www.sohoroses.com

Review

 


Sweetmauro
con la preziosissima collaborazione di Gaetano Fezza

Stavo cazzaggiando in rete e facendo cose come scrivere la parola "glam" su Google per vedere cosa ne usciva fuori, quando capito casualmente su di una message board a sfondo musicale. Tra i vari iscritti mi salta subito all'occhio un certo Blittz, che da un paio di post mi pare di capire essere il cantante di una di quelle band che sul finire degli 80's, in quel di Londra, contribuì a portare il glam ed i suoi sottogeneri all'attenzione delle testate giornalistiche maggiori come Kerrang!

La tentazione a rompergli i coglioni in privato per fargli domande fastidiose come quelle che vedrete di sotto era troppo forte... Perciò dopo un paio di e-mail gli ho proposto di fare una chiacchierata, dopo naturalmente aver informato il buon Gaetano Fezza che a momenti si pisciava adosso rischiando di mettere in discussione la sua figura autoritaria di padre di famiglia. Il resoconto è quello che segue.

E’ stato un grande piacere per me recensire i vostri dischi nella sezione di SLAM! dedicata ai dischi del passato. Penso che le definizione più adatta per il vostro genere sia “glam-punk”. Come vuoi descrivere invece tu quello che era il vostro sound?
Sì, è una definizione adatta. La gente cerca sempre di catalogare le bands per genere, anche se alla fine solo due parole sono troppo poche per un quadro completo della situazione. Personalmente sono cresciuto in un’epoca prolifica per la buona musica: il primo glam dei 70’s (Sweet, Bowie New York Dolls etc…) e il punk degli ultimi anni ’70 (Sex Pistols, The Damned, Buzzcocks), perciò non è una sorpresa che sia finito in una band influenzata da entrambe i generi.

Per quanto riguarda il nostro sound non so dirti di preciso come venne fuori. Tutti noi amavano musica grezza e spontanea ma avevamo anche un amore incondizionato per la classica pop-song di tre minuti. Molte delle bands che amavamo si erano sciolte e molti loro componenti morti (o entrambe le cose), così noi cercavamo di riempire uno spazio lasciato vuoto, ma nello stesso tempo di amalgamare tutte queste influenze per creare la band che tutti noi avremmo voluto vedere.
Stavo parlando con Pat (drums ndr) l’altro giorno dopo aver ascoltato una delle nostre prime registrazioni e lui mi fece notare come fosse più grezza e d’impatto di altra roba che abbiamo registrato dopo. Non eravamo tipi propensi alla conformità… Mentre le altre band progredivano i Soho Roses deliberatamente regredivano.

Parlaci un po’ delle origini della band e di come era la scena rock in quei giorni. Avevate anche amici in altre bands come nei Marionette o nei Babysitters per esempio?
Dunque, io fui l’ultimo ad unirmi alla band, perciò non sono la persona più adatta per raccontarti “tutta quanta” la storia. Per rendere breve una storia abbastanza lunga, la band si chiamava originariamente V2s e fu messa insieme a Londra da un tipo chiamato Andy Riff, che aveva militato in una band chiamata The Dark con Razzle, il batterista degli Hanoi Rocks. Andy chiamò con sé Pat e Andy DeGray (guitar ndr), che da quel punto in poi cominciò ad influenzare parecchio gli altri membri della band coi suoi gusti personali. Joolz (bass ndr) entrò a far parte del gruppo grazie ad un annuncio su di un magazine musicale, lui viene da Derbyshire, nel Nord dell’Inghilterra. Io entrai in contatto con loro in un modo un po’ strano : suonavo il basso in una band che si era sciolta da poco quando la ragazza di Andy mi vide sul treno e pensò che io potessi essere il cantante giusto. Lo convinse ad incontrarmi e finii col fare un’audizione. Il resto, come si dice, è storia.

Dopo una paio di concerti a nome V2s era sotto gli occhi di tutti che Andy Riff aveva creato una band nella quale non si trovava, quindi lasciò e ci chiamammo con un nome più appropriato.
Per quanto riguarda le bands che hai menzionato nella tua domanda, ti devo dire che si sono sciolte da tempo, ma sì, ero solito andare ai loro concerti e li conoscevo di persona. I Babysitters riempivano il Marquee ogni volta che ci suonavano e in veste live erano favolosi, Buttz è una leggenda vivente! Come tu probabilmente saprai Ray Zell dei Marionette è un illustratore oltre che giornalista rock e ci diede, gran bravo ragazzo, la nostra prima chance per essere recensiti su Kerrang! Fu il nostro peggior concerto, ma lui ci fece comunque una recensione che spaccava il culo e finiva con la bellissima frase “They’re so BAAD they’re good!” Ci piacque così tanto che cominciammo a metterla sui flyers dei concerti.

So che avete suonato varie volte al leggendario Marquee club. Come era il vostro seguito in quei giorni?
Prima di cominciare a suonare al Marquee avevamo fatto da spalla solamente a bands metal come i Samson o a schifezze come i Royal Standard. Perciò il loro pubblico medio non apprezzava né la nostra musica né il nostro look e non si facevano certo problemi a dichiararci la loro ostilità, avrebbero gridato tutto il tempo cose come :” Siete delle merde” oppure “Siete un branco di finocchi” (il senso dello humor e l’originalità non erano certo il loro forte). Ma penso che li facesse incazzare il fatto che li stimolavamo sessualmente e questo pareva non andargli giù. Con l’uscita di “Whatever Happened To…” , e grazie alle sue recensioni favorevoli, le cose cominciarono a prendere una svolta positiva. Fu strano suonare al Marquee dopo l’uscita del nostro primo 12” e avere un’audience favorevole nei nostri confronti. Non ci potevamo credere, invece di volerci uccidere pareva proprio che si stessero divertendo e cantavano anche le canzoni. L’uscita del disco cambiò decisamente la situazione in meglio. Il problema era a questo punto che sentivamo la mancanza degli insulti, delle bottiglie volanti e dell’aggressività del pubblico in generale ; perciò cominciammo a provocare il nostro stesso seguito per farci insultare.

Ad un certo punto il nostro pubblico mutò ulteriormente. All’inizio era come probabilmente te lo aspetti : look decisamente glamour, un sacco di lacca, trucco pesante. Poi evidentemente cominciò a circolare la voce che non eravamo esattamente degli altri Poison o Faster Pussycat o un qualsiasi emulo di una di quelle insensate band di Los Angeles ; al contrario, l’unica cosa che avevamo in comune con quelle bands era il fatto che ci truccavamo, ma sia la nostra musica che l’attitudine erano qualcosa di diverso. Infatti penso che non ci fosse nessuno come noi in circolazione ai tempi. In ogni caso cominciammo a vedere ai nostri shows anche parecchi ragazzi provenienti dalla scena punk-hardcore ed un sacco di capelli appuntiti come chiodi. Venne a crearsi quindi quella giusta mescolanza di pubblico, che era proprio ciò che avevamo sempre voluto.

Ho trovato queste parole in un sito: SOHO ROSES: glam band di Londra attiva per poco tempo che instaurò un rapporto di rivalità con i Tigertailz, rivalità che sfociò in una piccola rissa al Marquee tra il loro cantante Paul Blittz e l’allora frontman dei Tigertailz Steevi Jaimz”. E’ vero? Ci puoi raccontare di più a proposito? Pare che Steevi Jaimz non sia proprio un tipo simpatico…
Fu un incidente sfortunato e di cui si sarebbe fatto volentieri a meno sinceramente… Non voglio rischiare di aprire vecchie ferite andando a raccontare nei dettagli un episodio che è successo tanti anni fa. Inoltre la citazione che hai trovato non è del tutto veritiera, infatti noi non “instaurammo” mai un rapporto di rivalità coi Tigertailz. Personalmente sono in buoni rapporti sia con Pepsi che con Ace, mentre quella cosa con Steevi accadde solamente perché certa gente ficcò il naso in affari che non erano loro, andando a creare una situazione che io stavo cercando di risolvere con le buone maniere ma che purtroppo risultò andare fuori controllo. Posso dire tranquillamente, penso senza essere contraddetto da nessuno, che Steevi ha la reputazione di uno che prima ti tira un cazzotto e dopo chiede spiegazioni.

Se posso dire una cosa a suo favore comunque è che era uno che non sparava cazzate sbraitando false minacce… Se ti diceva che voleva ficcarti un cazzotto in faccia l’avrebbe sicuramente fatto o quantomeno ci avrebbe provato. Mi ricordo di aver letto anni fa della patetica, ma pubblicizzata alla grande, rivalità tra Guns’n’Roses e Motley Crue a Los Angeles (di come Vince Neil e Axl Rose si sarebbero uccisi l’un l’altro, ma alla fine nessuno mise mai in pratica le proprie minacce… ed entrambe si evitavano sempre all’ultimo momento). In confronto a Steevi erano due agnellini, lui passava subito ai fatti e avrebbe portato a termine il lavoro per entrambi da solo.
Incontrai Steevi al Marquee qualche anno dopo il nostro incidente, ci scambiammo una stretta di mano e qualche parola. So che lui stà suonando ancora adesso, perciò gli auguro buona fortuna.

Pare che i Buzzcocks fossero la vostra maggiore influenza. Avete chiamato il vostro primo 12” Whatever Happened To… come uno dei loro singoli e avete suonato What Do I Get come cover nel vostro LP.
I Buzzcocks erano solamente una delle nostre influenze, ma era una band che piaceva a tutti e quattro. Pat ed io comprammo dischi come “Another Music In A Different Kitchen” appena uscirono, mentre Joolz, che era il più giovane della band, li aveva mancati per qualche anno ma li stava scoprendo in quel periodo. Il suo entusiasmo per quei dischi ci spinse a riscoprirli e ad accorgerci nuovamente di quanto fossero grandiosi… e la stessa cosa per molte altre punk bands.

A quale disco dei Soho Roses associ i più bei ricordi e perché? Qual è invece il tuo preferito?
L’ LP a mio parere è quello che suona meglio. Il sound engineer Andy Levine fece un ottimo lavoro, specialmente se consideri il fatto che ci abbiamo impiegato solo due giorni sia per registrarlo che per mixarlo. Non sono mai stato contento del mixaggio di “Whatever Happened To” (le voci erano troppo basse), mentre “So Alone” aveva dei suoni troppo confusi. Per quanto riguarda le registrazioni ho sempre dei bei ricordi, eravamo molto amici tra di noi. Raramente in studio non c’erano argomentazioni di cui parlare.
Per quanto riguarda le canzoni ti posso dire che le mie preferite sono “So Alone”, “Cos Of You” e una delle ultime che abbiamo fatto “This Ain’t Called Anything Yet”. Non c’erano virtuosi nella band, ma penso che nella collettività creassimo un “rumore” che piaceva alla gente. Penso che avessimo dei buoni pezzi con delle buone melodie, anche se a volte facevamo del nostro meglio per incasinarle….

Perché chiamaste il vostro LP (nonché terza ed ultima uscita discografica della band) “The Third And Final Insult”? Stavate forse pensando allo scioglimento proprio durante la sua registrazione in studio?
Ci eravamo già sciolti quando registrammo l’album. Per registrare i primi due EP ci facemmo prestare dei soldi e ne dovevamo ancora molti alla banca. L’idea originaria era che l’album sarebbe stato la registrazione del nostro ultimo concerto al Marquee. Sfortunatamente nella nuova sede del club non era possibile utilizzare uno studio di registrazione mobile, così dovemmo registrarlo in studio. Il titolo mi pare fosse un’idea di Andy. In quel momento la scena di LA era al picco della sua popolarità e ciò che sicuramente ci danneggiò fu il fatto che gran parte della stampa inglese era impegnata a leccare il culo a tutte quella sfilza che sembrava non finire mai di band americane l’una la fotocopia dell’altra. C’era un gran parlare a Londra del fatto che “ci si sarebbe dovuti trasferire a Los Angeles” in quanto era “il posto giusto dove trovarsi in quel momento”. La nostra risposta a questi tipi di discorsi era: "Se vi piace così tanto LA, vaffanculo, andateci pure, e già che ci siete portatevi dietro pure gli stivali da cowboy e le bandanas”.

Non era una vera e propria presa di posizione anti-Americana, dopo tutto i NY Dolls e i Ramones rappresentavano una nostra grande influenza, eravamo solo frustrati dal fatto che la stampa del nostro paese desse così tanto credito a delle bands americane mai sentite prima, snobbando allo stesso tempo la scena londinese. Non avremmo mai voluto essere associati alla scena di LA, perciò ci spostammo ancora di più verso quello che era il nostro pedigree musicale tipicamente inglese : il Punk Rock!
La copertina dell’album è un chiaro omaggio a “Nevermind The Bollocks” , e il titolo, oltre a sottolineare il fatto che sarebbe stata la nostra ultima uscita discografica, era un insulto verso quelle persone nella stampa che non credevano possibile che si potesse fare uso di make-up ma suonare diversamente dai Poison.

Perché vi scioglieste? Dopo il vostro scioglimento mi ricordo che Metal Hammer scisse di voi che “a malapena riuscivate a suonare i vostri strumenti” e che loro non apprezzarono una vostra performance tenutasi per lo staff del magazine stesso (forse in Germania?). Risi molto quando lessi quell’articolo… Puoi dirci di più a riguardo?
Una bella domanda che mi faccio sempre da allora! Mi ricordo che cominciammo ad avere idee diverse sulla direzione che avrebbe intrapreso la band, sia a livello musicae che visuale. Andy non era mai stato contento di appartenere a quella schiera di gruppi sotto l’attenzione della stampa prettamente “metal” e avrebbe voluto far parte della scena indipendente. Lui era anche il principale songwriter della band e, ad un certo punto, cominciò sempre più spesso a proporre canzoni che non sentivamo adatte a noi stessi. Il tutto culminò in un incontro a quattro nell’appartamento di Joolz, dove Andy ci stava facendo sentire due canzoni nuove che avrebbe voluto farci suonare. Questo portò alla formazione di due schieramenti, con Andy e Pat da un lato e Joolz ed io dall’altro. Discutemmo per un po’ poi io dovetti andare a casa –avevo vinto una gara “a chi mangiava più” curry piccante la sera prima, ed i sintomi cominciarono a farsi senitre rapidamente! Due giorni dopo ricevetti una chiamata di Andy che mi diceva che la band si era sciolta.

Sembrerebbe proprio che dopo che me ne andai dall’appartamento la situazione si fosse trasformata in un “due contro uno” e Joolz lasciò la band. Gli telefonai immediatamente cercando di fargli cambiare idea ma mi sembrava proprio che fosse irremovibile. Spesso mi pento di non aver cercato di convincerlo con più insistenza. Il problema era che con i Soho Roses avevamo raggiunto un discreto successo in poco tempo, perciò ognuno pensava che sarebbe stato lo stesso con la propria band futura. Ovviamente ci sbagliavamo. Il vecchio modo di dire “non conosci quello che possiedi finche l’hai perso” è sempre valido credo.
Per quanto riguarda l’articolo di Metal Hammer penso si riferisse al nostro show di apertura per il loro “Christmas Party”. A quel tempo il giornale era una pubblicazione esclusivamente tedesca e i loro managers volarono a Londra dal paese di gruppi come Accept e Scorpions per vedere del metal tradizionale. Erano inorriditi nel sentire una band influenzata da Pistols/Ramones/Buzzcocks. Spero solo non abbiamo licenziato il tipo che ci ingaggiò.

Parliamo un po’ della tua band dopo i Soho Roses, gli Scarlet Tears. So solo che registraste due demo. Chi c’era nella band? Per quanto tempo suonaste?
Quando mi rassegnai al fatto che l’avventura targata Soho Roses era del tutto finita non volevo starmene fermo per troppo tempo e scomparire subito. Dopo tutto, amavo quello che facevo e volevo continuare a farlo. Un paio di bands mi chiamarono a suonare con loro, ma ero più convinto a formare qualcosa di nuovo. Conobbi Steve Cook (chitarrista degli Scarlet Tears) mediante un amico comune. Venne a vedere l’ultimo concerto dei Soho Roses e dopo andammo a bere un paio di drinks. Dopo un po’ trovò gli altri componenti e quando ci conoscemmo tutti quanti notai subito che erano degli ottimi strumentisti e che Steve era un prolifico songwriter. Col senno di poi posso dire che avremmo dovuto cominciare con un approccio diverso. In quel momento il grunge cominciava ad uscire dalle cantine e la nostra immagine decisamente glam veniva vista come una spina nel fianco.

C’era anche un atteggiamento troppo pretenzioso nella band, era tutto un cercare di vivere ad ogni costo uno “stile di vita rock’n’roll”. Questo comportava bere ad oltranza, scoparsi qualsiasi cosa si muovesse e cercare disperatamente di fare cose che sembrassero “cool”. Sotto molti aspetti era un comportamento diametralmente opposto a quello dei Soho Roses, che se ne sbattevano di quello che pensavano gli altri. In ogni caso fui allontanato perché “sputavo nel piatto in cui mangiavo”. Gli altri fecero un concerto con un altro cantante e poi continuarono per un po' come three-piece. Vedo ancora Steve, siamo entrambe maturati (e laureati) e lui rimane ancora oggi uno dei miei migliori amici.

Il vostro batterista Pat e il vostro bassista Joolz presero parte alla prima formazione dei Wildhearts. Sai qualcosa riguardo a questa loro esperienza? Conosci Ginger di persona?
Joolz andò a suonare coi Wildhearts subito dopo lo scioglimento dei Soho Roses, Pat invece si unì a loro un po’ dopo. Rimase con loro anche dopo che Joolz se ne andò, per poco. Non ho mai scoperto il perché abbiano lasciato la band. Presumo che Pat lasciò in via del tutto amichevole, infatti è ancora ottimo amico di CJ.
Penso di non aver mai parlato con Ginger, se non in uno stato di ubriachezza avanzata. Mi ricordo di un party a casa di Joolz molti anni fa in cui ero seduto vicino a lui completamente stonato, penso comunque che entrambi in quel momento avessimo perso la capacità di parlare. In ogni caso sono un gran fan della sua musica, è un uomo di grande talento. I Wildhearts sono una delle mie band preferite.

Cosa state facendo adesso tu e gli altri Soho Roses? So che Joolz suona ancora. Avete mai pensato di tornare sul palco anche per un solo concerto?
Dovresti chiedere agli altri per sapere precisamente di cosa si occupano. Ad ogni modo cercherò di dirti quello che so.
Joolz ha partecipato ad un certo numero di progetti: Wildhearts, Guns’n’Wankers (con Pat), The Brotherland, Snuff e Dogpiss. E’ tornato al nord qualche anno fa e ora ha un suo studio nel quale lavora con parecchie bands.
Pat rimane ancora un “London boy”. A parte i Wildhearts e i Guns’n’Wankers, suonava in una band chiamata The Hormones e attualmente stà prestando le bacchette ai Mau Maus.
Andy è sempre rimasto quello più coinvolto nella vita da studio. Infatti non è una sorpresa che se ne sia aperto uno tutto suo dopo lo scioglimento del gruppo. Stà lavorando su un sacco di cose, la maggior parte delle quali mi sono oscure, in quanto sono una merda nel tenere i contatti con la gente! So che ha prodotto alcuni albums.

In quanto a me, avrei voluto continuare dopo gli Scarlet Tears, ma dopo alcune esperienze deprimenti con un paio di bands e con l’avvento del grunge, pensai che era meglio piantarla lì. Inoltre mi sono sposato nel periodo in cui suonavo con gli Scarlet Tears, cosa che mi ha cambiato molto lo stile di vita. Non so se mi piacerebbe ancora suonare in una band e andare in tour, significherebbe stare lontano da mia moglie per lunghi periodi, cosa che odierei per davvero. Sono anche padre adesso, ed è sicuramente un impegno che occupa molto tempo ed energie.

Mi hai scritto per e-mail che siete in procinto di rilasciare l’intera discografia dei Soho Roses su di un CD e che sarà presto on-line un sito dedicato alla band…
Sì. Abbiamo fatto circolare parecchio materiale tratto dai nostri bootlegs in questo periodo, cosa che ci ha fatto realizzare che c’è ancora un mercato per la nostra musica anche dopo tutti questi anni. Sono sicuro che la gente preferirebbe un suono migliore preso dai masters originali piuttosto che una copia di bassa qualità passata da vinile a cd. Stiamo cercando di mettere tutto questo materiale insieme quindi e di inaugurare la nostra home-page ufficiale (www.sohoroses.com): ci sarà la storia della band, un sacco di foto mai viste prima e, ovviamente, una gran quantità di glamour, sesso e abusi vari!

Grazie per il tempo che ci hai dedicato….Hai qualche parola per una degna conclusione?
Mi ricorderò di tenerti informato sui futuri progressi riguardanti il CD e il sito (www.sohoroses.com). Sto giusto cercando di organizzare il primo incontro con tutti e quattro dopo quindici anni. Grazie per il tuo interesse verso la mia vecchia band…non devi proprio avere orecchio per la buona musica ehehehe…

---- by Slam! Production® 2001/2007 ----