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www.rzd.it

 

RAZZLE DAZZLE
"Razzle Dazzle Inc."
Self Produced - 2005

Ritornano i Razzle Dazzle con il loro secondo CD fresco di masterizzazione agli Sterling Sound Studios di New York. La prima cosa che si nota è il deciso cambiamento di immagine e musicale, infatti si sono lasciati alle spalle le ombre da L.A. band optando per una più credibile versione "NU glam" (?).
La prima volta che ascoltai "Next Big Thing" fu dal vivo alla Rockhouse e ricordo che dopo 30 secondi dissi a chi mi stava di fianco (Simone "Piuitz" Piva): "Cazzo, i Bastet!!!", e non so se sia un caso o meno, ma come guest in questa canzone ci troviamo proprio il reverendo Pacino e senza alcun dubbio è anche una delle più riuscite del lavoro con tanto di coretti femminili sul finire.

Per descrivere al meglio le rimanenti tracce direi che la band ha fatto sua la lezione di gruppi come BEAUTIFUL CREATURES e TURBONEGRO sempre tenendo un piede saldo negli eighties come nel caso della title-track, altro brano ben composto insieme a "Clean", il pezzo più 'radiofonico' dei 6 che sembra uscito dalle session di "Digitalia" dei JESTER e "Faceless", buona scuotichiappe hard rock song.
Ho apprezzato molto la scelta/evoluzione della band di togliersi di dosso certi stereotipi da hair metal band e di aver curato nei minimi particolari registrazione e layout/artwork. Non mi resta che consigliarvi l'acquisto di questo "Razzle Dazzle Inc.". Bravi!!
Moreno Lissoni

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www.boydotcom.com

 

BDC
"Indipendent Ep and Live In Leipzig"
Self Produced - 2004

I BDC non sono altro che i punk rocker australiani BOY DOT COM, il trio capitanato dagli ex Hollywood Teasze e Voodoo Lovecats FrankEEE e Eman uscito qualche tempo fa con un'altro ep dal titolo "Fuck The World". Sarà per una questione affettiva o più semplicemente per gusti musicali, ma continuo a rimanere legato alle vecchie produzioni del gruppo tedesco che aveva in se quella componente fun che manca un pò al trio in questione. Difficile però fare anche dei paragoni dal momento che i generi proposti sono abbastanza differenti, ma le glamdolls a mio avviso era tut'altra cosa...

"Indipendent Ep and Live In Leipzig" si divide in due parti, la prima presenta 4 nuove composizioni che hanno il loro punto di forza nell'oponer "Big Brother Blues", un fresco punkettino dalle tinte glamour settantiane e in "Others Knew", mentre non mi convincono le poco incisive "3h Boyz" e "Gentle Lies".
La seconda parte del CD, come da titolo, è un estratto live della band che ripesca la bella "Fuck the World" e la cover dei SEX PISTOL "Pretty Vacant". onestamente non mi è chiaro il fatto di mettere 4 brani dal vivo registrati così così, avrei preferito ascoltarmi altri pezzi del gruppo.
Moreno Lissoni

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www.deadfamous.info

 

DEAD FAMOUS
"Dead Famous"
Self Produced - 2004

Dall’underground, o forse *dalla* underground londinese ecco spuntare i DEAD FAMOUS, incrocio malsano tra un glam metal metallozzo e deviazioni trash. Forse incomincio a non capirci più un cazzo, o forse sono diventato insofferente e svogliato, ma il mio primo abbozzo mentale mi suggerisce la seguente formula: primi LA Guns metal + riff à la NY Dolls + i Trash Brats più claudicanti = Dead Famous. Credetemi sulla parola, ma prendete i nomi di riferimento con le pinze, perché pur con tutta la buona volontà questo CD è prodotto a cazzo di cane e sicuramente questo aspetto non rende giustizia ai pur buono spunti che ogni tanto emergono.

Apre il CD “Rock N Roll Dream”, riff glam metal dozzinale, e fin qua vabbè… ma quando sento le parole del coro… “you better watch out, for the rock n roll dream…”, beh, mi viene da sboccare, sarebbe anche ora di finirla con ‘ste menate di inseguire tutti questi stereotipati sogni da pantheon del RNR, di starci dentro sennò mollare… sono cose trite e ritrite ma soprattutto, a mio avviso, delle grandi coglionate. Segue “Suicide Love”, e qui mi spiego perché mi ricordano gli LA Guns: riff iniziale che mi ricorda vagamente “Sex Action” per poi sconfinare nel trash rock. Non male, anche se il suono di chitarra da oltretomba non aiuta. “Super Ass Trash” ha un riff abbastanza scontato, ma risulta essere la canzone più convincente del CD, veloce e spensierata, sull’andante con brio, mi ha ricordato persino i nostrani Bubblegum Kiss, defunta band di un noto trafficante d’organi romano…

“Kissin’ The Night Away” è la ballad di turno, e mi lascia abbastanza indifferente. “Revival” non è niente male, per certi aspetti potrebbe ricordare i Dead Boys, e qui faccio alla band londinese un paragone assai lusinghiero, ma visto che sono stato assai severo in fondo se lo meritano.
Chiudono il CD due radio edit francamente inutili.
A difesa della band va detto che la produzione assai scarna può esser dettata da pecunia limitata e che in fondo siamo davanti a una demo, però, visto il sovraffollamento del panorama musicale odierno e considerato che oramai incidono demo cani et porci, sarebbe meglio curare di più il prodotto finito e una certa identità compositiva.
Se un giorno i Dead Famous prenderanno a calci in culo i Darkness scalando le charts UK, allora mi mangerò il cappello di Moreno, a mo dell’incazzoso Rockerduck! Ma al momento la bomba sessuale di Cassina de’ Pecchi può dormire sonni hyper-tranquilli…
Simone Parato

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www.ninetnine.com

 

NINETNINE
"Feed Your Appetite"
Listening Lounge Music - 2004

Proprio un bell'esordio discografico per questi NinetNine capitanati dal cantante e chitarrista Freeway (che ha già alle spalle un disco dal titolo "Four Seasons In One Day") che lo scorso ottobre hanno fatto uscire questo "Feed Your Appetite" in cui si condensano sonorità tipicamente hard rock con il nuovo nu breed o modern rock o come diavolo volete chiamarlo... A volte è impressionante come certe melodie siano identiche a quelle dei DEF LEPPARD, e non credo di dire una stronzata se dicessi che i Ninetnine sono un'incrocio tra la band di Sheffield e alcuni new act come 40Ft Ringo, Waltham e i recenti 7Th Heaven un bel connubio tra rock melodico e nuove sonorità.

L'impronta di Joe Elliot e soci è facilmente ascoltabile in brano come "Anyway", "Change", "Vivianne", "I'll Try" e in "Screwed Up" con quel "dududuu dududuuu" che fa molto... Hanson! Tutto l'album rimane sopra gli standard e oltre ad aver inciso delle belle composizioni tra Austria e Los Angeles ci regalano un secondo DVD con tutto il making of del lavoro... tutto fatto in maniera straprofessionale e curata!
Promossi!!!
Moreno Lissoni

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americandog

 

AMERICAN DOG
"Scars-n-Bars"
Outlaw Music Publishing / BMI - 2005

Anno nuovo e nuovo album per gli American Dog.
"Scars-N-Bars" è il quarto album della band dell'ex Salty Dog e Dangerous Toys, Michael Hannon, formata nel 1998. "Workin' Man" apre l'album in maniera prepotente, con il suo hard rock'n'roll influenzato in maniera decisa dai mitici Motorhead. Il passato non è poi così lontano... i Salty Dog sembrano essere presenti in diversi brani del disco, soprattutto in "Faded", "Another Lost Weekend" ed in "Little Girl"... ma le melodie vocali sono decisamente più ruvide di quelle dell'ex cantante dei Salty Dog, Jimmi Bleacher.

"Conviction" è la prova che le influenze maggiori sono band come Motorhead, Rose Tattoo, il grande Ted Nugent... e così via. Il sound della band è diretto e potente, così come la maggior parte delle tracce del disco, che non lasciano mai l'occasione all'ascoltatore di cambiare canzone.
Il blues di "Lucky 13" esordisce con il grande feeling del chitarrista Steve Theado e si impone come uno dei migliori pezzi dell'album. Lo stesso vale per la fantastica "Got You By A Chain", che con un bellissimo intro di slide orienta il sound più verso il sud... lì, dove va ad incontrare i primi Rose Tattoo. Theado conferma il suo stato di grazia con un altro gran lavoro su questa traccia, puramente rock'n'roll e senza fronzoli.

Nella settima canzone (molto bella), "She Ain't Real Pretty (but she's all I've got)", al southern sound si aggiungono il piano e classici accordi rock'n'roll che ricordano molto i The Four Horsemen di "Nobody Said It Was Easy".
La band continua a scatenare la loro furia hard rock'n'roll con "Burnin' Yesterday", "Sunday Buzz" (dove bellissime melodie di slide e harmonica se la fanno padrona) e con "Ten 'til Two", infiammando il finale di questo (a mio avviso) grande album degli American Dog. Inutile dire che vi raccomando quest'album a gran voce. Compratelo ed associatelo ad una bella cassa di buona birra... così potrete godervi nel miglior modo il rock'n'roll degli American Dog.
Il cd lo potete trovare anche su www.cdbaby.com. Compratelo e non vi pentirete, gli American Dog sono un'ottima band che suona grande rock'n'roll. Niente chiacchiere, niente poser.
Mettete il cd nel vostro lettore, premete play e preparatevi alla furia degli American Dog.
Carlo Mazzoli

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www.the-faces.com

 

FACES
"Five guys walk into a bar…"
Rhino Records - 2004

Forse Steve Marriott era uno stronzo, o forse quando nel 1968 mollò gli Small Faces per andare a formare gli Humble Pie col suo amico Peter Frampton era solo stanco di fare il mod e aveva davvero voglia di sonorità più pesanti. Resta il fatto che gli ormai orfani Ronnie Lane, Ian Mc Lagan e Kenney Jones si dovettero mettere alla ricerca di un cantante ed un chitarrista per sbarcare il lunario. Ben presto assoldarono il chitarrista Ron Wood (eh, si, proprio lo stesso che suona ancor oggi negli Stones) ed un allampanato scozzese che rispondeva al nome di Rod Stewart. Modificarono il vecchio nome e diventarono i Faces.

E così, tutto sommato, la morte di una grande band ne generò altre due di incredibile valore. I Faces si distinsero fin da subito per essere la più scassata accozzaglia di ubriaconi che il mondo del rock ‘n’ roll avesse mai visto. Una bella miscela di alcol, blues, rock e voglia di far casino che li portò in vetta alle classifiche per tutti i primi anni 70.
A distanza di trent’ anni dal loro scioglimento ecco che la Rhino records gli dedica un cofanetto di 4 cd con 67 brani di cui 31 tra inediti e rarità. L’ opera, interamente realizzata dallo stesso McLagan è arricchita da uno stupendo booklet pieno di foto e testimonianze preziose. Un’ occasione ghiottissima per avvicinarsi o riscoprire una band seminale che tanto influsso ha avuto sulle generazioni successive (chiedete a Black Crowes o Quireboys, tanto per citare un paio di nomi).
Matteo Pinton

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www.janyjames.com

 

JANY JAMES
"Xmas without xs"
Pumpkins crew - 2005

Ricevo con curiosità questo disco acustico del last rebel emiliano e della sua cricca di peones, lo infilo nel lettore del mio stereo e mi stappo una birra. Non so se riuscirò mai ad essere imparziale parlando di Jany James, come potrei non amare un uomo che chiede di essere seppellito coi suoi stivali? Il cd in questione è la registrazione di un concerto milanese del dicembre dello scorso anno arricchita da una bonus track realizzata dal vivo in uno studio radiofonico.
Si parte con una nuova versione di “no time for losers” che, riarrangiata in una chiave blueseggiante riporta subito alla mente ZZTop e praterie. Incredibile la successiva “Rock n’roll star” in versione Mexico mentre non ci fa saltare sulla sedia “Do you wanna listen”. Si riprende quota, e alla grande, con una cover dei 4 non blondes “Pleasantlyblue” bluesaccio trascinate che lascia spazio a “Bye Bye policeman” ed alla nuovissima “Girl of my life”.

Proseguiamo fino ad arrivare a “You can’t always get what you want” un medley sorprendente: per quanto possa sembrare impossibile Jany mette insieme alla grande Rolling Stones, Quireboys e Sex Pistols. Ancora un pezzo di Jany “(I’ve got a) snowball’s chance in hell” e si arriva ad una cover di grande pathos, la Winwood-iana “Can’t find my way home”, momento di forte intensità, forse il più alto del concerto.
Spazio per “Broadwalk angel” e finale con tre cover, Goo Goo Dolls, ancora Quireboys con l’ immancabile “Sex party” e, visto che di Natale si trattava: “Jingle bell rock”.
Per la bonus track è stata scelta “last bandit”, dei Dogs D’Amour curiosamente, ma anche giustamente mixata con”Good old rebel”, un traditional dixie nella guerra di secessione.
Giudizio ampiamente positivo per questa prova acustica, disco ben registrato e prova col blues superata a pieni voti. Chi cazzo si è bevuto la birra di Jany?
Matteo Pinton

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glamourangel@yandex.ru

 

TRASH CATZ
"Wild Yourng & Free?!!"
Pandora Peroxide Records - 2004

Nella continua ricerca di qualche astro nascente nell'underground dell'underground, mi sono soffermato in Russia, dove, dopo i bonjoviani Offroad, ho scoperto questi Trash Catz che come avrete capito dal nome / titolo / copertina, suonano del classico e datato glammettone, che per intenderci occupa quella fascia occupata dagli Shotgun Messiah (Zinny J. Zan era) o Tattoed Love Boys, con un cantato a metà strada tra il Tom Kiefer meno roco e il Klaus Maine più sporco (bel paragone eh!?).
Dopo uno scambio di email con la bassista Alexx Pop e conseguente invio di CD dimostrativi sulle rispettive 'scene' glam locali, ecco che un disegno di una tettuta biondona mi catapulta indietro di secoli come se il tempo per i 4 glamster russi si fosse fermato alla seconda metà degli anni 80, dove trucco pensate e stivali da cowboy andavano a braccetto.

Dovendo parlare del poker di canzoni che compongono questo demo posso dire subito che non brillano certo per originalità e registrazione, nel senso che nel nostro paese nella maggior parte dei casi siamo un tantino più... avanti, ma ciò non toglie che se amate queste sonorità e siete di "ampie" vedute che vanno dai Concrete Jungle ai Guttersluts o dai Toy Roz agli Helter Skelter (battuta eh!), beh, allora non farete troppa fatica ad apprezzare il mid tempo di "Love's Blind" o la ultra catchy "Need You Tonite". "Touch The Rain" è power ballad che non strizza uno, ma ben due occhi al Sunset Strip Style, chiude "Knokk Knokk" impostata sui soliti clichè del genere. Solo per appassionati!
Moreno Lissoni

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www.chevieye.com

 

CHEVI EYE
"Vicious Intent"
Sound On Records - 2004

Ho conosciuto i Chevi Eye grazie ad un singolo che il cantante della band, Antonio, mi fece avere la scorsa estate e da allora attendevo con molta curiosità il cd intero del quintetto finlandese che ora posso presentarvi. “Vicious Intent” possiede tutte quelle caratteristiche tipiche delle band finlandesi degli ultimi anni, il loro gothic rock / Metal/ R’n’R (definizione quanto mai complessa ma centrata) farà la felicità di chi apprezza bands come The 69 Eyes, Him e Private Line.
All’interno del cd ci sono infatti pezzi più massicci come l’opener “Black Jamming God Play” o “Game” che richiamano le sonorità della band di Jyrky 69, ma secondo me il meglio viene quando le influenze più r’n’r vengono fuori e ci regalano veri gioiellini come “It Finally Starts To Bend” (il singolo di cui vi parlavo prima) che vi garantisco vi entrerà in testa fin dal primo ascolto e che possiede un potenziale da airplay notevole.

Altro pezzo da 90 del cd è sicuramente “Days From The Past”, costruito su un giro di chitarra acustica che mi ha ricordato addirittura qualcosa degli Skid Row d’annata e che poi si sviluppa con un refrain irresistibile con tanto di voce femminile a duettare con quella di Antonio, vocalist dotato di ottima timbrica e leader indiscusso della band Vera curiosità del cd è la traccia numero 8, una cover che francamente non mi sarei mai aspettato da una band come questa… "Self Control" di Raf… rifatta probabilmente ispirandosi più a la versione di Laura Branigan, ma credetemi che fa un certo effetto leggere tra le note del cd i nomi di Bigazzi/Riefoli... tanto più che poi il pezzo si inserisce bene nel contesto e risulta decisamente meno palloso dell’originale.

Belle anche la title-track, molto potente e con linee melodiche di tutto rispetto e la conclusiva “Marble Chamber”, song acustica e decadente al punto giusto.
Concluso ricordando che la produzione è decisamente all’altezza della situazione e che nel cd troverete anche il video clip di “It Finally Starts To Bend”, che vede i nostri suonare in una distesa di neve pazzesca, perfettamente in linea con il periodo dell’anno e con le atmosfere che si respirano nel cd.
Se il 2004 è stato l’anno dei Private Line, il 2005 potrebbe essere benissimo l’anno dei Chevi Eye... dategli una possibilità, non ve ne pentirete.
Federico Martinelli

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www.bonjovi.com

 

BON JOVI
"100,000,000 fans can’t be wrong" 4 cd set – Christmas’ Box for the 20th anniversary
The Island Def Jam Music Group - 2004

Se a Natale attendevo un regalo, era proprio questo. Niente di più gradito per un fan sfegatato dei BON JOVI: quattro cd intrisi di rock n roll, melodia e demos di uno dei gruppi più famosi del mondo e, soprattutto, la band che mi spinse ad allargare i miei orizzonti musicali nel campo dell’hard rock (correva l’anno 1986!). Il cofanetto ha anche un dvd di cui però, preferisco non farne la recensione. Mi limiterò all’aspetto audio, cosa che immagino Vi interessi maggiormente.
In ritardo di qualche settimana mi accingo quindi a recensire uno dei box più interessanti del Natale 2004. Per ovvie ragioni di spazio non elencherò brano per brano ogni singolo cd ma cercherò di sintetizzare al meglio le emozioni suscitate da alcune chicche presenti in questa fantastica raccolta di tracce inedite.

CD1 - Il primo disco racchiude alcune canzoni scritte nell’arco degli ultimi 12 anni. Al di fuori di “Someday I’ll be Saturday night” in versione demo (alquanto differente) possiamo ascoltare songs emozionanti come la seconda “The radio saved my life tonight” che riapre a quelle coordinate artistiche nuove della band senza dimenticare il passato. Così anche per la quinta “Miss fourth of July” che racchiude quello spirito tra lo zuccheroso e il salato che già appariva dalla metà degli anni novanta. L’ottava “I get a rush” riapre alla solita armoniosa complicità con la sontuosità di alcune composizioni del suo ex mito, Bruce Springsteen. La penultima traccia “The last man standing”, già presentata come b-side anche in Italia, fu scritta per un film in cui anche Jon militò in veste di attore ma che in Italia, a oggi, alcuna distribuzione è mai stata decisa. Da quanto scritto sul “diario per i fans” (scritto dallo stesso Jon… brano per brano e considerazioni personali…) è possibile che questo brano appaia anche nel nuovo album previsto per inizio estate.

CD2 - Dispiaciuto di aver tralasciato volutamente alcuni brani, eccoci comunque al riassunto del disco numero due. Apre una canzone scartata dal penultimo album “Garageland” che scorre senza infamia ne gloria per poi dare spazio alla forza di “Starting all over again” che, finalmente, apporta un po’ più di rock old style nelle canzoni sin qui ascoltate. Uscita per il solo mercato giapponese risulta essere un’ottima song dal sapore retrò apportando sonorità che non avrebbero certamente guastato anche negli ultimi albums. Saltando le seguenti due tracce per l’eccessiva dose mielosa, mi ritrovo ad ascoltare un brano acustico molto accattivante che mi fa impazzire ogni volta che lo ascolto. Si tratta di “The fire inside” scritta in una manciata di minuti in una delle sessioni di “Keep the faith” e lasciata in disparte per evitare un eccessivo numero di pezzi deboli sotto l’aspetto elettrico. Invece credo che non avrebbe guastato, dimostrando Jon e Richie in uno dei loro momenti più intimisti che io abbia mai sentito. Di altra storia si parla con la bella e sculettante (nei ritornelli) “Rich man living in a poor man’s house” che, da un intro alla Springsteen, apre ad una sontuosa gara di rincorsa tra strumenti e cori in un brano che mi ricorda molto da vicino le stesure dell’album “Blaze of Glory”. Saltando nuovamente due brani scialbi, giungiamo alla strana “Outlaws of love” che altro non è che uno scarto del periodo d’oro della band del New Jersey che fa rimpiangere, in un certo senso, il tempo passato. Da notare anche l’atipico riff di Sambora che si cimenta in un groove tanto strano quanto accattivante. Inutile aggiungere che la voce di Jon, in questo episodio, risulta impeccabile e potente come la vorremmo ancora sentire. Si prosegue con “Good guys don’t always wear white” del film “The cowboy way” (che in Italia, se non ricordo male aveva un titolo simile a “Due cowboy a New York”) che era stata comunque presente in una rotatoria su MTV… quindi conosciuta.
Si chiude con un attimo di perplessità; “We rule the night”, dimenticata dallo stesso Jon, è una metal song dei primissimi anni ottanta ma, mancando di un missaggio decente e devastato dal programming di batteria che non cambia mai, il pezzo è assai noioso e più tipico di un Don Dokken sfaticato che non a questa band.

CD3 - Il disco che forse mi piace di più è proprio questo. Già, per assurdo che possa sembrare, per una volta, abbiamo la possibilità di sentire tutti i membri della band. A cosa mi riferisco? Non solo c’è un brano cantato da Sambora, che ormai conosciamo molto bene, ma anche un pezzo cantato da Tico e uno da David, gli immancabili amici di viaggio di Jon. Ma andiamo con calma. Innanzitutto ci terrei a citare le scuse ufficiali di JBJ per non aver inserito in "Slippery When Wet" il brano d’apertura “Edge of a broken heart” (i più fortunatai tra Voi ce l’hanno con la tiratura limitata del primo singolo di “Always”) che è un fottutissimo brano che avrebbe sicuramente fatto la storia insieme a hits quali “Livin on a prayer” e a “You give love a bad name”. Incredibile, energico, esaltante e malinconico allo stesso tempo è un brano da custodire gelosamente perché denso di quell’energia che si spense con l’avvento degli anni novanta. Proseguendo con l’interessante rock n roll di “Sympathy” si giunge alla canzone cantata da Tico Torres. Un brano alla Dean Martin forse, un brano talmente fuori dai cliché dei BJ che Jon ha scritto pensando proprio a Tico al microfono. Che dire? Assolutamente deliziosa e giusta anche per il periodo natalizio che se n’è già andato. Particolare.
La ROLLING STONiana “Shut up and kiss me” lascia poi spazio alle solite e piuttosto banali ballads dai titoli “Crazy love” e “Lonely at the top”. Tralasciando altri tre brani si giunge all’altra chicca del cd: “If I can’t have your love” cantata da Richie Sambora. Ebbene, pensavo al solito blues o al grande pezzo di arpeggi acustici e invece? Un piacevolissimo pianoforte accompagna la forte e calda voce del (…è anche brutto, ora, chiamarlo solo così…) chitarrista della band. Da ascoltare, accendersi una sigaretta e ricordare i propri piacevoli ricordi d’amore.
Cessato il sogno si ritorna al sound popolare degli ultimi BJ con “Real Life” già “vista” su MTV e apparsa nella colonna sonora di EdTv.
Siamo giunti alla traccia numero dodici e mi accorgo che se mai Elton John, per una svista del destino, fosse nato in America e non in Inghilterra, probabilmente (e lo sottolineo) avrebbe avuto il nome di David Bryan. Il brano scritto e interpretato dal tastierista riccioluto a nome di “Memphis lives in me” rilascia un altro bellissimo momento tra noi stessi e i nostri ricordi, con un piano sensazionale e una voce che mai mi sarei aspettato da David. Tra l’autore britannico sopra citato e il più massiccio MEAT LOAF, David dovrebbe, a mio avviso, contare di più nel gruppo e non essere limitato al ruolo di tastierista riempitivo.

CD4 - Giunti alla fine della maratona già durata più di tre ore d’ascolto, non posso fare a meno di versare una lacrimuccia alla lettura dei saluti di Jon e dei suoi compari sul booklet interno che ci rimandano al prossimo box che si farà, fortuna e salute permettendo, tra altri venti anni… cazzo…
Evitando di farmi smuovere ancora dai malinconici pensieri dei miei periodi di gioventù in loro compagnia, “Love ain’t nothing but a four letter word” mi ridà gioia e voglia di vivere dandoci in pasto un sound molto simile a ciò fatto da Southside Johnny. La seconda traccia, che è esattamente la stessa canzone, è invece la versione primordiale di quella appena ascoltata che è, per assurdo, molto più cupa e malinconica. Non so se è perché questo è l’ultimo cd ma l’attenzione è rivolta maggiormente a brani più tristi e/o zuccherosi come le seguenti “River runs dry”, la demo-version di “Always”, l’acustica e intimista “Kidnap an angel” e la sognatrice “Breathe”. La magia (o la noia, a seconda dei casi…) viene interrota dalla cazzuta “Out of bounds”. Giunta direttamente dal repertorio del periodo 84/85 il pezzo risente sempre di un ovvio ripescaggio con un mix deludente e un programming drums solito a far venire il latte alle ginocchia! Gettando al vento le note delle blande “Letter to a friend” e della bruttissima “Temptation” con “Gotta have a reason” si torna a ragionare. Già, periodo di "Keep the Faith" e quindi un po’ più di respiro, con una canzone acustica ma non triste in cui la voce di Jon ritorna a rockare come una volta. Dopo il rock scontato e melenso di “All I wanna is you” e dopo la bella e seventies “Billy” arriviamo alla fine. “Nobody’s Hero” chiude quindi l’intera saga, chiamiamola così, di demos e inedite degli ultimi venti anni. Il pianoforte e le voci di Jon e Richie salutano tutti i 100.000.000 di fans che i Bon Jovi hanno conteggiato in tutta la loro carriera (conteggiato sugli album venduti). Nonostante a volte Richie sbavi nelle contro-voci, il brano è di sicuro impatto emotivo e lo riascolterete più volte per la sua verve e per il sapore decisamente retrò che questo pezzo possiede.

Epilogo: Il dvd, che ha interviste, backstage dei servizi fotografici e alcuni materiali video introvabili di vecchie interviste, completa lo sforzo della casa discografica del quartetto del New Jersey. Il cofanetto è stato senz’altro, non solo un bel regalo sotto l’albero di Natale, ma anche l’ennesima riprova di come certe emozioni, certi sentimenti e certe sensazioni non vengano in nessun modo scalfite dalla forza con cui il tempo vola via. I Bon Jovi hanno rappresentato tanto per me e per quanto possa sembrarVi patetica questa confessione, loro e solo loro, hanno ancora il potere di farmi commuovere.
Se avete avuto una lauta mancia nelle festività e se siete davvero dei fans sfegatati… beh… mi pare ovvio il consiglio di correre a comprarlo poiché la vendita è limitata ad un solo numero di copie. Esaurite non ci saranno mai più delle ristampe. A Voi la scelta…
Marco Paracchini

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www.zrecords.net

 

A.A.V.V.
"Rock The Nations Vol. 5"
Z Record - 2004

Sono già passati alcuni anni dalla nascita della label inglese che ha riportato in auge alcuni dei più validi gruppi degli eighties e, ancora, non cessa la propria attività, immettendo sul mercato, l’ennesima raccolta dei brani delle bands del loro rooter 2004/2005.
Nelle 18 canzoni presenti, solo alcune sono già state mixate e rielaborate per la vendita ufficiale, mentre altre (e mi scappa un “vaffanculo” perché, a saperlo, non avrei speso dei soldi!!) sono solo delle demo-version mixate alla “bell’e’meglio” per l’uscita di questo cd.
Il metal DOKKENiano giunge con la prima e bella “Stranger in my homeland” a firma degli WAR & PEACE. Si prosegue con i SONIC X con il brano “News for you” che ha una bella carica esplosiva in linea con quanto fatto ultimamente dai TNA.

Gli SKULL firmano un groove rock intitolato “Velvet touch” che, sinceramente, poco mi esalta e poco credo possa fare nel mercato odierno, nonostante sia una buona traccia con anche un ritornello assai rimembrabile.
Tornano a sorpresa anche i VON GROOVE, attivi dagli inizi degli anni novanta e fautori di un pregevole hard rock, andato avanti tra alti e bassi nel periodo della seconda metà degli anni novanta, pullulano ormai di idee geniali (nel senso che stanno ripercorrendo le traiettorie hard rock lasciate indietro negli ultimi anni, perdendo molti fans…) facendoci ascoltare una “Live it up” che mi ricorda gli WARRANT di “Cherry Pie” (il disco). Peccato per le chitarre troppo indietro e la masterizzazione un po’ sotto le aspettative.
I KING KARMA con “mama’s pride” spaccano il sedere con un riffone southern che fa quanto meno smuovere il capo avanti e indietro. Bella prova ma li attendo col full lenght definitivo.
L’AoR dei FINAL FRONTIER è uno dei più scontati ma, vista la difficoltà di reperire buone canzoni di questo genere, non posso negare che, pompati magari maggiormente in studio, non possano soddisfare la mancanza dell’AOR nel mondo odierno.
Si passa agli SNAKERYDER, ennesima band sopravalutata che non regala niente di nuovo e che annoia persino nell’intero loro full lenght. Scialbi.

Gli ARABIA, che mi avevano molto ben colpito nel loro primo cd, grazie a questo singolo estratto dalla loro etichetta, non acquisterò il loro nuovo disco in quanto un po’ distante da ciò a cui ci avevano abituato a sentire. Il pezzo “Strange ways” è cupo e mi ricorda da lontano alcuni brani dei VENGEANCE.
Al nono posto troviamo i WILD HORSES che ci deliziano con un funk-pomp-rock tra i LITTLE ANGELS e i vecchi EXTREME. Suadente e sognante è il pezzo che l’album solista di Mark Ross dona a questa compilation “Do you ever”, simile alle ultime cose fatte da Mike Tramp.
Finalmente giungo ad un brano che mi fa sorridere e compiacere che esistano ancora persone che si ricordano dei FEMME FATALE. Ebbene, la Z Records gli ha dato un contratto e nonostante le mille voci di ritardi, smentite, allungamenti di post-produzione e quant’altro, stavolta le mie orecchie ascoltano un loro brano: “Till it’s shot” che è talmente anni 80 da farmi pensare che abbiano giusto preso qualche scarto del loro passato e lo abbiano risuonato per l’occasione. La qualità di registrazione del demo presente è comunque piuttosto scadente.
Prova modernista per l’ex singer degli WARRANT, Jani Lane che, con “6 feet under” dà il suo contributo a questa piccola etichetta. Il brano non è male ed è anche divertente ma l’idea che al microfono, invece che il classico cazzone con i capelli sugli occhi e la chitarra ad altezza pisciatoio, ci sia il vecchio rocker Jani… beh, mi rattrista un po’… ma proseguiamo con questo dischetto flaccido flaccido.

Jesse Damon ex SILENT RAGE, dopo l’esordio non proprio grandioso, ci riprova ma se il materiale è scadente come il pezzo qui presente “Messin with my head” allora facciam prima a ricordarlo solo nei dischi della sua band precedente. Gradito ritorno per i BLACK N BLUE e non male anche il loro brano “So long” che è fottutamente glam al 100% .
Seguono ADAM BOMB che, ancora vivo, ci delizia con la sua “SST” (gagliarda veramente!), i FLAME con “Take me back” (anni 80 a gò-gò!), i ROX DIAMOND (con la ristampa del loro unico disco) e gli ENZIGN che lasciano uno sbiadito ricordo con arpeggi acustici e cantati super scoglionanti.
Ok, rileggendo la mia recensione mi accorgo di essere stato un po’ acido ma l’idea che etichette come queste rilasciano, ogni mese, un mucchio di Cd, mi fa arrabbiare non poco… fossi in loro curerei di più la qualità e non la quantità.
Marco Paracchini

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www.cathouseband.com

 

CATHOUSE
"In Pussy We Trust"
Self Produced - 2004

Dopo la presentazione del 18 dicembre al Keller di Bergamo, finalmente anche io ho tra le mani l'atteso mini di debutto di questi 5 gattacci che negli ultimi anni hanno intrattenuto il pubblico lombardo con i loro concerti e fatto parlare di se per il divertente motto che si portano dietro: "In Pussy We Trust" nonchè il titolo del loro esordio discografico!
Per chi non ha mai sentito parlare dei Cathouse (da non confondere con un'altro gruppo glam americano attivo a fine anni 80) vi posso dire che sono nati nel 1999 dal chitarrista Rikki Lover, a cui si aggiunsero in seguito il bassista Gene Joint e la chitarra solista di Mark Bluesman, ma la formazione si stabilizzò solo nel 2001 con l'ingresso di DD Cat alla voce e di Sexy Rake dietro le pelli.

Un dialogo al telefono fa da intro a "Lesbian Night", una delle colonne portanti di questo lavoro che mi ha portato subito alla mente gli Skinny Vein, per il semplice fatto che la canzone in questione ha la stessa fonte di ispirazione: GUNS N' ROSES! ...Unica differenza, quei coretti ruffiani tanto cari a gruppi come FASTER PUSSYCAT.
In questa versione da studio "From My Heart" perde quel mordente che avevo riscontrato dal vivo, mentre c'è molto SLASH in "Teenager Desire", uno street rock con puntatine southern bluesy con la particolarità di una seconda voce "filtrata" (sia chiaro, sempre in piccole dosi), stesso espediente usato anche nella seguente "Time To Be A Superstar" che esplora territori più melodici in linea con i primi TUFF e con un buon risultato.

"Rock Is All You Need" è la traccia che chiude l'ep, un movimentato party rock che tributa nuovamente gli 80's e che ci consegna così un buon prodotto che difficilemente rivoluzionerà il mercato discografico italiano, ma che senza ombra di dubbio coinvolgerà tutti i cultori di questo tipo di sonorità. Per essere un'autoproduzione è decisamente sopra la media, sia dalla cura/stampa del booklet che dagli ottimi suoni partoriti agli studi Suonovivo che, forse, risultano fin troppo "puliti" per il genere proposto dai 5 orobici, quindi, se amate il lo street ruffiano, la gnocca o non sapete la differenza tra asola o rosone... bè, allora è venuto il momento di contattare i Cathouse!
Moreno Lissoni

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www.hollywoodvampire.it

 

HOLLYWOOD VAMPIRE
"Love Is Rock & Roll"
Self Produced - 2004

Altro chiaro segnale che la scena italiana pullula di band che si rifanno in tutto e per tutto a sonorità ottantiane e come nel caso di questi Hollywood Vampire (no, no, non sono quelli di Reggio Emilia, quelli hanno la "S" finale!!!) anche con buoni risultati. Nati dalle costole dei Witch’s Kiss, Dallas (basso), Jack (chitarra e voce), Sleazy (batteria) e Emax (chitarra) dopo aver calcato numerosi palchi della riviera ligure, hanno messo via qualche soldino per stampare questo Ep di 5 pezzi, un bel concentrato di sonorità sleazy street di chiara matrice losangelina, influenze che si riscontrano per tutta la durata del disco.

E' proprio la title-track ad aprire le danze, un rock rozzo e stradaiolo sostenuto da una robusta sezione ritmica e che si colloca vicino al repertorio degli ALLEYCAT SCRATCH così come la catchy "I Can't Wait", mentre con "Girl In Action" il quartetto strizza l'occhio a sonorità care agli L.A. GUNS, altro gruppo fondamentale per descrivere il sound degli Hollywood Vampire.
"Gimme One Sign" è la lenta, dove vengono rispettati tutti i clichè richiesti per la buona realizzazione di una ballad di scuola ottantiana e nonostante non trasudi di originalità riesce a mantenere alto il ivello di questo cd che si conclude con l'inno della band, "Hollywood Vampire", altro trascinante street rock che mi fa ben sperare per il futuro.
Moreno Lissoni

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www.triskellband.it

 

TRISKELL
"Lifetime"
Self Produced - 2004

I monzesi TRISKELL, nati nel 2002 dall'idea di Fabio Cerizza (Chitarra-voce) e Sergio Giovenzana (batteria), sono riconducibili alla scena metal italiana esplosa verso la fine dello scorso "secolo", e credo che le loro influenze vadano a pescare direttamente dalla N.W.O.B.H.M. Si nota comunque una certa contaminazione "gotica" ed una certa voglia di sperimentare, anche se talvolta questi tentativi di modernizzazione del suono possono sembrare un po' forzati e dettati da chissà quale legge di mercato, se non inseriti con un certo buon gusto.

Le canzoni presenti su questo demo sono 5, di cui un paio ("Do you remember" e "So beautiful") risalgono al primo periodo della band, e presentano tutte un'aurea cupa e decadente, un po' per via del songwriting della band ed in parte a causa della ricerca sonora; peculiarità che li allontanta dai classici territori power battuti dalle bands nostrane, ma che li fa avvicinare a sonorità tanto care ai gruppi scandinavi in voga di questi tempi (Sentenced, Nightwish).
Menzione particolare per l'ultima traccia, "Prayer", che presenta un sound piu' crudo, più Motorhead-iano e punkeggiante, anche se con le dovute proporzioni dal caso, che forse "calza" meglio alle caratteristiche della band.

Nota dolente per i Triskell, e spero che nessuno si offenda in quanto è un parere puramente personale, sono le parti vocali poco intonate e calanti nella maggior parte dei casi, e le chitarre che risultano poco incisive e "riffose" (mentre credo che il genere lo prevedi), senza contare l'assoluta assenza di parti soliste definibili come tali.
Secondo me la band dovrebbe lavorare molto su questo aspetto puramente tecnico (anche la batteria non sempre è impeccabile) e rifinire certe soluzioni nel songwriting che, come già ho detto, sembrano più forzature che vere e proprie influenze. In definitiva credo che i Triskell non siano ancora pronti al debutto discografico o ad un'autoproduzione distribuita, ma certamente potranno migliorare ancora molto su un eventuale prossimo demo.
Paolo Pirola

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www.day-eleven.com

 

DAY ELEVEN
"Lost My Love"
GBFAM Records - 2004

Sono a Torino e dopo il concerto dei Private Line arriva la simpatica manager Mira con un CD di questa band appena entrata a far parte della sua agenzia, nel mentre incrocio Jack, il chitarrista del gruppo finlandese e chiedo se conosce i Day Eleven. Mi fa un cenno di approvazione e aggiunge che sono anche bravi... Il giorno seguente, recuperata un pò di lucidità, inserisco il CD nel lettore e mi trovo nelle orecchie un'altro buon gruppo dalle tipiche sonorità in bilico tra Rasmus e Him e confermo quanto di buono anticipato dal chitarrista.

Purtroppo è solo un singolo e "Lost My Love" viene riproposta 2 volte, la prima come già detto in una versione rock gothicheggiante mentre la seconda parte con chitarra acustica e voce dove poi si aggiungono piccolo inserti di piano e chitarra elettrica, ma sinceramente preferisco la versione elettrica.
Un paio di curiosità sul quartetto: alla batteria troviamo un nostro connazionale (Luca) e molto probabilmente li vedremo in Italia in apertura dei concerti dei Private Line la prossima primavera.
Moreno Lissoni

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www.theinflated.com

 

THE INFLATED
"You'll See!!!"
Demo - 2004

Ormai sulla scena dal 1996 escono nel 1999 con il lavoro dal titolo "We Built Our Strength On Amplifiers" per la No Brain Records (distribuito poi in Inghilterra, Germania e Stati Uniti) registrato alle Officine Meccaniche di Milano insieme a Maurice Andiloro (Afterhours, Verdena, Breakfast). Dopo un'altro paio di demo la band si è da poco trasferita in Olanda dove sta snocciolando una serie concerti uno dietro l'altro.

Il demo di 3 pezzi risente molto delle influenze rock n'roll anni 70 partendo dalla spumeggiante "Teenagerage" e proseguendo con la Hellacopters-iana "Soraya" fino a giungere all'accattivante "Hotrockin", sono tutte un chiaro esempio di rock d'altri tempi che faranno la felicità degli ascoltatori del genere. Se siete degli estimatori dello sporco e punkeggiante rock n' roll non esitate a contattarli!
Moreno Lissoni

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www.theportion.com

 

THE PORTION
"Little Piece Of Thoughts"
Self Produced - 2004

Ep di 5 pezzi senza infamia ne lode per questo gruppo proveniente dalla Finlandia e capitanato dal vocalist Kari Härkönen. Si inizia bene con il rock sculettante di "Harley Davidson" che mi ricorda vagamente certe cose di Lynn Allen, "Time" è un rockettino fresco con frequenti cambi di tempo, mentre "Dark Night" non convince proprio nel cantato.
In chiusura il mid-tempo di "Out Of My Thoughts Control" e la lenta "Little Piece Of Love" che lasciano questo ep su livelli mediocri.
Moreno Lissoni

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www.maxgazzoni.com

 

MAX GAZZONI
"Demo"
Self Produced - 2004

Nella passata edizione del M.E.I. oltre a gruppi punk o di 'pullover' metal, con mia piacevole sorpresa è saltato fuori anche questo demo di 2 pezzi realizzato da questo cantante bolognese con alle spalle 15 anni di attività: ha militato in gruppi come Black Roses, Madison, Chroma, ha fatto parte del musical "Jesus Christ Superstar" (Giuda, Pilato e Simone Zelota) e diverse date con Gli Atroci e attualmente impegnato con F.A.R.M., Chroma e Sweet Talker.

Il primo dei brani prende il titolo di "Something", puro e cromato aor anni 80 che non lascia spazio a modernità di sorta così come la ballad "You Live Your Life", altro brano di matrice ottantiana che segna il trionfo del buon vecchio rock adulto. Sempre poche 2 tracce per dare un giudizio completo, ma se il buongiorno si vede dal mattina... beh, potrebbe essere una bella giornata!
Moreno Lissoni

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