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www.live-indies.com/savoy.html
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THE SAVOY TRUFFLE
"Roadhouse
Boogie"
Bic Stone - 2004
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Dopo averli presentati con l'album
"Take To The Sky And Fly" nella sezione
New
Bandz ritornano a farsi sentire Monji Kadowaki
(voce), Toshihiro Sumitomo (chitarra), Yoshihiro Ogasahara
(basso), Taizo Takafuji (batteria) e Taro Takagi (percussioni)
con 9 nuove composizioni (tra cui la cover di "Chevrolet"
che se non sbaglio fa parte del repertorio dei Foghat).
Il quintetto giapponese riesce ancora a sorprendermi
e non cambierei di una virgola quando di buono detto
in passato ed è un piacere sentir passare il
loro southern rock settantiano nelle casse dello stereo,
verrebbe persino difficile immaginare che arrivino
dal sol levante perchè la loro musica ha radici
salde nel sud degli States, basti ascoltare l'apripista
"Out In the Rain" dove la chitarra di Sunitomo
e la voce di Kadowaki hanno ben poco a che fare con
manga o kimono, ma sembrano figli illegettimi dei
grandi padri del rock a stelle e strisce.
Molto più in evidenza il lavoro
alle percussioni di Takagi, soprattutto in "Lowdown
Blues" e "Don't Beat Around The Bush",
mentre il primo lento, "Until You Can Feel It"
è il classico pezzo ricco di pathos con atmosfere
- concedetemi il termine - malinconic-southern così
come "Too Real To Feel" dalle stesse coordinate
sonore.
In conclusione troviamo il bluesaccio sudista di "Bring
You Down" e "Give It One Good Try",
altro brano lento del CD, che contribuiscono ad impreziosire
la prova di questi Savoy Truffle che dovremmo vedere
in Europa per una serie di show il prossimo autunno.
Moreno Lissoni
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www.billybutcher.com
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BILLY BUTCHER
"Penny
Dreadful"
OutLaw Recordings - 2004
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La Outlaw Entertainment mi ha sempre
colpito per il modo in cui propone le sue band: mini
cartelletta pieghevole nera con fiamme arancio e logo,
fuori... biografia, foto e cd all'interno tutto in
stile Jack Daniels design... Solo per questo si dovrebbero
prendere un 6 politico per ogni disco che stampano,
ma sappiamo benissimo che alla fine quello che conta
è la musica e questa volta è il turno
dei Billy Butcher, o meglio Pete Parker (ex chitarrista
dei Pretty Boy Floyd canadesi) che,
coadiuvato da Rick Thulin (basso) e Rick Fedyk (batteria)
ci sbatte in fronte questo rozzo "Penny Dreadful",
un album di viscerale hard rock bluesy come se in
unico pentolone si mischiassero dosi di AC/DC,
GEORGE THOROGOOD, ROSE TATTOO,
GEORGIA SATELLITES e ZZ TOP.
Già dalle prime note dell'iniziale
"Stateside Walkin' Shoes" si inizia a sentire
il profumo di Harley Davidson e locali fumosi, di
belle donne e brutta gente, di stivali pitonati e
birra fresca, perchè il bluesy hard rock sudista
che scaturisce da questa canzone è davvero
di ottima fattura, così come la successiva
"Sally Suicide Slide", massiccio rock'n'roll
che si ficca subito in testa. La zozza "Cocaine
Blues" ci porta alla THOROGOOD-iana
"Draw Dead" ed inevitabilmente nel mio cervello
compaiono le immagine della pubblicità della
Bud e mi fa quasi sorridere vedere il nostro Pete
Parker che fino a l'altro ieri era impresso nella
mia mente truccato e cotonato, mentre ora è
vestito solo di tatuaggi, canottiera del nonno e cappellino
a coprire la rasata... detto questo posso solo dire
che preferisco di gran lunga questo suo progetto a
quel "Bullets and Lipstik" che
già ai tempi faceva fatica ad emergere.
Spero di essere riuscito ad inquadrarvi questi BILLY
BUTCHER, quindi se è un genere che
apprezzate fate un giro su www.outlawrecordings.com.
Moreno Lissoni
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renegadeplayboys.co.uk
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RENEGADE PLAYBOYS
"EP"
Self Produced - 2004
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La prima volta che sentii parlare di
loro fu in occasione del tour britannico di Pretty
Boy Floyd e L.A. Guns, quando
Crazy Davey, Dave Van Winkler, Ade, Sebz e K-M vennero
chiamati per supportare i due act californiani. Passa
un pò di tempo ed ecco che nella mia casella
postale trovo questo loro Ep di 4 pezzi e una bio
che inizia con un'eloquente frase di Justin Hawkins:
"...If we are AC/DC and Queen,
then the Playboys are Bon Jovi and
Van Halen!"... bah, come proporzione
non è male, ma i nostri bei 5 inglesini sono
parecchio lontani dalle band a cui il cantante dei
Darkness gli ha paragonati perchè
il loro hard rock melodico non dice niente di nuovo
di quanto sia già stato proposto da migliaia
di gruppi dagli 80's ad oggi.
La JOURNEY-iana "Looking
For An Angel" apre i battenti, registrazione
scadente e voce non sempre melodica, mentre il pezzo
è un classico del repertorio della scuola melodic
rock. Pezzi triti e ritriti come la power ballad aor
"100 Miles" o il rockaccio di "Rain
Song". L'arpeggio iniziale di "Before the
Song is Over" sembra essere stato rubato a qualche
gruppo hair metal... purtroppo fantasia zero in questo
mini CD, speriamo che tirino fuori un pò di
personalità perchè di un'altro gruppo
così la scena rock non credo ne abbia bisogno.
Moreno Lissoni
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www.khigh.com
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KHIGH
"Wise
Hedonist"
Self Produced - 2004
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I Khigh (pronunciato chei-hai) ci spediscono
direttamente dalla California questo 5-tracks promo
che precede l'imminente uscita del full-lenght su
Powerplay Records.La band, guidata dal chitarrista/cantante
Kris, nasce alla fine del 2002 tra Europa e Stati
Uniti ed il promo in nostro possesso fonde in una
miscela interessante e ben dosata le culture musicali
di entrambi i continenti. Non facciamoci infatti ingannare
dalla provenienza "Losangelina" della band:
nella musica dei KHIGH non trovano spazio sonorità
street-glam, bensì un buon concentrato di riff
metallici, vocals taglienti e melodie rockeggianti
"spruzzate" qua e la, che rende la band
interessante ed in un certo senso innovativa.
Soprattutto la prima traccia "Change", ma
anche le successive "Too late" e "Lullaby
for mankind", sono un ottimo esempio di questo
mix, con una base ritmica che pesca a piene mani dal
thrash di metà 80, melodie bluesy e un ottimi
solo.
Kris si dimostra un chitarrista eclettico
e preparato, che piu' di una volta mi ha ricordato,
con le dovute proporzioni, il Marty Friedman
di "Rust in Peace". La voce e' ancora un
po' immatura e dovrebbe acquisire quella personalità
che farebbe fare il salto di qualità al lavoro,
ma la timbrica alta e tagliente di Kris mostra degli
ampi margini di miglioramento, mentre dal punto di
vista melodico si possono ascoltare dei forti richiami
anche ai lavori "Priestiani" legati ai '70s.
Nella bio il gruppo dichiara anche le proprie influenze
elettroniche e latine, riproposte rispettivamente
in "Dream awake" e "Latin truths",
anche se mi semrano dei richiami forzati, soprattutto
per quanto riguarda la seconda traccia, che presenta
anche un duetto vocale tra Kris ed una non ben nota
cantante; su queste ultime influenze, mi permetterei
di consigliare alla band di proseguire sulla strada
intrapresa nei primi tre pezzi che risultano sicuramente
piu' incisivi e spontanei.
In ogni caso attendiamo la prima uscita discografica
dei KHIGH, una band valida e di spessore, con una
buona dose di innovazione e che ha buone chances di
farsi apprezzare dal mercato europeo.
Paolo Pirola
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www.britneyskrack.com
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BRITNEY'S KRACK
"Back
In Krack"
Self Produced - 2004
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La proposta di questi 4 ragazzacci
canadesi mi lascia alquanto perplessocome si può
intuire dal titolo dell'album e dal nome della band,
la proposta di questo combo d' oltreoceano e' una
rivisitazione in chiave punk-rock di hits pop piu'
o meno famose.
Dal punto di vista musicale non c'e' un gran che da
dire, infatti mi sembra un po' superficiale l'arrangiamento
dei brani proposti, limitato ad una velocizzazione
di basso e batteria, con un bel giro al "gain"
della distorsione e delle vocals punkeggianti.
In sequenza troviamo: "Livin la
vida loca" (R. Martin), "Genie
in a bottle" (C. Aguilera),
"Hoops I did it again" (B. Spears),
"Wish you were here" (P. Floid)
e "Hero" (E. Iglesias).
I B.C. sono principalmente una fun band, probabilmente
efficace dal vivo e fara' pur saltare piu' di una
persona nei rustici locali canadesi di Burlington,
ma "discograficamente" non vedo la necessita'
di una band del genere. Attendiamo magari un promo
con pezzi propri, anche perche' i ragazzi sembrano
rodati.Sara' per la prossima...
Paolo Pirola
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www.mennen.net
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MENNEN
“Mennen”
T&T Records 1994 / Snakebites Records
2003
”Back to the real world” Red
Sea Records 1996 / Snakebites Records 2004
“Age of fools” Red
Sea Records 1998 / Snakebites Records 2004
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“MENNEN”
- L’album d’esordio per la rivincita commerciale
di Joss Mennen (ex frontman degli ZINATRA/ndr)
giunge nel 1994, dopo due anni spesi a cercare un
nuovo contratto ed una nuova band. Trovati i giusti
agganci mette in piedi il suo come-back con i musicisti
P.P. (ch), il bassista Frenk Aendenroomer (!!), l’altra
sei corde firmata da Eric Van De Kerkhof e Fonny Janssen
alle pelli.
Ripulite le immagine troppo pompose
del suo passato, Joss cerca di improntarsi con questo
debutto semi-solista, ad un sound più corposo
e decisamente più metal-oriented rispetto ai
canoni seguti sino a poco tempo prima. E’ così
che tra riffoni veloci, bassi roboanti e batterie
dirompenti, i MENNEN sfoderano un power hard rock
di classe, fedele successore di certe sonorità
targate MAD MAX, anche se mai all’altezza
di quanto ci aspetteremmo dopo il successo mondiale
de “The Great Escape” firmato Zinatra.
La scelta stilistica guida dunque l’album su
coordinate ben precise, forza, determinazione e tenacia
nel perseguire temi e sonorità più care
ai rockers dei primi anni novanta, coprendoli con
brani decisi come “Killerdog” (quasi al
pari di certe cose fatte dai JUDAS PRIEST/ndr),
“Moving On” orientata verso classici riffoni
alla VICTORY (epoca Garcia/ndr) e
l’ultima scatenante “Rock n roll Over”.
Attendiamo fiduciosi la ballad classica ma pare non
arrivi tanto facilmente… i primi accordi acustici
di “Outsiders of the storm” fanno sperare
in bene ma poco dopo l’ingresso devastante della
chitarra elettrica (in stile VENGEANCE/ndr)
fa capire che dobbiamo passare oltre. Alla settima
traccia c’è finalmente la power ballad
che mi attendevo da un gruppo del genere: “House
for sale”. Le chitarre melense e pulite introducono
la voce di Joss che pare copiare l’ugola del
più abile Freddy Mercury…
ma l’atmosfera si perde un po’ nella noia
di fondo. Nonostante la ricerca maniacale di ingressi
puliti e ritmiche abbastanza mediocri riducono la
ballad in un brano troppo scialbo.
L’impressione di insipidità
scorre per la quasi totalità della durata (circa
79 minuti/ndr) sebbene si senta lo sforzo di mantenere
intatto e sempre alto il morale degli ascoltatori.
Sicuramente non imperdibile è comunque discreto
e rimane a mio avviso un toccasana per chi da tempo
non ha più per le mani un Cd che propone riffoni
di chitarra semplici ma devastanti come solo anni
fa sapevano fare!
“BACK TO THE REAL WORLD”
– Il tiepido benvenuto ricevuto dai vecchi fans
degli Zinatra non toglie comunque la possibilità
di rifarsi commercialmente e grazie a Mark Anthony
i Mennen tornano in studio e firmano un contratto
per altri due dischi.
Come si evince dal titolo il “ritorno al mondo
reale” comporta ovviamente dei cambi stilistici,
dettati dalla legge del mercato e dalla confusione
che perdura negli anni bui della metà dei novanta.
Esce così un disco formato da 13 tracce, curato
in malo modo, dalla grafica al sound, i Mennen risentono
dei tempi duri e la loro carica espressa nell’album
precedente viene tradotta essenzialmente con un indurimento
generale degli strumenti non portando però
alcunché a ciò già espresso da
altre mille bands dell’epoca. Anche i testi
risentono di un radicale cambiamento avvicinandosi
a temi più importanti, più negativi
e, ahimè, più “reali”. Tre
brani danno un senso legato al primo disco d’esordio
e alle sonorità effettivamente ricercate dai
vecchi acquirenti e fans: “Circe of life”
con il suo bell’incedere diretto, “Somewhere
in time” esaltato da una strofa ricercata e
da un riffing più virtuoso e “Slaves
of lust” che è targata anni ottanta dall’inizio
alla fine dando la sensazione di ascoltare i LETTER
X.
Un capitolo che non soddisfa in pieno le aspettative
e le vendite dell’epoca lo dimostrano ampiamente.
I Mennen dopo un breve tour asiatico si riprendono
e si rimettono in studio ma due componenti lasciano
la band per incompatibilità generale.
“AGE OF FOOLS”
– I due nuovi membri della band di Joss, il
giovane guitar player Hille (che prende il posto del
co-fondatore P.P./ndr) e il nuovo bassista Alex Jansen
donano nuova linfa vitale al combo olandese creando
atmosfere nuovamente differenti dai capitoli discografici
precedenti.
I brani presenti cercano in qualche modo di mettere
d’accordo un po’ tutti e mischiando momenti
intimisti con heavy tracks, funk moderno con hard
rock e via discorrendo, la band cerca di aprirsi su
nuove strade, perdendo a mio avviso il giusto peso
ed il filo conduttore dell’intero disco.
La produzione è debole e in alcuni tratti si
sente la mancanza di una major alle spalle e anche
l’apporto di nuovi compositori esterni alla
band finiscono più per dare il colpo di grazia
al gruppo che non a risollevarne le sorti.
Grafica scadente, look orrendo, testi improntati su
tematiche estroverse, poca credibilità e un
rinnovato indurimento della band fanno cadere nel
baratro il progetto Mennen che riaprirà i battenti
solo qualche anno dopo con la stesura di nuovi brani
(già recensito sulle ns pagine/ndr) e portando
sul mercato l’album modernista “Freakazoid”
(2004).
Il lancio del nuovo disco ha convinto
l’etichetta ad investire sul ripescaggio di
questi tre albums più quelli degli Zinatra
nel tentativo di rilanciare l’immagine di Joss.
Credo che nonostante l’idea sia ammirabile i
tempi invece siano tiranni e in un mondo dove i soldi
sono sempre più difficili da guadagnare, l’uscita
contemporanea di cinque Cd commemorativi portano solo
confusione e poca credibilità.
I MENNEN vi invitano quindi a correre nei negozi e
a far salire il loro conto corrente esasperato da
tutti questi flop presi negli ultimi nove anni. Prima
dell’acquisto vi consiglio vivamente l’ascolto.
Marco Paracchini
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www.edgeofforever.it
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EDGE OF FOREVER
"Feeding
the Fire"
MTM Music / Frontiers Records - 2004
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Quando una mia collega mi ha fatto
il nome degli E.O.F. non avevo esattamente idea di
chi fossero e cosa suonassero. Contattati, mi hanno
subito mandato una copia promozionale del loro cd.
Lì ho capito che avevo inteso male e, dal demo
che m’attendevo, mi è giunta invece una
luccicante copia di un bel disco di hard rock sorretto
niente meno che dall’ottima MTM. Alla faccia!
Resomi conto della gaffe che ho fatto quando ho contattato
il tastierista (e se non vado errato, fondatore della
band! ndr) cercherò ora di evitare altre figuracce.
Bando alle ciance, questo album è
Hard Rock legato alla decade degli anni ottanta e
se ne percepisce il profumo, non solo dai riff di
chitarra e tastiera che invadono il Cd ma anche dal
video-clip in bonus molto in sintonia con quanto fatto
da band illustri anni or sono.
Alessandro DelVecchio è l’autore dei
“tasti d’avorio” (in passato collaboratore
di Tony Franklin, Time Machine
e Glenn Hughes/ndr), Christian Grillo
alle quattro corde, Francesco Jovino alle pelli e,
alla chitarra (e ai testi/ndr) Matteo Carnio, talentuoso
guitar palyer che, in alcuni tratti, ricorda John
Sykes e anche Yngwie Malmsteen.
La prima band Italiana messa sul mercato dalla MTM
non poteva che sfondare i muri con un vocalist d’eccezione,
Bob Harris, ex frontman degli AXE,
coadiuvato alle backing vocals dal mitico e sempre
in forma Jeff Scott Soto.
Nei dieci brani presenti mi sento in
dovere di selezionare tre brani che a mio avviso,
fossero comparsi su un album del genere quindici anni
fa, avrebbero sicuramente scalato le classifiche anglosassoni:
“Prisoner” , terza traccia del Cd, mi
ha conquistato con il suo incedere metallico, diretto
e compatto, con delle linee vocali di tutto rispetto,
dove si sente un grande duetto tra Scott Soto e Harris.
“The road we walked on” semplicemente
splendida in ogni aspetto… una power ballad
come non se ne sentivano da tempo, entusiasmante con
un chorus d’effetto e sicuramente la mia canzone
preferita di questa estate. La successiva “Dance
into the fire” è forse la canzone più
in sintonia con gli anni ottanta. La strofa e i bridge
mi riportano in mente i VICTORY sebbene
la voce calda e suadente di Harris mette tutto sotto
una luce molto melodica.
In attesa di vederli sia dal vivo che
con un nuovo album dinamico e ben prodotto come questo,
non posso fare altro che augurar loro una promettente
carriera…aggiungo inoltre una nota polemica…
era ora che si accorgessero che anche gli Italiani
sapessero suonare questo fottuto genere! Rock On!
Marco Paracchini
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www.boozed-rocks.com
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BOOZED
"Seizin'
the Day"
Kamikaze Records - 2003
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Se questi 5 ragazzi poco più
che maggiorenni già sfornano un cd di questo
livello, allora non oso pensare cosa possano fare
tra qualche anno, perchè le 10 canzoni contenute
in questo "Seizin' the Day" sono davvero
un bel calcio nel culo. Nessuna concessione a modernità
di sorta, ma solo del grezzo e tritasassi rock'n'roll
che si rivolge unicamente ai fan di NASHVILE
PUSSY, GLUECIFER (con cui
hanno suonato anche di supporto) e a chi è
cresciuto con i dischi di ROSE TATTOO,
AC/DC e MOTORHEAD.
Provate ad ascoltare "Drunk'n'Dangeorus"
e vedrete che mi darete ragione, questi 5 giovanissimi
crucchi ci sanno davvero fare e pur non inventando
niente di nuovo sono riusciti a produrre un album
con i controcazzi facendo impallidire chi, questo
genere lo suona da anni. "You Gotta Go",
"Gun Boy", "Pavement Party", "Wash
It Away" sono tutti pezzi con grandi riffoni
di chitarra e una sezione ritmica che scuoterebbe
anche i sassi, il tutto reso abrasivo dalla voce di
MaK.
Giovani, bei pezzi, un bel sito, un booklet curato...
il futuro è loro!
Moreno Lissoni
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www.smalljackets.com
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SMALL JACKETS
"Play
At High Level"
GoDown Records - 2004
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Grazie alla Godown Records ho l'opportunità
di sentire il disco degli italianissimi Small Jackets
nati nel 2000 dall'ex batterista di Paul Chain,
Danny Savanas, da Lu Silver, David Piatto (ex
Rebels Without a Cause) e Nick Pucci, sostituito
in seguito da Roby Nobody.
"Play At High Level" è il loro Cd
di debutto che pesca direttamente dal repertorio
MC5, Who e Stooges,
ma con una vena decisamente più hard rock'n'roll,
come se i fratelli Robinson jammassero
con i D4. Sentitevi la scuotichiappe
"Raunch'n'Roll" e vedrete che il vostro
sederino inizierà a scodinzolare come in cagnolino
in calore, stesso discorso per la seguente "Tell
Me Baby" (una delle mie preferite) con la chitarra
di Piatto sugli scudi. L'ottima produzione continua
a farsi sentire anche nelle successive "No More
Time", in "Jones Comin' Down" (pescata
dal repertorio Rebels Without a Cause),
nella lenta "If You Stay" e nella settantiana
"Let's Start Playing".
Che altro dire... sono bravi, sentiremo sicuramente
ancora parlare di loro quindi, comprate il loro CD,
mettetelo nel vostro lettore e... alzate il volume
del vostro stereo!
Moreno Lissoni
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www.ojm.it
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OJM
"The
Light Album"
GoDown Records - 2004
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Insieme agli SmallJackets
la Godown Records ha pubblicato il terzo album di
questo quartetto della provincia di Treviso che lascia
un pò da parte la psichedelia e lo stoner del
passato per sonorità più vicine al garage
rock 'n'roll. Dalla loro biografia scopriamo che gli
OJM nascono nel maggio 1997 creando un sound che deriva
dai Blue Cheer, Black Sabbath,
MC5 e GRAN FUNK
e che hanno all'attivo un Cd dal titolo "Extended
Playing" uscito nel 2001, "Heavy" prodotto
da PAUL CHAIN e più di 200
concerti in tutta la penisola dove hanno diviso il
palco con Marlene Kuntz, Hardcore Superstar, Nebula,
Tre Allegri Ragazzi Morti, Bluvertigo, Fleshtones,
One Dimensional Man ecc.
Il ritornello di "Break It All" si stampa
subito in testa, ma tutto il cd ha un grande potenziale
e composizioni di tutto rispetto come "My Enemy",
"Strange Time", "I'm Damn" e "Desert".
Date un'occhiata al sito della loro etichetta o contattateli
direttamente: www.godownrecords.com.
Moreno Lissoni
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www.bullseyedirt.tk
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BULLSEYE DIRT
"Diamonds
and gold"
Self Produced - 2003
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Riecco la band di Linus, Martin Sweet,
Tobbe e Adde (ma si chiamamno tutti così i
batteristi in Svezia?!) con il loro scan rock e quattro
nuovi pezzi che si vanno ad aggiungere al precedente
7" del 2002 e al'ep "Legend". Stilisticamente
si continua a percorrere le sonorità che hanno
dettato i ritmi delle loro vecchie canzoni, "Far
From Home" è una sorta di Hellacopter
meets Plan 9, mentre risulta
molto interessante e diretta la traccia numero 2,
"Hey Girl", con corettone da stadio e sonorità
all'Hardcore Superstar.
"When Night Turns To Dawn" è ancora
puro scan rock'n'roll che potrà sicuramente
fare la felicità degli estimatori del genere,
così come la più tranquilla "Diamonds
And Gold".
Moreno Lissoni
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www.switchblade.dk
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SWITCHBLADE
"Switchblade
Serenade"
Perris Records - 2004
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Avevamo avuto modo di parlare lo scorso
anno del progetto musicale dell'ex giornalista di
Metal Forces Ken Anthony, che dopo il demo di 7 pezzi
uscito nel 2003 e ottenuto un contratto con la Perris
Records torna con il suo rozzo rock'n'roll e un album
dal titolo "Switchblade Serenade". Poche
balle, qui ci sono 11 pezzi di incontaminato biker-sleazy-street,
quello per intenderci che proponevano gruppi come
Four Horsemen, Little Caesar
e Junkyard.
Del demo Cd vengono ripresi tutti i pezzi come "Back
Up", "Hate U", "Live it Up",
"Smokin' Stacks", "Fade" e "Hot
Rockin" che per il commento vi rimando alla vecchia
recensione apparsa nella sezione New
Bandz.
Tra le nuove composizioni troviamo
l'opener "Pumping Beat", song sorretta dalla
chitarra di Thomas Lock e dalla voce corrosiva di
Ken Anthony; "Sentenced", è forse
una dei pezzi che mi piacciono di meno di questo lavoro;
"Tattoed" è ancora del sano e zozzo
street rock, mentre "Down N Dirty" è
un mix tra la band di Ron Young e
i Dirty Looks.
Un album gradevole, che 15 anni fa non se lo sarebbe
cagato nessuno, ma in questo periodo di carenza di
street rock band riesce in parte a colmare certi vuoti
lasciati dalle band sopracitate.
Moreno Lissoni
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www.towerrocks.com
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TOWER
"Turn
The Page"
Front Row Seat - 2003
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"Turn the Page" è
il debut album della band losangelina TOWER capitanata
dal dotatissimo vocalist Jerry Gabriel (già
alla voce coi JOSHUA PERAHIA in "Something
to Say" nel 2001) il quale potrebbe benissimo
tirarsela molto di più vista la voce da prog
metaller che si ritrova. Viene qui usata con più
parsimoniosa modestia avvicinandosi così alle
calde tonalità di Mr. Coverdale
e Geoff Tate. A completare il quadretto
ci pensano i due affiatatissimi guitarists Mike Robson
e Chris Tanaka, Don Ghio alle percussioni e Lance
Crane alla batteria (sostituito infimamente con una
drum looping machine in alcuni pezzi-che bisogno c'era
perdio??!-). Aggiungiamoci ben tre coriste ai backing
vocals e il mix è fatto. Le canzoni attraversano
gli stili più variegati, con strizzatine d'occhio
al funky ("Take it or leave it""),
al prog ("Doesn' t really matter") e al
blues... sempre mantenendo la linea rock melodica
ben in vista.
Il cd si apre con l'incisività
di "I' d give you my life" per passare al
bel mid-tempo di "Say a prayer" attraversando
due toccanti ballads quali "Rain" che mi
rimanda al Richie Sambora di "Undiscovered
Soul" e "My heartache ways", mentre
"Love is not a sin" è un classico
rockettone melodico. Le sonorità cupissime
di "I wanna know why" me la fanno comunque
apprezzare, ma l'unica song realmente poco digeribile
è "Can't you see" partorita probabilemente
durante un'indigestione di generi musicali troppo
diversi tra loro.
Strano, ma nonostante mi pare di non averne parlato
male, ammetto che il cd scivola via come olio sull'acqua
non lasciandomi proprio nulla a livello emotivo quasi
fosse messo giù a tavolino. Risultato finale:
noiosetto ergo rimandato a data da destinarsi!
Michy "Uzy"
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SHADY LADY
"5
Tracks Promo"
Self Produced - 2004
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Oh happy days, oh happy days, yeah!!
Da tempo non mi emozionavo così tanto per una
recensione! Cioè non so se mi spiego, parlare
con cognizione di causa -leggasi: ascoltando finalmente
le canzoni- di un gruppo leggendario come gli Shady
Lady fino a pochi giorni fa era più utopico
di una folta capigliatura sulla testa di Bisio, cazzo
qui si è fatta la storia del Glam Rock ragazzi!
Quando ne ho sentito parlare la prima
volta nel libro “We’ve got the neutron
bomb” quasi non credevo ai miei occhi: definiti
come “The Band That Started It All” da
Rodney Bingenheimer (mica cazzi, quest’uomo
ha “inventato” e catalizzato a L.A. la
scena Glam nei primi 70’s alla stregua di Malcolm
McLaren con i Pistols, e chi non
lo conosce vada allegramente a farsi fottere!!) e
come dargli torto? Si sono formati a New York (eddovesennò!!)
nel 1968, hanno proposto ad un giovanissimo Johnny
Thunders di entrare come chitarrista nella
band ma non se n’è fatto nulla perchè
all’epoca il buon Giovannino era ancora impantanato
col basso, si sono trasferiti a L.A. dove sono diventati
una “leggenda urbana” influenzando l'’inimmaginabile:
da Iggy Pop periodo Bowie
allo stesso Duca Bianco (c’è chi sostiene
che “Lady Stardust” fu ispirata da loro
e non da Marc Bolan) anche se non
lo ammetterà mai, passando per Silverhead
ed altri “mostri sacri”, il batterista
Billy McCartney entrò in seguito negli altrettanto
leggendari Zolar X, diventandone
il singer con lo pseudonimo di Zory Zenith.
I cinque brani del promo sono un anticipo
gentilmente concessomi dal singer Stefen Shady del
CD che vedrà la luce quest’anno con il
titolo “Raving mad”, portando finalmente
alla luce i master incisi nel 1971 per l’album
che –porca Troia- non è mai uscito, e
mi girano anche un po’ le palle a farvi nomi
di altre bands per inquadrarli perchè loro
sono stati i primi! Apre l’ottimo rock’n’roll
“Night Witch”, indovinata jam tra Jerry
Lee Lewis, Alice Cooper e
Slade; “Circle Of Fools”
inasprisce il suono sferzando sul proto-punk del “futuro”
stile New York Dolls/Berlin Brats;
“It’s No Crime” è crudo rock’n’roll
stradaiolo quasi biker, un po’ Dolls
ed un po’ Steppenwolf con lancinante
gran finale di chitarra; “Spin This Disc”
è puro Rolling Stones style,
scatenato, veloce e dominato da fiati ed armonica;
chiude la ballad “Stranger” che ricorda
per melodia ed atmosfera malinconica “Drowning
Sorrows” degli Hollywood Brats.
Non vedo l’ora di entrare in possesso del full-lenght,
must assoluto, stay tuned e non perdetelo!
Gaetano Fezza
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www.loveinjections.com
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LOVE INJECTION
"V3
Streets To The Wild"
Self Produced - 2003
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Gradito ritorno questo degli svedesi
Love Injection che ci offrono su un vassoio d'argento
8 tracce (tra le quali 2 cover) di puro e sguaiato
rock n'roll, quello che si è dimenicato Mr.
Tyla, ma che fortunatamente continua
a vivere con gli album degli inglesi Quireboys.
Penso che per capire di cosa parlo basterebbe ascoltare
l'opener "End Of The Line": il piedino incomincia
a battere e pian pianino il vostro fondoschiena inizia
ad oscillare a destra e sinistra come faceva ai bei
tempi con i Dogs D'Amour... che altro
aggiungere!??! ...canzone fichissima!
Non da meno la seguente "Don't Stop"...
e chi se ne fotte se sembra plagiare la band di Jagger
e Richards, questo è solo
fottuto e sculettante rock'n'roll... ahhh che bello!!!
"Botton Of the Barrel" è
uno scontro frontale tra gli Hanoi Rocks
e Darrell Bath ed ecco che alla traccia
numero 4 arriva la prima cover, "Putty (In Your
Hands)" degli Yardbird che
precede "Waiting For A Move" altro brano
scuotichiappe. "Time's Up" riprende il discorso
lasciato con "Don't Stop", mentre prima
che l'album arrivi alla conclusione abbiamo il tempo
di gustarci "Black Girl/White Girl" dei
Lord Of New Church e "Don't
Be Like Me" zeppa di chitarre acustiche alla
Dogs D'Amour.
Miei cari loser se fossi in voi non mi lascerei scappare
il cd di questo quartetto, perchè anche se
non cambierà la storia della musica, riesce
mille volte meglio a fare quello che la band di "Last
bandit" è da anni non riesce a proporci!
Moreno Lissoni
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www.bullfrogband.net
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BULLFROG
"The
Road To Santiago"
Andromeda Relix - 2004
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Non è da tutti avere come biglietto
da visita una lettera di presentazione firmata da
Gianni Della Cioppa (write di Psycho!
e Classix e editore di Andromeda) e se il giornalista
veneto si è 'scomodato' per questa band sicuramente
ci sarà un motivo: questo disco è davvero
bello!
Dopo il cd del 2001 "Flower on the Moon",
per la veronese Andromeda Relix ritornano
con questo "The Road To Santiago", e fa
un pò impressione pensare che sia una produzione
italiana, perchè l'hard rock blues proposto
da Francesco Dalla Riva (basso, voce), Silvano Zago
(chitarra, cori) e Michele Dalla Riva (batteria) ha
il potere di portarci indietro nel tempo e rifarci
assaporare le atmosfere Seventies nate con Free,
Bad Company, e se vogliamo nel loro
sound ci troviamo alcune dosi di Thin Lizzy,
Led Zeppelin e dei più rexcenti
Badlands.
Tra i 10 pezzi contenuti in questo
album, abbiamo anche l'opportunità di gustarci
la cover di "Walk Away" dei James
Gang e tra gli ospiti illustri troviamo Fabio
Brusin leader dei friulani W.I.N.D.
in "Boz's Walk".
Si parte in quarta con la splendida "Sundance"
con Zago e Dalla Riva a dettar legge, segue la title
track caratterizzata dal lavoro ai cori. "Rain
On Me" è un bel lento hard rock dall'impronta
sudista mentre con "Kissin' Mary Lou" si
riprende quota e poi via con "Morning Creeping",
"Supersister", "Slow Botton" fino
alla conclusiva "I'll Be Gone", lunga e
sentita slow dedicata ad un'amico scomparso.
Nostalgici hard rocker, questo disco è fatto
per voi!
Moreno Lissoni
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cowboyprostitutes.com
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COWBOY PROSTITUTES
"Over
The Top"
Self Produced - 2004
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Intervistati lo scorso anno dopo il
loro mini Cd di 3 pezzi ecco che ritorna la band capitanata
dal nostro Luca Isabelle, veneto doc, ma con un passato
musicale inglese e un presente... svedese! Rispetto
ai 3 pezzi ascoltati in precedenza, i due che troviamo
in questo mini cd sono una spanna più avanti
e si ritorna ad esplorare territori prettamente stradaioli
e un brano come "Over The Top" è
davvero un calcio nei coglioni, un tirato streettone
che non sentivo dai tempi del primo album dei JUNKYARD
o dai DANGEROUS TOYS ("Hellacious
Acres" era)... Pochi altri aggettivi per
descriverlo se non: spacca il culo!
La seconda canzone proposta dalla band
è la power ballad "Downtown" e sono
ancora le band di David Roach e Jason
McMaster ad influenzare la stesura del pezzo
che cresce nel finale. A questo punto non vedo l'ora
di ascoltarmi un intero CD di questo quartetto, perchè
se le premesse sono queste, allora non faccio troppa
fatica nel dire che sarà uno dei migliori album
street usciti in questi anni!
Nell'attesa mi vado a riascoltare "Hollywood"
e "Sticks & Stones"!
Moreno Lissoni
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www.thelastvegas.com
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LAST VEGAS
"Lick
‘Em And Leave ‘Em"
Get Hip Records - 2004
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Bizzarra storia ha questo CD, con un
membro della band che mi chiedeva se il Cd mi fosse
arrivato e alla quarta risposta negativa nel giro
di tre mesi mi scrive l'etichetta della band al quanto
stressata dal nostro musicista che mi invita a controllare
la posta nei giorni successivi. E così, tra
finte spedizioni o errori delle poste ecco che finalmente
anche io mi posto gustare il comeback di questo gruppo
di Chicago già recensito nella sezione NEW
BANDZ all'epoca del primo album.
Il sound rispetto al passato prende
una piega decisamente più rude e al passo con
i tempi, al posto dei vari Aerosmith
o ZZ Top, che avevano contraddistinto
il sound del loro esordio, troviamo Stooges
e Hellacopters. Anche se ormai il
genere mi sembra iper inflazionato da band tutte uguali,
la proposta dei Last Vegas riesce ugualmente a convincermi:
chitarre taglienti, ritmiche serrate e alcuni picchi
come "You Wanna Know How to Love Me", "Pullin'
It Off", "Do Me" e "Hit The Bricks".
In definitiva un buon secondo album, che magari lascerà
un pò delusi gli estimatori del primo lavoro,
ma che sicuramente ne acquisterà degli altri.
Moreno Lissoni
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www.vivavertigo.com
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VIVA VERTIGO
"Viva
Viva"
Bad Afro Records - 2004
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Dopo The Defectors
e Silver ecco che l'etichetta danese
Bad Afro si appresta a mettere sul mercato questi
Viva Vertigo, band capitanata dal singer/songwriter
Simon Beck ed aiutato dal bassista della Jeff
Buckley Band, Mick Grondahl. Mi viene davvero
difficile riuscire a catalogare questo "Viva
Viva" e nonostante non sia un genere che seguo,
questo lavoro è riuscito a lasciarmi piacevolmente
colpito grazie sopratutto alle sue atmosfere 60's
ed intimiste che hanno ben poco a che fare con la
loro Copenhagen.
Si inizia con "Devilhead"
e già dalle prime note inizierete a fare un
passo indietro nel tempo così come nella title-track
e in "Los Angeles", quest'ultima una dei
miei pezzi preferiti dell'intero album. Tra le note
di "Shangri-la" e "Jaguar Tornado"
sento sussurare da mio padre a mia madre: "Mi
piace questa canzone!" e credo che da quando
sono nato sia la prima volta che esprima un giudizio
positivo nei confronti della musica che ascolto perchè
fino ad ora ero solito sentirmi dire "hai finito
di far abbaiare lo stereo!?!??" (e non si riferiva
ai Dogs D'Amour... battuta del cazzo,
lo so!).
Il disco scorre via piacevolmente senza cali di tono
ed è un piacere lavorare avendo come sottofondo
canzoni tipo "Diamond Crush", "Satellite
Song" o "Shade".
Moreno Lissoni
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www.myownrush.com
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MY OWN RUSH
"All
Of Your Whispers"
Self Produced - 2004
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Nati dalle ceneri degli Holditon,
Ke (drums, words), Edo (guitar, vocals) e Iumbe (bass,
backup vocals) sono riusciti in brevissimo tempo a
realizzare un mini CD con i controcoglioni ed influenzato
dal punk rock californiano. Grafica curata, registrazione
ottima, finalmente qualcuno che non lascia niente
al caso e cerca di fare le cose nella maniera più
professionale possibile e i risultati ci sono!
Le quattro canzoni non rivoluzioneranno
il genere, ma di sicuro renderanno felici gli estimatori
di gruppi come Ataris, Get
Up Kids e Simple Plan perchè
pezzi come "Speak Together" o "Atlantis
Skies" sembrano arrivare direttamente da oltreoceano.
Da segnalare inoltre anche l'acustica "Chance"
che insieme a "My Lies, Your Whispers" chiudono
il poker di canzoni... che dire... Bravi!
Moreno Lissoni
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www.cherrypopz.tk
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CHERRY POPZ
"Demo
CD"
Self Produced - 2004
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Altro gruppo svedese a riempire lo
spazio Review di Slam! composto da Vikki Uvehammer
(Lead Vocals, Guitar), Henke Boos (Bass, Vocals) e
Markus Olsson (Drums) e fautore di un glam punkeggiante.
Purtroppo il CD che ho tra le mani presenta solo due
brani, il primo, "8 Street Stogezz" mette
insieme Hanoi Rocks e Trash
Brats, si fa ben ascoltare, ma siamo ancora
lontani dai livelli delle band sopracitate anche perchè
la produzione non è delle migliori.
L'altro pezzo prende il nome di "Fake
It No More", ma persino i CD degli Heart
Throb Mob si sentivano meglio... il brano
è abbastanza scontatuccio, per cui rimando
questa band ad una registrazione più accettabile
e a una manciata di song in più per giudicarli
meglio.
Moreno Lissoni
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by Slam! Production® 2001/2007
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