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www.sleazegrinder.com
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VV/AA
"Cock' n'
Roll"
Sleazegrinder
- 2003
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COCK' N' ROLL... wow che titolino!
Per caso può darvi qualche spunto? Cito ciò
che leggo sull'esterno del booklet "We just put
the Fuck in Rock' n' fucking Roll!": il concetto
vi sembra sembra più chiaro?
Lo apro e cosa mi ritrovo? Un'opinabile sfilza infinita
di culi/tette/ecc... e ci rimango di sasso: che utilità
ha sta roba? Forse l'hanno pensato come me le numerose
stamperie che si sono rifiutate di riprodurre questo
"sacro" corollario? Qui tutto trasuda esagerazione
sessuale e le canzoni sono tutte a tema: sessualmente
esplicite (n.b.la parola più citata è
"fuck" parimerito con "fucking")
e i testi sono tutti un programma! Ne avete di pane
per i vostri dentini assatanati con ben 26 canzoni
purtroppo non molto variegate; il filo conduttore
che le percorre è quello HELLACOPTERS/TURBONEGRO
con una buona componete di punk spruzzato qua e là.
Le band qui presenti arrivano proprio
da tutte le parti del globo: USA, Norvegia, Svezia,
Australia, Francia, Italia... sì sì
capito bene, i torinesi BAD DOG BOOGIE
con la loro incisiva "Highway of Your Soul"
non ci fanno certo sfigurare! Tra le tante direi che
la song che fa la differenza è la glammissima
"Space Age Mafia" degli EROTICS
(tratta dal full-lenght "All glitters
is dead") che non vi si toglierà più
dalla testa per giorni. Altre tracce degne di menzione
poichè al disopra della media generale: i ROCK
CITY CRIMEWAVE con "Jersey Devil"
à la MISFITS, la zuccherosissima
"Porn Star" delle PORN ROCK,
i DOG SHIT BOYS con l'eloquente "One
Minute Fuck", gli SKUM con la
simil ROCKY HORROR "Slut"
e THE VIBROLAS con la settantiana "The Ballad
of Dorkus Figg" (molto BLACK SABBATH!)...
beh, ce ne sarebbero moltissime altre da citare perchè
il pacchetto offerto è ottimo. Se siete in
cerca di una colonna sonora per i vostri randez-vous
piccanti state certi che l'avete trovata!
Michy "Uzyglam"
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www.3-wishes.de
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3 WISHES
"Shake Well
Before Use"
TTS
- 2003
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Arrivano da Amburgo i 3 Wishes e questo
è il loro secondo lavoro dopo il debutto uscito
nel 2001.
Fresh melodic Hardrock... così loro stessi
definiscono il loro sound e davvero non potevano usare
termine migliore.
Un riff poderoso introduce "Electric Bullride"
e la cosa che mi colpisce subito è l'ottima
resa sonora del tutto, ricordandomi qualcosa dei loro
connazionali Pink Cream 69 del primo
album, come d'altronde l'ottima "High Wire",
pezzo decisamente coinvolgente.
Quello che differenzia i 3 Wishes dalle
altre band teutoniche del genere è sicuramente
l'uso delle tastiere, molto presenti e parte integrante
del sound in pezzi come "Never Say Never",
"Show me the Way" e nella ballad "Love
don't Lie".
Proprio per questo in alcuni momenti mi hanno ricordato
la scena scandinava dei primi anni '90, ovvero bands
come Bad Habit, Treat e Swedish
Erotica, classe e melodia al servizio di
ottime canzoni.
Altri pezzi da citare sono "Ghetto Generation"
(hard rock with balls) e "Psycho Love" (che
mi ha ricordato vagamente un vecchio pezzo dei Motley
Crue...).
I 3 Wishes non sono dei pivelli e lo dimostrano durante
tutto l'arco delle 12 canzoni contenute in questo
cd, caldamente consigliato a chi ama le bands sopracitate
e a chi ama scoprire nuove realtà di tutto
rispetto.
Federico Martinelli
top
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www.changesone.co.uk
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KORI CLARKE
"Opium Hotel"
Changes
One - 2003
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Kory Clarke. Forse, per chi lo conosce,
spiega di più il nome che una recensione, non
facile, e forse quanto di più lontano dai canoni
di SLAM! Il leader, singer e songwriter di una delle
band più sottovalutate del pianeta rock, i
Warrior Soul, sempre in bilico tra
lotte sociali e “don’t give a fuck”
attitude, dà libero sfogo alla sua vena più
poetica ed alla sua esperienza sui palchi newyorchesi
di spoken words, infiltrata nei suoi lavori sin dall’esordio
nel 1990, per partorire questo “Opium Hotel”.
14 tracce in cui l’unico abbozzo
di melodia è riscontrabile nella title track,
una breve ballata acustica, per il resto si tratta
di poesie musicate, a volte in chiave un tantino elettronica,
altre più violentemente, ma sempre cerebralmente
stimolanti.
“Reverse” (unica traccia scaricabile,
per intero, dal sito), “Boom Ka Boom”,
nata da una vecchia idea dell’era Warrior
Soul, e “Penguin Song” sono,
ad un primo ascolto, i pezzi più accattivanti,
mente in pezzi come “Dream Japan” o “Sky
High” è la vena più ipnotica del
cantante di Detroit ad emergere, rievocando le sonorità
del lato oscuro di “Chill Pill”.
Apparentemente, nulla è rimasto del Kory Clarke
era Space Age Playboys, con parrucca
platinata e boa di struzzo al collo, se non l’utilizzo
di un gran numero di loop, ma in 13 anni e quasi 10
dischi di carriera alle spalle, ha dimostrato di avere
e di sapere mettere in campo sia un lato da Dr Jeckill
che da Mr Hide, senza mai perdere in credibilità
e spontaneità.
Disco difficile, ma irrinunciabile in due casi: se
anche solo il timbro della voce di Kory Clarke vi
provoca i brividi, o se siete in cerca di quella che
è, forse, l’ultima anima guerriera rimasta.
Info di servizio: il CD può essere acquistato
da Changesone: www.changesone.co.uk
Simone Piva
top
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chrisun76@hotmail.com
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KRYS
"Hope And
Tears"
Self
Produced - 2003
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Se la lacca non vi ha reso del tutto
ebeti, ricorderete senz’altro che un annetto
fa avevo recensito il CD solista di Chris (“Take
Me Away”)...
Riecco il rocker romano, che appesa l’acustica
al muro, prende di nuovo in mano la chitarra elettrica
accompagnato stavolta da una band.
Il genere proposto è un rock’n roll dal
sapore selvatico ed etilico, un incrocio direi tra
i DOGS D’AMOUR e gli ultimi
e più maturi SMACK (la opener
“One Night In Blue” e la successiva “Queen
Of West” mi hanno subito fatto venire in mente
“Salvation” e “Radical).
L’impressione che ho avuto è
che questo CD rappresenti una serie di passi in avanti
rispetto a “Take Me Away”, nonostante
ci siano ancora un paio di pecche, ossia una voce
mixata un po’ troppo bassa e un cantato che
a tratti sarebbe dovuto essere più graffiante,
ruvido, cattivo se vogliamo, per trasmettere in modo
più convinto sentimento & pathos.
Anche la batteria elettronica è un po’
un handicap... sono arci-sicuro che un batterista
incazzato e sporco à-la Bam Bam avrebbe dato
una marcia in più a pezzi già molto
buoni come “Killer Clown”, “Queen
Of West” e “Sly Girl”. Mi piacciono
in particolare “A letter to Helsinki”,
molto bello in riff di chitarra e “Take Me Way”,
ripresa e riarrangiata e molto intensa – bravi!
Chiude il CD “I love You”,
e di nuovo mi trovo ad apprezzare molto il riff portante
di chitarra e il clima rilassato e... bucolico che
mi trasmette la canzone. Davvero bella.
Sia chiaro, ci sono ancora tanti passi da fare e particolari
da prendere in considerazione per uscire con un disco
‘competitivo’ (che brutta parola!! ma
spero serva a rendere almeno l’idea...), ma
i romani KRYS sono sulla strada giusta e mi aspetto
molto dalla prossima uscita. Continuate così
ragazzi!
Simone Parato
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www.laudamus.se
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LAUDAMUS
"Lost in
vain"
Escape
Music - 2003
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Se c’è un insieme di
talenti sprecati, questo ne è l’esempio
vivente!
Esperti, tecnici, stars e personaggi di tutto rispetto
come JEFF SCOTT SOTO, KEN TAMPLIN, KEE MARCHELLO
e MARTY FRIEDMAN si assecondano ad
un progetto di questi tre nuovi ragazzetti (che non
so da dove vangano fuori) per un cd scialbo, annoiante,
assurdo e pressoché inclassificabile.
I tre Laudamus (i fratelli Stenlund
– ch e bs – e Jonas Cederteg vc) ci intrattengono
nel demo cd più lungo della storia dell’hard
rock: 10 brani che non finiscono mai con nessuna positività
annessa e/o connessa.
Acquistati dopo aver letto un’audace recensione
di uno che di melodic rock non se ne intende per un
bel fico secco di niente, mi ritrovo tra le mani un
cd dove si intuisce che i personaggi interessati,
tutto vogliono fare, tranne che melodic rock.
Spinte qua e là sull’acceleratore e su
riff metallici, appaiono come una copia sbiadita dei
GLORY dove cimentano in alcuni soli,
persone in grado di rigirare quei brani in migliori
direzioni artistiche, ma limitate sempre e solo in
brevi apparizioni.
Ora, non essendo chiaro se i Laudamus
non sappiano suonare i soli o se il producer Ken Tamplin
abbia voluto spingerli con amici e parenti stretti,
l’unica cosa chiara è che il disco non
ha nulla di interessante sotto alcun profilo.
Invito anzi i lettori di SLAM! a stare attenti a esperimenti
musicali pubblicizzati come grandi eventi e poi dimostrazione
invece di povertà assoluta.
Se l’acidità mia spaventa o irrita, il
motivo è sempre lo stesso…che amo ribadirlo…i
dischi non me li regala nessuno, quindi, fate voi
i vostri calcoli…
Da evitare.
Marco Paracchini
top
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www.wildfrontier.de
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WILD FRONTIER
"Stick your
neck out"
Point
Music / Frontiers - 2003
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Sulla scena tedesca dal 1995 I W.F.
sono giunti al loro terzo disco.
Abbandonate del tutto le sonorità un po’
folkloristiche irlandesi sorrette da riff pesanti
come nel precedente “Thousand Miles Away”,
i crucchi ci riprovano a distanza di diversi anni,
con un nuovo batterista (Jorg Schmeck) e nuovo repertorio,
sotto tutti i punti di vista.
Le sonorità sono molto in sintonia con le abilità
sonore delle bands tedesche dedite al melodic rock
e all’aor più grezzo. Infatti credo di
poter inserirle nella scia dei più melodici
VON GROOVE e, al contempo, con i
più aggressivi FRONTLINE.
Jens (vc) canta con molta energia dimenticando
gli acuti dei precedenti lavori e armonizzando un
po’ di più con le ugole rovinate del
rock più intimista.
Le dodici canzoni sono molto orecchiabili e di sicuro
impatto emotivo per i molti amanti delle melodie e
dei riff anni ottanta.
Spruzzate di ultra-melody appaiono solo nelle ballate
“Walkaway” (scuola GIANT),
peraltro molto suadente, “I can hear you”
(molto vicini agli ASIA più
grintosi) e “Through your eyes”.
Prodotto molto bene e limpido come l’acqua di
un ruscello montano, i W.F. vi doneranno sonorità
scontate ma decisamente emozionanti. Tralasciate le
prime due tracce, il resto scorre con ritmi serrati
e cori da arena, finendo con la veloce ed heavy metal
“We will be one” dove pare abbia rubato
le corde vocali a Andy Deris!
Marco Paracchini
top
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www.frontiers.it
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RAMOS
"Living
in the light"
Frontiers
Records - 2003
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Kelly Hansen (HURRICANE)
produce e dirige l’abile guitar-player JOSH
RAMOS (già visto negli ultimi tempi con TWO
FIRES), nel suo primo disco solista.
A differenza di quanto uno si possa attendere dal
disco solista di un chitarrista, qui talenti vari
vengono messi in secondo piano e vengono alla luce
solo in taluni soli di prestigio ma, nel resto, tutto
è allineato alla linea melodica della canzone.
Le tastiere (Kelly) sono prepotenti e sempre presenti
in tutti i brani dando una luce completamente ottantiana
a tutti i brani. L’AOR serpeggia dunque per
tutti gli undici brani presenti e, se la produzione,
un po’ sotto le righe, vi farà sentire
proprio nel 1988, allora meglio no?
La batteria, forse il lato meno incisivo
dell’intero lavoro, è suonata da Atma
Anur mentre alle quattro corde si cimenta Scott Snyder.
Alla voce, la limpida, alta e tipica timbrica AOR
del signor Mark Weitz che interpreta tutte le tracce
presenti. Chiude l’album la traccia interamente
blues strumentale “Willie” dove finalmente
Josh può mostrarci l’intenso amore che
ha per questo genere anche se un po’ troppo
inflazionato dai tempi.
Il disco, che ha visto la luce in quasi
dodici mesi, fa trasparire l’energia e la classe
dell’AOR più puro anche se, molto spesso,
si cade in ritornelli al limite del plagio con centinaia
di vecchi brani.
Masterizzazione troppo compressa, suoni anni ottanta
e produzione discreta.
Unica pecca… il design. Triste e desolante come
la buona Frontiers ci ha da sempre abituato!
Per il resto… ascoltare prima di acquistare.
Marco Paracchini
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www.shinjukucactus.com
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SHINJUKU CACTUS
"Still ancient
people"
Self
Produced - 2003
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Quando mi sono messo in contatto con
questi S.C. mai mi sarei aspettato tanta celerità
nel ricevere il loro materiale. Biografia, poster
a colori, foto di gruppo, vari contatti e, ovviamente,
il loro primo demo cd. La sorpresa, in realtà,
me la aspettavo più sul materiale fonografico
che non sulla grande ed affidabile proposta cartacea
che mi è giunta ma purtroppo mi sono dovuto
accontentare di due sole tracce e di una pseudo intervista
come bonus fatta in una radio giapponese non specificata.
Kent (vc), Jimmy East (ch), Kurt Danger
(lead ch), Shinni Shinnii (bs) e Ezzy U (bt) formano
così una delle più spacchiose, ironiche
e grintose hard rock n roll band di Tokyo e più
precisamente in quel di Shinjoku, a detta loro, uno
dei quartieri più pericolosi della megalopoli
nipponica.
Se ci si aspettava una ricerca più
approfondita su sonorità di gruppi del Sol
Levante come LOUDNESS, EZO, EARTHSHACKER
ci si sbaglia, i cari fratelli giapponesi si affidano
ad un rock stradaiolo tinto di forti colorazioni tipiche
del Sunset Boulevard della fine degli anni ottanta.
Si apre il tutto con un intro abbastanza spiritoso
dei quattro amici in macchina che danno un passaggio
ad una (si spera) bella figa prendendo le sorti della
storia con la ritmata “Red light Blvd”
dove la batteria dirompente apre le danze in un pezzo
molto in sintonia con riffs del buon Lemmy
e dei suoi MOTORHEAD, mischiandoli
in sintonie più vicine al punk dei primi HANOI
ROCKS.
La seconda song, “Suck me down” è
un pezzo che mi ricorda qualcosa degli SKID
ROW con forti tinte rimescolate nel passato
dei seventies, rubando un po’ la caratteristica
vocale di Jim Morrison.
Un percorso produttivo un po’
limitato da suoni non sempre all’altezza delle
aspettative e un cantato sicuramente particolare ma
fuori da ogni cliché.
Se ci si accontenta allora tutto è permesso
nell’animato mondo del rock n roll senza frontiere.
Se volete averne una copia contattate Jimmy East al
sito segnalato.
Marco Paracchini
top
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www.acdcrocks.com
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AC/DC
"If You
Want Blood You've Got It"
Epic
- 2003
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Quanto siano fondamentali gli AC/DC
per il rock'n'roll è risaputo... intere generazioni
di musicisti sono cresciute guardando alla band dei
fratelli Young come modello da seguire ed in molti
casi da imitare.
In attesa di poter ascoltare il nuovo album da studio
previsto per l'inizio del prossimo anno gustiamoci
questa collana di ristampe denominata THE
AC/DC REMASTERS che si presenta davvero molto
interessante.
Una lussuosa confezione digipack con foto e documenti
inediti, una remasterizzazione digitale ben fatta
e un esclusivo accesso al sito sono le chicche che
tutti i cd presentano,unite (in alcuni casi...) ad
un prezzo abbordabile... vera manna per chi come il
sottoscritto possiede i vinili e desidera farsi i
cds.
Tra tutti ho scelto il primo live album
perché credo che racchiuda al 100% lo spirito
indomabile di una band che tutti dovrebbero apprezzare...
non fosse altro per la coerenza portata avanti da
più di un ventennio.
Ho sempre considerato questo come uno dei 2-3 dischi
dal vivo migliori di sempre... l'energia e l'attitudine
contenuta in queste 10 canzoni è quanto di
più "puro" si possa trovare anche
a 25 anni dalla sua uscita... assolutamente attuale
e coinvolgente.
10 canzoni che sono 10 classici assoluti... da "Riff
Raff" a "Hell Ain't a Bad Place to Be"
(un titolo geniale...), dall'avvolgente blues di "The
Jack" al racconto di una notte particolare di
"Whole Lotta Rosie" al vero e proprio inno
"Rock'n'Roll Damnation"...
4/4, blues, sudore e tanto ma tanto Rock'n'Roll...
una formula ancora oggi vincente che ha fatto della
band australiana una delle più grandi di sempre...
Riscoprite il vero e incontaminato verbo del Rock'n'Roll..
LET THERE BE ROCK...
Federico Martinelli
top
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www.mobrockz.com
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M.O.B.
"White Trash
Stomp"
Self
Produced - 2003
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Terza release per gli scandinavi M.O.B.,
già ampiamente conosciuti in madrepatria arrivando
ad esibirsi allo Sweden Rock Festival con mostri sacri
come WASP, Helloween,
Gary Moore: la loro musica dovrebbe
giungere anche alle vostre orecchie perchè
questo è veramente un bel cd. Un pò
difficile al primo ascolto per la forte influenza
metal del gruppo (i JUDAS PRIEST fanno
capolino qua e là) sia a livello di ritmiche
che di effetti... sono stata ingannata completamente
dall'intro di banjo della title track d'apertura "White
Trash Stomp" venendo immediatamente disillusa
con l'attacco delle pesantissime chitarre di Peter
Gustaffson. Non avendo un grosso background metal
alle mie spalle forse la recensione non sarà
proprio al 100%, ma certe cose le capirebbe anche
un bambino... come non far caso alle fortissime inflessioni
"ozziane" del bravissimo singer Fredrik
Notling?
Si rimane quasi intontiti ascoltando
la favolosa lenta "In Spite of It All" (in
cui Ozzy aleggia ovunque) e solo
questa canzone meriterebbe l'acquisto del cd, oppure
"Going Forward" che riprende candidamente
"Crazy Train". Più melodica "Alone
But Not Lonely" simil JUDAS PRIEST
(di cui ritornello sta come la ciliegina sulla torta
di una song bellissima), mentre le influenze dei KISS
si fanno sentire dai primi secondi di "Damned
Nation" la canzone più rock n roll dell'album.
Le più metal "Can´t Find My Way",
"Good Things Never Last" vanno a braccetto
con la più sperimentale "Documentary Mayhem",
l'album si conclude con l'hard rock settantiano di
"The Other Side". Questo disco è
l'anello di giuntura tra heavy metal e hard rock,
se vi piacciono entrambe i generi vi leccherete i
baffi!
Michy "Uzyglam"
top
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www.kivelrecords.com
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PYN SIREN
"Slave To
Your Master"
Kivel
Records - 2003
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Sto qui per introdurvi il nuovo attesissimo
album degli... SKID ROW... ops, volevo
dire degli americani PYN SIREN, che non saaranno proprio
originalissimi ma pompano di brutto come pochi sanno
fare: hard rock nudo e crudo che lascerà poco
spazio nella quiete del vostro vicinato.
Come ho già anticipato s'è già
capito quali sono le influenze principali di questi
musicisti, tantochè certe songs sfiorano il
già sentito/plagiato da Seb Bach
ed ex soci ("Saigon", "H.L.J.")
...forse un pò troppo perchè inizio
a distinguere i pezzi l'uno dall'altro solo dopo il
terzo ascolto e questo non è certo pregevole.
Lo è invece il sound aggressivo e potente del
gruppo (Pete Ruello al basso, Frank Calarco alla batteria
e Gary Valasco alla chitarra) che si amalgama perfettamente
con la voce roca e rabbiosa del singer Danny Mariano
(ex Rage of Angels).
Se non l'avessi saputo prima non avrei
mai pensato che "Slave to your master" è
un debut album, siccome la band mi sembra parecchio
navigata e con una buona dose di esperienza alle spalle
devo ammettere che per essere in 4 fanno un gran bel
casino! Collocandosi direttamente nel filone stile
SVEN GALI di pump rock americano
(che si è purtroppo perso nel tempo), con questi
sprazzi qualcuno ci ricorda che il genere continua
a vivere con canzoni cattivissime come la traccia
d'apertura "Cry me a river" e "Higher",
le più tranquille (ma mai lente... ehi sono
dei duri loro!!) "Sister Whiskey " e "Dance
For Your Lover" con dei cori bellissimi; l'unica
pecca che riesco a trovare è la titletrack
"Slave to your master" che non è
un granchè, ma il resto... it rocks!!
Hard Rockers questo cd vi aspetta!!
Michy "Uzyglam"
top
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JANI LANE
"Back Down
To One"
Z
Records - 2003
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Da parecchio si parlava di un albun
solista del frontman dei Warrant,
una delle migliori party-rock band partorite dalla
scena californiana di fine anni '80 primi anni '90.
Diciamo subito che i "vecchi" fans dei Warrant
potrebbero rimanere molto delusi dal tipo di sound
che troveranno in questo cd... infatti di Street,
glam o sleazy in questo cd ce n'è veramente
pochino... quasi niente a essere sinceri.
Potrei in un certo senso accostare questa recensione
a quella del cd di Scott Sudbury...
ovvero se proprio vogliamo classificare parlerei di
Nu- Breed... almeno ci capiamo.
Fin dall'iniziale "Funny"
si respira un'aria "moderna" anche se la
voce di Jani è rimasta quella e proprio per
questo motivo il risultato finale è quantomeno
singolare...
"Nothing" potrebbe ricordare invece gli
ultimi Warrant mentre vedrei bene
in ottica da singolo "How a Girl", che se
spinta adeguatamente potrebbe accattivarsi le simpatie
del pubblico di MTV.
Altri pezzi da segnalare sono la semi-acustica "Hooked,
Oh Yeah" ( moooolto nu..) e la saltellante "Six
Feet Under".
Curiosamente l'ultimo pezzo, "Sick", è
quello che più da vicino ci riporta al passato
(ormai remoto sembra) del nostro buon Jani.
Che dire... un disco molto estivo, leggerino e per
nulla pretenzioso... almeno spero.
Federico Martinelli
top
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WHITESNAKE
"The Silver
Anniversary Collection"
EMI
- 2003
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25 anni di carriera sono davvero tanti...
sono pochissime le band che possono vantare una tale
longevità e soprattutto di tale qualità.
In questa raccolta troverete 36 canzoni che ripercorrono
per intero la carriera di una grande voce... forse
la migliore in assoluto... ma questi sono punti di
vista.
Da un punto di vista collezionistico il cd non offre
nulla di nuovo per chi segue la carriera di David
Coverdale da anni ma potrebbe invece essere un ottimo
punto di partenza per chi vuole farsi un viaggio attraverso
25 anni di grande musica.
Il cd esce contemporaneamente al tour mondiale che
ha riportato gli Whitesnake anche in Italia al Gods
of Metal e nelle intenzioni del singer inglese dovrebbe
essere il punto di partenza per un nuovo ciclo del
serpente bianco che dovrebbe includere un cd/DVD live
e un nuovo album da studio con la attuale formazione.
Tra le canzoni incluse troverete i
grandi pezzi del primo periodo più hard-blues
come "Hit'n'Run", "Walking in the Shadows
of the Blues" e ovviamente "Ain't no Love
in the Heart of the City", i grandi successi
del periodo più "americano" come
"Fool For your Loving", "Give me All
Your Love" e l'immancabile "Still of the
Night", qualche canzone dellla collaborazione
con Jimmy Page come "Pride &
Joy" e qualcosa dell'album solista come "Into
the Light" e "Slave".
Se considerate che stiamo parlando di quasi 160 minuti
di musica vi renderete conto che è veramente
difficile fare una recensione completa... io personalmente
amo la band di Coverdale capace di scrivere una delle
mie canzoni preferite di sempre, quella "Love
Ain't No Stranger" capace di farmi venire i brividi
anche al 500esimo ascolto... non mi resta che augurare
altri 25 anni di vita ad una delle formazioni più
importanti che l'Hard Rock Blues abbia mai avuto.
Federico Martinelli
top
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www.blackju-ju.com
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BLACK JU JU
"Universal
Asshole"
Sonic
Wave Records - 2003
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Prima release indipendente dei canadesi
BLACK JU JU, hard rock band di Ottawa nata per divertire
ed intrattenere il pubblico (così mi informa
il loro sito) .Dall'immagine in copertina non riesco
a farmi un' idea di del genere che sto per scoltare:
l'immagine di loro 4 nel retro cover è piuttosto
seriosa, ma il mostricino del fronte è proprio
figo e mi fa una certa simpatia. Ma niente divagazioni...
la prima canzone "Night & Day" a livello
d' impatto fa un effetto stranissimo... le sonorità
sono quelle dei KISS (positivo!),
ma quando entra il cantato (più o meno alla
MICHAEL SWEET)... è come mangiare
cavoli a merenda!! Mi chiedo come posso fare a conciliare
questo aspetto arrivando fino alla fine del cd ma...
come al solito mi ricredo. Le canzoni sono musicalmente
molto buone, originali e varie. Non sono tutte di
hard rock pesante come "Scar" (che personalmente
è la mia preferita) o "I can' t wait"
in cui finalmente Daniel Brown abbandona il falsetto
(ed è tutta un altra cosa!).
"Where when why" col ritornello
cantato a squarciagola in puro prog style... mentre
"Not the One" è proprio alla Stryper...
ma guarda un pò! C'è la melodica "Dead
to rights" e il genuino rock n roll di "Opportunity
Knocks" anche se, ripeto, il falsetto proprio
non mi va giù... sembra togliere incisività
alla canzoni. Gli unici picchi poco esaltanti "Brother
of another mother" e "Complete" lasciano
posto a pezzi migliori di eco heavy metal con "Voices"
o la cupa "Universal Asshole" che dà
il nome all' album. C'è un pò di tutto
in questo cd: la lenta romantica "The end",
poi la funky "Jungle Jazz Juice"; la country
"Family Tree" è un sollazzo e ciliegina
sulla torta ...la ghost track demenziale "Sherry's
song" (36 secondi di idiozia pura). Questo gruppo
mi sta prorio simpatico: bravi, spiritosi e per niente
monotoni, anche se c'è ancora molto da lavorare
sulla voce che non si addice certamente un gruppo
che propone hard rock... ma decisamente da lodare
il fatto che non ripropongano cose già sentite,
il loro stile è inconfondibile e questo gli
fa solo onore: bravi!
Michy "Uzyglam"
top
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www.mtm-music.com
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FIREFLY
"Automatic"
MTM
Music / Frontiers Records - 2003
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Nel 1998 i primi passi con l’album
omonimo poi al via per la Escape Music con il secondo
disco intitolato “After the fire” (2000)
e ora, grazie alla crucca MTM ci ritroviamo in compagnia
di questi ragazzi americani (in realtà già
over 30 e over 40) che ci propinano un melodic rock
di ottima fattura.
La line-up è pressoché la stessa tranne
alla quattro corde in cui ora vediamo suonare l’abile
Roger Feits e non più il veterano Ricky Phillips.
Alla voce c’è sempre il solito John Pratt,
abile songwriter ma anche bravo interprete di atmosfere
AOR che, con la sua limpida voce, annoia poche volte.
Questa volta, dopo ben tre anni di
silenzio, ci propongono un album di assoluto e fedele
rock melodico con tinte a volte un pò blues
e a volte un po’ da rock sudista (ultra melodico,
sia ben chiaro!) sebbene le atmosfere migliori si
respirino nell’opener “Automatic”,
bel pezzo FM dei tempi andati, nella ballata elettrica
“Sky High” e nella lenta road-song “If
what it takes” che chiude l’album.
In realtà non ha lasciato alcun segno indelebile
nel cuore se non per le citate tre songs sebbene un
amante di questo genere saprebbe carpire al meglio
le loro gesta e il loro lavoro.
In ogni caso, non mi sento di bocciare il lavoro.
Forse merita più ascolti.
Dedicato a chi fa della melodia, la propria bandiera.
Marco Paracchini
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www.listeriaband.com
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LISTERIA
"Again"
Autoprodotto
- 2003
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Dopo i RAIN mi permetto
di rubare spazio per una band che poco c’entra
con le sonorità delle nostre pagine per presentare
il nuovo Ep dei ragazzi italiani dei LISTERIA che
sono protagonisti, dal 1993 ad oggi, di interessanti
partecipazioni a rappresentazioni Hard&Heavy,
premiazioni, compilation, demos e anche come apriconcerti
a gruppi come EDGUY e IRON
SAVIOUR.
Sia in Italia che in Germania i nostri
cinque defender nazionali non si lasciano intimorire
e sopravvivono presentandoci il nuovo demo, intitolato
“Again”, sinonimo di tenacia nel difficile
mondo delle autoproduzioni. Ci sono cinque brani intrisi
di potenza, energia e suoni ben mixati e prodotti.
Peccato che alcuni passaggi siano troppo veloci per
le mie orecchie ma posso assicurarvi che il fatto
loro lo sanno e potranno attirarvi con la loro devozione
al sound pesante del tempo che fu dando ampio spazio
a tonalità più nu-rock in stile con
quanto di interessante la scena della Scandinavia
ci sta presentando.
Mi fermo qui. Chi fosse interessato ai loro riff siete
pregati di contattare Hanjo, Gigio, Witto, Gian e
Ciano al seguente indirizzo internet: www.listeriaband.com.
Marco Paracchini
top
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www.scottsudbury.com
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SCOTT SUDBURY
"Get The
Picture"
Bad Motor Scooter Records - 2003
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E' con immenso piacere che mi accingo
a parlarvi del nuovo lavoro del cantante/chitarrista
Scott Sudbury, direttamente da Memphis, Tennessee.
Non aspettatevi però un disco di blues o southern
rock... qui ci muoviamo in territori completamente
diversi...
Dopo aver venduto qualcosa come 22 mila copie del
disco d'esordio "Static on my Radio " (completamente
autoprodotto ) credo che davvero questo potrebbe essere
il disco della consacrazione per Scott (e infatti
sembra che qualcosa a livello di etichette si stia
muovendo... ma non diciamo nulla per scaramanzia).
La produzione è ottima, le canzoni si lasciano
ascoltare che è un piacere e la maturazione
anche a livello compositivo è stata notevole.
Dicevamo che i tempi potrebbero essere
maturi soprattutto perché il genere proposto
in queste 12 nuove canzoni è quello che negli
States trova posto anche nelle classifiche di vendita
con bands come Matchbox 20... chiamatelo
pure Nu-breed, power pop o semplicemente Rock..
Io personalmente non sono un grande cultore di questo
tipo di sonorità ma "Get The Picture"
faccio veramente fatica a toglierlo dallo stereo...
allegro, frizzante, molto estivo se vogliamo..
Impossibile non farsi prendere dalle semplici ed accattivanti
melodie di pezzi come "I'm Her Freak" o
"Give A Damn"... lo definirei il disco perfetto
da ascoltare in macchina quando magari siete in colonna,
40 gradi, senza aria condizionata e le palle vi frullano
vorticosamente... io ho provato e vi garantisco che
funziona...
Per finire vi segnalo che sul sito è possibile
dare un'ascoltata a tutte le canzoni presenti nel
cd e ordinarlo direttamente.
Federico Martinelli
top
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www.heavymetalkids.com
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HEAVY METAL KIDS
"Hit the
right button"
Heavy
Metal Records - 2003
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Wow! Niente di più errato lo
snobbamento preventivo per questa band! Non allarmatevi,
la band non suona ne metal classico ne estremo…non
lasciatevi ingannare dal nome della band!
Insomma, vi chiederete, che diavolo fanno questi personaggi?
Ebbene, dal primo ascolto mi si è aperto il
mondo davanti agli occhi. Chi si ricorda del Glam
Rock degli anni settanta? Per intenderci, Gary
Glitter, The Sweet e T-Rex?
Vedo qualche mano alzata…well, allora proseguo!
La band degli HMK è nata in
realtà quasi 30 anni fa quando, in Inghilterra,
diedero alle stampe due dischi. Non ci fu scandalo
(nel senso buono, intendo…), non si urlò
al miracolo e vennero, diciamolo anche apertamente,
un po’ surclassati da altre bands dell’epoca.
Oggi (anche se le canzoni sono state prodotte e registrate
nel 2002) il singer della band inglese, accompagnato
alle chitarre da due italianissimi ragazzi di Milano,
Marco Guarnerio e Marco Barusso, si cimenta di nuovo
nella produzione di brani fuori dall’attuale
scena musicale. Sbattendosene i coglioni di mode e
di sound moderni, dopo quasi 30 anni, il disco che
fanno uscire è semplicemente stupendo, in perfetta
sintonia con il passato ma con suoni e arrangiamenti
più odierni senza causare alcun effetto negativo
sul prodotto finito.
Promossi senza neanche star qui a elencare
pregi di ogni singola canzone, posso solo snocciolarvi
qualche titolo solo per dar prova che, quando avrete
il disco nello stereo, muoverete il culo come non
mai, sorridendo alla vita con brani soft, pazzerelli
e melodicamente festaioli come non se ne sentivano
da tempo.
L’opener “Message”, “Girl
of my dreams” e “Viva New York”
sono le mie preferite e le più gioiose…Pink
Gibson ci tentò qualche anno fa a riproporre
un sound festoso e settantiano ma non ebbe molta fortuna…diamo
dunque una bella possibilità a questi veterani…Danny
Peyronel e soci vi attendono nei negozi, che aspettate
ad andarvelo ad “accattare”?
Marco Paracchini
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www.evidenceone.de
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EVIDENCE ONE
"Criticize
the truth"
Point
Music / AOR Heaven - 2002
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Passati quasi inosservati ai molti,
questi tedeschi rischiano già di prendersi
un posto nell’archivio generale del dimenticatoio
o nel mega magazzino virtuale riservato alle ormai
troppe produzioni che vengono propinate dai crucchi…in
ogni ambito metal.
In realtà, se non fosse per la tempestiva e
martellante uscita continua di decine e decine di
bands ogni anno, anche loro, avrebbero avuto spazio
marginale all’interno di qualche bella recensione.
A differenza di altre realtà
musicali gli E.O. non si distinguono molto dal passato
della metà degli anni ottanta. Nessun miglioramento
e/o arrangiamento nuovo (sempre se mai sarà
possibile! Ndr) e la loro sonorità non si discosta
molto da quanto fatto in passato dai loro connazionali
BONFIRE e/o VICTORY
sebbene la voce del singer Carsten sia molto più
pulita e non incline a voce roca.
Ci deliziano così con dieci brani dal sapore
terribilmente retrò, senza evidenza alcuna
di personalità forte ma con molta tenacia nel
riproporre riffs accurati, passaggi cliché
e liriche incentrate sempre e solo sulla Storia delle
realtà crucche dei tempi che furono.
Per chi ha davvero necessità
di accogliere nello stereo un disco nuovo ma che pare
sia uscito nel 1988 allora fatevi sotto, chiamate
il vostro negoziante e ordinatene una copia. In caso
contrario, non vi vergognerete se non lo annoverete
nella vostra fonoteca.
Marco Paracchini
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www.mtm-music.com
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IGNITION
"Ignition"
MTM music / Frontiers Records - 2003
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Per chi non avesse dimenticato la bufalata
degli STEELHOUSE LANE, nati e sepolti
nel giro di due dischi di sole cover, allora potete
rifarvi con questi Ignition, quattro ragazzoni over
30 che non hanno dimenticato l’hard rock degli
ultimi anni ottanta dando anche spazio al rock adulto
di gruppi quali GIANT e compagnia
bella.
Le undici canzoni sono prodotte molto
bene e sono state pagate e arrangiate dal chitarrista
Peter Soderstrom che, oltre ad occuparsi appunto di
produzione, stesura di due brani e del mixaggio, occupa
anche il ruolo di tastierista e di programmatore per
alcune parti di batteria elettronica, sebbene alle
pelli, si trovi quasi sempre Johan Kullberg.
Le songs, lo dico senza esserne sicuro e di questo
spero che mi sappiate scusare, sono un rispolvero
di vecchie chicche del passato riguardante class rock
e/o rock adulto in chiave un po’ più
moderna con suoni limpidi e decisamente sopra le righe.
L’ultima invece riguarda un brano scritto a
quattro mani con il buon vecchio singer Matt Alfonzetti
(lo ricordate nei BAM BAM BOYS o
nei DOUBLE TROUBLE?) ma, anche di
questo episodio non saprei garantirvi l’effettiva
datazione storica.
In un periodo in cui si riscoprono
gruppi provenienti dalle parti meno prolifere del
mondo (parlo di hard rock) come Spagna, Grecia, Portogallo,
Italia e Francia, i tedeschi della MTM paiono i soliti
razzisti e classisti dando sempre e solo spazio a
personaggi provenienti dalla Svezia o dalla loro madre-patria.
Basta. Sembrano fatti tutti con lo stampino!
Cmq, sfogo a parte, l’album è ben suonato
e ben prodotto.
Lo consiglio solo a chi ha da spendere un po’
di soldi.
Marco Paracchini
top
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www.joelynnturner.com
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JOE LYNN TURNER
"JLT"
MTM
Music / Frotniers Records - 2003
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In attesa del secondo capitolo della
premiata dìtta Hughes-Turner godiamoci
la nuova fatica solista dell'ex voce di Rainbow
e Deep Purple, coadiuvato da alcuni
personaggi ben conosciuti come Al Pitrelli e Chris
Caffery alle chitarre, John O' Reilly alla batteria
e Greg Smith al basso (più altri ospiti...).
Nessuna sorpresa per quanto riguarda il sound... fin
dall'iniziale "In Cold Blood".
È il puro e semplice Hard Rock dalle tinte
seventies a farla da padrone, guidato dalla voce sempre
cristallina di questo cantante molte volte dimenticato
quando si parla di grandi interpreti.
"Love Don't Live Here" è
una ballad sofferta e sentita, impreziosita da un
bel solo di Al Pitrelli, mentre puro Rainbow-style
è "Drivin' With My Eyes Closed" con
la quale siamo catapultati direttamente in un'altra
epoca musicale... puro godimento per chi è
legato a certe sonorità.
Da segnalare anche "Blood Fire", mid-tempo
with balls, e "Excess", probabilmente il
pezzo più particolare dell'intero cd.
Inutile dire che chi cerca contaminazioni moderne
o sonorità nuove farà meglio a tenersi
alla larga da questo album... per gli altri un buon
disco da aggiungere alla propria collection.
Federico Martinelli
L’egocentrico singer americano,
ancora sorretto dalla tedesca label MTM, torna a
farsi sentire (ormai annualmente, direi! Ndr) e
lo fa con un album solista di undici brani più
uno strumentale che chiude l’album.
Dai RAINBOW alla rock-opera NOSTRADAMUS,
il nostro vecchio amico pare che non abbia mai avuto
tempi morti, sebbene la sua storia ci dica il contrario
ma, dopo alcuni anni bui e densi di frustrazioni,
questi paiono essere divenuti gli anni “salvagente”
di personaggi del suo calibro.
La voce potente e roca percorre ogni brano con ampia
capacità di interpretazione, con testi tutto
sommato belli e densi di storie, aneddoti, rinomati
cliché amore/donna/uomo/cuorerotto e tanti
assoli al fulmicotone tra il fast blues e l’hard
rock degli anni settanta.
Ma forse è qui che si respira un’aria
che ha qualcosa di strano.
La produzione, ottimale, ha una registrazione legata
ad un sound ottantiano mentre i brani sono legati
a strutture degli anni settanta e, l’assoluto
assenteismo di coristi (o il totale egocentrismo
di JLT!!) fanno sì che molti brani perdano
di mordente proprio per mancanza di controcori e/o
voci all’unisono che possano rendere al meglio
alcuni passaggi dell’album.
Lo trovo “piatto”.
Non so cosa debba fare per vivere ma, l’eccessiva
presenza sul mercato che ha ora, lo rifarà
ripiombare nel dimenticatoio molto presto. Alcune
tracce, tra cui la lenta “Love don’t
live here” (vedi le ballad pianistiche di
Nostradamus) risentono di somiglianze legate alle
produzioni e/o collaborazioni degli ultimi due-tre
anni.
L’album gode comunque del mio sentimento nei
confronti di questo genere ormai destinato a rimanere
sempre nel cuore di pochi ma, per chi ha sempre
creduto nelle capacità indiscusse di questo
singer, beh allora l’album fa al caso vostro…
on ne rimarrete delusi.
For Fans Only!
Marco Paracchini
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www.tnttheband.com
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TNT
"Give me
a sign"
MTM
Music / Frotniers Records - 2003
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Ed eccoci finalmente al tanto sospirato
ritorno dei nordici TnT che, dalle vicende soliste,
pensavo non si facessero più rivedere e invece…
Ricomparso anche Diesel Dahl (batterista e co-fondatore
della band) il sound che riportano in auge i quattro
uomini del Rock che fu, è bello, tosto, intriso
di significativi passaggi emozionali e tecnici ma,
soprattutto, davvero un disco di passaggio tra quanto
fu fatto in passato e quanto ci si potrebbe aspettare
oggi dai TnT!
La reunion nipponica del 1998 aveva già dato
i suoi frutti con l’uscita (nel 1999) di TraNsisTor.
Album modernista, denso di riffs all’avanguardia
kitch del tempo ma comunque, segno indelebile che,
dalla storia dell’Hard&Heavy, i nostri eroi,
non se ne volevano andare.
Oggi ne abbiamo l’esempio lampante.
Rimessisi insieme dopo ben quattro anni di assenza,
festeggiano il loro ventennio di carriera con un nuovo
album (in uscita questo autunno) introdotto con l’Ep
“Give me a sign” che, da come si comprende
facilmente, attendono con ansia che, il loro ritorno,
si avvii presto a ricevere i “segni” dell’amore
dei tanti fans orfani di questo combo nord europeo.
Cinque brani. Cinque antipasti per
l’album vero e proprio. Cinque chicche di cui
una direttamente dal 1987 (“Destiny”).
Si parte con la bellissima e suadente “Live
Today” che segnala la classe dei compositori
LeTekro (ch) e Harnell (vc) - (che coppia! Mi mancavano!
Ndr) – in cui il sound molto trascinante e malinconico
sapranno catturare anche le vostre emozioni più
nascoste. La seconda traccia dà il titolo all’album
e ci ritroviamo di fronte ad un’altra composizione
degna di nota. Moderna ma, al tempo stesso, retrò
quanto basta nelle background vocals e nei chorus,
tra BON JOVI e i nuovi WHITE SNAKE
(1997), questa canzone, semplice ma molto bella, riporta
finalmente in auge la voce del nostro beneamato Tony
che non vuole saperne di mollare il suo background
culturale: l’hard rock melodico.
Si prosegue con la spiritosa “Satellite”
che mi ricorda alcuni brani estemporanei dell’album
Intuition (1989) dove, tra il funk, il pop-punk e
melodie ultra-kitch si ritorna a sentire chorus accattivanti
in cui sarà facile essere catturati dalla esile
linea del chorus che si attaccherà al vostro
cervello come un batterio della polmonite atipica!
Goliardica!
Il penultimo brano, “Hey love”, designa
la fine dei nuovi pezzi; accattivanti melodie vengono
sorrette da pesanti arpeggi di chitarra che rendono
la power ballad un po’ scura e dark ma sicuramente
in linea d’onda con quanto fatto da Harnell
nei suoi nuovi WESTWORLD.
Chiude una traccia di 16 anni fa, estrapolata dalle
b-sides di Tell No Tails, che richiama gli EUROPE
dei primi due album in una interpretazione forte e
troppo metal per le mie orecchie che ritengo davvero
fuori dai cliché proposti in questo Ep.
L’album, seppur con pochi brani, non delude
affatto e rimango in fervida attesa per avere tra
le mani il nuovo, attesissimo album dei mitici TnT!
(In OldStuff trovate le reviews dei loro vecchi dischi).
Marco Paracchini
top
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www.bretmichaels.com
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BRET MICHAELS
"Song Of
Life"
Poor
Boy Records - 2003
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Ed eccoci all'ascolto dell'ultimo
lavoro solista di Bret Michaels.
Come spiega il lead singer dei Poison, "Songs
of life" e' un album di ricordi della sua vita
personale e musicale, dove suoni ed esperienze si
fondono in un album indirizzato primariamente al cuore
dei fans che lo hanno seguito in questi anni.
Bret si presenta con "Menace to society",
testo scritto a 17 anni inneggiante alla ribellione,
non quanto la musica che, per quanto abbastanza rockeggiante,
ricorda piu' i brani di "Power to the people"
che non i classici glam dei tempi d'oro.
Prosegue poi con "Bittersweet", sound spensierato,
piu' moderno e rilassato, che potrebbe entrare bene
in un soundtrack alla "American Pie".
Ed e' ora del primo singolo tratto dall'album, "Raine",
classicissima rock ballad dedicata alla figlia nata
tre anni fa, a cuore aperto, ma cosi aperto che il
video ci mostra per la prima volta un Bret senza bandana
ne cappello… E se non ci credete appropriatevi
di questo enhanced cd e gustatevelo coi vostri occhi!
Dopo "Raine" si continua con toni abbastanza
smielati, piu' country che rock in verita', il pezzo
e' "Forgiveness". E tornano finalmente riff
di chitarra piu' decisi in "Loaded Gun",
accarezzando il sound ottantiano ma senza spiccare
per originalita'. Discorso diverso per "Strange
sensation", che marca il tentativo di Michaels
di avvicinarsi a suoni piu' attuali mantenendo il
suo inconfondibile timbro; ne viene fuori un brano
un po' confusionario ma orecchiabile.
La title track "Songs of life", cerca di
racchiudere lo spirito nostalgico e contemplativo
di questo lavoro, con un sound acustico, emozionale
e semplice. E sulla scia della melodia e dei sentimenti
non puo' mancare l'omaggio agli eroi di New York,
volontariamente scarno e reale, "One more day",
una chitarra acustica che accompagna la storia di
un futuro padre morto nella tragedia dell'11 settembre.
"I remember" ripropone la
vecchia cara armonica di Bret Michaels, in un brano
allegro e spensierato, quasi settantiano, forse uno
dei piu' piacevoli di questo album. Completamente
diversa "The Chant", meno di un minuto di
riff incazzato che Michaels scrive dichiaratamente
per se stesso, e che ci introduce "It's my party",
sulla stress lunghezza d'onda. La successione dei
pezzi sembra ora abbandonare il country feeling iniziale
a favore di un sound decisamente piu' duro. Ce lo
conferma anche "War Machine", malgrado i
coretti poppettari.
Il prossimo brano, per chi avesse "Letter from
Death row", e' il primo di quell'album e unico
di entrambi con la partecipazione di Mr CC De Ville,
si chiama "Party Rock Band" e, guarda caso,
e' anche l'unico brano puramente poisoniano dei due
lavori solisti di Michaels. E ovviamente ci piace…
Chiude tutto "Stay with me", piano e un
filo chitarra acustica per concentrare l'attenzione
sulla storia di una donna forte e sfortunata.
Nel complesso, "Songs of life" si presenta
come un collage, un greatest hits di racconti e suoni
inediti che non hanno la pretesa di diventare disco
di platino, ma solo quella di raccontare la vita di
un artista e di celebrare i suoi 40 anni; un album
dei ricordi che la piccola Raine potra' un giorno
sfogliare, e che i fans dei Poison potranno godersi
purche' non si aspettino "Open up and say…ahh".
Per chi fosse interessato, "Songs of life"
e' reperibile su www.bretmichaels.com. Buon ascolto!
Cristina Massei
Non ancora soddisfatto del successo
dei suoi rinati Poison, certamente
stanco delle imposizioni e dei capricci del suo
compagno di merende C.C. Deville, Bret Michaels
torna a farsi sentire con questo "Songs Of
Life", album concepito e dedicato per i suoi
fans. Cosa potrebbe dare ai suoi fans il biondo
singer?. Un album di sano Hard Rock N' Roll, nella
migliore tradizione dei Poison, superiore perfino
alla loro ultima fatica insieme, "Hollyweird".
Si parte con la frizzante "Menace To Society",
cattiva quanto basta per diventare un sicuro successo
e si prosegue senza pausa con la stupenda "Bittersweet",
la migliore canzone dei Poison
dai tempi di "Open Up And Say..Ahh".
"Raine" è una dolce
ballad dedicata alla figlia, una pausa prima delle
superbe "Loaded Gun" e "Strange Sensation"
dove le chitarre e i testi sensuali fanno da padrone.
"Songs Of Life" è un brano di sano
Rock dai tratti acustici seguita dalla triste "One
More Day" (dedicata alla tragedia dell'11 Settembre).
Si torna poi a fare festa senza sosta con "I
Remember", "It's My Party" e la veloce
"War Machine", puro vecchio fascino Hard
Rock. A chiudere il cameo due bonus tracks: "Party
Rock Band" (con C.C. Deville
alla chitarra) e "Stay with Me" dalla
colonna sonora di "A Letter From Death Row",
suo primo lavoro solista. In definitiva un album
che non solo farà la gioia di ogni fan dei
Poison, ma anche di tutti coloro
che vivono e respirano Rock. Fregandosene delle
mode al contrario di molti suoi amici (es. Nikki
Sixx e i suoi "Brides Of Destructions")
il fido Bret ha regalato un piccolo capolavoro ad
uso e consumo di tutti. Un acquisto obbligato.
Dorian Wilde
top
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KLYNYRD SKYNYRD
"Vicious
Cycle"
Sanctuary
- 2003
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Sono ormai passati 30 anni dall'inizio
di un'avventura musicale senza paragoni, anni passati
tra gioie e dolori, tra dischi e centinaia di concerti
che hanno contribuito ad accrescere la leggenda della
più grande southern rock band del pianeta...
Anche stavolta la sfortuna si è accanita contro
la band, il bassista storico Leon Wilkinson è
morto alle'età di 49 anni durante le registrazioni
del cd (rimane la sua presenza in due pezzi, "The
Way" e "Lucky Man") ed il chitarrista
Gary Rossington ha avuto grossi problemi di cuore
che hanno fatto slittare la pubblicazione dell'album
di qualche mese.
Ma nonostante questo l'album che celebra il 30esimo
della band è un disco fantastico, ancora una
volta è lo spirito più puro e incontaminato
del southern rock a prendere il sopravvento fin dall'iniziale
"That's How I Like It", doppiata dal meraviglioso
boogie di "Pick'Em Up".
"Dead Man Walkin'" è
assolutamente ammaliante con quel suo incedere polveroso
e con un gran lavoro di slide guitar, mentre a Red
White & Blue va la palma di pezzo più sentito
del disco... una dichiarazione d'amore in piena regola
per un paese che ultimamente è stato oggetto
da più parti di attacchi per lo più
ingiustificati.
Fatevi catturare dal R'n'R sguaiato di "Sweet
Mama", dal poderoso riff di "All Funked
Up" e dalle melodie ancora una volta vincenti
di "Hell Or Heaven"... non Ve ne pentirete.
"Rockin' Little Town" potrebbe essere l'ideale
colonna sonora di un lungo viaggio sulle assolate
freeways americane, mentre la fine del cd ci regala
un'altra splendida ballata ("Lucky Man")
e una versione "riveduta e aggiornata" del
classico "Gimme Back My Bullets" con Kid
Rock alla voce... non male davvero.
Chi conosce la band non avrà bisogno delle
mie parole per fiondarsi nel negozio di dischi più
vicino... per gli altri sappiate che questo è
a mio avviso uno dei mligliori dischi del 2003...
sarà molto... ma molto difficile fare meglio.
Federico Martinelli
top
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www.marvelmusic.com
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MARVEL
"Everafter"
Target
Records - 2003
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Chi l' ha detto che il Portogallo
sforna solo fado e Moonspell??!
Ascoltatevi il cd che sto per presentarvi e vi ricrederete
subito! Il gruppo in questione arriva (se non si era
ancora capito) dal Portogallo, 5 ragazzi sotto il
nome di MARVEL (Ivan D'Almeida alla voce, João
Paulo Aca e Ricardo Fernandes alle chitarre, Miquel
Madeira al basso, Jorge Roque alla batteria) sono
usciti da poco con il primo full length album "EVERAFTER"
in lingua inglese avendo già all'attivo una
release in lingua madre "Ter a sorte" (trad.
"aver fortuna") nel 2000 e un EP di 5 tracce
in inglese nel 2001... e di fortuna ne avranno di
sicuro se mantengono questa formula vincente! Il gruppo
ha della grinta musicale da vendere, infatti oltre
a curare altri aspetti che ruotano attorno alla band
(Ivan si occupa della parte artistica ed è
il responsabile del booklet dei loro lavori mentre
Miguel è il webmaster del loro sito) sfornano
13 bellissimi brani di melodic hard rock in cui le
influenze dei MARVEL non risultano per niente velate:
HAREM SCAREM, DANGER DANGER e HARDLINE
e non sbagliano!
Come rimanere indifferenti a canzoni
con ritornelli BONJOVIANI come "Long
way to go", ai bei riffs di "Fingerprintz"
e "Hang on to the night", la ballad "I
know U too well"? E come non notare l'intro LEPPARDIANO
(direttamente da "Photograph") di "Revolution
day" o non gustarsi il solo spagnoleggiante nel
bel mezzo di "Fake the truth"? Forse sono
un pò da migliorare alcune linee vocali ed
un suono legato probabilmente a un budget non proprio
milardario... mentre da lodare il perfetto inglese
senza inflessioni di Mr. D'Almeida (impresa ardua
per tutti noi latini!). In sostanza se vi piace il
genere avete trovato pane per i vostri denti, correte
a comprarlo!!!
Michy "UzyGlam"
top
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www.garymoon.com
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GARY MOON
"Still Moon"
Ventana
Records - 2002
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A molti di voi il nome Gary Moon non
dirà sicuramente nulla, ma questo artista americano
ha una ventennale carriera alle spalle iniziata negli
anni 70 insieme a Frank Zappa e poi
proseguita tra vari progetti tra cui i THE
PACK, JEFF PARIS (in "Wired
Up") e in compagnia di Brad Gillis e
Kelly Keagy nei NIGHT RANGER
nel 1990. Questo "Still Moon" non è
altro che una ristampa che comprende i brani realizzati
ad inizio carriera insieme a i The PACK,
un lavoro davvero notevole ma solo consiglaito ai
palati più fini e raffinati.
Puro aor quello emanato da questo CD
e già dalle prime note di "Still"
possiamo notare la calda e suadente voce di Moon che
in questo caso ci porta alla mente i lavori solisti
di JEFF PARIS, ma con quel tono roco
e caldo alla RICHIE SAMBORA. Sono
invece i WINGER che spuntano nel
melodic rock di "Heart of Stone", mentre
"State of My Heart" regnano le tastiere
e la song non avrebbe sfigurato nel secondo lavoro
di KANE ROBERTS o nei primi BON
JOVI. In "Alayna" è ancora
puro aor, per interderci quello proposto sul primo
lavoro dei VON GROOVE così
come "Call Of the Wild" dove insieme alla
band canadese ci aggiungono in termini di paragone
anche i GIANT. La voce di Moon in
"Angels Don't Lie" è ancora molto
simile a quella di SAMBORA, ma qui
non troviamo il bluesy rock proposto dal chitarrista
dei BON JOVI ma una bella e coinvolgente
keyboards-ballad. Il disco si chiude con "Love
in a Wicked World" dannatamente ispirata dalla
band del New Jersey.
Consiglio questo "Still Moon" a tutti quelli
che ascoltano le band sopracitate e agli amanti delle
melodie anni 80!
Moreno Lissoni
top
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www.kentamplin.com
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KEN TAMPLIN and Friends
"Wake
the Nations"
Mascot
Records - 2003
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Devo fare la recensione del nuovo
CD di Ken Tamplin: ex leader degli SHOUT,
rocker tuttofare... cantante, chitarrista, songwriter
e peraltro fervente cristiano. Il fatto preoccupante
è che questo è il mio primo approccio
alla sua musica e già la parola "religiosità"
mi frena (STRYPER a parte) ...già
mi sembra di sentire echi inneggianti alla bontà
e carità divina... aiutoooo!! Dò un'occhiata
alla tracklist, rabbrividisco al pensiero di 18 canzoni
sermoneggianti! Con queste premesse intraprendo l'ascolto
di "Wake the Nations" ...ma mi ricredo subito
con "The story of love" anche grazie all'ottima
guest appearence vocale di JEFF SCOTT SOTO,
nel mentre leggo i credits e non credo ai miei occhi!!
Qui dentro ci sono tanti di quei mostri sacri della
sei corde che ci metto qualche secondo a riprendermi!
Giusto per favorire ecco a voi: Marty Friedman (Megadeath),
Ritchie Kotzen (Mr. Big, Poison),
Reb Beach (Winger), Kee Marcello
(Europe), Jeff Watson (Night
Ranger), Pete Lesperence (Harem Scarem),
Mattias Eklundh (Freak Kitchen),
Scott Van Zen (LA Guitar Wars Winner)
Howie Simon (Jeff Scott Soto) e Steve
Salas.
Infatti il cd è pieno zeppo
di assoli fantastici ed è da notare il fatto
che ogni singolo chitarrista porti il suo placido
contributo ad ogni canzone senza stonare mai con la
continuità dell' album. E' fuori discussione
l'ottima produzione del lavoro: non una nota fuori
posto, suoni puliti, bei cori e belle melodie; apprezzabili
anche i testi: non dei panegirici religiosi come erroneamente
mi aspettavo (anche se la devozione di Ken è
indiscutibile) bensì tematiche politiche/sociali
e opinioni personali.
Penso che 18 canzoni siano superflue, si alternano
infatti alti e bassi :a mio avviso le tracce migliori
sono "Freedom", "Wake the Nations",
"Hare Kristians", "Come together",
"The story of Love" e "Falling Houses"
queste ultime 2 sono comprese nel DVD in formato "video
a basso budget" + dietro le quinte che troverete
incluso nel cd.
Consigliato vivamente agli agli amanti dell' hard
rock melodico!!!
Michy "UzyGlam"
top
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www.flatman-southernrock.de
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FLATMAN
"A Bottle
of Booze"
Self
Produced - 2003
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Arrivano dalla Germania i Flatman,
ma potrebbero benissimo venire dal qualche polverosa
città del sud degli States, visto che sono
totalmente devoti al verbo del più puro e classico
Southern Rock.
Che comunque in Germania il genere goda di ottima
salute è dimostrato dal fatto che sempre più
bands arrivano al debutto discografico (seppure magari
con un'autoproduzione come nel caso dei Flatman),
che ci siano etichette che danno spazio a ristampe
del genere e che bands storiche come i Molly
Hatchet decidano di registrare proprio in
Germania il loro live album.
Sono 10 le canzoni proposte, tra cui
una riuscitissima cover di un classico dei maestri
Lynyrd Skynyrd, quella "On The
Hunt" che compariva nel mega-classico "Nuthin'
Fancy".
La voce di Stefan Kossmann risulta essere adattissima
al genere, e non mancano neanche le coriste a dare
quel tocco in più tipico delle Southern Rock
bands, sound comunque inperniato sulle tre chitarre
dello stesso Stefan Kossmann, di Emil Renner e di
Torsten Kossmann che all'occorrenza si cimenta anche
al piano e all'organo Hammond.
Canzoni come la title-track o come la polverosa "Hidden
Man in the Mountains" vi faranno venir voglia
di andare in qualche bettola fumosa a gustarvi un
bicchierino di Southern Confort... e magari mentre
in sottofondo passano le note di Gambler deciderete
di perdere qualche dollaro... ok... i Flatman mi hanno
convinto... nient'altro che Another Good band from
Dixieland... ma d'altronde è quello di cui
abbiamo bisogno no?
Federico Martinelli
top
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JEFF DAHL
"Street
Fighting Reptile"
Steel
Cage Records - 2002
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Premessa: i glam metallari possono
saltare a pié pari questa recensione... non
me ne vogliano, ma non è roba per loro.
Per lo sparuto gruppo di intenditori o curiosi rimasti,
ecco a voi, in tutta la sua crostificata aura da loser
eterno, mr Jeff Dahl! ‘Street Fighting Reptile’
è il ventunesimo (21!!) disco solista del prolifico
rocker, ora trapiantato nel deserto in quel dell’Arizona.
21esimo fedele capitolo della sua filosofia ‘three
chords and bad attitude’, testimonianza di un
song writing limitato tecnicamente ma ostinatamente
trash punk.
Dahl come tradizione suona tutti gli
strumenti, occasionalmente affiancato da qualche amico,
e in dieci canzoni alterna ritmiche sculettanti e
puttane (‘Street Fighting Reptile”, “Trans-Sister”),
ballads intimistiche impregnate della disperazione
di Johnny Thunders (“Road To
Madrid”, “Halo Moon”) e three chords
punk songs à-la RAMONES (“Destination
Blackout”). “The Ballad Of Mott Pt 2”
riprende “The Golden Age Of Rock’n’Roll”
dei MOTT THE HOOPLE... un manifesto
di fedeltà al vero rock’n’roll,
quello sanguigno e privo di ridicoli orpelli da LA
band... “somewhere down in the pit of my soul,
I swear those days live on”.
La vera chicca dell’album, e
che da sola merita l’acquisto, è l’irresistibile
“Transvestites, Transsexuals And Chicks With
Dicks”, pop trash con un chorus divertente e
micidiale, destinato a piantarsi in testa sin dal
primo ascolto. Le lyrics sono spassose, tra i personaggi
citati Andy Warhol e... i TRASH BRATS!!!
Fenomenale poi la copertina del disco, uno spaccato
di immondizia umana metropolitana (che mi ricorda
tanto la stazione di Porta Nuova a Torino!), composto
da un tossico con tanto di realistica patta bagnata
di piscio, puttane vecchie e sfatte, improbabili nonnetti
conciati come Elvis, artisti pop
e uno strano tizio in mutande.
Questo disco suona imperfetto, la batteria
è monotona e scarna, la produzione non fa certo
urlare al miracolo, insomma... è un disco pieno
di ottimi difetti, sarà per questo che mi piace!
Simone Parato
top
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www.perrisrecords.com
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PRETTY BOY FLOYD
"The
Vault 2"
Perris
Records - 2003
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Continua la "love story"
tra i PBF e la Perris che persiste caparbia investendo
su di loro... così dopo VAULT 1, la riedizione
di "Leather Boyz with Electric Toyz" più
5 inedite e il supporto devoto all'ex chitarrista
KK Major eccovi riesumate dalle (ex-cotonate) cantine
13 inediti raggruppati sotto il fantasioso titolo
di VAULT 2. Diciamoci la verità, per i fanatici
cercatori di mp3 queste canzoni non sono proprio così
sconosciute ad eccezione della studio track ineditissima
"It's Still Rock 'n' Roll to Me" che apre
degnamente la raccolta.
Non aspettatevi di certo una continuità
stilistica, ma il risultato è buono: a partire
dalla qualità del suono per finire (ovviamente)
alla varietà delle tracce qui proposte, tra
inedite e versioni alternative... per esempio "Saturday
Night in The USA" già presente in PORN
STARS qui in una veste completamente diversa e a mio
avviso molto migliore della sopracitata. Passerete
piacevolmente dalle ballads (non sempre originalissime)
"When you need a friend" e "Where R
U?" spudoratamente identica a "Time to let
you go" degli ENUFF Z NUFF,
a songs dal gusto più "retrò"
quali "Wilde rule the night" e "We'
ve Got Rock 'n' Roll" il cui ritornello ricorda
moooolto "Pour Some Sugar on me" dei DEF
LEPPARD (!!!) a una canzone schietta e veloce
come "No Respect for the Law". C'è
anche la live "7 Minutes in Heaven" che
vi stupirà per i suoi suoni metal, eppoi la
moderna "Shut Up", la punkeggiante/spassosa
"We're a Happy Family" (occhio al testo!)
e dulcis in fundo il solito KKM con "Million
Miles Away" che sa di YO-YO's
e per questo apprezzabile.... come del resto questo
bel CD!!
Michy "UzyGlam"
top
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www.frontiers.it
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CRUSH 40
"Crush40"
Frontiers
Records - 2003
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Stanco e depresso dalle ultime fiacche
uscite discografiche in campo hard&glam mi sono
lanciato in negozio a ritirare gli ultimi dischi in
arrivo e ho preso, snobbandolo un po’, anche
il nuovo disco di Johnny Gioeli (HARDLINE),
sperando almeno in qualcosa di positivo. Senza parole.
Dal primo attacco all’ultimo (anzi, al penultimo
per la precisione! Ndr) non ho fatto altro che smuovere
le labbra sfoderando un sorriso di soddisfazione e
cliccando su “rew” per riascoltarmi ogni
inizio esaltante di ogni singola canzone.
Gioeli torna con spirito forte e sicuro, sicuramente
molto più in sintonia con quanto fatto in passato
e non con l’ultimo e un po’ insipido nuovo
album degli HARDLINE. Stavolta è
in compagnia dello sconosciuto gruppo nipponico di
Jun Senoue, chitarrista fenomenale, formatosi, culturalmente,
tra i vari riffs di scuola nipponica come LOUDNESS,
EARTHSHACKER, EZO e altri. Improvvisato il
nome di CRUSH 40, l’album, quasi interamente
dedicato all’adrenalina delle corse automobilistiche
statunitensi, l’album gode di sensazionale ed
ottimale produzione, con suoni lindi e puliti, melodie
un po’ scontate ma assolutamente rocciose ed
esaltanti che faranno smuovere (finalmente!) culo
e testa!
Non ho alcun giudizio negativo, stavolta
la Frontiers ha piazzato sul mercato un gioiello niente
male che brilla di luce propria e brillerà
ancora per molto.
Nove chicche sonore interpretate dall’ex singer
degli americani Hardline ma, le sorprese non finiscono
qui…il decimo brano è un potente hard
rock sorretto dalla voce del talentuoso singer Tony
Harnell (TNT) che con i suoi acuti
spaccherà i vostri timpani arrugginiti mentre,
nell’undicesima ed ultima traccia, ritroviamo
anche il singer dei vecchi e gloriosi DANGER
DANGER, Ted Poley, qui purtroppo in un’ennesima
prova di canzone debole e piuttosto insipida, per
altro registrata molto male rispetto al resto del
cd, che non porta nessun credito in più all’intero
lavoro.
Mi sento di consigliare il cd a tutti
coloro che hanno sempre amato riff potenti, veloci
e hard rock de luxe, cristallini e pomposi come la
buona scuola degli eighties ci ha insegnato. Tra sonorità
che si muovono tra XYZ, TRIXTER, DANGER DANGER
(epoca Cockroach) e SKID ROW, questo
album potrà sicuramente rinvigorire il vostro
animo spento e deluso dalle continue e recenti delusioni
discografiche.
Buy or die.
Marco Paracchini
top
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MARC FERRARI
"Lights,
Camera, Action!"
Z
Records/Le Energie - 2003
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Nato storicamente e “rockettaramente”
nei KEEL, Marc Ferrari si è
evoluto successivamente come compositore di soundtracks
per l’industria cinematografica di film di serie
b, sino ad approdare a realizzazioni musicali per
serial televisivi come “Sex in the city”,
“L.A. Heat”, “The crew” e
tanti altri, finendo per aver tempo e modo di realizzare
brani per aprire le olimpiadi del 1996, il campionato
statunitense di calcio e quello dell’NBA tra
il ’96 e il ’98.
Insomma, come avete capito, non è mai stato
con le mani in mano e, dopo aver deciso di lasciare
ai tanti fans che ne facevano richiesta, alcune prove
del suo passato recente tra le fila di compositori
per tv e shows di ogni genere, ecco che ci delizia
con una sorta di raccolta dei brani più riusciti
e più rock della sua carriera “solista”.
I brani sono una dozzina e le sonorità
si muovono tra l’hard rock proposto dal singer
Bob Reynolds e Steve Plunkett (lo ricordate negli
AUTOGRAPH?) sino all’AOR interpretato
da Stan Bush e da Todd Taylor. Ma dietro al microfono
si cimentano anche altri divi della scena rock statunitense
come Jeff Wilson, Keith St. John e Todd Smallwood,
quest’ultimo nell’unico brano blues del
disco.
Dodici brani che non saranno disprezzati ma che saranno
accolti con tanta simpatia per uno dei chitarristi
più in voga nella metà degli anni ottanta,
senza pretendere, lo dico con estrema franchezza,
il disco del secolo. Bello ma troppi “deja vu”.
Marco Paracchini
top
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www.raincrew.com
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RAIN
"Headshacker"
DeadSun
Records/Self Distribuzione - 2003
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Già recensiti poche settimane
fa col singolo di presentazione, mi giunge a casa
l’advanced cd del gruppo emiliano dedito all’hard&heavy
vecchio stampo che, ho ascoltato con estrema attenzione
e curiosità e che, mi appresto ora a recensire
sulle ns pagine.
44 minuti di musica tiratissima che, ahimè,
forse poco c’entra con le nostre pagine dedite
invece a suoni più glam o aor ma che, nel contesto,
non possono essere lasciati in disparte vista la loro
storia ventennale. Già, perché di ventennio
si parla. I RAIN sono in Italia dal 1980 e sono la
band di heavy metal classico più longeva della
nostra Penisola.
Il sound roccioso e granitico viene
accompagnato da suoni chiari e ben mixati dall’abile
Gabriele Ravaglia. Tra i KING OF DARKNESS,
WINE SPIRIT e quel che resta nella vostra
memoria degli inossidabili W.A.S.P.
sono quello che i Rain donano all’appetito dei
vostri timpani succulenti di riffs taglienti e potenti,
accompagnati sempre dalla voce potente in stile “metal
epico” che, sono sicuro, accontenterà
tutti coloro che, leggendo queste pagine, sono alla
ricerca anche di buon vecchio e sano heavy metal!
Bravi ragazzi, continuate così e spaccate il
culo nei vostri tours europei!
Marco Paracchini
top
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www.motley.com
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VINCE NEIL
"One Night
Only"
Image
Entertainment - 2003
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Stanco di attendere la sempre più
lontana reunion dei Motley Crue,
il platinato Vince, dopo una lunga serie di concerti
come solista, sforna questo live registrato interamente
al Whisky a Go-Go. Anche se si tratta di un concerto
come solista i suoi lavori ("Exposed" e
"Carved In Stone") restano nel dimenticatoio
nonostante siano stati di recente ristampati, unica
eccezione "Look In Her Eyes" (dal troppo
sottovalutato capolavoro "Exposed"). Vince
Neil appare in buona forma vocale, non altrettanto
la band che lo accompagna, a volte si ha come l'impressione
che si senta a disagio a suonare i brani dei Crue,
come nel caso di "Dr. Feelgood", una esecuzione
un pò piatta che, a parte qualche caso come
"Smokin' In The Boys Room" e "Live
Wire" prosegue per tutto l'album.
A parte la scelta delle canzoni qui
proposte (in molti si aspettavano una scaletta incentrata
sulla sua carriera solista e di contorno qualche classico
dei Crue), il lato negativo dell'album è la
band che lo segue, manca di quel mordente necessario
per rendere canzoni come "Red Hot" o "Looks
That Kill" veri inni di devastazione del pubblico.
A distanza di poco tempo dalla pubblicazione del loro
superbo live "Entertainment Or Death", questo
album si rivela un acquisto essenzialmente inutile
(dato inoltre l'elevato costo visto che si tratta
di un import), riservato solo ai voraci fans che vogliono
avere tutto. Forse Vince Neil voleva dimostrare a
Sixx e compagni che solo lui può cantare le
vecchie glorie, ma anche questo album rivela però
una cosa: la produzione dei Motley Crue
sembra essersi bloccata al 1990 e dopo il nulla.
Dorian Wilde
top
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listen.to/battagia
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BATTAGIA
"Hell Just
Froze Over"
Self Produced - 2003
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Secondo demo CD per i finlandesi Battagia
che si va ad aggiungere al precedente "Cockroach
Meat" dove le coordinate sonore sono pressoche
invariate: heavy rock ottantiano di scuola WASP
e KEEL.
Dopo un breve intro arriva il riff
catchy di "Burning The Sky" sorretta dall'ugola
di Tero Matikainen, seguono "Deep Cuts The Knife",
"Hell On My Back" e “Fire Of Rock”
altre tre tracce dove il metal a stelle e strisce
degli Eighties è ancora lì a farla da
padrone.
Che dire... bravi, decisamente fuori moda, ma che
piaceranno a tutti i fan dei primi lavori di Blackie
Lawless e perchè no, anche di JUDAS
PRIEST e compagnia bella.
Moreno Lissoni
top
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www.sheela.de
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SHEELA
"Process..."
LBT
Records - 2003
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Sono venuto a conoscenza
di questo gruppo tedesco arrivato già al quarto
album, verso la metà degli anni novanta quando
diedero alle stampe il loro esordio "Burned Down",
un concentrato di hard rock e class metal che riscosse
molti consensi nel paese del sol levante.
Non seppi più niente di loro fino a qualche mese
fa quando per caso vidi una recensione di questo "Process..."
realizzato lo scorso anno tra agosto e settembre in
Germania e registrato tra ottobre e novembre a New Orleans
con l'aiuto in fase di produzione di Bobby Barth (Axe,
Blackfoot).
Ma veniamo al disco... "Process..."
rispetto al debut album è assai diverso come
sonorità, la chitarre sono più cattive
e anche il cantato è più incazzoso e lascia
meno spazio a cori antemici risultando così un
prodotto, se così si può dire, di hard/heavy
rock moderno (a volte troppo!). A farla da padrone è
senza dubbio la chitarra di Chris Moser, mentre mi lascia
un pò perplesso la voce di Andreas Keppler, più
per il modo di cantare che per effettive qualità
tecniche. Il prodotto preso per quello che è
non è male, ma è decisamente distante
dai mie attuali gusti musicali, e lo consiglierei solo
a chi apprezza gli ultimi disci dei PINK CREAM
69 o "Slaves & Masters" dei
JADED HEART.
Moreno Lissoni
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www.perrisrecords.com
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PRETTY BOY FLOYD
"Leather
Boyz with Electric Toyz"
Perris
Records - 2003
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Era il lontano (sigh!) 1989 l'anno
in cui uscì il tanto decantato "Leather
Boyz with Electric Toyz", ma, diciamoci la verità...
nessuno se n'era immediatamente accorto!!
Nessuna pubblicità nè passaggi in radio,
penso che solo grazie al passaparola e all' estenuante
duplicazione di cassetta in casseta questo gruppo
sia uscito allo scoperto... e meno male che ce ne
siamo accorti!! Infatti più di 10 anni dopo
questo album è diventato una delle icone del
Glam Rock, tantochè gli stessi PBF non sono
mai riusciti a bissare questo "capolavoro".
Non mi soffermo sulle solite canzoni che tanto tutti
già sapete a memoria, poichè in questa
riedizione la Perris ha ripescato delle bonus tracks
aggiunte in coda all'album.
Naturalmente le 5 canzoni inedite non
hanno la stessa qualità di suono rispetto al
resto del cd, nè lo stesso impatto sonoro,
anche l' omogeneità degli stili delle songs
va un pò a farsi benedire... c'è la
classica rock n roll "She's My Baby", il
lentone strappalacrime "Two Hearts" che
sulle linee melodiche di piano ricorda la più
celebre "You're all I need" dei MOTLEY
CRUE e la tiratissima e cattiva "Over
The Edge". Trovo davvero inspiegabile l' inserimento
della cover dei Ramones cantata da K.K. Majors "I
Just Wanna Have Something To Do" tra l' altro
già inclusa nel suo album tributo agli stessi
e edito sempre dalla Perris... no comment! La migliore
comunque è "Slam Dunk", improntata
sulla falsa riga FASTER PUSSYCAT
(ma moooolto meno street) con un bel ritornello glammeggiante
che si fa ascoltare che è un piacere!
Che dire? Se non l'avete ancora comprato non aspettate
oltre e se ce l' avete già... beh... premete
play e buon divertimento!!!
Michy "UzyGlam"
top
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www.baddogboogie.com
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BAD DOG BOOGIE
"Motorfucker"
Nicotine
Records - 2003
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La band più bifolca e sudista
della odierna scena italiana viene dalla provincia
di Torino, pochi cazzi. Vi avevo già consigliato
di tenere d’occhio i BAD DOG BOOGIE ai tempi
dell’uscita della loro demo ‘Motorsonic
R’n’R’... adesso è fuori
questo full lenght per la Nicotine Records, ed è
il momento di nascondere il bestiame e di mettere
le donne al riparo nel fienile, perché i bifolchi
sono affamati, hanno affilato le lame e hanno voglia
di fare razzia nel vostro villaggio, godendosi le
vostre grasse femmine tra un pollo arrostito e l’altro.
Unto, grasso, benzina, cappelli di paglia... alcune
parole per farvi capire l’immaginario di questo
gruppo innamorato di custom cars e rock’n’roll,
di suoni vintage e vocals al vetriolo.
Il rock’n’roll è
un gentile omaggio della ditta Satana, per cui quale
migliore inizio di ‘El Camino 666’? Chitarre
slide che si rincorrono sulla ritmica secca del drumming,
serrata dal pulsare grasso del basso, e una voce che
a tratti ricorda, uhm, Bon Scott che jamma coi NASHVILLE
PUSSY.
‘Filthy Place’ più quadrata e ritmata,
evidenti le influenze della band dei fratelli Joung,
cori rustici e vagamenti alcolici, giusto per farci
capire che se vi azzardate a canticchiare un coretto
AOR tornate a casa (se tornate), cogli stivali infilati
nelle chiappe. E non serve a nulla pregare, frocetti,
perché Devil Rod ha preso le redini della Chiesa...
‘(Call Me) The Bishop’.
Segue una piacevole cover dei ROLLING
STONES, ‘Paint It Black’, eseguita
con trasporto e alla maniera dei BDB, senza tuttavia
stravolgerla. ‘Motorfucker’ onora la tradizione
ed inizia con una bella sgasata, per poi partire alla
volta della strada polverosa macinando un paio di
riff groovy e tritacarne, infine ‘Whole Lotta
Hate’ e ‘Highway Of Soul’ chiudono
(provvisoriamente) il CD, tra echi di AC/DC
e old HELLACOPTERS.
Ho volutamente tralasciato le song
già presenti nella demo, qui riviste e registrate
con un suono che rende loro la dovuta grezza giustizia...
del resto potete rileggervi la vecchia recensione
e metterla accanto a questa: i BAD DOG BOOGIE vanno
avanti per la loro strada, strizzando sì l’occhio
alle loro più grosse influenze (quale band
del resto no lo fa?), ma sempre con stile e molta
umiltà. Per cui accattatevi il disco, correte
a vederli dal vivo, e, lo ripeto, chiudete le donne
nel fienile, ostia!
Simone Parato
top
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www.perrisrecords.com
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KRISTY KRASH MAJORS
"For Those
About To Sniff Some Glue.. .We Salute You"
a Ramones tribute"
Perris
Records - 2003
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A chi non è mai piaciuta almeno
una canzone dei Ramones? Probabilmente
l'ex bassista dei PRETTY BOY FLOYD
doveva apprezzarne di sicuro ben più di una...
tantochè non si è limitato ad una sola
cover, bensì ad un vero e proprio tribute album
di 13 canzoni in cui si è dilettato non solo
alla voce e al basso... ma anche in tutti gli altri
strumenti. Il risultato di una produzione così
"egocentrica" è di sicuro migliore
di ciò che aveva ottenuto col suo primo album
che suonava decisamente male. Beh, cosa dire sulle
canzoni? Nulla di nuovo sotto il sole, anche se le
sonorità sono molto più rock oriented
che punkeggianti rispetto alle originali... per il
resto il buon vecchio Kristy non ha messo una benchè
minima reinterpretazione personale, risuonando semplicemente
i brani così com'erano. Di sicuro non si dev'essere
sforzato molto!!
L' unica nota interessante sembra
essere la canzone che chiude l'album, un' inedita
di DEE DEE RAMONE dal titolo "Sidewalk
surfin'" in cui l' ex moglie di Dee Dee, BARBARA
RAMONE, si cimenta come vocalist.
Onestamente parlando questo mi sembra un album non
proprio indispensabile per un fan dei Ramones (ci
sono tributi molto migliori in giro), ma di sicuro
più appetibile per un fan dei Pretty
Boy Floyd... detto questo non c'è
proprio null'altro da aggiungere se non l'amara constatazione
del fatto che il povero Kristy Krash Majors si è
letteralmente trovato a corto di idee!!
Michy "UzyGlam"
top
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www.perrisrecords.com
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RAZAMANAZ
"S/T"
Perris
Records - 2003
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Forse il nome RAZAMANAZ non vi dirà
nulla di primo acchito... nessun problema, ora vi
aggiorno! Nel lontano 1993 il chitarrista dei BRITNY
FOX Michael Kelly Smith approfittò
del periodo di pausa con loro, assoldando il cantante/chitarrista
Cori Massi, il bassista Joe Bisbing il batterista
Steve Attig per registrare un sacco di materiale e
suonare nei clubs.
Fin' ora l'operato era caduto nel dimenticatoio, ma
fortunatamente ci ha pensato la Perris per la felicità
delle vostre e mie orecchie... sì perchè
questo è veramente un buon album hard rock!!
Le canzoni sono ben 15, tra demo, covers,
pezzi in studio, bonus tracks, ma l'ascolto scorre
piacevolmente senza annoiare mai. Come vi dicevo ci
sono 2 covers "King of the Night Time World"
dei KISS e "Kicks" di Paul
Revere & the Raiders entrambe destinate
ai tribute album degli stessi. Le canzoni che spiccano
di più per il loro inconfondibile stile "BRITNY
FOX" sono le trascinanti "Feel
it" , "Rock n Roll Outlaw" e "Urgency",
ma anche le influence dagli anni 70 fanno capolino
spesso e volentieri, ascoltate la sbarazzina "In
the Dust" e non potrete non trovarci i KISS,
altrettanto per la sanguigna "Tied Up" e
la bluesy "Swamp Slide/Bad Feelin Blues".
Belle anche le ballads "Season of Wither"
cupa e romantica... fa trapelare echi TESLIANI
sin dai primi secondi d'ascolto, mentre più
romantica "Make you mine" che dura ben 7
minuti!!! Dulcis in fundo troverete ben 3 songs strumentali
:"Call of the Wilde","Walk, don' t
run" e "Pain"... insomma cosa chiedere
di più da un cd??
Con i suoi RAZAMANAZ Michael Kelly Smith ha proprio
fatto centro per la gioia di noi rockettari/e ...non
lasciatevelo scappare!
Michy "UzyGlam"
top
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www.talismanworld.com
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TALISMAN
"Cats and
Dogs"
Frontiers
Records - 2003
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Ed in quel di Acqui Terme (dove hanno
registrato tutto il loro nuovo materiale_ndr) i nostri
vecchi rockers del nord Europa ritornano con un rock
molto tecnico e sicuramente molto più sofisticato
e curato rispetto al loro ultimo album.
Jeff Scott Soto non credo abbia bisogno
di presentazioni in quanto sulla cresta dell’onda
nel mondo Hard&heavy da anni, riporta in auge
personaggi del calibro di Marcel Jacob (Bass), Jamie
Borger (Drums) e Fredrik Akesson (Guitars) sempre
stati suoi commilitoni nel progetto TALISMAN.
Dodici brani densi di energia ma, come
dicevo, intrisi di tecnicismo spietato mai visto,
in verità, in albums di questa band. Anche
il sound si è evoluto e, aggiunte partiture
di basso degne del bassista dei MR. BIG, anche le
melodie vocali risentono del miglioramento avuto da
Jeff in questi ultimi anni di lavoro dove ha saputo
sempre amalgamare cori particolari e degni di nota
all’interno di ogni brano. Forse è proprio
questo il nuovo marchio di fabbrica del nostro singer
(vedi anche l’ultimo album solista_ndr) che
assume credibilità come compositore senza punti
deboli sebbene, a volte, l’eccessiva dose di
cori e controcanti designano una nota troppo “fuori”
dal contesto groovy del quartetto.
Sponsorizzati dalla napoletana Frontiers
i T. non vogliono saperne di mollare l’osso
ma vogliono invece dimostrare che il tempo e l’amicizia
che c’è tra loro hanno influito maggiormente
al lavoro finale, dandoci modo di ascoltare un album
denso di melodia, groove incalzante e sonorità
tanto care ai nostri timpani.
Insomma, non sarà certo l’album della
nostra vita (e della loro…_ndr) ma tra le tante
delusioni che ci sono sul mercato ultimamente, mi
pare scontato dire che forse una chance dal vostro
portafoglio la meritano.
L’ascolto, come sempre, lo consiglio vivamente
prima dell’acquisto e, anche dopo, non abbiate
fretta di gustare e capire subito tutto il materiale…
merita un attento ascolto.
Marco Paracchini
top
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daedlytide@tiscalinet.it
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DEADLY TIDE
"Deadly
Tide"
Self
Produced - 2003
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La band dei D.T. è una sorta
di istituzione nelle rock bands dell’Italia
settentrionale e, dopo diverse premiazioni, eventi
e concerti dal vivo, sono approdati anche in quel
di Los Angeles non ricevendo, ahimè, i dovuti
contatti con gente intenzionata a produrre nuove ed
emergenti rock bands. Ritornati in patria demoralizzati
ma con ancora tanta voglia di fare musica, il cantante
ha ripreso le sorti della band insieme al bassista,
ricreando i Deadly Tide distrutti dal ritorno sfortunato
dagli States.
Dopo alcuni demos eccoci al nuovo come-back
del quartetto toscano che si ripresenta oggi con cinque
brani molto diversi tra loro e in forte sintonia con
il movimento rock intimista degli inizi degli anni
novanta.
J.D. Nitro (singer) ha una timbrica particolare che,
nel primo brano “Song for Nina” pare abbia
rubato alcune impostazioni vocali a Geoff
Tate dei QUEENSRYCHE mentre
nel secondo brano intitolato “Never Goodbye”,
oltre a strizzare l’occhio a produzioni più
moderne come i BEAUTIFUL CREATURES,
pare abbia ora le impronte vocali della dimenticata
singer delle 4NON BLONDES. Strano
vero? Può essere ma l’idea che mi è
balenata in testa nell’ascolto di questo brano
non ha fatto altro che incollarsi sempre più
a quella band.
Si prosegue con la lenta e armoniosa “No more
lies” dove, nel chorus, le linee melodiche rapiscono
il ritornello di “One” degli U2.
Si giunge alla fine con la penultima e potente “The
drunk” con riff di chitarra taglienti e supportati
da un ritmo molto eighties’ che ricorda le sparute
componenti liriche dei BRIGHTON ROCK
sebbene ci si incontri nei ritornelli con un sound
molto più in voga di questi tempi.
Chiude l’ultimo Cd dei Deadly Tide la bella
“Dandy Rapsody” che pare uscire da uno
scarto dei WAYSTED più melodici.
Tra il post-hard rock e il taglio cadenzato
delle melodie, il disco appare interessante e sicuramente
degno di nota sebbene necessiti di più ascolti
per arrivare ad un giudizio finale positivo.
J.D. Nitro, D. Rumbe (basso), Easy (chitarra) e Mr.
Black (alle pelli) tentano il loro joker nella speranza
di ricevere nuove proposte inserite nel mondo del
nuovo Hard&Heavy.
Marco Paracchini
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www.heartagram.com
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H.I.M.
"Love Metal"
Gun
- 2003
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Dopo il criticato "Brilliant Highlights
& Deep Shadows" (su cui gravava la pesante
eredità del successo del precedente "Razorblade
Romance" e vedeva la band alle prese con sonorità
e liriche più soft), tornano sulle scene Ville
Valo e soci con questo album che dovrebbe da una parte
consolidare il loro successo e dall'altra accontentare
chi non apprezzò la loro svolta commerciale.
L'opener "Buried Alive By Love" non lascia
spazio a dubbi, Goth 'N Roll veloce, furioso e diretto
mentre in "The Funeral Of Hearts" si rispolvera
il binomio "lirica poetica macabra - melodia
romantica" (sullo stile del tormentone di successo
"Join Me In Death") con eccellenti risultati.
"Beyond Redemption" e "Soul Of Fire"
riportano la band all'oscurio stile degli esordi con
un cantato caratterizzato dalle liriche esasperate
e dal masiccio uso delle chitarre, mentre "Sweet
Pandemonium" e "The Sacrament" sembrano
uscite dallle sessions del precedente lavoro, non
a caso sono gli episodi più commerciali del
disco seppure di buona fattura. "The Fortress
Of Tears" è la canzone che più
colpisce, dopo un inizio segnato da un riff di chitarra
di matrice "Black Sabbathiana" si trasforma
in una stupenda ballad da musica e liriche sofferte;
sicuro prossimo singolo di successo. In definitiva,
anche se "Love Metal" non segna una importante
evoluzione stilistica nella band ("Razorblade
Romance" resta unico e irripetibile), non mancano
episodi pregievoli che non possono fare altro, ascolto
dopo ascolto, di convincere sulla loro qualità
musicale. Obiettivo centrato ?. Si, o almeno in parteperchè
c'è già chi li accusa di essersi riciclati.
Dorian Wilde
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www.fuoriusoweb.com
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FUORI USO
"Hell
is better than All"
Toxic
Records - 2003
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Finalmente dopo tanta attesa eccomi
qui a recensire il debutto discografico del quartetto
bergamasco che giunge alcuni mesi dopo che la nostra
curiosità era stata ben stimolata dal promo
di due tracce fatto girare alla SLAM nite.
Sono 6 i pezzi che troverete all’interno del
cd più una traccia video.
Prima di analizzare il cd in dettaglio volevo spendere
due parole per la produzione..una delle migliori mai
sentite in Italia… produttore della band è
Marco Cecconi dei Power Symphony,
power metal band italiana che davvero insieme alla
band ha fatto un lavoro ottimo..soprattutto sui suoni
di chitarra...
“Big Shot Tokyo” è
il pezzo d’apertura che avevamo già potuto
ascoltare nel promo..grandi chitarre, sezione ritmica
pulsante e un cantato originale e convincente fanno
della canzoni una delle migliori ascoltate recentemente…
come se i MOTLEY CRUE di "Shout
at the Devil" incontrassero i BACKYARD
BABIES…trascinante ai massimi livelli
e cazzarola... sono giorni che lo (ri) canto sotto
la doccia.
"Dancin’ in my Fire" è il pezzo
più "ruffiano" del cd, mi ha ricordato
nel ritornello qualcosa dei vecchi CULT
ma sempre con un pizzico di modernità che lo
rende anche qui facilmente memorizzabile e canticchiabile,
da segnalare anche l’ottimo solo di Van Toxic.
Conoscevamo già anche "Goin’ Fast",
atipico slow, molto eightes nell’approccio,
e a costo di ripetermi, molto accattivante nel ritornello…
e con un ottimo arrangiamento di base.
"The Ritual" e "Sticky Man" sono
due pezzi granitici e meno immediati dei precedenti,
che ci fanno conoscere il lato forse meno Rock’n’Roll
e più oscuro della band, che riesce anche qui
a sorprendermi... ovviamente in postivo... sentitevi
la doppia cassa di TNT ed il riffing nervoso di Van
Toxic e sappiatemi dire.
"No Rock Zone" è una party song che
mi ha ricordato i BASTET del reverendo
Pacino... puro fun e degna conclusione del cd.
Come detto in precedenza nel cd è incluso anche
il video di "Dancin’ in my Fire",
realizzato ovviamente con un prevedibile low-bugdet
ma comunque godibile e per niente pretenzioso (vedi
alcuni video davvero ridicoli che circolano su Rock
Tv).
Che altro vi devo dire… ritengo questo cd uno
dei migliori usciti in questo 2003... e non solo limitatamente
alla scena italiana… un bravo a Holly, Lucky,
Van Toxic e TNT… i FUORI USO sono ormai una
splendida realtà… BERGHEM ROCKS!!
Federico Martinelli
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