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LYNYRD SKYNYRD
'God & Guns'
Roadrunner/ Loud & Proud 2009

Per chi scrive un nuovo lavoro dei Lynyrd Skynyrd non è semplicemente una nuova uscita discografica ma un ulteriore pagina di storia che si va ad aggiungere ad un romanzo tanto bello quanto tormentato.
Anche questa nuova release infatti si porta dietro due addii dolorosi della famiglia Skynyrd, Billy Powell prima e Ean Evans poi sono scomparsi durante le registrazioni di questo nuovo album, e se contiamo la scomparsa qualche tempo fa di Hughie Thomasson vediamo come ben 3 elementi del precedente lavoro
“Vicious Cycle” non ci siano più… e sono passati solo 6 anni..
Ma la forza della band di Jacksonville è sempre stata quella di andare avanti nonostante tutto e cosi anche stavolta la voglia di continuare a sventolare la rebel flag è stata più forte di qualsiasi brutto momento.
God & Guns è un album coerente fin dal titolo con quella che è la filosofia della band, senza paura di poter risultare poco “politically correct”, cosa molto di moda ultimamente, ma anzi gridando con forza quelle che sono le convinzioni di una certa America, quella rurale, che mal sopporta certi tipi di atteggiamenti buonisti a tutti i costi.

Basterebbe il ritornello di “Still Unbroken” (I’m still Alone, Still Alive, I’m still Unbroken) per delineare il concetto appena espresso, ma vale la pena di segnalare “Simple Life”, inno ai valori semplici e famigliari, “Southern Ways”, sorta di retrospettiva a tinte sudiste della propria esistenza, “Skynyrd Nation” vera celebrazione di un’unione con i propri fans che va al di là di una semplice passione musicale, per finire con “That Ain’t my America” atto d’accusa diretto e senza giri di parole per chi non riconosce più certi valori che hanno contribuito non poco a dettare l’esistenza stessa degli Stati Uniti d’America.
Da un punto di vista musicale il southern rock degli Skynyrd si è fatto via via più raffinato, il duo Rossington/Medlocke si alterna tra riff più decisi (Still Unbroken, Skynyrd Nation, Comin’ Back for More) , atmosfere più country-rock (Southern Ways, Floyd, That Ain’t My America) ed affascinanti ballads ( Unwrite That Song, Gifted Hands).
Citazione a parte merita la title-track, che dopo un inizio acustico con un Johnny Van Zant in grande evidenza esplode in una torrida southern rock song con tanto di accelerazione finale.

Johnny Van Zant… si, il vero trascinatore degli Skynyrd attuali ( chi li ha visti in tour questa estate potrà confermare), una voce calda, appassionata… ormai non è più tempo di paragoni con il passato, ma di tributare a questo grande cantante tutti gli onori che si merita.
Da segnalare che l’album è uscito anche nella versione limitata con un secondo disco con tre pezzi live (Call Me The Breeze, Sweet Home Alabama e Red White & Blue) ma soprattutto con altre tre canzoni inedite, tra la cui la splendida “Raining in the Heartland”, tra le migliori in assoluto di questo nuovo capitolo della band della Florida.In alto i cuori, ancora una volta la rebel flag sventola fiera ed orgogliosa… oggi più che mai ci sentiamo “Southern by the grace of God…and Guns”…!!
Federico Martinelli

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GOTTHARD
'Need To Believe'
Nuclear Blast 2009

Il bello di comprare un cd dei Gotthard è quello di essere certi di ascoltare vero hard rock con le palle suonato con maestria e con la giusta dose di melodia e orecchiabilità. Need to Believe non fa assolutamente un grinza a questo discorso. Album con sonorità molto simili al precedente Domino Effect, piuttosto moderno e "cupo" e a livello di songwriting un gradino sopra a Domino e un mezzo gradino sotto al capolavoro Lipservice.  Il disco si riesce ad assaporare nella sua completezza in pieno solo dopo diversi ascolti, non è difficile ma richiede tempo per essere assimilato nel giusto modo.

Shangri-La è la prima canzone e prima hit del disco, presa immediata con un ritornello che ti stampa. Unspoken Words è la mia preferita, rock e melodia si fondono in un ritornello perfetto. La title track Need to Believe è più intimista nel testo ma melodiosa in una esplosione sonora nel chorus. Unconditional Faith sembra essere uscita da Lipservice, vero rock ad ampio respiro. I Don't Mind inizia con un riff granitico che prosegue come hard rock classico, Break Away è un'altra hit dell'album in perfetto stile Gotthard, apertura melodica ed entusiasmante. Don't Let Me Know è la ballad che non può' mancare in un loro cd, emozionante. Right From Wrong è il classico pugno in faccia, martellante e potente che apre la porta a I Know, You Know, altra hit di Lee e soci. Rebel Soul è solida quanto I Don't Mind, Tears to Cry è l'altra ballad che chiude il cd. Nella versione deluxe è presente anche la bonus Ain't Enough, hard rock diretto che ricorda brani del primo cd.
Si, è proprio vero:  il bello di scartare e poi ascoltare un cd dei Gotthard è quello di premere di nuovo e poi di nuovo il play del lettore cd perché non ti stancheresti mai di riascoltarlo.  
Mauro Guarnieri

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DAVE FALCIGLIA
'Upping The Ante'
Self Produced 2009

In attesa dell'uscita dell'album attualmente in lavorazione, ho avuto l'opportunità di ascoltare il singolo di 3 brani di Dave Falciglia, conosciuto come l'ultimo cantante dei Pink Lizard. Il lavoro vede coinvolti diversi volti "noti" di SLAM!, infatti il CD è prodotto dall'ex Bastet Mahatma Pacino, mentre alle chitarre altri musicisti del giro: Atomic J. Vulvas e Genetic Y. Kurdi e gli ex Pink Lizard Domingo Cabron e Steve Cocis Paguro.
Upping The Ante tira il freno a mano rispetto alla sua precedente band, optando per un pop rock più "commerciale" che già dalla title track evidenzia questi cambiamenti. "Reruns and Remakes" e "Out Of Sight Out Of Mind" continuano sulla stessa scia quindi, se le atmosfere alla Goo Goo Dolls, Calling o un certo tipo di Aor rientrano nei vostri ascolti, allora inizierei a preoccuparmi su quando uscirà il suo disco di debutto.
Moreno Lissoni

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HOUSE OF LORDS
'Cartesian Dreams'
Frontiers Records 2009

Squadra che vince non si cambia e James Christian lo ha capito sicuramente facendo uscire il terzo album in quattro anni con la stessa line up. Melodic rock che mantiene la qualità delle due ottime produzioni precedenti grazie alla presenza di armonie a tratti intricate e a tratti intensamente appassionate, orecchiabili e di presa suonate con classe e padronanza assoluta al tempo stesso. Mark Baker, produttore insieme a James e amico di vecchia data sin dai primi lavori del gruppo riesce in pieno a co-gestire la responsabilità in studio concretizzando l'ensemble sonoro. Robin Beck, moglie di James, è presente come figura costante lungo l'intera esecuzione  sia a livello di cori e duetti e sia a livello di artwork.
Jimi Bell alle chitarre, BJ Zampa alla batteria e Chris McCarvill al basso rendono impeccabile ogni secondo di ascolto. A gusto personale Cartesian Dreams rappresenta il cd più maturo e intrigante della nuova era HOL grazie anche alla giusta alternanza di brani nella scelta della tracklist ma la produzione probabilmente potrebbe essere più pulita e meno spinta e compressa.
James Christian ancora una volta si conferma punto di riferimento per quanto riguarda capacità vocali e stesura di brani intensi con alla base sempre la tangibile presenza e ricerca spontanea della melodia.  
Mauro Guarnieri

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UNDERGROUND ATTACK
'Sleazy Dream'
Self Produced 2009

Con un artwork che ricorda parecchio quelli adottati negli anni 70, arrivano al debutto dimostrativo anche questi Underground Attack, 4 giovani rocker di Helsinki, forse non ancora pronti "al grande salto", ma con un album di classic rock apprezzabile anche se non ancora particolarmente innovativo.
Qualcuno a tirato in ballo Led Zeppelin e Guns N' Roses per descrivere Sleazy Dream, e mi sembra che in parte i paragoni ci possano anche stare, un disco nella media, una buona tecnica strumentale, ma non si va oltre ai clichè, anche se dubito che il quartetto finlandese lo volesse fare.
Gli Underground Attack appartengono quindi alla risma delle band "buone" che in un prossimo futuro dovrebbero personalizzare di più la loro proposta e magari dare un'accorciatina ai tempi di durata dei pezzi.
Curiosità, il brano che chiude il lavoro si intitola "CIAO!", ma non conosco se ci siano relazioni con il nostro paese.
Moreno Lissoni

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STACI T. RAT
'Year Of The Rat'
TrashPit Records 2009

Conosciuto con i Red Light Rippers, autori di un album di sleaze rock dal titolo "Nobody Like A Rat" e con i più punkeggianti Chop Suicide, ecco tornare il chitarrista canadese con un Ep da solista di 4 brani.
Come dico sempre, 4 canzoni sono poche per poter dare un giudizio definitivo, ma certo non si può dire che la rockeggiante opener "Seven Years" non sia un pezzo godibile, brano supportato anche dall'armonica di Charlie Harper degli UK SUBS. La seguente "Dead End Town" vede come ospite alla voce Danyell dei CHOP SUICIDE, ma il pezzo non convince fino in fondo, al contrario della ballata acustica "Another Time" e di "We All Laugh At You", il pezzo più duro dei 4.
E' un disco che forse Staci T. Rat non avrebbe mai potuto fare con i Red Light Rippers che potrà piacere di più agli amanti del rock più genuino. Anche se sregi e difetti non mancano, Year Of The Rat risulta comunque una buona partenza.
Moreno Lissoni

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PEEP SHOW
'Out For Blood'
Street Symphonies Records 2009

E' da quando lo ascolto che cerco di capire a quale canzone assomiglia l'attacco iniziale di "The Stand"... Tigertailz forse? ...ma vabbè, chi se ne frega.
Il genere proposto dal gruppo britannico è un canonico glam metal con qualche zampillo di Wednesday 13, dieci canzoni che potranno piacere al classico utente di SLAM! e alla nuova generazione di glamster fedele alle band scandinave (ascoltate "Turn It Up" o "Take The Fall" e ditemi se non sembrano dei pezzi di CRASHDÏET o CRAZY LIXX).

Visto il discreto potenziale "commerciale", la Street Symphonies Records non si è lasciata scappare l'occasione e ha rimesso sul mercato Out For Blood che, se il mio neurone non è andato in pausa pranzo, era già uscito un paio di anni fa come autoproduzione.
Dopo la pubblicazione dell'etichetta italiana, la sezione ritmica composta da Kenni Black e Charlie Deville ha lasciato il gruppo, attualmente sembra che il cantante Johnny Gunn e il chitarrista Rusty Gills abbiano trovato dei sostituti per iniziare a lavorare sul secondo album che speriamo sia un pò meno derivativo di questo.
Ad ogni modo un buon lavoro che i Peep Show corredano di una più che discreta resa sonora e di qualche pezzo da tenere nell'IPod... una formazione da tenere d'occhio per chi segue il nuovo glam metal.
Moreno Lissoni

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ROBOT LORDS OF TOKYO
'Whiskey, blood and napalm'
Self Produced 2008

Orientati verso un suono vicino a quello di Down, Clutch, Trouble, Spiritual Beggars e Black Sabbath, i Robot Lords Of Tokyo hanno prodotto un CD che segue a ruota il loro omonimo disco d'esordio che la critica americana ha ben apprezzato.
Whiskey, Blood & Napalm vede degli ospiti di tutto riguardo, di cui segnalo tra gli altri anche Steve Theado degli American Dog, presente in ben 3 composizioni ("The Mergatroid", "Bring it On Down" e "Larger Than Life") e il virtuoso Neil Zaza in "Fear", per un disco indirizzato più che altro verso quella frange di utenti di Slam! più "cattiva", ma ciò non toglie che possa piacere anche gli amanti dell'hard rock.
Moreno Lissoni

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DANGER DANGER
'Revolve'
Frontiers Records 2009

Non penso di essere il solo ad ammettere di attendere questa uscita discografica di Bruno Ravel e soci da tanto, forse troppo tempo… probabilmente dal 2000, anno di lancio di Return of the Great Glidersleeves ancora con Paul Laine.
Bruno Ravel e Steve West sono sempre gli autori (Bruno anche il produttore) di tutte le 11 tracce presentate in questo Revolve, Ted Poley ritornato alla voce è più melodico, appassionante e interpretativo che mai, rende l'ottima produzione e il solido songwriting al 110% facendo in modo che anche le canzoni più moderne siano assolutamente riconoscibili con la firma D2. Rob Marcello è il chitarrista perfetto per la band, attitudine da guitar hero, gusto quanto serve e la difficile eredità di non fare rimpiangere l'Andy Timmons dei primi album nella prima uscita ufficiale con brani originali della nuova era . Se non bastasse, ospiti d'eccezione come Frank Vestry ai cori, Tony Harnell, Mitch Malloy e l'ex componente e amico Paul Laine aggiungono altro valore all'insieme.
Revolve rappresenta la band oggi, un mix tra le produzioni del primo e dell'ultimo periodo: sonorità che passano dal classico ad altre moderne e a volte cupe ma la sostanza riconoscibile del nome Danger Danger resta sempre solida e dominante. Nulla a che fare con la parentesi Dawn sia ben chiaro, una ricerca della melodia e una nuova frontiera aperta per il Melodic Rock odierno grazie a songs sicuramente più adulte in alcuni casi ("Hearts On The Highway", "Beautiful Regret", "Fugitive" al limite dell'Aor) passando ad altri più sbarazzini e festaioli ("Fu$", "That's What I'm Talking About") a tendenze moderne nella scelta degli arrangiamenti ("Killin' Love" con la voce campionata del figlio di Bruno e "Rocket To tour Heart") a classici Danger Danger ("Never Give Up", "Dirty Mind", "Keep on Keepin' On").
Parola chiave quindi è maturità artistica e di sostanza complessiva per un disco che renderà felici gli ascolti dei fans della prima ora e di chi si aspetta da un gruppo con più di 20 anni di esperienza nello show biz e che ha contribuito a sviluppare in modo esemplare un certo tipo di Hard Rock dei risultati concreti e sicuramente raggiunti.
Un ascolto obbligato per uno dei migliori album dell'anno.  
Mauro Guarnieri

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SWEET CYANIDE
'Sweet Cyanide'
Self Produced 2009

Inizialmente, i Sweet Cyanide suonano come un misto di Hardcore Superstar e Buckcherry, forse con qualche occasione in piu’ di conquistare le masse. Il pezzo che da il titolo all’album, “Crash Theory”, ha le vocals graffianti e feline del buon Josh, l’energia di Jocke, la carica sessuale dei due messi insieme con un pizzico di Steven Tyler, ma con un timbro piu’ moderno che li fara’ apprezzare anche dai meno nostalgici. Pezzo dopo pezzo, il “Lato 1” (si, l’album e’ diviso in due lati, che puzza meravigliosamente di vecchio vinile) passa dal rock piu’ sleaze ad un ritmo orecchiabile ai confini col pop, con l’eccezione di “American me” che ruba qualcosa al primo Marilyn Manson.
Il “Lato 2” prosegue sul genere quasi pop, positivo e solare, prima tra tutte “I wish I would”, poco originale ma tanto radiofonica. L’unico pezzo a tinte un po’ scure e’ “Under the Sun”, seguita dalla romantica ballad di chiusura “When we were young”.
L’artwork si adatta perfettamente al prodotto, due capsule stile Matrix e un logo composto da cuore rotto rosso e nero con teschio e iniziali bianche; all’interno, una collezione di tette e culi che farebbe invidia a Playboy e sono sicura Josh Todd approverebbe.
In conclusione, questo e’ un album estremamente piacevole, e anche se riascoltandolo per la seconda volta si ha l’impressione che non sia quello che promette nel primo pezzo, e’ solamente perche’ i Sweet Cyanide hanno la capacita’ e le palle di non fossilizzarsi ed esplorare tutte le loro influenze musicali, regalandoci un assortimento di pezzi differenti e tutti ugualmente meritevoli e ben prodotti.
Con i Sweet Cyanide, New York ci regala l’ennesimo prodotto della sua varieta’ culturale, e non possiamo che esserle grati. Dall’album ho l’impressione che live questi ragazzi siano in grado di regalare uno show elettrico e sudato, per cui spero di vederli presto da questa parte dell’Atlantico.
Cristina Massei

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SILVER DIRT
'Never Give Up'
Gofannon Records 2009

Nuovo capitolo per gli Svizzeri Silver Dirt con Never Give Up. Accasatisi alla Gofannon Records hanno dato alle stampe un album di hard rock dalle venature sleaze con una buona performance della band, ma dallo scarso songwriting.
Cresciuti a cioccolato, Aerosmith, AC/DC, KISS e Rolling Stone, i Silver Dirt fanno di tutto per regalarci qualche minuto in compgnia del loro spensierato rock and roll, riuscendoci con "I Need Some Action", "Leave It Alone", "Little D", "Alright" e "So Many Time", non siamo ancora davanti ad un vero e proprio capolavoro però, manca ancora un po' di varietà compositiva, ma l'ascolto risulta ugualmente piacevole.
Moreno Lissoni

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MAMAMICARBURO
'Barcelona'
4TR Records/LSD 2009

Ritengo Gianni Della Cioppa uno dei più bravi e competenti giornalisti musicali in circolazione, e grazie al rispetto che nutro per la sua carriera non ho esitato un attimo ad ascoltarmi i Mamamicarburo, gruppo sponsorizzato dallo stesso giornalista e introdotti con aggettivi come "formidabili", "travolgenti" e soprattutto "rock"!
Il nome Mamamicarburo mi era già famigliare e leggendo la biografia ho scoperto il perchè, infatti la band di Correggio è sulla scena dal 1990 ed oltre a questo Barcelona ha alle spalle altri 3 album e tour in compagnia di Skiantos, Negrita, Afterhours e Karma.
E' raro sentire qualcosa di sincero in tempi come questi, dove le band italiane sono troppo impegnate a costruirsi un'immagine per MTV o a scimiottare i gruppi esteri regalandoci dei pezzi davvero ottimi, come la tripletta d'apertura "Mama uber alles", "Lucy" e "L'estate è sempre inutile", ma sopra la media anche "In-sensibile" e "Plaster caster" con testi mai banali e sempre dalla vena ironica.
Moreno Lissoni

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DAMAGED DOLLS
'Catch Me'
Self Produced 2008

Dopo aver pubblicato una manciata di singoli/demo dove giocavano a fare i Mötley Crüe, Poison e Pretty Boy Floyd, rispunta la band svedese con un nuovo prodotto, un ep di 3 pezzi che già dalla copertina lascia vedere la forte sterzata fatta dalla band, che dalla formazione a 4 sono passati a 3 elementi dopo l'abbandono del singer Holm e che da gruppo glam metal sembrano rifarsi più ai Tokio Hotel piuttosto che alla band di Vince Neil.
I 3 brani presenti comunque non sono affatto male, ci consegnano quasi un nuovo gruppo, ma dai risultati apprezzabili, anche se eviterei la prossima volta di mettere una foto così in copertina...
Moreno Lissoni

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THE BLACK MOLLYS
'One Man´s Treasure Is Another Man´s Trash'
Trash Pit Records 2009

Fresco, solare e spensierato come una margarita bevuta in riva al mare, One Man´s Treasure Is Another Man´s Trash segna il ritorno dei The Black Mollys che avevo abbandonato nel 2004 con Overnight Disgrace, di cui ritroviamo ben 7 tracce mentre altre 8 sono risalenti a Ignorance Is Bliss, secondo lavoro uscito lo scorso anno.
Come avrete capito questa release non è altro che una specie di best of di questo progetto formato da Tory Stoffregen (Enuff Z' Nuff, Bulletboys), dal batterista Randi Scotto (Enuf Z' Nuff, Supermint) e da Rob Lane, bassista dei Teenage Casket Co. e ora anche nei Bulletboys.
Chi già li conosce, tracannerà senza problemi anche le 3 nuovi composizioni inserite, "Ebony Eyes", "Behind Those Eyes" e "Miss Marvelous", che vanno ad aggiungersi alle "hit" della band come "Every Other Day", "Pretend", "Hollywood", "Erica" o "Girlfriend", un album quindi che potrà piacere ai fan di Everclear, American Hi Fi, Lit, Goo Goo Dolls e... Cheap Trick.
Moreno Lissoni

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BAD SIGN
'Bad Sign'
Aua Records 2009

Da molti anni Dario Trevisan compone e suona musica di ottimo livello, basti ricordare Pat Heaven e Dagh, e oggi lo ritroviamo alle prese con il progetto Bad Sign, affiancato dalla voce di Piero Pattay, da Roby Gattolin alle chitarre, Luca Collovati al basso e da Andrea Cum alla batteria.
Rispetto alle band sopra citate il sound dei Bad Sign è decisamente meno AOR e più orientato verso un solido hard rock che pone le proprie basi nelle grandi band degli eighties, Rainbow periodo Joe Lynn Turner su tutte.
Inzio col botto con “Talking with the Devil”, massiccia hard rock song in cui cominciamo ad apprezzare le potenzialità di un singer di razza, doppiata da “Forget this Night”, in cui le tastiere di Dario Trevisan si ergono a protagoniste di un pezzo da un forte retrogusto americano e in cui spicca un assolo molto indovinato di Roby Gattolin.
Mid-tempo di spessore è “Till You Stay With Me”, in cui ancora una volta è la melodia a farla da padrona, pezzo che non avrebbe sfigurato in un album dei Giant di Dan Huff.

Più dirette invece “Burned-Out” e “Cut it Out”, e qui si che i Rainbow del periodo Turner vengono fuori, ma sempre arricchiti da un gusto molto ricercato e molto ottantiano.
Non manca la ballata, “Whispered in the Wind” che sarebbe piaciuta non poco a Mr. Coverdale J. anche per via del testo molto “classico”.
Citazione finale per “Alone”, forse il manifesto del Bad Sign pensiero, melodica, intensa e dannatamente affascinante.
Da segnalare poi la cover di “Crying in the Rain” dei Whitesnake con ospiti Arthur Falcone alla chitarra e Max Turus alla voce, versione molto devota all’originale che chiude in modo indovinato un album che ascolto dopo ascolto mi ha convinto sempre più... Bad Sign, un’altra realtà di un nord-est mai così fertile come in questo periodo... avanti così.
Complimenti anche alla produzione delle stesso Dario Trevisan che negli studi “Angel Wings” di Nico Odorico è riuscito a creare un suono quanto mai pulito e tagliente, ideale per le coordinate sonore della band.
Federico Martinelli

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SEX SLAVES
'Wasted Angel'
Loch Ness Records 2009

Dopo svariati ascolti devo ancora capire se Wasted Angel è un album della Madonna o un passo indietro rispetto al precedente Bite Your Tongue, che è stato uno dei CD che mi ha accompagnato negli ultimi anni.
Pezzi come "We're Goin Out Tonite", "All Nite Long", "One More Night" o l'inno "Thank God for Jack Daniels" erano degli autentici capolavori di volgare irruenza sonora, dove il punk si andava a diluire in un bicchiere di ruvido rock and roll, aspetto che qui si riscontra solo nella trascinante "Sssssay What?" (il mio pezzo preferito) e in "Liquor Store Romance", che potrebbe essere benissimo il proseguimento di "Thank God for Jack Daniels".

Il resto sembra esperimentare nuovi territori, nel primo singolo "Long Live the Dead" le sonorità sembrano ricalcare il nuovo corso degli Hardcore Superstar, in "Bloodlust" e "House of a Madman" i Sex Slaves se ne escono con un mix tra Manson e sleaze, mentre in "Beautiful Embrace" e "Mexico" in cantato scimmiotta Billy Idol con la prima con sonorità elettroniche (!).
Non lo so quindi se mi piace o meno Wasted Angel, ci sono i bei pezzi (ops, tranne "I Live at Night" che sa troppo di modernista), ma manca quel sapore di fumo e whiskey che ti impregna la maglietta sudata dopo un concerto... Detto ciò, farò il possibile per non perdermeli dal vivo!
Moreno Lissoni

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MOLOTOW
'Rocktales'
Nordic Records 2009

Rocktales è il secondo disco dei norvegesi Molotow, dopo l'ottimo Rock & Roll. Con il nuovo lavoro il quintentto continua da dove ci aveva lasciato, con una copertina orrenda che richiama l'album d'esordio e quell'hard rock dalle ritmiche sostenute e da ritornelli ottantiani.
Senza per forza voler fare i soliti nomi di riferimento di questa tipologia di sound, bisogna porre l'accento sulla bontà della proposta musicale, talvolta veramente sopra la media che vede in gruppi come Babylon Bombs uno dei nomi per inquadrare al meglio la loro proposta per chi non li avesse mai sentiti, l'opener "Bad Reputation" e "Scream", ne sono un chiaro esempio, ma Rocktales è pieno di belle canzoni: "Rocket Scientist", "Crash And Burn", "Riot" fino alla Bon Jovi-ana "Memories".
I Molotow non scherzano, ci bombardano le orecchie con un rock dai toni vivaci, ma allo stesso tempo melodici e armonici ed e proprio il caso di dirlo: "che botta!".
Moreno Lissoni

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GEORGE LYNCH'S SOULS OF WE
'Let the Truth Be Know'
Shrapnel Records 2008

Mi è arrivato di recente, ma è uscito lo scorso anno Let the Truth Be Know, album dei Soul Of We, nome che a molti non dirà molto, ma che in realtà nasconde dei grandi musicisti alle spalle: dal leader George Lynch (Dokken, Lynch Mob) al vocalist London LeGrand (Brides Of Destruction), per giungere alla sezione ritmica formata dal drummer Yael (Tom Morello, Alex Skolnick) e dal bassista Johny Chow (Systematic, Fireball Ministry) a cui non mancano numerosi ospiti, come Morgan Rose (Sevendust), Fred Leclercq (Dragonforce) e Jeff Pilson (Dokken).
Il lavoro risulta ben fatto, con un hard & heavy moderno e cattivo, a passo si con i tempi, ma dalle radici piantate nei Seventies. Da dei musicisti già scafati come loro, in realtà mi sarei aspettato qualcosa di più, tuttavia Let the Truth Be Know rimane un buon disco, che potrà accontentare gli utenti più giovani di Slam! piuttosto che i fan di Brides Of Distraction o Lynch Mob.
Moreno Lissoni

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THE MILESTONES
'Devil In Me'
Tempo Music 2009

Curato, intenso, passionale... sono tanti gli aggettivi con cui si potrebbe descrivere Devil In Me dei Milestones, senza però riuscire a catturarne la natura in modo completo.
E' difficile pensare che un gruppo che suona della musica così calda, possa venire dalla fredda Helsinki e che ha già avuto il tempo di riscaldare i rocker finlandesi con altri 2 album, Vol.1 nel 1996 e Souvenirs nel 1999.
A distanza di 10 anni dall'ultima release quindi, eccomi con le loro chitarre fiammanti e quel rock settantiano nato da serate nei club a bere Jack Daniels e suonando cover di "pietremilari" come The Allman Bros, Humble Pie, Free, Lynyrd Skynyrd e con il poster dei Black Crowes alla parete, per un album che deve avere ogni amante del classic rock americano.
Dall'iniziale "Queen To Me" fino alla conclusiva "Rage Against The Limits" e' difficile non venire rapiti dal sound ed è sorprendente vedere come in Finlandia, si riesca a fare gli americani, meglio degli stessi americani.
Moreno Lissoni

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CITIZENS BAND RADIO
'CBR'
Citizens Band Radio 2007

Non so niente dei Citizens Band Radio, so solo che durante un accenno di pulizia, sono stati catapultati fuori dalla mia scrivania e finiti direttamente nel mio stereo perchè la lettera d'accompagnamento citava il mio corrispondente giappo-americano Aki come l'artefice del nostro contatto.
Sono del New Jersey, ma con i vari Springsteen e Bon Jovi hanno poco a che fare, se non per gli stivali da cowboy, infatti suonano country, lo fanno bene e possono essere apprezzati da chi ama i dischi di Gram Parsons, Johnny Cash o Waylon Jennings.
Cassina de' Pecchi non è di certo il Tennessee, ma girando in macchina tra le strade deserte per l'esodo estivo ed ascoltando brani come "Six Days On the Road", "Ole Kentucky Whiskey Blues" o "Band Of outlaw", con un pò di immaginazione... hmmm, con tanta immaginazione, sembra anche a me di percorrere qualche lunga strada verso il Mississippi, ops, verso il naviglio!
Moreno Lissoni

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LADY MACBETH
'Eye of the Moon'
Self Produced 2009

A parte i Gunner Sixx, non ho mai prestato molto attenzione sulla scena Argentina, conosciuta fino ad ora solo per il Tango, il calcio, la carne e la Patagonia, ma da qualche settimana si è fatto largo sulla mia scrivania il CD di questa band che suona del canonico aor/melodic rock.
Tra le loro influenze citano Ten, Harem Scarem, Talisman, Takara, The Sign, Drive She Said, Seventh Key, Fair Warning, Dreamtide, Harlan Cage e House Of Lords a cui aggiungerei i vecchi Europe e Bon Jov, un CD quindi di facile catalogazione, un buon biglietto da visita per una band preparata a cui mi permetto di consigliare d'incrementare ulteriormente la varietà compositiva, per non correre il rischio di non incombere in ripetizioni.
Da tenere d'occhio.
Moreno Lissoni

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FAB BOX
'Music From The Fab Box'
Sound Of The Pisces Music 2009

In un momento dove non ci sono molte uscite degne di nota nel campo aor tra i gruppi Italiani, ecco spuntare dal nulla i Fab Box che considero tra le più valide uscite nel settore nel nostro paese. Ha farne parte troviamo Fabrizio Ugolini (Revenge) e Massimo Bozzi (Mina, Audio2, Lucio Dalla, Stadio, Antonacci) che, come si legge nella loro biografia, hanno unito la loro passione comune per Toto, Journey, Bryan Adams, Richard Marx e reclutato il celebre Fabrizio Grossi hanno dato vita a questo Music From The Fab Box, 13 pezzi di raffinato rock melodico dove spiccano come ospiti Joseph Williams (Vertigo, Toto, ecc.) in "Together", Danny Vaughn dei Tyketto in "Always" e Francis Benitez in "Eres mi vida", quest'ultima una bonus track disponibile solo nella versione in digipack.
Prodotto bene e decisamente interessante, ideale per ingannare l'attesa verso il ritorno sul mercato dei grandi
nomi.
Moreno Lissoni

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VANITY BLVD
'Rock N Roll Overdose'
Gain Records/Sony BMG 2008

Ricevetti nel 2006 il loro demo Playin' It Ruff, spendendo buone parole su brani come "Nasty Girls" e la ballad "Since U Been Gone" qui riproposte in quello che ufficialmente il loro primo disco.
Aiutati da Ryan Roxie (Alice Cooper) alla consolle e da Chris Laney (Europe, Candlemass, Crash Diet), i Vanity Blvd hanno fatto di tutto per ricreare un suono vicino a quello di Motley Crue e Def Leppard, risultando alla fine un buon derivativo di Lita Ford e Saraya, per via della voce di Cindi Savage.
Nonostante sia passato già un'anno dall'uscita, scusate il ritardo ma il CD-R mandatomi dalla band mi è arrivato solo di recente, consiglio vivamente di prestare attenzione a questo gruppo che ha tutte le carte in regola per ridare vitalità alle rocket queen degli anni 80.
Moreno Lissoni

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UNCLE TRUCKER