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www.perrisrecords.com

 

ROXX GANG
"Hot Damn"
Perris Records– 2003

Se devo essere sincera, prima di esprimere un giudizio avventatamente troppo crudele sul nuovo lavoro dei Roxx Gang (o Mojo Gurus chi lo capisce più!) ho voluto riascoltarlo più volte... operazione non particolarmente faticosa, dato che la durata totale del cd è di 36 min per un contenuto di 10 tracce. Come dicevo: dimenticate le vecchie sonorità glam di Kevin Steele e soci per catapultarvi in un mondo rockabilly - rock blues finto spensierato, tantochè il risultato finale mi sembra poco credibile, da far storcere il naso anche al fan più sfegatato.

Le prime 4 canzoni (da "Race with the devil" a "Linda Marie") trascorrono indifferenti... sassofono, piano, slide, voce alla pseudo ELVIS e corettini da chiesa portano direttamente a chiedersi: dov'è finita l'identità di questo gruppo?? Di sicuro non in canzoni alla "Pulp Fiction" come "Bumble Bee", neppure nella pacata/soporifera "Raylene", tantomeno nella fastidiosa (concedetemi il termine) "Clarksdale"... salvo miracolosamente 2 songs: "Black cat blues" cattiva/incisiva al punto giusto e "Two too much" che chiude l'album e sa di rock n roll tirato, con base di piano alla JERRY LEE LEWIS.
Per quale motivo i Roxx Gang abbiano preso questa (coraggiosa) direzione musicale è inspiegabile, onestamente non mi è parsa una grande trovata.
UzyGlam

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www.perrisrecords.com

 

HOLLYWOOD HAIRSPRAY VOL.2
"A.A.V.V."
Perris Records– 2003

La Perris sforna il tanto decantato quanto atteso HOLLYWOOD HAIRSPRAY VOL II: 16 gruppi tra conosciuti e semi-anonimi col compito di celebrare i fasti dei gloriosi anni ' 80 che furono. La domanda è: ci riescono veramente? La risposta è: assolutamente no!!
Già il primo impatto con la qualità delle registrazioni è pessima e al primo ascolto ci si accorge che la maggior parte delle canzoni hanno veramente poco a che fare con l' hair metal! Tuttavia non disperate: dei buoni pezzi ci sono... solo i nomi di bands del calibro di Enuff Z Nuff, Jet Boy, Pretty Boy Floyd e Cherry St. (con la bellissima "Whiskey"già presente sul loro primo album "Squeeze it dry") sono una garanzia.Ma le vere sorprese arrivano da gruppi meno noti: dal redivivo KKM e la sua "Goodbye Rock n Roller" è impossibile star fermi, promossi a pieni voti i Grayson Manor con "Enemy" (anche il ritornello poppeggiante funziona a meraviglia), mentre il rock n roll torna a volar alto coi Sinn di "Sweet thing", non male i Supergroupies forse un pò troppo punkeggianti per i miei gusti e bene anche Mother Mercy con "Rock City Boys". Gruppi meno convincenti poichè inadatti a una raccolta che porta un nome tale: i simil AC/DC Heaven, il noioso Ken Tamplin (AOR!!), i Fahreneit falsi WHITE LION e i poco originali Nitro... potrei proseguire coi Fatal Smile, Parlor Trixx e via dicendo... insomma mi aspettavo 16 pezzi allegri e tiratissimi e mi ritrovo alternatamente tra l'entusiasta e l'annoiata. Giudizio finale?Promosso con riserva... basta cambiare il nome alla compilation!!!
UzyGlam

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www.nordica-band.com

 

NORDICA
"Rebel Heart"
Adrenaline Records– 2003

Fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile parlare della penisola iberica come la nuova fucina di talenti in campo AOR/ Hard Rock melodico... ma dopo le ottime releases di band spagnole (91 Suite su tutte) il debutto dei portoghesi Nordica non è una sorpresa così grossa... anche perché da tempo si parlava in termini lusinghieri del quintetto guidato dall'emergente vocalist Diogo De Lima.
Il fatto curioso è che il cd viene pubblicato da un'etichetta italiana, la Adrenaline, che fino ad ora non era certo conosciuta per certi tipi di sonorità.
Prodotto e mixato da Luis Barros e masterizzato ai famosi Area 51 Studios di Hannover da Tommy Newton, il cd è davvero una goduria per chi rimpiange i BON JOVI dei primi 3 album e in generale gruppi del passato come SURGIN, PROPHET e SURVIVOR.

A "Place in Your Heart" apre il cd e mette subito in chiaro cosa ci aspetta... melodia, melodia e ancora melodia, grazie anche all'ottimo lavoro del tastierista Hugo MSD, votato anima e tasti ai gloriosi anni '80.
"Hide Away e Give It All" godono di linee vocali davvero azzeccate mentre "Rebel Till I Die" è una ballata dai toni soffusi con una grande interpretazione di Diogo de Lima, in un clima molto bonjoviano.
Altri pezzi che mi sono piaciuti particolarmente sono "Rebel Heart", la saltellante "Stand" e la classicissima "Two Steps From Paradise".
Qualcuno potrà definire questo disco merce riservata ai nostalgici... ma francamente preferisco 100 volte il sound dei Nordica di quello della next big thing costruita a tavolino.
Complimenti vivisssimi acnche all'etichetta milanese che ha creduto nel progetto... "Rebel Heart"... musica che va dritta al cuore.
Federico Martinelli

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www..frontiers.it

 

KHYMERA
"Khymera"
Frontiers Records – 2003

Il singer dei KANSAS, Steve Walsh e il chitarrista Daniele Liverani (del nostro BelPaese) hanno sfornato un album di deciso Melodic Rock senza tener conto dell’anno di produzione e senza badare a spese, creando così un album bello, potente e denso di passione.

Nel combo straordinariamente miscellaneo, ritroviamo anche una vecchia conoscenza del mondo dei rockers…il buon vecchio Mike SLAMER che conduce alcune background guitars e mixa il tutto.

Unico neo dell’intero lavoro è la stesura limitata ad un pezzo strumentale, unica traccia scritta dal duo, poiché le altre undici canzoni sono chicche del passato, b-sides di vecchie bands e ghost tracks di cantautori mai entrati veramente in un cd o in una chart.

Si inizia con le bellissime “Strike like lightining” e “Shadows” interpretate dai Mr. Big nel 1991 per la colonna sonora di Navy Seals e scritta anche dal nostro friulano Giorgio Moroder, (grande compositore di colonne sonore) con la quale si instaura da subito il feeling imperante in tutto il resto del disco, hard rock melodico pomposo e senza tanti fronzoli.
Si prosegue con “Who’s gonna love you tonight” intriso di melodie alla SURVIVOR di metà anni ottanta, apparsa già nell’album di David FOSTER nella seconda metà degli eighties’. Si prosegue con “Living with a memory” scritta da Jim Peterik ma che non sono riuscito a scoprire da dove arrivasse, forse, azzardo, da qualche scarto dei TWO FIRES. Pianoforte a gò-gò con “Bless a brand new angel” di cui non ne avevo mai sentito neanche una nota. B-sides degli WINGER compaiono invece con “Written in the wind” e “Without warning”, scritte dalla coppia di ferro Winger-Spiro, di cui, credo, sappiate tutti quale sinergia possano far scaturire quelle due menti. “Love leads the way” apre alle melodie dell’allora grande progetto targato HARDLINE nella quale, le stesse note, vennero suonate come bonus track, per il solo mercato discografico asiatico.

Altri tre brani e si chiude l’album nella quale, dopo ripetuti ascolti e degni sguardi di ammirazione di fronte allo stereo (ma dedicate ovviamente al duo dei Khymera!), non posso però non dire la mia…ma perché limitarsi a delle cover, anche se magari mai giunte all’orecchio di qlc1? Diamo spazio a chi sa creare nuove emozioni non a chi ricrea quelle di un tempo, per quelle ci sono già un sacco di bands live!
Marco Paracchini

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www.raincrew.com

 

RAIN
"Promo Cd 2003"
DeadSun Records – 2003

Quando ho ricevuto il promo cd del nuovo album dei nostrani RAIN, sapevo che mi sarei imbattuto in focosi pezzi di Hard&Heavy come da venti anni a questa parte, ci hanno abituati.
In giro sempre a rendere dedizione al metal d'altri tempi, i RAIN sono giunti al contratto discografico con la francese DeadSun e, promossi dalla Eagle Booking, ecco che mi ritrovo a recensire il promo contenente solo due brani degli 11 che ci saranno in giro, a breve, nei negozi.

"HeadShacker" porta un titolo piuttosto chiaro e diretto e, nei riff possenti, accompagnati da una batteria martellante, sembra che i KEEL si siano messi in contatto diretto con i MOTORHEAD, devastando le casse dei nostri stereo. Inclini, più o meno, a ciò proposto dagli altri nostri amici WINE SPIRIT, la base è di chiaro stampo ottantiano, segnalatoci anche dalla chicca della seconda traccia intitolata "Only for the rain crew" che, delineando chitarre roventi e input vocali decisamente più grezzi e in linea d'onda con band del passato, ci accompagna per quasi tre minuti in un inno alla crew della loro storica band.
In attesa di gustarci l'atteso ritorno in scena di questi duri a morire, godetevi alcune loro chicche al sito.
Marco Paracchini

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THE FRENCHIES
"Lola Cola"
Jurassic Punk – 1999

Sigh! Ecco uno di quei rari casi in cui mi sono dovuto accontentare di una ristampa in CD invece del vinile originale targato 1974, non me la sentivo di spendere dai 50 ai 114 (!!) dollari anche perché i Frenchies erano un’incognita, una band potenzialmente interessante con foto e recensione intriganti scoperta per caso sul sito 70’s Invasion,... vabbeh il “rischio”, ma come dice mia moglie “fino a pagina cinque”! Il mio proverbiale fiuto per le Rock’n’Roll bands più “sfigate” del pianeta ha fatto centro per l’ennesima volta, un affarone portare a casa questo CD in edizione limitata a 2000 copie numerate, racchiuso in una lussuosa confezione di cartoncino a “finestra” con un bel libretto con testi e storia della band (in francese ma abbastanza comprensibile), il tutto per la misera cifra di 12 euri s.p.i.!! Un solo sguardo alla foto sul retro di copertina rende palese che ci troviamo di fronte ad una Glam Rock band, con un look a metà strada tra N.Y. Dolls e Sweet, e fin dal primo ascolto il sorriso comincia a delinearsi compiaciuto sul mio volto: un’esplosiva miscela Blues e Rock’n’Roll derivata dagli Stones viene opportunamente indurita e “deviata” verso il GlamPunk più stradaiolo e decadente, l’atmosfera calda e vibrante dell’opener “Dillinger’s Coming” traccia le coordinate portanti che fortunatamente caratterizzano tutto il disco, un’intrigante suono che – ed il sorriso diventa uno “Yahuuhh!!”- fa apparire i Frenchies come un insperato “missing link” fra i Silverhead e gli Hollywood Brats! Un equilibrio pressoché perfetto tra questi nomi altisonanti con l’aggiunta di alcuni dettagli che danno alla band una sua identità: dalla sensuale voce di Martin Dune, che pur traendo ispirazione dal grande Michael Des Barres e da Iggy Pop è roca, calda e profonda, allo stile del solista Morgan Davis che ricorda Brady degli H. Brats ma con un suono meno sofferto e lancinante, tutta la band è “sanguigna” e viscerale, e nonostante la produzione pulita non perde in impatto e crudezza.

Un ottimo disco, e vista la data di pubblicazione contemporanea ad alcuni fondamentali lavori dei “mostri sacri” dell’epoca, questi prime-movers sono a buon diritto la prima e forse unica valida risposta Francese al GlamPunk tanto in voga in Inghilterra e Stati Uniti in quegli anni, senza per questo poter essere accusati di “palesi ispirazioni” (non dimentichiamoci che le Dolls, gli Hollywood Brats ed i Berlin Brats arrivarono ad una proposta musicale molto simile senza essere reciprocamente influenzati pur appartenendo tutti al mondo anglosassone). Superfluo parlare dei singoli brani, tutti belli ed incentrati sulla tipica iconografia Rock’n’Roll fatta di gangsters, alcool, cars & girls e vita sregolata, solo un cenno a titoli come “Rock’n’Roll Fascination”, “Detroit Palmtrees”, “Lola Cola” ed il bluesaccio “Mike’s Bike” che conquistano immediatamente con la loro carica trasgressiva e perversa, il resto scopritelo da soli, se amate i 70s è un must!
Gaetano Fezza

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www.michaelmonroe.sci.fi



 

MICHAEL MONROE
"Watcha Want"
SPV – Steamhammer - 2002

Ed io secondo voi cosa dovrei dirvi dell’ultima fatica di una delle mie icone assolute? Lo so che voi bastardissimi amici/colleghi l’avete fatto apposta a lasciarmi la patata bollente!! Ed io dovrei stroncare Michael solo perchè stavolta ha “un tantino” esagerato con le cover? Oppure perché chi lo ha ascoltato prima di me ha espresso considerazioni non sempre lusinghiere? No mah, dico, l’avete vista la Copertina del CD? Cazzo, solo quella foto vale la metà della spesa!!! Ueh, bimbi, avete voluto il Gae “alla consolle” e adesso volere o volare vi beccate il mio ennesimo delirio: Mike Monroe è uno di quei personaggi che grazie a Dio ha talento da vendere, carisma e, soprattutto, un suo stile ben definito, insomma per quanto mi riguarda è come parlare dei Ramones o degli AC/DC, so esattamente cosa aspettarmi, ed è esattamente così che li voglio, punto! Possiamo discutere ore sul fatto che abbia avuto momenti migliori e più ispirati, che forse abbia messo troppa carne al fuoco anche per questioni contrattuali (non dimentichiamoci del contemporaneo ritorno, tanto inatteso quanto insperato, degli Hanoi Rocks), che possa aver sofferto in modo atroce la perdita di sua moglie e così via, rimane il fatto che anche in quest’ultima fatica mister Monroe conferma che in fatto di sudore, carica ed attitudine ha ben pochi rivali nel mondo del Rock’n’Roll.

A mio avviso il lavoro non viene sminuito nemmeno dalla presenza di otto covers (forse troppe, questo ve lo concedo), perché innanzitutto interpretate da par suo, ed in secondo luogo una cover ben fatta per me equivale ad un’originale, senza contare il fatto che chi non conosce questi brani può scoprirne gli autori e cercarne i dischi, ne approfitto quindi per menzionare la bella opener “Do Anything You Wanna Do” degli interessanti Eddie and the Hot Rods che personalmente non conoscevo e “Jimmy Brown” di Casino Steel, autore mai abbastanza citato ed elogiato, (e buona fortuna a quei “buongustai” che decideranno di inseguirne la discografia!). Non ho sotto mano le note perché possiedo un promo, per cui non sono sicuro dei credits delle varie canzoni, per certo posso dirvi che in alcuni brani c’è il tocco della compianta Jude Wilder e che il compagno d’avventura Pink Gibson a.k.a. Adam Bomb dà a sua volta un tocco di classe negli arrangiamenti, che spesso presentano venature Hard Rock di pregevole fattura come in “Rumor Sets The Woods Alight” con una melodia che mi piace molto. Sopra la media anche “Right Here, Right Now”, rocker molto carico con la classica armonica di Mike a farla da padrona, “Stranded” dall’inequivocabile incedere Hanoi Rocks vecchia maniera, “I wont Lie Down & Die” che mi ricorda il periodo Demolition 23 e “Shattered Smile” con un bell’arrangiamento di piano. Un paio di episodi sono meno convincenti ma alla fine Michael Monroe è sempre lui, se siete suoi fans lo comprerete a prescindere. Gae Dixit!!
Gaetano Fezza

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www.xyzmusic.com



 

XYZ
"Letter to God"
MTM / Frontiers Rec.Self Produced - 2003

Da Lione agli Stati Uniti… un sogno per molte bands, una realtà per i rockers XYZ che, nel lontano 1988 ebbero la fortuna di essere selezionati e prodotti dalla figura emblematica di Don Dokken per poi giungere, solo l’anno successivo, al loro primo Lp, miscela esplosiva di hard&heavy che rincuorò molti europei sull’effettiva capacità di saper suonare anche meglio degli americani. Prova che venne poi completata col successivo “Hungry” nel 1991 che diede l’effettiva fine artistica del quintetto franco/americano, sebbene alcuni anni dopo fu messa sul mercato la ristampa discografica con il bonus cd di un live, per altro eccellente.

Oggi, a distanza di parecchi anni, Terry Ilous, disperato dopo la morte del padre e del proprio figlio (accadute nel giro di pochi mesi l’una dall’altra), si ritrova dietro al microfono non per cantare ballate ispaniche (altra chicca del nostro maestro Terry) ma per rendersi di nuovo riconoscibile ai tanti fans che non hanno mai dimenticato la sua timbrica eccezionale. Lo troviamo dunque in perfetta forma, accompagnato dal famigerato JK Northrup alle chitarre, dal redivivo Paul Monroe (batterista ufficiale…) e Sean McNabb al basso. Cambiamenti in line-up piuttosto prevedibili visti gli anni trascorsi ma nel sound, più corposo e reso un po’ più odierno, gli XYZ non lasceranno asciutte le bocche avide di succulente melodie e riff taglienti.

I dodici brani sono esempio di lucida intenzione di riportare le voci del passato, mettendo gli accenti sulle indiscusse capacità interpretative di Terry che, nel susseguirsi dei pezzi, pare dica la sua a proposito di vecchi mostri come LED ZEPPELIN e AEROSMITH, mettendoci dentro anche un po’ di GREAT WHITE, sempre rincarati da quella dose di “epico vocale” tipica proprio del DOKKEN sopraccitato.
Grande emozione nella ballata “Deny”, una delle più belle che io abbia mai ascoltato in questi ultimi periodi e nel brano semplice ma direttamente indietro negli eighties “Burn it Up” che pare si sia messo a cantare con Glenn Hughes e Joe Lynn Turner! Ritroviamo anche pezzi storici come “Inside Out” e “What keeps me loving you” reinterpretate pressoché ugualmente alle originali.
Altre emozioni si respirano con “Tell me” e “All I’m asking”, sempre in tema con i gruppi storici elencati sopra.

Davvero un ritorno che sarà difficile dimenticare e che segnerà, indiscutibilmente, il rientro in scena, per un bel po’ di tempo, per questi personaggi che hanno ancora molto da dare e da dire.
Io lo consiglio poi, fate voi…
Marco Paracchini

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www.miketramp.com



 

MIKE TRAMP
"More to life than this"
Ulftone Music/Edel Contraire - 2003

A neanche un anno e mezzo di distanza dal Cd precedente, ritroviamo l’ugola spaccata dell’ex vocalist degli indimenticabili WHITE LION, qui sempre in veste di cantautore di rock denso ed intimista, con dieci brani scritti ed interpretati da lui.
Il packaging è uguale identico al precedente album e anche lo stile è assolutamente legato alle linee melodiche intraprese negli ultimi anni.

A volte forse si può dire che poco si differenziano l’una dall’altra mettendo però in evidenza un elemento che nei precedenti dischi non c’era: si respira aria di positività, di serena energia e di ottimismo che, solitamente, mancava negli album passati.
Grandi ritornelli, di facile rimembranza e riff abbastanza moderni sempre però con l’attenzione rivolta ad un genere che nel centro/sud degli Stati Uniti, sbancherebbe di sicuro.

Non cercate in questi lidi arrangiamenti di stampo ottantiano o di difficile fattura, il rock è semplice ed è da gustarsi nei momenti in cui si vuole respirare un po’ d’aria nuova con un pizzico di nostalgia. Insomma, un ottimo disco d’accompagnamento autostradale per lunghi viaggi, stando in compagnia con una delle voci più atipiche degli eighties che seppe, invece, dimostrare quanta energia e sentimento in essa si potesse nascondere.

Se vi è sfuggito l’album precedente o se, a maggior ragione, vi ha saputo conquistare, allora questo Lp fa assolutamente per voi, nel caso invece voi non conosceste nulla di Tramp, beh, forse non può un album solo ripercorrere ciò che di grande ha rappresentato questo singer ma sicuramente può essere un buon acquisto per i molti che amano un rock melodico leggero al passo coi tempi, con testi densi di emozioni e di vita vissuta… insomma, io un pensierino lo farei…
Buon ascolto!
Marco Paracchini

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www.tylaonline.co.uk



 

TYLA
"Passion, loyalty and betrayal"
Venus - 2002

Tyla…beh, chi non conosce un elemento storico come TYLA? Singer e fondatore di quegli scatenati e distrutti dalla vita dei THE DOG’S D’AMOUR, è oramai in pista da diversi anni nel giro di locali fumosi statunitensi, europei e pure italiani (!) per dare voce alla sua idea di vita, alla sua passione per le melodie scorporate e al suo modo di vedere e capire la vita.

Ancora in piedi dopo trascorsi tra abuso di alcol e droghe, TYLA è ancora qui, distribuendo album da solo o con l’aiuto di pochi intimi ancora legati al suo fascino dark e fuori dal mondo. Ma, oggi come oggi, posso dire che un album come questo possa davvero essere ritenuto un’offesa al pudore del denaro delle nostre tasche.
Prima che alcuni fan sfegatati mi riempiano di e-mail o messaggi diretti ed offensivi, ricordo che i dischi, a differenza della stampa professionale e dell’editore, li acquisto con i soldi guadagnati correndo come un pazzo per un mese intero… quindi, detto questo, l’ascolto di un disco con l’utilizzo di batterie finte (ma non drum machine elementari e/o professionali!! Qui si parla di sistemi di drum programming di dieci anni fa!!! Avete idea del suono delle batterie delle tastiere Roland? Ecco, quello… ndr), di chitarre suonate al limite della scordatura e di vocalizzi quasi sempre fuori nota (ma di note si parla qui dentro?...mah… ndr) mi fanno fare una domanda sola: ma chi compra ancora questi dischi? Io e i balùba come me che ricordano i vecchi tempi e si fanno fregare!
Amici, nemici e parenti, se davvero avete voglia di buttare via i vostri soldi, siete liberissimi di farlo se, invece, non guadagnate cifre da capogiro come il sottoscritto… beh… forse è il caso che durante una buona e sana bevuta e fumata con gli amici, il disco nello stereo sia… un vecchio album dei DOG’S e non questo schifo senza capo ne coda.
Con questo chiudo. Buon… ricordo!
Marco Paracchini

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www.nicotinerecords.com



 

NICOTINE RECORDS
Nicotine Records - 2002

La Nicotine Records, con base a Tortona (AL), è una indie che tratta punk rock in tutte le sue forme e devianze più interessanti. Tre accordi e via, il punk rock nella sua quintessenza è l’aspetto più spontaneo e fisico del rock, e volenti o nolenti, sopravvive sempre, facendo capolino nel mainstream – succede anche questo, stupido negarlo – oppure restando chiuso nella garageland. Ed è proprio in questo secondo e più congeniale ambito che si muove la Nicotine Records, e in questo CD c’è un assaggio delle band accasate presso l’etichetta italiana.

Ovvio che ascoltando i vari pezzi, il primo termine di paragone sono i RAMONES (ma cazzo, chi è così stronzo da non amare i fratellini???), e così ecco ‘I Don’t Wanna Be Your Fool’ dei THEE PSYCHOTONES, e ‘Get Out Of My House’ dei REAL SWINGER, due pezzi di punk garage debitore del ’77. Seguono due pezzi dei TRIGGER, già ampiamente recensiti su SLAM!... però diamine, non reggo proprio il wah-wah e l’armonica di ‘Kick It’ (erroneamente indicata come ‘Change’!!)... sembrano, anzi sono, messi lì alla cazzo di cane, madonna che schifo!
QUEERS e RAMONES le principali influenze dei LOS ACTIVOS, con una ‘Waste My Time’ davvero bella tirata, con il tipico coro punk in evidenza. Segue ‘Telephone Addict’ dei DISSUADERS, pezzo originalmente dei storici BINGO... mica a caso, visto che nei Dissudaders milita Alex Vargiu, assieme a Marco Cicchella, leader dei Real Swinger.

I pezzi delle band, eccezion fatta per lo scan rock dei Trigger, tendono un po’ ad assomigliarsi e a seguire la stessa struttura, ma questo del resto è un limite/pregio del genere... ma ci pensano gli SPALMABILLY, pazzo e divertente trio romagnolo, a cambiare disco. Punk rockabilly, swingato e demente, che rispetta la tradizione del genere, a partire dall’immagine leopardata e dall’immancabile contrabbasso e chitarra secca e riverberata. Bravi!
E’ il turno dei bravi DANNY’S WEDNESDAY, con in evidenza la bella voce di Amanda. La band è tornata in pista dopo aver cambiato buona parte della formazione, e per fortuna aggiungo io, perché ‘Keep On Hurtin’ Me’ e soprattutto ‘The Ocean’ sono molto carine e trascinanti... immaginate i NY LOOSE più solari e funny frullati con le TAMPASM meno metallare, et voilà!
Chudono il CD i pezzi dei MOST UNUSUAL SOUND, anch’essi tornati con una nuova formazione, e il loro lo-fi noisy pounk rock rappresentato da ‘Street Talker’ e ‘Broken Mojo’ e i due pezzi cantati in italiano dei MUTHZI MAMBO, che onestamente non mi pigliano molto, ispirati dai b-movies e dai maestri CRAMPS.
Piccola tirata d’orecchie alla label, colpevole di un mixaggio non ottimale (i volumi dei diversi pezzi sono sfasati, accidenti!!!) e un augurio per il proprio cammino, aspetto di vedere cosa bolle in pentola ragazzi!
Simone Parato

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www.gazastrippers.com



 

THE GAZA STRIPPERS
"From The Desk of Dr. Freepill..."
Nicotine Records - 2002

Bel colpaccio della nostrana NICOTINE RECORDS, che sforna il terzo album della band guidata da Rick Sims (DIDJITS, SUPERSUCKERS). Questo “From the Desk...” mi piace molto di più del precedente ‘1000 Watt Confessions’, vuoi perché non ho mai amato particolarmente le vocals lagnose e monocordi di Rick, mentre qui, pur mantenendo le proprie caratteristiche, sono meno, uhm, fastidiose! L’impressione che ho è che questo sia un disco interlocutorio, fatto giusto per mettere fuori 6-7 nuove canzoni. Poco male, poche puppe e via col liscio!

Bella, trascinante e spirituale come un BJ ‘Almost Instant Karma’, mentre a dir poco spettacolare la cover di ‘Sheer Heart Attack’ dei QUEEN, che sono sicuro dal vivo spacca, ehm, il culo!
‘Sugar Machine’ rallenta un po’ il tiro, e fa ballare le chiappe su un paio di riff sì classici a potenza, ma suonati con classe, per Dio! Uhhh, poi arrivano ‘Rodan’ e ‘The Suicide Lovers’, e mi chiedo che cazzo ci faccio seduto qui davanti al computer... DEVO almeno correre in cucina a stapparmi una birra fresca, per sublimare la voglia di divertimento e sudore che mi mettono addosso questi pezzi!
Chudono il CD tra pezzi dal vivo... ottimi per chi come me e il 99% della gente era ancora in coda in tangenziale, e si è perso la performance dal vivo del recente concerto di Milano.
C ya next time!
Simone Parato

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www.rocktrigger.com



 

TRIGGER
"Distort & Explode"
Nicotine Records - 2002

Bigger w/ a trigger? Sto cazzo!!
Cosa vi aspettate da una band svedese, di questi tempi? Scan Rock, per caso?? Bravissimi, avete vinto un lecca lecca a forma fallica! E mentre ve lo ciucciate, disquisirò brevemente di questo ciddì...
Insomma, lo avete capito, i TRIGGER suonano sporco e puzzolente rock’n’roll di matrice svedese... niente di più e niente di meno di quello che ci propinano (i primi) HELLACOPTERS e GLUECIFER da ormai 6-7 anni. Dunque l’originalità non è proprio il punto forte della band... tuttavia in questo “Distort & Explode” fanno la loro bella figura la opener ‘Alright’ e la BACKYARD BABIESiana ‘Change’ , e proprio i primi e acerbi BYB mi ricorda l’acustica ‘Understand’. A fine album, trovo ben riuscita “Distort & Explode”, originale nei riff e nel tappeto, uhm, sintetico e dilatato. Mi auguro dunque che gli svedesi con la prossima uscita vadano oltre i confini angusti di quello che è già stato fatto (bene) dagli altri, e che possano curare di più il suono delle chitarre, qui abbastanza anonimo... e soprattutto che si facciano fare una grafica migliore di questa porcheria tigrata, degna al massimo di Moira Orfei!! Ehm... posso farmi un po’ di pubblicità? Sì?...
Simone Parato

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www.webnzic.com/
zoneb/bstrange/baby.htm



 

BABY STRANGE
"Hot On Our Trail"
Self Produced - 2002

Da non confondersi con l’omonima band di Boston, i BABY STRANGE sono una band parigina attiva sin dal 1996. Con grande gaudio mi sono trovato il nuovo CD nella cassetta della posta, accompagnato da un lussurioso ed esauriente press kit, una sorta di ‘zine della band, un po’ come facevano i 69 Eyes con ‘Get Down to 69’. La musica della band è influenzata dal buon vecchio rockn’n’roll di ROLLING STONES, DOGS D’AMOUR, con molte reminescenze JOHNNY THUNDERS & NY DOLLS e del discepolo NIKKI SUDDEN.

Mi piace subito l’opener “Lies In Your Lies”, che dalla sua delle vocals molto indovinate, un ritornello accattivante e perdente e delle grandi linee di chitarra bluesy, mentre la successiva “I Live In A Trap” mi fa venire in mente i QUIREBOYS frullati con BLACKEYED SUSAN e CINDERELLA, dove la parte del leone la fa la voce ficcante di RV. Evidenti le influenze dei ROLLING STONES in “Hold You Tight”, e “When I’m Falling in Love With You” strizza l’occhio (e le parti intime) alle ‘DOLLS, e si candida ad essere la canzone sculettante del mese, ammiccante, puttanella e alcolica. “Crap Generation” e l’acustica “No Rest For Bandits” rivelano il lato più polveroso e bourbon-flavored della band francese, liriche loser e l’immancabile cliché del rocker fuorilegge. “Tell Me Why”, credeteci o meno, potrebbe benissimo essere saltata fuori da “Ball & Chain” dei SOCIAL DISTORTION, country punk-a-billy incalzante, ci mancano solo colpi di frusta e ‘yi-haa!!’, “She Was Running Out With Another Guy” pesca nel cliché della donna spezza cuore (diciamo pure zoccola) e dell’amico dal pisello troppo invadente, non certo il migliore episodio del CD ma nemmeno malvagia, la cosa migliore la linea di basso che sorregge tutto il pezzo, lento e a tratti oscuro. Con “Hot Road Mama” si torna a rock’n’rollare assieme ai fantasmi che hanno reso grande il rock’n’roll, e appena finisce il CD è d’obbligo un altro ascolto, e poi un altro ancora...

Il CD è ben registrato, la band ha dalla sua una ottima padronanza delle ‘armi’ giuste per colpire l’ascoltatore, se devo fare un paragone con una band italiana consiglio questo CD a tutti coloro che apprezzano il nostrano JANY JAMES.
Simone ‘Sick Mars’ Parato

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www.statobrado.com



 

STATOBRADO
"Poker Di Cuori "
Brado Records - 2003

Il gruppo si forma nel 1992 a Porretta Terme in provincia di Bologna. Originariamente formato da tre elementi, la band emiliana compone due demo-tape dalla timbrica hard-rock: "Tristezza" e "Fuori dal Ghetto". Nel 1997 esce "La Maschera della Violenza", mini cd con 4 tracce promosso dalla band in un breve tour riscontrando buoni consensi da parte del pubblico, mentre nel settembre del 1998 la band si chiude in studio per la realizzazione del primo album autoprodotto "Pensiero Assoluto" in uscita per giugno 99.

Fuori da poco questo "Poker di Cuori", prodotto molto professionale che vede il terzetto bolognese alla prese con un hard rock con il cantato in italiano. Il buon guitar riffing di Nick caratterizza il primo pezzo, "Promesse", potente hard rock che non avrebbe sfigurato sull'album di VALEO. La funkeggiante "Per Non Morire Di Noia" precede uno dei miei pezzi preferiti "Vieni Qui Stasera" un cocktail tra SHARKS e gli ORO più incazzati, a mio giudizio il pezzo se promosso bene potrebbe avere un buon airplay nella nostra penisola così come "E' Stato Proprio Un Caso", altro brano dal buon potenziale radiofonico.

Altri pezzi degni di nota "Per Sapere Dov'eri", "Poker Di Cuori" e "Quello Che Sei" tutti caratterizzati da una buona sezione ritmica e dalla chitarra di Nick, percui se non disdegnate il cantato in italiano vi consiglio questo album che si va direttamente ad inserire nella fascia occupata dei vari VALEO, BEPPE RIVA e compagnia bella...
Moreno Lissoni

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tborgogna@yahoo.it



 

BORGOGNA
"Demo"
Self Produced - 2003

Con grande piacere mi appresto a designare la recensione di uno dei gruppi più validi che io abbia sentito in questi ultimi due anni.
Parlo dei rockettari BORGOGNA, giovani musicisti alle prese con un sound tipicamente ottantiano con forti legami col sound proposto dai DANGER DANGER, WHITE LION e compagnia bella.
Nati nel 1999 dall’incontro tra la band JANE DOE (Busto Arsizio – Va) e il singer Tomàs Borgogna (Novara), non hanno mai smesso di suonare questo sound corposo e diretto, hard rock a stelle e striscie del decennio ottanta, rimesso a nuovo dalla loro voglia di arrivare e dalla loro preparazione degna di nota.

In mano ho un demo comprensivo di ben sei tracce nuove di zecca e altrettante sei in versione live contenente anche brani dei FIREHOUSE, EXTREME e MR. BIG. Ma il cantante della band è stato chiaro, il demo ufficiale comprenderà solo tre delle sei canzoni che ho avuto il piacere di ascoltare: “Sweet Regina”, “Small town boy” e “All your love” con la possibile bonus segnata dal titolo pragmatico di “Dirty Roses”. Le coordinate dell’album, come dicevo, sono sostanzialmente legate al sistema chitarristico e compositivo dell’epoca d’oro. Il loro sound è granitico, elettrico, frizzante e senza dubbio, molto positivo dandoci in pasto canzoni che sembrano essere state estratte da qualche album mai uscito di gruppi come DIRTY RHYTHM, DANGER DANGER e CRY WOLF. Il chitarrista Pierpaolo Buzzi sa il fatto suo e il suo stile è rappresentato proprio da riff simili alle produzioni sopraccitate mentre al microfono troviamo il singer piemontese Tomàs Borgogna che ha un’ugola al di sopra di molti pseudo-cantanti che passano per “grandi” quando hanno solo avuto la fortuna di nascere in uno Stato diverso dal nostro. Luca Bordin segna il tempo con la sua quattro corde esprimendo al meglio il carattere rocker insito in lui. Alle pelli purtroppo attualmente non c’è ancora nessuno. Dopo la disfatta del batterista Roberto Milani e del successivo Fabio Scandroglio, la band si ritrova nuovamente a fare i conti con le difficoltà di trovare un batterista che sappia suonare bene e che sappia stare al loro passo.
Augurando loro di trovare presto un degno sostituo e, perché no, un buon e meritato contratto discografico, Vi consiglio vivamente di contattarli e prenotarne una copia! Hard Rock Will Live Forever!
Marco Paracchini

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DEAD TEENAGER Special
THE GRANNIES - EVERYTHING MUST GO - DIRTY POWER

Da S. Francisco arriva una di quelle etichette che davvero danno una lucidata al termine fin troppo abusato di “underground“.
Quattro sono le uscite di cui ci occupiamo ma fin da ora vi invito a mettervi in contatto con Sluggo , vero factotum dell’etichetta e persona super disponibile.

La priorità dell’etichetta sono sicuramente i THE GRANNIES, quartetto di fusi di testa mica da ridere che si presentano sul palco con dei travestimenti tra il carnevalesco ed il puttanesco…
Il primo album è “The Grannies” del 2000, 40 minuti tra New York Dolls, MC5 e Punk Rock sparato… bissato poi da “Taste the Walzer” del 2002,altre 12 bordate sui denti che non lasciano scampo.
Marci, divertenti, imprevedibili… questi alcuni degli aggettivi che mi vengono in mente ascoltando la loro musica… comprese le due incredibili cover di GBH (“Race Against Time”) e Husker Du (“Never Talking to You Again”)… consigliati!!

Per gli amanti invece del Punk più tradizionale vi segnalo gli EVERYTHING MUST GO con “Apocalipstick” del 2001, 10 canzoni in 23 minuti… nessuna parentela con il cosiddetto punk da classifica e quintali di energia e sudore.

Finisco questo special parlando del prodotto più recente, il cd dei DIRTY POWER del 2003… credetemi quando vi dico che questo cd spacca da morire… prodotto alla grande da Jack Endino vi si ficcherà in testa senza pietà, ed è veramente difficile per me collocarlo in qualche categoria… semplicemente credo che chi ha apprezzato per esempio American Pearl, Beatiful Creatures e le cose più seventies degli Hellacopters non faticherà a mettere i DP tra gli highlights di quest’anno.
Per avere maggiori informazioni sulle band e sui cd descritti vi consiglio di fare un giro sul sito dell’etichetta.
Federico Martinelli

www.deadteenager.net

www.dirtypower.net

www.thegrannies.com

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www.jessedamon.com



 

JESSE DAMON
"The Hands That Rocks"
On Fire Records - 2003

Dopo aver dato il bentornato ai SILENT RAGE con il live album dell’anno scorso è con molto piacere che vi presento il primo lavoro solista del cantante della band californiana uscito per la piccola etichetta On Fire Records.
Prima di parlare di questo cd ricordo brevemente che oltre ad essere il leader dei SILENT RAGE, Jesse ha collaborato molto spesso con i KISS, scrivendo insieme a Gene Simmons “Thou Shalt Not" contenuto in "Revenge", facendo le backing vocals su "Hot in The Shade" e "Revenge" e collaborando ai demos di "Carnival Of Souls" e "Psycho Circus".

Collaborazione questa nata presumibilmente ai tempi dei primi lavori dei SILENT RAGE usciti proprio su etichetta Simmons Records, e che continua anche su questo cd solista visto che insieme hanno scritto uno dei pezzi migliori dell’intero album, "Everybody Needs Somebody".
Altra collaborazione di prestigio è quella con Paul Sabu, che scrive insieme a Jesse ben 8 degli 11 pezzi del cd e che suona basso, chitarra e tastiere su tutti i pezzi.

"Gotta Let It Go" apre il cd con toni molto melodici e si intuisce subito come rispetto alla band madre il sound tenda molto di più verso un AOR dinamico e molto curato... come d’altronde conferma il secondo pezzo, "Bad Bizziness".
"Love isn’t Love" è una ballata davvero ben fatta, mentre in "Lay The Blame" compaiono influenze “nere” (modello spiritual) che se in un primo momento spiazzano, poi diventano il vero pezzo forte della canzone.
Da segnalare anche "Do You Feel Lucky Tonight", introdotta da un sax intrigante e che poi si sviluppa in un andamento quasi alla Richard Marx.

Come detto "Everybody Needs Somebody" è uno dei pezzi migliori, sicuramente il più vicino alla produzione SILENT RAGE e… KISS, anche se in questo frangente emerge comunque la mancanza di un vero batterista…
Chiudo segnalandovi "Someone Like You"altro pezzo clamorosamente AOR.
Complimenti davvero a Jesse, autore di una prova vocale maiuscola e a dimostrazione che questo album non è un passo interlocutorio della sua carriera vi segnalo che molte date verranno fatte a supporto del cd e che il nostro è già al lavoro su nuovi pezzi per un prossimo cd….
Federico Martinelli

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www.joeytempest.com



 

JOEY TEMPEST
"Table 34"
Universal - 2003

Mentre scrivo questa recensione mi chiedo automaticamente quale possa essere il senso di un disco del genere in SLAM! ma, tutto sommato, da un certo punto di vista, per l’ex cantante degli EUROPE, questo spazio è anche dovuto.

Ahimè, mi sarebbe piaciuto urlare al miracolo, dire a Voi lettori di buttarvi all’acquisto dell’album, di strappare i soldi dal portafoglio e darli in pasto al negoziante di fiducia ma, dopo ripetuti ascolti, mi chiedo davvero quanto possa valere un album di questo genere.
Sicuramente prodotto di grande godibilità nell’odierno mondo musicale e altrettanto sicuramente è un disco appetibile per chi ama il modern rock ma, per chi ha visto “crescere” il buon vecchio Joey, diventa difficile apprezzarne il contenuto senza dare un giudizio quasi, come dire… negativo.
Le influenze sono svariate e legate alle sonorità in voga, traendo spunto dai molteplici pezzi che sento in radio. Quindi dodici brani che invece che Joey Tempest potevano avere il nome di PincoPallino che sarebbe stato esattamente lo stesso… anzi, credo avesse avuto maggiori chances nel mondo musicale ma, se a questo aggiungiamo che la Universal lo sponsorizza… beh, due più due fa quattro, no?

Fossi in voi, prima di spendere 40 vecchie mila lire per un disco così leggero e senza pretese, farei i dovuti calcoli.
Gli EUROPE non torneranno più e il presente ce lo dimostra.
Questo è forse uno di quei classici dischi che ascoltato una volta, il giorno dopo lo si è già ampiamente dimenticato.
In bocca al lupo per il futuro, Joey anche se… non hai mai pensato di aprire un’attività?
Marco Paracchini

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www.atenzia.com



 

JIM JIDHED
"Full Circle"
Agenzia Records - 2003

Il faccione pacato e sorridente di Jim dice già, in copertina, quanto sia fiero di questo prodotto.
Forse uno dei pochi estimatori dell’AOR puro, viene accompagnato da Tommy Denander (ma quanti dischi fa all’anno, costui? Ndr) in una produzione assai sopra le righe, per i soli amanti del genere, of course!

Le 13 canzoni presenti dimostrano la capacità interpretativa di questo vecchio singer che lascerà tutti gli ascoltatori a bocca aperta, riportando le melodie tipiche di 15 anni fa nei vostri stereo, dando comunque, spazio anche alle miriadi di effettacci da pc moderni. Insomma, una produzione coi fiocchi che presenta inoltre un keyboard programming, stilato da Tommy, che fa anche sorridere tanto quanto i suoni siano così demodé ma al passo coi tempi dei nostri cuori retrò!
“Full circe”, oltre a portare il titolo dell’album, può essere senza ombra di dubbio una fm-track di ottima fattura. I pezzi sono trascinanti e raramente si vuole passare al brano successivo. Così anche i ritornelli, tutti estremamente di facile presa e ben strutturati con cori mixati al limite della perfezione. Tra i BAD HABIT e i MAGNUM più melodici, Jim sa il fatto suo e sa ripercorrere al meglio le coordinate di un AOR dimenticato spesso e volentieri dalle radio e dalle tv.

L’Atenzia Records propone dunque un nuovo capitolo all’insegna del Melodic Rock luccicante, scintillante e fresco di energia dirompente. Un colpo a segno per la recente etichetta. Mi auguro che tutti i loro prodotti siano alla portata dei prodotti fatti sino ad ora.
Marco Paracchini

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www.frontiers.it



 

DRIVE SHE SAID
"Real Life"
Frontiers Records - 2003

Mai stati campioni d’incassi, mai stati campioni di interesse collettivo, I DSS appaiono comunque come un’icona di serie B dell’AOR degli anni ottanta, avendo rilasciato alcune chicche sonore di non poca importanza ma mai seriamente colti con grande interesse dal pubblico amante di tali melodie, si ripresentano oggi sotto l’egida della napoletana Frontiers che, insieme alla MTM, nonostante abbiano segnato gli anni novanta con produzioni sopra le righe (nel genere, ovvio…) ora hanno difficoltà a far fuoriuscire dischi che abbiano un senso compiuto.

Difficoltà di marketing, pubblico che cambia, gusti che si evolvono, ogni scusa è buona ma credo che chiunque rocker intenzionato a produrre o semplicemente a spendere due soldi per un disco che riporti in auge vecchie glorie, abbia una tale razionalità da rendersi conto di cosa possa andare e cosa no. Il mercato impone il profitto e, di questo non ne faccio nessuna colpa, anch’io come loro devo mangiare ma quando le mie orecchie o meglio, il mio portafoglio deve sostenere quasi 19 euro per un disco del cazzo come questo, mi girano ampiamente le palle.
Insignificante dall’inizio alla fine. Non dico questo per le composizioni, alcune sarebbero davvero graziose solo se, e sottolineo il “solo”, fossero prodotte con una maggiore attenzione.
Alcuni demo che mi pervengono, registrati in casa con un semplice programma (di cui non ne pubblicizzo il nome – ndr), risultano molto più realistici e in linea con l’ideologia rockettara e melodica cui la Frontiers ha sempre guardato con ammirazione ma, non si capisce bene il perché, i Drive She Said (ma quanti ricordano davvero chi sono?...dai…) hanno il contratto e gli altri no.
Logica di profitto… dimenticavo.

Rifiuto qualsiasi invito a riascoltare al meglio l’album, troppe imperfezioni, stonature, tastiere da una parte e voce dall’altra (ma sono registrate in live senza clock? – ndr) e troppe insignificanti enfatizzazioni gutturali che poco importano alle orecchie di chi, il rock, lo ascolta da almeno venti anni. Molle, scialbo, imperfetto, chitarre fittizie, suoni da cantina e testi tutti improntati sull’amore (va beh, concediamoglielo!) tutto prodotto, scritto e diretto dai due “boss” che rappresentano i DSS, Mark Mangold e Al Fritsch, tanto storici (e lo dico con orgoglio e ammirazione) quanto dimenticati dal pubblico.
Basta.
Che i Drive She Said si diano ad altro, sarebbe meglio. Il loro tempo lo hanno fatto, bene, ma è ora di dire basta, a meno che una major qualsiasi non ne sponsorizzi il materiale con dovuti mezzi e teste capaci di masterizzare al meglio canzoni di questo tipo.
Dopo il triste rientro in scena di Ted Poley, Vi presentiamo il triste rientro dei Drive She Said!
Con rammarico dico anche che è stato un ritorno davvero mancato… peccato, ci tenevo parecchio.
Marco Paracchini

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