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www.rzd.it
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RAZZLE DAZZLE
"Razzle
Dazzle Inc."
Self Produced - 2005
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Ritornano i Razzle Dazzle con il loro
secondo CD fresco di masterizzazione agli Sterling
Sound Studios di New York. La prima cosa che si nota
è il deciso cambiamento di immagine e musicale,
infatti si sono lasciati alle spalle le ombre da L.A.
band optando per una più credibile versione
"NU glam" (?).
La prima volta che ascoltai "Next Big Thing"
fu dal vivo alla Rockhouse e ricordo che dopo 30 secondi
dissi a chi mi stava di fianco (Simone "Piuitz"
Piva): "Cazzo, i Bastet!!!", e non so se
sia un caso o meno, ma come guest in questa canzone
ci troviamo proprio il reverendo Pacino
e senza alcun dubbio è anche una delle più
riuscite del lavoro con tanto di coretti femminili
sul finire.
Per descrivere al meglio le rimanenti
tracce direi che la band ha fatto sua la lezione di
gruppi come BEAUTIFUL CREATURES e
TURBONEGRO sempre tenendo un piede
saldo negli eighties come nel caso della title-track,
altro brano ben composto insieme a "Clean",
il pezzo più 'radiofonico' dei 6 che sembra
uscito dalle session di "Digitalia"
dei JESTER e "Faceless",
buona scuotichiappe hard rock song.
Ho apprezzato molto la scelta/evoluzione della band
di togliersi di dosso certi stereotipi da hair metal
band e di aver curato nei minimi particolari registrazione
e layout/artwork. Non mi resta che consigliarvi l'acquisto
di questo "Razzle Dazzle Inc.".
Bravi!!
Moreno Lissoni
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www.boydotcom.com
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BDC
"Indipendent
Ep and Live In Leipzig"
Self Produced - 2004
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I BDC non sono altro che i punk rocker
australiani BOY DOT COM, il trio
capitanato dagli ex Hollywood Teasze e
Voodoo Lovecats FrankEEE e Eman uscito
qualche tempo fa con un'altro ep dal titolo "Fuck
The World". Sarà per una questione
affettiva o più semplicemente per gusti musicali,
ma continuo a rimanere legato alle vecchie produzioni
del gruppo tedesco che aveva in se quella componente
fun che manca un pò al trio in questione. Difficile
però fare anche dei paragoni dal momento che
i generi proposti sono abbastanza differenti, ma le
glamdolls a mio avviso era tut'altra cosa...
"Indipendent Ep and Live In
Leipzig" si divide in due parti, la prima
presenta 4 nuove composizioni che hanno il loro punto
di forza nell'oponer "Big Brother Blues",
un fresco punkettino dalle tinte glamour settantiane
e in "Others Knew", mentre non mi convincono
le poco incisive "3h Boyz" e "Gentle
Lies".
La seconda parte del CD, come da titolo, è
un estratto live della band che ripesca la bella "Fuck
the World" e la cover dei SEX PISTOL
"Pretty Vacant". onestamente non mi è
chiaro il fatto di mettere 4 brani dal vivo registrati
così così, avrei preferito ascoltarmi
altri pezzi del gruppo.
Moreno Lissoni
top
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www.deadfamous.info
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DEAD FAMOUS
"Dead
Famous"
Self Produced - 2004
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Dall’underground, o forse *dalla*
underground londinese ecco spuntare i DEAD FAMOUS,
incrocio malsano tra un glam metal metallozzo e deviazioni
trash. Forse incomincio a non capirci più un
cazzo, o forse sono diventato insofferente e svogliato,
ma il mio primo abbozzo mentale mi suggerisce la seguente
formula: primi LA Guns metal + riff
à la NY Dolls + i Trash
Brats più claudicanti = Dead Famous.
Credetemi sulla parola, ma prendete i nomi di riferimento
con le pinze, perché pur con tutta la buona
volontà questo CD è prodotto a cazzo
di cane e sicuramente questo aspetto non rende giustizia
ai pur buono spunti che ogni tanto emergono.
Apre il CD “Rock N Roll Dream”,
riff glam metal dozzinale, e fin qua vabbè…
ma quando sento le parole del coro… “you
better watch out, for the rock n roll dream…”,
beh, mi viene da sboccare, sarebbe anche ora di finirla
con ‘ste menate di inseguire tutti questi stereotipati
sogni da pantheon del RNR, di starci dentro sennò
mollare… sono cose trite e ritrite ma soprattutto,
a mio avviso, delle grandi coglionate. Segue “Suicide
Love”, e qui mi spiego perché mi ricordano
gli LA Guns: riff iniziale che mi
ricorda vagamente “Sex Action” per poi
sconfinare nel trash rock. Non male, anche se il suono
di chitarra da oltretomba non aiuta. “Super
Ass Trash” ha un riff abbastanza scontato, ma
risulta essere la canzone più convincente del
CD, veloce e spensierata, sull’andante con brio,
mi ha ricordato persino i nostrani Bubblegum
Kiss, defunta band di un noto trafficante
d’organi romano…
“Kissin’ The Night Away”
è la ballad di turno, e mi lascia abbastanza
indifferente. “Revival” non è niente
male, per certi aspetti potrebbe ricordare i Dead
Boys, e qui faccio alla band londinese un
paragone assai lusinghiero, ma visto che sono stato
assai severo in fondo se lo meritano.
Chiudono il CD due radio edit francamente inutili.
A difesa della band va detto che la produzione assai
scarna può esser dettata da pecunia limitata
e che in fondo siamo davanti a una demo, però,
visto il sovraffollamento del panorama musicale odierno
e considerato che oramai incidono demo cani et porci,
sarebbe meglio curare di più il prodotto finito
e una certa identità compositiva.
Se un giorno i Dead Famous prenderanno a calci in
culo i Darkness scalando le charts
UK, allora mi mangerò il cappello di Moreno,
a mo dell’incazzoso Rockerduck! Ma al momento
la bomba sessuale di Cassina de’ Pecchi può
dormire sonni hyper-tranquilli…
Simone Parato
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www.ninetnine.com
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NINETNINE
"Feed
Your Appetite"
Listening Lounge Music
- 2004
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Proprio un bell'esordio discografico
per questi NinetNine capitanati dal cantante e chitarrista
Freeway (che ha già alle spalle un disco dal
titolo "Four Seasons In One Day")
che lo scorso ottobre hanno fatto uscire questo "Feed
Your Appetite" in cui si condensano sonorità
tipicamente hard rock con il nuovo nu breed o modern
rock o come diavolo volete chiamarlo... A volte è
impressionante come certe melodie siano identiche
a quelle dei DEF LEPPARD, e non credo
di dire una stronzata se dicessi che i Ninetnine sono
un'incrocio tra la band di Sheffield e alcuni new
act come 40Ft Ringo, Waltham
e i recenti 7Th Heaven un bel connubio
tra rock melodico e nuove sonorità.
L'impronta di Joe Elliot e
soci è facilmente ascoltabile in brano come
"Anyway", "Change", "Vivianne",
"I'll Try" e in "Screwed Up" con
quel "dududuu dududuuu" che fa molto...
Hanson! Tutto l'album rimane sopra
gli standard e oltre ad aver inciso delle belle composizioni
tra Austria e Los Angeles ci regalano un secondo DVD
con tutto il making of del lavoro... tutto fatto in
maniera straprofessionale e curata!
Promossi!!!
Moreno Lissoni
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americandog
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AMERICAN DOG
"Scars-n-Bars"
Outlaw Music Publishing
/ BMI - 2005
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Anno nuovo e nuovo album per gli American
Dog.
"Scars-N-Bars" è il quarto album
della band dell'ex Salty Dog e
Dangerous Toys, Michael Hannon, formata nel
1998. "Workin' Man" apre l'album in maniera
prepotente, con il suo hard rock'n'roll influenzato
in maniera decisa dai mitici Motorhead.
Il passato non è poi così lontano...
i Salty Dog sembrano essere presenti
in diversi brani del disco, soprattutto in "Faded",
"Another Lost Weekend" ed in "Little
Girl"... ma le melodie vocali sono decisamente
più ruvide di quelle dell'ex cantante dei Salty
Dog, Jimmi Bleacher.
"Conviction" è la
prova che le influenze maggiori sono band come Motorhead,
Rose Tattoo, il grande Ted
Nugent... e così via. Il sound della
band è diretto e potente, così come
la maggior parte delle tracce del disco, che non lasciano
mai l'occasione all'ascoltatore di cambiare canzone.
Il blues di "Lucky 13" esordisce con il
grande feeling del chitarrista Steve Theado e si impone
come uno dei migliori pezzi dell'album. Lo stesso
vale per la fantastica "Got You By A Chain",
che con un bellissimo intro di slide orienta il sound
più verso il sud... lì, dove va ad incontrare
i primi Rose Tattoo. Theado conferma
il suo stato di grazia con un altro gran lavoro su
questa traccia, puramente rock'n'roll e senza fronzoli.
Nella settima canzone (molto bella),
"She Ain't Real Pretty (but she's all I've got)",
al southern sound si aggiungono il piano e classici
accordi rock'n'roll che ricordano molto i The
Four Horsemen di "Nobody Said It
Was Easy".
La band continua a scatenare la loro furia hard rock'n'roll
con "Burnin' Yesterday", "Sunday Buzz"
(dove bellissime melodie di slide e harmonica se la
fanno padrona) e con "Ten 'til Two", infiammando
il finale di questo (a mio avviso) grande album degli
American Dog. Inutile dire che vi raccomando quest'album
a gran voce. Compratelo ed associatelo ad una bella
cassa di buona birra... così potrete godervi
nel miglior modo il rock'n'roll degli American Dog.
Il cd lo potete trovare anche su www.cdbaby.com.
Compratelo e non vi pentirete, gli American Dog sono
un'ottima band che suona grande rock'n'roll. Niente
chiacchiere, niente poser.
Mettete il cd nel vostro lettore, premete play e preparatevi
alla furia degli American Dog.
Carlo Mazzoli
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www.the-faces.com
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FACES
"Five
guys walk into a bar…"
Rhino Records - 2004
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Forse Steve Marriott era uno stronzo,
o forse quando nel 1968 mollò gli Small Faces
per andare a formare gli Humble Pie
col suo amico Peter Frampton era
solo stanco di fare il mod e aveva davvero voglia
di sonorità più pesanti. Resta il fatto
che gli ormai orfani Ronnie Lane, Ian Mc Lagan e Kenney
Jones si dovettero mettere alla ricerca di un cantante
ed un chitarrista per sbarcare il lunario. Ben presto
assoldarono il chitarrista Ron Wood (eh, si, proprio
lo stesso che suona ancor oggi negli Stones)
ed un allampanato scozzese che rispondeva al nome
di Rod Stewart. Modificarono il vecchio nome e diventarono
i Faces.
E così, tutto sommato, la morte
di una grande band ne generò altre due di incredibile
valore. I Faces si distinsero fin da subito per essere
la più scassata accozzaglia di ubriaconi che
il mondo del rock ‘n’ roll avesse mai
visto. Una bella miscela di alcol, blues, rock e voglia
di far casino che li portò in vetta alle classifiche
per tutti i primi anni 70.
A distanza di trent’ anni dal loro scioglimento
ecco che la Rhino records gli dedica un cofanetto
di 4 cd con 67 brani di cui 31 tra inediti e rarità.
L’ opera, interamente realizzata dallo stesso
McLagan è arricchita da uno stupendo booklet
pieno di foto e testimonianze preziose. Un’
occasione ghiottissima per avvicinarsi o riscoprire
una band seminale che tanto influsso ha avuto sulle
generazioni successive (chiedete a Black Crowes
o Quireboys, tanto per citare un
paio di nomi).
Matteo Pinton
top
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www.janyjames.com
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JANY JAMES
"Xmas
without xs"
Pumpkins crew - 2005
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Ricevo con curiosità questo
disco acustico del last rebel emiliano e della sua
cricca di peones, lo infilo nel lettore del mio stereo
e mi stappo una birra. Non so se riuscirò mai
ad essere imparziale parlando di Jany James, come
potrei non amare un uomo che chiede di essere seppellito
coi suoi stivali? Il cd in questione è la registrazione
di un concerto milanese del dicembre dello scorso
anno arricchita da una bonus track realizzata dal
vivo in uno studio radiofonico.
Si parte con una nuova versione di “no time
for losers” che, riarrangiata in una chiave
blueseggiante riporta subito alla mente ZZTop
e praterie. Incredibile la successiva “Rock
n’roll star” in versione Mexico mentre
non ci fa saltare sulla sedia “Do you wanna
listen”. Si riprende quota, e alla grande, con
una cover dei 4 non blondes “Pleasantlyblue”
bluesaccio trascinate che lascia spazio a “Bye
Bye policeman” ed alla nuovissima “Girl
of my life”.
Proseguiamo fino ad arrivare a “You
can’t always get what you want” un medley
sorprendente: per quanto possa sembrare impossibile
Jany mette insieme alla grande Rolling Stones,
Quireboys e Sex Pistols.
Ancora un pezzo di Jany “(I’ve got a)
snowball’s chance in hell” e si arriva
ad una cover di grande pathos, la Winwood-iana
“Can’t find my way home”, momento
di forte intensità, forse il più alto
del concerto.
Spazio per “Broadwalk angel” e finale
con tre cover, Goo Goo Dolls, ancora
Quireboys con l’ immancabile
“Sex party” e, visto che di Natale si
trattava: “Jingle bell rock”.
Per la bonus track è stata scelta “last
bandit”, dei Dogs D’Amour curiosamente,
ma anche giustamente mixata con”Good old rebel”,
un traditional dixie nella guerra di secessione.
Giudizio ampiamente positivo per questa prova acustica,
disco ben registrato e prova col blues superata a
pieni voti. Chi cazzo si è bevuto la birra
di Jany?
Matteo Pinton
top
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glamourangel@yandex.ru
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TRASH CATZ
"Wild
Yourng & Free?!!"
Pandora Peroxide Records
- 2004
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Nella continua ricerca di qualche
astro nascente nell'underground dell'underground,
mi sono soffermato in Russia, dove, dopo i bonjoviani
Offroad, ho scoperto questi Trash Catz che
come avrete capito dal nome / titolo / copertina,
suonano del classico e datato glammettone, che per
intenderci occupa quella fascia occupata dagli Shotgun
Messiah (Zinny J. Zan era) o Tattoed
Love Boys, con un cantato a metà strada
tra il Tom Kiefer meno roco e il
Klaus Maine più sporco (bel
paragone eh!?).
Dopo uno scambio di email con la bassista Alexx Pop
e conseguente invio di CD dimostrativi sulle rispettive
'scene' glam locali, ecco che un disegno di una tettuta
biondona mi catapulta indietro di secoli come se il
tempo per i 4 glamster russi si fosse fermato alla
seconda metà degli anni 80, dove trucco pensate
e stivali da cowboy andavano a braccetto.
Dovendo parlare del poker di canzoni
che compongono questo demo posso dire subito che non
brillano certo per originalità e registrazione,
nel senso che nel nostro paese nella maggior parte
dei casi siamo un tantino più... avanti, ma
ciò non toglie che se amate queste sonorità
e siete di "ampie" vedute che vanno dai
Concrete Jungle ai Guttersluts
o dai Toy Roz agli Helter
Skelter (battuta eh!), beh, allora non farete
troppa fatica ad apprezzare il mid tempo di "Love's
Blind" o la ultra catchy "Need You Tonite".
"Touch The Rain" è power ballad che
non strizza uno, ma ben due occhi al Sunset Strip
Style, chiude "Knokk Knokk" impostata sui
soliti clichè del genere. Solo per appassionati!
Moreno Lissoni
top
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www.chevieye.com
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CHEVI EYE
"Vicious
Intent"
Sound On Records -
2004
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Ho conosciuto i Chevi Eye grazie ad
un singolo che il cantante della band, Antonio, mi
fece avere la scorsa estate e da allora attendevo
con molta curiosità il cd intero del quintetto
finlandese che ora posso presentarvi. “Vicious
Intent” possiede tutte quelle caratteristiche
tipiche delle band finlandesi degli ultimi anni, il
loro gothic rock / Metal/ R’n’R (definizione
quanto mai complessa ma centrata) farà la felicità
di chi apprezza bands come The 69 Eyes,
Him e Private Line.
All’interno del cd ci sono infatti pezzi più
massicci come l’opener “Black Jamming
God Play” o “Game” che richiamano
le sonorità della band di Jyrky 69,
ma secondo me il meglio viene quando le influenze
più r’n’r vengono fuori e ci regalano
veri gioiellini come “It Finally Starts To Bend”
(il singolo di cui vi parlavo prima) che vi garantisco
vi entrerà in testa fin dal primo ascolto e
che possiede un potenziale da airplay notevole.
Altro pezzo da 90 del cd è sicuramente
“Days From The Past”, costruito su un
giro di chitarra acustica che mi ha ricordato addirittura
qualcosa degli Skid Row d’annata
e che poi si sviluppa con un refrain irresistibile
con tanto di voce femminile a duettare con quella
di Antonio, vocalist dotato di ottima timbrica e leader
indiscusso della band Vera curiosità del cd
è la traccia numero 8, una cover che francamente
non mi sarei mai aspettato da una band come questa…
"Self Control" di Raf…
rifatta probabilmente ispirandosi più a la
versione di Laura Branigan, ma credetemi
che fa un certo effetto leggere tra le note del cd
i nomi di Bigazzi/Riefoli...
tanto più che poi il pezzo si inserisce bene
nel contesto e risulta decisamente meno palloso dell’originale.
Belle anche la title-track, molto potente
e con linee melodiche di tutto rispetto e la conclusiva
“Marble Chamber”, song acustica e decadente
al punto giusto.
Concluso ricordando che la produzione è decisamente
all’altezza della situazione e che nel cd troverete
anche il video clip di “It Finally Starts To
Bend”, che vede i nostri suonare in una distesa
di neve pazzesca, perfettamente in linea con il periodo
dell’anno e con le atmosfere che si respirano
nel cd.
Se il 2004 è stato l’anno dei Private
Line, il 2005 potrebbe essere benissimo l’anno
dei Chevi Eye... dategli una possibilità, non
ve ne pentirete.
Federico Martinelli
top
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www.bonjovi.com
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BON JOVI
"100,000,000
fans can’t be wrong"
4 cd set
– Christmas’ Box for the 20th
anniversary
The Island Def Jam
Music Group - 2004
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Se a Natale attendevo un regalo, era
proprio questo. Niente di più gradito per un
fan sfegatato dei BON JOVI: quattro cd intrisi di
rock n roll, melodia e demos di uno dei gruppi più
famosi del mondo e, soprattutto, la band che mi spinse
ad allargare i miei orizzonti musicali nel campo dell’hard
rock (correva l’anno 1986!). Il cofanetto ha
anche un dvd di cui però, preferisco non farne
la recensione. Mi limiterò all’aspetto
audio, cosa che immagino Vi interessi maggiormente.
In ritardo di qualche settimana mi accingo quindi
a recensire uno dei box più interessanti del
Natale 2004. Per ovvie ragioni di spazio non elencherò
brano per brano ogni singolo cd ma cercherò
di sintetizzare al meglio le emozioni suscitate da
alcune chicche presenti in questa fantastica raccolta
di tracce inedite.
CD1 - Il primo disco racchiude alcune
canzoni scritte nell’arco degli ultimi 12 anni.
Al di fuori di “Someday I’ll be Saturday
night” in versione demo (alquanto differente)
possiamo ascoltare songs emozionanti come la seconda
“The radio saved my life tonight” che
riapre a quelle coordinate artistiche nuove della
band senza dimenticare il passato. Così anche
per la quinta “Miss fourth of July” che
racchiude quello spirito tra lo zuccheroso e il salato
che già appariva dalla metà degli anni
novanta. L’ottava “I get a rush”
riapre alla solita armoniosa complicità con
la sontuosità di alcune composizioni del suo
ex mito, Bruce Springsteen. La penultima
traccia “The last man standing”, già
presentata come b-side anche in Italia, fu scritta
per un film in cui anche Jon militò in veste
di attore ma che in Italia, a oggi, alcuna distribuzione
è mai stata decisa. Da quanto scritto sul “diario
per i fans” (scritto dallo stesso Jon…
brano per brano e considerazioni personali…)
è possibile che questo brano appaia anche nel
nuovo album previsto per inizio estate.
CD2 - Dispiaciuto di aver tralasciato
volutamente alcuni brani, eccoci comunque al riassunto
del disco numero due. Apre una canzone scartata dal
penultimo album “Garageland” che scorre
senza infamia ne gloria per poi dare spazio alla forza
di “Starting all over again” che, finalmente,
apporta un po’ più di rock old style
nelle canzoni sin qui ascoltate. Uscita per il solo
mercato giapponese risulta essere un’ottima
song dal sapore retrò apportando sonorità
che non avrebbero certamente guastato anche negli
ultimi albums. Saltando le seguenti due tracce per
l’eccessiva dose mielosa, mi ritrovo ad ascoltare
un brano acustico molto accattivante che mi fa impazzire
ogni volta che lo ascolto. Si tratta di “The
fire inside” scritta in una manciata di minuti
in una delle sessioni di “Keep the faith”
e lasciata in disparte per evitare un eccessivo numero
di pezzi deboli sotto l’aspetto elettrico. Invece
credo che non avrebbe guastato, dimostrando Jon e
Richie in uno dei loro momenti più intimisti
che io abbia mai sentito. Di altra storia si parla
con la bella e sculettante (nei ritornelli) “Rich
man living in a poor man’s house” che,
da un intro alla Springsteen, apre
ad una sontuosa gara di rincorsa tra strumenti e cori
in un brano che mi ricorda molto da vicino le stesure
dell’album “Blaze of Glory”.
Saltando nuovamente due brani scialbi, giungiamo alla
strana “Outlaws of love” che altro non
è che uno scarto del periodo d’oro della
band del New Jersey che fa rimpiangere, in un certo
senso, il tempo passato. Da notare anche l’atipico
riff di Sambora che si cimenta in un groove tanto
strano quanto accattivante. Inutile aggiungere che
la voce di Jon, in questo episodio, risulta impeccabile
e potente come la vorremmo ancora sentire. Si prosegue
con “Good guys don’t always wear white”
del film “The cowboy way” (che in Italia,
se non ricordo male aveva un titolo simile a “Due
cowboy a New York”) che era stata comunque presente
in una rotatoria su MTV… quindi conosciuta.
Si chiude con un attimo di perplessità; “We
rule the night”, dimenticata dallo stesso Jon,
è una metal song dei primissimi anni ottanta
ma, mancando di un missaggio decente e devastato dal
programming di batteria che non cambia mai, il pezzo
è assai noioso e più tipico di un Don
Dokken sfaticato che non a questa band.
CD3 - Il disco che forse mi piace di
più è proprio questo. Già, per
assurdo che possa sembrare, per una volta, abbiamo
la possibilità di sentire tutti i membri della
band. A cosa mi riferisco? Non solo c’è
un brano cantato da Sambora, che ormai conosciamo
molto bene, ma anche un pezzo cantato da Tico e uno
da David, gli immancabili amici di viaggio di Jon.
Ma andiamo con calma. Innanzitutto ci terrei a citare
le scuse ufficiali di JBJ per non aver inserito in
"Slippery When Wet" il brano d’apertura
“Edge of a broken heart” (i più
fortunatai tra Voi ce l’hanno con la tiratura
limitata del primo singolo di “Always”)
che è un fottutissimo brano che avrebbe sicuramente
fatto la storia insieme a hits quali “Livin
on a prayer” e a “You give love a bad
name”. Incredibile, energico, esaltante e malinconico
allo stesso tempo è un brano da custodire gelosamente
perché denso di quell’energia che si
spense con l’avvento degli anni novanta. Proseguendo
con l’interessante rock n roll di “Sympathy”
si giunge alla canzone cantata da Tico Torres. Un
brano alla Dean Martin forse, un
brano talmente fuori dai cliché dei BJ che
Jon ha scritto pensando proprio a Tico al microfono.
Che dire? Assolutamente deliziosa e giusta anche per
il periodo natalizio che se n’è già
andato. Particolare.
La ROLLING STONiana “Shut up
and kiss me” lascia poi spazio alle solite e
piuttosto banali ballads dai titoli “Crazy love”
e “Lonely at the top”. Tralasciando altri
tre brani si giunge all’altra chicca del cd:
“If I can’t have your love” cantata
da Richie Sambora. Ebbene, pensavo al solito blues
o al grande pezzo di arpeggi acustici e invece? Un
piacevolissimo pianoforte accompagna la forte e calda
voce del (…è anche brutto, ora, chiamarlo
solo così…) chitarrista della band. Da
ascoltare, accendersi una sigaretta e ricordare i
propri piacevoli ricordi d’amore.
Cessato il sogno si ritorna al sound popolare degli
ultimi BJ con “Real Life” già “vista”
su MTV e apparsa nella colonna sonora di EdTv.
Siamo giunti alla traccia numero dodici e mi accorgo
che se mai Elton John, per una svista
del destino, fosse nato in America e non in Inghilterra,
probabilmente (e lo sottolineo) avrebbe avuto il nome
di David Bryan. Il brano scritto e interpretato dal
tastierista riccioluto a nome di “Memphis lives
in me” rilascia un altro bellissimo momento
tra noi stessi e i nostri ricordi, con un piano sensazionale
e una voce che mai mi sarei aspettato da David. Tra
l’autore britannico sopra citato e il più
massiccio MEAT LOAF, David dovrebbe,
a mio avviso, contare di più nel gruppo e non
essere limitato al ruolo di tastierista riempitivo.
CD4 - Giunti alla fine della maratona
già durata più di tre ore d’ascolto,
non posso fare a meno di versare una lacrimuccia alla
lettura dei saluti di Jon e dei suoi compari sul booklet
interno che ci rimandano al prossimo box che si farà,
fortuna e salute permettendo, tra altri venti anni…
cazzo…
Evitando di farmi smuovere ancora dai malinconici
pensieri dei miei periodi di gioventù in loro
compagnia, “Love ain’t nothing but a four
letter word” mi ridà gioia e voglia di
vivere dandoci in pasto un sound molto simile a ciò
fatto da Southside Johnny. La seconda
traccia, che è esattamente la stessa canzone,
è invece la versione primordiale di quella
appena ascoltata che è, per assurdo, molto
più cupa e malinconica. Non so se è
perché questo è l’ultimo cd ma
l’attenzione è rivolta maggiormente a
brani più tristi e/o zuccherosi come le seguenti
“River runs dry”, la demo-version di “Always”,
l’acustica e intimista “Kidnap an angel”
e la sognatrice “Breathe”. La magia (o
la noia, a seconda dei casi…) viene interrota
dalla cazzuta “Out of bounds”. Giunta
direttamente dal repertorio del periodo 84/85 il pezzo
risente sempre di un ovvio ripescaggio con un mix
deludente e un programming drums solito a far venire
il latte alle ginocchia! Gettando al vento le note
delle blande “Letter to a friend” e della
bruttissima “Temptation” con “Gotta
have a reason” si torna a ragionare. Già,
periodo di "Keep the Faith" e quindi
un po’ più di respiro, con una canzone
acustica ma non triste in cui la voce di Jon ritorna
a rockare come una volta. Dopo il rock scontato e
melenso di “All I wanna is you” e dopo
la bella e seventies “Billy” arriviamo
alla fine. “Nobody’s Hero” chiude
quindi l’intera saga, chiamiamola così,
di demos e inedite degli ultimi venti anni. Il pianoforte
e le voci di Jon e Richie salutano tutti i 100.000.000
di fans che i Bon Jovi hanno conteggiato in tutta
la loro carriera (conteggiato sugli album venduti).
Nonostante a volte Richie sbavi nelle contro-voci,
il brano è di sicuro impatto emotivo e lo riascolterete
più volte per la sua verve e per il sapore
decisamente retrò che questo pezzo possiede.
Epilogo: Il dvd, che ha interviste,
backstage dei servizi fotografici e alcuni materiali
video introvabili di vecchie interviste, completa
lo sforzo della casa discografica del quartetto del
New Jersey. Il cofanetto è stato senz’altro,
non solo un bel regalo sotto l’albero di Natale,
ma anche l’ennesima riprova di come certe emozioni,
certi sentimenti e certe sensazioni non vengano in
nessun modo scalfite dalla forza con cui il tempo
vola via. I Bon Jovi hanno rappresentato tanto per
me e per quanto possa sembrarVi patetica questa confessione,
loro e solo loro, hanno ancora il potere di farmi
commuovere.
Se avete avuto una lauta mancia nelle festività
e se siete davvero dei fans sfegatati… beh…
mi pare ovvio il consiglio di correre a comprarlo
poiché la vendita è limitata ad un solo
numero di copie. Esaurite non ci saranno mai più
delle ristampe. A Voi la scelta…
Marco Paracchini
top
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www.zrecords.net
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A.A.V.V.
"Rock
The Nations Vol. 5"
Z Record - 2004
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Sono già passati alcuni anni
dalla nascita della label inglese che ha riportato
in auge alcuni dei più validi gruppi degli
eighties e, ancora, non cessa la propria attività,
immettendo sul mercato, l’ennesima raccolta
dei brani delle bands del loro rooter 2004/2005.
Nelle 18 canzoni presenti, solo alcune sono già
state mixate e rielaborate per la vendita ufficiale,
mentre altre (e mi scappa un “vaffanculo”
perché, a saperlo, non avrei speso dei soldi!!)
sono solo delle demo-version mixate alla “bell’e’meglio”
per l’uscita di questo cd.
Il metal DOKKENiano giunge con la
prima e bella “Stranger in my homeland”
a firma degli WAR & PEACE. Si
prosegue con i SONIC X con il brano
“News for you” che ha una bella carica
esplosiva in linea con quanto fatto ultimamente dai
TNA.
Gli SKULL firmano
un groove rock intitolato “Velvet touch”
che, sinceramente, poco mi esalta e poco credo possa
fare nel mercato odierno, nonostante sia una buona
traccia con anche un ritornello assai rimembrabile.
Tornano a sorpresa anche i VON GROOVE,
attivi dagli inizi degli anni novanta e fautori di
un pregevole hard rock, andato avanti tra alti e bassi
nel periodo della seconda metà degli anni novanta,
pullulano ormai di idee geniali (nel senso che stanno
ripercorrendo le traiettorie hard rock lasciate indietro
negli ultimi anni, perdendo molti fans…) facendoci
ascoltare una “Live it up” che mi ricorda
gli WARRANT di “Cherry Pie”
(il disco). Peccato per le chitarre troppo indietro
e la masterizzazione un po’ sotto le aspettative.
I KING KARMA con “mama’s
pride” spaccano il sedere con un riffone southern
che fa quanto meno smuovere il capo avanti e indietro.
Bella prova ma li attendo col full lenght definitivo.
L’AoR dei FINAL FRONTIER è
uno dei più scontati ma, vista la difficoltà
di reperire buone canzoni di questo genere, non posso
negare che, pompati magari maggiormente in studio,
non possano soddisfare la mancanza dell’AOR
nel mondo odierno.
Si passa agli SNAKERYDER, ennesima
band sopravalutata che non regala niente di nuovo
e che annoia persino nell’intero loro full lenght.
Scialbi.
Gli ARABIA, che mi
avevano molto ben colpito nel loro primo cd, grazie
a questo singolo estratto dalla loro etichetta, non
acquisterò il loro nuovo disco in quanto un
po’ distante da ciò a cui ci avevano
abituato a sentire. Il pezzo “Strange ways”
è cupo e mi ricorda da lontano alcuni brani
dei VENGEANCE.
Al nono posto troviamo i WILD HORSES
che ci deliziano con un funk-pomp-rock tra i LITTLE
ANGELS e i vecchi EXTREME.
Suadente e sognante è il pezzo che l’album
solista di Mark Ross dona a questa compilation “Do
you ever”, simile alle ultime cose fatte da
Mike Tramp.
Finalmente giungo ad un brano che mi fa sorridere
e compiacere che esistano ancora persone che si ricordano
dei FEMME FATALE. Ebbene, la Z Records
gli ha dato un contratto e nonostante le mille voci
di ritardi, smentite, allungamenti di post-produzione
e quant’altro, stavolta le mie orecchie ascoltano
un loro brano: “Till it’s shot”
che è talmente anni 80 da farmi pensare che
abbiano giusto preso qualche scarto del loro passato
e lo abbiano risuonato per l’occasione. La qualità
di registrazione del demo presente è comunque
piuttosto scadente.
Prova modernista per l’ex singer degli
WARRANT, Jani Lane che, con “6 feet
under” dà il suo contributo a questa
piccola etichetta. Il brano non è male ed è
anche divertente ma l’idea che al microfono,
invece che il classico cazzone con i capelli sugli
occhi e la chitarra ad altezza pisciatoio, ci sia
il vecchio rocker Jani… beh, mi rattrista un
po’… ma proseguiamo con questo dischetto
flaccido flaccido.
Jesse Damon ex SILENT RAGE,
dopo l’esordio non proprio grandioso, ci riprova
ma se il materiale è scadente come il pezzo
qui presente “Messin with my head” allora
facciam prima a ricordarlo solo nei dischi della sua
band precedente. Gradito ritorno per i BLACK
N BLUE e non male anche il loro brano “So
long” che è fottutamente glam al 100%
.
Seguono ADAM BOMB che, ancora vivo,
ci delizia con la sua “SST” (gagliarda
veramente!), i FLAME con “Take
me back” (anni 80 a gò-gò!), i
ROX DIAMOND (con la ristampa del
loro unico disco) e gli ENZIGN che
lasciano uno sbiadito ricordo con arpeggi acustici
e cantati super scoglionanti.
Ok, rileggendo la mia recensione mi accorgo di essere
stato un po’ acido ma l’idea che etichette
come queste rilasciano, ogni mese, un mucchio di Cd,
mi fa arrabbiare non poco… fossi in loro curerei
di più la qualità e non la quantità.
Marco Paracchini
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CATHOUSE
"In
Pussy We Trust"
Self Produced - 2004
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Dopo la presentazione del 18 dicembre
al Keller di Bergamo, finalmente anche io ho tra le
mani l'atteso mini di debutto di questi 5 gattacci
che negli ultimi anni hanno intrattenuto il pubblico
lombardo con i loro concerti e fatto parlare di se
per il divertente motto che si portano dietro: "In
Pussy We Trust" nonchè il titolo
del loro esordio discografico!
Per chi non ha mai sentito parlare dei Cathouse (da
non confondere con un'altro gruppo glam americano
attivo a fine anni 80) vi posso dire che sono nati
nel 1999 dal chitarrista Rikki Lover, a cui si aggiunsero
in seguito il bassista Gene Joint e la chitarra solista
di Mark Bluesman, ma la formazione si stabilizzò
solo nel 2001 con l'ingresso di DD Cat alla voce e
di Sexy Rake dietro le pelli.
Un dialogo al telefono fa da intro
a "Lesbian Night", una delle colonne portanti
di questo lavoro che mi ha portato subito alla mente
gli Skinny Vein, per il semplice
fatto che la canzone in questione ha la stessa fonte
di ispirazione: GUNS N' ROSES! ...Unica
differenza, quei coretti ruffiani tanto cari a gruppi
come FASTER PUSSYCAT.
In questa versione da studio "From My Heart"
perde quel mordente che avevo riscontrato dal vivo,
mentre c'è molto SLASH in
"Teenager Desire", uno street rock con puntatine
southern bluesy con la particolarità di una
seconda voce "filtrata" (sia chiaro, sempre
in piccole dosi), stesso espediente usato anche nella
seguente "Time To Be A Superstar" che esplora
territori più melodici in linea con i primi
TUFF e con un buon risultato.
"Rock Is All You Need" è
la traccia che chiude l'ep, un movimentato party rock
che tributa nuovamente gli 80's e che ci consegna
così un buon prodotto che difficilemente rivoluzionerà
il mercato discografico italiano, ma che senza ombra
di dubbio coinvolgerà tutti i cultori di questo
tipo di sonorità. Per essere un'autoproduzione
è decisamente sopra la media, sia dalla cura/stampa
del booklet che dagli ottimi suoni partoriti agli
studi Suonovivo che, forse, risultano fin troppo "puliti"
per il genere proposto dai 5 orobici, quindi, se amate
il lo street ruffiano, la gnocca o non sapete la differenza
tra asola o rosone... bè, allora è venuto
il momento di contattare i Cathouse!
Moreno Lissoni
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www.hollywoodvampire.it
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HOLLYWOOD VAMPIRE
"Love
Is Rock & Roll"
Self Produced - 2004
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Altro chiaro segnale che la scena
italiana pullula di band che si rifanno in tutto e
per tutto a sonorità ottantiane e come nel
caso di questi Hollywood Vampire (no, no, non sono
quelli di Reggio Emilia, quelli hanno la "S"
finale!!!) anche con buoni risultati. Nati dalle costole
dei Witch’s Kiss, Dallas (basso),
Jack (chitarra e voce), Sleazy (batteria) e Emax (chitarra)
dopo aver calcato numerosi palchi della riviera ligure,
hanno messo via qualche soldino per stampare questo
Ep di 5 pezzi, un bel concentrato di sonorità
sleazy street di chiara matrice losangelina, influenze
che si riscontrano per tutta la durata del disco.
E' proprio la title-track ad aprire
le danze, un rock rozzo e stradaiolo sostenuto da
una robusta sezione ritmica e che si colloca vicino
al repertorio degli ALLEYCAT SCRATCH così
come la catchy "I Can't Wait", mentre con
"Girl In Action" il quartetto strizza l'occhio
a sonorità care agli L.A. GUNS,
altro gruppo fondamentale per descrivere il sound
degli Hollywood Vampire.
"Gimme One Sign" è la lenta, dove
vengono rispettati tutti i clichè richiesti
per la buona realizzazione di una ballad di scuola
ottantiana e nonostante non trasudi di originalità
riesce a mantenere alto il ivello di questo cd che
si conclude con l'inno della band, "Hollywood
Vampire", altro trascinante street rock che mi
fa ben sperare per il futuro.
Moreno Lissoni
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www.triskellband.it
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TRISKELL
"Lifetime"
Self Produced - 2004
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I monzesi TRISKELL, nati nel 2002
dall'idea di Fabio Cerizza (Chitarra-voce) e Sergio
Giovenzana (batteria), sono riconducibili alla scena
metal italiana esplosa verso la fine dello scorso
"secolo", e credo che le loro influenze
vadano a pescare direttamente dalla N.W.O.B.H.M. Si
nota comunque una certa contaminazione "gotica"
ed una certa voglia di sperimentare, anche se talvolta
questi tentativi di modernizzazione del suono possono
sembrare un po' forzati e dettati da chissà
quale legge di mercato, se non inseriti con un certo
buon gusto.
Le canzoni presenti su questo demo
sono 5, di cui un paio ("Do you remember"
e "So beautiful") risalgono al primo periodo
della band, e presentano tutte un'aurea cupa e decadente,
un po' per via del songwriting della band ed in parte
a causa della ricerca sonora; peculiarità che
li allontanta dai classici territori power battuti
dalle bands nostrane, ma che li fa avvicinare a sonorità
tanto care ai gruppi scandinavi in voga di questi
tempi (Sentenced, Nightwish).
Menzione particolare per l'ultima traccia, "Prayer",
che presenta un sound piu' crudo, più Motorhead-iano
e punkeggiante, anche se con le dovute proporzioni
dal caso, che forse "calza" meglio alle
caratteristiche della band.
Nota dolente per i Triskell, e spero
che nessuno si offenda in quanto è un parere
puramente personale, sono le parti vocali poco intonate
e calanti nella maggior parte dei casi, e le chitarre
che risultano poco incisive e "riffose"
(mentre credo che il genere lo prevedi), senza contare
l'assoluta assenza di parti soliste definibili come
tali.
Secondo me la band dovrebbe lavorare molto su questo
aspetto puramente tecnico (anche la batteria non sempre
è impeccabile) e rifinire certe soluzioni nel
songwriting che, come già ho detto, sembrano
più forzature che vere e proprie influenze.
In definitiva credo che i Triskell non siano ancora
pronti al debutto discografico o ad un'autoproduzione
distribuita, ma certamente potranno migliorare ancora
molto su un eventuale prossimo demo.
Paolo Pirola
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www.day-eleven.com
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DAY ELEVEN
"Lost
My Love"
GBFAM Records - 2004
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Sono a Torino e dopo il concerto dei
Private Line arriva la simpatica
manager Mira con un CD di questa band appena entrata
a far parte della sua agenzia, nel mentre incrocio
Jack, il chitarrista del gruppo finlandese e chiedo
se conosce i Day Eleven. Mi fa un cenno di approvazione
e aggiunge che sono anche bravi... Il giorno seguente,
recuperata un pò di lucidità, inserisco
il CD nel lettore e mi trovo nelle orecchie un'altro
buon gruppo dalle tipiche sonorità in bilico
tra Rasmus e Him
e confermo quanto di buono anticipato dal chitarrista.
Purtroppo è solo un singolo
e "Lost My Love" viene riproposta 2 volte,
la prima come già detto in una versione rock
gothicheggiante mentre la seconda parte con chitarra
acustica e voce dove poi si aggiungono piccolo inserti
di piano e chitarra elettrica, ma sinceramente preferisco
la versione elettrica.
Un paio di curiosità sul quartetto: alla batteria
troviamo un nostro connazionale (Luca) e molto probabilmente
li vedremo in Italia in apertura dei concerti dei
Private Line la prossima primavera.
Moreno Lissoni
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www.theinflated.com
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THE INFLATED
"You'll
See!!!"
Demo - 2004
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Ormai sulla scena dal 1996 escono
nel 1999 con il lavoro dal titolo "We Built
Our Strength On Amplifiers" per la No Brain
Records (distribuito poi in Inghilterra, Germania
e Stati Uniti) registrato alle Officine Meccaniche
di Milano insieme a Maurice Andiloro (Afterhours,
Verdena, Breakfast).
Dopo un'altro paio di demo la band si è da
poco trasferita in Olanda dove sta snocciolando una
serie concerti uno dietro l'altro.
Il demo di 3 pezzi risente molto delle
influenze rock n'roll anni 70 partendo dalla spumeggiante
"Teenagerage" e proseguendo con la
Hellacopters-iana "Soraya" fino
a giungere all'accattivante "Hotrockin",
sono tutte un chiaro esempio di rock d'altri tempi
che faranno la felicità degli ascoltatori del
genere. Se siete degli estimatori dello sporco e punkeggiante
rock n' roll non esitate a contattarli!
Moreno Lissoni
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www.theportion.com
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THE PORTION
"Little
Piece Of Thoughts"
Self Produced - 2004
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Ep di 5 pezzi senza infamia ne lode
per questo gruppo proveniente dalla Finlandia e capitanato
dal vocalist Kari Härkönen. Si inizia bene
con il rock sculettante di "Harley Davidson"
che mi ricorda vagamente certe cose di Lynn
Allen, "Time" è un rockettino
fresco con frequenti cambi di tempo, mentre "Dark
Night" non convince proprio nel cantato.
In chiusura il mid-tempo di "Out Of My Thoughts
Control" e la lenta "Little Piece Of Love"
che lasciano questo ep su livelli mediocri.
Moreno Lissoni
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www.maxgazzoni.com
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MAX GAZZONI
"Demo"
Self Produced - 2004
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Nella passata edizione del M.E.I.
oltre a gruppi punk o di 'pullover' metal, con mia
piacevole sorpresa è saltato fuori anche questo
demo di 2 pezzi realizzato da questo cantante bolognese
con alle spalle 15 anni di attività: ha militato
in gruppi come Black Roses, Madison,
Chroma, ha fatto parte del musical
"Jesus Christ Superstar" (Giuda,
Pilato e Simone Zelota) e diverse date con Gli
Atroci e attualmente impegnato con F.A.R.M.,
Chroma e Sweet Talker.
Il primo dei brani prende il titolo
di "Something", puro e cromato aor anni
80 che non lascia spazio a modernità di sorta
così come la ballad "You Live Your Life",
altro brano di matrice ottantiana che segna il trionfo
del buon vecchio rock adulto. Sempre poche 2 tracce
per dare un giudizio completo, ma se il buongiorno
si vede dal mattina... beh, potrebbe essere una bella
giornata!
Moreno Lissoni
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by Slam! Production® 2001/2007
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