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V.V.A.A.
"Glitter From The Litter Bin"
Sanctuary Records - 2003

Ehehehe... e due! Mentre navigavo su Amazon.UK alla ricerca di “Glitterbest”, è uscita la fatidica e familiare scritta “Customers who bought this item also bought... blah blah blah...” e figuriamoci se potevo resistere ad un CD con simili premesse: “20 Junk Shop Glam Rarities From The70’s”, abbastanza eloquente poi la cover che ha esercitato una certa attrattiva sulla mia psiche distorta, del resto ogni “trash” che si rispetti deve avere la sua Litter Bin, no? Altre 20 songs per 18 bands (vengono infatti proposti 2 brani a testa di The Jook e Buster) sulla falsariga di “Glitterbest” e “Velvet Tinmine” cui a questo punto è necessaria un’ovazione per aver smosso le acque in questa direzione, si prospetta infatti un’autentica e ricca miniera d’oro vista l’enorme quantità di materiale disponibile e la sua scarsa reperibilità, chissà che di questo passo non vengano rispolverate anche bands leggendarie come Zolar X e Shady Lady, incrocio le dita e mi godo ciò che ho tra le mani. Ascoltando i brani ho l’immediata conferma di quanto di valido da scoprire ci sia ancora la fuori, magari sepolto in qualche archivio impolverato a dimenticato da Dio, ed il leggero dubbio che per un istante mi aveva balenato in testa, cioè la possibilità di trovarmi di fronte ad un’operazione “raschia-barile” viene immediatamente fugato dallo scorrere dei brani, la qualità la fa ancora da padrona assoluta.

Piccole gemme come “Oh You Beautiful Child” degli Spiv, debitori ma non troppo degli Sweet, “Rave’n’Rock” dei Losangeleni Daddy Maxfield (già noti per un brano sulla mitica “Saturday Night Pogo”), “Superstar” dei Buster, “My Revolution” dei Renegade e “Do You Like Boys” degli Starbuck sono inframezzate da eccellenti “riletture” dei T. Rex del divino Bolan come “Ride a Black Sheep” (già il titolo dovrebbe dirla lunga...) degli Small Wonder, “Painted Lady” di Anthony Bygraves e “Do That” di Barry Ryan. Minchia... il tempo scorre, gli ascolti si susseguono ma non trovo cedimenti di sorta, ragazzi che belle canzoncine! Tra una “Turn Me Down” degli Streakers d’ispirazione Geordie ed una “King Capp” dei The Jook molto Sweet fanno capolino “Farewell” di Ayshea che trovo addirittura commovente nella sua originalità (quasi fossero quei geniacci dei Chainsaw Kittens dei 70’s), l’impossibile incrocio fra Glitter ed il “Pink Panther Theme” in “Butch Things” di Billy Hamon ed il brano finale “Thing” di tale Edwina Biglet & The Miglets (cazzo di nome è??) che riesce a mescolare con non-chalance Glitter, Happy Days e cartoni animati... pazzesco... se inventano la macchina del tempo qualche settimana nei 70’s non me la toglie nessuno... Amen.
Gaetano Fezza

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www.paradice.tk

 

PARADICE
"Sex, Lipstick & Rock'N'Roll"
Self Produced- 2004

Dopo il four track demo recensito più di un'anno fa, riecco il quartetto svedese dei Paradice capitanato dalla singer Magdalena che questa volta ritorna con un lavoro composto da 10 tracce in cui riprende 3 brani del vecchio Ep (manca solo "Tear Up the Night"), una professionale parte interattiva e ovviamente il loro glam metal dannatamente anni 80!
Se una volta c'erano SMASHED GLADYS, PRINCESS PANG e MADAM X, ora la scena underground può vantare di avere questi loschi individui che hanno passato l'adolescenza con MOTLEY CRUE, WASP e L.A. GUNS nello stereo e "Lady Of A Thousand Dreams", "Goddess Of Love", "Alone Again",... ne sono la prova evidente.

Come ho già detto vengono riproposte "Pain And Pleasure", "Bad Girl" e "Rock N Roll" tratte dal loro primo demo CD, ma la vera chicca del cd rimane la cover di "We Want Rock" rubata appunto da "We Reserve the Right" dei MADAM X, band in cui militò un certo Sebastian Bach.
Non saranno la new sensation del 2004, ma sicuramente il loro hair metal è piacevole e se non avete pregiudizi verso il cantato femminile, allora fateci un pensierino e date un'occhio al loro sito!
Moreno Lissoni

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V.V.A.A.
"Glitterbest"
R.P.M. - 2004

Ahhhhh... finalmente un po’ di luce dopo mesi di desolante buio nelle lande del Rock’n’Roll World, ne avevo du’ palle di sto Nu/Post/Scan/Cazz... e chi più ne ha più “se lo metta”!! Ladies and gentlemen ecco un nuovo entusiasmante capitolo della serie “Lipsmakin’ 70’s”, capitato a bomba per rendere meno spasmodica l’attesa del secondo volume di “Velvet Tinmine” di cui è l’ideale compendio. Apro volutamente con l’intrigante sottotitolo: “20 Pre Punk’n’Glam Terrace Stompers – UK Glam with Attitude 1971-1976”, certo che a questo punto i Junk Shop Glamsters come me avranno interrotto la lettura in preda a raptus Glitter-Maniacale e già staranno smanettando la tastiera per ordinarlo in rete (vi consiglio Amazon.UK, ragazzacce!). Ad uso e consumo di eventuali neofiti, trattasi di 20 bands minori ed oscure del fitto sottobosco Glitter e ProtoPunk cresciuto all’ombra dei giganti dell’epoca, con altrettante songs finalmente uscite dal limbo e rese accessibili ai cultori senza costringerli a svenarsi ed esaurirsi in improbabili ricerche degli originali.

I 20 brani oltre ad avere un indubbio valore “storico” sono tutti piacevoli, diretti e divertenti, alcuni addirittura geniali nella loro semplicità, altri piccole gemme al punto che vien da chiedersi come cazzo hanno fatto a non entrare nelle Top Ten dritti come fusi... mah... Parecchi di questi pezzi poi sono così grezzi e minimali con singers urlatori e strafottenti, da sancire di fatto il passaggio di testimone tra le due branche più ribelli e riottose del 70’s Rock’n’Roll rendendo chiaro anche agli stolti detrattori chi può a buon diritto rivendicare la paternità del Punk. Poco lo spazio per dilungarmi sui singoli, mi limito ad un parziale excursus cercando di tracciare una (improbabile ed odiosa, ma comoda) linea tra il Glitter/Glam ed il ProtoPunk: nella prima categoria entrano di prepotenza gli Streak con “Bang Bang Bullet”, highlight del CD che i Brats-fan conoscono a memoria; la super Glam band Jet, legata agli Sparks e dal cui nucleo nasceranno i Radio Stars, con “Nothing To Do With Us”; i Tiger Lily che diventeranno famosi come Ultravox con “Ain’t Misbehavin”, i Dog Rose con “All For The Love of City Lights” ed i Despair del futuro Vibrators Knox con “Sweet Sweet Heart”. Sul fronte Proto Punk spiccano Jesse Hector, autentico prime mover presente in ben tre formazioni: Crushed Butler, Helter Skelter ed Hammersmith Gorillas (qui alle prese con una riuscita cover al vetriolo di “You Really Got Me” dei Kinks) e Chris Spedding in coppia con i Vibrators in “Pogo Dancing”.

Capitolo a se i bravi The Jook ed il loro ex-singer in veste solista Trevor White con due belle songs tra Mod e Glitter, mentre i Newyorkesi Milk’n’Cookies miscelando riffing Dolls/Stooges con melodie Sparks in modo pressoché perfetto, i misconosciuti England’s Glory del futuro Only Ones Peter Perret con “City of Fun” ed i più conosciuti e seminali Hollywood Brats (gradita sorpresa che chiude il CD, chi ancora non li conosce eviti accuratamente di definirsi Rocker, please!) con la pietra miliare “Sick on You” si collocano perfettamente al crocevia tra i due filoni. Insomma, ci siamo capiti, non fate i barboni ed accattatevi l’originale, Amen.
Gaetano Fezza

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www.frontiers.it

 

SEVENTH KEY
"The Racing Fire"
Frontiers Records - 2004

"Squadra vincente non si cambia", sembra aver seguito questo insegnamento Billy Greer (bassista dei KANSAS) che dopo tre anni dal debut solista torna a riprendere in mano la situazione; accanto a lui come chitarrista / fonico / produttore / co-song writer e chi più ne ha più ne metta Mike Slamer (STREETS, STEELHOUSE LANE). La risultante è "The Raging Fire", superbo lavoro di aor-rock melodico che attinge direttamente dai classici anni '80 rielaborandoli finemente senza mia cadere nel retorico e nella scontatezza del "già sentito".

Da lodare innanzitutto le doti vocali di Billy Greer (che non ha nulla da invidiare ad un singer professionista), l'eccelso songwriting, la struttura delle canzoni (elaborate e sempre diverse tra loro) con dei bei cambi di tempo, mai noiose e suonate da dio!! Gli highlights dell'album sono sicuramente le due tracce d'apertura: "The Sun Will Rise" e "Always From The Heart", anthems melodico positiviste che non ti escono di certo dalla testa una volta spento l'impianto stereo. Anche songs più impegnative, oltre sotto l'aspetto della durata (ben sei minuti) quali "Winds of War" e "The Raging Fire" mantengono alta la soglia d'attenzione ben miscelando hard rock e aor, altre partono in sordina come "You Cross The Line" per proseguire con un pugno nello stomaco con un sound cupo e incisivo.

C' è qualcosa dei DAMN YANKEES in "Sin City", mentre "Run" è di stampo DEF LEPPARD. E poteva mancare il lentone? Assolutamente no! "It Should Have Been You", ultra malinconica quanto basta. Sprazzi di oriente arrivano con la più heavy "Pyramid Princess", che mi convince completamente della pregevolezza del prodotto che sto ascoltando e anche se non è uno tra i cd più scatenati usciti ultimamente merita l'approvazione di tutti gli amanti del genere. Un bel plauso alla Frontiers per tutte le scelte azzeccate una dopo l'altra e un'ovazione per il duo Slamer/Greer che ha fatto centro con "The Raging Fire"!!!
Michy "Uzy"

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www.perrisrecords.com

 

SINN
"Jailbait"
Perris Records - 2003

Conosciuti grazie al secondo volume di "Hollywood Hairspray" edito dalla Perris Records, ecco che la stessa etichetta texana stampa il disco d'esordio per questo side project di Tommy Krash (American Sugar Bitch) dove dalla prima alla dodicesima canzone si sente del datato sleazy glam che farà la felicità di tutti gli hair metallers nostalgici del Sunset Strip che fu.

Solo dicendovi che nell'album c'è la cover di "Look What The Draggen In" sareste in grado di capire tutto: sonorità, "originalità" del prodotto e stile della band, ma lasciatemi dire che a mio avviso di questo CD i fan del genere ne avrebbero fatto anche a meno anche se, nonostante la solite registrazioni cazzute della Perris, qualche "canzoncina" carina c'è come ad esempio la super glammy "Freak", il lento dal sapore settantiano di "Find Away", il pop metal di "Too Late" e la sculettante "Almost 16".
Solo ad uso e consumo degli amanti del genere... io preferisco andare a ripescare i miei demo di Atomik Twist, Penny Lane, Swingin' Thing...
Moreno Lissoni

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www.kardia-musik.com

 

KARDIA
"Frammenti Di Violenza Controllata"
Self Produced - 2002

Proposta decisamente inedita questa per i lettori di SLAM!, infatti il gruppo in questione con questo "Frammenti Di Violenza Controllata" ci sbatte in faccia un lavoro di sei pezzi di dark wave nati sicuramente ascoltando i dischi di Joy Division, Bauhaus, The Cure, i primi lavori dei degli italianissimi Litfiba, Diaframma e cose più recenti ricollegabili alla scena hardcore.

Il gruppo giovanissimo, si forma all'inizio del 2001 a Roma e vede alle tastiere e synth Daniele Franzè, al basso Paolo Alvano, alla chitarra Pietro Capriotti e alla batteria Alessandro Emberti che con la loro musica propongono dei buoni spunti con un songwriting curato e decadente a partire dalla darkeggiante opener "Kubo" e proseguendo con "Nero" fino ad arrivare alle atmosfere rabbiose di "Brucia" e “Nenia” degna erede dei primi lavoro di Piero Pelù 6 Co.
Moreno Lissoni

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www.s-r-l.it

 

SRL
"In Memoria Temporis"
SONIC Records - 2003

Non sono certo dei pischelli questi sei ragazzi che si sono affacciati sulla scena Hard'n'heavy italiana nel lontano 1992 e che hanno all'attivo un demo tape datato 1995 e un mini CD del 2000 dal titolo "Requiescat In Pace".Ora, grazie alla Sonic Records e aiutati dalla Kick Promotion Agency per la promozione, escono con questo "In Memoria Temporis", oltre mezzora di heavy metal melodico cantato in madrelingua.

"2000 Anni Dopo Cristo", "Il Funambolo", ecc..., nonostante non sia un amante del genere, riescono a centrare il bersaglio, grazie ad un sound che va direttamente verso la scuola metal americana di metà anni 80. Altre cose interessanti di questo CD sono la presenza di una sezione multimediale con tutti i testi, la galleria fotografica, il video di "23 Novembre 1994", (tratto dal loro primo CD e registrato live al Rock Garden di San Pellegrino (TR) il 26 Gennaio 2002).
Moreno Lissoni

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www.24unity.com

 

24 UNITY
"Promo"
Self Produced - 2003

Hard Rock con venature progressive quello proposto da questo quintetto di Vancouver, Canada, nato nel 1998 e con alle spalle un CD uscito nel 2000. Questo mini di tre pezzi anticipa quello che sarà il loro secondo lavoro e non va troppo lontano dalle sonorità proposte con l'esordio in cui a mio avviso si incontrano TALISMAN, RUSH e NIGHT RANGER.

Si parte con "Man What's Wrong With You", class metal vigoroso dove si nota da subito l'ottimo guitar working di MMO e la voce di Roy Van Den Broek, la seguente "The 1" è un melodic hard rock impreziosito ancora dall'ugola del singer canadese, pezzo davvero bello che mi lascia in bocca quel sapere di già sentito, ma che verrà sicuramente accolto benissimo dagli amanti del genere.
Il terzo ed ultimo brano è "Life Shines" che, come dicevo in apertura, presenta una piccola percentuale di rock progressivo. Bravi, speriamo che il loro imminente CD rimanga su questi livelli.
Moreno Lissoni

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www.lastmistake.com

 

LAST MISTAKE
"Fuoco"
Kick Agency - 2003

Da tenere d'occhio questo five-pieces nato nel 1998 a Formia (LT) che vede Samuel Holkins (voce), Alex Brengola (tastiere), Kosmo (chitarra), da Davide Masella (batteria) e Adriano (basso) proporci questo demo CD composto da tre brani in cui il gruppo laziale miscela del classico sound metal ottantiano alle melodie pompose di RAINBOW e PINK FLOYD.

Se non fosse per la voce, l'opener "A God" potrebbe essere accostata facilmente ai QUEEN più elettronici, mentre in "Time Me Back" sono messi in primo piano i tasti d'avorio di Alex Brengola. L'ultimo pezzo, che prende il titolo di ".........." (giuro, si intitola proprio così!), sono poco più di due minuti di rock elettronico dove emergono le abilità della band.
Moreno Lissoni

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www.teslatheband.com

 

TESLA
"Into The Now"
Sanctuary - 2004

Finalmente... dopo tanta attesa eccomi qui a poter parlare del ritorno di una delle mie band preferite di sempre..e che ogni buon rocker dovrebbe conoscere. Dopo il live album della reunion ero davvero curioso di poter ascoltare il nuovo album da studio, il settimo (best esclusi) della gloriosa band di Sacramento.
"Into The Now" e "Look @ Me" hanno il compito di introdurci nel nuovo mondo dei Tesla... anno 2004... qualcosa è cambiato... indubbiamente... il sound si è fatto più corposo, il wall of sound è chiaramente "moderno" (termine da prendere con le molle...) ma non appena Jeff Keith apre il fuoco... beh... un brivido mi corre lungo la schiena... sono tornati... e solo chi li ha seguiti dagli inizi sa quanto ci sono mancati.

"What a Shame" è Tesla al 110% mentre "Heaven Nine Eleven" è ipnotica nel suo incedere, "Got no Glory" richiama il progetto Bar 7 che includeva Jeff Keith e Tommy Skeoch ed è il pezzo più "cattivo" dell'intero cd in cui non potevano mancare un paio di ballad di sicuro impatto emotivo (sentitevi la conclusiva "Only You" .
Un lavoro vario, in cui il vecchio e il nuovo si incontrano per dare vita a quello che fin da ora è da considerare uno dei punti di riferimento per il 2004... augurandoci che il tour estivo insieme ai riformati Van Halen li rimetta al posto che meritano... lassù tra i grandi...
Federico Martinelli

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www.peter-blast.com

 

PETER BLAST
"Explode"
Big Bang - 2003

Chi segue il trash rock'n'roll avrà sicuramente già sentito parlare di Peter Blastiosso vero veterano della scena che ha iniziato la sua carriera alla fine degli anni 70 con i Degeneration e seguita nel decenno successivo con i The Blast Factory e con i Junebug dove c'era in veste di produttore Chip Z’Nuff e nella sua carriera vanta esibizioni in compagnia di Johnny Thunders e Stiv Bators.

Già uscito da qualche tempo, questo suo nuovo lavoro ripercorre le strade del rock malinconico, fatto di sonorità rock'n'roll con delle spruzzatine country e bluesy dove per l'occasione si fa aiutare da Johnny K e dall'amico Chip Z'Nuff come nel caso di "Little Sister Of Mercy" dove si incontrano ENUFF Z' NUFF e JUNEBUG.
Il disco è piacevole, episodi piacevoli li troviamo nella cover dei Rolling Stones "Paint it Black" (in versione THUNDERSina) e proseguendo con il bluesaccio di "It's a Cruel World" e il rock arabeggiante di "The Last Word".
Nella semi acustica "And Just For You Too" troviamo lo zampino di Johnny K, mentre la title track si rivela una delle mie tracce preferite.
Moreno Lissoni

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www.lionmusic.com

 

BALTIMOORE
"Ultimate Tribute"
Lion Music - 2003

Ci sono varie correnti di pensiero riguardo ai tribute-album..chi li ritiene assolutamente inutili, chi un buon modo di rendere omaggio a dei grandi del passato, chi una mera operazione commerciale...
Il cantante svedese Bjorn Lodin, leader indiscusso del progetto Baltimoore, sceglie di rendere omaggio a 12 grandi bands del passato, assemblando un disco di sicuro interesse, in cui viene fuori l'amore incondizionato del nostro
per il grande Hard Rock dei Seventies.

Si parte a palla con "Kill the King" dei Rainbow e "Rock Candy" dei Montrose, due pezzi a dire il vero molto coverizzati ma comunque sempre di grande impatto.
Ottima l'interpretazione di Lodin su "Never Say Die" dei Black Sabbath ma soprattutto su "Love Child" dei Deep Purple periodo Coverdale, anche perché il timbro vocale del cantante svedese assomiglia in molti frangenti a quello del leader dei Whitesnake.

Non scontate le riproposizioni di "She" dei Kiss (non certo il pezzo più famoso del loro repertorio) e di "Freedom" di Hendrix, con un gran lavoro di Thomas Larsson alla chitarra.
Chiusra col botto con "Riff Raff" degli AC/DC (discret ) ma soprattutto con "The Rocker" dei Thin Lizzy... insieme a "Love Child" il pezzo meglio riuscito di tutto il cd.
Non credo che sarà questo il cd che farà cambiare idea sui tribute-album a chi non li sopporta... per gli altri un buon modo di ascoltarsi una dozzina di classici senza tempo.
Federico Martinelli

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alternative-allstars.de

 

ALTERNATIVE ALLSTARS
"110% ROCK"
Spv GmbH Steamhammer - 2004

Trovarsi un cd come questo nella posta, cosi, inaspettato, puo’ veramente dare un senso alla giornata. E non solo perche’ e’ una figata di disco, non solo perche’ e’ solare e potente come pochi, ma perche’ viene da una band di cui non avevo finora sentito parlare e da’ una sferzata non da poco al mio “ottimismo musicale”. Non bastasse, i nostri vengono dalla Germania, un Paese in cui non ho mai nutrito grosse aspettative per questo genere. Una totale e graditissima sorpresa, e mentre festeggio in anticipo la Pasqua vado a presentarvi gli Alternative Allstars.
Questo tre pezzi si presenta con un cantante chitarrista, Claus Grabke, gia’ familiare alla scena tedesca per la sua militanza nei Thumb; al suo fianco il bassista Mark Wiechert, mentre alle percussioni c’e’ Sven Pollkotter, terzo e si spera definitivo nel ruolo. L’album di debutto, “Rock on”, e’ del lontano 2000. Da allora la band ha continuato a suonare live, ovunque e con chiunque, da Bon Jovi agli Oasis a Bad Religion e Sick of it All, e da questi 4 anni on the road nasce il qui presente “110% rock”: il nome dice tutto.

12 pezzi di rock’n’roll puro, grezzo, potente. I Supersuckers incontrano i Gluecifer e trovano quello che manca ai Blink 182, Orange County incontra Sunset Strip ed e’ festa, sotto il sole al suono del primo singolo “Rubberball”.
C’e’ anche un azzeccatissimo duetto con il vocalist dei Donots Ingo Knollmann in “I get around”, e quello con Ron dei 4Lyn in “Falling from grace” non e’ certo da meno. “Take me higher” e’ semplicemente esaltante, e che dire di “Totally wrong”, marcata dalle calde e graffianti corde vocali di Grabke? Trascinante “Love so strong”, poppettara / rockettara / bellapuntoebasta, poi c’e’ “Brand New Day”, suoni blinkiani qua e la’ con la potenza che manca ai californiani, e torna il punkrock grezzo con “Hold on tight”…
110% Rock. Che altro potrei mai commentare? Cosa potrei mai aggiungere? Andatevelo a comprare il 29 marzo e ora lasciatemi gioire e curiosare su www.alternative-allstars.de . No dico, .de. Anche la Germania ci si mette adesso. Se gli Stati Uniti d’Europa economicamente restano un bluff, musicalmente sembra davvero che l’epicentro del terremoto rock si stia spostando da queste parti!
Cristina Massei

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www.frontiers.it

 

HOUSE OF LORDS
"The Power And The Myth"
Frontiers Records - 2004

Dopo 12 anni dal loro ultimo album e diversi side project alle spalle, tornano i leggendari House Of Lords che a cavallo tra gli 80 e 90 stamparono 3 album dal valore assoluto e immancabili nelle discografie di ogni melodic rock fan che si rispetti!
Questa volta però manca uno dei membri fondatori del gruppo, il tastierista degli Angel Gregg Giuffria sostituito da vari musicisti come Derek Sheridian (Dream Theater), Allan Okuye (Rat Bat Blue), Sven Martin (Tattoo) e Ricky Philips (Bad English, Styx), mentre la formazione è quella del primo disco con al basso Chuck Wright (Quiet Riot), alla batteria Ken Mary (Alice Cooper), alla chitarra Lanny Cordola e alla voce ovviamente James Christian.

A mio avviso siamo un pò lontani dai stratoferici dischi che hanno caratterizzato il loro passato e pur mantenendo quella classe cristallina che li ha sempre contraddistinti non riesce mai ad entusiasmare, o meglio, da musicisti di questo calibro mi sarei aspettato molto di più.
Si parte con "Today" che insieme a "Living In Silence" e “The Power and the Myth” hanno un gusto retrò e quasi progressivo, poi via con “All Is Gone”, “Child of rage”, ecc... ma quasi mai le song riescono a raggiungere i livelli del loro omonimo disco o di "Sahara". ...Se vi avvicinate alla band solo ora vi consiglio di recuperare i precedenti lavori, se al contrario siete dei vecchi estimatori della band dovete fare vostro anche questo “The Power And The Myth” nonostante non sia una delle loro migliori produzioni.
Moreno Lissoni

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www.circusofpower.net

 

UNCLE MAX’S COSMIC BAND
"Licking The Toad In The Black Church"
Self Produced - 2003

“Showbiz Al” (alias Alex Mitchell) è tornato in pista ed è in forma smagliante! Lo scorso anno ha realizzato 2 album, Plastic Gator Machine – “Rock ’n’ Soul Music” e “Licking The Toad In The Black Church” con la sua “nuova” band (pensate che alcune traccie risalgono alla fine del 1993!), gli UNCLE MAX’S COSMIC BAND, che vede la presenza di alcuni elementi dei Vasoline Turner (tra cui, quel “pazzoide” di Billy Tsounis).
Quest’ultimo lavoro, al primo ascolto presenta elementi piuttosto insoliti. Per chi conosce i Vasoline Turner, sembrerà strana l’accoppiata tra Billy Tsounis (con il suo stile funk/psichedelico), e l’anima rocker di Alex Mitchell, frontman dei Circus Of Power. Ma in seguito ad un ascolto più attento, si scoprirà che il disco è davvero originale, che non da nulla per scontato.

Il disco apre con “Sweet Teenage Fascination”, che da il primo assaggio del sound della band, proseguendo con “Gasoline Rainbow”, una trascinante punk/psychedelic song.
“Magik Machine” è decisamente più punk old school (Mitchell ha sempre dichiarato il suo amore per i mitici Damned), mentre la quarta traccia “Coltranes Lament” presenta il lato piu’ oscuro della band con un riff piuttosto hard. L’ascolto continua molto piacevolmente con la rockeggiante “James Brown Band” e con la bellissima “Letters From The Inside” (che troviamo anche nei Plastic Gator Machine).

“Guilty By Suspicion” arriva potentemente con un riff molto hard (più pesante rispetto a quelli di Magic & Madness dei C.O.P.) e si collega alle seguenti songs, “Darkness Of Her Room” e “Monster”.
“Auntie Ray’s Box Of Magic” è senz’altro una delle canzoni più originali e vaste dell’album, visto che mette in mostra punk old school, R’n’R ed elementi psichedelici alla Vasoline Turner.
Poi si torna nuovamente sull’hard rock con “Lady Belladonna” (che ha un finale molto divertente) e “Booty Liberation Front”.
In “Good Times” e “Loud ‘N’ Proud” troviamo i classici standard americani, anche se il sound della band è ancora forte nelle strutture. La penultima traccia, “21st Century Dino Man” è un incredibile mix tra funk e rock psichedelico davvero geniale, che finisce improbabilmente con un tocco surf. L’opera si chiude con la bellissima “Green River Death Boogie” che lascia l’ascoltatore avvolto in atmosfere oscure e misteriose.
C’è poco da dire… Alex Mitchell è tornato sulla scena con tutta la massima credibilità con cui l’aveva lasciata 10 anni fa.
Di nuovo… bentornato Alex!
Carlo Mazzoli

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www.laid-law.com

 

LAIDLAW
"Laidlaw"
Yessir Records - 2003

Con immenso piacere mi accingo a parlarvi del ritorno di una delle mie southern rock band preferite... direttamente da Orange County, California, ecco finalmente a voi il secondo e lungamente atteso album dei Laidlaw...
La band formata nei primi anni’90 da due chitarristi Craig De Falco e Buzzy James approda al secondo cd dopo il folgorante esordio “First Big Picnic” datato 1999 e che ricordo fu prodotto da Nikki Sixx che lo fece uscire per la sua etichetta, la Americoma.

Ci sono voluti ben 5 anni ma finalmente possiamo godere di un altro splendido esempio di southern album ben suonato, ottimamente prodotto ma soprattutto con delle grandi canzoni.
Rispetto all’esordio sono cambiati bassista ma soprattutto cantante... infatti Tommy Roberts ha cedutoi l microfono all’ottimo Joey Pantera che riesce a non far rimpiangere il suo predecessore.
Il cd si apre con “Are You Living Your Dream” e subito veniamo catapultati in qualche vecchia strada polverosa del sud, con la slide guitar di Buzzy James in grande evidenza.
“5 Knucke Shuffle” è un ottimo pezzo molto alla Molly Hachet, mentre “Never Been Any Reason” vede la partecipazione di una voce femminile, quella di Carol Chase, come da migliore tradizione southern.
“Bag Full of Pills” è una splendida ballata molto vicina a quell’alternative country che negli States spopola da qualche tempo.

Menzione obbligata poi per "Ode to Ronnie", vero tributo in musica alla leggenda dei Lynyrd Skynyrd,
con il testo che cita una marea di canzoni della band di southern più famosa della storia.
Chiusura affidata a “Bring My Baby Down” con un gran lavoro di Craig De Falco alla chitarra e alla crepuscolare ballad “This Must Be Love” che farà breccia nel cuore di tutti i rockers dal cuore tenero...
Vi segnalo che il cd è reperibile presso il sito della band, in cui potrete acquistare oltre a dell’ottimo merchandise anche il cd dei Moonshine del 1998, nome con cui la band si fece notare da Nikki Sixx e in cui troverete alcuni dei pezzi che poi finirono nel loro disco d’esordio, ad eccezione della cover di “Fortunate Son” di John Fogerty rifatta in modo splendido da una band che merita davvero la vostra massima attenzione..non solo se siete amanti del southern ma se siete amanti in generale della buona musica..
E adesso speriamo di non dover attendere altri 5 anni…
Federico Martinelli

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JACK BLADES
"Jack Blades"
Frontiers Records - 2004

Tracciare un profilo di Jack Blades non è sicuramente cosa breve visto che ormai è sulle scene dai primi anni '80 e che oltre a far parte di due delle migliori Arena Rock Band della storia come Night Ranger e Damn Yankees, è allo stesso tempo produttore (Great White, Samantha 7, Ted Nugent) e apprezzato autore per molti artisti come Ozzy, Great White, Journey, Aerosmith, Cher e svariate country star americane.
Probabilmente è per questo che solo ora giunge il suo primo album solista, che la sempre attenta Frontiers non si è fatta scappare.
Anche in questo caso la lista di ospiti illustri è chilometrica..dai suoi compagni d'avventura nei Night Ranger, a Neal Schon dei Journey che ha scritto insieme a Jack ben 3 canzoni dell'album, Micheal Lardie dei Great White, Warren De Martini dei Ratt, Damon Johnson dei Brother Cane fino ad arrivare al figlio Colin, autore pochi mesi fa dell'album di debutto prodotto proprio dal papà.

Ma la musica vi chiederete... beh, con un palmares del genere non è difficile immaginare che ci troviamo di fronte ad un concentrato di classe e melodia, anche se non mancano le soprese.
Infatti troviamo pezzi classici come l'opener "Sea of Emotions", la super ballad "Alone Tonight" e la frizzante "To Touch the Sky" (non a caso credo le tre canzoni scritte con Neal Schon) alternati a brani più "moderni", anche se "Breaking It Down" e beatlesiana da morire... "Who Want to be Me " e "On Top of the World" stupiscono per i suoni di chitarra davvero pesanti, anche se quando si arriva al ritornello è la melodia a tornar fuori prepotentemente.
Ho sentito vari pareri e letto recensioni davvero discordanti su questo lavoro..
Secondo me è un buon disco che necessita di svariati ascolti per poterne meglio assimilare le diversità stilistiche tra un pezzo e l'altro.
Meriterebbe comunque l'acquisto anche solo per i cori... stellari come nella migliore tradizione del buon caro e vecchio Jack...
Federico Martinelli

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bowesandmorley.com

 

BOWES & MORLEY
"Mo's Barbeque"
Frontiers Records - 2004

Come combattere la tristezza causata dalle uggiose e piovose giornate di questo periodo invernale? L'antidoto c'è e si chiama "Mo's Barbeque": la seconda, succulenta fatica discografica del ben oliato duo composto da Danny Bowes e Luke Morley (rispettivamente voce e chitarra dei grandissimi THUNDER). Una ventata estiva su di un piatto d'argento!! Non ho purtroppo avuto ancora modo di ascoltare il loro primo cd "Moving swiftly along" del 2002 e me ne rammarico perchè ciò che ho per le mani è roba che scotta.

Innanzitutto dimenticatevi l'hard rock dei THUNDER e aprite la mente ad un miscuglio di generi che spaziano dal soul, allo swing, al funky. Come non iniziare a ballare come pazzi al ritmo dell' opener "Desire" condita di trombe e tromboni: unica! Si passa al funky con la più orecchiabile "Living For The City", mentre "On A Day Like Today" ci porta direttamente a Cuba: ritmi latini, piano e tromba... son già entusiasta alla terza canzone, devo ammettere che non mi succede spesso!
Addirittura beatlesiana è la semi ballad "Since I Left Her" (Paul McCartney alleggia su tutto...) in cui Luke ci delizia del primo assolo di chitarra in piena regola. Atmosfere più blues con la dolce "Come Together In The Morning"... ma il romanticismo dura fino alla traccia successiva in cui ci si scatena con l'ultra funky di "Waiting For The Sky To Fall". Si torna subito all'atmosfera melensa con la semi acustica "Illogical", si duetta invece con la bella voce femminile di Tara McDonald in "How Could You?", mentre c'è tutta l'atmosfera di un piano bar in "I Can't Stand The Rain".
Da notare che le cover di questo album sono due: "Why Did You Do It" e "That's Not Love" originale demo dei TERRAPLANE del 1986 inedito.
Direi che è tutto! Come esprimere la delizia suscitatami da questo ascolto?Album completo, grande energia, azzeccatissimo duo, bei pezzi... cosa volete di più???!!
Michy "Uzy"

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www.jknorthrup.com

 

JK NORTHRUP & PAUL SHORTINO
"Back on Track"
Shire Records / Frontiers Records - 2003

Chi, almeno una volta, non ha mai sentito parlare di Shortino? Ebbene, la cosa che appare più strana è che di lui si ricordano tutti ma del buon Northrup pochi sanno effettivamente chi esso sia.
JK si è ritagliato uno spazio di tutto rispetto sul finire degli anni ottanta con Johnny Edwards alla voce per poi collaborare a diversi progetti e formare alcune tracce di futura distribuzione proprio insime al bravo Shortino che, ahimè non videro luce in tempi buoni, tant’è che, a oggi, se non fosse per la rimasterizzazione ad opera di questa neo etichetta, non ci sarebbe modo di ripescare quanto di buono fu fatto da questi due artisti.

Paul, dal canto suo, giungeva da una situazione artisticamente parlando, abbastanza fortunata. Sostituì DuBrow (Quiet Riot) nell’88 e poi finì a segnare la Storia del Rock coi Rough Cutt (pressoché introvabili al giorno d’oggi) per lanciarsi in apparizioni fugaci come corista e poi ricoprendo senza un buon rientro economico, la veste di cantante solista. JK, ritornato sulla scena da poco tempo con diverse ristampe di materiale introvabile e come chitarrista dei rinati XYZ, sfocia una malinconica presa di posizione negli animi di molti rockettari affezionati ancora al sound che fu prima della disfatta di Seattle e figli suoi, ripercorrendo, con questa resurrezione di materiale, alcune delle tracce più significative e dense di storia, del suo passato.

I più accaniti sostenitori del rock anthemico da stadio, troveranno in questo anniversario (ahimè, della fine della loro carriera potrei dire…) un buon motivo per prelevare allo sportello del bancomat. Soldi spesi bene soprattutto per pezzi incredibili e indimenticabili come “Bye bye to love” che ricorda molto i BANGALOIR CHOIR. Anche l’opener “When there’s smoke” e la già sentita “The kid is back in town” (con Edwards ai microfoni… molto meglio direi…) hanno da ridire ai tanti che credevano (allora e oggi) che l’hard rock era (o è) tutto una merda.
“Forgotten child” ripercorre le suadenti ballate acustiche dei bei tempi andati e fa alzare il volume per immettersi nella giusta corsia di preferenza emozionale che, a occhi chiusi, ci ributta indietro di almeno 20 anni!
Il massimo si tocca con la bella “Everybody can fly”, pianistica ballad che è tutto un crescendo sino ad esplodere nei chorus finali di buona matrice americana di fine anni ottanta.

Se possiamo dire che molti, oggi, hanno poco da dire, cosa c’è di meglio che riprendere l’ascolto di vecchie glorie come loro? Questo disco risolleverà le sorti dei vostri cuori ammaccati da suoni modernisti che imperversano alla radio. Una chance gliela darei… non si sa mai che vengano spinti dal buon numero di vendite per riproporci nuovo e denso materiale come Dio comanda.
Buy or die.
Marco Paracchini

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www.TNA rocks.com

 

TNA
"Branded"
Kivel Records - 2004

I T.he N.oise A.ddiction si ripresentano sul mercato dopo quasi due anni dal debutto e ritornano con un album denso di energia e potenza.
Nonostante il vocalist avesse confermato che il loro amore primario fosse riservato a sonorità più inclini a ciò fatto dai Red Hot Chili Peppers, con questi due dischi pare che invece le loro muse ispiratrici siano combi statunitensi come WARRANT, QUIET RIOT e gli scandinavi HANOI ROCKS.
L’energia è presente in ogni nota del disco e i brani sono registrati al di sopra di molte produzioni nostrane. L’apertura, segnata dalla potente “Lies, guns and violence” riporta in auge una certa infatuazione per il passato targato Guns and Roses e dichiara, sin da subito, quale sarà il contenuto dell’intero album.

La band rimane la stessa del primo disco ed è sempre Sean Tarr (chitarra) a scrivere la maggior parte dei brani lasciando, in sparute occasioni, i testi al bravo singer Mike McManamon che non pare abbia grandi problemi ad esprimere al meglio ciò che scrive con ciò che canta. L’intro più dieci brani ridanno così vita e speranza ai non più giovanissimi TNA che sanno però accalappiare la simpatia dei propri fans riuscendo in pieno anche ad amalgamare vecchie sonorità con linee melodiche (soprattutto nei chorus) a movimenti musicali moderni come il nu breed.
Consigliato a chi ha voglia di ascoltare un disco interessante e denso di energia, “Branded” non deluderà l’ascoltatore sebbene, dopo ripetuti ascolti, lo si lascerà di nuovo chiuso in mezzo agli altri dischetti originali… questo forse, per l’eccessiva dose di eccessivo perfezionismo che richiedono molti fans di certe sonorità, me compreso.
Marco Paracchini

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www.johnnyvance.com

 

JOHNNY VANCE
"I'm No Dummy"
Self Produced - 2002

Con un pò di ritardo ecco che ho tra le mani il nuovo lavoro solista per questo rocker che ha iniziato la carriera con i THE VAMPS e dopo essersi stabilito a New York formò gli SKIN & BONES (con un album prodotto da Andy Taylor, DURAN DURAN e da poco fuori con la raccolta "Speak Easy" per la Metal Mayhem Music).
Dimenticate le sonorità sleazy glam della sua vecchia band perchè il Vance solista si direziona verso sonorità pop rock sulla scia dei vari TOM PETTY e MIKE TRAMP. Classico sound FM rock americano, con tante chitarre acustiche e melodie e poco spazio per originalità e potenza. Nonostante ciò il disco risulta piacevole in tutti i suoi 39 minuti di durata partendo con la Bon Joviana "I'm No Dummy" e proseguendo con i rockettini di "Blessing In Disguise" e "How Many Hearts".

Le lente "Killing Monsters" e "Dream" ci regalano dei malinconici momenti dettati dalla voce di Vance e dalla chitarra di Tim Calhoun, mentre "Second Time Around" e "All This Nothing" sono altri due begli episodi di rock da ascoltare in macchina nelle desolate highway d'oltre Oceano.
Se siete degli amanti del genere non esiterei un istante a contattare il rocker di Nashville!
Moreno Lissoni

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www.mtm-music.com

 

ZAR
"Hard To The Beat"
MTM - 2003

La Germania, sempre attenta ai lati del rock più tradizionale, confeziona, al mese, circa dieci dischi del genere e diventa difficile seguire tempestivamente tutte le mosse dei gruppi tedeschi, creando così una sorta di scompenso artistico rilevato dalle reviews internazionali.
Nota che fa anche riferimento anche a questi Zar che, molte riviste, hanno dimenticato di menzionare. La carica non manca e sarebbe un peccato non parlare di questi tre crucchi che ci credono veramente. Ahimè, il disagio delle molteplici etichette che producono di tutto e di più per sopravvivere, creano questi disagi che, per primi, colpiscono proprio questi loro artisti.

Tommy Claus guida il trio con la sua chitarra roboante e la sua produzione molto limpida e ben studiata. La voce di Andre Sauber non incanta ne annoia ed è una via di mezzo tra il talentuoso vocalist Goran Edman e il veterano Glenn Hughes, nonostante i suoi vibrati siano molto più inclini al metal classico degli eighties. Tra riff groovy (“Hard to the beat”) e potenziali pop metal songs (vedere “Never so alone” molto in stile WHITE SNAKE à là “The deeper the love”) il cd si lascia ascoltare senza mai colpire il cuore degli ascoltatori. Compare anche una traccia strumentale che porta il titolo di “Ni.Ten” che aggiunge solo un titolo in più nel retro copertina e basta. Ottime composizioni a livello artistico e tecnico l’introduttiva “Cryin’ for love” e “Perfect Day”. Quest’ultima ripercorre molto dei QUEENSRYCHE degli ultimi anni ottanta.
Chiudono l’album la suadente e malinconica “Why don’t you talk to me” simile alle ballad elettriche dei primi JADED HEART. Di Zeppelliniana memoria rimane l’ultima “Schizofrenia” che pare proprio essere stata scritta da Page/Plant.
Non è l’album dell’anno, non è la novità che attendevamo, non è certamente la scelta obbligata in uno store di cd ma…al fianco di molteplici puttanate discografiche, si fa ascoltare volentieri.
Marco Paracchini

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