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www.perrisrecords.com
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ROXX GANG
"Hot
Damn"
Perris
Records– 2003
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Se devo essere sincera, prima di esprimere
un giudizio avventatamente troppo crudele sul nuovo
lavoro dei Roxx Gang (o Mojo Gurus chi lo capisce
più!) ho voluto riascoltarlo più volte...
operazione non particolarmente faticosa, dato che
la durata totale del cd è di 36 min per un
contenuto di 10 tracce. Come dicevo: dimenticate le
vecchie sonorità glam di Kevin Steele e soci
per catapultarvi in un mondo rockabilly - rock blues
finto spensierato, tantochè il risultato finale
mi sembra poco credibile, da far storcere il naso
anche al fan più sfegatato.
Le prime 4 canzoni (da "Race with
the devil" a "Linda Marie") trascorrono
indifferenti... sassofono, piano, slide, voce alla
pseudo ELVIS e corettini da chiesa
portano direttamente a chiedersi: dov'è finita
l'identità di questo gruppo?? Di sicuro non
in canzoni alla "Pulp Fiction" come "Bumble
Bee", neppure nella pacata/soporifera "Raylene",
tantomeno nella fastidiosa (concedetemi il termine)
"Clarksdale"... salvo miracolosamente 2
songs: "Black cat blues" cattiva/incisiva
al punto giusto e "Two too much" che chiude
l'album e sa di rock n roll tirato, con base di piano
alla JERRY LEE LEWIS.
Per quale motivo i Roxx Gang abbiano preso questa
(coraggiosa) direzione musicale è inspiegabile,
onestamente non mi è parsa una grande trovata.
UzyGlam
top
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HOLLYWOOD HAIRSPRAY VOL.2
"A.A.V.V."
Perris
Records– 2003
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La Perris sforna
il tanto decantato quanto atteso HOLLYWOOD HAIRSPRAY
VOL II: 16 gruppi tra conosciuti e semi-anonimi col
compito di celebrare i fasti dei gloriosi anni ' 80
che furono. La domanda è: ci riescono veramente?
La risposta è: assolutamente no!!
Già il primo impatto con la qualità
delle registrazioni è pessima e al primo ascolto
ci si accorge che la maggior parte delle canzoni hanno
veramente poco a che fare con l' hair metal! Tuttavia
non disperate: dei buoni pezzi ci sono... solo i nomi
di bands del calibro di Enuff Z Nuff, Jet
Boy, Pretty Boy Floyd e Cherry St.
(con la bellissima "Whiskey"già presente
sul loro primo album "Squeeze it dry") sono
una garanzia.Ma le vere sorprese arrivano da gruppi
meno noti: dal redivivo KKM e la
sua "Goodbye Rock n Roller" è impossibile
star fermi, promossi a pieni voti i Grayson
Manor con "Enemy" (anche il ritornello
poppeggiante funziona a meraviglia), mentre il rock
n roll torna a volar alto coi Sinn di "Sweet
thing", non male i Supergroupies
forse un pò troppo punkeggianti per i miei
gusti e bene anche Mother Mercy con
"Rock City Boys". Gruppi meno convincenti
poichè inadatti a una raccolta che porta un
nome tale: i simil AC/DC Heaven,
il noioso Ken Tamplin (AOR!!), i
Fahreneit falsi WHITE LION
e i poco originali Nitro... potrei proseguire coi
Fatal Smile, Parlor Trixx e via dicendo...
insomma mi aspettavo 16 pezzi allegri e tiratissimi
e mi ritrovo alternatamente tra l'entusiasta e l'annoiata.
Giudizio finale?Promosso con riserva... basta cambiare
il nome alla compilation!!!
UzyGlam
top
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www.nordica-band.com
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NORDICA
"Rebel Heart"
Adrenaline
Records– 2003
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Fino a qualche anno fa sarebbe stato
impensabile parlare della penisola iberica come la
nuova fucina di talenti in campo AOR/ Hard Rock melodico...
ma dopo le ottime releases di band spagnole (91
Suite su tutte) il debutto dei portoghesi
Nordica non è una sorpresa così grossa...
anche perché da tempo si parlava in termini
lusinghieri del quintetto guidato dall'emergente vocalist
Diogo De Lima.
Il fatto curioso è che il cd viene pubblicato
da un'etichetta italiana, la Adrenaline, che fino
ad ora non era certo conosciuta per certi tipi di
sonorità.
Prodotto e mixato da Luis Barros e masterizzato ai
famosi Area 51 Studios di Hannover da Tommy Newton,
il cd è davvero una goduria per chi rimpiange
i BON JOVI dei primi 3 album e in
generale gruppi del passato come SURGIN, PROPHET
e SURVIVOR.
A "Place in Your Heart" apre
il cd e mette subito in chiaro cosa ci aspetta...
melodia, melodia e ancora melodia, grazie anche all'ottimo
lavoro del tastierista Hugo MSD, votato anima e tasti
ai gloriosi anni '80.
"Hide Away e Give It All" godono di linee
vocali davvero azzeccate mentre "Rebel Till I
Die" è una ballata dai toni soffusi con
una grande interpretazione di Diogo de Lima, in un
clima molto bonjoviano.
Altri pezzi che mi sono piaciuti particolarmente sono
"Rebel Heart", la saltellante "Stand"
e la classicissima "Two Steps From Paradise".
Qualcuno potrà definire questo disco merce
riservata ai nostalgici... ma francamente preferisco
100 volte il sound dei Nordica di quello della next
big thing costruita a tavolino.
Complimenti vivisssimi acnche all'etichetta milanese
che ha creduto nel progetto... "Rebel Heart"...
musica che va dritta al cuore.
Federico Martinelli
top
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www..frontiers.it
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KHYMERA
"Khymera"
Frontiers
Records – 2003
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Il singer dei KANSAS,
Steve Walsh e il chitarrista Daniele Liverani (del
nostro BelPaese) hanno sfornato un album di deciso
Melodic Rock senza tener conto dell’anno di
produzione e senza badare a spese, creando così
un album bello, potente e denso di passione.
Nel combo straordinariamente miscellaneo,
ritroviamo anche una vecchia conoscenza del mondo
dei rockers…il buon vecchio Mike SLAMER
che conduce alcune background guitars e mixa il tutto.
Unico neo dell’intero lavoro
è la stesura limitata ad un pezzo strumentale,
unica traccia scritta dal duo, poiché le altre
undici canzoni sono chicche del passato, b-sides di
vecchie bands e ghost tracks di cantautori mai entrati
veramente in un cd o in una chart.
Si inizia con le bellissime “Strike
like lightining” e “Shadows” interpretate
dai Mr. Big nel 1991 per la colonna
sonora di Navy Seals e scritta anche dal nostro friulano
Giorgio Moroder, (grande compositore di colonne sonore)
con la quale si instaura da subito il feeling imperante
in tutto il resto del disco, hard rock melodico pomposo
e senza tanti fronzoli.
Si prosegue con “Who’s gonna love you
tonight” intriso di melodie alla SURVIVOR
di metà anni ottanta, apparsa già nell’album
di David FOSTER nella seconda metà
degli eighties’. Si prosegue con “Living
with a memory” scritta da Jim Peterik ma che
non sono riuscito a scoprire da dove arrivasse, forse,
azzardo, da qualche scarto dei TWO FIRES.
Pianoforte a gò-gò con “Bless
a brand new angel” di cui non ne avevo mai sentito
neanche una nota. B-sides degli WINGER compaiono
invece con “Written in the wind” e “Without
warning”, scritte dalla coppia di ferro Winger-Spiro,
di cui, credo, sappiate tutti quale sinergia possano
far scaturire quelle due menti. “Love leads
the way” apre alle melodie dell’allora
grande progetto targato HARDLINE
nella quale, le stesse note, vennero suonate come
bonus track, per il solo mercato discografico asiatico.
Altri tre brani e si chiude l’album
nella quale, dopo ripetuti ascolti e degni sguardi
di ammirazione di fronte allo stereo (ma dedicate
ovviamente al duo dei Khymera!), non posso però
non dire la mia…ma perché limitarsi a
delle cover, anche se magari mai giunte all’orecchio
di qlc1? Diamo spazio a chi sa creare nuove emozioni
non a chi ricrea quelle di un tempo, per quelle ci
sono già un sacco di bands live!
Marco Paracchini
top
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www.raincrew.com
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RAIN
"Promo Cd
2003"
DeadSun
Records – 2003
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Quando ho ricevuto il promo cd del
nuovo album dei nostrani RAIN, sapevo che mi sarei
imbattuto in focosi pezzi di Hard&Heavy come da
venti anni a questa parte, ci hanno abituati.
In giro sempre a rendere dedizione al metal d'altri
tempi, i RAIN sono giunti al contratto discografico
con la francese DeadSun e, promossi dalla Eagle Booking,
ecco che mi ritrovo a recensire il promo contenente
solo due brani degli 11 che ci saranno in giro, a
breve, nei negozi.
"HeadShacker" porta un titolo
piuttosto chiaro e diretto e, nei riff possenti, accompagnati
da una batteria martellante, sembra che i KEEL
si siano messi in contatto diretto con i MOTORHEAD,
devastando le casse dei nostri stereo. Inclini, più
o meno, a ciò proposto dagli altri nostri amici
WINE SPIRIT, la base è di
chiaro stampo ottantiano, segnalatoci anche dalla
chicca della seconda traccia intitolata "Only
for the rain crew" che, delineando chitarre roventi
e input vocali decisamente più grezzi e in
linea d'onda con band del passato, ci accompagna per
quasi tre minuti in un inno alla crew della loro storica
band.
In attesa di gustarci l'atteso ritorno in scena di
questi duri a morire, godetevi alcune loro chicche
al sito.
Marco Paracchini
top
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THE FRENCHIES
"Lola Cola"
Jurassic
Punk – 1999
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Sigh! Ecco uno
di quei rari casi in cui mi sono dovuto accontentare
di una ristampa in CD invece del vinile originale
targato 1974, non me la sentivo di spendere dai 50
ai 114 (!!) dollari anche perché i Frenchies
erano un’incognita, una band potenzialmente
interessante con foto e recensione intriganti scoperta
per caso sul sito 70’s Invasion,... vabbeh il
“rischio”, ma come dice mia moglie “fino
a pagina cinque”! Il mio proverbiale fiuto per
le Rock’n’Roll bands più “sfigate”
del pianeta ha fatto centro per l’ennesima volta,
un affarone portare a casa questo CD in edizione limitata
a 2000 copie numerate, racchiuso in una lussuosa confezione
di cartoncino a “finestra” con un bel
libretto con testi e storia della band (in francese
ma abbastanza comprensibile), il tutto per la misera
cifra di 12 euri s.p.i.!! Un solo sguardo alla foto
sul retro di copertina rende palese che ci troviamo
di fronte ad una Glam Rock band, con un look a metà
strada tra N.Y. Dolls e Sweet, e
fin dal primo ascolto il sorriso comincia a delinearsi
compiaciuto sul mio volto: un’esplosiva miscela
Blues e Rock’n’Roll derivata dagli
Stones viene opportunamente indurita e “deviata”
verso il GlamPunk più stradaiolo e decadente,
l’atmosfera calda e vibrante dell’opener
“Dillinger’s Coming” traccia le
coordinate portanti che fortunatamente caratterizzano
tutto il disco, un’intrigante suono che –
ed il sorriso diventa uno “Yahuuhh!!”-
fa apparire i Frenchies come un insperato “missing
link” fra i Silverhead e gli
Hollywood Brats! Un equilibrio pressoché
perfetto tra questi nomi altisonanti con l’aggiunta
di alcuni dettagli che danno alla band una sua identità:
dalla sensuale voce di Martin Dune, che pur traendo
ispirazione dal grande Michael Des Barres
e da Iggy Pop è roca, calda
e profonda, allo stile del solista Morgan
Davis che ricorda Brady degli H. Brats ma
con un suono meno sofferto e lancinante, tutta la
band è “sanguigna” e viscerale,
e nonostante la produzione pulita non perde in impatto
e crudezza.
Un ottimo disco,
e vista la data di pubblicazione contemporanea ad
alcuni fondamentali lavori dei “mostri sacri”
dell’epoca, questi prime-movers sono a buon
diritto la prima e forse unica valida risposta Francese
al GlamPunk tanto in voga in Inghilterra e Stati Uniti
in quegli anni, senza per questo poter essere accusati
di “palesi ispirazioni” (non dimentichiamoci
che le Dolls, gli Hollywood
Brats ed i Berlin Brats
arrivarono ad una proposta musicale molto simile senza
essere reciprocamente influenzati pur appartenendo
tutti al mondo anglosassone). Superfluo parlare dei
singoli brani, tutti belli ed incentrati sulla tipica
iconografia Rock’n’Roll fatta di gangsters,
alcool, cars & girls e vita sregolata, solo un
cenno a titoli come “Rock’n’Roll
Fascination”, “Detroit Palmtrees”,
“Lola Cola” ed il bluesaccio “Mike’s
Bike” che conquistano immediatamente con la
loro carica trasgressiva e perversa, il resto scopritelo
da soli, se amate i 70s è un must!
Gaetano Fezza
top
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www.michaelmonroe.sci.fi
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MICHAEL MONROE
"Watcha
Want"
SPV
– Steamhammer - 2002
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Ed io secondo voi cosa dovrei dirvi
dell’ultima fatica di una delle mie icone assolute?
Lo so che voi bastardissimi amici/colleghi l’avete
fatto apposta a lasciarmi la patata bollente!! Ed
io dovrei stroncare Michael solo perchè stavolta
ha “un tantino” esagerato con le cover?
Oppure perché chi lo ha ascoltato prima di
me ha espresso considerazioni non sempre lusinghiere?
No mah, dico, l’avete vista la Copertina del
CD? Cazzo, solo quella foto vale la metà della
spesa!!! Ueh, bimbi, avete voluto il Gae “alla
consolle” e adesso volere o volare vi beccate
il mio ennesimo delirio: Mike Monroe è uno
di quei personaggi che grazie a Dio ha talento da
vendere, carisma e, soprattutto, un suo stile ben
definito, insomma per quanto mi riguarda è
come parlare dei Ramones o degli
AC/DC, so esattamente cosa aspettarmi, ed
è esattamente così che li voglio, punto!
Possiamo discutere ore sul fatto che abbia avuto momenti
migliori e più ispirati, che forse abbia messo
troppa carne al fuoco anche per questioni contrattuali
(non dimentichiamoci del contemporaneo ritorno, tanto
inatteso quanto insperato, degli Hanoi Rocks),
che possa aver sofferto in modo atroce la perdita
di sua moglie e così via, rimane il fatto che
anche in quest’ultima fatica mister Monroe conferma
che in fatto di sudore, carica ed attitudine ha ben
pochi rivali nel mondo del Rock’n’Roll.
A mio avviso il lavoro non viene sminuito
nemmeno dalla presenza di otto covers (forse troppe,
questo ve lo concedo), perché innanzitutto
interpretate da par suo, ed in secondo luogo una cover
ben fatta per me equivale ad un’originale, senza
contare il fatto che chi non conosce questi brani
può scoprirne gli autori e cercarne i dischi,
ne approfitto quindi per menzionare la bella opener
“Do Anything You Wanna Do” degli interessanti
Eddie and the Hot Rods che personalmente
non conoscevo e “Jimmy Brown” di Casino
Steel, autore mai abbastanza citato ed elogiato,
(e buona fortuna a quei “buongustai” che
decideranno di inseguirne la discografia!). Non ho
sotto mano le note perché possiedo un promo,
per cui non sono sicuro dei credits delle varie canzoni,
per certo posso dirvi che in alcuni brani c’è
il tocco della compianta Jude Wilder
e che il compagno d’avventura Pink Gibson a.k.a.
Adam Bomb dà a sua volta un
tocco di classe negli arrangiamenti, che spesso presentano
venature Hard Rock di pregevole fattura come in “Rumor
Sets The Woods Alight” con una melodia che mi
piace molto. Sopra la media anche “Right Here,
Right Now”, rocker molto carico con la classica
armonica di Mike a farla da padrona, “Stranded”
dall’inequivocabile incedere Hanoi Rocks
vecchia maniera, “I wont Lie Down & Die”
che mi ricorda il periodo Demolition 23
e “Shattered Smile” con un bell’arrangiamento
di piano. Un paio di episodi sono meno convincenti
ma alla fine Michael Monroe è sempre lui, se
siete suoi fans lo comprerete a prescindere. Gae Dixit!!
Gaetano Fezza
top
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www.xyzmusic.com
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XYZ
"Letter
to God"
MTM
/ Frontiers Rec.Self Produced - 2003
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Da Lione agli Stati Uniti… un
sogno per molte bands, una realtà per i rockers
XYZ che, nel lontano 1988 ebbero la fortuna di essere
selezionati e prodotti dalla figura emblematica di
Don Dokken per poi giungere, solo
l’anno successivo, al loro primo Lp, miscela
esplosiva di hard&heavy che rincuorò molti
europei sull’effettiva capacità di saper
suonare anche meglio degli americani. Prova che venne
poi completata col successivo “Hungry”
nel 1991 che diede l’effettiva fine artistica
del quintetto franco/americano, sebbene alcuni anni
dopo fu messa sul mercato la ristampa discografica
con il bonus cd di un live, per altro eccellente.
Oggi, a distanza di parecchi anni,
Terry Ilous, disperato dopo la morte del padre e del
proprio figlio (accadute nel giro di pochi mesi l’una
dall’altra), si ritrova dietro al microfono
non per cantare ballate ispaniche (altra chicca del
nostro maestro Terry) ma per rendersi di nuovo riconoscibile
ai tanti fans che non hanno mai dimenticato la sua
timbrica eccezionale. Lo troviamo dunque in perfetta
forma, accompagnato dal famigerato JK Northrup
alle chitarre, dal redivivo Paul Monroe (batterista
ufficiale…) e Sean McNabb al
basso. Cambiamenti in line-up piuttosto prevedibili
visti gli anni trascorsi ma nel sound, più
corposo e reso un po’ più odierno, gli
XYZ non lasceranno asciutte le bocche avide di succulente
melodie e riff taglienti.
I dodici brani sono esempio di lucida
intenzione di riportare le voci del passato, mettendo
gli accenti sulle indiscusse capacità interpretative
di Terry che, nel susseguirsi dei pezzi, pare dica
la sua a proposito di vecchi mostri come LED
ZEPPELIN e AEROSMITH, mettendoci
dentro anche un po’ di GREAT WHITE,
sempre rincarati da quella dose di “epico vocale”
tipica proprio del DOKKEN sopraccitato.
Grande emozione nella ballata “Deny”,
una delle più belle che io abbia mai ascoltato
in questi ultimi periodi e nel brano semplice ma direttamente
indietro negli eighties “Burn it Up” che
pare si sia messo a cantare con Glenn Hughes
e Joe Lynn Turner! Ritroviamo anche
pezzi storici come “Inside Out” e “What
keeps me loving you” reinterpretate pressoché
ugualmente alle originali.
Altre emozioni si respirano con “Tell me”
e “All I’m asking”, sempre in tema
con i gruppi storici elencati sopra.
Davvero un ritorno che sarà
difficile dimenticare e che segnerà, indiscutibilmente,
il rientro in scena, per un bel po’ di tempo,
per questi personaggi che hanno ancora molto da dare
e da dire.
Io lo consiglio poi, fate voi…
Marco Paracchini
top
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www.miketramp.com
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MIKE TRAMP
"More to
life than this"
Ulftone
Music/Edel Contraire - 2003
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A neanche un anno e mezzo di distanza
dal Cd precedente, ritroviamo l’ugola spaccata
dell’ex vocalist degli indimenticabili WHITE
LION, qui sempre in veste di cantautore di
rock denso ed intimista, con dieci brani scritti ed
interpretati da lui.
Il packaging è uguale identico al precedente
album e anche lo stile è assolutamente legato
alle linee melodiche intraprese negli ultimi anni.
A volte forse si può dire che
poco si differenziano l’una dall’altra
mettendo però in evidenza un elemento che nei
precedenti dischi non c’era: si respira aria
di positività, di serena energia e di ottimismo
che, solitamente, mancava negli album passati.
Grandi ritornelli, di facile rimembranza e riff abbastanza
moderni sempre però con l’attenzione
rivolta ad un genere che nel centro/sud degli Stati
Uniti, sbancherebbe di sicuro.
Non cercate in questi lidi arrangiamenti
di stampo ottantiano o di difficile fattura, il rock
è semplice ed è da gustarsi nei momenti
in cui si vuole respirare un po’ d’aria
nuova con un pizzico di nostalgia. Insomma, un ottimo
disco d’accompagnamento autostradale per lunghi
viaggi, stando in compagnia con una delle voci più
atipiche degli eighties che seppe, invece, dimostrare
quanta energia e sentimento in essa si potesse nascondere.
Se vi è sfuggito l’album
precedente o se, a maggior ragione, vi ha saputo conquistare,
allora questo Lp fa assolutamente per voi, nel caso
invece voi non conosceste nulla di Tramp, beh, forse
non può un album solo ripercorrere ciò
che di grande ha rappresentato questo singer ma sicuramente
può essere un buon acquisto per i molti che
amano un rock melodico leggero al passo coi tempi,
con testi densi di emozioni e di vita vissuta…
insomma, io un pensierino lo farei…
Buon ascolto!
Marco Paracchini
top
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www.tylaonline.co.uk
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TYLA
"Passion,
loyalty and betrayal"
Venus
- 2002
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Tyla…beh, chi non conosce un
elemento storico come TYLA? Singer e fondatore di
quegli scatenati e distrutti dalla vita dei THE
DOG’S D’AMOUR, è oramai
in pista da diversi anni nel giro di locali fumosi
statunitensi, europei e pure italiani (!) per dare
voce alla sua idea di vita, alla sua passione per
le melodie scorporate e al suo modo di vedere e capire
la vita.
Ancora in piedi dopo trascorsi tra
abuso di alcol e droghe, TYLA è ancora qui,
distribuendo album da solo o con l’aiuto di
pochi intimi ancora legati al suo fascino dark e fuori
dal mondo. Ma, oggi come oggi, posso dire che un album
come questo possa davvero essere ritenuto un’offesa
al pudore del denaro delle nostre tasche.
Prima che alcuni fan sfegatati mi riempiano di e-mail
o messaggi diretti ed offensivi, ricordo che i dischi,
a differenza della stampa professionale e dell’editore,
li acquisto con i soldi guadagnati correndo come un
pazzo per un mese intero… quindi, detto questo,
l’ascolto di un disco con l’utilizzo di
batterie finte (ma non drum machine elementari e/o
professionali!! Qui si parla di sistemi di drum programming
di dieci anni fa!!! Avete idea del suono delle batterie
delle tastiere Roland? Ecco, quello… ndr), di
chitarre suonate al limite della scordatura e di vocalizzi
quasi sempre fuori nota (ma di note si parla qui dentro?...mah…
ndr) mi fanno fare una domanda sola: ma chi compra
ancora questi dischi? Io e i balùba come me
che ricordano i vecchi tempi e si fanno fregare!
Amici, nemici e parenti, se davvero avete voglia di
buttare via i vostri soldi, siete liberissimi di farlo
se, invece, non guadagnate cifre da capogiro come
il sottoscritto… beh… forse è il
caso che durante una buona e sana bevuta e fumata
con gli amici, il disco nello stereo sia… un
vecchio album dei DOG’S e non
questo schifo senza capo ne coda.
Con questo chiudo. Buon… ricordo!
Marco Paracchini
top
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www.nicotinerecords.com
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NICOTINE RECORDS
Nicotine
Records - 2002
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La Nicotine Records, con base a Tortona
(AL), è una indie che tratta punk rock in tutte
le sue forme e devianze più interessanti. Tre
accordi e via, il punk rock nella sua quintessenza
è l’aspetto più spontaneo e fisico
del rock, e volenti o nolenti, sopravvive sempre,
facendo capolino nel mainstream – succede anche
questo, stupido negarlo – oppure restando chiuso
nella garageland. Ed è proprio in questo secondo
e più congeniale ambito che si muove la Nicotine
Records, e in questo CD c’è un assaggio
delle band accasate presso l’etichetta italiana.
Ovvio che ascoltando i vari pezzi,
il primo termine di paragone sono i RAMONES
(ma cazzo, chi è così stronzo
da non amare i fratellini???), e così ecco
‘I Don’t Wanna Be Your Fool’ dei
THEE PSYCHOTONES, e ‘Get Out
Of My House’ dei REAL SWINGER,
due pezzi di punk garage debitore del ’77. Seguono
due pezzi dei TRIGGER, già
ampiamente recensiti su SLAM!... però diamine,
non reggo proprio il wah-wah e l’armonica di
‘Kick It’ (erroneamente indicata come
‘Change’!!)... sembrano, anzi sono, messi
lì alla cazzo di cane, madonna che schifo!
QUEERS e RAMONES
le principali influenze dei LOS ACTIVOS,
con una ‘Waste My Time’ davvero bella
tirata, con il tipico coro punk in evidenza. Segue
‘Telephone Addict’ dei DISSUADERS,
pezzo originalmente dei storici BINGO...
mica a caso, visto che nei Dissudaders milita Alex
Vargiu, assieme a Marco Cicchella, leader dei Real
Swinger.
I pezzi delle band, eccezion fatta
per lo scan rock dei Trigger, tendono un po’
ad assomigliarsi e a seguire la stessa struttura,
ma questo del resto è un limite/pregio del
genere... ma ci pensano gli SPALMABILLY,
pazzo e divertente trio romagnolo, a cambiare disco.
Punk rockabilly, swingato e demente, che rispetta
la tradizione del genere, a partire dall’immagine
leopardata e dall’immancabile contrabbasso e
chitarra secca e riverberata. Bravi!
E’ il turno dei bravi DANNY’S
WEDNESDAY, con in evidenza la bella voce
di Amanda. La band è tornata in pista dopo
aver cambiato buona parte della formazione, e per
fortuna aggiungo io, perché ‘Keep On
Hurtin’ Me’ e soprattutto ‘The Ocean’
sono molto carine e trascinanti... immaginate i NY
LOOSE più solari e funny frullati
con le TAMPASM meno metallare, et
voilà!
Chudono il CD i pezzi dei MOST UNUSUAL SOUND,
anch’essi tornati con una nuova formazione,
e il loro lo-fi noisy pounk rock rappresentato da
‘Street Talker’ e ‘Broken Mojo’
e i due pezzi cantati in italiano dei MUTHZI
MAMBO, che onestamente non mi pigliano molto,
ispirati dai b-movies e dai maestri CRAMPS.
Piccola tirata d’orecchie alla label, colpevole
di un mixaggio non ottimale (i volumi dei diversi
pezzi sono sfasati, accidenti!!!) e un augurio per
il proprio cammino, aspetto di vedere cosa bolle in
pentola ragazzi!
Simone Parato
top
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www.gazastrippers.com
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THE GAZA STRIPPERS
"From The
Desk of Dr. Freepill..."
Nicotine
Records - 2002
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Bel colpaccio della nostrana NICOTINE
RECORDS, che sforna il terzo album della band guidata
da Rick Sims (DIDJITS, SUPERSUCKERS).
Questo “From the Desk...” mi piace molto
di più del precedente ‘1000 Watt Confessions’,
vuoi perché non ho mai amato particolarmente
le vocals lagnose e monocordi di Rick, mentre qui,
pur mantenendo le proprie caratteristiche, sono meno,
uhm, fastidiose! L’impressione che ho è
che questo sia un disco interlocutorio, fatto giusto
per mettere fuori 6-7 nuove canzoni. Poco male, poche
puppe e via col liscio!
Bella, trascinante e spirituale come
un BJ ‘Almost Instant Karma’, mentre a
dir poco spettacolare la cover di ‘Sheer Heart
Attack’ dei QUEEN, che sono
sicuro dal vivo spacca, ehm, il culo!
‘Sugar Machine’ rallenta un po’
il tiro, e fa ballare le chiappe su un paio di riff
sì classici a potenza, ma suonati con classe,
per Dio! Uhhh, poi arrivano ‘Rodan’ e
‘The Suicide Lovers’, e mi chiedo che
cazzo ci faccio seduto qui davanti al computer...
DEVO almeno correre in cucina a stapparmi una birra
fresca, per sublimare la voglia di divertimento e
sudore che mi mettono addosso questi pezzi!
Chudono il CD tra pezzi dal vivo... ottimi per chi
come me e il 99% della gente era ancora in coda in
tangenziale, e si è perso la performance dal
vivo del recente concerto di Milano.
C ya next time!
Simone Parato
top
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www.rocktrigger.com
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TRIGGER
"Distort
& Explode"
Nicotine
Records - 2002
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Bigger w/ a trigger? Sto cazzo!!
Cosa vi aspettate da una band svedese, di questi tempi?
Scan Rock, per caso?? Bravissimi, avete vinto un lecca
lecca a forma fallica! E mentre ve lo ciucciate, disquisirò
brevemente di questo ciddì...
Insomma, lo avete capito, i TRIGGER suonano sporco
e puzzolente rock’n’roll di matrice svedese...
niente di più e niente di meno di quello che
ci propinano (i primi) HELLACOPTERS
e GLUECIFER da ormai 6-7 anni. Dunque
l’originalità non è proprio il
punto forte della band... tuttavia in questo “Distort
& Explode” fanno la loro bella figura la
opener ‘Alright’ e la BACKYARD
BABIESiana ‘Change’ , e proprio
i primi e acerbi BYB mi ricorda l’acustica ‘Understand’.
A fine album, trovo ben riuscita “Distort &
Explode”, originale nei riff e nel tappeto,
uhm, sintetico e dilatato. Mi auguro dunque che gli
svedesi con la prossima uscita vadano oltre i confini
angusti di quello che è già stato fatto
(bene) dagli altri, e che possano curare di più
il suono delle chitarre, qui abbastanza anonimo...
e soprattutto che si facciano fare una grafica migliore
di questa porcheria tigrata, degna al massimo di Moira
Orfei!! Ehm... posso farmi un po’ di pubblicità?
Sì?...
Simone Parato
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www.webnzic.com/
zoneb/bstrange/baby.htm
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BABY STRANGE
"Hot On
Our Trail"
Self
Produced - 2002
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Da non confondersi con l’omonima
band di Boston, i BABY STRANGE sono una band parigina
attiva sin dal 1996. Con grande gaudio mi sono trovato
il nuovo CD nella cassetta della posta, accompagnato
da un lussurioso ed esauriente press kit, una sorta
di ‘zine della band, un po’ come facevano
i 69 Eyes con ‘Get Down to
69’. La musica della band è influenzata
dal buon vecchio rockn’n’roll di ROLLING
STONES, DOGS D’AMOUR, con molte reminescenze
JOHNNY THUNDERS & NY DOLLS e
del discepolo NIKKI SUDDEN.
Mi piace subito l’opener “Lies
In Your Lies”, che dalla sua delle vocals molto
indovinate, un ritornello accattivante e perdente
e delle grandi linee di chitarra bluesy, mentre la
successiva “I Live In A Trap” mi fa venire
in mente i QUIREBOYS frullati con
BLACKEYED SUSAN e CINDERELLA,
dove la parte del leone la fa la voce ficcante di
RV. Evidenti le influenze dei ROLLING STONES
in “Hold You Tight”, e “When I’m
Falling in Love With You” strizza l’occhio
(e le parti intime) alle ‘DOLLS,
e si candida ad essere la canzone sculettante del
mese, ammiccante, puttanella e alcolica. “Crap
Generation” e l’acustica “No Rest
For Bandits” rivelano il lato più polveroso
e bourbon-flavored della band francese, liriche loser
e l’immancabile cliché del rocker fuorilegge.
“Tell Me Why”, credeteci o meno, potrebbe
benissimo essere saltata fuori da “Ball &
Chain” dei SOCIAL DISTORTION,
country punk-a-billy incalzante, ci mancano solo colpi
di frusta e ‘yi-haa!!’, “She Was
Running Out With Another Guy” pesca nel cliché
della donna spezza cuore (diciamo pure zoccola) e
dell’amico dal pisello troppo invadente, non
certo il migliore episodio del CD ma nemmeno malvagia,
la cosa migliore la linea di basso che sorregge tutto
il pezzo, lento e a tratti oscuro. Con “Hot
Road Mama” si torna a rock’n’rollare
assieme ai fantasmi che hanno reso grande il rock’n’roll,
e appena finisce il CD è d’obbligo un
altro ascolto, e poi un altro ancora...
Il CD è ben registrato, la band
ha dalla sua una ottima padronanza delle ‘armi’
giuste per colpire l’ascoltatore, se devo fare
un paragone con una band italiana consiglio questo
CD a tutti coloro che apprezzano il nostrano
JANY JAMES.
Simone ‘Sick Mars’ Parato
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www.statobrado.com
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STATOBRADO
"Poker Di
Cuori "
Brado
Records - 2003
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Il gruppo si forma nel 1992 a Porretta
Terme in provincia di Bologna. Originariamente formato
da tre elementi, la band emiliana compone due demo-tape
dalla timbrica hard-rock: "Tristezza" e
"Fuori dal Ghetto". Nel 1997 esce "La
Maschera della Violenza", mini cd con 4 tracce
promosso dalla band in un breve tour riscontrando
buoni consensi da parte del pubblico, mentre nel settembre
del 1998 la band si chiude in studio per la realizzazione
del primo album autoprodotto "Pensiero Assoluto"
in uscita per giugno 99.
Fuori da poco questo "Poker di
Cuori", prodotto molto professionale che vede
il terzetto bolognese alla prese con un hard rock
con il cantato in italiano. Il buon guitar riffing
di Nick caratterizza il primo pezzo, "Promesse",
potente hard rock che non avrebbe sfigurato sull'album
di VALEO. La funkeggiante "Per
Non Morire Di Noia" precede uno dei miei pezzi
preferiti "Vieni Qui Stasera" un cocktail
tra SHARKS e gli ORO
più incazzati, a mio giudizio il pezzo se promosso
bene potrebbe avere un buon airplay nella nostra penisola
così come "E' Stato Proprio Un Caso",
altro brano dal buon potenziale radiofonico.
Altri pezzi degni di nota "Per
Sapere Dov'eri", "Poker Di Cuori" e
"Quello Che Sei" tutti caratterizzati da
una buona sezione ritmica e dalla chitarra di Nick,
percui se non disdegnate il cantato in italiano
vi consiglio questo album che si va direttamente ad
inserire nella fascia occupata dei vari VALEO,
BEPPE RIVA e compagnia bella...
Moreno Lissoni
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tborgogna@yahoo.it
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BORGOGNA
"Demo"
Self
Produced - 2003
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Con grande piacere mi appresto a designare
la recensione di uno dei gruppi più validi
che io abbia sentito in questi ultimi due anni.
Parlo dei rockettari BORGOGNA, giovani musicisti alle
prese con un sound tipicamente ottantiano con forti
legami col sound proposto dai DANGER DANGER,
WHITE LION e compagnia bella.
Nati nel 1999 dall’incontro tra la band JANE
DOE (Busto Arsizio – Va) e il singer Tomàs
Borgogna (Novara), non hanno mai smesso di suonare
questo sound corposo e diretto, hard rock a stelle
e striscie del decennio ottanta, rimesso a nuovo dalla
loro voglia di arrivare e dalla loro preparazione
degna di nota.
In mano ho un demo comprensivo di ben
sei tracce nuove di zecca e altrettante sei in versione
live contenente anche brani dei FIREHOUSE,
EXTREME e MR. BIG. Ma il
cantante della band è stato chiaro, il demo
ufficiale comprenderà solo tre delle sei canzoni
che ho avuto il piacere di ascoltare: “Sweet
Regina”, “Small town boy” e “All
your love” con la possibile bonus segnata dal
titolo pragmatico di “Dirty Roses”. Le
coordinate dell’album, come dicevo, sono sostanzialmente
legate al sistema chitarristico e compositivo dell’epoca
d’oro. Il loro sound è granitico, elettrico,
frizzante e senza dubbio, molto positivo dandoci in
pasto canzoni che sembrano essere state estratte da
qualche album mai uscito di gruppi come DIRTY
RHYTHM, DANGER DANGER e CRY WOLF.
Il chitarrista Pierpaolo Buzzi sa il fatto suo e il
suo stile è rappresentato proprio da riff simili
alle produzioni sopraccitate mentre al microfono troviamo
il singer piemontese Tomàs Borgogna che ha
un’ugola al di sopra di molti pseudo-cantanti
che passano per “grandi” quando hanno
solo avuto la fortuna di nascere in uno Stato diverso
dal nostro. Luca Bordin segna il tempo con la sua
quattro corde esprimendo al meglio il carattere rocker
insito in lui. Alle pelli purtroppo attualmente non
c’è ancora nessuno. Dopo la disfatta
del batterista Roberto Milani e del successivo Fabio
Scandroglio, la band si ritrova nuovamente a fare
i conti con le difficoltà di trovare un batterista
che sappia suonare bene e che sappia stare al loro
passo.
Augurando loro di trovare presto un degno sostituo
e, perché no, un buon e meritato contratto
discografico, Vi consiglio vivamente di contattarli
e prenotarne una copia! Hard Rock Will Live Forever!
Marco Paracchini
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DEAD TEENAGER Special
THE
GRANNIES - EVERYTHING MUST GO - DIRTY POWER
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Da S. Francisco arriva una di quelle
etichette che davvero danno una lucidata al termine
fin troppo abusato di “underground“.
Quattro sono le uscite di cui ci occupiamo ma fin
da ora vi invito a mettervi in contatto con Sluggo
, vero factotum dell’etichetta e persona super
disponibile.
La priorità dell’etichetta
sono sicuramente i THE GRANNIES,
quartetto di fusi di testa mica da ridere che si presentano
sul palco con dei travestimenti tra il carnevalesco
ed il puttanesco…
Il primo album è “The Grannies”
del 2000, 40 minuti tra New York Dolls,
MC5 e Punk Rock sparato… bissato
poi da “Taste the Walzer” del 2002,altre
12 bordate sui denti che non lasciano scampo.
Marci, divertenti, imprevedibili… questi alcuni
degli aggettivi che mi vengono in mente ascoltando
la loro musica… comprese le due incredibili
cover di GBH (“Race Against
Time”) e Husker Du (“Never
Talking to You Again”)… consigliati!!
Per gli amanti invece del Punk più
tradizionale vi segnalo gli EVERYTHING MUST
GO con “Apocalipstick” del 2001,
10 canzoni in 23 minuti… nessuna parentela con
il cosiddetto punk da classifica e quintali di energia
e sudore.
Finisco questo special parlando del
prodotto più recente, il cd dei DIRTY
POWER del 2003… credetemi quando vi
dico che questo cd spacca da morire… prodotto
alla grande da Jack Endino vi si ficcherà in
testa senza pietà, ed è veramente difficile
per me collocarlo in qualche categoria… semplicemente
credo che chi ha apprezzato per esempio American
Pearl, Beatiful Creatures e le cose più
seventies degli Hellacopters non
faticherà a mettere i DP tra gli highlights
di quest’anno.
Per avere maggiori informazioni sulle band e sui cd
descritti vi consiglio di fare un giro sul sito dell’etichetta.
Federico Martinelli
www.deadteenager.net
www.dirtypower.net
www.thegrannies.com
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www.jessedamon.com
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JESSE DAMON
"The
Hands That Rocks"
On
Fire Records - 2003
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Dopo aver dato il bentornato ai
SILENT RAGE con il live album dell’anno
scorso è con molto piacere che vi presento
il primo lavoro solista del cantante della band californiana
uscito per la piccola etichetta On Fire Records.
Prima di parlare di questo cd ricordo brevemente che
oltre ad essere il leader dei SILENT RAGE,
Jesse ha collaborato molto spesso con i KISS,
scrivendo insieme a Gene Simmons “Thou Shalt
Not" contenuto in "Revenge", facendo
le backing vocals su "Hot in The Shade"
e "Revenge" e collaborando ai demos di "Carnival
Of Souls" e "Psycho Circus".
Collaborazione questa nata presumibilmente
ai tempi dei primi lavori dei SILENT RAGE
usciti proprio su etichetta Simmons Records, e che
continua anche su questo cd solista visto che insieme
hanno scritto uno dei pezzi migliori dell’intero
album, "Everybody Needs Somebody".
Altra collaborazione di prestigio è quella
con Paul Sabu, che scrive insieme
a Jesse ben 8 degli 11 pezzi del cd e che suona basso,
chitarra e tastiere su tutti i pezzi.
"Gotta Let It Go" apre il
cd con toni molto melodici e si intuisce subito come
rispetto alla band madre il sound tenda molto di più
verso un AOR dinamico e molto curato... come d’altronde
conferma il secondo pezzo, "Bad Bizziness".
"Love isn’t Love" è una ballata
davvero ben fatta, mentre in "Lay The Blame"
compaiono influenze “nere” (modello spiritual)
che se in un primo momento spiazzano, poi diventano
il vero pezzo forte della canzone.
Da segnalare anche "Do You Feel Lucky Tonight",
introdotta da un sax intrigante e che poi si sviluppa
in un andamento quasi alla Richard Marx.
Come detto "Everybody Needs Somebody"
è uno dei pezzi migliori, sicuramente il più
vicino alla produzione SILENT RAGE
e… KISS, anche se in questo
frangente emerge comunque la mancanza di un vero batterista…
Chiudo segnalandovi "Someone Like You"altro
pezzo clamorosamente AOR.
Complimenti davvero a Jesse, autore di una prova vocale
maiuscola e a dimostrazione che questo album non è
un passo interlocutorio della sua carriera vi segnalo
che molte date verranno fatte a supporto del cd e
che il nostro è già al lavoro su nuovi
pezzi per un prossimo cd….
Federico Martinelli
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www.joeytempest.com
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JOEY TEMPEST
"Table
34"
Universal
- 2003
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Mentre scrivo questa recensione mi
chiedo automaticamente quale possa essere il senso
di un disco del genere in SLAM! ma, tutto sommato,
da un certo punto di vista, per l’ex cantante
degli EUROPE, questo spazio è
anche dovuto.
Ahimè, mi sarebbe piaciuto urlare
al miracolo, dire a Voi lettori di buttarvi all’acquisto
dell’album, di strappare i soldi dal portafoglio
e darli in pasto al negoziante di fiducia ma, dopo
ripetuti ascolti, mi chiedo davvero quanto possa valere
un album di questo genere.
Sicuramente prodotto di grande godibilità nell’odierno
mondo musicale e altrettanto sicuramente è
un disco appetibile per chi ama il modern rock ma,
per chi ha visto “crescere” il buon vecchio
Joey, diventa difficile apprezzarne il contenuto senza
dare un giudizio quasi, come dire… negativo.
Le influenze sono svariate e legate alle sonorità
in voga, traendo spunto dai molteplici pezzi che sento
in radio. Quindi dodici brani che invece che Joey
Tempest potevano avere il nome di PincoPallino che
sarebbe stato esattamente lo stesso… anzi, credo
avesse avuto maggiori chances nel mondo musicale ma,
se a questo aggiungiamo che la Universal lo sponsorizza…
beh, due più due fa quattro, no?
Fossi in voi, prima di spendere 40
vecchie mila lire per un disco così leggero
e senza pretese, farei i dovuti calcoli.
Gli EUROPE non torneranno più
e il presente ce lo dimostra.
Questo è forse uno di quei classici dischi
che ascoltato una volta, il giorno dopo lo si è
già ampiamente dimenticato.
In bocca al lupo per il futuro, Joey anche se…
non hai mai pensato di aprire un’attività?
Marco Paracchini
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www.atenzia.com
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JIM JIDHED
"Full
Circle"
Agenzia
Records - 2003
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Il faccione pacato e sorridente di
Jim dice già, in copertina, quanto sia fiero
di questo prodotto.
Forse uno dei pochi estimatori dell’AOR puro,
viene accompagnato da Tommy Denander (ma quanti dischi
fa all’anno, costui? Ndr) in una produzione
assai sopra le righe, per i soli amanti del genere,
of course!
Le 13 canzoni presenti dimostrano la
capacità interpretativa di questo vecchio singer
che lascerà tutti gli ascoltatori a bocca aperta,
riportando le melodie tipiche di 15 anni fa nei vostri
stereo, dando comunque, spazio anche alle miriadi
di effettacci da pc moderni. Insomma, una produzione
coi fiocchi che presenta inoltre un keyboard programming,
stilato da Tommy, che fa anche sorridere tanto quanto
i suoni siano così demodé ma al passo
coi tempi dei nostri cuori retrò!
“Full circe”, oltre a portare il titolo
dell’album, può essere senza ombra di
dubbio una fm-track di ottima fattura. I pezzi sono
trascinanti e raramente si vuole passare al brano
successivo. Così anche i ritornelli, tutti
estremamente di facile presa e ben strutturati con
cori mixati al limite della perfezione. Tra i BAD
HABIT e i MAGNUM più
melodici, Jim sa il fatto suo e sa ripercorrere al
meglio le coordinate di un AOR dimenticato spesso
e volentieri dalle radio e dalle tv.
L’Atenzia Records propone dunque
un nuovo capitolo all’insegna del Melodic Rock
luccicante, scintillante e fresco di energia dirompente.
Un colpo a segno per la recente etichetta. Mi auguro
che tutti i loro prodotti siano alla portata dei prodotti
fatti sino ad ora.
Marco Paracchini
top
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www.frontiers.it
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DRIVE SHE SAID
"Real
Life"
Frontiers
Records - 2003
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Mai stati campioni d’incassi,
mai stati campioni di interesse collettivo, I DSS
appaiono comunque come un’icona di serie B dell’AOR
degli anni ottanta, avendo rilasciato alcune chicche
sonore di non poca importanza ma mai seriamente colti
con grande interesse dal pubblico amante di tali melodie,
si ripresentano oggi sotto l’egida della napoletana
Frontiers che, insieme alla MTM, nonostante abbiano
segnato gli anni novanta con produzioni sopra le righe
(nel genere, ovvio…) ora hanno difficoltà
a far fuoriuscire dischi che abbiano un senso compiuto.
Difficoltà di marketing, pubblico
che cambia, gusti che si evolvono, ogni scusa è
buona ma credo che chiunque rocker intenzionato a
produrre o semplicemente a spendere due soldi per
un disco che riporti in auge vecchie glorie, abbia
una tale razionalità da rendersi conto di cosa
possa andare e cosa no. Il mercato impone il profitto
e, di questo non ne faccio nessuna colpa, anch’io
come loro devo mangiare ma quando le mie orecchie
o meglio, il mio portafoglio deve sostenere quasi
19 euro per un disco del cazzo come questo, mi girano
ampiamente le palle.
Insignificante dall’inizio alla fine. Non dico
questo per le composizioni, alcune sarebbero davvero
graziose solo se, e sottolineo il “solo”,
fossero prodotte con una maggiore attenzione.
Alcuni demo che mi pervengono, registrati in casa
con un semplice programma (di cui non ne pubblicizzo
il nome – ndr), risultano molto più realistici
e in linea con l’ideologia rockettara e melodica
cui la Frontiers ha sempre guardato con ammirazione
ma, non si capisce bene il perché, i Drive
She Said (ma quanti ricordano davvero chi sono?...dai…)
hanno il contratto e gli altri no.
Logica di profitto… dimenticavo.
Rifiuto qualsiasi invito a riascoltare
al meglio l’album, troppe imperfezioni, stonature,
tastiere da una parte e voce dall’altra (ma
sono registrate in live senza clock? – ndr)
e troppe insignificanti enfatizzazioni gutturali che
poco importano alle orecchie di chi, il rock, lo ascolta
da almeno venti anni. Molle, scialbo, imperfetto,
chitarre fittizie, suoni da cantina e testi tutti
improntati sull’amore (va beh, concediamoglielo!)
tutto prodotto, scritto e diretto dai due “boss”
che rappresentano i DSS, Mark Mangold e Al Fritsch,
tanto storici (e lo dico con orgoglio e ammirazione)
quanto dimenticati dal pubblico.
Basta.
Che i Drive She Said si diano ad altro, sarebbe meglio.
Il loro tempo lo hanno fatto, bene, ma è ora
di dire basta, a meno che una major qualsiasi non
ne sponsorizzi il materiale con dovuti mezzi e teste
capaci di masterizzare al meglio canzoni di questo
tipo.
Dopo il triste rientro in scena di Ted Poley,
Vi presentiamo il triste rientro dei Drive She Said!
Con rammarico dico anche che è stato un ritorno
davvero mancato… peccato, ci tenevo parecchio.
Marco Paracchini
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---- by Slam! Production® 2001/2007 ----
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