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bridesofdestruction.com

 

BRIDES OF DESTRUCTION
"Here Come the Bride"
Sanctuary Records - 2004

E finalmente ecco il promo tanto atteso nelle mie mani. Tutti conoscerete ormai la copertina fumettistica di “Here come the brides” perche’ dubito che qualcuno di voi non sia andato a curiosare su www.bridesofdestruction.com, eh si, per un sito come il nostro questo e’ l’Evento. Passiamo dunque subito alla musica…
L’ho messo su ieri e l’ho tolto dopo cinque pezzi, giudizio: confusionario. L’ho rimesso su oggi per intero, giudizio lievemente trasformato: vario. Due, tre volte in piu’, e cambia ancora: completo. E mentre continuo ad ascoltare, “Here come the brides” prende forma, e comincio a pensare che quasi quasi e’ valso l’attesa.
Su quest’album c’e’ quasi tutto, meno forse Motley Crue e LA Guns, a parte i due membri chiave del supergruppo dell’anno. Nikki Sixx e Tracii Guns mettono insieme punk, metal e dio sa che altro, e mentre alcuni pezzi non brillano per originalita’ altri propongono una miscela quasi perfetta di suoni rubati qua e la’ negli ultimi vent’anni.
Il singolo “Shut the fuck up” che apre l’album e’ forse il pezzo piu’ incazzato, con una strizzata d’occhio ai Murderdolls. Sporca, veloce e catchy la seguente “I don’t care”, forse quella che piu’ si avvicina ai suoni glam ottantiani con un tocco decisamente piu’ attuale. E qui non ci sono dubbi su cosa manchi oggi agli LA Guns… “I got a gun” e’ un po’ troppo moderna e buia per i miei gusti, c’e’ quell’ombra di early Soundgarden che non mi fa impazzire, ma il pezzo in se’ e’ valido. Si prosegue pressappoco sullo stesso filone con “2 times dead” e “Brace yourself”.

Ma e’ con “Natural Born Killers” che inizio a godere davvero. Piu’ melodica, piu’ sorridente, con la nuova scoperta London che mette in evidenza doti vocali considerevoli, a tratti ricorda quasi Josh Todd, coretti accattivanti, non manca davvero niente. La successive power ballad “Life” mi ricorda addirittura nel ritornello un pezzo di (reggetevi forte) Robbie Williams, e badate, e’ un complimento. Torna il rock piu’ vigoroso con “Revolution”, che meriterebbe di essere considerato come singolo e azzardo, venderebbe qualcosa anche oggi. La perla finale “Only get so far” e’ una ballad un po’ a la Radiohead, intensa, vibrante, assolutamente da non perdere.
Un album che mi ha fatto cambiare repentinamente idea nel giro di 24 ore, ma soprattutto finalmente due delle mie vecchie glorie che anziche’ raccattare spiccioli per pagarsi i conti si mettono li a scrivere qualcosa di valido e originale. A differenza di altri tristi recenti episodi connessi alle bands di Sixx e Tracii, questo album trasuda passione, impegno e bravura. I Brides riescono ad essere attuali senza tradire le radici, e ci sara’ voluto un po’ a mettere insieme questo lavoro ma di certo non hanno usato la fotocopiatrice. E non ultimo Nikki merita una dose di complimenti extra per aver scoperto una promessa come London.
Stavolta non spero, ma sono sicura che presto vedremo questa band in Europa, non perche’ e’ una reunion ne’ un supergruppo, ma perche’ e’ un Gruppo. Tanto di cappello a due talenti senza tempo per il coraggio e, finalmente, la professionalita’ dimostrata.
Cristina Massei

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www.frontiers.it

 

AA.VV.
"Influences & Connections Volume 1 Mr. Big"
Frontiers Records - 2004

Erano mesi che aspettavo incuriosita la release di questo primo capitolo della serie "Influences & Connections" della Frontiers, dedicata ai gruppi storici dell' hard rock.I primi a "subire" questo beneficio sono i MR.BIG. Nel progetto troviamo inclusi tre componenti della formazione originale: Billy Sheehan, Pat Torpey e Richie Kotzen; grande assente ingiustificato è ovviamente Eric Martin. E' imbarazzante il fatto che la sua inconfondible voce non faccia capolino neanche tra i backing vocals, ovvio dire che anche di Paul Gilbert nessuna traccia.

Il cd è un esempio di maestria di produzione (Pat Reagan), bei suoni indubbiamente, ma la scaletta lascia un pò a desiderare. Infatti la track list si apre con la cover "Mr.Big", canzone dal ritmo lento, qui cantata dal legittimo proprietario Paul Rodgers (bella idea!)... perchè non posizionare un pezzo così più sensatamente a metà scaletta? Bah, mistero!
Come già si sapeva, l'album pullula di nomi di spicco della scena, che man mano danno vita a versioni neanche troppo distanti dalle originali. Ci sono però delle piacevoli eccezioni: ascoltate l'energica versione di Joe Lynn Turner di "Colorado Bulldog" resa brillante anche grazie a Marty Friedman e Lanny Cordola alle chitarre, oppure la blueseggiante "Price You Gotta Pay" rivista da Glenn Hughes. Per quanto mi riguarda il pezzo migliore è senz'altro "Promise Him the Moon" cantata splendidamente da Ann Wilson delle HEART che dona con la sua voce calore alla song come solo Eric saprebbe fare. Curiosa presenza sono i DOGSTAR su "Shine": nientemeno che Bret Domrose e il bel Keanu Reeves al basso!! Non convince Donnie Vie che psichedelizza fine al limite (come suo solito) "Green Tinted Sixties Mind "; mentre grintosissima la versione di "Daddy Brother Lover Little Boy" con un Yngwie Malmsteen alla chitarra assolutamente ridondante.

Richie Kotzen si cimenta invece con la mitica "To Be With You" rendendola piacevolmente bluesy; pollice verso per le esibizioni canore di Billy Shehaan su "Addicted To That Rush" con Chuck Wright al basso e Pat Torpey su "Crawl Over Me" con Matt Sorum alla batteria. Domanda: era veramente indispensabile???
Non brillano nemmeno i King's X con "Take Cover" che particolarmete nel ritornello fan rimpiangerre il buon Eric e tantomeno la soporifera "Wild World" rivista da John Waite che qui diventa una cover di cover... no comment! Perde invece tutto il romanticismo "Just Take My Heart" con la voce di Mickey Thomas, troppo aor per un pezzo così.
Cosa dire di questo lavoro per concludere? Che, come tutti i tribute album (se così si può definire) presenta alti e bassi, certe tracce proprio non funzionano, i musicisti sono ottimi ma alcune scelte canore lasciano a desiderare. Se siete dei veri fans dei Mr.Big direi che l'acquisto non è indispensabile, mentre per tutti gli altri... compratevi gli originali se volete render giustizia ad un grandissimo gruppo che, ahimè, non esiste più!!
Michy "Uzy"

Quanti tributi abbiamo visto negli ultimi anni?
Tanti, tantissimi, forse troppi... ma fortunatamente non è il caso di questo cd che a quanto ho capito dovrebbe essere il primo di una serie che riguarderà diversi artisti nei prossimi mesi (o forse anni).
L'idea è questa: riunire una all star band per ri-registrare classici della band in questione con la collaborazione però dei componenti originali del gruppo stesso..forse la vera novità rispetto ad altri tribute album.
Apertura affidata alla voce leggendaria di Paul Rodgers che ci offre una versione da brividi di "Mr. Big", il classico proprio della Bad Company coverizzato a sua volta dai Mr. Big nel primo album... bel casino eh!

I King's X reinterpretano a loro modo (e per cui non male davvero...) "Take Cover" mentre all'ugola d'oro di Joe Lynn Turner sono affidati due mega-classici come "Colorado Bulldog" e "Daddy, Brother, Lover, Little Boy".
Non poteva mancare poi Glenn Hughes che come al solito ci lascia a bocca aperta con una devastante versione di "Price You Gotta Pay", mentre i Dogstar di Keanu Reeves (si proprio lui...) modernizzano "Shine" con buoni esiti.
Da segnalare infine che Pat Torpey, Billy Sheenan e Richie Kotzen si cimentano con esiti anche sorprendenti dietro il microfono e che con piacere ritroviamo la bellissima voce di John Waite ad impreziosire "Wild World".
Cast stellare, ottima produzione e la possibilità di riscoprire grandi canzoni... questo è quello che troverete in questo cd... a voi la scelta.
Federico Martinelli



www.rzd.it

 

RAZZLE DAZZLE
"What The Hell...?!"
Self Produced - 2003

Che il R&R in Italia abbia vissuto nel 2003 un anno di grazia è dato ormai fuori dubbio, e questo "What The Hell...?!" (dicembre '03) è proprio il cosiddetto colpo di coda.
Conosciuti fino a poco tempo fa con il monicker di "Spectra", il quartetto lombardo conferma su disco quanto di buono proposto dal vivo: 7 pezzi che sembrano uscire dal Sunset dei tempi d'oro, per sonorità ed attitudine, con in più una notevole attenzione verso la produzione ed il packaging.

Apre le danze una motleyggiante "Burnin' Alive", mentre "Bad Boys" inciampa sul ritornello, che sfrutta i cliché del glam più scontato pur rimanendo, per il resto, molto piacevole (soprattutto nel guitar solo). "Mr Know It All" e "The Day After" strizzano l'occhio agli Ugly Kid Joe e sono forse i pezzi migliori dell'album; "Over The Edge", "H.O.T." e "Nothing To Lose" mantengono il disco su livelli decisamente alti.
Discorso a parte merita la professionalità sopra accennata della band nel presentarsi: registrazione impeccabile, booklet curatissimo ed uno dei più allettanti siti in circolazione (www.rzd.it), il che non guasta mai ...
Simone Piva

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UFO
"You Are Here"
SPV - 2003

Nuovo album per una delle formazioni storiche dell'Hard Rock britannico che davvero non ne vuole sapere di abdicare.
Come da più parti trapelato il buon Michael Schenker non è della partita, sostituito dal guitar hero Vinnie Moore che insieme al batterista Jason Bonham arriva a dare nuova linfa ai tre componenti storici che ho trovato comunque in buonissima condizione. La preoccupazione degli appassionati era principalmente quella che lo stile del guitar hero americano potesse in qualche modo influire negativamente sullo stile "classico" e da un primo ascolto il timore appare abbastanza infondato.
Infatti fin dall'opener "Daylight Goes To Town" è il tipico Hard britannico a farla da padrone, con la bellissima voce di Phil Mogg a dettare legge.

Gran lavoro di Vinnie Moore su The Wild One, pezzo cadenzato impreziosito da un assolo al fulmicotone e su "Slipping Away" in cui possiamo ammirare un gran lavoro di arrangiamento con l'acustica. Da segnalare anche la trascinante "Give It Up" (forse il pezzo migliore del lotto) e il torrido Hard-Blues di "Jelloman", con ancora una volta il buon Phil Mogg sugli scudi.
In conclusione... disco sicuramente all'altezza del nome della band che sembra davvero aver tratto linfa vitale dai nuovi arrivati... inutile dire che per gli amanti dell'Hard britannico è un acquisto quasi obbligato.
Federico Martinelli

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www.mudmen.ca

 

MUDMEN
"Mudmen"
TB Records - 2003

Opportuna ristampa da parte della TB Records, etichetta inglese che tra le altre cose ha pubblicato anche il nuovo cd dei Pretty Boy Floyd, dell'album d'esordio di questa giovane band canadese che non esiterei a mettere tra le cose più particolari che mi siano capitate di ascoltare ultimamente.
10 canzoni che spaziano dal rock'n'roll all'hard rock, ma che hanno come punto focale la presenza delle pipes, ovvero delle cornamuse, suonate dai fratelli Campbell e che donano ai pezzi una veste davvero curiosa ed allo stesso tempo molto divertente.

Altri punti a favore della band sono la voce di Zoy Nicoles che mi ha ricordato qualcosa alla Rancid/Bad Religion e la capacità di scrivere brani brevi ma di sicuro impatto.
Personalmente amo il suono delle pipes e non posso che considerare positivo l'esperimento di coniugare questo suono epico con delle sonorità rockeggianti, anche perché comunque il mix risulta ben bilanciato.
Come dicevo questa è la ristampa del loro primo album, il secondo è in uscita... vedremo di presentarvelo a breve, nel frattempo tirate fuori il kilt e buon divertimento!!
Federico Martinelli

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www.doggie-position.com



 

DOGGIE POSITION
"Drinkin On The Wrong Side"
Self Produced- 2003

Vanny (chitarra/voce), Icio (basso/voce) e Ricky (batteria/voce) sono i tre elementi che compongono questo trio di Treviso nato nel 2001 e già con alle spalle una fiorente attività live che li ha portati a fare da spalla a Modena City Ramblers e Hormonauts e due demo CD, "Doggie Position" del 2001 e questo "Drinkin On The Wrong Side" uscito lo scorso anno e con la presenza di sei brani.

Davvero difficile riuscire a catalogare le sonorità di questo terzetto per la presenza di vari stili che vanno dal punk rock'n'roll al blues e dal rockabilly al jazz, con pezzi brevi e diretti tra cui spiccano "Tail Wagging", "Burns" e la boogieggiante "The Big Joe". Se il cocktail di sonorità vi ha incuriosito visitate il loro sito oppure scrivete a info@doggie-position.com.
Moreno Lissoni

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www.skystudio.de



 

SAM ALEX
"Pieces"
BASIC Entertainement - 2003

Avevo già avuto modo di parlare di questo cantante tedesco lo scorso anno che mi fece pervenire il suo demo di 3 pezzi di cui due ("Dancing With Tears In My Eyes" e "Hold On") vengono ripresi in questo "Pieces" che se non erro è il primo album solista dell'ex Avalon e Sheela.
Come è già successo in passato, al fianco del rocker teutonico troviamo Bobby Altvater (AFFAIR) che oltre a produrre il CD nei suoi Sky Studios di Monaco suona basso e chitarre.

Il lavoro viaggia su territori decisamente aor, con tasti d'avorio, chitarre e melodie a disegnare queste undici tracce che hanno l'unica pecca di avere in fastidioso BEEEP qua e la (ma spero sia solo la mia copia difettata...) ad interrompere le song.
Si parte con "Back In Love", classico melodic rock tra ICON e AUTOGRAPH, seguita da altre due belle tracce come "Do It Your Way" e "Chance To Win" che mi rimandano molto alla scena aor scandinava di fine anni ottanta.
Per tutta la durata del'album si avvertono atmosfere decisamente eithies e tra le canzoni troviamo anche il pomp rock "The Magic Breeze" di ROBBY VALENTINE e la poppy "Sound Like A Melody" degli ALPHAVILLE che ci regalano un disco discreto e consigliato per i palati più leggeri!
Moreno Lissoni

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www.jadedheart.de



 

JADED HEART
"Trust"
UlfTone Music - 2003

Dio mio, ma come fanno questi cinque crucchi a fare un album più bello dell'altro!?! Dopo "The Journey Will Never End" che è stato nella mia top ten personale nel 2002 riecco Michael Bormann e soci con questo "Trust" che consacra il quintetto tedesco come uno dei maggiori esponenti mondiali del melodic hard rock!

Potenza e melodia sono i due elementi principali che contraddistinguono questo lavoro che ci propone più di un'ora di musica elegante ed intimista, ma allo stesso tempo adrenalinica e rabbiosa.
L'intro di "Anymore" è quasi epicheggiante, ma poi la song prende via via forma trasformandosi in un vigoroso hard rock con la voce di Bormann sempre sugli scudi. "Feels Like Home", "Healer" e "Burning Heart" sono tre pezzi melodici sulla scia dei vari CASANOVA e BONFIRE, mentre "If I Lose" è la prima ballad del disco con la solita grande interpretazione del vocalist tedesco.

La ruffiana "Let It Rain" precede il secondo lento in track-list "Love Is Magic", che profuma molto di BON JOVI, e "Sweet Summertime", canzone atipica per il gruppo, infatti la fa da padrone lo slide-guitar, pezzo è tra i più 'americani' composti nella loro carriera. Da menzionare anche la teutonica title-track e il terzo lento, "Give It Back" che chiude in bellezza questo splendido lavoro.
Moreno Lissoni

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www.mamakin.tk



 

MAMA KIN
"Party Time "
Self Produced - 2003

Secondo demo CD per il trio svedese dei Mama Kin che dopo "Three Is Company" del 2002 sono appena usciti con questo eloquente "Party Time" composto da 5 tracce ben registrate e con dei buoni spunti.
Si comincia proprio con la title-track un bella e movimentata street song, ma è con la seguente "Show You Something" che si raggiunge l'apice del CD, uno sculettante hard rock nato dall'amore per KISS e GUNS N' ROSES.

"Boys Night Out" continua ancora sulla stessa linea delle precedenti composizioni, ma manca quel groove per farla uscire dalla massa, mentre "Downtown" è un altro pezzo che mi ha convinto, street rock'n'roll figlio di AEROSMITH e GUNS N' ROSES.
Chiude questo mini "Get It On", altro brano che senza infamia e ne lode compone questo lavoro che nonostante tutto riscontra parecchi consensi da parte del sottoscritto e lo consiglia a tutti i cultori del rock stradaiolo.
Moreno Lissoni

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www.gluecifer.com



 

GLUECIFER
"Automatic Thrill "
SPV/Steamhammer Records - 2003

L’ho ascoltato la prima volta e mi sono detta “finalmente! Il 2004 comincia bene…”; ho continuato ad ascoltarlo per mero piacere personale per diversi giorni, e continuo ad ascoltarlo tuttora nel tentative di eleggere i pezzi migliori… Tutto inutile. Perche’ uno ad uno, i pezzi di questo “Automatic Thrill” mi stanno entrando tutti in testa, portandomi ad un’unica felice conclusione: un’Album, con la A maiuscola. Uno di quei casi ormai rari in cui i tuoi sudati 20 Euro ti comprano non due belle canzoni e otto riempitivi, bensi undici perle undici che ti faranno passare la voglia di premere lo skip. Vi pareses poco, in quest’epoca di pop idols e cover bands!
Dalla title-track d’apertura fino alla conclusive “The good times used to kill me”, Biff e compagni prendono il meglio dal precedente “Basement Apes”, ci miscelano sapientemente suoni che negli ultimi due anni le loro orecchie hanno gradito e raccolto, e rielaborano il tutto in chiave totalmente personale. Il risultato e’ un lavoro non solo di per se’ unico, ma in cui ogni pezzo e’ diverso dall’altro.

Malgrado apprezzi quest’album globalmente, ci sono alcuni brani su cui vorrei soffermarmi. Primaditutto la title-track “Automatic Thrill”, perfetto compromesso tra “duro” e “orecchiabile”, un pezzo che certo non puoi definire “pop” ma il cui ritornello ti si stampa in testa con altrettanta rapidita’ e incisivita’; poi “Take it”, “Car full of stash” e “Freeride”, che non so quanto lontano potrebbero andare ma mi esaltano personalmente un casino; “Put me on a plate”, veloce ed energica, scommetterei sulla riuscita live; “Here come the pigs” e il primo singolo “A call from the other side”, potrebbero essere gradite anche ad un pubblico un po’ piu’ “metal oriented”; all’opposto, richiamerei l’attenzione su “Dingdong thing”, secondo me la piu’ radiofonica, da considerare per un’eventuale “conquista delle masse”. E le sto di nuovo mettendo dentro tutte… Mi fermo qui.
Concludendo: un Album Nuovo, dove le maiuscole stanno rispettivamente per “100% qualitativamente notevole” e “100% originale”; i Gluecifer riescono a fare questo senza tradire le origini ma piuttosto continuando a maturare sulla stessa strada, nota di merito per questo.
Una delle rare occasioni di questo periodo per spendere soldi in un negozio di dischi senza doversene pentire.
Cristina Massei

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www.majesticrock.com



 

JACK PONTI – AA.VV.
"Jack Ponti Presents, Volume1"
Majestic Rock - 2003

Il nome di Jack Ponti è ormai marchiato a fuoco sulla pelle di chi ha saputo amare molti gruppi del passato ed è sicuramente uno dei compositori più rinomati della metà degli anni ottanta, sparito anche lui con l’ondata Grunge.
Oggi, a sorpresa, ritorna in veste di produttore di una raccolta alquanto strana e fuori tempo massimo che è, in pratica, una sorta di “remembering the past” dei poveri… o meglio… di chi fu ricco per un certo periodo per poi sparire nell’oblio.
Parlo di personaggi che hanno poi visto la loro vita sui palchi statunitensi ed europei insieme a gruppi come BATON ROUGE, SHARK ISLAND, SKID ROW, NELSON, STAN BUSH e molti altri.

Questo, come si evince dal titolo, rappresenta solo la prima parte di una lunga serie.
L’idea è buona ma non molto azzeccata visti i tempi e sentire Sebastian Bach cantare melodie Bonjoviane à là “Runaway”, i NELSON ai loro esordi e FIONA assimilata in un ruvidissimo pezzo d’antiquariato, appare snervante e noioso.
I collezionisti incalliti magari lo prenderanno a cuore ma sorbirsi per più di quaranta minuti pezzi registrati al limite dell’umana pazienza con sistemi di registrazione ormai davvero datati (si parla di 4 o 8 piste dell’epoca…lascio a voi l’immaginazione), rimane una mossa coraggiosa che non so quanto successo riscuoterà con le successive uscite.
Interessante per capire come si siano mossi alcuni gruppi e alcuni cantanti, prima del loro successo. Per il resto, in questo caso, si tratta di pane raffermo.
Marco Paracchini

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www.chiggerred.com



 

CHIGGER RED
"The Hard Road"
RoadTooth Records - 2003

Terzo lavoro per questo trio di Hollywood nato nel 1998 composto dal chitarrista/cantante Mike Stansberry (la su avoce mi ricorda a tratti Jamie St. James dei Black N' Blue), dal batterista Leo Cuevas e dal bassista Chris Stansberry, che dopo l'omonimo disco e "Hammered" (recensito nella sezione New Bandz) ritornano con questo "The Hard Road", un misto di rock sudista, blues, hard rock e boogie, privilegiando i primi due generi musicali.

Tra le song la sabbiosa "Hangover Hotel" che apre le danze, il boogie rock n'roll di "High Society", una sculettante traccia sulla scia del GEORGE THOROGOOD più festaiolo, e "Runnin' Of Fumes", decisamente indirizzata su sonorità southern rock.
Il disco procede senza bruschi cali di tono, tenendo uno buono standard ma non entusiasmando, ma che a mio parere piacerà sicuramente a quelli che amano le atmosfere polverose e blueseggianti da saloon americano.
Moreno Lissoni

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prettyboyfloydonline.com



 

PRETTY BOY FLOYD
"Size Does Matter"
TB Records - 2003

Ed ecco a voi il nuovo, n-u-o-v-o, non ristampa Perris grazie, dei Pretty Boy Floyd. Nuovo nel senso che i quattro si sono davvero messi li a scrivere, ben dieci pezzi inediti. Ma per nuovo che sia l’album, sono sempre i cari vecchi Pretty Boy Floyd: rock senza pretese, orecchiabile con brio, festaiolo quanto basta, timbrato a fuoco dalla voce inconfondibile di Steve Summers.

Se eravate in attesa dell’autobus del tempo per Sunset Strip, l’entrata di questa “Dead” promette bene, salvo poi spegnersi gradualmente senza fuochi d’artificio. La seguente “Suicide” e’ quasi pop, anzi, e’ pop teenageriale, poi “I got nothing” ci inietta un po’ di sporca energia stradaiola e coretti party-ottantiani. Comunque per gli episodi migliori c’e’ ancora da aspettare un pochino. “Earth girls” non mi entusiasma, carina “Things I said” ma “Death in America” e’ certamente un passo avanti. Peccato per la seguente “Two heads” che di glam ha proprio nulla e mi ammoscia. Grazie a Satana segue l’episodio migliore dell’album, questa “Fuck the rock” che era gia’ sul singolo promozionale dell’ultimo tour europeo. All’inizio non mi aveva esaltato, ma con un paio di ascolti si fa piu’ piacevole. Sicuramente e’ quella che piu’ ricorda i Pretty Boy Floyd dei tempi migliori, con la sola pecca di quel grammo d’energia che l’eta’ ha portato via con se’. “7-27” e’ una classica power ballad glammettara, non di certo originale ma quale ballad di questo genere lo e’? Sicuramente da accendini, vedremo al prossimo concerto. Chiude la rassegna “My life”, altro pezzo gradevole da canticchiare e ballicchiare col sorriso sulle labbra.

La produzione lascia molto a desiderare, e questo purtroppo non puo’ non influenzare il mio voto complessivo su questo lavoro. Al di la’ della qualita’ tecnica, direi che, dopo svariati ascolti, alcuni pezzi iniziano ad insinuarsi in testa. Certo, non aspettatevi l’album dell’anno, ma neanche brutte sorprese. Aspettatevi i Pretty Boy Floyd molti anni dopo, che visti certi fallimentari tentativi di svolta dei loro colleghi e’ tutto sommato una buona notizia.
Cristina Massei

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bogart_touch



 

BOGARD's TOUCH
"Demo CD "
TB Records - 2003

Undici tracce demo per questi cinque rocker francesi formati da Luke Pratt (Vocals, keys), Nick Kersey (Guitars), Steve (Kirt Guitars), David Kirt (Bass) e Bob Best Drums che con le loro sonorità tornano decisamente indietro negli anni per andare a pescare nel melodic rock di fine anni 80, soprattutto nel BON JOVI di "Slippery When Wet".

La strofa iniziale di "Poisoned Love" è identica (credo non casualmente) a "Poison" di ALICE COOPER, ma non fatevi ingannare perchè la songs è un pomposo hard rock melodico che ha l'unica pecca nella registrazione, la seguente "Loosin' Your Life" inizia con solo tastiera e voce per poi aprirsi in un'ariosa aor song. Altro momento positivo di questo CD e la ballata "Out Of My Memory", intendiamoci, niente di nuovo, solito lento da classifica, ma ben interpretato dal vocalist Luke Pratt (che inizialmente nella foto di retrocopertina ho confuso per una donna!).

Si prosegue con "Shadow Dance" che sembra la versione BON JOVIana di "Shattered Faith" dei CIRCUS OF SOUL e poi via con "Tell Me Why", "On A Wild Goose Chase" fino alla conclusiva "Save Me". Prova decisamente positiva questa dei Bogar's Touch e non mi stupirei se prossimamente li vedremo sotto contratto con qualche label del settore...
Moreno Lissoni

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philipwolfemusic.com



 

GLASS WOLFE
"S/T"
Self Produced - 2003

La pubblicazione di un demo a 4 tracce, apripista del nuovo album in fase di ultimazione, mi dà l’occasione per presentarvi questa band, capitanata dal keyboard wizard Phil Wolfe, recensendo il loro primo cd autoprodotto, uscito alla fine del 2001. I più attenti conoscitori della scena hard rock americana degli anni 80 sicuramente ricorderanno Phil per la sua militanza nella band di Impellitteri e per una serie di collaborazioni di tutto rispetto con artisti del calibro di Wasp, Keel, Rox Diamond, Vinnie Vincent Invasion, XYZ, oltre alla pubblicazione di svariati cd-rom didattici sulla tecnica tastieristica. Il progetto Glass Wolfe nasce dal connubio artistico con la vocalist Maria K. Glass, già forte di una collaborazione con il leggendario Keith Emerson degli E.L.P. Il cd che recensisco annovera alle chitarre uno dei più interessanti axemen in circolazione, Howie Simon (J.S. Soto band, Talisman), ed è francamente un peccato sentire il suo estro chitarristico un po’ frenato sul disco in questione…

Mi risulta davvero arduo fornirvi indicazioni che consentano di inquadrare le sonorità della band: già dal look e dagli scenari scelti per l’artwork traspare una certa predilezione per atmosfere epiche e medievali, che musicalmente appare ulteriormente accentuata sul recente demo, per descrivervi il quale mi vedo costretto a ripescare nella mia memoria vaghe assonanze stilistiche con bands minori degli anni 80 quali gli Zed Yago e soprattutto gli Hellion della vocalist Ann Boleyn, a beneficio dei pochi che abbiano ancora reminescenza di questi gruppi…
Il primo cd full-lenght, oggetto di questa recensione, si colloca su sonorità più canoniche, con un flavour tuttavia più vicino ai Blue Oyster Cult che alle bands summenzionate con cui Phil ha in lavorato a fine anni 80.
Sul disco Phil si alterna a Maria nel ruolo di vocalist, ma francamente lo preferiamo di gran lunga nel ruolo di tastierista. Tra i migliori momenti la opener “Burning for you”, la sostenuta “Temptation” e la suggestiva ballad conclusiva “Dream within a dream”.

Il nuovo album in lavorazione annovera la presenza di molti ospiti di rilievo, tra cui cito i chitarristi Stuart Smith (Heaven & Earth) Iain Ashley Hersey e lo stesso Howie Simon, nonché il mio personale idolo Paul Daniels (Rox Diamond) nei baking vocals. Se vi piace il genere, è un motivo in più per tenere sott’ occhio i Glass Wolfe, di cui potete fare conoscenza richiedendo il primo disco direttamente al sito ufficiale www.philipwolfemusic.com, dove oltretutto troverete notizie sul nuovo album e potrete lasciare i vostri messaggi di supporto alla band.
Alessandro Lilli

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www.kiss.to/dollhouse



 

DOLLHOUSE
"Promo"
Self Produced - 2003

MC5, STOOGES ed HENDRIX sono i nomi più gettonati per descrivere il sound di questa band svedese. Beh, non a torto, le influenze dei tre mostri sacri sono più che evidenti per questo gruppo scandinavo che, alleluia, non fotocopia come tanti lo scan rock o il cosiddetto new rock di The Vines e merdate simili…

Basta dare un’occhiata alla strumentazione della band (vedi apposita sezione del loro sito) per capire che i quattro giovani si rotolano compiaciuti coi loro pantazampa negli anni 60, un bluesy rock grezzo e volutamente lo-fi. “I Hear Them Talking” e la cover di Albert King “Born Under A Bad Sign” sono le canzoni più recenti del gruppo, la prima grezza come la pece, inzuppata di assoli dal feeling del Delta e con la voce che esce in sostanza solo dal canale sinistro dello stereo (cari vecchi tempi…), la seconda, a quanto leggo dal press kit, ormai segno distintivo dei live gig della band. “I’m A Man On The Move” e “ShangriLa Tiger” sono invece tratte dal loro 7” d’esordio: entrambe superano i 6 minuti, tra divagazioni psichedeliche, suoni catarrosi e vocals hippie che arrivano da un’altra epoca. Personalmente, faccio fatica ad ascoltare pezzi così dilatati, con divagazioni strumentali che talvolta mi sembrano troppo fini a se stesse, ma se vi nutrite di sixties e garage tenete d’occhio questa band, che a breve sarà in Italia ai primi di febbraio assieme agli LA GUNS, e la momento sta lavorando al full length in compagnia di Michael Davis degli MC5.
Simone Parato

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babystrange@free.fr



 

BABY STRANGE
"Wanted Alive!"
Self Produced - 2003

Riecco i parigini BABY STRANGE, già recensiti su queste pagine con il precedente “Hot On Our Trail”. Un nuova line up accanto ai membri fondatori RV e Tom, ma lo stesso rock n roll dal sapore di fumo e bourbon per questa band attiva dal 1996.
Questo nuovo EP di 5 pezzi si avvale finalmente di una bella produzione che esalta i momenti migliori dell’album, per il sottoscritto le iniziali due tracce “Not Quite Dead” e “Christmas Time”, grintose e coinvolgenti, sudate e odoranti HEARTBREAKERS e primi HANOI ROCKS.

Viene anche ripresa “Crap Generation” dalla precedente uscita, ma al di là di ogni sforzo continua a non dirmi granché, mentre le cose vanno meglio con “Hot On Our Trail”, che comunque è una spanna inferiore alle prime due song dell’EP.
Chiude “Nervous Breakdown”, il pezzo più tirato del lotto, dal sapore quasi trash punk… immaginate le NY DOLLS frullate coi DEAD BOYS, ottimo biglietto da visita per un futuro nuovo full length.
Simone Parato

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www.cracknups.com



 

CRACK'N UP'S
"Amy Blame"
Self Produced - 2003

E' un gran piacere ritrovare i Crack'n Up's con un ep nuovo di zecca e permettetemi di elogiarlo a piena voce! Le songs sono solo quattro, ma vorrei che fossero moooolte di più! Dopo averli già recensiti col mini ep "Sense" uscito nel settembre 2001 ero curiosa si seguire le evoluzioni di questi giovani ventenni tedeschi. E i progressi saltano all'occhio... anzi all'orecchio! Il loro stile è ormai ben ben definito e penso che uno dei più bei complimenti che posso fare a questo gruppo è il fatto di non voler paragonare la loro musica a quella di altre bands più famose. Smussate le tinte più prog che "Sense" lasciava trasparire, qui ci troviamo davanti ad un hard rock ricercato e spontaneo, con delle linee vocali molto dolci (Nils è un cantante con del talento da vendere) che rendono il sound della band suadente e particolarmente orecchiabile.

Come dicevo le tracce son quattro, si parte con l'intro grezzo di "Someone I love" che diventa più malleabile nel ritornello ed è presente anche in una gradevolissima versione unplugged a fine cd. C'è la dolcissima "Face on my wall" che mi ricorda l'ERIC MARTIN solista, si prosegue con la "Tim Burtoniana" title track "Amy Blame"... adattissima come colonna sonora di "Nightmare before Christmas" e secondo me la song più bella dell' ep.Finisco a malincuore le tracce a mia disposizione con la rock melodica "Insane dreams", ma ne vorrei ancora. A questo punto caldeggio un album intero al più presto perchè... mi sono innamorata della musica di questi ragazzi!!Up the Crack'n Up's!!
Michy "UzyGlam"

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www.spindizzyonline.com



 

SPIN DIZZY
"Punk U "
Self Produced - 2003

Babbo Natale ama il Rock’n’Roll!! Non mi spiego altrimenti l’autentico miracolo di ritrovarmi questo promo nella cassetta della posta proprio la vigilia di Natale, alla faccia delle maledettissime P.T. che ormai sono un’autentica associazione a delinquere! Gli Spin Dizzy sono un gruppo come piace a me: semplice e diretto, senza tanti fronzoli e nemmeno l’ombra di virtuosismi, puro e semplice GlamPunk di chiara matrice ’70 U.S.A. con un occhio di riguardo alla scena Newyorkese, vengono da Hamilton (Ontario) - Canada (Dio benedica questo sconfinato paese che continua a sfornare Rock’n’Roll bands con i contro-cazzi) e si sono fatti le ossa in parecchie date live suonando tra gli altri con Pretty Boy Floyd e Crash Kelly. Pur non facendo gridare al miracolo, hanno sfornato un buon CD d’esordio, forse carente in sede di produzione ma valido e suonato con la giusta attitudine.

L’opener “Go”, scaricabile anche in formato mp3 dal loro sito internet, e la successiva “Good Morning” sembrano gettare un ponte ideale tra gli Heartbreakers di Johnny Thunders e gli stratosferici Waldos (chi non li conosce si cosparga il capo di cenere!), la cosa -che mi aggrada assai- è facilmente riscontrabile nel riffing poderoso, negli assoli e nel “modus operandi” di Tyson, leader e singer della band, con una timbrica non dissimile da quella del grande Walter Lure. Mi piacciono parecchio anche “Mystery Girls”, strutturata su un bel riff spezzato e “Ready Or Not” in cui fanno capolino leggere influenze Punk inglese ’77, entrambe con melodie accattivanti ed azzeccate. Il lavoro scorre bene ed anche i successivi brani restano su buoni livelli e, pur attingendo a piene mani nell’infinito calderone del ‘70s Rock’n’Roll (tra le influenze dichiarate dalla band vi sono Alice Cooper cui è dedicata “Thin Red Line”, Kiss, Ramones e Motorhead ai quali ascoltando “Liquid Courage” aggiungerei anche i misconosciuti ma grandi Thundertrain) mantengono una discreta dose di personalità e l’ultimo brano “Rock’n’Roll Show” rende bene l’idea del credo della band, riassunto dalle parole di Tyson: "Spin Dizzy's music is all about entertainment. We want to be the soundtrack for your party. We want to be the band that helps you have a great time." Me gusta! Per contatti: spindizzy@go.com.
Gaetano Fezza

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www.vanityink.net



 

VANITY INK
"Demo Ep "
Self Produced - 2003

La scorsa primavera ero in un locale di Helsinki a meditare su “l’eterno dilemma dell’amore e il fascino urbano del rock’n’roll”… insomma, sindrome da cancellata sui denti, mon dieu.
Seduto al bancone gonfiavo la vescica di Lapin Kulta e, mentre osservavo scientificamente che le ragazze finlandesi hanno *tutte* il culone, mi sono capitati davanti due finlandesi che avevo già visto da qualche parte (cosa poi neanche improbabile, visto che sono tutti uguali, come i cinesi), ossia Juha e Miki, rispettivamente ex SILVER CITY BANDITS ed ex CRYSTAL EXTASY.
Sbronzi, come il sottoscritto… e così ci siamo messi a parla re amabilmente, e i due mi hanno accennato di un nuovo progetto, i VANITY INK.

Così eccomi qua a recensire la demo di tre pezzi del quintetto finlandese, nato come band tributo a JOAN JETT e successivamente evolutosi in un gruppo di rock melodico, con influenze punk, pop e metal. Il sound della band è tipicamente finlandese: melodico, decadente e velatamente triste, a tratti oserei dire onirico. Per farvi inquadrare le coordinate della band, immaginate i riff ammalianti dei Crystal Extasy, ma suonati con suoni vagamente metal come gli HIM, ad accompagnare la voce femminile di Stiina.

Passionale, vibrante (anche troppo), sensuale. Delle tre song, l’opener “Swept Aside” è la mia preferita, dinamica e corale, la successiva “Burning” sottolinea le indubbie doti vocali della singer, anche se alla lunga il ritornello mi scassa le palle… “Out Alive” invece non mi piace molto, lenta e faticosa, sonorità troppo metalluse per i miei gusti.
Insomma, questa demo mi convince a metà, vedremo cosa combinerà la band in futuro…
Simone Parato

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www.strangleweed.com



 

STRANGLEWEED
"Promo 2003 "
Dead Soul Music - 2003

Buon debutto per questi Strangleweed, band texana che nella sua musica riesce a fondere hard rock, rock sudista ma con una strizzatina d'occhio a qualche sonorità leggermente più moderna come nel caso di "Belief" dove si alternano spunti southern con qualcosina dei Creed.

"Sara Browne" è una bella rock track dalle atmosfere sudiste, così come "Choke" dove Starchild, Travis Arnold, Kenn Youngar, Mark Yant e Neal Andreason spingono un pò sull'acceleratore con il risultato di un'altro bel pezzo rozzo e campagnolo. Il promo, che contiene sei brani, scorre via senza troppi intoppi, unica punta dolente è la song di chiusura "Last Man Standing" che parte lenta e... rimane lenta.
In conclusione non mi rimane da segnalarvi anche l'opener "Bryan Song" e di perdere qualche minuto per visitare il loro sito!
Moreno Lissoni

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