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www.sleazegrinder.com



 

VV/AA
"Cock' n' Roll"
Sleazegrinder - 2003

COCK' N' ROLL... wow che titolino!
Per caso può darvi qualche spunto? Cito ciò che leggo sull'esterno del booklet "We just put the Fuck in Rock' n' fucking Roll!": il concetto vi sembra sembra più chiaro?
Lo apro e cosa mi ritrovo? Un'opinabile sfilza infinita di culi/tette/ecc... e ci rimango di sasso: che utilità ha sta roba? Forse l'hanno pensato come me le numerose stamperie che si sono rifiutate di riprodurre questo "sacro" corollario? Qui tutto trasuda esagerazione sessuale e le canzoni sono tutte a tema: sessualmente esplicite (n.b.la parola più citata è "fuck" parimerito con "fucking") e i testi sono tutti un programma! Ne avete di pane per i vostri dentini assatanati con ben 26 canzoni purtroppo non molto variegate; il filo conduttore che le percorre è quello HELLACOPTERS/TURBONEGRO con una buona componete di punk spruzzato qua e là.

Le band qui presenti arrivano proprio da tutte le parti del globo: USA, Norvegia, Svezia, Australia, Francia, Italia... sì sì capito bene, i torinesi BAD DOG BOOGIE con la loro incisiva "Highway of Your Soul" non ci fanno certo sfigurare! Tra le tante direi che la song che fa la differenza è la glammissima "Space Age Mafia" degli EROTICS (tratta dal full-lenght "All glitters is dead") che non vi si toglierà più dalla testa per giorni. Altre tracce degne di menzione poichè al disopra della media generale: i ROCK CITY CRIMEWAVE con "Jersey Devil" à la MISFITS, la zuccherosissima "Porn Star" delle PORN ROCK, i DOG SHIT BOYS con l'eloquente "One Minute Fuck", gli SKUM con la simil ROCKY HORROR "Slut" e THE VIBROLAS con la settantiana "The Ballad of Dorkus Figg" (molto BLACK SABBATH!)... beh, ce ne sarebbero moltissime altre da citare perchè il pacchetto offerto è ottimo. Se siete in cerca di una colonna sonora per i vostri randez-vous piccanti state certi che l'avete trovata!
Michy "Uzyglam"

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www.3-wishes.de

 

3 WISHES
"Shake Well Before Use"
TTS - 2003

Arrivano da Amburgo i 3 Wishes e questo è il loro secondo lavoro dopo il debutto uscito nel 2001.
Fresh melodic Hardrock... così loro stessi definiscono il loro sound e davvero non potevano usare termine migliore.
Un riff poderoso introduce "Electric Bullride" e la cosa che mi colpisce subito è l'ottima resa sonora del tutto, ricordandomi qualcosa dei loro connazionali Pink Cream 69 del primo album, come d'altronde l'ottima "High Wire", pezzo decisamente coinvolgente.

Quello che differenzia i 3 Wishes dalle altre band teutoniche del genere è sicuramente l'uso delle tastiere, molto presenti e parte integrante del sound in pezzi come "Never Say Never", "Show me the Way" e nella ballad "Love don't Lie".
Proprio per questo in alcuni momenti mi hanno ricordato la scena scandinava dei primi anni '90, ovvero bands come Bad Habit, Treat e Swedish Erotica, classe e melodia al servizio di ottime canzoni.
Altri pezzi da citare sono "Ghetto Generation" (hard rock with balls) e "Psycho Love" (che mi ha ricordato vagamente un vecchio pezzo dei Motley Crue...).
I 3 Wishes non sono dei pivelli e lo dimostrano durante tutto l'arco delle 12 canzoni contenute in questo cd, caldamente consigliato a chi ama le bands sopracitate e a chi ama scoprire nuove realtà di tutto rispetto.
Federico Martinelli

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www.changesone.co.uk



 

KORI CLARKE
"Opium Hotel"
Changes One - 2003

Kory Clarke. Forse, per chi lo conosce, spiega di più il nome che una recensione, non facile, e forse quanto di più lontano dai canoni di SLAM! Il leader, singer e songwriter di una delle band più sottovalutate del pianeta rock, i Warrior Soul, sempre in bilico tra lotte sociali e “don’t give a fuck” attitude, dà libero sfogo alla sua vena più poetica ed alla sua esperienza sui palchi newyorchesi di spoken words, infiltrata nei suoi lavori sin dall’esordio nel 1990, per partorire questo “Opium Hotel”.

14 tracce in cui l’unico abbozzo di melodia è riscontrabile nella title track, una breve ballata acustica, per il resto si tratta di poesie musicate, a volte in chiave un tantino elettronica, altre più violentemente, ma sempre cerebralmente stimolanti.
“Reverse” (unica traccia scaricabile, per intero, dal sito), “Boom Ka Boom”, nata da una vecchia idea dell’era Warrior Soul, e “Penguin Song” sono, ad un primo ascolto, i pezzi più accattivanti, mente in pezzi come “Dream Japan” o “Sky High” è la vena più ipnotica del cantante di Detroit ad emergere, rievocando le sonorità del lato oscuro di “Chill Pill”.
Apparentemente, nulla è rimasto del Kory Clarke era Space Age Playboys, con parrucca platinata e boa di struzzo al collo, se non l’utilizzo di un gran numero di loop, ma in 13 anni e quasi 10 dischi di carriera alle spalle, ha dimostrato di avere e di sapere mettere in campo sia un lato da Dr Jeckill che da Mr Hide, senza mai perdere in credibilità e spontaneità.
Disco difficile, ma irrinunciabile in due casi: se anche solo il timbro della voce di Kory Clarke vi provoca i brividi, o se siete in cerca di quella che è, forse, l’ultima anima guerriera rimasta.
Info di servizio: il CD può essere acquistato da Changesone: www.changesone.co.uk
Simone Piva

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chrisun76@hotmail.com



 

KRYS
"Hope And Tears"
Self Produced - 2003

Se la lacca non vi ha reso del tutto ebeti, ricorderete senz’altro che un annetto fa avevo recensito il CD solista di Chris (“Take Me Away”)...
Riecco il rocker romano, che appesa l’acustica al muro, prende di nuovo in mano la chitarra elettrica accompagnato stavolta da una band.
Il genere proposto è un rock’n roll dal sapore selvatico ed etilico, un incrocio direi tra i DOGS D’AMOUR e gli ultimi e più maturi SMACK (la opener “One Night In Blue” e la successiva “Queen Of West” mi hanno subito fatto venire in mente “Salvation” e “Radical).

L’impressione che ho avuto è che questo CD rappresenti una serie di passi in avanti rispetto a “Take Me Away”, nonostante ci siano ancora un paio di pecche, ossia una voce mixata un po’ troppo bassa e un cantato che a tratti sarebbe dovuto essere più graffiante, ruvido, cattivo se vogliamo, per trasmettere in modo più convinto sentimento & pathos.
Anche la batteria elettronica è un po’ un handicap... sono arci-sicuro che un batterista incazzato e sporco à-la Bam Bam avrebbe dato una marcia in più a pezzi già molto buoni come “Killer Clown”, “Queen Of West” e “Sly Girl”. Mi piacciono in particolare “A letter to Helsinki”, molto bello in riff di chitarra e “Take Me Way”, ripresa e riarrangiata e molto intensa – bravi!

Chiude il CD “I love You”, e di nuovo mi trovo ad apprezzare molto il riff portante di chitarra e il clima rilassato e... bucolico che mi trasmette la canzone. Davvero bella.
Sia chiaro, ci sono ancora tanti passi da fare e particolari da prendere in considerazione per uscire con un disco ‘competitivo’ (che brutta parola!! ma spero serva a rendere almeno l’idea...), ma i romani KRYS sono sulla strada giusta e mi aspetto molto dalla prossima uscita. Continuate così ragazzi!
Simone Parato

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www.laudamus.se



 

LAUDAMUS
"Lost in vain"
Escape Music - 2003

Se c’è un insieme di talenti sprecati, questo ne è l’esempio vivente!
Esperti, tecnici, stars e personaggi di tutto rispetto come JEFF SCOTT SOTO, KEN TAMPLIN, KEE MARCHELLO e MARTY FRIEDMAN si assecondano ad un progetto di questi tre nuovi ragazzetti (che non so da dove vangano fuori) per un cd scialbo, annoiante, assurdo e pressoché inclassificabile.

I tre Laudamus (i fratelli Stenlund – ch e bs – e Jonas Cederteg vc) ci intrattengono nel demo cd più lungo della storia dell’hard rock: 10 brani che non finiscono mai con nessuna positività annessa e/o connessa.
Acquistati dopo aver letto un’audace recensione di uno che di melodic rock non se ne intende per un bel fico secco di niente, mi ritrovo tra le mani un cd dove si intuisce che i personaggi interessati, tutto vogliono fare, tranne che melodic rock.
Spinte qua e là sull’acceleratore e su riff metallici, appaiono come una copia sbiadita dei GLORY dove cimentano in alcuni soli, persone in grado di rigirare quei brani in migliori direzioni artistiche, ma limitate sempre e solo in brevi apparizioni.

Ora, non essendo chiaro se i Laudamus non sappiano suonare i soli o se il producer Ken Tamplin abbia voluto spingerli con amici e parenti stretti, l’unica cosa chiara è che il disco non ha nulla di interessante sotto alcun profilo.
Invito anzi i lettori di SLAM! a stare attenti a esperimenti musicali pubblicizzati come grandi eventi e poi dimostrazione invece di povertà assoluta.
Se l’acidità mia spaventa o irrita, il motivo è sempre lo stesso…che amo ribadirlo…i dischi non me li regala nessuno, quindi, fate voi i vostri calcoli…
Da evitare.
Marco Paracchini

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www.wildfrontier.de



 

WILD FRONTIER
"Stick your neck out"
Point Music / Frontiers - 2003

Sulla scena tedesca dal 1995 I W.F. sono giunti al loro terzo disco.
Abbandonate del tutto le sonorità un po’ folkloristiche irlandesi sorrette da riff pesanti come nel precedente “Thousand Miles Away”, i crucchi ci riprovano a distanza di diversi anni, con un nuovo batterista (Jorg Schmeck) e nuovo repertorio, sotto tutti i punti di vista.
Le sonorità sono molto in sintonia con le abilità sonore delle bands tedesche dedite al melodic rock e all’aor più grezzo. Infatti credo di poter inserirle nella scia dei più melodici VON GROOVE e, al contempo, con i più aggressivi FRONTLINE.

Jens (vc) canta con molta energia dimenticando gli acuti dei precedenti lavori e armonizzando un po’ di più con le ugole rovinate del rock più intimista.
Le dodici canzoni sono molto orecchiabili e di sicuro impatto emotivo per i molti amanti delle melodie e dei riff anni ottanta.
Spruzzate di ultra-melody appaiono solo nelle ballate “Walkaway” (scuola GIANT), peraltro molto suadente, “I can hear you” (molto vicini agli ASIA più grintosi) e “Through your eyes”.
Prodotto molto bene e limpido come l’acqua di un ruscello montano, i W.F. vi doneranno sonorità scontate ma decisamente emozionanti. Tralasciate le prime due tracce, il resto scorre con ritmi serrati e cori da arena, finendo con la veloce ed heavy metal “We will be one” dove pare abbia rubato le corde vocali a Andy Deris!
Marco Paracchini

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www.frontiers.it



 

RAMOS
"Living in the light"
Frontiers Records - 2003

Kelly Hansen (HURRICANE) produce e dirige l’abile guitar-player JOSH RAMOS (già visto negli ultimi tempi con TWO FIRES), nel suo primo disco solista.
A differenza di quanto uno si possa attendere dal disco solista di un chitarrista, qui talenti vari vengono messi in secondo piano e vengono alla luce solo in taluni soli di prestigio ma, nel resto, tutto è allineato alla linea melodica della canzone.
Le tastiere (Kelly) sono prepotenti e sempre presenti in tutti i brani dando una luce completamente ottantiana a tutti i brani. L’AOR serpeggia dunque per tutti gli undici brani presenti e, se la produzione, un po’ sotto le righe, vi farà sentire proprio nel 1988, allora meglio no?

La batteria, forse il lato meno incisivo dell’intero lavoro, è suonata da Atma Anur mentre alle quattro corde si cimenta Scott Snyder. Alla voce, la limpida, alta e tipica timbrica AOR del signor Mark Weitz che interpreta tutte le tracce presenti. Chiude l’album la traccia interamente blues strumentale “Willie” dove finalmente Josh può mostrarci l’intenso amore che ha per questo genere anche se un po’ troppo inflazionato dai tempi.

Il disco, che ha visto la luce in quasi dodici mesi, fa trasparire l’energia e la classe dell’AOR più puro anche se, molto spesso, si cade in ritornelli al limite del plagio con centinaia di vecchi brani.
Masterizzazione troppo compressa, suoni anni ottanta e produzione discreta.
Unica pecca… il design. Triste e desolante come la buona Frontiers ci ha da sempre abituato!
Per il resto… ascoltare prima di acquistare.
Marco Paracchini

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www.shinjukucactus.com



 

SHINJUKU CACTUS
"Still ancient people"
Self Produced - 2003

Quando mi sono messo in contatto con questi S.C. mai mi sarei aspettato tanta celerità nel ricevere il loro materiale. Biografia, poster a colori, foto di gruppo, vari contatti e, ovviamente, il loro primo demo cd. La sorpresa, in realtà, me la aspettavo più sul materiale fonografico che non sulla grande ed affidabile proposta cartacea che mi è giunta ma purtroppo mi sono dovuto accontentare di due sole tracce e di una pseudo intervista come bonus fatta in una radio giapponese non specificata.

Kent (vc), Jimmy East (ch), Kurt Danger (lead ch), Shinni Shinnii (bs) e Ezzy U (bt) formano così una delle più spacchiose, ironiche e grintose hard rock n roll band di Tokyo e più precisamente in quel di Shinjoku, a detta loro, uno dei quartieri più pericolosi della megalopoli nipponica.

Se ci si aspettava una ricerca più approfondita su sonorità di gruppi del Sol Levante come LOUDNESS, EZO, EARTHSHACKER ci si sbaglia, i cari fratelli giapponesi si affidano ad un rock stradaiolo tinto di forti colorazioni tipiche del Sunset Boulevard della fine degli anni ottanta.
Si apre il tutto con un intro abbastanza spiritoso dei quattro amici in macchina che danno un passaggio ad una (si spera) bella figa prendendo le sorti della storia con la ritmata “Red light Blvd” dove la batteria dirompente apre le danze in un pezzo molto in sintonia con riffs del buon Lemmy e dei suoi MOTORHEAD, mischiandoli in sintonie più vicine al punk dei primi HANOI ROCKS.
La seconda song, “Suck me down” è un pezzo che mi ricorda qualcosa degli SKID ROW con forti tinte rimescolate nel passato dei seventies, rubando un po’ la caratteristica vocale di Jim Morrison.

Un percorso produttivo un po’ limitato da suoni non sempre all’altezza delle aspettative e un cantato sicuramente particolare ma fuori da ogni cliché.
Se ci si accontenta allora tutto è permesso nell’animato mondo del rock n roll senza frontiere.
Se volete averne una copia contattate Jimmy East al sito segnalato.
Marco Paracchini

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www.acdcrocks.com

 

AC/DC
"If You Want Blood You've Got It"
Epic - 2003

Quanto siano fondamentali gli AC/DC per il rock'n'roll è risaputo... intere generazioni di musicisti sono cresciute guardando alla band dei fratelli Young come modello da seguire ed in molti casi da imitare.
In attesa di poter ascoltare il nuovo album da studio previsto per l'inizio del prossimo anno gustiamoci questa collana di ristampe denominata THE AC/DC REMASTERS che si presenta davvero molto interessante.
Una lussuosa confezione digipack con foto e documenti inediti, una remasterizzazione digitale ben fatta e un esclusivo accesso al sito sono le chicche che tutti i cd presentano,unite (in alcuni casi...) ad un prezzo abbordabile... vera manna per chi come il sottoscritto possiede i vinili e desidera farsi i cds.

Tra tutti ho scelto il primo live album perché credo che racchiuda al 100% lo spirito indomabile di una band che tutti dovrebbero apprezzare... non fosse altro per la coerenza portata avanti da più di un ventennio.
Ho sempre considerato questo come uno dei 2-3 dischi dal vivo migliori di sempre... l'energia e l'attitudine contenuta in queste 10 canzoni è quanto di più "puro" si possa trovare anche a 25 anni dalla sua uscita... assolutamente attuale e coinvolgente.
10 canzoni che sono 10 classici assoluti... da "Riff Raff" a "Hell Ain't a Bad Place to Be" (un titolo geniale...), dall'avvolgente blues di "The Jack" al racconto di una notte particolare di "Whole Lotta Rosie" al vero e proprio inno "Rock'n'Roll Damnation"...
4/4, blues, sudore e tanto ma tanto Rock'n'Roll... una formula ancora oggi vincente che ha fatto della band australiana una delle più grandi di sempre...
Riscoprite il vero e incontaminato verbo del Rock'n'Roll..
LET THERE BE ROCK...
Federico Martinelli

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www.mobrockz.com



 

M.O.B.
"White Trash Stomp"
Self Produced - 2003

Terza release per gli scandinavi M.O.B., già ampiamente conosciuti in madrepatria arrivando ad esibirsi allo Sweden Rock Festival con mostri sacri come WASP, Helloween, Gary Moore: la loro musica dovrebbe giungere anche alle vostre orecchie perchè questo è veramente un bel cd. Un pò difficile al primo ascolto per la forte influenza metal del gruppo (i JUDAS PRIEST fanno capolino qua e là) sia a livello di ritmiche che di effetti... sono stata ingannata completamente dall'intro di banjo della title track d'apertura "White Trash Stomp" venendo immediatamente disillusa con l'attacco delle pesantissime chitarre di Peter Gustaffson. Non avendo un grosso background metal alle mie spalle forse la recensione non sarà proprio al 100%, ma certe cose le capirebbe anche un bambino... come non far caso alle fortissime inflessioni "ozziane" del bravissimo singer Fredrik Notling?

Si rimane quasi intontiti ascoltando la favolosa lenta "In Spite of It All" (in cui Ozzy aleggia ovunque) e solo questa canzone meriterebbe l'acquisto del cd, oppure "Going Forward" che riprende candidamente "Crazy Train". Più melodica "Alone But Not Lonely" simil JUDAS PRIEST (di cui ritornello sta come la ciliegina sulla torta di una song bellissima), mentre le influenze dei KISS si fanno sentire dai primi secondi di "Damned Nation" la canzone più rock n roll dell'album.
Le più metal "Can´t Find My Way", "Good Things Never Last" vanno a braccetto con la più sperimentale "Documentary Mayhem", l'album si conclude con l'hard rock settantiano di "The Other Side". Questo disco è l'anello di giuntura tra heavy metal e hard rock, se vi piacciono entrambe i generi vi leccherete i baffi!
Michy "Uzyglam"

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www.kivelrecords.com



 

PYN SIREN
"Slave To Your Master"
Kivel Records - 2003

Sto qui per introdurvi il nuovo attesissimo album degli... SKID ROW... ops, volevo dire degli americani PYN SIREN, che non saaranno proprio originalissimi ma pompano di brutto come pochi sanno fare: hard rock nudo e crudo che lascerà poco spazio nella quiete del vostro vicinato.
Come ho già anticipato s'è già capito quali sono le influenze principali di questi musicisti, tantochè certe songs sfiorano il già sentito/plagiato da Seb Bach ed ex soci ("Saigon", "H.L.J.") ...forse un pò troppo perchè inizio a distinguere i pezzi l'uno dall'altro solo dopo il terzo ascolto e questo non è certo pregevole. Lo è invece il sound aggressivo e potente del gruppo (Pete Ruello al basso, Frank Calarco alla batteria e Gary Valasco alla chitarra) che si amalgama perfettamente con la voce roca e rabbiosa del singer Danny Mariano (ex Rage of Angels).

Se non l'avessi saputo prima non avrei mai pensato che "Slave to your master" è un debut album, siccome la band mi sembra parecchio navigata e con una buona dose di esperienza alle spalle devo ammettere che per essere in 4 fanno un gran bel casino! Collocandosi direttamente nel filone stile SVEN GALI di pump rock americano (che si è purtroppo perso nel tempo), con questi sprazzi qualcuno ci ricorda che il genere continua a vivere con canzoni cattivissime come la traccia d'apertura "Cry me a river" e "Higher", le più tranquille (ma mai lente... ehi sono dei duri loro!!) "Sister Whiskey " e "Dance For Your Lover" con dei cori bellissimi; l'unica pecca che riesco a trovare è la titletrack "Slave to your master" che non è un granchè, ma il resto... it rocks!!
Hard Rockers questo cd vi aspetta!!
Michy "Uzyglam"

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JANI LANE
"Back Down To One"
Z Records - 2003

Da parecchio si parlava di un albun solista del frontman dei Warrant, una delle migliori party-rock band partorite dalla scena californiana di fine anni '80 primi anni '90.
Diciamo subito che i "vecchi" fans dei Warrant potrebbero rimanere molto delusi dal tipo di sound che troveranno in questo cd... infatti di Street, glam o sleazy in questo cd ce n'è veramente pochino... quasi niente a essere sinceri.
Potrei in un certo senso accostare questa recensione a quella del cd di Scott Sudbury... ovvero se proprio vogliamo classificare parlerei di Nu- Breed... almeno ci capiamo.

Fin dall'iniziale "Funny" si respira un'aria "moderna" anche se la voce di Jani è rimasta quella e proprio per questo motivo il risultato finale è quantomeno singolare...
"Nothing" potrebbe ricordare invece gli ultimi Warrant mentre vedrei bene in ottica da singolo "How a Girl", che se spinta adeguatamente potrebbe accattivarsi le simpatie del pubblico di MTV.
Altri pezzi da segnalare sono la semi-acustica "Hooked, Oh Yeah" ( moooolto nu..) e la saltellante "Six Feet Under".
Curiosamente l'ultimo pezzo, "Sick", è quello che più da vicino ci riporta al passato (ormai remoto sembra) del nostro buon Jani.
Che dire... un disco molto estivo, leggerino e per nulla pretenzioso... almeno spero.
Federico Martinelli

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WHITESNAKE
"The Silver Anniversary Collection"
EMI - 2003

25 anni di carriera sono davvero tanti... sono pochissime le band che possono vantare una tale longevità e soprattutto di tale qualità.
In questa raccolta troverete 36 canzoni che ripercorrono per intero la carriera di una grande voce... forse la migliore in assoluto... ma questi sono punti di vista.
Da un punto di vista collezionistico il cd non offre nulla di nuovo per chi segue la carriera di David Coverdale da anni ma potrebbe invece essere un ottimo punto di partenza per chi vuole farsi un viaggio attraverso 25 anni di grande musica.
Il cd esce contemporaneamente al tour mondiale che ha riportato gli Whitesnake anche in Italia al Gods of Metal e nelle intenzioni del singer inglese dovrebbe essere il punto di partenza per un nuovo ciclo del serpente bianco che dovrebbe includere un cd/DVD live e un nuovo album da studio con la attuale formazione.

Tra le canzoni incluse troverete i grandi pezzi del primo periodo più hard-blues come "Hit'n'Run", "Walking in the Shadows of the Blues" e ovviamente "Ain't no Love in the Heart of the City", i grandi successi del periodo più "americano" come "Fool For your Loving", "Give me All Your Love" e l'immancabile "Still of the Night", qualche canzone dellla collaborazione con Jimmy Page come "Pride & Joy" e qualcosa dell'album solista come "Into the Light" e "Slave".
Se considerate che stiamo parlando di quasi 160 minuti di musica vi renderete conto che è veramente difficile fare una recensione completa... io personalmente amo la band di Coverdale capace di scrivere una delle mie canzoni preferite di sempre, quella "Love Ain't No Stranger" capace di farmi venire i brividi anche al 500esimo ascolto... non mi resta che augurare altri 25 anni di vita ad una delle formazioni più importanti che l'Hard Rock Blues abbia mai avuto.
Federico Martinelli

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www.blackju-ju.com



 

BLACK JU JU
"Universal Asshole"
Sonic Wave Records - 2003

Prima release indipendente dei canadesi BLACK JU JU, hard rock band di Ottawa nata per divertire ed intrattenere il pubblico (così mi informa il loro sito) .Dall'immagine in copertina non riesco a farmi un' idea di del genere che sto per scoltare: l'immagine di loro 4 nel retro cover è piuttosto seriosa, ma il mostricino del fronte è proprio figo e mi fa una certa simpatia. Ma niente divagazioni... la prima canzone "Night & Day" a livello d' impatto fa un effetto stranissimo... le sonorità sono quelle dei KISS (positivo!), ma quando entra il cantato (più o meno alla MICHAEL SWEET)... è come mangiare cavoli a merenda!! Mi chiedo come posso fare a conciliare questo aspetto arrivando fino alla fine del cd ma... come al solito mi ricredo. Le canzoni sono musicalmente molto buone, originali e varie. Non sono tutte di hard rock pesante come "Scar" (che personalmente è la mia preferita) o "I can' t wait" in cui finalmente Daniel Brown abbandona il falsetto (ed è tutta un altra cosa!).

"Where when why" col ritornello cantato a squarciagola in puro prog style... mentre "Not the One" è proprio alla Stryper... ma guarda un pò! C'è la melodica "Dead to rights" e il genuino rock n roll di "Opportunity Knocks" anche se, ripeto, il falsetto proprio non mi va giù... sembra togliere incisività alla canzoni. Gli unici picchi poco esaltanti "Brother of another mother" e "Complete" lasciano posto a pezzi migliori di eco heavy metal con "Voices" o la cupa "Universal Asshole" che dà il nome all' album. C'è un pò di tutto in questo cd: la lenta romantica "The end", poi la funky "Jungle Jazz Juice"; la country "Family Tree" è un sollazzo e ciliegina sulla torta ...la ghost track demenziale "Sherry's song" (36 secondi di idiozia pura). Questo gruppo mi sta prorio simpatico: bravi, spiritosi e per niente monotoni, anche se c'è ancora molto da lavorare sulla voce che non si addice certamente un gruppo che propone hard rock... ma decisamente da lodare il fatto che non ripropongano cose già sentite, il loro stile è inconfondibile e questo gli fa solo onore: bravi!
Michy "Uzyglam"

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www.mtm-music.com



 

FIREFLY
"Automatic"
MTM Music / Frontiers Records - 2003

Nel 1998 i primi passi con l’album omonimo poi al via per la Escape Music con il secondo disco intitolato “After the fire” (2000) e ora, grazie alla crucca MTM ci ritroviamo in compagnia di questi ragazzi americani (in realtà già over 30 e over 40) che ci propinano un melodic rock di ottima fattura.
La line-up è pressoché la stessa tranne alla quattro corde in cui ora vediamo suonare l’abile Roger Feits e non più il veterano Ricky Phillips.
Alla voce c’è sempre il solito John Pratt, abile songwriter ma anche bravo interprete di atmosfere AOR che, con la sua limpida voce, annoia poche volte.

Questa volta, dopo ben tre anni di silenzio, ci propongono un album di assoluto e fedele rock melodico con tinte a volte un pò blues e a volte un po’ da rock sudista (ultra melodico, sia ben chiaro!) sebbene le atmosfere migliori si respirino nell’opener “Automatic”, bel pezzo FM dei tempi andati, nella ballata elettrica “Sky High” e nella lenta road-song “If what it takes” che chiude l’album.
In realtà non ha lasciato alcun segno indelebile nel cuore se non per le citate tre songs sebbene un amante di questo genere saprebbe carpire al meglio le loro gesta e il loro lavoro.
In ogni caso, non mi sento di bocciare il lavoro. Forse merita più ascolti.
Dedicato a chi fa della melodia, la propria bandiera.
Marco Paracchini

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www.listeriaband.com



 

LISTERIA
"Again"
Autoprodotto - 2003

Dopo i RAIN mi permetto di rubare spazio per una band che poco c’entra con le sonorità delle nostre pagine per presentare il nuovo Ep dei ragazzi italiani dei LISTERIA che sono protagonisti, dal 1993 ad oggi, di interessanti partecipazioni a rappresentazioni Hard&Heavy, premiazioni, compilation, demos e anche come apriconcerti a gruppi come EDGUY e IRON SAVIOUR.

Sia in Italia che in Germania i nostri cinque defender nazionali non si lasciano intimorire e sopravvivono presentandoci il nuovo demo, intitolato “Again”, sinonimo di tenacia nel difficile mondo delle autoproduzioni. Ci sono cinque brani intrisi di potenza, energia e suoni ben mixati e prodotti.
Peccato che alcuni passaggi siano troppo veloci per le mie orecchie ma posso assicurarvi che il fatto loro lo sanno e potranno attirarvi con la loro devozione al sound pesante del tempo che fu dando ampio spazio a tonalità più nu-rock in stile con quanto di interessante la scena della Scandinavia ci sta presentando.
Mi fermo qui. Chi fosse interessato ai loro riff siete pregati di contattare Hanjo, Gigio, Witto, Gian e Ciano al seguente indirizzo internet: www.listeriaband.com.
Marco Paracchini

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www.scottsudbury.com



 

SCOTT SUDBURY
"Get The Picture"
Bad Motor Scooter Records - 2003

E' con immenso piacere che mi accingo a parlarvi del nuovo lavoro del cantante/chitarrista Scott Sudbury, direttamente da Memphis, Tennessee.
Non aspettatevi però un disco di blues o southern rock... qui ci muoviamo in territori completamente diversi...
Dopo aver venduto qualcosa come 22 mila copie del disco d'esordio "Static on my Radio " (completamente autoprodotto ) credo che davvero questo potrebbe essere il disco della consacrazione per Scott (e infatti sembra che qualcosa a livello di etichette si stia muovendo... ma non diciamo nulla per scaramanzia).
La produzione è ottima, le canzoni si lasciano ascoltare che è un piacere e la maturazione anche a livello compositivo è stata notevole.

Dicevamo che i tempi potrebbero essere maturi soprattutto perché il genere proposto in queste 12 nuove canzoni è quello che negli States trova posto anche nelle classifiche di vendita con bands come Matchbox 20... chiamatelo pure Nu-breed, power pop o semplicemente Rock..
Io personalmente non sono un grande cultore di questo tipo di sonorità ma "Get The Picture" faccio veramente fatica a toglierlo dallo stereo... allegro, frizzante, molto estivo se vogliamo..
Impossibile non farsi prendere dalle semplici ed accattivanti melodie di pezzi come "I'm Her Freak" o "Give A Damn"... lo definirei il disco perfetto da ascoltare in macchina quando magari siete in colonna, 40 gradi, senza aria condizionata e le palle vi frullano vorticosamente... io ho provato e vi garantisco che funziona...
Per finire vi segnalo che sul sito è possibile dare un'ascoltata a tutte le canzoni presenti nel cd e ordinarlo direttamente.
Federico Martinelli

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www.heavymetalkids.com



 

HEAVY METAL KIDS
"Hit the right button"
Heavy Metal Records - 2003

Wow! Niente di più errato lo snobbamento preventivo per questa band! Non allarmatevi, la band non suona ne metal classico ne estremo…non lasciatevi ingannare dal nome della band!
Insomma, vi chiederete, che diavolo fanno questi personaggi?
Ebbene, dal primo ascolto mi si è aperto il mondo davanti agli occhi. Chi si ricorda del Glam Rock degli anni settanta? Per intenderci, Gary Glitter, The Sweet e T-Rex? Vedo qualche mano alzata…well, allora proseguo!

La band degli HMK è nata in realtà quasi 30 anni fa quando, in Inghilterra, diedero alle stampe due dischi. Non ci fu scandalo (nel senso buono, intendo…), non si urlò al miracolo e vennero, diciamolo anche apertamente, un po’ surclassati da altre bands dell’epoca.
Oggi (anche se le canzoni sono state prodotte e registrate nel 2002) il singer della band inglese, accompagnato alle chitarre da due italianissimi ragazzi di Milano, Marco Guarnerio e Marco Barusso, si cimenta di nuovo nella produzione di brani fuori dall’attuale scena musicale. Sbattendosene i coglioni di mode e di sound moderni, dopo quasi 30 anni, il disco che fanno uscire è semplicemente stupendo, in perfetta sintonia con il passato ma con suoni e arrangiamenti più odierni senza causare alcun effetto negativo sul prodotto finito.

Promossi senza neanche star qui a elencare pregi di ogni singola canzone, posso solo snocciolarvi qualche titolo solo per dar prova che, quando avrete il disco nello stereo, muoverete il culo come non mai, sorridendo alla vita con brani soft, pazzerelli e melodicamente festaioli come non se ne sentivano da tempo.
L’opener “Message”, “Girl of my dreams” e “Viva New York” sono le mie preferite e le più gioiose…Pink Gibson ci tentò qualche anno fa a riproporre un sound festoso e settantiano ma non ebbe molta fortuna…diamo dunque una bella possibilità a questi veterani…Danny Peyronel e soci vi attendono nei negozi, che aspettate ad andarvelo ad “accattare”?
Marco Paracchini

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EVIDENCE ONE
"Criticize the truth"
Point Music / AOR Heaven - 2002

Passati quasi inosservati ai molti, questi tedeschi rischiano già di prendersi un posto nell’archivio generale del dimenticatoio o nel mega magazzino virtuale riservato alle ormai troppe produzioni che vengono propinate dai crucchi…in ogni ambito metal.
In realtà, se non fosse per la tempestiva e martellante uscita continua di decine e decine di bands ogni anno, anche loro, avrebbero avuto spazio marginale all’interno di qualche bella recensione.

A differenza di altre realtà musicali gli E.O. non si distinguono molto dal passato della metà degli anni ottanta. Nessun miglioramento e/o arrangiamento nuovo (sempre se mai sarà possibile! Ndr) e la loro sonorità non si discosta molto da quanto fatto in passato dai loro connazionali BONFIRE e/o VICTORY sebbene la voce del singer Carsten sia molto più pulita e non incline a voce roca.
Ci deliziano così con dieci brani dal sapore terribilmente retrò, senza evidenza alcuna di personalità forte ma con molta tenacia nel riproporre riffs accurati, passaggi cliché e liriche incentrate sempre e solo sulla Storia delle realtà crucche dei tempi che furono.

Per chi ha davvero necessità di accogliere nello stereo un disco nuovo ma che pare sia uscito nel 1988 allora fatevi sotto, chiamate il vostro negoziante e ordinatene una copia. In caso contrario, non vi vergognerete se non lo annoverete nella vostra fonoteca.
Marco Paracchini

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www.mtm-music.com



 

IGNITION
"Ignition"
MTM music / Frontiers Records - 2003

Per chi non avesse dimenticato la bufalata degli STEELHOUSE LANE, nati e sepolti nel giro di due dischi di sole cover, allora potete rifarvi con questi Ignition, quattro ragazzoni over 30 che non hanno dimenticato l’hard rock degli ultimi anni ottanta dando anche spazio al rock adulto di gruppi quali GIANT e compagnia bella.

Le undici canzoni sono prodotte molto bene e sono state pagate e arrangiate dal chitarrista Peter Soderstrom che, oltre ad occuparsi appunto di produzione, stesura di due brani e del mixaggio, occupa anche il ruolo di tastierista e di programmatore per alcune parti di batteria elettronica, sebbene alle pelli, si trovi quasi sempre Johan Kullberg.
Le songs, lo dico senza esserne sicuro e di questo spero che mi sappiate scusare, sono un rispolvero di vecchie chicche del passato riguardante class rock e/o rock adulto in chiave un po’ più moderna con suoni limpidi e decisamente sopra le righe. L’ultima invece riguarda un brano scritto a quattro mani con il buon vecchio singer Matt Alfonzetti (lo ricordate nei BAM BAM BOYS o nei DOUBLE TROUBLE?) ma, anche di questo episodio non saprei garantirvi l’effettiva datazione storica.

In un periodo in cui si riscoprono gruppi provenienti dalle parti meno prolifere del mondo (parlo di hard rock) come Spagna, Grecia, Portogallo, Italia e Francia, i tedeschi della MTM paiono i soliti razzisti e classisti dando sempre e solo spazio a personaggi provenienti dalla Svezia o dalla loro madre-patria.
Basta. Sembrano fatti tutti con lo stampino!
Cmq, sfogo a parte, l’album è ben suonato e ben prodotto.
Lo consiglio solo a chi ha da spendere un po’ di soldi.
Marco Paracchini

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www.joelynnturner.com



 

JOE LYNN TURNER
"JLT"
MTM Music / Frotniers Records - 2003

In attesa del secondo capitolo della premiata dìtta Hughes-Turner godiamoci la nuova fatica solista dell'ex voce di Rainbow e Deep Purple, coadiuvato da alcuni personaggi ben conosciuti come Al Pitrelli e Chris Caffery alle chitarre, John O' Reilly alla batteria e Greg Smith al basso (più altri ospiti...).
Nessuna sorpresa per quanto riguarda il sound... fin dall'iniziale "In Cold Blood".
È il puro e semplice Hard Rock dalle tinte seventies a farla da padrone, guidato dalla voce sempre cristallina di questo cantante molte volte dimenticato quando si parla di grandi interpreti.

"Love Don't Live Here" è una ballad sofferta e sentita, impreziosita da un bel solo di Al Pitrelli, mentre puro Rainbow-style è "Drivin' With My Eyes Closed" con la quale siamo catapultati direttamente in un'altra epoca musicale... puro godimento per chi è legato a certe sonorità.
Da segnalare anche "Blood Fire", mid-tempo with balls, e "Excess", probabilmente il pezzo più particolare dell'intero cd.
Inutile dire che chi cerca contaminazioni moderne o sonorità nuove farà meglio a tenersi alla larga da questo album... per gli altri un buon disco da aggiungere alla propria collection.
Federico Martinelli


L’egocentrico singer americano, ancora sorretto dalla tedesca label MTM, torna a farsi sentire (ormai annualmente, direi! Ndr) e lo fa con un album solista di undici brani più uno strumentale che chiude l’album.
Dai RAINBOW alla rock-opera NOSTRADAMUS, il nostro vecchio amico pare che non abbia mai avuto tempi morti, sebbene la sua storia ci dica il contrario ma, dopo alcuni anni bui e densi di frustrazioni, questi paiono essere divenuti gli anni “salvagente” di personaggi del suo calibro.
La voce potente e roca percorre ogni brano con ampia capacità di interpretazione, con testi tutto sommato belli e densi di storie, aneddoti, rinomati cliché amore/donna/uomo/cuorerotto e tanti assoli al fulmicotone tra il fast blues e l’hard rock degli anni settanta.
Ma forse è qui che si respira un’aria che ha qualcosa di strano.
La produzione, ottimale, ha una registrazione legata ad un sound ottantiano mentre i brani sono legati a strutture degli anni settanta e, l’assoluto assenteismo di coristi (o il totale egocentrismo di JLT!!) fanno sì che molti brani perdano di mordente proprio per mancanza di controcori e/o voci all’unisono che possano rendere al meglio alcuni passaggi dell’album.
Lo trovo “piatto”.
Non so cosa debba fare per vivere ma, l’eccessiva presenza sul mercato che ha ora, lo rifarà ripiombare nel dimenticatoio molto presto. Alcune tracce, tra cui la lenta “Love don’t live here” (vedi le ballad pianistiche di Nostradamus) risentono di somiglianze legate alle produzioni e/o collaborazioni degli ultimi due-tre anni.
L’album gode comunque del mio sentimento nei confronti di questo genere ormai destinato a rimanere sempre nel cuore di pochi ma, per chi ha sempre creduto nelle capacità indiscusse di questo singer, beh allora l’album fa al caso vostro… on ne rimarrete delusi.
For Fans Only!
Marco Paracchini

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TNT
"Give me a sign"
MTM Music / Frotniers Records - 2003

Ed eccoci finalmente al tanto sospirato ritorno dei nordici TnT che, dalle vicende soliste, pensavo non si facessero più rivedere e invece…
Ricomparso anche Diesel Dahl (batterista e co-fondatore della band) il sound che riportano in auge i quattro uomini del Rock che fu, è bello, tosto, intriso di significativi passaggi emozionali e tecnici ma, soprattutto, davvero un disco di passaggio tra quanto fu fatto in passato e quanto ci si potrebbe aspettare oggi dai TnT!
La reunion nipponica del 1998 aveva già dato i suoi frutti con l’uscita (nel 1999) di TraNsisTor. Album modernista, denso di riffs all’avanguardia kitch del tempo ma comunque, segno indelebile che, dalla storia dell’Hard&Heavy, i nostri eroi, non se ne volevano andare.
Oggi ne abbiamo l’esempio lampante.
Rimessisi insieme dopo ben quattro anni di assenza, festeggiano il loro ventennio di carriera con un nuovo album (in uscita questo autunno) introdotto con l’Ep “Give me a sign” che, da come si comprende facilmente, attendono con ansia che, il loro ritorno, si avvii presto a ricevere i “segni” dell’amore dei tanti fans orfani di questo combo nord europeo.

Cinque brani. Cinque antipasti per l’album vero e proprio. Cinque chicche di cui una direttamente dal 1987 (“Destiny”). Si parte con la bellissima e suadente “Live Today” che segnala la classe dei compositori LeTekro (ch) e Harnell (vc) - (che coppia! Mi mancavano! Ndr) – in cui il sound molto trascinante e malinconico sapranno catturare anche le vostre emozioni più nascoste. La seconda traccia dà il titolo all’album e ci ritroviamo di fronte ad un’altra composizione degna di nota. Moderna ma, al tempo stesso, retrò quanto basta nelle background vocals e nei chorus, tra BON JOVI e i nuovi WHITE SNAKE (1997), questa canzone, semplice ma molto bella, riporta finalmente in auge la voce del nostro beneamato Tony che non vuole saperne di mollare il suo background culturale: l’hard rock melodico.

Si prosegue con la spiritosa “Satellite” che mi ricorda alcuni brani estemporanei dell’album Intuition (1989) dove, tra il funk, il pop-punk e melodie ultra-kitch si ritorna a sentire chorus accattivanti in cui sarà facile essere catturati dalla esile linea del chorus che si attaccherà al vostro cervello come un batterio della polmonite atipica! Goliardica!
Il penultimo brano, “Hey love”, designa la fine dei nuovi pezzi; accattivanti melodie vengono sorrette da pesanti arpeggi di chitarra che rendono la power ballad un po’ scura e dark ma sicuramente in linea d’onda con quanto fatto da Harnell nei suoi nuovi WESTWORLD.
Chiude una traccia di 16 anni fa, estrapolata dalle b-sides di Tell No Tails, che richiama gli EUROPE dei primi due album in una interpretazione forte e troppo metal per le mie orecchie che ritengo davvero fuori dai cliché proposti in questo Ep.
L’album, seppur con pochi brani, non delude affatto e rimango in fervida attesa per avere tra le mani il nuovo, attesissimo album dei mitici TnT!
(In OldStuff trovate le reviews dei loro vecchi dischi).
Marco Paracchini

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BRET MICHAELS
"Song Of Life"
Poor Boy Records - 2003

Ed eccoci all'ascolto dell'ultimo lavoro solista di Bret Michaels.
Come spiega il lead singer dei Poison, "Songs of life" e' un album di ricordi della sua vita personale e musicale, dove suoni ed esperienze si fondono in un album indirizzato primariamente al cuore dei fans che lo hanno seguito in questi anni.
Bret si presenta con "Menace to society", testo scritto a 17 anni inneggiante alla ribellione, non quanto la musica che, per quanto abbastanza rockeggiante, ricorda piu' i brani di "Power to the people" che non i classici glam dei tempi d'oro.
Prosegue poi con "Bittersweet", sound spensierato, piu' moderno e rilassato, che potrebbe entrare bene in un soundtrack alla "American Pie".
Ed e' ora del primo singolo tratto dall'album, "Raine", classicissima rock ballad dedicata alla figlia nata tre anni fa, a cuore aperto, ma cosi aperto che il video ci mostra per la prima volta un Bret senza bandana ne cappello… E se non ci credete appropriatevi di questo enhanced cd e gustatevelo coi vostri occhi!
Dopo "Raine" si continua con toni abbastanza smielati, piu' country che rock in verita', il pezzo e' "Forgiveness". E tornano finalmente riff di chitarra piu' decisi in "Loaded Gun", accarezzando il sound ottantiano ma senza spiccare per originalita'. Discorso diverso per "Strange sensation", che marca il tentativo di Michaels di avvicinarsi a suoni piu' attuali mantenendo il suo inconfondibile timbro; ne viene fuori un brano un po' confusionario ma orecchiabile.
La title track "Songs of life", cerca di racchiudere lo spirito nostalgico e contemplativo di questo lavoro, con un sound acustico, emozionale e semplice. E sulla scia della melodia e dei sentimenti non puo' mancare l'omaggio agli eroi di New York, volontariamente scarno e reale, "One more day", una chitarra acustica che accompagna la storia di un futuro padre morto nella tragedia dell'11 settembre.

"I remember" ripropone la vecchia cara armonica di Bret Michaels, in un brano allegro e spensierato, quasi settantiano, forse uno dei piu' piacevoli di questo album. Completamente diversa "The Chant", meno di un minuto di riff incazzato che Michaels scrive dichiaratamente per se stesso, e che ci introduce "It's my party", sulla stress lunghezza d'onda. La successione dei pezzi sembra ora abbandonare il country feeling iniziale a favore di un sound decisamente piu' duro. Ce lo conferma anche "War Machine", malgrado i coretti poppettari.
Il prossimo brano, per chi avesse "Letter from Death row", e' il primo di quell'album e unico di entrambi con la partecipazione di Mr CC De Ville, si chiama "Party Rock Band" e, guarda caso, e' anche l'unico brano puramente poisoniano dei due lavori solisti di Michaels. E ovviamente ci piace…
Chiude tutto "Stay with me", piano e un filo chitarra acustica per concentrare l'attenzione sulla storia di una donna forte e sfortunata.
Nel complesso, "Songs of life" si presenta come un collage, un greatest hits di racconti e suoni inediti che non hanno la pretesa di diventare disco di platino, ma solo quella di raccontare la vita di un artista e di celebrare i suoi 40 anni; un album dei ricordi che la piccola Raine potra' un giorno sfogliare, e che i fans dei Poison potranno godersi purche' non si aspettino "Open up and say…ahh".
Per chi fosse interessato, "Songs of life" e' reperibile su www.bretmichaels.com. Buon ascolto!
Cristina Massei


Non ancora soddisfatto del successo dei suoi rinati Poison, certamente stanco delle imposizioni e dei capricci del suo compagno di merende C.C. Deville, Bret Michaels torna a farsi sentire con questo "Songs Of Life", album concepito e dedicato per i suoi fans. Cosa potrebbe dare ai suoi fans il biondo singer?. Un album di sano Hard Rock N' Roll, nella migliore tradizione dei Poison, superiore perfino alla loro ultima fatica insieme, "Hollyweird". Si parte con la frizzante "Menace To Society", cattiva quanto basta per diventare un sicuro successo e si prosegue senza pausa con la stupenda "Bittersweet", la migliore canzone dei Poison dai tempi di "Open Up And Say..Ahh".

"Raine" è una dolce ballad dedicata alla figlia, una pausa prima delle superbe "Loaded Gun" e "Strange Sensation" dove le chitarre e i testi sensuali fanno da padrone. "Songs Of Life" è un brano di sano Rock dai tratti acustici seguita dalla triste "One More Day" (dedicata alla tragedia dell'11 Settembre). Si torna poi a fare festa senza sosta con "I Remember", "It's My Party" e la veloce "War Machine", puro vecchio fascino Hard Rock. A chiudere il cameo due bonus tracks: "Party Rock Band" (con C.C. Deville alla chitarra) e "Stay with Me" dalla colonna sonora di "A Letter From Death Row", suo primo lavoro solista. In definitiva un album che non solo farà la gioia di ogni fan dei Poison, ma anche di tutti coloro che vivono e respirano Rock. Fregandosene delle mode al contrario di molti suoi amici (es. Nikki Sixx e i suoi "Brides Of Destructions") il fido Bret ha regalato un piccolo capolavoro ad uso e consumo di tutti. Un acquisto obbligato.
Dorian Wilde

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KLYNYRD SKYNYRD
"Vicious Cycle"
Sanctuary - 2003

Sono ormai passati 30 anni dall'inizio di un'avventura musicale senza paragoni, anni passati tra gioie e dolori, tra dischi e centinaia di concerti che hanno contribuito ad accrescere la leggenda della più grande southern rock band del pianeta...
Anche stavolta la sfortuna si è accanita contro la band, il bassista storico Leon Wilkinson è morto alle'età di 49 anni durante le registrazioni del cd (rimane la sua presenza in due pezzi, "The Way" e "Lucky Man") ed il chitarrista Gary Rossington ha avuto grossi problemi di cuore che hanno fatto slittare la pubblicazione dell'album di qualche mese.
Ma nonostante questo l'album che celebra il 30esimo della band è un disco fantastico, ancora una volta è lo spirito più puro e incontaminato del southern rock a prendere il sopravvento fin dall'iniziale "That's How I Like It", doppiata dal meraviglioso boogie di "Pick'Em Up".

"Dead Man Walkin'" è assolutamente ammaliante con quel suo incedere polveroso e con un gran lavoro di slide guitar, mentre a Red White & Blue va la palma di pezzo più sentito del disco... una dichiarazione d'amore in piena regola per un paese che ultimamente è stato oggetto da più parti di attacchi per lo più ingiustificati.
Fatevi catturare dal R'n'R sguaiato di "Sweet Mama", dal poderoso riff di "All Funked Up" e dalle melodie ancora una volta vincenti di "Hell Or Heaven"... non Ve ne pentirete.
"Rockin' Little Town" potrebbe essere l'ideale colonna sonora di un lungo viaggio sulle assolate freeways americane, mentre la fine del cd ci regala un'altra splendida ballata ("Lucky Man") e una versione "riveduta e aggiornata" del classico "Gimme Back My Bullets" con Kid Rock alla voce... non male davvero.
Chi conosce la band non avrà bisogno delle mie parole per fiondarsi nel negozio di dischi più vicino... per gli altri sappiate che questo è a mio avviso uno dei mligliori dischi del 2003... sarà molto... ma molto difficile fare meglio.
Federico Martinelli

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www.marvelmusic.com



 

MARVEL
"Everafter"
Target Records - 2003

Chi l' ha detto che il Portogallo sforna solo fado e Moonspell??!
Ascoltatevi il cd che sto per presentarvi e vi ricrederete subito! Il gruppo in questione arriva (se non si era ancora capito) dal Portogallo, 5 ragazzi sotto il nome di MARVEL (Ivan D'Almeida alla voce, João Paulo Aca e Ricardo Fernandes alle chitarre, Miquel Madeira al basso, Jorge Roque alla batteria) sono usciti da poco con il primo full length album "EVERAFTER" in lingua inglese avendo già all'attivo una release in lingua madre "Ter a sorte" (trad. "aver fortuna") nel 2000 e un EP di 5 tracce in inglese nel 2001... e di fortuna ne avranno di sicuro se mantengono questa formula vincente! Il gruppo ha della grinta musicale da vendere, infatti oltre a curare altri aspetti che ruotano attorno alla band (Ivan si occupa della parte artistica ed è il responsabile del booklet dei loro lavori mentre Miguel è il webmaster del loro sito) sfornano 13 bellissimi brani di melodic hard rock in cui le influenze dei MARVEL non risultano per niente velate: HAREM SCAREM, DANGER DANGER e HARDLINE e non sbagliano!

Come rimanere indifferenti a canzoni con ritornelli BONJOVIANI come "Long way to go", ai bei riffs di "Fingerprintz" e "Hang on to the night", la ballad "I know U too well"? E come non notare l'intro LEPPARDIANO (direttamente da "Photograph") di "Revolution day" o non gustarsi il solo spagnoleggiante nel bel mezzo di "Fake the truth"? Forse sono un pò da migliorare alcune linee vocali ed un suono legato probabilmente a un budget non proprio milardario... mentre da lodare il perfetto inglese senza inflessioni di Mr. D'Almeida (impresa ardua per tutti noi latini!). In sostanza se vi piace il genere avete trovato pane per i vostri denti, correte a comprarlo!!!
Michy "UzyGlam"

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www.garymoon.com



 

GARY MOON
"Still Moon"
Ventana Records - 2002

A molti di voi il nome Gary Moon non dirà sicuramente nulla, ma questo artista americano ha una ventennale carriera alle spalle iniziata negli anni 70 insieme a Frank Zappa e poi proseguita tra vari progetti tra cui i THE PACK, JEFF PARIS (in "Wired Up") e in compagnia di Brad Gillis e Kelly Keagy nei NIGHT RANGER nel 1990. Questo "Still Moon" non è altro che una ristampa che comprende i brani realizzati ad inizio carriera insieme a i The PACK, un lavoro davvero notevole ma solo consiglaito ai palati più fini e raffinati.

Puro aor quello emanato da questo CD e già dalle prime note di "Still" possiamo notare la calda e suadente voce di Moon che in questo caso ci porta alla mente i lavori solisti di JEFF PARIS, ma con quel tono roco e caldo alla RICHIE SAMBORA. Sono invece i WINGER che spuntano nel melodic rock di "Heart of Stone", mentre "State of My Heart" regnano le tastiere e la song non avrebbe sfigurato nel secondo lavoro di KANE ROBERTS o nei primi BON JOVI. In "Alayna" è ancora puro aor, per interderci quello proposto sul primo lavoro dei VON GROOVE così come "Call Of the Wild" dove insieme alla band canadese ci aggiungono in termini di paragone anche i GIANT. La voce di Moon in "Angels Don't Lie" è ancora molto simile a quella di SAMBORA, ma qui non troviamo il bluesy rock proposto dal chitarrista dei BON JOVI ma una bella e coinvolgente keyboards-ballad. Il disco si chiude con "Love in a Wicked World" dannatamente ispirata dalla band del New Jersey.
Consiglio questo "Still Moon" a tutti quelli che ascoltano le band sopracitate e agli amanti delle melodie anni 80!
Moreno Lissoni

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www.kentamplin.com



 

KEN TAMPLIN and Friends
"Wake the Nations"
Mascot Records - 2003

Devo fare la recensione del nuovo CD di Ken Tamplin: ex leader degli SHOUT, rocker tuttofare... cantante, chitarrista, songwriter e peraltro fervente cristiano. Il fatto preoccupante è che questo è il mio primo approccio alla sua musica e già la parola "religiosità" mi frena (STRYPER a parte) ...già mi sembra di sentire echi inneggianti alla bontà e carità divina... aiutoooo!! Dò un'occhiata alla tracklist, rabbrividisco al pensiero di 18 canzoni sermoneggianti! Con queste premesse intraprendo l'ascolto di "Wake the Nations" ...ma mi ricredo subito con "The story of love" anche grazie all'ottima guest appearence vocale di JEFF SCOTT SOTO, nel mentre leggo i credits e non credo ai miei occhi!! Qui dentro ci sono tanti di quei mostri sacri della sei corde che ci metto qualche secondo a riprendermi! Giusto per favorire ecco a voi: Marty Friedman (Megadeath), Ritchie Kotzen (Mr. Big, Poison), Reb Beach (Winger), Kee Marcello (Europe), Jeff Watson (Night Ranger), Pete Lesperence (Harem Scarem), Mattias Eklundh (Freak Kitchen), Scott Van Zen (LA Guitar Wars Winner) Howie Simon (Jeff Scott Soto) e Steve Salas.

Infatti il cd è pieno zeppo di assoli fantastici ed è da notare il fatto che ogni singolo chitarrista porti il suo placido contributo ad ogni canzone senza stonare mai con la continuità dell' album. E' fuori discussione l'ottima produzione del lavoro: non una nota fuori posto, suoni puliti, bei cori e belle melodie; apprezzabili anche i testi: non dei panegirici religiosi come erroneamente mi aspettavo (anche se la devozione di Ken è indiscutibile) bensì tematiche politiche/sociali e opinioni personali.
Penso che 18 canzoni siano superflue, si alternano infatti alti e bassi :a mio avviso le tracce migliori sono "Freedom", "Wake the Nations", "Hare Kristians", "Come together", "The story of Love" e "Falling Houses" queste ultime 2 sono comprese nel DVD in formato "video a basso budget" + dietro le quinte che troverete incluso nel cd.
Consigliato vivamente agli agli amanti dell' hard rock melodico!!!
Michy "UzyGlam"

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www.flatman-southernrock.de



 

FLATMAN
"A Bottle of Booze"
Self Produced - 2003

Arrivano dalla Germania i Flatman, ma potrebbero benissimo venire dal qualche polverosa città del sud degli States, visto che sono totalmente devoti al verbo del più puro e classico Southern Rock.
Che comunque in Germania il genere goda di ottima salute è dimostrato dal fatto che sempre più bands arrivano al debutto discografico (seppure magari con un'autoproduzione come nel caso dei Flatman), che ci siano etichette che danno spazio a ristampe del genere e che bands storiche come i Molly Hatchet decidano di registrare proprio in Germania il loro live album.

Sono 10 le canzoni proposte, tra cui una riuscitissima cover di un classico dei maestri Lynyrd Skynyrd, quella "On The Hunt" che compariva nel mega-classico "Nuthin' Fancy".
La voce di Stefan Kossmann risulta essere adattissima al genere, e non mancano neanche le coriste a dare quel tocco in più tipico delle Southern Rock bands, sound comunque inperniato sulle tre chitarre dello stesso Stefan Kossmann, di Emil Renner e di Torsten Kossmann che all'occorrenza si cimenta anche al piano e all'organo Hammond.
Canzoni come la title-track o come la polverosa "Hidden Man in the Mountains" vi faranno venir voglia di andare in qualche bettola fumosa a gustarvi un bicchierino di Southern Confort... e magari mentre in sottofondo passano le note di Gambler deciderete di perdere qualche dollaro... ok... i Flatman mi hanno convinto... nient'altro che Another Good band from Dixieland... ma d'altronde è quello di cui abbiamo bisogno no?
Federico Martinelli

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JEFF DAHL
"Street Fighting Reptile"
Steel Cage Records - 2002

Premessa: i glam metallari possono saltare a pié pari questa recensione... non me ne vogliano, ma non è roba per loro.
Per lo sparuto gruppo di intenditori o curiosi rimasti, ecco a voi, in tutta la sua crostificata aura da loser eterno, mr Jeff Dahl! ‘Street Fighting Reptile’ è il ventunesimo (21!!) disco solista del prolifico rocker, ora trapiantato nel deserto in quel dell’Arizona. 21esimo fedele capitolo della sua filosofia ‘three chords and bad attitude’, testimonianza di un song writing limitato tecnicamente ma ostinatamente trash punk.

Dahl come tradizione suona tutti gli strumenti, occasionalmente affiancato da qualche amico, e in dieci canzoni alterna ritmiche sculettanti e puttane (‘Street Fighting Reptile”, “Trans-Sister”), ballads intimistiche impregnate della disperazione di Johnny Thunders (“Road To Madrid”, “Halo Moon”) e three chords punk songs à-la RAMONES (“Destination Blackout”). “The Ballad Of Mott Pt 2” riprende “The Golden Age Of Rock’n’Roll” dei MOTT THE HOOPLE... un manifesto di fedeltà al vero rock’n’roll, quello sanguigno e privo di ridicoli orpelli da LA band... “somewhere down in the pit of my soul, I swear those days live on”.

La vera chicca dell’album, e che da sola merita l’acquisto, è l’irresistibile “Transvestites, Transsexuals And Chicks With Dicks”, pop trash con un chorus divertente e micidiale, destinato a piantarsi in testa sin dal primo ascolto. Le lyrics sono spassose, tra i personaggi citati Andy Warhol e... i TRASH BRATS!!!
Fenomenale poi la copertina del disco, uno spaccato di immondizia umana metropolitana (che mi ricorda tanto la stazione di Porta Nuova a Torino!), composto da un tossico con tanto di realistica patta bagnata di piscio, puttane vecchie e sfatte, improbabili nonnetti conciati come Elvis, artisti pop e uno strano tizio in mutande.

Questo disco suona imperfetto, la batteria è monotona e scarna, la produzione non fa certo urlare al miracolo, insomma... è un disco pieno di ottimi difetti, sarà per questo che mi piace!
Simone Parato

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www.perrisrecords.com



 

PRETTY BOY FLOYD
"The Vault 2"
Perris Records - 2003

Continua la "love story" tra i PBF e la Perris che persiste caparbia investendo su di loro... così dopo VAULT 1, la riedizione di "Leather Boyz with Electric Toyz" più 5 inedite e il supporto devoto all'ex chitarrista KK Major eccovi riesumate dalle (ex-cotonate) cantine 13 inediti raggruppati sotto il fantasioso titolo di VAULT 2. Diciamoci la verità, per i fanatici cercatori di mp3 queste canzoni non sono proprio così sconosciute ad eccezione della studio track ineditissima "It's Still Rock 'n' Roll to Me" che apre degnamente la raccolta.

Non aspettatevi di certo una continuità stilistica, ma il risultato è buono: a partire dalla qualità del suono per finire (ovviamente) alla varietà delle tracce qui proposte, tra inedite e versioni alternative... per esempio "Saturday Night in The USA" già presente in PORN STARS qui in una veste completamente diversa e a mio avviso molto migliore della sopracitata. Passerete piacevolmente dalle ballads (non sempre originalissime) "When you need a friend" e "Where R U?" spudoratamente identica a "Time to let you go" degli ENUFF Z NUFF, a songs dal gusto più "retrò" quali "Wilde rule the night" e "We' ve Got Rock 'n' Roll" il cui ritornello ricorda moooolto "Pour Some Sugar on me" dei DEF LEPPARD (!!!) a una canzone schietta e veloce come "No Respect for the Law". C'è anche la live "7 Minutes in Heaven" che vi stupirà per i suoi suoni metal, eppoi la moderna "Shut Up", la punkeggiante/spassosa "We're a Happy Family" (occhio al testo!) e dulcis in fundo il solito KKM con "Million Miles Away" che sa di YO-YO's e per questo apprezzabile.... come del resto questo bel CD!!
Michy "UzyGlam"

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www.frontiers.it



 

CRUSH 40
"Crush40"
Frontiers Records - 2003

Stanco e depresso dalle ultime fiacche uscite discografiche in campo hard&glam mi sono lanciato in negozio a ritirare gli ultimi dischi in arrivo e ho preso, snobbandolo un po’, anche il nuovo disco di Johnny Gioeli (HARDLINE), sperando almeno in qualcosa di positivo. Senza parole.
Dal primo attacco all’ultimo (anzi, al penultimo per la precisione! Ndr) non ho fatto altro che smuovere le labbra sfoderando un sorriso di soddisfazione e cliccando su “rew” per riascoltarmi ogni inizio esaltante di ogni singola canzone.
Gioeli torna con spirito forte e sicuro, sicuramente molto più in sintonia con quanto fatto in passato e non con l’ultimo e un po’ insipido nuovo album degli HARDLINE. Stavolta è in compagnia dello sconosciuto gruppo nipponico di Jun Senoue, chitarrista fenomenale, formatosi, culturalmente, tra i vari riffs di scuola nipponica come LOUDNESS, EARTHSHACKER, EZO e altri. Improvvisato il nome di CRUSH 40, l’album, quasi interamente dedicato all’adrenalina delle corse automobilistiche statunitensi, l’album gode di sensazionale ed ottimale produzione, con suoni lindi e puliti, melodie un po’ scontate ma assolutamente rocciose ed esaltanti che faranno smuovere (finalmente!) culo e testa!

Non ho alcun giudizio negativo, stavolta la Frontiers ha piazzato sul mercato un gioiello niente male che brilla di luce propria e brillerà ancora per molto.
Nove chicche sonore interpretate dall’ex singer degli americani Hardline ma, le sorprese non finiscono qui…il decimo brano è un potente hard rock sorretto dalla voce del talentuoso singer Tony Harnell (TNT) che con i suoi acuti spaccherà i vostri timpani arrugginiti mentre, nell’undicesima ed ultima traccia, ritroviamo anche il singer dei vecchi e gloriosi DANGER DANGER, Ted Poley, qui purtroppo in un’ennesima prova di canzone debole e piuttosto insipida, per altro registrata molto male rispetto al resto del cd, che non porta nessun credito in più all’intero lavoro.

Mi sento di consigliare il cd a tutti coloro che hanno sempre amato riff potenti, veloci e hard rock de luxe, cristallini e pomposi come la buona scuola degli eighties ci ha insegnato. Tra sonorità che si muovono tra XYZ, TRIXTER, DANGER DANGER (epoca Cockroach) e SKID ROW, questo album potrà sicuramente rinvigorire il vostro animo spento e deluso dalle continue e recenti delusioni discografiche.
Buy or die.
Marco Paracchini

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MARC FERRARI
"Lights, Camera, Action!"
Z Records/Le Energie - 2003

Nato storicamente e “rockettaramente” nei KEEL, Marc Ferrari si è evoluto successivamente come compositore di soundtracks per l’industria cinematografica di film di serie b, sino ad approdare a realizzazioni musicali per serial televisivi come “Sex in the city”, “L.A. Heat”, “The crew” e tanti altri, finendo per aver tempo e modo di realizzare brani per aprire le olimpiadi del 1996, il campionato statunitense di calcio e quello dell’NBA tra il ’96 e il ’98.
Insomma, come avete capito, non è mai stato con le mani in mano e, dopo aver deciso di lasciare ai tanti fans che ne facevano richiesta, alcune prove del suo passato recente tra le fila di compositori per tv e shows di ogni genere, ecco che ci delizia con una sorta di raccolta dei brani più riusciti e più rock della sua carriera “solista”.

I brani sono una dozzina e le sonorità si muovono tra l’hard rock proposto dal singer Bob Reynolds e Steve Plunkett (lo ricordate negli AUTOGRAPH?) sino all’AOR interpretato da Stan Bush e da Todd Taylor. Ma dietro al microfono si cimentano anche altri divi della scena rock statunitense come Jeff Wilson, Keith St. John e Todd Smallwood, quest’ultimo nell’unico brano blues del disco.
Dodici brani che non saranno disprezzati ma che saranno accolti con tanta simpatia per uno dei chitarristi più in voga nella metà degli anni ottanta, senza pretendere, lo dico con estrema franchezza, il disco del secolo. Bello ma troppi “deja vu”.
Marco Paracchini

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RAIN
"Headshacker"
DeadSun Records/Self Distribuzione - 2003

Già recensiti poche settimane fa col singolo di presentazione, mi giunge a casa l’advanced cd del gruppo emiliano dedito all’hard&heavy vecchio stampo che, ho ascoltato con estrema attenzione e curiosità e che, mi appresto ora a recensire sulle ns pagine.
44 minuti di musica tiratissima che, ahimè, forse poco c’entra con le nostre pagine dedite invece a suoni più glam o aor ma che, nel contesto, non possono essere lasciati in disparte vista la loro storia ventennale. Già, perché di ventennio si parla. I RAIN sono in Italia dal 1980 e sono la band di heavy metal classico più longeva della nostra Penisola.

Il sound roccioso e granitico viene accompagnato da suoni chiari e ben mixati dall’abile Gabriele Ravaglia. Tra i KING OF DARKNESS, WINE SPIRIT e quel che resta nella vostra memoria degli inossidabili W.A.S.P. sono quello che i Rain donano all’appetito dei vostri timpani succulenti di riffs taglienti e potenti, accompagnati sempre dalla voce potente in stile “metal epico” che, sono sicuro, accontenterà tutti coloro che, leggendo queste pagine, sono alla ricerca anche di buon vecchio e sano heavy metal!
Bravi ragazzi, continuate così e spaccate il culo nei vostri tours europei!
Marco Paracchini

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VINCE NEIL
"One Night Only"
Image Entertainment - 2003

Stanco di attendere la sempre più lontana reunion dei Motley Crue, il platinato Vince, dopo una lunga serie di concerti come solista, sforna questo live registrato interamente al Whisky a Go-Go. Anche se si tratta di un concerto come solista i suoi lavori ("Exposed" e "Carved In Stone") restano nel dimenticatoio nonostante siano stati di recente ristampati, unica eccezione "Look In Her Eyes" (dal troppo sottovalutato capolavoro "Exposed"). Vince Neil appare in buona forma vocale, non altrettanto la band che lo accompagna, a volte si ha come l'impressione che si senta a disagio a suonare i brani dei Crue, come nel caso di "Dr. Feelgood", una esecuzione un pò piatta che, a parte qualche caso come "Smokin' In The Boys Room" e "Live Wire" prosegue per tutto l'album.

A parte la scelta delle canzoni qui proposte (in molti si aspettavano una scaletta incentrata sulla sua carriera solista e di contorno qualche classico dei Crue), il lato negativo dell'album è la band che lo segue, manca di quel mordente necessario per rendere canzoni come "Red Hot" o "Looks That Kill" veri inni di devastazione del pubblico. A distanza di poco tempo dalla pubblicazione del loro superbo live "Entertainment Or Death", questo album si rivela un acquisto essenzialmente inutile (dato inoltre l'elevato costo visto che si tratta di un import), riservato solo ai voraci fans che vogliono avere tutto. Forse Vince Neil voleva dimostrare a Sixx e compagni che solo lui può cantare le vecchie glorie, ma anche questo album rivela però una cosa: la produzione dei Motley Crue sembra essersi bloccata al 1990 e dopo il nulla.
Dorian Wilde

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listen.to/battagia



 

BATTAGIA
"Hell Just Froze Over"

Self Produced - 2003

Secondo demo CD per i finlandesi Battagia che si va ad aggiungere al precedente "Cockroach Meat" dove le coordinate sonore sono pressoche invariate: heavy rock ottantiano di scuola WASP e KEEL.

Dopo un breve intro arriva il riff catchy di "Burning The Sky" sorretta dall'ugola di Tero Matikainen, seguono "Deep Cuts The Knife", "Hell On My Back" e “Fire Of Rock” altre tre tracce dove il metal a stelle e strisce degli Eighties è ancora lì a farla da padrone.
Che dire... bravi, decisamente fuori moda, ma che piaceranno a tutti i fan dei primi lavori di Blackie Lawless e perchè no, anche di JUDAS PRIEST e compagnia bella.
Moreno Lissoni

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www.sheela.de



 

SHEELA
"Process..."
LBT Records - 2003

Sono venuto a conoscenza di questo gruppo tedesco arrivato già al quarto album, verso la metà degli anni novanta quando diedero alle stampe il loro esordio "Burned Down", un concentrato di hard rock e class metal che riscosse molti consensi nel paese del sol levante.
Non seppi più niente di loro fino a qualche mese fa quando per caso vidi una recensione di questo "Process..." realizzato lo scorso anno tra agosto e settembre in Germania e registrato tra ottobre e novembre a New Orleans con l'aiuto in fase di produzione di Bobby Barth (Axe, Blackfoot).

Ma veniamo al disco... "Process..." rispetto al debut album è assai diverso come sonorità, la chitarre sono più cattive e anche il cantato è più incazzoso e lascia meno spazio a cori antemici risultando così un prodotto, se così si può dire, di hard/heavy rock moderno (a volte troppo!). A farla da padrone è senza dubbio la chitarra di Chris Moser, mentre mi lascia un pò perplesso la voce di Andreas Keppler, più per il modo di cantare che per effettive qualità tecniche. Il prodotto preso per quello che è non è male, ma è decisamente distante dai mie attuali gusti musicali, e lo consiglierei solo a chi apprezza gli ultimi disci dei PINK CREAM 69 o "Slaves & Masters" dei JADED HEART.
Moreno Lissoni



www.perrisrecords.com



 

PRETTY BOY FLOYD
"Leather Boyz with Electric Toyz"
Perris Records - 2003

Era il lontano (sigh!) 1989 l'anno in cui uscì il tanto decantato "Leather Boyz with Electric Toyz", ma, diciamoci la verità... nessuno se n'era immediatamente accorto!!
Nessuna pubblicità nè passaggi in radio, penso che solo grazie al passaparola e all' estenuante duplicazione di cassetta in casseta questo gruppo sia uscito allo scoperto... e meno male che ce ne siamo accorti!! Infatti più di 10 anni dopo questo album è diventato una delle icone del Glam Rock, tantochè gli stessi PBF non sono mai riusciti a bissare questo "capolavoro". Non mi soffermo sulle solite canzoni che tanto tutti già sapete a memoria, poichè in questa riedizione la Perris ha ripescato delle bonus tracks aggiunte in coda all'album.

Naturalmente le 5 canzoni inedite non hanno la stessa qualità di suono rispetto al resto del cd, nè lo stesso impatto sonoro, anche l' omogeneità degli stili delle songs va un pò a farsi benedire... c'è la classica rock n roll "She's My Baby", il lentone strappalacrime "Two Hearts" che sulle linee melodiche di piano ricorda la più celebre "You're all I need" dei MOTLEY CRUE e la tiratissima e cattiva "Over The Edge". Trovo davvero inspiegabile l' inserimento della cover dei Ramones cantata da K.K. Majors "I Just Wanna Have Something To Do" tra l' altro già inclusa nel suo album tributo agli stessi e edito sempre dalla Perris... no comment! La migliore comunque è "Slam Dunk", improntata sulla falsa riga FASTER PUSSYCAT (ma moooolto meno street) con un bel ritornello glammeggiante che si fa ascoltare che è un piacere!
Che dire? Se non l'avete ancora comprato non aspettate oltre e se ce l' avete già... beh... premete play e buon divertimento!!!
Michy "UzyGlam"

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www.baddogboogie.com



 

BAD DOG BOOGIE
"Motorfucker"
Nicotine Records - 2003

La band più bifolca e sudista della odierna scena italiana viene dalla provincia di Torino, pochi cazzi. Vi avevo già consigliato di tenere d’occhio i BAD DOG BOOGIE ai tempi dell’uscita della loro demo ‘Motorsonic R’n’R’... adesso è fuori questo full lenght per la Nicotine Records, ed è il momento di nascondere il bestiame e di mettere le donne al riparo nel fienile, perché i bifolchi sono affamati, hanno affilato le lame e hanno voglia di fare razzia nel vostro villaggio, godendosi le vostre grasse femmine tra un pollo arrostito e l’altro. Unto, grasso, benzina, cappelli di paglia... alcune parole per farvi capire l’immaginario di questo gruppo innamorato di custom cars e rock’n’roll, di suoni vintage e vocals al vetriolo.

Il rock’n’roll è un gentile omaggio della ditta Satana, per cui quale migliore inizio di ‘El Camino 666’? Chitarre slide che si rincorrono sulla ritmica secca del drumming, serrata dal pulsare grasso del basso, e una voce che a tratti ricorda, uhm, Bon Scott che jamma coi NASHVILLE PUSSY.
‘Filthy Place’ più quadrata e ritmata, evidenti le influenze della band dei fratelli Joung, cori rustici e vagamenti alcolici, giusto per farci capire che se vi azzardate a canticchiare un coretto AOR tornate a casa (se tornate), cogli stivali infilati nelle chiappe. E non serve a nulla pregare, frocetti, perché Devil Rod ha preso le redini della Chiesa... ‘(Call Me) The Bishop’.

Segue una piacevole cover dei ROLLING STONES, ‘Paint It Black’, eseguita con trasporto e alla maniera dei BDB, senza tuttavia stravolgerla. ‘Motorfucker’ onora la tradizione ed inizia con una bella sgasata, per poi partire alla volta della strada polverosa macinando un paio di riff groovy e tritacarne, infine ‘Whole Lotta Hate’ e ‘Highway Of Soul’ chiudono (provvisoriamente) il CD, tra echi di AC/DC e old HELLACOPTERS.

Ho volutamente tralasciato le song già presenti nella demo, qui riviste e registrate con un suono che rende loro la dovuta grezza giustizia... del resto potete rileggervi la vecchia recensione e metterla accanto a questa: i BAD DOG BOOGIE vanno avanti per la loro strada, strizzando sì l’occhio alle loro più grosse influenze (quale band del resto no lo fa?), ma sempre con stile e molta umiltà. Per cui accattatevi il disco, correte a vederli dal vivo, e, lo ripeto, chiudete le donne nel fienile, ostia!
Simone Parato

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KRISTY KRASH MAJORS
"For Those About To Sniff Some Glue.. .We Salute You" a Ramones tribute"
Perris Records - 2003

A chi non è mai piaciuta almeno una canzone dei Ramones? Probabilmente l'ex bassista dei PRETTY BOY FLOYD doveva apprezzarne di sicuro ben più di una... tantochè non si è limitato ad una sola cover, bensì ad un vero e proprio tribute album di 13 canzoni in cui si è dilettato non solo alla voce e al basso... ma anche in tutti gli altri strumenti. Il risultato di una produzione così "egocentrica" è di sicuro migliore di ciò che aveva ottenuto col suo primo album che suonava decisamente male. Beh, cosa dire sulle canzoni? Nulla di nuovo sotto il sole, anche se le sonorità sono molto più rock oriented che punkeggianti rispetto alle originali... per il resto il buon vecchio Kristy non ha messo una benchè minima reinterpretazione personale, risuonando semplicemente i brani così com'erano. Di sicuro non si dev'essere sforzato molto!!

L' unica nota interessante sembra essere la canzone che chiude l'album, un' inedita di DEE DEE RAMONE dal titolo "Sidewalk surfin'" in cui l' ex moglie di Dee Dee, BARBARA RAMONE, si cimenta come vocalist.
Onestamente parlando questo mi sembra un album non proprio indispensabile per un fan dei Ramones (ci sono tributi molto migliori in giro), ma di sicuro più appetibile per un fan dei Pretty Boy Floyd... detto questo non c'è proprio null'altro da aggiungere se non l'amara constatazione del fatto che il povero Kristy Krash Majors si è letteralmente trovato a corto di idee!!
Michy "UzyGlam"

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RAZAMANAZ
"S/T"
Perris Records - 2003

Forse il nome RAZAMANAZ non vi dirà nulla di primo acchito... nessun problema, ora vi aggiorno! Nel lontano 1993 il chitarrista dei BRITNY FOX Michael Kelly Smith approfittò del periodo di pausa con loro, assoldando il cantante/chitarrista Cori Massi, il bassista Joe Bisbing il batterista Steve Attig per registrare un sacco di materiale e suonare nei clubs.
Fin' ora l'operato era caduto nel dimenticatoio, ma fortunatamente ci ha pensato la Perris per la felicità delle vostre e mie orecchie... sì perchè questo è veramente un buon album hard rock!!

Le canzoni sono ben 15, tra demo, covers, pezzi in studio, bonus tracks, ma l'ascolto scorre piacevolmente senza annoiare mai. Come vi dicevo ci sono 2 covers "King of the Night Time World" dei KISS e "Kicks" di Paul Revere & the Raiders entrambe destinate ai tribute album degli stessi. Le canzoni che spiccano di più per il loro inconfondibile stile "BRITNY FOX" sono le trascinanti "Feel it" , "Rock n Roll Outlaw" e "Urgency", ma anche le influence dagli anni 70 fanno capolino spesso e volentieri, ascoltate la sbarazzina "In the Dust" e non potrete non trovarci i KISS, altrettanto per la sanguigna "Tied Up" e la bluesy "Swamp Slide/Bad Feelin Blues". Belle anche le ballads "Season of Wither" cupa e romantica... fa trapelare echi TESLIANI sin dai primi secondi d'ascolto, mentre più romantica "Make you mine" che dura ben 7 minuti!!! Dulcis in fundo troverete ben 3 songs strumentali :"Call of the Wilde","Walk, don' t run" e "Pain"... insomma cosa chiedere di più da un cd??
Con i suoi RAZAMANAZ Michael Kelly Smith ha proprio fatto centro per la gioia di noi rockettari/e ...non lasciatevelo scappare!
Michy "UzyGlam"

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www.talismanworld.com



 

TALISMAN
"Cats and Dogs"
Frontiers Records - 2003

Ed in quel di Acqui Terme (dove hanno registrato tutto il loro nuovo materiale_ndr) i nostri vecchi rockers del nord Europa ritornano con un rock molto tecnico e sicuramente molto più sofisticato e curato rispetto al loro ultimo album.

Jeff Scott Soto non credo abbia bisogno di presentazioni in quanto sulla cresta dell’onda nel mondo Hard&heavy da anni, riporta in auge personaggi del calibro di Marcel Jacob (Bass), Jamie Borger (Drums) e Fredrik Akesson (Guitars) sempre stati suoi commilitoni nel progetto TALISMAN.

Dodici brani densi di energia ma, come dicevo, intrisi di tecnicismo spietato mai visto, in verità, in albums di questa band. Anche il sound si è evoluto e, aggiunte partiture di basso degne del bassista dei MR. BIG, anche le melodie vocali risentono del miglioramento avuto da Jeff in questi ultimi anni di lavoro dove ha saputo sempre amalgamare cori particolari e degni di nota all’interno di ogni brano. Forse è proprio questo il nuovo marchio di fabbrica del nostro singer (vedi anche l’ultimo album solista_ndr) che assume credibilità come compositore senza punti deboli sebbene, a volte, l’eccessiva dose di cori e controcanti designano una nota troppo “fuori” dal contesto groovy del quartetto.

Sponsorizzati dalla napoletana Frontiers i T. non vogliono saperne di mollare l’osso ma vogliono invece dimostrare che il tempo e l’amicizia che c’è tra loro hanno influito maggiormente al lavoro finale, dandoci modo di ascoltare un album denso di melodia, groove incalzante e sonorità tanto care ai nostri timpani.
Insomma, non sarà certo l’album della nostra vita (e della loro…_ndr) ma tra le tante delusioni che ci sono sul mercato ultimamente, mi pare scontato dire che forse una chance dal vostro portafoglio la meritano.
L’ascolto, come sempre, lo consiglio vivamente prima dell’acquisto e, anche dopo, non abbiate fretta di gustare e capire subito tutto il materiale… merita un attento ascolto.
Marco Paracchini

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daedlytide@tiscalinet.it



 

DEADLY TIDE
"Deadly Tide"
Self Produced - 2003

La band dei D.T. è una sorta di istituzione nelle rock bands dell’Italia settentrionale e, dopo diverse premiazioni, eventi e concerti dal vivo, sono approdati anche in quel di Los Angeles non ricevendo, ahimè, i dovuti contatti con gente intenzionata a produrre nuove ed emergenti rock bands. Ritornati in patria demoralizzati ma con ancora tanta voglia di fare musica, il cantante ha ripreso le sorti della band insieme al bassista, ricreando i Deadly Tide distrutti dal ritorno sfortunato dagli States.

Dopo alcuni demos eccoci al nuovo come-back del quartetto toscano che si ripresenta oggi con cinque brani molto diversi tra loro e in forte sintonia con il movimento rock intimista degli inizi degli anni novanta.
J.D. Nitro (singer) ha una timbrica particolare che, nel primo brano “Song for Nina” pare abbia rubato alcune impostazioni vocali a Geoff Tate dei QUEENSRYCHE mentre nel secondo brano intitolato “Never Goodbye”, oltre a strizzare l’occhio a produzioni più moderne come i BEAUTIFUL CREATURES, pare abbia ora le impronte vocali della dimenticata singer delle 4NON BLONDES. Strano vero? Può essere ma l’idea che mi è balenata in testa nell’ascolto di questo brano non ha fatto altro che incollarsi sempre più a quella band.
Si prosegue con la lenta e armoniosa “No more lies” dove, nel chorus, le linee melodiche rapiscono il ritornello di “One” degli U2.
Si giunge alla fine con la penultima e potente “The drunk” con riff di chitarra taglienti e supportati da un ritmo molto eighties’ che ricorda le sparute componenti liriche dei BRIGHTON ROCK sebbene ci si incontri nei ritornelli con un sound molto più in voga di questi tempi.
Chiude l’ultimo Cd dei Deadly Tide la bella “Dandy Rapsody” che pare uscire da uno scarto dei WAYSTED più melodici.

Tra il post-hard rock e il taglio cadenzato delle melodie, il disco appare interessante e sicuramente degno di nota sebbene necessiti di più ascolti per arrivare ad un giudizio finale positivo.
J.D. Nitro, D. Rumbe (basso), Easy (chitarra) e Mr. Black (alle pelli) tentano il loro joker nella speranza di ricevere nuove proposte inserite nel mondo del nuovo Hard&Heavy.
Marco Paracchini

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www.heartagram.com



 

H.I.M.
"Love Metal"
Gun - 2003

Dopo il criticato "Brilliant Highlights & Deep Shadows" (su cui gravava la pesante eredità del successo del precedente "Razorblade Romance" e vedeva la band alle prese con sonorità e liriche più soft), tornano sulle scene Ville Valo e soci con questo album che dovrebbe da una parte consolidare il loro successo e dall'altra accontentare chi non apprezzò la loro svolta commerciale. L'opener "Buried Alive By Love" non lascia spazio a dubbi, Goth 'N Roll veloce, furioso e diretto mentre in "The Funeral Of Hearts" si rispolvera il binomio "lirica poetica macabra - melodia romantica" (sullo stile del tormentone di successo "Join Me In Death") con eccellenti risultati. "Beyond Redemption" e "Soul Of Fire" riportano la band all'oscurio stile degli esordi con un cantato caratterizzato dalle liriche esasperate e dal masiccio uso delle chitarre, mentre "Sweet Pandemonium" e "The Sacrament" sembrano uscite dallle sessions del precedente lavoro, non a caso sono gli episodi più commerciali del disco seppure di buona fattura. "The Fortress Of Tears" è la canzone che più colpisce, dopo un inizio segnato da un riff di chitarra di matrice "Black Sabbathiana" si trasforma in una stupenda ballad da musica e liriche sofferte; sicuro prossimo singolo di successo. In definitiva, anche se "Love Metal" non segna una importante evoluzione stilistica nella band ("Razorblade Romance" resta unico e irripetibile), non mancano episodi pregievoli che non possono fare altro, ascolto dopo ascolto, di convincere sulla loro qualità musicale. Obiettivo centrato ?. Si, o almeno in parteperchè c'è già chi li accusa di essersi riciclati.
Dorian Wilde

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www.fuoriusoweb.com



 

FUORI USO
"Hell is better than All"
Toxic Records - 2003

Finalmente dopo tanta attesa eccomi qui a recensire il debutto discografico del quartetto bergamasco che giunge alcuni mesi dopo che la nostra curiosità era stata ben stimolata dal promo di due tracce fatto girare alla SLAM nite.
Sono 6 i pezzi che troverete all’interno del cd più una traccia video.
Prima di analizzare il cd in dettaglio volevo spendere due parole per la produzione..una delle migliori mai sentite in Italia… produttore della band è Marco Cecconi dei Power Symphony, power metal band italiana che davvero insieme alla band ha fatto un lavoro ottimo..soprattutto sui suoni di chitarra...

“Big Shot Tokyo” è il pezzo d’apertura che avevamo già potuto ascoltare nel promo..grandi chitarre, sezione ritmica pulsante e un cantato originale e convincente fanno della canzoni una delle migliori ascoltate recentemente… come se i MOTLEY CRUE di "Shout at the Devil" incontrassero i BACKYARD BABIES…trascinante ai massimi livelli e cazzarola... sono giorni che lo (ri) canto sotto la doccia.
"Dancin’ in my Fire" è il pezzo più "ruffiano" del cd, mi ha ricordato nel ritornello qualcosa dei vecchi CULT ma sempre con un pizzico di modernità che lo rende anche qui facilmente memorizzabile e canticchiabile, da segnalare anche l’ottimo solo di Van Toxic.
Conoscevamo già anche "Goin’ Fast", atipico slow, molto eightes nell’approccio, e a costo di ripetermi, molto accattivante nel ritornello… e con un ottimo arrangiamento di base.
"The Ritual" e "Sticky Man" sono due pezzi granitici e meno immediati dei precedenti, che ci fanno conoscere il lato forse meno Rock’n’Roll e più oscuro della band, che riesce anche qui a sorprendermi... ovviamente in postivo... sentitevi la doppia cassa di TNT ed il riffing nervoso di Van Toxic e sappiatemi dire.
"No Rock Zone" è una party song che mi ha ricordato i BASTET del reverendo Pacino... puro fun e degna conclusione del cd.
Come detto in precedenza nel cd è incluso anche il video di "Dancin’ in my Fire", realizzato ovviamente con un prevedibile low-bugdet ma comunque godibile e per niente pretenzioso (vedi alcuni video davvero ridicoli che circolano su Rock Tv).
Che altro vi devo dire… ritengo questo cd uno dei migliori usciti in questo 2003... e non solo limitatamente alla scena italiana… un bravo a Holly, Lucky, Van Toxic e TNT… i FUORI USO sono ormai una splendida realtà… BERGHEM ROCKS!!
Federico Martinelli

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