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THE YOYOS
"Given
up Given Up"
Undergroove –
2005
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Speravo di poter ascoltare un giorno
questo cd, e allo stesso tempo temevo quel giorno.
In un certo senso, il fatto che gli Yoyos avessero
concluso la loro carriera dopo “Uppers and
Downers” significava la certezza di non
dover subire l’estrema delusione da uno dei
tuoi vecchi idoli che cercano di raccimolare un paio
di sterline con quattordici pezzi mediocri privi d’ispirazione.
Fortunatamente non e’ sempre cosi, c’e’
gente come i Social Distortion che
aspettano anche otto anni ma ti danno esattamente
quello che ti aspetti. Casi rari, vero. Ma gli Yoyos
sono, fortunatamente, uno di questi casi.
“Given Up Giving Up”
e’ un EP, sette pezzi registrati in tre giorni,
con la collaborazione tra gli altri degli Antiproduct,
che fanno le back vocals in tre brani. Tre giorni...
Mi sovviene, non era lo stesso tempo che Gesu’
impiego per resuscitare? Un tempo standard per i miracoli,
si direbbe.
Si apre con la title-track, e il titolo la dice tutta.
“Given up giving up again, now I’m up
again...”: thank God dico io. Tipici Yoyos,
rocknroll onesto, sincero, semplice e geniale. Segue
“Omega male”, piu’ tranquilla, non
ti prende subito ma cresce all’ascolto; “Round
the world”, scanzonata, allegra, ballabile,
radiofonica; “Sunglasses”, un po’
piu’ “moderna”, non la mia preferita,
ma con potenziale di vendita nell’anno di Nostro
Signore 2005; “AA Holiday”, la mia preferita,
solare, felice, rnr, coretti scemi e ballerecci, estremamente
“catchy; “Tattoos dont last forever”
inizia lenta e aumenta il ritmo, probabilmente quanto
di piu’ vicino ad una ballad puo’ uscire
dagli Yoyos, dedicata a Danny Frye,
bella anche se un po’ scontata; e infine “The
rocknroll commandments”, “totally inspired
by Prince Buster” recita la sleeve, i Dieci
Comandamenti rivisti in versione Madness e una strizzata
d’occhio a “Rules to rock’n’roll
by” degli Antiproduct, presenti
nei cori, una figata di pezzo secondo me, un potenziale
classico!
Formazione: Danny McCormack e Tom Spencer
confermati, con l’aggiunta di Rich Jones (chitarra
e voce) ex Amen. La batteria sull’intero
EP e’ opera di Gaff; ci sono due guests alla
chitarra, Vince Hay e Louis Ville, e Big Lou Koozie
alla voce, sulla track finale, piu’ Baron per
i “claps”; Antiproduct
sulla terza, sesta e settima.
Che dire... Rocksound gli da 8/10, io gli darei un
10 ma mi sembra una mancanza di rispetto verso “Uppers
and Downers” che e’ un album completo,
essendo questo solo un EP. Pertanto gli do’
9, e invito Danny & Co a iniziare a lavorare su
un album per accaparrarsi quell’ultimo punto
(chiamalo ricatto se vuoi, ma mi vorrai mica lasciare
con sti 7 pezzi per i prossimi 5 anni vero???).
Per un pre-ascolto, www.myspace.com/theyoyosofficial;
per le news, foto etc www.theyoyos.net;
la nuova etichetta ha anche un suo sito, www.undergroove.co.uk
; infine, con tanto preavviso e una paurosa coincidenza
con l’Immacolata Concezione, cosi non vi serve
neanche il giorno di malattia, per i biglietti del
gig dell’8 Dicembre a Londra, Yoyos headliners
e Antiproduct di supporto, www.wayahead.com.
Buongiorno a tutti, gli Yoyos sono tornati. W gli
Yoyos!
Cristina Massei
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NAKED BEGGARS
"Spit
it Out"
Naked beggars - 2005
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Difficile giudicare un promo con tre
pezzi. Questo dischetto veniva distribuito durante
i concerti dei Cinderella al Rock
Never Stops tour di quest’anno per far conoscere
i Naked Beggars, la band fondata da Eric Brittingham
con la moglie Inga ed alla quale si è unito
anche Jeff La Bar. Il precedente disco omonimo convinceva
solo a tratti e a brani carichi e grintosi ne seguivano
altri mosci e di scarsa presa.
Quanto ci è dato di sentire
qui, come assaggio del prossimo full lengh “Spit
it out” è invece decisamente positivo:
tre pezzi in linea con lo stile hard rock/blues del
duo La Bar – Brittingham, con un buon tiro e
riff potenti. Tre tracce che se fossero cantate da
Tom Kiefer potrebbero tranquillamente finire in un
lavoro dei Cinderella… ma anche
cantate da Inga funzionano.
Matteo Pinton
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BORGOGNA
"Outbound"
Self Produced - 2005
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Soli 5 lampi per il ritorno dei melodic
rocker Borgogna, ma sufficienti a far capire subito
di quale sostanza sono fatti! Nessun compromesso con
modernità di sorta, ma belle melodie inserite
in un contesto prettamente hard rock di chiaro stampo
Eighties.
L'inizio è segnato dalla trascinante "Too
Much Love" che convince subito dopo il primo
ascolto, caratterizzata dal buon lavoro alle 6 corse
di Pierpaolo Buzzi e dalla voce del singer Tomas Borgogna.
La carica scema un pò con "Power",
sempre ottimamente suonata ma meno incisiva della
precedente, poi è il turno della ballatona
"Two Times Is Tough" sicuramente uno dei
pezzi meglio usciti di questo "Outbound".
Nei 2 pezzi conclusivi vediamo il quartetto
lombardo prima alle prese con l'hard rock FIREHOUSE
oriented di "Leave Me Alone" e poi con una
ballata acustica intitolata "Angel" che
si merita di ottenere giusto riconoscimento da tutti
gli estimatori di questo genere di musica quindi,
se avete nostalgia di gruppi come Firehouse
o Tyketto, avete trovato chi può
riempire tale vuoto. Insieme ai Pythons
una delle migliori promesse italiane.
Moreno Lissoni
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SPIRITUAL BEGGARS
"Demons"
InsideOut Music/Audioglobe
– 2005
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Ecco un altro album, e un’altra
band, che meritano quantomeno il mio piu’ assoluto
rispetto. Mi spiego. Cio’ che secondo me rende
una band “classica”, quello che consacra
un gruppo di strimpellatori all’Olimpo musicale
dell’eternita’, e’ principalmente
il fatto di avere un suono proprio, un “timbro”.
E’ il fatto che anche se non hai mai ascoltato
un intero album dei Led Zeppelin ma
conosci un singolo pezzo, puoi ascoltarne un altro
per la prima volta e riconoscerli immediatamente.
E questo e’ il principale merito musicale che
personalmente attribuisco agli Spiritual Beggars.
Formati nel 1992, esplosi a livello
internazionale nel 1999 con “Ad Astra”,
confermati nel 2002 con “On Fire”, gli
Spiritual Beggars non hanno mai cercato di produrre
un album fotocopia, anzi, sono sempre stati aperti
a sperimentazioni, dai suoni piu’ pesanti ad
atmosfere piu’ soft, e aggiungi a questo il
cambio di voce con l’ingresso nella band dell’attuale
vocalist JB su “On Fire”. Eppure, il giudizio
di pubblico e critica e’ sempre lo stesso: il
tipico Spiritual Beggars sound!
Oltre a JB, con “Demons” si aggiunge un
nuovo membro ai fondatori Amott, Witt e Wiberg, il
bassista Sharlee D’Angelo, ex Arch Enemy. L’album
presenta 13 tracce vitali e appassionate, ogni nota
creata jammando insieme vecchia maniera, no computers,
per creare quello che secondo Amott e’ “the
ultimate, super heavy, melodic, 70s style, rock album”.
Sicuramente cresciuti musicalmente da “On Fire”,
non cambiati, e se posso fare un pronostico lo stesso
si potra’ dire del prossimo album.
I pezzi sono duri, infuocati, vibranti,
basta leggere alcuni titoli: “Salt In Your wounds”,
“One Man Army”, “Born To Die”,
“Sleeping With One Eye Open”. Un lavoro
che fara’ felice sicuramente la fan base degli
Spiritual Beggars dalla prima all’ultima nota,
e che sara’ comunque gradito a chiunque ami
il rock genuino, puro e soprattutto vivo.
Cristina Massei
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7th HEAVEN
"Live
at Durty Nellies"
NTD Records - 2005
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In attesa di un nuovo lavoro in studio,
e dopo l'ottimo "Silver" e l'album
di cover "Sampler - Volume 1",
il quartetto di Chicago esce con un doppio CD/DVD
con le canzoni registrate dal vivo lo scorso aprile
al Durty Nellies.
I 14 brani proposti in doppia veste (audio/video),
mostrano un gruppo affiatato che regala quasi un'oretta
di piacevole concerto.
L'esibizione non presenta grossi spunti,
i 4 suonano il loro repertorio senza troppi fronzoli
con vette di intensità che si possono individuare
in "Gravity", "Cellophane", "Undone"
e "Ghost Of Me", il resto del disco scorre
via senza alti e bassi, peccato solo per l'assenza
di canzoni come "Everlasting Love", "Invisible"
e "Misunderstood", che ben mi avevano impressionato.
Moreno Lissoni
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BRET MICHAELS
"Freedom
of Sound"
Poor boy records -
2005
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"Freedom of Sound":
la nuova fatica di Bret Michaels, l’uomo più
bello dell’universo. Dopo lunghi annunci ecco
finalmente il disco country che tutti i fans aspettavano
con ansia. Strano il concetto di country del cantante
dei Poison: un banjo, qualche violino,
l’armonica ed è convinto di aver suonato
un disco country. In realtà i pezzi sono i
soliti rock ‘n’ roll divertenti di Michaels,
certo, c’è qualche arrangiamento country
oriented ma alla fine poco ci si discosta dal precedente
“Songs of life”.
“Rock 'n My Country” seppur
con un banjo di sottofondo e “Driver”
stanno a metà fra “Hollyweird”
e “Songs of life”, “Open
Road” è un mid tempo carino e “All
I Ever Needed” una ballatona in stile “Every
rose”. Il singolo “New Breed of American
Cowboy” è cowboy solo nel titolo, “Right
Now, Right Here” e “Lookin' for a Good
Time” sono forse i brani più country
del disco, la prima ha un incedere trascinante, probabilmente
il brano migliore, ma assomiglia un pò troppo
a “Centerfold” della J. Jeils
band. “Every rose – Country version”
sarebbe anche ben fatta se non fosse la milionesima
volta che Michaels ce la ripropone, d’altra
parte stiamo parlando di un uomo che si è fatto
un tributo da solo… mi riferisco a “A
salute to Poison”.
Il resto del disco è assolutamente
inutile: come bonus tracks vengono inseriti nove brani
estratti dai precedenti “Songs of life”,
“Ballads, blues & Stories”,
“Country Demos” e “A
Letter From Death Row”.
Un commento a parte merita il booket: sua santità
Bret Michaels bello come una divinità, ritratto
in tutte le pose più cool del rock ‘n’
roll ed una parata delle sue proprietà: qualche
Harley, le Mercedes ed un cagnolino meraviglioso fotografato,
guardacaso, davanti ad una Ferrari.
Cosa ci volete fare? Lui è Bret Michaels, se
non ci fosse bisognerebbe inventarlo, per la gioia
di fans, detrattori e di TUTTE le donne.
Matteo Pinton
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BIG COCK
"Year
of the Cock"
Driver Wild Music -
2005
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Appena mi arrivò il pacchetto
contenente questo CD non mi aspettavo di trovarmi
di fronte a un così bel lavoro perchè
il gallo di copertina con bandana e la completa assenza
di note biografiche sulla band non erano di buon auspicio.
Parte la prima traccia "Bad Motherfucker",
e la mia attenzione viene subito catturata da un sound
molto settantiano e dalla timbrica vocale del singer
che mi ricorda qualcuno... ma non so chi... Con il
successivo hard'n'roll di "I Want it All"
che mi viene l'illuminizione: "questo qui è
identico a Robert Mason!!!!"
...continuo l'ascolto del CD e alla fine la curiosità
mi spinge ad accendere il pc e a cercare su internet
qualche informazione sul gruppo e finalmente capisco
perchè la voce del cantante è così
simile a quella dell'ex-Lynch Mob...
è lui!!
Avevo perso le sue tracce dopo la parentesi
Silent Witness, ma rieccolo qui più
in forma che mai con una nuova band che vede nella
formazione anche l'ex chitarra dei King Kobra
David Michael Phillips.
Mi hanno lasciano sbalordito, perchè, pur non
proponendo assolutamente nulla di nuovo, "Year
of the Cock" è una delle migliori
cose che mi sia capitato di ascoltare da un mese a
questa parte.
Si passa da episodi a-là AC/DC
come "King of Cool" o la title-track ad
altri che riprendono il discorso lasciato troppo presto
in sospeso con i LYNCH MOB come "Mean
Street Machine" o "Take it Off". Non
mancano le ballate interpretate alla grande dalla
bella voce di Mason e prendono il nome di "Carrie's
in Love" e "Hard to Swallow" e altri
piccoli gioiellini hard rock come "Dynamite"
e "You Suck the Love Out".
Moreno Lissoni
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MIDNIGHT CIRCUS
"Money
Shot"
Perris Records - 2005
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Combo americano originalmente formato
13 anni or sono, ma stabilmente sulla scena con questa
line-up dal 2001, ci sforna dal 6 settembre questo
full-lenght sprizzante di energia che coglie a piene
mani dalla gloriosa scena hard rock di due decenni
fa.
Il classico intro inquietante dal flavour un po' circense
introduce l'ottantiana "Psychedelic trippin",
già presente sull'ultima compilation "Hollywood
Hairspray", che con il suo riff granitico,
la voce alla Accept ed una sezione
ritmica in perfetto stile hard rock, ci fa capire
senza fronzoli quale spettacolo ci offrirà
il circo di mezzanotte.
Una continua alternanza di richiami
più o meno chiari a bands quali Ratt
e Poison, fanno da perfetto condimento
al sound comunque riconoscibile ed imprevedibile,
senza esagerare, che i nostri quattro rockers continuano
a sfornare dalle casse dei propri amplificatori corrosi
dal tempo e dai decibel.
Dovreste provare ad ascoltare "Only one"
e "Forever came day", chiudere gli occhi,
e tentare di immaginare se state ascoltando "Money
Shot", un "Invasion of your Privacy"
rivisitato nel 2005 o "Look what the cat
dragged in" cantanto da un Bret
Michales che gioca a fare Vince Neil!
Menzione particolare la vorrei fare alla spettacolare
"Dirty Rithym", introdotta da un sensuale
gemito femminile che ci accompagna fino alla fine
del pezzo, con il suo riff alla Def Leppard
(vi ricordate "Pour some sugar on me"?)
e le sue trovate ritmiche, semplici ma clamorosamente
efficaci, con quel groove che ultimamente sembra essere
un aspetto di scarso conto, ma che probabilmente è
l'elemento fondamentale per la buona riuscita di un
album rock.
Bella anche la finale "S.M.D.",
condotta da un riffone che più metal non si
può, supportata da gang vocals femminili perfettamente
riuscite, che mantengono quel non so chè di
ironico e scanzonato che si intuisce sin dalle prime
note del cd.
Da non sottovalutare la produzione corposa e pompata
al punto giusto, amenità in casa Perris Records,
ma in questo caso probabilmente bisogna solamente
pagare tributo al talento del chitarrista Greg Gill,
produttore e direttore artistico del progetto.
Da acquistare!
Paolo Pirola
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THE PYTHONS
"Never:
Enough"
Valery Records - 2005
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Il quintetto milanese è fenomenale.
Insieme da 5 anni, hanno già pubblicato un
mini dal titolo "Four Stones" ottimamente
recensito da tutte le riviste e webzine del settore,
suonato nei principali locali del nord-italia e vantano
anche delle apparizioni di spalla al tour italiano
degli ex Whitesnake Mickey Moody
e Bernie Marsden e l'esibizione al Summer Attakk 2005
insieme ad Alice Cooper.
Dopo un lungo periodo passato in sala di registrazione
ecco finalmente il loro primo full-lenght CD per Valery
Records (etichetta che ha nella sua scuderia anche
i FIRE TRAILS di Pino Scotto) e prodotto
da Niky Lou Rosh che conferisce al disco un sound
pulito e potente. Il risultato è più
che ottimo, i Pythons si confermano una delle punte
di diamante dell'hard rock melodico made in Italy
e ce lo dimostrano con i 12 brani che compongono questo
disco perchè "Never: Enough"
non solo convince musicalmente, ma mette in evidenza
la bravura del gruppo nello scrivere bei pezzi.
Caratterizzato da corposi e massicci
riff di chitarra e da una sezione ritmica sempre in
prima linea, i Pitoni ci offrono un melodic hard rock
americano di stampo moderno con una certa dose di
personalità e freschezza, peculiarità
non sempre facili da riscontrare in questo genere.
"Up To U" e "My Shelter" sono
i brani che aprono l'album, 2 irruenti hard rock ottantiani
rivestiti da 2005, alla traccia numero 3 arriva la
già nota "Shadows" e poi via con
il tris composto da "Back To Life", "Inner
Words" e "Burnin' Fever" che ci conducono
direttamente verso "No More Answers", che
parte lenta per poi aprirsi a atmosfere più...
tormentate.
Dal vecchio repertorio ecco arrivare il class-hard
rock di "Black Stone" e la ballata "Texas
Queen", quest'ultima ha più cromosomi
Bon Jovi-iani di quanti ne possa avere "Have
A Nice Day", dove spicca il cantato di Frank
Law.
"Away" è senza dubbio la canzone
più atipica della band, si parte con un colpo
di pistola e poi si prosegue con gli inserti vocali
del singer dei Bloody Mary che danno
quel tocco gothicheggiante ad un pezzo tipicamente
rock. Sul finire troviamo quello che secondo me potrebbe
essere l'hit del gruppo, "In The Rain",
un rock melodico rabbioso e romantico e, come spesso
mi capita di dire, se fosse uscito 15 anni fa e in
un'altro continente, avrebbe riscosso il successo
che si merita.
L'ultima song è una dolce ballata acustica
intitolata "Just A Song" che suggella l'ottima
prova del combo lombardo!
Moreno Lissoni
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THE TEA PARTY
"Seven
Circles "
InsideOut Music/Audioglobe
– 2005
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Il terzetto canadese capitanato da
Jeff Martin torna in Europa dopo quasi quattro anni
dalla pubblicazione del sesto lavoro da studio “The
Interzone Mantras”, e ancora una volta
fa centro. “Seven circles” denota
un ritorno alle radici, ma certo non un passo indietro.
Coraggiosamente, la band lascia da parte le tastiere
e i suoni orientaleggianti che sono stati loro trademark
in anni costellati di platinati successi, e ci regala
un mix piu’ “essenziale”, melodico
e vario.
L’opener “Writing’s
On The Wall” ricorda i Led Zeppelin
di “Black Dog”, grazie in particolare
al basso, mentre “Wishing You Would Stay”,
con Holly McNarland guest vocalist, e’ uno degli
episodi piu’ vellutati e melodici di questo
album; “Oceans”, mia personale preferita,
e’ dedicata al compianto ex manager, e secondo
Martin il pezzo piu’ “aperto e onesto”
che abbia mai composto; se le power ballads sono il
vostro forte, “The Watcher” vi conquistera’
di certo, perfetto mix di romanticismo e chitarre
pesanti per strappare il cuore di qualunque rocker
all’ascolto; c’e’ ancora un pezzo,
“Luxoria”, che chiaramente denota le influenze
orientali della band, ed era originariamente stato
scritto per il videogame “Prince of Persia”;
infine, ovviamente, la title track con uno spettacolare
solo di chitarra di Martin.
Il titolo dell’album si presta
a tre interpretazioni, tutte corrette: e’ il
settimo album della band, Jeff e compagnia ritengono
di aver “chiuso il cerchio” musicalmente,
e infine il riferimento e’ alla teoria musicale
di Pitagora, fondata sui corpi celesti e fondamento
della scala musicale occidentale.
Stiamo a vedere se questo “Seven Circles”
puo’ regalare ai Tea Party ancora una volta
il platino, magari stavolta anche in Europa, e soprattutto
teniamo gli occhi aperti per il prossimo tour, considerata
l’ottima reputazione live dei canadesi. Cristina
Massei
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ENUFF Z' NUFF
"One
more forthe road"
Cargo Records - 2005
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Cos'è sta roba? Gli Enuff z'
Nuff mi sono sempre piaciuti ma questo "One
more for the road" puzza terribilmente di
presa per il culo. Si tratta del concerto tenuto al
Cat Club di Los Angeles il 31 agosto 2003, come recitano
le note di copertina, con la formazione originale
riunita per la prima volta dopo 10 anni. Si, va bene,
riunita. ma Chip Z' Nuff dov'è?
Già la durata lascia dubbiosi: 44 minuti inclusa
"Mary Jane" un' insulsa bonus track di studio
che da sola di minuti ne dura quasi 4. Ma il vero
scandalo è quando parte il disco: la registrazione,
presa da videocamere probabilmente amatoriali è
da bootleg ed il suono ne risente in maniera pesante.
I brani sono quelli famosi, da "Rock
'n world" a "Fly high Michelle", c'è
anche la cover di "Revolution" dei Beatles
ma ascoltati così possono accontentare solo
i superfans più accaniti. Donnie Vie ce lo
spiega nel booklet: lui lo sa, è registrato
da schifo ma volevano rendere omaggio alla (quasi)
reunion e testimoniare uno degli ultimi show di Derek
Frigo.
Encomiabile l'intento ma in questo modo mi sembra
che riescano solo a farsi ridere dietro nel tentativo
di raccattare qualche dollaro. Non si fanno queste
cose signor Vie, e dire che "?"
mi era piaciuto così tanto.
Matteo Pinton
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GREEN DOLLAR COLOUR
"Green
Dollar Colour"
Bad Reputation - 2005
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Album di pregevolissima fattura quello
realizzato dai francesi Green Dollar Colour che si
sono avvalsi del mixaggio di Mike Fraser
(AC/DC, METALLICA, VAN HALEN, AEROSMITH, THE CULT)
agli Armoury Studios di Vancouver e di George
Marino (Metallica, Guns'n'Roses, Velvet Revolver
e AC/DC) per la masterizzazione ai celebri Sterling
Sound di New York.
Il trio composto da Lex Koritni, Anthony De Lemos
e Chris Brown mostra delle ottime potenzialità
e il risultato è veramente interessante, soprattutto
con la prima song "Dirty Letter", un hard'n'roll
che fonda le sue radici in Australia e ti esalta come
una serpentina di Zidane - detto
da un'interista, assume ancora più valore -
e in "Mess With Love", altro brano di robusto
rock scuotichiappe.
Il disco prosegue con due sanguigni
hard rock dal titolo "Emotional Audit" e
"Let It Go" per poi arrivare a "Foot
To The Floor" che per via dell'interpretazione
vocale mi ha ricordato vagamente gli inglesi THUNDER,
nome che salta fuori anche ascoltando "Expectations".
"I Wanna Know " è più lenta
e delicata dello stardard, di francese non ha veramente
nulla, come del resto anche la successiva "No
Regrets" altro ottimo e rozzo hard rock che viaggia
spedito sulla sei corde di De Lemos e ben interpretato
dalla calda voce di Koritni.
Se avete qualche dollaro, ops... qualche euro da buttare,
con questo CD sarà sicuramente speso bene!
Moreno Lissoni
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SCARLET AND THE SPOOKY SPIDERS
"Pop
Up Your Eyes And... Thrill!"
Cavity Records - 2005
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Dalla biografia degli Scarlet And The
Spooky Spiders vengo a sapere che la band nasce nell'ottobre
del 2003 e suonano un "selvaggio e grezzo mix
di 50's e 60's R'n'R con un 'attitudine punk '77 e
una lieve vena di 70's glam rock". Niente di
più vero!
E' sorprendente come dall’underground italiano
escano fuori delle realtà così valide
come questi Scarlet And The Spooky Spiders che hanno
prodotto un disco pervaso da un mood da B-Movie dell'orrore,
un pò Rocky Horror per l'ironia e molto Cramps
per le sonorità, infatti il gruppo Toscano
riprende dal repertorio di Lux Interior "Garbageman"
da "Songs The Lord Taught Us" del
1980.
Tuoni e ululati introducono la prima
traccia, "Zombie Werewolf", movimentato
e divertente "splatter glam" anni 70 che,
insieme alla spassosa "The Lizard", sono
a mio avviso i pezzi di punta di "Pop Up
Your Eyes And... Thrill!", quest'ultima
con un "uhh uhh uhhh" che ti si attacca
addosso come una tarantola e non ti molla più!
Il lavoro comprende altri 2 brani "Alien
In My Head!" e "Party Dress" dall'incedere
più punkeggiante e che ci lascia ottimamente
sperare per il loro album sulla lunga distanza previsto
per il 2006 e senza alcun dubbio, riusciranno nuovamente
ad intrappolarmi nella loro raniatela sonora!
Moreno Lissoni
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BADMASH
"Badmash"
Self Produced - 2005
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Recensiti tempo fa con un demo dal
titolo "Back To The Sleazy" e sotto
il nome NO.WAY.OUT, riecco qui i
5 romani con un nuovo monicker e nuove sonorità
che fanno decisamente guadagnare punti al combo capitolino.
Dimenticate lo street rock mal registrato del vecchio
demo perchè ora i Badmash fanno sul serio,
infatti hanno lavorato i 5 pezzi di questo Ep ai Kamikaze
Hit Farm Studios di Padova e si sono avvicinati a
sonorità più moderne anche se di hard
rock sempre si parla.
Il prodotto è decisamente buono
anche se in alcuni casi sembra mancare di qualcosina
per far si che possano distinguersi dalla "massa",
ma sono sicuramente sulla strada giusta e lo possiamo
notare subito con la prima traccia "Look At My
Lips", introdotta dalla potente sezione ritmica
composta da Giusto Libidine e Funboy e ben supportata
dalle chitarre di Adriano Vega e Malibu e dalla voce
di Max L, e con la successiva "In My Brain"
(il pezzo che preferisco), modern hard rock che vedo
molto bene in veste live.
Il CD continua con "Horny Dogs"
che parte bene, ma si smorza un pò nella parte
centrale della canzone e così anche le successive
"Peep Show" e "What I Like" pur
essendo song molto godibili, mancano di incisività.
Alla fine prova più che positiva che mi lascia
ben sperare per un ipotetico full length CD.
Moreno Lissoni
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by Slam! Production® 2001/2007
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