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www.bonjovi.com
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BON JOVI
"This Left
Feels Right"
The
Island Def Jam Music Group / Universal Italia
2003
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Se ne parlava da tempo ormai. I BJ
sarebbero dovuti ritornare sul mercato con un cd acustico.
Si vociferava di nuovo materiale, nuovi brani, demo
version e di un dvd completo di pezzi acustici.
Ebbene, tutto vero e tutto falso allo stesso tempo.
Mi spiego.
I BJ sono ritornati davvero e le sonorità acustiche
le hanno abbracciate senza però dare nuovo
materiale ma espletando le loro funzioni di musicisti
solo per rinverdire brani vecchi, recenti e abbastanza
nuovi come “Everyday” e “The distance”.
Dvd? Sì, in parte, nel senso che nella edizione
limitata potrete trovare sempre al prezzo di 20 euro
anche un dvd con 6 brani acustici registrati all’interno
di uno studio.
L’adesivo sulla copertina parla
chiaro. “The greatest hits…with a twist”
e lo sconvolgimento dichiarato sta proprio nell’avvisare
l’attento fan che non si ritroverà ad
ascoltare solo la riedizione di vecchi brani in chiave
acustica ma completamente riarrangiate.
Vale quindi il riascolto obbligatorio poiché
alcune tracce potrebbero risultare come un’offesa
al gusto classico e sorprendente a cui ci hanno sempre
abituato i fedeli quattro musicisti del New Jersey.
Si apre con la rielaborazione di “Wanted Dead
or Alive”, sconvolta, piegata a favore di sonorità
più moderne, di voci filtrate e di inserti
elettrici che non esplodono mai, lasciando un senso
di frustrazione che perdurerà per tutto il
brano. Si prosegue con “Livin on a Prayer”,
mitica canzone che li lanciò a Rock Star mondiali.
Molto più rimodernizzata rispetto alla versione
acustica del 1994, qui compare anche una cantante,
Olivia D’Abo che, nei ritornelli,
rilancia in pieno il nuovo stile intrapreso dal quartetto
americano. “Bad medicine”, assolutamente
irriconoscibile e spoglio del suo simpatico ed energico
feeling, aprirà alle emozioni più forti
con la splendida “It’s my life”
rivisitata per l’occasione come suadente piano
ballad. La prova riesce davvero bene e rilancia le
speranze fin qui rimase un po’ in sospeso. “Lay
your hands on me” lascia dunque la grande reinterpretazione
del singolo del 2000 per rigettarci nel sound del
1989 per ritrovasi di fronte sempre a sonorità
molto da club, ridando nuova luce a un capolavoro
come questo. “You give love a bad name”
rattristerà chi, come me, li ha nel cuore dagli
anni ottanta, ritrovandosi di fronte ad una versione
da boogie nite, easy e molle che non regala nulla
di piacevole alle orecchie arrugginite dal metallo
ma che può benissimo essere altra song con
altro testo…però, così è
e così ce la teniamo.
Altro piano che ridona spazio alla bella “Bed
of roses” (per altro già lenta…)
riscrivendola come ELTON JOHN avrebbe
sicuramente fatto. “Everyday” e “Born
to be my babe” mettono in risalto le distanze
tra il vecchio ed il nuovo sound scelto sebbene non
ve ne sia traccia poiché, rese nuove ed irriconoscibili.
La resa lascia un certo amaro in bocca che non riesce
ad andare via neanche con le forti caramelle della
nonna…
“Keep the faith”, “I’ll be
there for you” e “Always” chiudono
l’album dando spazio alla bonus track (sempre
acustica) “The distance”, registrata live
in quel del Sol Levante.
Il DVD ha invece la priorità
di espletare le funzioni musicali imposte dal cliché
classico del set acustico, rilanciando così
“Love for sale”, “Someday I’ll
be Saturday night”, “Joey”, “Misunderstood”,
“Diamone ring” e la classica “Blood
on blood”.
Non esprimo alcun giudizio lasciando a ognuno di Voi
l’ardua sentenza se dare ancora ampio spazio
alla loro nuova storia oppure ricordando solo quella
vecchia.
Marco Paracchini
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www.eagle-rock.com
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BRITNY FOX
"Springhead
Motorshark"
Spitfire
Records - 2003
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Nati nel 1987, lanciati sul mercato
con l’omonimo album un anno più tardi,
i BF hanno dato sicuramente una sferzata molto originale
al sound del tempo, mischiando miscele esplosive classiche
dell’Hard Rock con esemplari capovolgimenti
del southern. Cambiando atteggiamento sonoro nel 1991
con un nuovo cantante ed una nuova resa sonora molto
più heavy, si sono lasciati andare dai tempi,
pensando che il genere non morisse mai ma, al giungere
del grunge, eccoli sparire come gli altri, in un dimenticatoio
che si aprirà in loro favore solo nell’anno
2001 con la fuoriuscita di un album live, seguito
da un “Best of” e da questo acidissimo
album.
Il tempo passa per tutti e il riuscire
dove altri non ce l’hanno fatta, rimane difficile
anche per loro. L’accoppiata Michael Kelly Smith
e Tommy Paris non riesce a raggiungere in nessun modo
gli albori e nemmeno cercano di farlo riportandoci
solo alcuni riff probabilmente scartati all’epoca
e che scarti furono e rimangono. Undici brani di cui
uno completamente strumentale e totalmente insipido
e un brano acustico che nulla regala di emozionante.
Le tracce risentono di un song-writing molto elementare
e le composizioni non solleticano l’appetito.
Le tre tracce video come bonus tracks danno vita al
loro show tenuto nel 2001 nelle arene statunitensi
per altro registrate e montate molto amatorialmente.
Non so quanto di buono ci si debba
trovare in band come queste ma io, nel mio piccolo,
mi attendevo certamente qualcosa di più, anche
solo il sincero esempio di chi, forse, della musica
potrebbe dire cose molto più complesse.
Fossi in voi ci penserei se spendere i soldi o se
lasciarli ammuffire in qualche vetrina.
19 euro, per questo ritorno, sono davvero troppi.
Marco Paracchini
top
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E-Mail
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THE WONDERFOOLS
"Doing Their
Duty to the Nightlife"
WILD
KINGDOM - 2003
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Dopo i Gemini 5 eccoci
a parlare di una nuova release targata Wild Kingdom,
dalla Norvegia arrivano infatti I The Wonderfools,
quintetto dedito a sonorità molto "scandinave"...
Sono infatti gli Hellacopters la
vera fonte d'ispirazione della band, soprattutto nei
pezzi più cadenzati come "Fornication"
e "Force Majeure", mentre nei pezzo più
tirati ricordano i loro connazionali Gluecifer.
Inutile dire che chi segue con interesse
le bands sopracitate troverà modo di passare
una quarantina di minuti in modo molto piacevole,
grazie anche alla produzione abbastanza "sporca"
e adattissima al genere.
Qualcuno probabilmente si interrogherà sull'utilità
di una release come questa, inserendo la band nel
calderone del cosiddetto scan-rock e non degnandola
di molta attenzione... perdendosi così la possiblità
di ascoltare una band divertente
e senza troppe pretese... e poi "Closing Time"
è una delle canzoni più belle ascoltate
negli ultimi tempi
It's Only R'n'R...
Federico Martinelli
top
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www.aorheaven.com
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AOR
"Dreaming
of L.A."
AOR
Heaven/Point Music - 2003
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Non fatevi trarre in inganno: AOR
non è il genere musicale adult oriented, bensì
il pregetto del francese Frédéric Slama."Dreaming
of L.A." è il titolo del suo quarto album;
dopo aver passato più di 10 anni ad L.A ed
essersi prodigato a far conoscere il sound dell'AOR/WESTCOAST
in Europa è tornato con ciò che si definisce
uno "studio project" prodotto da AOR Heaven
e distribuito in Europa con ben quattro bonus tracks:
"Last days in San Francisco" e tre nuove
versioni di vecchie canzoni in chiusura. Il sound
dell' intero lavoro è molto leggero (forse
troppo) e rilassante, parlarne i termini di puro AOR
risulta un pò difficile tantochè si
rasenta il poppeggiante!! Avete presente quei dischi
che mettereste di sottofondo se dovete leggere un
libro o rilassarvi un pò? Questo è uno
di quelli!! Comunque il tutto risulta molto piacevole,
anche per chi (come la sottoscritta) non ama particolarmente
questi tipi di sonorità.
Il cd si apre con un midtempo, ossia
la canzone migliore "You're my obsession"
cantata dall' ottimo Steve Orland (FM),
il resto è tremendamente pop!! "Lost in
your eyes" sembra uscita da un cd dei BEE
GEES (ascoltare per credere!), niente di
più emozionante se si prosegue "Haunted
by your smile" che sfiora il dormiveglia, "Worlds
away", " Never gonna let her go" ...mentre
"Teach me how to love you again" sarebbe
più adatta in un disco di KENNY G!!
Degni di nota invece la già citata semi-ballad
"Last days in San Francisco", la rockeggiante
AOR "Sensation" e la spensierata "Fly
with me"... troppo poche per sorreggere un lavoro
prodotto da Tommy Denander (RADIOACTIVE)
e David Diggs a cui hanno partecipato musicisti del
calibro di: Bill Champlin (CHICAGO),
Steve Lukather (TOTO), Michael Landau,
Brandon Fields, Tommy Denander e va fatto notare il
ritorno di due artisti leggendari della scena Westcoast
quali David Roberts e Dane
Donhue!
In conclusione "Dreaming of L.A."
di rock AOR ha veramente poco, ma se vi piacciono
RICHARD MARX o i TOTO
allora fa per voi...mentre se non vi dico nulla rimane
comunque un piacevole cd d'ascoltare in sottofondo!
Michy "Uzyglam"
top
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www.brettsmiley.com
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BRETT SMILEY
"Breathlessy
Brett"
RPM
Records - 2003
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“At a time when David
Bowie was still most people’s vision
of androgynous perfection, Smiley made Ziggy look
like a bricklayer.”
Con una frase così mi verrebbe voglia di chiudere
la recensione aggiungendo solamente: Da Avere! Fosse
così semplice eh? Certo che basta uno sguardo
alla foto di copertina (per non parlare di quelle
del booklet) per averne chiaro il significato, Brett
era talmente “bello e impossibile” da
far impallidire non solo Bowie, ma
una folta schiera di rockers dell’epoca e di
lì a venire, l’incarnazione perfetta
di quell’androginia che nella prima metà
dei 70’s colpì l’immaginario collettivo
tanto che il Glam Rock influenzò chiunque ed
ovunque, anche quando le coordinate musicali si discostavano
(ed a volte erano l’opposto) dagli stilemi puramente
Rock’n’Roll che il genere richiedeva.
Quest’album fu inciso nel lontano 1974, anno
in cui uscì il bellissimo singolo “Va
Va Va Voom/Space Ace” che doveva, nelle intenzioni
del produttore Andrew Loog Oldham (noto come primo
manager degli Stones) essere l’apripista
per un clamoroso successo, ma una serie di sfighe
fece arenare il tutto, il full-lenght non uscì
mai e Brett finì nel dimenticatoio. La bellezza
di 29 anni dopo la RPM Records, che ne diede un assaggio
nell’incredibile compilation “Velvet Tinmine”,
lo rende disponibile a quanti l’agognavano.
Ci sarebbe molto da aggiungere ma mi
limito a dirvi che Brett dopo anni difficili spesi
tra autocommiserazione, alcool, droga, e parti in
alcuni film come il soft-core “The Other Cinderella”
ed “American Gigolò”, è
tornato in piena forma, continua a comporre ed è
spesso on the road, il resto scopritelo leggendo le
esaurienti note del booklet e nel sito www.brettsmiley.com.
Fin qui la parte facile, non a caso è trascorso
più di un mese da quando il CD è entrato
per la prima volta nel mio lettore, difficile trasmettere
le mie impressioni su un’opera indubbiamente
definibile come Glam Rock ma talmente ricca di sfumature
e colori che non mi viene facile parlarne, almeno
non nel canonico stile “paragone/nome noto/similitudine”.
L’opener “Highty Tighty” sposa alla
perfezione Rolling Stones e Glam
efebico e sensuale, la già citata “Va
Va Va Voom” è rock’n’roll
che esplode dirompente impreziosito dalla chitarra
di Steve Marriot; poesia e romanticismo dominano la
ballad “Queen Of Hearts” e c’è
una teatralità che tanto ricorda il grande
Jobriath nelle covers “I Can’t
Help Myself/Over The Rainbow” e “Young
At Heart”; mi stupiscono l’inusuale quanto
riuscito connubio tra Glam e Reggae in “Run
For The Sun” che conobbe un discreto successo
in Italia coverizzata da Drupi (!!!?)
e la versione glamour/sfavillante di “I Want
To Hold Your Hands” dei Beatles
mentre “Pre-Colombian Love” e “Space
Ace” non sfigurerebbero affatto negli albums
di Marc Bolan o di Bowie.
L’eccellente gusto melodico unito ad arrangiamenti
bellissimi e la meravigliosa voce di Brett rendono
il disco tutto da scoprire ed amare passo dopo passo,
è un’opera che accompagna l’ascoltatore
tanto in momenti di carica quanto in momenti di totale
distensione e rilassamento grazie ad un’atmosfera
intrisa ora d’elettricità ora d’intimismo
sognante... Penso di non sbagliare affermando che
è uno di quei (pochi) dischi con cui l’ascoltatore
instaura un rapporto del tutto particolare e personalissimo,
a me “è entrato dentro” e mi ha
conquistato, vi consiglio caldamente di ascoltarlo.
Gaetano Fezza
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www.killingbird.net
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KILLINGBIRD
"Waste Another
Yesterday"
Promo
- 2KSounds - 2003
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Premessa: del nuovo album di questi
Killingbird ho solo un advance CD e nessuna nota di
copertina, per cui perdonatemi se ci saranno degli
errori! Dalle ceneri dei Suicide Circus
ecco Christian-Vocals, Skyla-Guitars, August-Guitars,
Gaz-Bass e Marc-Drums che continuano con questo disco
sulla stessa strada intrapresa con l'esordio dello
scorso anno, una miscela di aggressivo glam metal
imbastardito con le nuove sonorità e il punk,
come se nello stesso CD suonassero insieme MURDERDOLLS,
MARYLIN MANSON e SHOTGUN MESSIAH.
Si parte con quello che dovrebbe essere
il primo singolo "Can't Kill Me", un'incazzato
NU glam che entra subito nelle orecchie dell'ascoltatore,
seguita dalla title-track che segna un'altro episodio
a favore del quintetto americano così come
la MANSONiana "First Class Ticket".
Il lavoro scorre via senza bruschi cali di tono (solo
"Dust It Off" e "Sober Only Underground"
non mi piacciono affatto) dimostrando che la band
sa scrivere dei buoni pezzi (vedi ad esempio "Death
Of A Superstar" e "Where In The World"),
ma che allo stesso tempo manca quel qualcosa per farli
esplodere.
Un album tirato che vede l'unico episodio
lento nell'hidden track di chiusura, una ballata per
sola chitarra acustica che, per un istante mi ha portato
alla mente un certo TYLA!
Quindi, se la band di "Love At First Fright"
o il secondo lavoro dei GUTTERSLUTS
entrano nella vostra top ten personale, sicuramente
apprezzerete anche questo "Waste Another Yesterday".
Moreno Lissoni
top
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www.screamclan.com
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SCREAM CLAN
"Wasteland"
Self
Produced - 2003
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Prima release ufficiale per questo
four-pieces del New Jersey presentato qualche mese
fa nella sezione New Bandz e conosciuto per aver fatto
parte della track list del primo volume della compilation
"Hollywood Hairspray" edito dalla
Perris Records. Dopo essersi fatti le ossa
suonando da spalla con noti act come Skid
Row, Warrant, Ratt,
Yngwie Malmsteen, Britny Fox,
Doro Pesch, Lizzy Borden
e Slash sono andati in studio per
registrare questo "Wasteland", un album
cazzuto e cattivo che ripesca a piene mani la tradizione
street metal e heavy rock d'Oltreoceano.
Dodici brani, nessuna ballad, ma tanta,
tanta energia quella profusa dai quattro di Philadelphia
e ce ne danno subito un assaggio con l'aggressiva
"Livin In A Wasteland".
"American Hair" è un rockettone rozzo,
una sorta di SKID ROW / EVERY
MOTHER'S NIGHTMARE, "Hero" invece
inizia lenta per poi aprirsi con in una bella street
rock song mentre "Hell For You" è
un corposo rock n roll con dei bei corettoni da stadio.
Il basso di Stevie Lang ci introduce
a "Saturday Nitemare", ritmato e sculettante
brano stradaiolo, mentre spetta a "Psycho Bitch"
chiudere questo bel lavoro che consiglio a tutti gli
amanti del genere e a quellic che sono cresciuti con
i dischi di SPREAD EAGLE, WASP, TWISTED SISTER
e ovviamente SKID ROW!
Moreno Lissoni
top
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www.krokusonline.com
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KROKUS
"Rock the
Block"
Warner
Music - 2003
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Se il rock mondiale era rimasto orfano
di questi simpatici ed emblematici elvetici, da ora
potrà restare contento poichè Mark Storace
e company sono tornati più rockeggianti che
mai!
Già, l’hard rock calpestante e ritmato
simil AC/DC è stato confezionato
ben bene dalla Warner per un ritorno in grande stile
di chi ha creato una risposta del continente alla
bella faccia di Angus Young nei lontani anni ottanta.
Della partita manca Chris VonRohr che, da anni impegnato
nella produzione dei GOTTHARD, si
pensava fosse sparito proprio dai citati, per rimettersi
in corsa coi K. ma nell’album non ve ne è
traccia… che sarà successo?
Mentre attendiamo fiduciosi per una buona nuova, limitiamoci
all’ascolto di questa copia protetta che ci
terrà compagnia per tutto il fresco autunno.
Di brani ce ne sono un’infinità;
si inizia con “Mad World” e “Leading
the pack” cloni impareggiabili degli australiani
di ferro sopra nominati. La terza traccia è
più melodica e i nostri ci fanno sentire che
anche nelle atmosfere più dolci possono far
scuola…abbandonata così “I want
it all” si prosegue sotto l’egida sonata
che porta il titolo di “Open fire”, tipicamente
in linea d’onda con le ballad elettriche dei
primi anni novanta, mantenendo solo nelle strofe,
un incidere pop metal. Si riconfermano seguaci del
rock n roll più classico e targato sempre
AC/DC con “One for all” che esplode
in tutta la sua magniloquenza nel chorus che rimarrà
stampato nella vostra materia grigia. Chicca non malvagia
e degna di nota la si ha con il brano “Looking
to america” che ruba sonorità tipiche
della compagnia più giovane dei GOTTHARD.
“Go my way” si lascia ascoltare piacevolmente
lasciando spazio all’incedere southern di “Hot
shot” dove pare che LYNYRD SKYNYRD e
BAD COMPANY più arrabbiati
si siano dati appuntamento dietro agli strumenti.
La musica dei fratelli Young ritorna prepotente con
“Raise your hands” rasentando il limite
massimo di plagio. Hard Rock teutonico si respira
in “Night of shames” che aprirà
poi a “Throwing her china”. Momento di
malinconia, attimo di tranquillità e disperazione
con la suadente “We’ll rise” tipica
ballad dark in cui avrei visto davvero bene la voce
di James Ronnie DIO! Chiudono “Freedom”,
interessante mid-tempo e la tiratissima rock n roll
song “Rock the block”.
Un ritorno sinceramente gradito e possibile
acquisto per tutti coloro che non li hanno mai ascoltati
in passato. Nonostante l’età sanno ciò
che fanno e lo fanno dannatamente bene. Nulla di nuovo
certo ma credo che il nome KROKUS già solo
per i veterani, è sinonimo di garanzia, scontata
ma fedele alla linea! Rock n roll!!!
Marco Paracchini
top
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www.frontiers.it
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GARY HUGHES
"Once and
future King - Part One"
Frontiers
Records - 2003
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Le Rock Opera sono forse l’esempio
più brillante per far capire al mondo intero
che la classe e la professionalità dei rockers
c’è ed è indiscutibile. Si iniziò
già negli anni settanta e si proseguì
senza molta fortuna.
A distanza di due anni dal capolavoro indiscusso di
Nikolo Kotzev “Nostradamus”, il singer
degli inglesi e pomposi TEN ci prova e si mette in
discussione con ben due dischi.
Oggi parleremo della prima parte.
Sforzi economici, fisici e morali sono
costati tanto alla figura del nostro amabile cantante
ma sono curioso di sentire anche il secondo capitolo
prima di proferire un giudizio completo.
Per ciò che concerne tale produzione il mio
giudizio rimane scarsamente positivo poiché,
lo ammetto senza problemi, mi attendevo qualcosa di
più. Soggettiva assai personale che non vuole
in nessun modo coinvolgere i vostri animi ma rendere
chiari i passaggi salienti di tale opera.
Re Artù è al centro di tale concept
album, in cui vengono narrate le gesta sue, della
sua amata, di Mago merlino e dell’amabile/bastardo
amico Lancillotto.
I protagonisti sono sette e li elenco subito: ovviamente
Gary che fa Artù, Lana Lane che copre il ruolo
della bella Regina Ginevra, Danny Vaughn (TYKETTO)
è Lancillotto, il veterano Bob Catley (MAGNUM)
è Merlino, Irene Jansen (KARMA)
farà Morgana e Sean Harris (DIAMOND
HEAD) è Sir Galahad.
A onor del vero si è di fronte ad uno spiegamento
di forze realmente tangibile e ammirabile ma l’ensemble
di tale opera risulta privo di mordente soprattutto
per la decisione di coinvolgere più stili in
tutto il disco. Si passa da canzoni veloci e ritmate
su campi Heavy sino a raggiungere composizioni assolutamente
al limite dell’AoR. L’idea, nonostante
tutto, è anche positiva ma credo sia necessario
assumere molto di più l’album e quindi
ascoltarlo più volte.
I testi, rigorosamente scritti per l’evoluzione
anche del secondo capitolo, risentono di un limite
improprio. Su Re Artù molto c’è
da dire e di questo ringraziamo Hughes che ne riporta
le gesta con questo tributo ma, testi alla mano, si
sente l’incredibile sforzo dei cantanti nell’assimilare,
mangiare parole e distorcere vocali per stare nelle
tempistiche dettate da Gary.
Dieci canzoni belle ma non dense di
emozioni come mi aspettavo. Assenza di orchestre vere
rendono il lavoro un poco più scialbo. Da segnalare
anche la presenza dietro le quinte di Arjen Lucassen
(VENGEANCE, STAR ONE) che si diletta
nelle tastiere cinematiche dell’intro.
Sebbene in ritardo con la recensione, mentre nei negozi
c’è già il secondo capitolo, ringraziamo
le date sballate dei promoters e gli organi di distribuzione.
Marco Paracchini
top
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www.frontiers.it
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THUNDER
"Shooting
at the Sun"
Frontiers
Records - 2003
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Il Tuono inglese ritorna tra noi grazie
all’attenta napoletana Frontiers che ci dona
l’ennesimo esempio di hard rock britannico in
circolazione da quasi 15 anni.
Nel 1990 rimasi estasiato dal loro esordio discografico
e nel 2000 rimasi shoccato dal passare veloce del
tempo quando ebbi tra le mani il loro penultimo lavoro,
denso di fotografie dagli esordi a quel periodo. Oggi
invece sono felice che il loro sound si sia ri-indurito
per l’occasione. È così che dopo
bootleg, raccolte di demo e best of ci ritroviamo
di fronte al ritorno elettrico del quintetto inglese
che si diletta a farci ripercorre, con canzoni nuove,
il rock più classico, passando dai settanta
ad oggi senza mai lasciare a bocca asciutta gli ascoltatori
di tale dischetto.
I 13 brani sono coadiuvati da un bonus
video che può essere letto sia da Pc che da
Mac. Il risultato è quindi piacevole poiché
non si limitano alle soliti dieci tracce ma donano
ai loro fans tredici perle di hard rock, funky rock
e ballate che rispecchiano di nuovo, il loro comporre
egregio e maturo.
Alcune songs appaiono forse come riempitivo ma non
posso, da vecchio fan, bocciare l’intero lavoro
per alcune scivolate su canzoni senza spina dorsale
ma posso invece lodare i cinque inglesi per il loro
forte legame a certe sonorità, passate di moda,
anni orsono. Per un pubblico di nicchia, sì
ma assolutamente un pubblico intenditore.
Un consiglio? Riascoltare prima i loro precedenti
lavori e poi accattarvi anche questo cd che, sono
certo, saprà riempire alcuni momenti della
vostra giornata.
Marco Paracchini
top
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www.songtree.com
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CANDY
"Teenage
Neon Jungle"
SongTree
Records - 2003
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18 anni! Cazzo, sono passati già
18 anni da quando questa cult band fece uscire il
loro album "Whatever Happened to Fun"!!!
So che magari per molti di voi questo nome non dirà
nulla, ma in questo gruppo ci militò gente
che poi ebbe un notevole successo, primo fra tutti
un certo Gilby Clarke! ...ma riassiumiamo
brevemente la loro storia: la band nacque dall'unione
del bassista Jonathan Daniel e dal batterista John
Schubert che chiesero prima al loro compagno di scuola
Kyle Vincent di unirsi a loroe poi all'ex GUNS
N' ROSES, a formazione completa cambiarono
il nome da Bang Bang a Candy e nel
1985 furono messi sotto contratto dalla Mercury/PolyGram
Records.
Il tempo di diversi concerti in compagnia
di Armoured Saint, Ratt e Black
& Blue che la band si sciolsce, ed ecco
spuntare la SongTree Records che a distanza di quasi
due decenni va riesumare quest'album aggiungendoci
pezzi inediti e song rubate ai lavori successivi dei
componenti del gruppo.
25 tracce in tutto, intervallate da stacchi radiofonici
o intro e dove abbiamo la gioia di riascoltare le
loro song che prufamano dannatamente di college americano:
ritmiche rockeggianti e corettini quasi pop e riecco
le varie "Whatever Happend To Fun", "Weekend
Boy", "Turn It Up Loud", ecc... non
mancano le chicche come pezzi live ("She Loves
You" dei BEATLES) o inedite
come il pop rock di "The Girl I Love", "Champagne",
"Number One", ecc...
A chiudere questa ottima raccolta,
l'etichetta americana ha pensato di inserirci pezzi
estrapolati dai dischi post Candy: "War is Over"
degli ELECTRIC ANGELS, "Crocodile
Tears" da "Rubber" di Gilby
Clarke, "You Will Dance Again"
dal disco solista "Solitary Road" di Kyle
Vincent e la stupenda "The Return Of
Ex-Girlfriend" tratta dall'unico album dei LOVELESS!
Moreno Lissoni
top
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www.gutrecords.com
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THE WILDHEARTS
"the Wildhearts
Must be Destroyer"
Gut
Records - 2003
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Premessa: i Wildhearts di Earth, PHUQ,
Fishing for luckies non torneranno più.
Premessa numero due: molto umilmente, sono convinto
NESSUNO al mondo sia in grado di scrivere canzoni
rock’n’roll come Ginger, nessuno ha così
saldamente in mano capacità tecnica, senso
della melodia e soprattutto COSE DA DIRE come lui.
Premessa numero tre: in questo disco non c’è
niente che non abbiano già fatto i Cheap
Trick.
Svolgimento: ho passato quest’anno a esaltarmi
per band rock punk glam sleazy metal, a sbavare su
dischi, avventurandomi in costosissime operazioni
import, per poi rendermi conto, quando ho avuto in
mando questo cd, che in realtà mi stavo accontentando…
Signore e signori, i Wildhearts. Non quelli fastidiosi
di "Endless Nameless" ma una nuova incarnazione
power pop che in virtù di una classe compositiva
ed esecutiva che al momento non ha eguali e una motivazione
e attitudine che pareva persa non conosce punti deboli.
Chiaramente accanto a canzoni epocali
come "Nexus Icon" (anni che non urlavo una
canzone in macchina, ziocan) e "Vanilla Radio"
si alternano momenti più prevedibili/sfigaz/cheesy
come "One love one life one girl", una sappy
ballad che in mano a chiunque altro sarebbe stata
una cagata pazzesca ma che fatta da loro diventa una
perla di romanticismo che per un momento mi ha fatto
riconsiderare l’ipotesi di tornare definitivamente
eterosessuale.
Tra un capolavoro e l’altro emergono anche pezzi
questionabili/prevedibili (tipo "Top of the World",
probabilmente), che nonostante la semplicità
c’hanno un qualcosa, un carisma, una furia che
le fa comunque diventare della canzoni da serie A…
E poi i Wildhearts c’hanno sta cosa che anche
solo leggere i testi nel booklet è un’esperienza
da vivere.
In definitiva, artwork compreso, un disco da paura.
Ribadisco, NON è Earth, NON è phuq,
NON sono i singoli dei “bei tempi”, ma
resta comunque il nuovo eccellente album della più
grande rnr band degli ultimi dieci anni, PUNTO.
E adesso vado a tatuarmi nexus icon, in gotico, sulla
pancia, ziocan.
Pacino
top
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www.haremscarem.net
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HAREM SCAREM
"Higher"
Frontiers
Records - 2003
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Dopo l'ottimo come-back dello scorso
anno e dopo l'album solista di Harry Hess di pochi
mesi orsono eccoci dunque a parlare della nuova fatica
dei canadesi Harem Scarem, da sempre band capace di
far nascere discussioni tra gli appassionati di rock
melodico.
Questo perché dopo un paio di album d'esordio
di grande spessore (sopratutto "Mood Swings")
i nostri si sono avventurati in territori diversi
pubblicando almeno un paio di dischi con suoni molto
"moderni" che poco sono piaciuti al pubblico
che aveva apprezzato gli inizi della band.
"Weight of the World", uscito
appena l'anno scorso era stato per molti una sorpresa,
recuperando in parte sonorità legate ai primi
trascorsi della band, mixate con nuove tendenze.
Ora la Frontiers Records piazza un colpo non da poco
facendo uscire il nuovo album che come coordinate
sonore non si discosta di molto dal precedente.
La coppia Hess-Lesperance è ispirata come al
solito e nell'arco delle 10 canzoni che compongono
il cd possiamo ammirare la loro capacità non
comune di scrivere pezzi immediati, di facile presa
ma con arrangiamenti ricercati e assolutamente sopraffini.
Se dovessi scegliere una canzone rappresentativa
dell'intero lavoro direi che "Waited" fotografa
perfettamente la direzione intrapresa dalla band...
rock melodico con un flavour vagamente nu-breed che
attualizza il tutto.
Consigliato a chi apprezzava già la band ma
anche a chi dalla musica cerca classe e melodia.
Federico Martinelli
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www.metalsludge.com
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METAL SHOP
"Hole Patrol"
Autoproduzione
- 2003
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Per chi non conoscesse i Metal Shop,
ecco un breve riassunto: sono una specie di semiall-star
band di Hollywood specializzata in cover hair metal
anni ’80, suonano stabili al famosissimo viper,
hanno jammato con chiunque da Jizzy Pearl
a Steven Tyler, hanno partecipato
alla campagna pubblicitaria della Discovery Card…
Un’istituzione, nella parrocchia glam rock planetaria.
Sotto l’ala protettrice di metal sludge (e chi
non conosce sta webzine è meglio che si suicidi)
rilasciano questa specie di album che in realtà
contiene solo cinque pezzi e altrettanti inserti-cabarettistici
che pigliano per il culo (sia canzoni che stacchi,
eh!) i cliché dei wannabe anni ’80…
La cosa sorprendente è che le canzoni sono
davvero, davvero bellissime. Dopo l’intro satanica,
si parte con "Big Boobs", canzone sui Bei
Seni a cavallo tra Roxx Gang e
Steelheart… Fantastica. Com’è
fantastica la canzone d’amore a là whitesnake
"FAT GIRL". Commovente la dichiarazione
d’amore di Michael Diamond, “I'll be there
to catch you when you fall/If you buy me a cellphone
you can give me a call… RIDERE, cazzo!) sull’epocale
"Stripper Girl" (altro pezzo sul parassitismo
dei nostri wannabe preferiti), roboante e veramente
boara la conclusiva "Metal Shop".
Se sapete bene l’inglese e avete
un po’ di senso dell’umorismo (quindi
escludo subito due amici miei che comunque saluto)
questo disco vi farà impazzire. Se siete appassionati
di roba class/aor metallusa 80s vi farà impazzire
ancora di più… E se vi tappate le orecchie
o il vostro inglese non è fluidissimo finirete
comunque per prendere più sul serio questo
disco che tanta feccia hair metal uscita di recente,
perché comunque sotto la patina mongoloide
c’è una classe e un talento che al momento
difficilmente altri possono vantare.
Lo si trova SOLO su www.metalsludge.com.
Pacino
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www.gemini5.net
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GEMIMI 5
"Babylon
Rockets"
Wild
Kingdom - 2003
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Da tempo si parlava nell'ambiente dell'esordio
della possibile new sensation del R'n'R scandinavo,
i Gemini 5 guidati dall'ex cantante dei Jekyll
& Hide, Tin Star, e da altri musicisti
di lungo corso della scena svedese.
L'album esce per la nuova etichetta Wild Kingdom che
a quanto pare dovrebbe diventare un punto di riferimento
per la scena R'n'R, stampando nei prossimi mesi altre
bands davvero interessanti.
Da un certo punto di vista quello che ho trovato in
questo cd è quello che mi aspettavo... ma non
sono mancate le sorprese.
Fin dall'iniziale title-track le atmosfere
sono quasi più "americane" che non
scandinave e sembrano rifarsi alla scena street d'oltremanica,
ma la successiva "TwentyFourSeven" risente
dell'influenza di band come Backyard Babies
e Hellacopters prima maniera..
Ci imbattiamo poi nella riuscitissima cover di un
classico della scena pop degli anni '80, quella "You
Spin Me Round (Like a Record)" dei Dead
Or Alive che mi piaceva pure nella sua versione
originale... figuriamoci rifatta R''n'R...!!
La vera sopresa del disco è comunque la traccia
numero 4, "Myself Esteem"... riff pesante,
ritmiche spezzate... assolutamente poco R'n'R e molto
metal come concezione... come se gli Hardcore
Superstar incontrassero i P.O.D...
molto, molto spiazzante.
Ci sono poi un paio di semi-ballad
come "Hardcore" e "Chemical Between
Us" che ammiccano al nu-breed così in
voga al momento soprattutto negli States, ma il meglio
arriva verso la fine del cd; infatti le ultime 3 songs
sono probabilmente tra le migliori del lotto, puro
R'n'R sguaiato e nella migliore tradizione nordica.
Per concludere... un buon disco ma probabilmente non
quel must assoluto che molti si attendevano... ai
posteri l'ardua sentenza!
Federico Martinelli
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www.crackhouse.biz
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CRACKHOUSE
"The Damage"
Promo
- 2003
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Con il solito ritardo eccomi a recensire
questo gruppo che, per chi segue la scena glam italiana
da qualche anno, non è affato nuovo, anzi il
quartetto padovano capitanato dal carismatico Kelly
è una delle band capostipide del nuovo movimento
denominato NERNRF (Nord Est Rock N Roll Family).
Questo "The Damage" è il terzo lavoro
del gruppo che si va ad aggiungere al primo demo ("Pleasure
Toy") e all'ep "Titty Twister". I 4
rocker cambiano leggermente sonorità, infatti
la nuova sezione ritmica (Tommy e J. Action) ha portato
una ventata punkeggiante alle composizioni e il chitarrista
Royce lascia un pò da parte i virtuosismi per
macinare riff cazzuti e graffianti.
Apprezzo molto la nuova direzione musicale,
ma occhio, non fraintendemi, perchè il suono
sarà si meno metal, ma la cattiveria che li
ha sempre contraddistinti regna sovrana anche in questi
cinque pezzi, partendo con le incazzate "Does
Anybody Care?" e "Shoot’em Down"
entrambe figlie del glam più ruvido e punkeggiante.
L'intro di "Pay For Me" è quasi da
plagio (JOAN JETT), ma poi si trasforma
in un calcio nel culo mentre "Nothin’ More
To Say" mi convince poco, secondo me più
adatta in sede live, ma con l'ottima perfomarce alle
sei corde di Royce...
La cover di "You Spin Me Round" dei DEAD
OR ALIVE fa impallidere quella appena pubblicata
degli scandinavi GEMINI 5 e presenta
il four pieces veneto più in forma che mai!
Solo per i palati più incazzati!
Moreno Lissoni
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www.darknessrock.com
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THE DARKNESS
"Permission
to land"
Atlantic
– 2003
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Ecco che mi riavventuro temerariamente ma doverosamente
in quello che non e' il mio campo, cioe' la recensione
di un album, ma in casi del genere qualcuno deve pur
farlo; in fondo se Moreno mi lascia scrivere tutte
le mie idiozie e' perche' lo tengo aggiornato su quanto
accade oltremanica… e quello che sta accadendo
in questi mesi nella mia nebbiosa isoletta ha un solo
nome, The Darkness, e una sola faccia, quella brutta
ma tanto simpatica di Justin Hawkins che ormai regna
incontrastata su ogni media musicale che si rispetti
e non.
Definire i Darkness e' un compito a dir poco arduo,
e ancora piu' arduo sara' farvi credere che questi
quattro hanno preso il sopravvento nelle classifiche
inglesi e vinto al loro esordio due Kerrang Awards,
per migliore album e live act del 2003. Brutti quanto
i Twisted Sister, attuali quanto
i Dokken, ridicoli quanto gli Spinal
Tap, voce in falsetto a la Freddie Mercury
e chitarre alla Angus Young. Un sound
che fonde i settanta e gli ottanta riuscendo dio sa
come a essere 2003, unisce metal e pop tirandone
fuori uno stile tanto scontato quanto inconfondibile.
Un album che pensi di aver tirato fuori per sbaglio
dal cassetto dei tuoi genitori, e che tra canzoni
da prom collegiale e da stadio in tempi lontani non
riuscirai piu' a togliere dallo stereo e dalla tua
testa.
Accusati dagli
immancabili invidiosi detrattori di essere un prodotto
costruito da una major, i Darkness provengono in realta'
da anni di gavetta in cui i discografici hanno fatto
spallucce, ma perseveranza e una fan base in crescita
esponenziale hanno portato a un incredibile tutto
esaurito all'Astoria, grazie solo al passaparola e
alla fiducia di una piccola indipendente. Li e' iniziata
la lotta tra giganti, e i nostri hanno finalmente
cominciato a raccogliere i frutti di tanta passione
e sudore. Finalmente con un vero contratto, due spiritosissimi
video e una promozione oserei dire ormai superflua,
i prossimi show sono all'Hammersmith Apollo in Ottobre,
sold out in pochi giorni, e due date a Brixton Academy
in Dicembre, anche quelli passati per le rivendite
autorizzate cosi rapidamente da non lasciare traccia.
Cosa dirvi di questo album? Non c'e' un singolo pezzo
che possa incitare a premere il tasto "skip",
non uno che facilmente dimenticherete una volta spento
lo stereo. "Get your hands off my woman"
e' il primo singolo uscito ai tempi dell'indipendente,
che manco' di poco la Top40. Occhio alle lyrics, a
conferma che l'ironia e' un gradito trend di questi
giorni, in culo all'epoca buia e incazzata del nu
metal. Primo singolo e video di successo, "Growing
on me" e' uno dei pezzi piu' orecchiabili e radiofonici
degli ultimi anni, ma definirlo commerciale e' secondo
me un azzardo, visto che nessuno prima d'ora avrebbe
pensato di poterci tirar su due sterline. Ed e' ora
della mia preferita, perche' come sapete io sono una
donnina semplice che di musica non capisce un cazzo…
"I believe in a thing called love" e' il
pezzo che per anni ho aspettato di poter cantare e
ballare in uno stadio di gente allegra e sorridente,
una moltitudine di altri ignoranti di ogni estrazione
musicale che alla faccia delle etichette e' li per
divertirsi.
Due ballad, "Love
is only a feeling", piu' settantiana, e "Holding
on me", cosi ottantiana che mi sembra di averla
sentita in tutti quei film tanto cari alla mia eta'
piu' verde, spensierata e romantica. Cosi come "Friday
night", college song per eccellenza, colonna
sonora ideale degli antenati di American Pie. E di
fianco a tutto cio' ti piazzano un pezzo d'apertura
come "Black Shuck", che ti porta di prepotenza
ai fuochi d'artificio del loro spettacolare e ultradecorato
live show…
Che dire? Non avendo piu' parole rubo al buon Justin:
"Give me a D! Give me a ARKNESS!"…
Datemi i Darkness, che dopo un decennio di tristezza
e depressione testimoniare un fenomeno del genere
mi spetta di diritto!!
Cristina Massei
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www.headslick.com
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MÖTOCHRIST
"Greetings
From The Bonneville Salt Flats"
Heat
Slick Records - 2003
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I Mötochrist sono una sorta di
antico bordello rokkeroll, nella band troviamo infatti
il bassista/cantante Danny Nordahl (Throbs,
New York Loose e visto recentemente in Italia
con i Bang Tango), Marc Diamond (New
York Loose, The Dwarves), assieme a Ricky
Vodka e al batterista Chad Stewart (nell’ultima
formazione dei cazzo di Faster Pussycat,
e invero l’unico che suonava davvero bene!).
Fatte le presentazioni et riverenze, parliamo un po’
di questo disco.
Aprite le menti, il rubinetto del carburatore e inalate...
ora immaginate un miscuglio di hard rock e di punk
newyorkese, un crogiuolo di RAMONES
e BLACK SABBATH, che mi ricorda pure
molto YO YO’s e l’ultimo
LOADED. “Hang’em High”
inizia con armonici tirati à-la Zakk
Wilde, un pezzo hard rockeggiante bovaro
e trita-tarello, mentre “Someday” e “Holyday”
spostano le coordinate su territori più punk
rock, e sono tra le migliori del platter, pour moi.
“Real Fast Car” è impreziosita
da inserti country... insomma da nome del gruppo e
pezzi citati dovreste aver capito che qua si parla
di motori, motori e ancora motori! Bruuummm!!!
“El Diablo” è esponenzialmente
Sabbathiana, carina ma c’è di meglio,
“Nuthin’ Right” sembra uscita dalle
session dei NY LOOSE con il suo punk
melodico et decadentista, e arrivati al chorus mi
sembra di sentire i BLACK HALOS.
“6 Shooters, 6 Strings and 6 Packs” già
dal titolo è una figata, e si candida ad essere
l’anthem spensierato del mese. Questa è
musica che fa sculettare persino la Micina87, che
ha strappato i poster di Bret Michaels
dalla cameretta per innamorarsi del look motoristico
di Danny! C’è ancora tempo per una cover
dei RAMONES “Something To Do”
(niente di speciale), mentre “Out Of Control”
ruba il riff a “New Rose” dei DAMNED
(beh? rubare è molto punk... basta saper rubare
bene!) ed esplode in un chorus perfetto.
Ancora un po’ di slide a introdurre
“I Lost It”, mentre skippate pure “Super
Sonic Speed Machine” che è la canzone
più inutile del disco. Chiude la campagnola
“Three Sheets To The Wind”, cantata da
Marc Diamond... occhio al testo che è spassoso,
con Nordhal in backing vocals che canta sverso “Hey
man I fucked your motheeer” e Diamond che replica
“I say shut up Dan you’re drunk”!
Chiude una bonus track motorheadiana.
Chiaro che questa band di vecchi rottami non ha la
carica di una band esordiente, ma se volete un disco
di buon rock’n roll con melodie e voglia di
divertirsi, beh, comprate e fatevi un giro in moto.
Simone Parato
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mazinga.mac@libero.it
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MAC
"Run For
Your Life"
"Native American"
Autoprodotto
- 2003
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Dopo il disco acustico dal titolo
"Candle Light" uscito lo scorso anno in
compagnia del chitarrista Andrea Fabiano, riecco tornare
sulle scene l'ex vocalist di White Sand
e Big Tokyo con questi due mini CD,
il primo ("Run For Your Life") contente
tre brani che comprende il melodic hard rock di "Sweet
Emanuelle", la title track (la mia preferita
in assoluto e molto vicina alle produzioni dei DANGER
DANGER e di tutta la scuola ottantiana americana)
e "The Owl's Law" un class metal che è
stato scritto appositamente per la colonna sonora
del cortometraggio "Il Codice Gufo", da
segnalare inoltre l'ottimo lavoro alla sei corde di
Giulio Pastoretti (che tra l'altro suona anche il
basso e le tastiere e chitarrista dei NAïVE,
cult band stoner svizzera, Mydevice
e Real Deal). Il CD costa 5 euro
ed insieme verrà allegato un'altro Cd dal titolo
"Chapter One the Best Of..." con tutte le
migliori tracce dei singer novarese.
Il secondo lavoro, "Native American",
è composto da due versioni di questa song già
presente sull'acustico "Candle Light" e
dedicata appunto alle popolazioni d'oltre Oceano.
Qui, con l'aiuto di Luca Antonini, Mac compone una
canzone molto intimista dove vengono lasciate da parte
chitarre e batteria per dedicarsi a sonorità
più tranquille e rilassate che si rifanno direttamente
al sound delle tribù indiane. Anche se non
sono molto competente in materia, mi sembra di poter
dire che risultati sono eccellenti. ...Ebbravo il
nostro writer!!!!
Moreno Lissoni
top
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www.skidrow.com
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SKID ROW
"Thickskin"
SPV
- 2003
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Dopo anni di lunga attesa, ansie varie,
notizie dell'ultima ora poi subito dopo non confermate
e storie delle più assurde ed incomplete della
storia dell'hard&heavy, ecco giungere, finalmente,
l'atteso ritorno dei mai dimenticati S.R.!
Grazie alla tedesca SPV, Snake Sabo e compagnia bella
tornano a ritrovare i fans, omaggiandoli (si fa per
dire...) di un album completamente stravolgente, in
senso negativo, con dodici canzoni scritte fresche
fresche per questo mondo odierno.
Si era parlato, poco prima del 2000 che ritornassero
sulla scia con un album nuovo, fresco e assolutamente
in linea d'onda col passato, pur non vomitando sulla
scia che il rock ha intrapreso. Ebbene, tre anni più
tardi, dopo essere stati scaricati da diverse label
americane ed internazionali, ora sono qui, ad attendere
che il nostro amore li riprenda in cuore.
Alcuni manager si vocifera si fossero contrapposti
all'idea dello stesso monicker del passato, insistendo
sul cambiamento del nome del gruppo in qualcosa di
simile ma non identico; Snake ha insistito perchè
i fans avessero materiale targato Skid Row e così
è stato ma, dopo aver ascoltato l'intero album
mi chiedo... ne valeva davvero la pena?
Riunitisi col nuovo singer Johnny Solinger,
gli Skid ci propinano un modern rock senza capo ne
coda, immerso nell'oceano sonoro che il mondo musicale
di oggi ci impone in radio e tv.
Lontani anni luce dal primo e dal secondo successo
mondiale, ci riprovano facendo l'occhiolino alle nuove
generazioni cercando e sperando che i vecchi fans
(credo poi i veri interessati a loro!!) non li abbandonino
ma che li ripeschino fuori sulla scia del rinnovato
successo.
Niente di più sbagliato.
Gli Skid Row sono nuovi, diversi, assolutamente inconcludenti
col passato e se qualcuno dicesse che il maturare
significa stare al passo coi tempi, io non ci sto.
Non mi si venga a delinare suddetto cd al rock n roll,
non mi si venga a dire di lasciare una chance...per
quasi dieci anni, dopo bootlegs vari, live, ricerca
di singoli su lp clorati e rockeggianti, le casse
dello stereo mi hanno fatto preda dell'ascolto più
disastroso che io abbia mai ascoltato.
Intendiamoci bene cari lettori, bellissimo disco nu-metal
ma niente altro.
Avevano ragione i manager del passato...il loro gruppo
doveva chiamarsi in altro modo, punto e basta.
Ci sono già i GOOD CHARLOTTE
in America a fare scandalo, distruggere casse, spaccare
timapni e proporre un sound moderno e giustamente
legato alla loro giovane età... da Snake e
soci mi aspettavo piuttosto un cd più rock,
più intimista, più... "vecchio".
A chi non dispiace il sound moderno e devastante dei
BEAUTIFUL CREATURES (qui reperibile
in alcuni passaggi), il cantato e il song-writing
dei sopracitati GOOD CHARLOTTE, senza
dimenticare gli svedesi e modernisti JECKYLL&HYDE,
allora Thickskin potrà fare al vostro caso
se siete vecchi nostalgici e amate alla follia i vecchi
dischi, non permettiate che tale scempio possa deludere
le speranze di un mondo nuovo con vecchie glorie sempre
attive e assolutamente legate al vero passato che
li ha resi dei nomi.
Marco Paracchini
top
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thepocketrockets.com
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POCKET ROCKETS
"Rocket
Ride"
Promo
- 2003
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E' da un pò che ho tra le mani
questo promo, ma per una serie di disavventure solo
ora riesco a mettermi qui, di fronte al mio computer
a scrivere la recensione. I lettori di SLAM! sicuramente
conoscono già questo nome e i più attenti
ricorderanno l'intervista
di inizio anno, quando JO ci dava delle anticipazioni
sul disco e ci presentava il nuovo vocalist Harry
Kill Kill (Hollywood Killerz).
Da allora un pò di cose sono
cambiate, infatti c'è stato l'inserimento del
nuovo cantante Alex e il sound ha avuto un notevole
miglioramento grazie anche all'ottimo lavoro del chitarrista
Craig Coffey dietro alla consolle e al buon lavoro
fatto in sede di chorus dalla band. E' difficile etichettare
la band ligure perchè riesce molto bene ad
assemblare sonorità Eighties e Seventies, glam
e hard rock (lasciando un pò da parte le vecchie
puntatine punkeggianti presenti nei vecchi demo) e
non riesco proprio ad accostarli a nessuna band, ma
se vi può servire nel disco troviamo tre ottime
cover: la prima è "Trash Queen" dei
cult glamster inglesi WRATHCHILD,
davvero ben fatta; la seconda arriva direttamente
dal disco "The Love Drag Years" degli STAR
STAR, "Groovy Guru Gangster Girl",
anche questa su livelli alti e la terza ed ultima
è "Nobody Loves You Like I Do" presa
dal repertorio LONDON/SPIDERS & SNAKES.
Tornando a parlare delle song del gruppo,
continua a piacermi l'opener "Tears" (già
sentita sul vecchio promo con il cantato di Harry),
una rock song diretta, potente e sculettante, mentre
"Love And Decadence" ha sempre il suo fascino
romantico "decadente" e più l'ascolto
e più mi piace. Un'altro brano che mi ha esaltato
è stato "So Lonely" mentre non mi
ha troppo convinto "Midsummer's Day Dream".
In definitiva decisamente un buon lavoro curato sotto
tutti gli aspetti e consigliato a tutti gli amanti
del genere.
Moreno Lissoni
top
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---- by Slam! Production® 2001/2003 ----
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