-sleazy-street, quello per intenderci che proponevano gruppi come Four Horsemen, Little Caesar e Junkyard.
Del demo Cd vengono ripresi tutti i pezzi come "Back Up", "Hate U", "Live it Up", "Smokin' Stacks", "Fade" e "Hot Rockin" che per il commento vi rimando alla vecchia recensione apparsa nella sezione New Bandz.

Tra le nuove composizioni troviamo l'opener "Pumping Beat", song sorretta dalla chitarra di Thomas Lock e dalla voce corrosiva di Ken Anthony; "Sentenced", è forse una dei pezzi che mi piacciono di meno di questo lavoro; "Tattoed" è ancora del sano e zozzo street rock, mentre "Down N Dirty" è un mix tra la band di Ron Young e i Dirty Looks.
Un album gradevole, che 15 anni fa non se lo sarebbe cagato nessuno, ma in questo periodo di carenza di street rock band riesce in parte a colmare certi vuoti lasciati dalle band sopracitate.
Moreno Lissoni

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www.towerrocks.com

 

TOWER
"Turn The Page"
Front Row Seat - 2003

"Turn the Page" è il debut album della band losangelina TOWER capitanata dal dotatissimo vocalist Jerry Gabriel (già alla voce coi JOSHUA PERAHIA in "Something to Say" nel 2001) il quale potrebbe benissimo tirarsela molto di più vista la voce da prog metaller che si ritrova. Viene qui usata con più parsimoniosa modestia avvicinandosi così alle calde tonalità di Mr. Coverdale e Geoff Tate. A completare il quadretto ci pensano i due affiatatissimi guitarists Mike Robson e Chris Tanaka, Don Ghio alle percussioni e Lance Crane alla batteria (sostituito infimamente con una drum looping machine in alcuni pezzi-che bisogno c'era perdio??!-). Aggiungiamoci ben tre coriste ai backing vocals e il mix è fatto. Le canzoni attraversano gli stili più variegati, con strizzatine d'occhio al funky ("Take it or leave it""), al prog ("Doesn' t really matter") e al blues... sempre mantenendo la linea rock melodica ben in vista.

Il cd si apre con l'incisività di "I' d give you my life" per passare al bel mid-tempo di "Say a prayer" attraversando due toccanti ballads quali "Rain" che mi rimanda al Richie Sambora di "Undiscovered Soul" e "My heartache ways", mentre "Love is not a sin" è un classico rockettone melodico. Le sonorità cupissime di "I wanna know why" me la fanno comunque apprezzare, ma l'unica song realmente poco digeribile è "Can't you see" partorita probabilemente durante un'indigestione di generi musicali troppo diversi tra loro.
Strano, ma nonostante mi pare di non averne parlato male, ammetto che il cd scivola via come olio sull'acqua non lasciandomi proprio nulla a livello emotivo quasi fosse messo giù a tavolino. Risultato finale: noiosetto ergo rimandato a data da destinarsi!
Michy "Uzy"

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SHADY LADY
"5 Tracks Promo"
Self Produced - 2004

Oh happy days, oh happy days, yeah!! Da tempo non mi emozionavo così tanto per una recensione! Cioè non so se mi spiego, parlare con cognizione di causa -leggasi: ascoltando finalmente le canzoni- di un gruppo leggendario come gli Shady Lady fino a pochi giorni fa era più utopico di una folta capigliatura sulla testa di Bisio, cazzo qui si è fatta la storia del Glam Rock ragazzi!

Quando ne ho sentito parlare la prima volta nel libro “We’ve got the neutron bomb” quasi non credevo ai miei occhi: definiti come “The Band That Started It All” da Rodney Bingenheimer (mica cazzi, quest’uomo ha “inventato” e catalizzato a L.A. la scena Glam nei primi 70’s alla stregua di Malcolm McLaren con i Pistols, e chi non lo conosce vada allegramente a farsi fottere!!) e come dargli torto? Si sono formati a New York (eddovesennò!!) nel 1968, hanno proposto ad un giovanissimo Johnny Thunders di entrare come chitarrista nella band ma non se n’è fatto nulla perchè all’epoca il buon Giovannino era ancora impantanato col basso, si sono trasferiti a L.A. dove sono diventati una “leggenda urbana” influenzando l'’inimmaginabile: da Iggy Pop periodo Bowie allo stesso Duca Bianco (c’è chi sostiene che “Lady Stardust” fu ispirata da loro e non da Marc Bolan) anche se non lo ammetterà mai, passando per Silverhead ed altri “mostri sacri”, il batterista Billy McCartney entrò in seguito negli altrettanto leggendari Zolar X, diventandone il singer con lo pseudonimo di Zory Zenith.

I cinque brani del promo sono un anticipo gentilmente concessomi dal singer Stefen Shady del CD che vedrà la luce quest’anno con il titolo “Raving mad”, portando finalmente alla luce i master incisi nel 1971 per l’album che –porca Troia- non è mai uscito, e mi girano anche un po’ le palle a farvi nomi di altre bands per inquadrarli perchè loro sono stati i primi! Apre l’ottimo rock’n’roll “Night Witch”, indovinata jam tra Jerry Lee Lewis, Alice Cooper e Slade; “Circle Of Fools” inasprisce il suono sferzando sul proto-punk del “futuro” stile New York Dolls/Berlin Brats; “It’s No Crime” è crudo rock’n’roll stradaiolo quasi biker, un po’ Dolls ed un po’ Steppenwolf con lancinante gran finale di chitarra; “Spin This Disc” è puro Rolling Stones style, scatenato, veloce e dominato da fiati ed armonica; chiude la ballad “Stranger” che ricorda per melodia ed atmosfera malinconica “Drowning Sorrows” degli Hollywood Brats. Non vedo l’ora di entrare in possesso del full-lenght, must assoluto, stay tuned e non perdetelo!
Gaetano Fezza

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www.loveinjections.com

 

LOVE INJECTION
"V3 Streets To The Wild"
Self Produced - 2003

Gradito ritorno questo degli svedesi Love Injection che ci offrono su un vassoio d'argento 8 tracce (tra le quali 2 cover) di puro e sguaiato rock n'roll, quello che si è dimenicato Mr. Tyla, ma che fortunatamente continua a vivere con gli album degli inglesi Quireboys. Penso che per capire di cosa parlo basterebbe ascoltare l'opener "End Of The Line": il piedino incomincia a battere e pian pianino il vostro fondoschiena inizia ad oscillare a destra e sinistra come faceva ai bei tempi con i Dogs D'Amour... che altro aggiungere!??! ...canzone fichissima!
Non da meno la seguente "Don't Stop"... e chi se ne fotte se sembra plagiare la band di Jagger e Richards, questo è solo fottuto e sculettante rock'n'roll... ahhh che bello!!!

"Botton Of the Barrel" è uno scontro frontale tra gli Hanoi Rocks e Darrell Bath ed ecco che alla traccia numero 4 arriva la prima cover, "Putty (In Your Hands)" degli Yardbird che precede "Waiting For A Move" altro brano scuotichiappe. "Time's Up" riprende il discorso lasciato con "Don't Stop", mentre prima che l'album arrivi alla conclusione abbiamo il tempo di gustarci "Black Girl/White Girl" dei Lord Of New Church e "Don't Be Like Me" zeppa di chitarre acustiche alla Dogs D'Amour.
Miei cari loser se fossi in voi non mi lascerei scappare il cd di questo quartetto, perchè anche se non cambierà la storia della musica, riesce mille volte meglio a fare quello che la band di "Last bandit" è da anni non riesce a proporci!
Moreno Lissoni

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www.bullfrogband.net

 

BULLFROG
"The Road To Santiago"
Andromeda Relix - 2004

Non è da tutti avere come biglietto da visita una lettera di presentazione firmata da Gianni Della Cioppa (write di Psycho! e Classix e editore di Andromeda) e se il giornalista veneto si è 'scomodato' per questa band sicuramente ci sarà un motivo: questo disco è davvero bello!
Dopo il cd del 2001 "Flower on the Moon", per la veronese Andromeda Relix ritornano con questo "The Road To Santiago", e fa un pò impressione pensare che sia una produzione italiana, perchè l'hard rock blues proposto da Francesco Dalla Riva (basso, voce), Silvano Zago (chitarra, cori) e Michele Dalla Riva (batteria) ha il potere di portarci indietro nel tempo e rifarci assaporare le atmosfere Seventies nate con Free, Bad Company, e se vogliamo nel loro sound ci troviamo alcune dosi di Thin Lizzy, Led Zeppelin e dei più rexcenti Badlands.

Tra i 10 pezzi contenuti in questo album, abbiamo anche l'opportunità di gustarci la cover di "Walk Away" dei James Gang e tra gli ospiti illustri troviamo Fabio Brusin leader dei friulani W.I.N.D. in "Boz's Walk".
Si parte in quarta con la splendida "Sundance" con Zago e Dalla Riva a dettar legge, segue la title track caratterizzata dal lavoro ai cori. "Rain On Me" è un bel lento hard rock dall'impronta sudista mentre con "Kissin' Mary Lou" si riprende quota e poi via con "Morning Creeping", "Supersister", "Slow Botton" fino alla conclusiva "I'll Be Gone", lunga e sentita slow dedicata ad un'amico scomparso.
Nostalgici hard rocker, questo disco è fatto per voi!
Moreno Lissoni

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cowboyprostitutes.com

 

COWBOY PROSTITUTES
"Over The Top"
Self Produced - 2004

Intervistati lo scorso anno dopo il loro mini Cd di 3 pezzi ecco che ritorna la band capitanata dal nostro Luca Isabelle, veneto doc, ma con un passato musicale inglese e un presente... svedese! Rispetto ai 3 pezzi ascoltati in precedenza, i due che troviamo in questo mini cd sono una spanna più avanti e si ritorna ad esplorare territori prettamente stradaioli e un brano come "Over The Top" è davvero un calcio nei coglioni, un tirato streettone che non sentivo dai tempi del primo album dei JUNKYARD o dai DANGEROUS TOYS ("Hellacious Acres" era)... Pochi altri aggettivi per descriverlo se non: spacca il culo!

La seconda canzone proposta dalla band è la power ballad "Downtown" e sono ancora le band di David Roach e Jason McMaster ad influenzare la stesura del pezzo che cresce nel finale. A questo punto non vedo l'ora di ascoltarmi un intero CD di questo quartetto, perchè se le premesse sono queste, allora non faccio troppa fatica nel dire che sarà uno dei migliori album street usciti in questi anni!
Nell'attesa mi vado a riascoltare "Hollywood" e "Sticks & Stones"!
Moreno Lissoni

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www.thelastvegas.com

 

LAST VEGAS
"Lick ‘Em And Leave ‘Em"
Get Hip Records - 2004

Bizzarra storia ha questo CD, con un membro della band che mi chiedeva se il Cd mi fosse arrivato e alla quarta risposta negativa nel giro di tre mesi mi scrive l'etichetta della band al quanto stressata dal nostro musicista che mi invita a controllare la posta nei giorni successivi. E così, tra finte spedizioni o errori delle poste ecco che finalmente anche io mi posto gustare il comeback di questo gruppo di Chicago già recensito nella sezione NEW BANDZ all'epoca del primo album.

Il sound rispetto al passato prende una piega decisamente più rude e al passo con i tempi, al posto dei vari Aerosmith o ZZ Top, che avevano contraddistinto il sound del loro esordio, troviamo Stooges e Hellacopters. Anche se ormai il genere mi sembra iper inflazionato da band tutte uguali, la proposta dei Last Vegas riesce ugualmente a convincermi: chitarre taglienti, ritmiche serrate e alcuni picchi come "You Wanna Know How to Love Me", "Pullin' It Off", "Do Me" e "Hit The Bricks".
In definitiva un buon secondo album, che magari lascerà un pò delusi gli estimatori del primo lavoro, ma che sicuramente ne acquisterà degli altri.
Moreno Lissoni

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www.vivavertigo.com

 

VIVA VERTIGO
"Viva Viva"
Bad Afro Records - 2004

Dopo The Defectors e Silver ecco che l'etichetta danese Bad Afro si appresta a mettere sul mercato questi Viva Vertigo, band capitanata dal singer/songwriter Simon Beck ed aiutato dal bassista della Jeff Buckley Band, Mick Grondahl. Mi viene davvero difficile riuscire a catalogare questo "Viva Viva" e nonostante non sia un genere che seguo, questo lavoro è riuscito a lasciarmi piacevolmente colpito grazie sopratutto alle sue atmosfere 60's ed intimiste che hanno ben poco a che fare con la loro Copenhagen.

Si inizia con "Devilhead" e già dalle prime note inizierete a fare un passo indietro nel tempo così come nella title-track e in "Los Angeles", quest'ultima una dei miei pezzi preferiti dell'intero album. Tra le note di "Shangri-la" e "Jaguar Tornado" sento sussurare da mio padre a mia madre: "Mi piace questa canzone!" e credo che da quando sono nato sia la prima volta che esprima un giudizio positivo nei confronti della musica che ascolto perchè fino ad ora ero solito sentirmi dire "hai finito di far abbaiare lo stereo!?!??" (e non si riferiva ai Dogs D'Amour... battuta del cazzo, lo so!).
Il disco scorre via piacevolmente senza cali di tono ed è un piacere lavorare avendo come sottofondo canzoni tipo "Diamond Crush", "Satellite Song" o "Shade".
Moreno Lissoni

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www.myownrush.com

 

MY OWN RUSH
"All Of Your Whispers"
Self Produced - 2004

Nati dalle ceneri degli Holditon, Ke (drums, words), Edo (guitar, vocals) e Iumbe (bass, backup vocals) sono riusciti in brevissimo tempo a realizzare un mini CD con i controcoglioni ed influenzato dal punk rock californiano. Grafica curata, registrazione ottima, finalmente qualcuno che non lascia niente al caso e cerca di fare le cose nella maniera più professionale possibile e i risultati ci sono!

Le quattro canzoni non rivoluzioneranno il genere, ma di sicuro renderanno felici gli estimatori di gruppi come Ataris, Get Up Kids e Simple Plan perchè pezzi come "Speak Together" o "Atlantis Skies" sembrano arrivare direttamente da oltreoceano.
Da segnalare inoltre anche l'acustica "Chance" che insieme a "My Lies, Your Whispers" chiudono il poker di canzoni... che dire... Bravi!
Moreno Lissoni

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www.cherrypopz.tk

 

CHERRY POPZ
"Demo CD"
Self Produced - 2004

Altro gruppo svedese a riempire lo spazio Review di Slam! composto da Vikki Uvehammer (Lead Vocals, Guitar), Henke Boos (Bass, Vocals) e Markus Olsson (Drums) e fautore di un glam punkeggiante.
Purtroppo il CD che ho tra le mani presenta solo due brani, il primo, "8 Street Stogezz" mette insieme Hanoi Rocks e Trash Brats, si fa ben ascoltare, ma siamo ancora lontani dai livelli delle band sopracitate anche perchè la produzione non è delle migliori.

L'altro pezzo prende il nome di "Fake It No More", ma persino i CD degli Heart Throb Mob si sentivano meglio... il brano è abbastanza scontatuccio, per cui rimando questa band ad una registrazione più accettabile e a una manciata di song in più per giudicarli meglio.
Moreno Lissoni

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