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LOST WEEKEND "Presence of Mind" 2000 Now & Then/Frontiers Records
Ammetto di essere in ritardo nello scoprire questi L.W. ma, ascoltati pochi mesi fa, mi son detto: "questi sono assolutamente da recensire!". I veterani Paul Uttley (vc) e David Thompson (ch) ci danno veramente dentro con un Pomp Aor da brivido, accompagnati al basso da Robin Patchett e, alle pelli da Jack Himsworth.
Incentrati, esclusivamente, in quello che il rock melodico americano ha prodotto nella decade ottantiana, i brani del cd assumono un'energetica freschezza ed una trascinante sonorità, cappeggiata dalla voce magica e calda di Paul che sembra essere un incrocio tra Jimi Jamison (Survivor) e... Cher (!!). Dodici chicche sonore che sembrano inoltre fuoriuscire dalle produzioni targate TERRANOVA e DANTE FOX dando quindi, una certa garanzia a tutto il prodotto, arrangiato bene e suonato con incantevole dedizione ad un genere ormai snobbato da molti.
Finito, purtroppo, tra i cd-scarto della Frontiers, è facile trovarlo nelle super-offerte dei cataloghi generici di cd (vedi Sweet Music/Top Ten). Consigliato vivamente agli amanti del genere, non mi resta altro da fare che augurarVi un buon ascolto.
Marco Paracchini

SLYDOG "Slydog" Self Produced -1997
Non so praticamente nulla di questo quartetto di Las Vegas composto da Carl Hampton, ben felice, Mark Anthony e John Freixas che quattro anni fa diedero alle stampe questo CD composto da 8 brani. E' la roboante "Down to The River" ad aprire i battenti seguita dall'hard rock funkeggiante di "Flesh Hangover" che mi ricorda gli scandinavi ROAD RATT. Alla traccia numero 5 troviamo il bel hard'n'roll di "My Way", mentre la successiva "It's Not Me" e "Into Your Eyes" sono le due power ballads dell'album, che come i canoni del genere, partono piano per poi aprirsi nella parte centrale del pezzo. Yankee heavy rock piacevole questo degli Slydog, che potrete ascoltare grazie al buon lavoro che sta svolgendo un etichetta locale: McC Music, Inc./McC records - 3230 E. Flamingo Rd. suite 8 #354 Las Vegas, NV 89121 (USA)
www.mccmusic.com
Moreno Lissoni

STRYPER "To hell with the devil" 1986 Hollywood Records
All'inizio del 1987, gli Stryper, nella classifica americana del rock erano al sesto posto. Questo significa che le potenzialità e l'energia non mancavano di certo. Inutili dunque le derisioni di alcuni metallari dell'epoca nel prendere in giro il WhiteMetal e i cristianissimi Stryper per il loro lancio di bibbie sul pubblico. Loro hanno saputo creare un genere, un look ed uno spettacolo senza precedenti, quindi tanto di cappello a questi rockettari del Signore. Credo che ogni rocker dovrebbe possedere una copia di questo album, decretato anche da loro stessi, come il migliore della loro carriera. Il metal classico e le barocche linee di chitarre fuse tra class rock e pomp aor hanno lasciato una delle più profonde impronte nel panorama Hard Rock del decennio ottanta. Pezzi come la melodica ma energetica "calling on you" o come la trascinante "Free" segnano due chicche sorrette da cori e riff indimenticabili, per non parlare delle lente "Honestly" e "All of me", dichiaratamente dedicate al Signore e fantasticamente eseguite con particolare attenzione alle melodie vocali inseguite dai suoni delle tastiere, pressanti e presenti in entrambi le tracks. Suoni rocciosi, batteria dirompente, voce acuta spacca-orecchie e "testi sacri" per 10 canzoni meritevoli di ascolto ed attenzione. Un cult che ognuno dovrebbe custodire gelosamente nella propria collezione...in caso contrario andrete "to hell with the devil"!
Marco Paracchini

TNT "Tell no tales" 1987 Polygram Records
Che anno il 1987! Ogni mese c'era un'uscita degna di nota e degna di essere acquistata. Una tra esse è stata sicuramente l'entrata in scena (dopo il metallico Knights of new thunder di 3 anni prima -nda-) dei nordici TnT che hanno saputo (solo per poco) imporsi anche nel mercato americano insieme ai gruppi più fortunati, come Europe e Scorpions. Un cult imperdibile, trasformato in cd dall'abile voce di Tony Harnell, dalle veloci dita di Ronnie LeTekro (designato come best guitar man dell'anno da quasi tutte le riviste del settore -nda-), dal basso di Morty Black e dalle abili percussioni di Diesel Dahl, poi allontanatosi dalla band. 11 pezzi di cui tre strumentali, trattengono il meglio che i TnT siano riusciti a scrivere in quasi 17 anni di storia. Tell No Tales rappresenta, a detta di tutti, "IL" disco dei TnT. "Everyone's a star", "10.000 Lovers", "Listen to your heart" e "As far asthe eye can see" sono state tutte menzionate sia in riviste che in programmi radiofonici. Insomma un successone sorretto anche dalla ballad elettrica "Child's play" e dal lento (uno dei più belli della storia del rock-nda-) "Northern lights", che hanno decretato il plausibile successo di questa band, creandone quasi un mito per molti, surclassando magari bands più famose. Peccato per la loro evoluzione, finita nel 1999 con un album dedito ad un rock moderno distante anni luce dai capolavori "Tell no tales" ed "Intuition" del 1989. Tony Harnell è ormai preso con i WestWorld mentre LeTekro si è dato alla produzione di alcune bands.
C'è ancora qualcuno che spera ad una loro reunion?O meglio, ad un loro ritorno al vecchio sound? Credo sia ormai una speranza vana. Rifatevi le orecchie con questo album e lasciatevi andare...quei tempi non torneranno più...
Marco Paracchini

RETURN "Straight down the line" 1989 CBS
E ancora dal nord europa arrivarono le onde sonore di questi rocker melodici chiamati Return. La loro storia è stata poco fortunata ma comunque densa di grandi eventi e grandi soddisfazioni. Sei dischi (comprensivi di un best of -nda-) per una band che è sempre stata spalla di grandi gruppi e che si è sempre fatta valere per la loro creatività ed il loro sound, un misto tra gli EUROPE, WHITE CROSS e i BON JOVI. La voce, poi, è forse la cosa predominante di ogni disco: Knut Erik Ostgard è riuscito per anni a donarci una voce roca da far invidia anche a Stephen Pearcy e a molti altri. Roca, profonda, calda e sensuale la voce dei Return è stata, per molti, l'unica parte centrale del loro successo durato dal 1986 al 1992, anni profondamente mancanti nella vita di ogni rocker...quanta malinconia e se di malinconia avete bisogno "Can you forgive me", "Lonely", "I gave you all" e "Five minutes" riassumono al meglio tutto ciò che possa associarsi alla malinconia ed alla tristezza mista a gioia nel ripercorrere quegli anni. I Return meritano tutt'ora un posto in radio, per la loro melodia tagliente ed il loro sound che può essere assimilato, credo, da chiunque. L'aor ed il class rock hanno ruolo egemone nell'album, cosa aspettate ad ordinarlo?
Marco Paracchini

ROXUS "Night Street" - Melodian Records 1991
Chi ricorda la breve vita degli australiani Roxus? Nel 91 fece scalpore il loro singolo "Stand back", seguito dal loro video che fece esaltare migliaia di cuori. Il sound molto "Rocky" fece di quel pezzo l'unico brano traino dell'album, pur non regalando loro i dovuti consensi di fama e gloria.Le dieci canzoni presenti sono inverosimilmente esaltanti e trascinanti per la loro fresca energia e pura semplicità. Basta solo la prima canzone per capire di che pasta son fatti, "ock 'n' Roll Nights" apre il viaggio musicale con armonie da arena rock, facendo seguire la più calma "My way" dove Juno Roxas cerca di imitare il buon Jon Bon Jovi, cantando tra inseguimenti di riff particolarmenti accesi nei chorus. "Bad Boys" spacca il mondo con il suo incedere cadenzato e roccioso, sempre però impostato in un'ottica di melodia americana di fine anni ottanta, seguendo orme dei TRIXTER, DANGER DANGER e JAILHOUSE. Il passo viene lasciato a "Midnite love" energica ballad sostenuta da chitarre e tastiere che appare come una sorta di mid tempo tra WHITE SNAKE e BON JOVI, conditi sempre da una buona dose di melodia. Da godersi a pieni polmoni con una macchina cabrio la dolce "Where are you now" ottantiana ballad sotto il segno dei BAD ENGLISH e dei GIANT, poi divenuta secondo singolo. "Nightstreet", che dona all'album il titolo, incede rockeggiante verso la divertente armonia di suoni derivante quasi da un incrocio tra THUNDER e BAD COMPANY. Altra ballad elettrica è "This time", quasi uno scarto dei BON JOVI dei primi tempi. Malinconica ma energica è "First break of the heart" che riporta un pò di energia dal chorus in avanti, dando poi posto alla magnifica "Stand back" di cui ho già accennato sopra. Chiude la dolce "Jimi G", incrocio tra i sopracitati THUNDER e BON JOVI. Mark Opitz produce così un album di un gruppo ingiustamente sparito quasi subito, inghiottito dalle mode e dall'arrivo del grunge. I Roxus meritavano e, ancora oggi, meriterebbero un posto nel vostro cuore, parola di rocker.
Marco Paracchini

VICTORY "Temples of gold" - Polydor 1990
Alcuni rockettari hanno dimenticato troppo presto questo gruppo, meritevole 0invece di attenzione. I teutonici Victory hanno ormai una storia alle spalle di circa 15 anni, con sei dischi all'attivo, un greatest hits ed una nomina di rocker di ferro per la loro coerenza ai suoni americani della seconda metà degli anni ottanta. "T.o.g." rappresenta forse l'unica vera vetta raggiunta dai tedeschi in questione, sia come maturità artistica che come vendite registrate in Europa. Dodici pezzi al fulmicotone, dodici perle di hard rock a stelle e strisce con la stridula voce di Fernando Garcia e la scintillante sei corde di Tommy Newton, due personaggi degni di nota per il loro curriculum artistico passato e presente. "Rock 'n' roll kids forever", "Backseat rider", "Standing like a rock" e "All aboard" introducono maestosamente il disco sotto l'egemonia di batterie spacca timpani, veloci riff di chitarre, basso cadenzato e voce da primato, rendono piacevole ma roccioso, l'intro a questo buon disco che prosegue con chicche quali "Hell and back", "Temples of gold" e "Rock the neighbours", songs indimenticabili, sia per i loro chorus sia per i loro testi. Se non siete contenti di dodici pezzi allora i Victory vi premiano con tre estratti live del loro concerto in quel di Los Angeles ben undici anni fa con le potenti "More and more", "Don't tell no lies" e "Never satisfied" nate e cresciute nell'album precedente, intitolato "Culture killed the natives".
"Morti" precocemente nel music biz i Victory sono ritornati nel 1996 senza poi continuare la loro attività. Nella speranza che ritornino a rockare come anni addietro, incrocio le dita e finisco di ascoltare questo disco a tutto volume...
Marco Paracchini

MSG "MSG" 1992 - EMI
Mai ho fatto errore più grande di aver snobbato ( ai tempi) le produzioni del talento delle sei corde Michael Schenker. Capitatomi tra le mani in un negozio, l'ho ascoltato e non ho potuto fare a meno di acquistarlo. I suoni, la produzione, i testi e la grinta non mancano, anzi, ripercorrono al meglio quello che tanti gruppi di oggi cercano di fare: il roccioso ed entusiasmante sound a stelle e strisce dei tempi d'oro. "Eve" sembra uscire dalla mente dei TWISTED SISTER mentre "Paradise" è un parallelo dei GRAND PRIX (beh, c'è proprio McAuley dietro al microfono...). Il lento molto FAIR WARNING è rappresentato dal malinconico "When I'm gone". "This broken heart" e "We believe in love" sembrano sempre essere punto di riferimento nel passato di entrambi: SCORPIONS e GRAND PRIX si sommano in un tutt'uno.
L'arrivo della grezza "Crazy" e della robusta "Invincible" sembrano invece essere state scritte da un VINCE NEIL in piena forma. Le belle "What happen to me" e "Lonely nights" lasciano lo spazio al lento della storia: "This night is gonna last forever", incredibile lento mozzafiato che si intreccia su assoli e liriche vicine ai TNT sommati al giusto incedere melodico tipico anche di gruppi quali HOUSE OF LORDS e GIANT. Chiude l'introspettiva e cupa "Nightmare", che da un triste addio ai fans del virtuoso Michael e del bravo singer McAuley... insomma, un album che dovrebbe meritare un posto in ogni collezione di un rocker che si rispetti.
Marco Paracchini

FEMME FATALE "Femme Fatale" - 1988 MCA Records
Gli americani F.F. sono bravi, belli e incazzatelli. Le vocals sono lasciate al talento della bella e sensuale Lorraine Lewis che sembra un mix tra la leader delle VIXEN e la brava LEE AARON. La band al completo conta cinque personaggi di cui tra questi si nasconde il fratello di Lorraine, Rick Rael. Interessante proposta da parte dell'allora promiscua e luccicante MCA Records che tenta l'asso della bellona di turno, incalzando un discreto successo di vendite facendo così realizzare qualche tempo dopo il seguito. Il rock americano è insito nelle loro ossa e la voce grezza di Lorraine (che ricorda anche un pò Doro Pesch) dà ai pezzi un'insolita scia di attrazione e potenza che ci accompagnerà per tutte le dieci canzoni presenti sull'album. Prodotto da Jim Faraci (un nome, una garanzia) i F.F. si muovono su territori sonori molto vicini alle VIXEN dando, a volte, qualche spruzzata di MOTLEY CRUE (come nella bella "My baby's gun") e POISON che non guastano mai.
Se siete amanti delle melodie aperte con cori sinuosi, chitarre prepotenti e voce femminile sugli scudi, allora non potete non comprare questo dischetto...poi già solo la foto di Lorraine, sdraiata a pancia in giù con un lecca lecca sulle labbra varrebbe l'acquisto... hey, se conoscete una ragazza come lei, presentatemela!!
Marco Paracchini

SATERIA "Crash Bang Boom" - X-treme 1994
Prendete i POISON, aggiungetegli in ordine un pòò di WHITE LION e WARRANT e otterrete il sound dei danesi Sateria. Se avete sempre amato queste tre bands, allora il lavoro in questione diventa un must da trovare il presto possibile, perché vi farà passare tre quarti d'ora con il loro divertente hard rock festaiolo. Si parte con le sculettanti "Outlaw", "Pleasure House" e "Ridin' On" autentici brani da party rokkettari. La ballata "Your Little Smile"frena un pò i ritmi elettrici delle songs precedenti, ma con la title-track si ritorna a saltellare perché si tratta di una scatenatissima glam rock song con un coro facilmente memorizzabile fatto apposta per essere cantato on stage. "Don't Turn Away" ricorda certe cose del multiplatinato esordio dei TYKETTO, mentre con "Tell Me" si ritorna a rokkare in POISON style grazie alle solite lyrics easy listening.
Moreno Lissoni

LA GUNS/WARRANT "Metal For Two" Red Line -1993
Interessante lavoro fatto dalla Red Line di Rozzano (MI) che nel 1993 stamparono questo CD con due esibizioni di grandi band come LA GUNS e WARRANT. Si parte con il gruppo di Phil Lewis e Tracy Guns con un live registrato nel 1991 durante il tour di "Hollywood Vampire" e con una quarantina di minuti di street metal californiano: "Over The Edge", "No Mercy", "Wild Obsession", "Sex Action" e così via fino l'immancabile "The Ballad Of Jane".
Jani Lane e soci vengono catturati durante uno show in Florida sempre nel 1991 dove in poco più di quaranta minuti ci propongono otto canzoni tutte estratte dal loro debut album. Apre "So Damn Pretty" e poi via con "Big Talk", "32 Pennies", "Ridin'High", il megalentone "Sometimes She Cries", il medley di "Cold Sweat" e "DRFSR". Per chiudere, un buon bootleg che ci riporta in mente i tempi che furono.
Moreno Lissoni

STARRY EYES “Ticket Outta Here” Self Produced 1998
Abbandonate le sonorità prettamente glam degli esordi i sanremesi Starry Eyes ci provarono con questo otto pezzi di party metal americano. Tutte le canzoni potrebbero essere un ipotetico singolo incominciando con la bellissima “You & I” e passando per le melodie POISONiane di “Never Alone”. Un concentrato di classe e divertimento degno dei migliori WARRANT, TRIXTER, POISON, SOUTHGANG, SHY TIGER e compagnia bella. Credo che il massimo dei voti non basti a coronare questo grandissimo demo, che confermava gli Starry Eyes come la band NUMERO 1 nel settore!
PS.: peccato solo per la copertina!!
Moreno Lissoni

AVIATOR "Aviator" 1986 RCA
Dietro a questo nome, che ai molti non dice nulla, si nasconde invece una vera e propria macchina di pomposo aor da far venire la pelle d'oca. Già, gli Aviator sono, a mio parere, una delle più valide band di rock melodico del mondo sebbene essi non siano mai stati baciati dalla fortuna. "Front Line" apre il disco e sembra di essere in un allenamento di Rocky, l'esaltazione aor serpeggia in tutte le note della song per passare poi alla bella "Back on the street" che segna un'altra rock song da cantare a squarciagola andando a 200 km orari sulle strade della california. "Don't turn away" rispecchia le prime produzioni dei BonJovi mentre la semplice "Wrong place, wrong time" sembra appartenere ai Survivor. La melodia dei primi ottanta viene ripresa energicamente da "Never let the rock stop" che non avrebbe sfigurato su qualche vecchio album dei sopracitati BonJovi. "Come back" si fa più malinconica e mi sembra di sentire una via di mezzo tra i Bad English e gli Hardline. La melodia torna con "Magic" spezzata però dall'esaltante <rocky's style> "Can't stop". "Too young" è l'apoteosi della ficata maestosa dell'aor ottantiano miscelando un pò di tutto, da Bryan Adams a Bruce Springsteen, dai BonJovi ai Survivor. Mentre fiacca e troppo pop appare "Every schoolboy knows" che pare sia stata scritta per un film della quale non se ne sia fatto più nulla. "Trough the night" riporta le fresche energie positive della forza del rock adulto con intrecci di voce e strumenti pressoché perfetti. Insomma, un lavoro che deve essere apprezzato per l'effettiva buona capacità dei quattro angloamericani che sono riusciti a fare un ottimo album, ristampato poi dall'attenta Escape/Frontiers nel 1997, dando due bonus track niente male. Insomma se non l'avete ancora capito, questo disco entra nella classica frase di: buy or die!
Marco Paracchini

BON JOVI “Document In Japan” Golden Star 1990
Shibuya Public Hall, Tokyo, 28 aprile 1985 rappresenta a mio giudizio uno dei miei bootleg preferiti per quello che riguarda la band del New Jersey, grazie ad una buona registrazione, ad una grafica curata e all’ottima performance del gruppo. Era uscito da poco “7800° FN” ed ecco così spuntare la travolgente “Tokyo Road”, l’ottantiana “Only Lonely”, lo slow “Silent Night” e l’hit “Shot Throught The Heart”. Tra un’assolo di batteria e di chitarra la band esalta il pubblico con i brani del primo album come “Breakout”, “Get Ready” e la nota “Runaway”. Tutte le undici tracce superano abbondantemente i cinque minuti, pensate che in “In And Out Of Love” grazie a uno stupendo solo di chitarra di Richie Sambora, la songs dura adirittura 10’51”! Lavoro imperdibile, che ci fa rimpiangere l’attuale rincoglionimento del combo del New Jersey.
Moreno Lissoni

DANGEROUS TOYS "omonimo" - CBS 1989
I Dangerous Toys sono una delle tante bands che, a mio modesto parere, potevano fare a meno di nascere, che tanto non sarebbe cambiato nulla. Molto probabilmente per i glamster di vecchia data può sembrare un insulto ma le undici tracce del disco non fanno pretendere molto anche perché piuttosto insipide e mal interpretate. Discorso che oggi trova il tempo che trova...all'epoca, FASTER PUSSYCAT, MOTLEY CRUE, L.A. GUNS, POISON, SKID ROW e pochi altri dominavano la scena glam della seconda metà ottanta e, al di là di sparute song determinanti (soprattutto per Poison e Motley), la maggior parte dei prodotti proposti non erano certo esempio di bravura e tecnicismi. Limitati dal music-biz i Dangerous Toys sono spariti nei primi anni novanta, lasciando come altre bands solo vaghi ricordi. Nell'intento di scopiazzare SKID ROW e GUNS 'N' ROSES, i D.T. hanno comunque proposto canzoni piacevoli quali "Scared", dedicata ad Alice Cooper, la lenta "Feels like a hammer" e "Queen of the Nile", seguita da semplici ma affascinanti (solo per gli amanti del genere, bisogna ammetterlo)canzoni dal sapore adolescenziali, vista anche la giovane età del combo statunitense. L'unico vuoto che provo è per le loro copertine coloratissime ed interpretate sempre da un allucinante "killer clown"!
Marco Paracchini

XYZ "XYZ" 1989 Enigma
Questo gruppo ha una storia fantastica. E' una band nata a Lione nel 1985 e dopo una lunga serie di audizioni sono riusciti ad arrivare in terra americana. La storia non si limita solo a questo, ovvio, ma la mia deve solo essere una recensione, quindi passo subito a tre anni dopo, il 1988, quando Don Dokken, per caso, ha ascoltato il demo di questi XYZ. Inutile dire che le sonorità qui proposte siano bene o male influenzate da Don (producer) ma il sound corposo dei franco-americani, rispecchia anche sonorità degne dei WhiteSnake, come accade nella bella power ballad "What keeps me lovin' you" che sembra essere uscita da uno scarto di 1987. "Maggy" è stato il tormentone su cui ha puntato questa band, insieme alla sopracitata e alla suadente e lussureggiante "Souvenirs". "Take what you can" e "Tied up" sembrano uscire effettivamente dalle produzioni Dokken mentre alcune songs rimangono incentrate su stili più blueseggianti, questo il caso di "Follow the night" e "Nice day to die". Senza forza vi farà rimanere la triste ballad acustica "After the rain", must apocalittico che dimostra che solo in quegli anni si poteva fare grande musica. Da avere.
Marco Paracchini

DANGER DANGER “Cockroach” Bootleg 1993
Mi sto ancora chiedendo chi è quella testa di minchia che non ha mai voluto pubblicare questo album, perché solo un demente rifiuterebbe di ascoltare questo bellissimo CD. Undici tracce di fottuto yankee hard rock, suonato da dei professionisti e cantato da uno che sa cosa significa cantare: Ted Poley. Nel lavoro troviamo brani editi della band come “Still Kickin’”, “Sick Little Twisted Mind”, “Goin’ Goin’ Gone”, e “Afraid Of Love”, ma sono le rimanenti “Good Time”, lo slow “Don’ Break My Heart Again”, la sculettante “Tip Of My Tongue”, e la roboante “Don’t Pull The Plug” che fanno la differenza! Per i collezionisti ricordo che esiste anche una versione con il grande Paul Laine alla voce... BUONA RICERCA!
Moreno Lissoni

TREAT "Organized crime" - Vertigo 1988
I Treat, nati nel tardo '86 con un disco oramai introvabile (dovrebbe chiamarsi "Hunter" o qualcosa del genere -nda-) che porta la data '87, rimasero ospiti graditi di vari Monsters of Rock (87/88) ma nulla più. Con l'avvento di questo album le sorti cambiarono per il gruppo, solo ed esclusivamente per le vendite, non portandoli comunque a grandi numeri e destinati quindi all'abisso del dimenticatoio (rinati nel '92 con Mats Leven alla voce). Un peccato viste le doti compositive ed energiche di questi scandinavi che possono essere tranquillamente una copia degli EUROPE, sebbene in alcuni momenti siano addirittura molto più convincenti del combo di Tempest. Undici pezzi tutti sopra ai quattro minuti, tranne "Party all Over" che, già come preannuncia il titolo, è una song scherzosa ed accattivante che non può certo durare poco più di tre minuti. "Conspiracy", "Gimme one more night", "Home is where your heart is" e "fatal smile" ripercorrono fedelmente le strutture hard rock del tempo, infarcendole però di tastiere e cori tipiche dei BON JOVI, dandogli un senso molto più ampio e melodico, pur non trascurando l'energia, che in ogni pezzo non manca mai. Il menù è ricco, ingredienti simili a EUROPE, JAGGED EDGE, TNT, BON JOVI, WHITE SNAKE si miscelano per una "insalata" davvero niente male che vi farà sognare il tempo che fu e rimpiangere il veloce passare del tempo che ci continua a "fiondare" in mondi musicali orribili, riempiti da neri coi vestiti larghi e oro ovunque o ragazzini che ballano insieme cantando melodie scritte da altri...compratelo e poi fatemi sapere se non avete voglia di costruire una macchina del tempo...
Marco Paracchini

VENGEANCE "Arabia" 1989 ristampa:1998 Pseudonym Records
Gli olandesi rockettari Vengeance sono in attivo dal lontano 1984 ma è dal 1986 che hanno dato alle stampe il loro primo lp. Da qui l'esplosione targata Vengeance ha invaso l'europa intera facendo vendere con tre dischi più di cinquecentomila copie. Una sciocchezza rispetto alle vendite dei BonJovi o dei WhiteSnake, ma tante per essere una band arrivata dal sottobosco dei cannaioli di Amsterdam! Arabia è stato l'ultimo capitolo dei Vengeance. In realtà il penultimo, sebbene "Wings of an Arrow" del 1992, è stato distribuito solo lo scorso anno, con Ian Parry alla voce. Il sound è robusto e corposo al punto giusto ed è difficile catalogarne la direzione artistica. Loro hanno il LORO modo di suonare e basta. Non è facile sentire spunti presi da quello o quell'altro gruppo, perché vanatvano uno dei chitarristi più in forma dell'Olanda intera e, forse, non solo. Parlo di Arjen Lucassen, poi fondatore dei seminali Ayreon. Le dodici tracce di Arabia sanno essere distruttive, rocciose, indimenticabili e semplicemente belle. La voce di Leon Gowie è potente ed è un mix tra Sebastian Bach e Bruce Dickinson (Vi ho messo in crisi, eh?)ed è un peccato che tanto valore sia stato dimenticato col tempo. Si passa dal metal di "Castles in the air" sino allo sporco blues da strada di "The best gunfighter in town", per non parlare delle divertenti "Just what my doctor ordered" e "Bad boy for love" incentrati su riffoni ottantiani a stelle e strisce. Buono anche l'incedere prepotente di "Wallbanger", sentito anche nominare da Nikki nell'epoca d'oro. L'unica pecca dei Vengeance è che non sono mai stati capaci di scrivere un lento degno di nota. Anche qui, schiavi della loro voglia di rompere il culo, l'unica ballad porta il titolo di "If lovin' you is wrong", dolce ma malinconica che sa comunque dare un attimo di respiro insieme alla cupa "Cry of the syrens". Il loro motto dall'86 all'89 è sempre stato uno solo: (testuali parole) Do you hate Hard Rock? Guess you've never seen VENGEANCE!
Marco Paracchini

JUNKYARD “Live Cad Club” Not Guilty 1991
Registrato il 7 agosto del 1991, questo live cattura gli street rockers Junkyard durante un’esibizione al Cat Club di New York. Undici le songs presenti recuperate dai primi due albums e con una resa sonora più che accettabile. Il singer David Roach è il vero padrone della serata con la sua voce corrosiva interpreta i cavalli da battaglia della band come “Back On The Street”, “Killing Time”, “Hollywood”, e il r’n’r della bellissima “Mysery Loves Company”. Il suono del gruppo è una via di mezzo tra i primi GUNS e gli AC/DC per un concentrato di oltre cinquantadue minuti di rozzo r’n’r. Gran bel bootleg che farà la felicità di tutti gli amanti dello street anni ottanta.
Moreno Lissoni

SWEDISH EROTICA "Swedish Erotica" 1989 Virgin
Chi conosce gli Swedish Erotica? Almeno tutti noi veri rockers, ne conosciamo almeno il nome e, per chi è stato più attento negli acquisti, ne conoscerà anche la loro effettiva "grandezza" musicale. Sconosciuti all'epoca ma divenuti col tempo un cult da avere, questi S.E. ci danno dentro con un rockaccio da arena infarcito di melodie alla BonJovi, con testi e cori trascinanti. Già dall'opener si capisce a cosa andiamo incontro: "Rock 'n' Roll city", apre le danze dandoci in pasto melodie tipiche di Slippery When Wet. Anche il secondo brano ci fionda direttamente nell'epoca d'oro degli eighties con il titolo "Love on the line"...un classico! Cadenzata invece la song "We're wild, young and free", titolo piuttosto in voga a quei tempi, che ci porta lentamente al chorus che vi farà venire i brividi!Il posto alla classica ballad acustica lo lasciamo a "Hollywood dreams" che non regala certo emozionanti novità ma letteralmente al passo coi tempi che furono. Matt Leven (poi con Treat e Malmsteen e oggi con i DogFace -nda-)riporta la sua struggente voce nel pezzo seventies "Love hunger", seguita dalla suadente e potente "Love or leave me", un classico senza tempo anche questo. Le sorprese non mancano con "Downtown" sempre tra BonJovi e Europe e "She drives me crazy" che inizia con un urlo spaccatimpani del dotato Matt. Il class rock giunge in veste prepotente con "Loaded Gun", una miscela esplosiva tra Stryper e Dokken, eseguita con egemonica melodia e stupefacente semplicità. Non può mancare in ogni band che si rispetti una canzone dal passo blues e anche con gli S.E. si ripercorre il filone con "Rip it off", dando poi spazio alla finale "Break the walls", unico spazio un pò cupo che sembra uscire da qualche disco dei Dokken, saluta i pochi fans di allora quasi dando un malinconico arrivederci che arrivera ben sei anni più tardi con un cambiamento di line-up e, purtroppo anche di sonorità. Da avere.
Marco Paracchini

NIAGARA "Now or never" 1986 Avispa
Per quanto siano stati pompati, gli spagnoli Niagara, hanno avuto si un ottimo inizio ma, comunque, nulla di così memorabile da scriverci righe di complimenti. Su dieci pezzi (di cui uno sprecato come intro strumentale, per altro scadente)pochi sono gli spunti davvero validi per questo combo ispanico. Con "Walking" sembra di essere di fronte ad uno dei primi due albums degli Europe;scarsa produzione e scarsa efficacia chitarristica ma ne resta l'effettivo pezzo d'apertura dopo la scialba intro "Fallen Angel". Si prosegue con "I will be there" quasi uno scarto (per altro "solo" uno scarto) dei mitici Shy dando poi spazio alla Europe-Sound di "Take my hand", buon esempio di melodie da hit-single, sebbene il finale scontato e ripetitivo fa deludere le iniziali aspettative. E via col metal di "Now or Never", la title-track che regala omaggi ai Deep Purple con riff potenti e veloci ma non graziati dalla comunque non eccezionale voce del leader. Altri riffoni pesanti e noiosi pre-power metal si riscontrano nella song "I should be stronger" aprendo alla Shy's style di "No conversation" passando alla bella ed esaltante "You belong to me" che però fa riscontrare quanto sia difficile cantare in inglese per un ispanico."Secret lover", penultimo pezzo è un ennesima prova di come i Niagara siano una miscela formata da parti degli inglesi Shy e degli americani BonJovi, senza comunque dare spunti innovativi, per non parlare della voce forzata, a mio avviso ridicola, di "Live on the line" che sembra una song registrata in cantina da un gruppo locale. Il 6 del voto è dato per pietà in segno di compassione per chi come loro hanno avuto il coraggio di imporsi nel loro mercato spagnolo, non molto incline a favorire rock bands. In realtà, senza ipocrisie, gli avrei dato un quattro!
Marco Paracchini

LIXX ARRAY "Reality Playground" 1992 Graves/Lixx Araay music
Corre l'anno 1992 e case discografiche conosciute e non lanciano sul mercato dozzine di gruppi hard rock, molto kitch ma "fascinosi" che comunque non resisteranno all'ondata malata del grunge e dell'alternative e, questo è il caso di una band come altre cento, nata e morta nel corso di un solo album, per altro non eccezionale. I L.A. sono belli e anche abbastanza bravini, pur non avendo un'effettiva capacità a creare e suonare canzoni particolarmente azzeccate. Non buona la scelta del vocalist Rusty Dades, portato dietro ad un microfono senza averlo mai usato probabilmente. La sua voce ricorda, a volte, un Jani Lane stanco e fiacco, dando quindi al gruppo un'impronta quasi sullo stile degli Warrant, non avendone comunque le stesse doti (sia chiaro!). Divenuto un cult non si sa come, I Lixx Array sono come un piatto arricchito dai seguenti ingredienti: un pizzico di Warrant, un pizzico di Heavens Edge e un poco di Mr.Big dei primi tempi. L'unico pezzo degno di nota è la ballad acustica (in voga nei primi novanta) che porta il titolo di "Really Hits home". Il resto ascoltatelo da voi e decidete se davvero vale la pena spenderci su qualche soldino.
Marco Paracchini

SLYBOYZ "Good time music" 1994 Nordic Metal
AOR a gò gò per questi canadesi importati nelle fredde terre danesi nell'ormai lontano 94. I cinque rockers si muovono in sonorità non più in voga in quell'anno e tutte decisamente sotto l'egemonia melodica dei gloriosi anni ottanta. Tra Crown Of Thorns, Extreme e BonJovi ci danno in pasto un gustoso piatto infarcito di melodia e travolgenti riff. Si iniza con la bella "Solitaire" che è quasi un inno per le orecchie degli aor maniacs, per non parlare della bella "Keep on believin'" che supporta il nostro buon umore per tre minuti buoni buoni.Si prosegue con il Boogie Rock 'n' Roll di "Lil too young" e ballad da hit-single con "What is love", con piano e bella voce di Jeff Fraser in vetta. "Safe sex" si muove su piani funky mentre si ritorna alla melodia con la lenta e malinconica "The higher you get" dove le tastiere hanno ruolo dominante sino al primo chorus. "Live it up" e "Tell me a story" sembrano uscire da qualche lavoro sconosciuto degli Extreme mentre "Good time music" è un blues infarcito di richiami country introdotto da chitarra e voce ma portato avanti poi da armonica e piano sugli scudi. "Autumn angel" riprende le sorti melodiche per cui è stato prodotto l'album: pianoforte e chitarra acustica accompagnano il duetto tra Jeff e Rich Figurido alle vocals. "Hold on to my dreams" pare essere la sorella di Social Disease dei BonJovi, seppur discostandosi poi con chorus e melodie. Termina il viaggio "Dreamin'", class rock puro e duro che vi farà alzare i capelli e venir voglia di spaccare il culo a tutti quei cazzoni con panta larghi di quattro misure e cappello all'indietro! Cd consigliato se a buon prezzo.
Marco Paracchini

DIRTY RHYTHM "Hard as a rock" JRS records/BMG 1991
E' un peccato che americani così, con panta stracciati e stivali a punta e con una buona dotazione all'hard rock ottantiano non siano stati presi in considerazione dal music biz dell'epoca. Bravi ed energici, li considero un mix tra Skid Row e BonJovi, degni di essere acquistati senza ripensamenti. I
pezzi sono tutti belli e rappresentati da un insolita fresca energia tipica comunque di quegli anni. Ogni pezzo rappresenta un inno, una party song o una ballad coi fiocchi. Anche se ho generalizzato a collegarli ai due gruppi sopracitati posso dire che alcune songs risentono d'influenza differenti che vanno dai Poison a David Lee Roth, passando per sonorità che prendono anche da Cry Wolf e Roxy Blue. Bombe sonore come "Burn out the night", "Waiting for the money", "Feel the fire" e "Hard as a rock" faranno aprire le coronarie del vostro cuore facendone pompare litri di sangue portati dalla grande esaltazione morale che ne riceverete. Inutile, nel senso buono, una catalogazione di ogni song. E' da ascoltare e da avere, non può certo mancare un cd così nella raccolta di ogni rocker che si rispetti. Le ballads "I can't wait" e "Hold on" riporteranno in auge i vostri adolescenziali sogni che vi faranno chiudere gli occhi e vi faranno rimpiangere veramente questa merda che c'è in commercio oggi...
Marco Paracchini

*** 1 - 2 ***

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