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AMERICAN DOG
“Red White Black & Blue”
Outlaw
- 2002
Terzo album per questo trio dell'Ohio
che si va ad aggiungere a "Last Of A Dying
Breed" del 2000 e all'ep live dell'anno
seguente intitolato "6 Pack!".
La band è nota ai più perchè
nelle sue fila troviamo l'ex Salty Dog
e Dangerous Toys, Michael Hannon,
nella nuova veste di bassista/cantante che, per l'occasione,
si fa accompagnare da Steve Theado alla chitarra e
da Keith Pickens alla batteria.
Il sound è praticamente sempre
lo stesso, uno sporco ed incazzato hard rock dalle
venature southern, che strizza l'occhio alla band
di Angus Young. E' subito hard'n'roll con le devastanti
"Shitkicker", "Train", la AC/DCiana
"Can't Throw Stones" e "Dog Will Hunt",
song che smuoverebbero anche le pietre. In "Glad
It's Over" e in "Can't Stop The Rain"
troviamo tutto l'amore del gruppo per il rock sudista,
due song meno cattive rispetto alla media, ma sempre
con una buona dose di "dirty rock".
"Motors Down" e "Hear
me Howlin'" continuano a viaggiare su territori
JACKYLiani, ma è con "I
Keep Drinkin' (You're Still Ugly)" che il gruppo
riesce veramente a farmi entrare nel loro mondo fatto
di slide, birra, donne, moto e fottutissimo rock and
roll!
Per chiudere l'album il gruppo ha avuto la brillante
idea di realizzare una bella song acustica, che non
ha niente a che vedere con ballate strappalacrime,
ma bensì è una divertentissima ed alcolica
tune intitolata "Bullshit! (Goddammit)".
Moreno Lissoni
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www.richiefontana.com
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RICHIE FONTANA
“Steady On The Steel”
Yankee
Music - 2002
Credevo fosse un nuovo cantautore
americano, invece mi ritrovo di fronte ad un artista
attivo dagli anni settanta, che ha contribuito alla
stesura degli album di Paul Stanley, Wayne
County, ecc... e per aver suonato in gruppi
come e Piper (gruppo 70's dove militava
Billy Squier) e The Criminals.
In questo "Steady On The Steel"
troviamo circa 52 minuti di intrigante aor, dove il
polistrumentista di New York si cimenta con tutto
quello che c'è da suonare, dalla chitarra elettrica
alla batteria, dalle tastiere al basso, e ovviamente
voce e cori.
L'opener "Everytime I Dream" è sicuramente
uno dei migliori pezzi del disco, puro aor di metà
anni ottanta, con tanta melodia, "Neverland"
prosegue sulla stessa scia e le sonorità proposte
ricordano non poco i CHEAP TRICK
di qualche decade fa.
L'album si lascia ascoltare con piacere, alternando
pezzi di rock adulto con altri decisamente più
pop oriented e trova i suoi punti di forza in "Be
My Shadow", nella BEATLESiana
(principale influenza di Fontana) "Baggage &
Blues" e in "Can't Break A Broken Heart".
Solo per i palati più leggeri!
Moreno Lissoni
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BON JOVI
“Bounce”
Island
Records - 2002
E come un fulmine
dal cielo, il ritorno dei mitici BonJovi non poteva
che non arrivare forte e devastante, per riportare
fresca energia e rinnovata melodia.
Riconosciuti a livello mondiale per aver sempre spiazzato
il mercato discografico del Rock, “Bounce”
si appresta a fare quello che “Slippery
When Wet” e “Keep the faith”
furono, ai tempi, segnali di rinnovo e di grande espressione
musicale.
Le dodici canzoni non annoiano ma cercano invece di
investire l’ascoltatore con note e riff modernisti
che rievocano, in parte, quanto di più bello
e significativo, questa band ha fatto in passato.
Scordati (giustamente) le sonorità in voga
negli anni addietro, questo album sottolinea l’effettiva
capacità del quartetto del New Jersey a rivestire
i panni di rockers vissuti. “Undivided”
arriva prepotente negli stereo, riportando alla mente
una sorta di rinnovata “Believe” del ’92,
con un testo legato però a quanto successo
l’11 settembre; indirettamente Jon cerca di
ricordare quanto un’esperienza del genere abbia
riportato gli animi di molti, nel rimanere “indivisibili”
proprio per cercare di non dimenticare ma di andare
avanti sempre e comunque. “Everyday” segna
l’approccio al commerciale, utilizzato come
singolo di lancio, credo che non ci sia molto da dire,
se non che è un pezzo ben arrangiato e stilisticamente
in linea con le ultime due produzioni dei BonJovi.
La terza traccia chiamata “The distance”
ha aperto in me vecchi ricordi e una malinconia legata
a questo gruppo, portandomi ad una situazione da brividi
lungo la schiena con tanto di lacrimuccia evocativa:
da ascoltare. “Joey” riporta invece un
Jon indietro negli anni.
Il pianoforte à
là Billy Joel apre le danze
e si ritorna indietro di una ventina d’anni
con un mid-time di sicuro impatto emotivo per i fans
più accaniti. Aria di “These days”
è respirabile in “Misunderstood”,
mentre con “All about you”, sicuramente
il prossimo singolo, è la ballata tipicamente
B.J. con un ritornello che riporta alla mente “Never
say goodbye” in nuova veste. L’energia
riparte da “Hook me up” dove un riffone
metal spacca-orecchie, inneggia al sound del ritornello
di questo brano forse più insipido dell’intero
Cd. Il pianoforte ritorna, sorretto da violini e violoncelli
per dare spazio ad un’altra ballad intimista
che porta il nome di “Right side of wrong”,
scritta solo dalle mani di Jon. Si prosegue con l’anthemica
“Love me back to life” che ha un sapore
leggermente triste ma che dimostra un BonJovi in ottima
forma, senza contare i riffoni derivanti dall’amabile
mano del nostro vecchio e saggio Richie. Sound completamente
acustico per l’atmosfera di “You had me
from hello” che rincuorerà tutte le ragazzine
che amano certe melodie soft. Si arriva quasi al termine
del lavoro per gustarsi la song che dà il nome
al Cd; “Bounce” è la nuova “It’s
my life” con una strizzata d’occhio ai
pezzi del vecchio New Jersey. Chiude un’altra
ballata (“Open all night”) in sintonia
con quanto fatto nei precedenti lavori, senza eccedere
in fatto di novità ma senza nemmeno stancare
troppo.
Il 2002 riporta così il gruppo rivelazione
degli anni ottanta, la band rock più conosciuta
ed apprezzata al mondo (secondi solo a U2 e a parità
con gli AEROSMITH – da fonti
statistiche anno 2001- ndr), la forza e la melodia
d’altri tempi, suonata e arrangiata solo come
pochi sanno fare, contando che, per la prima volta
nella loro storia, viene utilizzata un’intera
orchestra (diretta da David Campbell – ndr)
per rinforzare ed enfatizzare passaggi e bridge di
alcuni brani.
Io, fan dal 1988, non posso far altro che dirVi una
cosa: se davvero i Bon Jovi vi hanno regalato vere
emozioni, beh, questo disco li mostra sotto la loro
nuova luce che, penso, sarà difficile non riuscire
ad apprezzare.
Bon Jovi, Bon Jovi, Bon Jovi e… solo Bon Jovi…
Marco Paracchini
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www.ericmartin.com
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ERIC MARTIN
“I’m goin’ sane”
Frontiers
RecordsSelf Produced – 2002
Anno di novità e di incredibili
eventi è stato questo 2002 che, ancora, sembra
non voler cedere, promettendo altre nuove uscite interessanti
nel mondo hard&heavy e, lo dimostra anche il fatto
che a poco arriveranno altri dischi “bollenti”…una
delle sorprese è certamente l’”avvento”
di un artista coi controca**i, di un leader senza
tante storiacce e di un cantante melodico con un’ugola
d’oro che ha portato un gruppo come i MR. BIG
al successo planetario con due sole ballate…e
non è poco.
Parliamo ovviamente di Eric Martin, rocker d’altri
tempi e sicura arma di successo per la nostra etichetta
nazionale, la Frontiers che, ultimamente, ci sta regalando
dei dischetti molto validi.
Ecco quindi la controprova che l’anima
dei Mr. Big, sì è morta ma che, le parti
fondamentali della band americana, sono vive e vegete
più che mai. Tralasciando discografie degli
altri membri, ricordo solo che Eric Martin ha un passato
un po’ sconosciuto dalle nostre parti. Iniziò
molto presto, nei primi mesi degli anni ottanta con
un gruppo rock-punk (i “415” se non vado
errato) oggi assolutamente introvabili, per poi darsi
al rock melodico con la EMB (Eric Martin band), gustandosi
poi una serie di flop con due dischi al limite del
pop-rock (solo versione USA e Japan), incalzando poi
la manna dal cielo con la formazione della band sopraccitata
e, guadagnandosi così una fetta di mercato
non indifferente. Oggi è qui a dimostrare che
la sua voce non è solo stata un’icona
del rock di vecchio stampo ma che è ancora
qui, più accattivante di prima e più
energetica che mai. Lo dimostrano le tredici infinite
tracce di questo buon album di Nu-Rock.
Ebbene sì, di Nu-Rock si parla
sebbene riff ottantiani spuntino in casi sparuti ma
buoni. La voce si installa perfettamente nel nuovo
genere e nella sua nuova veste. I brani passano veloci
e, se uno come me è riuscito ad ascoltarli,
credo che anche voi possiate farlo…in fondo
la sua voce rimane melodica e grezza come l’abbiamo
sempre conosciuta ed apprezzata. Manca la ballata
tipica, quindi evitate di cercare come forsennati
una traccia che inizi più melodica di un’altra
perché, sì lo spazio alla melodia c’è
ma, attenzione, ballate spacca-mutande non ce n’è
neanche l’ombra, quindi fatevene una ragione
e chiudete gli occhi nella ricerca di accattivanti
tonalità soul che il nostro amato singer ci
dona, oppure delle canzoni old-style rivedute e corrette
con suoni moderni (vedi “Marie”) oppure,
ancora, di spazi destinati al buon sano e godurioso
rock ‘n’ roll, di cui, il fidato Martin,
non ha certamente scordato la forza e la positività
di suddetto stile.
Lascio a Voi il giudizio finale, intanto finisco col
gustarmi di nuovo questo album carico di energia e
di buoni propositi per il futuro del sempre-giovane
Eric!…e vai così!
Marco Paracchini
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www.toxicvirgin.de
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TOXIC VIRGIN
“Circle Of Power”
Self
Produced – 2001
I Toxic Virgin sono un five-pieces
proveniente dalla Germania giunto al traguardo del
terzo album. La band nata nel 1995, ha infatti all'attivo
altri due CD: "Love Rocket" (uscito nel
1999) e "Toxic Virgin" (2000) che si vanno
ad aggiugere a questo "Circle Of Power",
che li ha portati a spasso con DORO
e BONFIRE.
Le sonorità presenti sul disco
seguono in tutto e per tutto gli stereotipi dettati
dal "crauti'n'roll": chitarre taglienti,
ritmiche sostenute e cori quasi epici. Si passa così
da episodi troppo heavy e sinfonici per i miei gusti
come "Broken Wings" o "Alien Love Song"
ad altri decisamente più melodici ed orecchiabili
come "Son Of The Sun", "Until The End",
"Our Only Love" e "Don't Know What
I Want" di scuola BONFIRE / PINK CREAM
69.
Sicuramente non un disco originale, ma se amate i
gruppi sopracitati o cose un pò più
massicce come AXXIS o STEELER
allora gradirete la prova dei Toxic Virgin, altrimenti
lasciate pure stare.
Moreno Lissoni
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deadlytide@tiscalinet.it
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DEADLY TIDE
"Blood, Sweet And Tears (The Way Of Rock ' Roll)"
Self
Produced – 2002
Nascono nel 1999 i toscani Deadly Tide
e si presantano subito con un demo CD dal titolo "Don't
Rock" che li ha portati alle finali di Rock
Targato Italia e dopo un mancato contratto, emigrano
a Los Angeles per cercare fortuna, ma per una serie
di motivi la line-up si dimezza.
Nel 2001 stampano "The Opposide Side"
con l'ingresso di due nuovi elementi e nel 2002 il
demo CD "Blood, Sweet And Tears (The Way
Of Rock ' Roll)" che vede ancora una nuova
formazione composta dal vocalist Rico Preciato, dal
chitarrista Andy Radish, dal bassista Dan De Bulle
e dal nuovo batterista Matt Marquez.
Il genere che ci propongono è
un hard rock dalle forte tinte ottantiane, e ha volte
il tutto sa di "già sentito", ma
grazie alla particolare timbrica vocale di Preciado
riescono a caratterizzare i loro pezzi, non sempre
aiutati dalla produzione.
L'album pesca un pò dai NEVERLAND
e un pò dai I NAPOLEON, senza
troppe variazioni sul tema, e questo è, nello
stesso tempo, il maggior limite e il maggior pregio
di questo lavoro che se non altro ci lascia ben sperare
per il futuro.
PS: Il video presente nel CD dell'esibizione a "Sanremo
Rock", dimostra che la band si trova più
a suo agio in una dimensione live.
Moreno Lissoni
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www.naughtywhisper.com
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NAUGHTY WHIPSER
“Hot Playz”
Self
Produced – 2002
Finalmente disponibile il nuovo Cd
dei milanesi Naughty Whisper che si va ad aggiungere
al demo di tre brani dello scorso anno. La formazione
è passata da quattro a tre elementi, infatti
alla voce non troviamo più Rudy Monroe, ma
il bassista Ashly X e con mia sorpresa, devo dire
che i risultati sono più che soddisfacenti.
Un'armonica introduce il primo pezzo del mini album,
"Crazy Rebels" e booom!!! ...in un'attimo
siamo catapultati a cavallo tra gli 80 e 90 quando
il glam patinato incominciava a prendere una via decisamente
più stradaiola. Un pezzo molto bello da ascoltare
con il volume a manetta. Alla traccia numero 2 troviamo
"All I Want" che giuro, è inevitabile
non canticchiarla dopo il primo ascolto... un coro
irresistibile e perfetta per essere suonata dal vivo!
"Fast Love" viene ripresa
dal primo demo ed è senza dubbio la song più
glam, con certi passaggi alla FASTER PUSSYCAT,
invece la seguente "Lovin' Twister" mette
in evidenza le capacità alla chitarra di Red
Ox e alla batteria di Lexxy J.
L'immancabile ballad chiude l'ottima prova del trio
con la buona interpretazione del bassista/vocalist
Ashly X che, soprattutto in quest'episodio, ha una
timbrica vocale dannatamente simile ad ALICE
COOPER.
Che dire... complimenti! Le loro influenze vanno dai
POISON ai CRUE,
dai PRETTY BOY FLOYD ai PEPPERMINT
CREEPS, percui... percui dobbiamo
sperare che la scena italiana continui a sfornare
prodotti del genere!
Moreno Lissoni
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blackcatnine.iuma.com
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BLACK CAT NINE
“Genuine Worldshakers”
Promo
– 2002
Se non erro ci troviamo di fronte al
quarto album del gruppo americano con base a Vicenza
che, con questo "Genuine Worldshakers",
segna una leggera virata sonora verso un sound più
cupo e moderno, ma con il solito stile di Roy Reinolds
e soci.
A spaccare subito il culo ci pensa la devastante "Badass",
un vigoroso street metal che si pone immediamente
come top track dell'album, segue "Attitude"
che lascia da parte il r'n'r della prima traccia per
un suono più metal oriented, ma dai risultati
più che soddisfacenti.
"All Time High" è
un'altro pezzo su cui punterei che va a fare compagnia
a quella fetta di mercato occupata dai MOTLY
CRUE di Corabi, stesso discorso
per "Don't Follow Me" altro modern metal.
La power ballad "As One" è troppo
90's per potermi piacere, ma fortunatamente si chiude
in bellezza con l'hard rock moderno di "Bring
Me Down" e con un altro gioiellino hard'n'roll
che si va ad aggiungere all'iniziale "Badass",
"Nowhere Past"!
Un disco difficile da digerire per chi, come me, li
segue da qualche anno, ma nonostante la svolta stilistica,
la band è molto maturata e si prepara ad accaparrarsi
nuovi fan.
Moreno Lissoni
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www.fuoriusoweb.com
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FUORI USO
“Promo 2002”
Promo
– 2002
Vengono da Bergamo e dopo una serie
di demo, sono giunti a questo promo di 6 pezzi che
dovrebbe anticipare l'immindente uscita del loro primo
vero mini CD.
Per chi non li conoscesse, il gruppo è nato
nel 1996 da Holly, Van Toxic, Lucky e TNT, quattro
ragazzi cresciuti ascoltando Motley Crue,
Wasp, LA Guns, Ratt,... influenze che si
possono sentire durante l'ascolto del lavoro e si
fanno apprezzare per la riuscita combinazione con
il nuovo scan rock.
Due le tracce estrapolate dal precedente
demo, "Big Shot Tokyo" e "Goin' Fast",
la prima orientata verso sonorità alla BACKYARD
BABIES mentre la seconda più in stile
HARDCORE SUPERSTAR. Tra le nuove
composizioni mi piace molto la sporca "Sticky
Man" dove aleggia il fantasma del MONROE
solista. "Dancin' In My Fire" parte con
un bel basso pulsante per poi aprirsi in una classica
song dalle sonorità scandinave, "The Ritual"
non riesce ad attirarmi, cosa che riesce invece alla
r'n'r di chiusura dal titolo "No Rock Zone".
Questa nuova prova dei Fuori Uso non fa altro che
dare credito a quanto detto di buono in passato, aspettiamo
di vederli anche dal vivo per confermare tutto.
Moreno Lissoni
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OSLO MOTHERFUCKERS
“Greetings From The Big O”
Bitzcore
Records – 2002
Oh tender sailor
man, come take my hand! Approfitto di questo spazio
per esprimere il mio gaudio alla notizia della reunion
dei TURBONEGRO (sperando che la salute
mentale della band stavolta rimanga almeno vicino
alla soglia della normalità!), la band scandinava
più degenerata e schizzoide dell’intera
scena, ma al tempo stesso geniale nell’inventarsi
un’immaginario denim & omosex originalissimo
(niente stelline, dadi, pin up... e di questi tempi
non è poco!) e scrivere un album (“Apocalypse
Dudes”) impressionante nel mescolare furia punk
e rock decadente e oscuro.
Gli OSLO MOTHERFUCKERS nascono dove
erano finiti i TURBONEGRO, Happy
Tom (basso) e Chris Summers (drums) mettono insieme
questo progetto assieme a David (ex ANAL BABES)
e Ivar (della band norvegese PILEDRIVER)
alle chitarre e a Faride – aka Bobby Zodiac
– nativo marocchino vagamente somigliante a
Gheddafi (!!) alla voce.
Il sound della band è stato
descritto come “pretty Death Punk più
mongoloide del solito” e "Art-Rock for
people who hate art", e dopo aver più
volte goduto (ehm!) ad ascoltare questo 10”
non posso far altro che convenire.
“Private Sector” è una speed song
talmente malata che vi attacca l’herpes solo
ad ascoltarla, e in puro spirito punk vengono lasciati
diversi feed back che rendono tutto ancora più
sporco. “Turn The Radio Up (to 10)” ha
un che di NEW YORK DOLLS se possibile
ancora più scapestrati, mentre “Som I
En Knulldrom” potrebbe a tutto titolo aver fatto
la sua bella figura in “Ass Cobra”. Ma
la vera chiccha, la colonna sonora di questa piovosa
estate 2002, è “Negro Revolution”,
che in puro stile TURBONEGRO inizia
arpeggiata, oscura e distorta, per poi esplodere in
quello che è più un inno che una canzone.
“Bobby Zodiac’s Karaoke Machine”
racchiude le ultime tre canzoni: “Private Sector
A Capella” è un delirio vocale da ospedale
psichiatrico (mica a caso), seguita dalla fenomenale
“Strengelegen”, cover dei GASOLIN,
band danese anni ’70, con quella pianola kitch
che farà impazzire tutti i tedeschi con baffetti
e mullet. Chiude “Levva Livet”, cover
di ÅGE ALEXSANDERSEN, davvero
ottima.
Ohh, ohh, it’s a negro revolution....
Simone Parato
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www.bossmartians.com
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BOSS MARTIANS
“Making The RoundsHeart of The City”
MuSick
– 2002
I BOSS MARTIANS, da Seattle, sono
attivi dal 1994 e hanno tre album alle spalle di retrò
garage surf punk usciti per la Dionysus Records. Nel
2000 il leader Evan Foster decide di cambiare la direzione
musicale della band verso uno stile più pop
rock’n’roll, così la sezione rimica
viene rimpiazzata e arriva il contratto per la MuSick.
Il produttore scelto per questo disco è Johnny
Sangster, già conosciuto per il suo lavoro
con THE MAKERS, SUPERSUCKERS AND YOUNG FRESH
FELLOWS.
Disco che suona di brutto, melodico e solare, col
tocco 70’s vintage dell’Hammond di Nick
Contento sempre in evidenza. Un po’ di HUMBLE
PIE e AC/DC, chitarre crunchy,
rullante secco e riff polverosi ma soprattutto delle
vocals con cori coinvolgenti che ci riportano indietro
di 30 anni, quando non era un reato portare basettoni
e capelli “a palla”.
Ascoltando le song mi vengono spesso
in mente gli ultimi HELLACOPTERS,
del resto il genere suonato è molto simile
a quello della band di Nicke Royale, anche se i BOSS
MARTIANS conservano un’impronta surf che fa
ogni tanto capolino, vedi anche la strumentale “Gold
Diggin’”.
La tile track e la seguente “She Moves Me”
sono fatte apposta per farvi scatenare, mentre “Feel
It Like Everyone” ha un chorus davvero irresistibile.
Cosa posso aggiungere... ah, ve l’ho detto che
“Heard What You Said” – vagamente
punkeggiante – è fantastica?
L’unica cosa che non mi piace è il look
da contadini sfigati e la capigliatura à-la
He-Man di Evan, per il resto questo album è
davvero interessante!
Simone Parato
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www.chavisrecords.com
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IVORY TOWER
“Heart of The City”
Chavis
records - 2002
Grazie a questa nuova etichetta, che
sta riportando a galla numerosi gruppi underground
della scena statunitense di metà anni ottanta,
abbiamo la possibilità di riascoltare questi
Ivory Tower (da non confondere assolutamente con i
prog rockers tedeschi) che con questo "Heart
of The City" vendettero oltre 10.000 copie.
La band nasce nel 1983, ma solo nel
1985 con l'innesto del chitarrista Billy Martin che,
oltre a trasformare il nome nell'attuale monicker,
inizia una lunga serie di concerti in compagnia di
Cinderella, Britny Fox e Bon
Jovi e nel 1988 fa uscire proprio quest'album
che risente molto delle influenze dei "compaesani"
TWISTED SISTER, KISS
e ICON. Si passa così da pezzi
di heavy rock a stelle e strisce come nell'opener
"Ready To Roll" ad altri di chiaro stampo
KISSiano (e LEPPARDiano)
come nella title-track e in "Rough And Ready",
mentre "Love Is A Game" potrebbe benissimo
far parte del secondo lavoro di KANE ROBERTS
o dei primissimi BON JOVI.
L'intro di "Break the Chains"
ricorda molto i QUEEN, ma poi la
song si trasforma in un classico yankee hard rock
in stile BLACK N BLUE, invece "Jump
Into The Fire" pesca dal reperterio DOKKENiano.
Non mancano le ballad, "Givin' It All To You"
e "Holding On To The Night", ma che non
vanno oltre la suffiecienza, discorso inverso per
l'acustica "the Pain Lives Forever" ben
interpretata dal vocalist Mike Wilson.
Se avete sempre amato l'energico e melodico hard rock
americano o gruppi come ROUGH CUTT
o KEEL, beh, ora sapete cosa andare
a cercare!
Moreno Lissoni
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www.nightmare-records.com
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DOMAIN
“The Artefact”
Point
Music - 2001
Piove... per l’ennesima volta
mi accingo a recensire un cd e fuori dalla finestra
il panorama assume contorni quasi autunnali... che
palle!!
Meno male che a tirarmi fuori da questo inizio di
depressione post agostana arriva il nuovo lavoro dei
Domain, band che ruota intorno alle figure di Carsten
“ Lizard” Schulz (voce) e Axel “
Ironfinger “ Ritt (chitarra).
Rispetto al precedente lavoro si nota una certa ricerca
di soluzioni sempre diverse tra loro, .ed infatti
il cd è molto vario... si passa da pezzi in
pieno stile Rainbow come l’opener
"Charade" o la più tirata "Blackhole
Vision", a grandi pezzi di Hard Melodico come
"Don’t Count of Love", "Almost
Eden" e la supermelodica "Heart on the Line".
"Mystery Stone" è
un clamoroso omaggio a Mr. Gary Moore...
flavour celtico e strofe direttamente prese da canzoni
del grande songwriter irlandese, "Seasons"
è quasi symphonic metal mentre non manca la
ballad di turno dal titolo eloquente di "Strangers
from the Heart" ...ad essere sinceri abbastanza
standardizzata.
Ma le soprese non sono finite... ad un certo punto
saltano fuori un sitar in "Spirit of the Sun",
canzone metal a tutti gli effetti, una cover dei Beatles,
"Day Tripper" e "Downtown Babylon"
dall’incedere molto seventies...
Ok, mi rendo conto che il quadro tracciato è
piuttosto incasinato... ed effettivamente ad un primo
ascolto si resta un poco spiazzati... ma se vi piacciono
le band non scontate i Domain potrebbero veramente
fare al caso vostro.
E intanto fa capolino un raggio di sole.....
Federico Martinelli
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www.ne.jp/asahi/
naruzy/side
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LIPSTICK KILLERS
“Beautiful Darkness”
DOA
Records - 2001
Mi è praticamente sconosciuta
la storia di questo quartetto nipponico che lo scorso
hanno ha fatto uscire il loro terzo album intitolato
"Beautiful Darkess". Il gruppo
vede nella figura del vocalist Naruzy Suicide il leader
e la mente del gruppo, infatti tutte le quindici composizioni
contenute nel CD sono opera sua, così come
produzione, artwork e foto.
Ho provato ad ascoltare più
volte questo album, ma le sensazioni dopo l'ascolto
non sono migliorate perché pur trattandosi
di semplice e puro Rock And Roll di chiaro stampo
THUNDERSiano non riesce ne a trascinarmi
e ne ad eccitarmi come dovrebbe. Detto ciò
non voglio essere frainteso perché qualcosa
di buono c'é come le DOGS D'AMOURiane
"Girl Ran Away" e "Night Without The
Sun" o la lenta "Seduced By The Light",
ma per il resto ci troviamo di fronte a delle canzoni
prive di mordende che farebbero abbioccare anche il
TYLA solista.
Nonostante ciò il disco
raggiunge la sufficienza perché anche se non
amo troppo la timbrica vocale di Naruzy (ha volte
mi sembra paperino ubriaco) porta avanti con coraggio
un genere di nicchia come lo sleazy r'n'r da anni
nascosto nell'underground mondiale.
Ascoltare prima dell'acquisto!
Moreno Lissoni
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www.blackginangels.com
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BLACK GIN ANGELS
“Shoot it all”
2001
self produced
Oh! Era ora che a smuovere le chiappe
del grigiore piemontese arrivasse una buona band di
hard-rock ‘n’ roll!
I Black Gin Angels ci credono e lo dimostrano con
questo loro primo Ep di sei brani. Purtroppo i membri
originali di questo album sono variati e oggi sono
rimasti solo il singer (Riccardo alias Brandon Ashley…una
copia bella di Tom Keifer!) ed il
bassista (Davide, alias Davy) che però hanno
già messo in piedi il resto della Crue per
rendere possibile al più presto, un girone
live nei club piemontesi. In attesa della nuova line-up,
procedo con la review di questo originale ed energico
mini-album.
Si attacca con “C’mon the
stage” che apre le danze e riporta vecchie sonorità
al centro della mia attenzione. MICHAEL MONROE
solista insieme ai GUNS ‘N’ ROSES
sono lo strano mix che fanno venire in mente, senza
parlare della seconda traccia “Rock ‘n’
roll train” che, già da come si evince
dal titolo, il rock sudato e tipico degli ultimi seventies
riprende vita e ci sputa in faccia la voglia di fare
e l’energia del quintetto.
“Bad girl” ha un sapore retrò niente
male e si riscopre una sorta di mix tra le vecchie
sonorità dei DOORS sino ai
più spaccati HANOI ROCKS.
“Red shoes” apre come “Civil war”
dei GUNS ‘N’ ROSES per
poi sfociare in un refrain spinto e provocatorio come
il simpatico chorus. “Shoot it all” pare
venire fuori dalle menti di SLASH
dando però poi l’impressione di ritrovarci
in “One vision” dei QUEEN.
Chiude l’opera prima dei torinesi B.G.A. una
traccia live rubata in un’interpretazione catturata
in un club (non segnalato –ndr) del capoluogo
piemontese: “Hot Kiss” è sempre
e solo spirito Rock ‘n’ roll, nato e suonato
solo per divertire e far capire che cosa si prova
sul palco a sentire ed interpretare questo tipo di
musica.
I ragazzi ci sanno
fare e sono pronti per il nuovo album. In attesa di
intrecciare un’intervista per SLAM! non posso
fare altro che invitarvi a visitare il loro sito (in
funzione solo da metà settembre in poi) che
è: www.blackginangels.com. In bocca al lupo!
Marco Paracchini
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www.fadingwaysmusic.com
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THE FALLS RIVER FIENDS
“S/T”
Fading
Ways Music – 2001
“This is
a punk record. It’s raw’n’ ugly
the way it’s meant to be”, ci avvertono
i FALLS RIVER FIENDS, ma direi che il nome e l’artwork
(in stile orrorifico, del resto questo CD è
uscito dalla bara lo scorsa notte di Halloween!) parlano
chiari. Per farla breve potrei dirvi di leggervi la
recensione dei SINISTERS per capire
con che razza di gente avete a che fare, mica a caso,
visto che questo three piece è composto da
Troy (bassista dei Sinisters), affiancato
dal chitarrista Ronan (THE CATATONICS)
e dal drummer Stevil (HELEN KILLER)...
però sarebbe poco carino, visto che questo
CD mi piace davvero e che mi ribollono un paio di
aggettivi nella.... zucca, tanto per restare in tema!
Well, il genere non è molto
diverso dai SINISTERS, dunque punk
rock assassino, anche se nel caso dei ‘FIENDS
l’aggressione sonora è un briciolo meno
cieca, i giri sono quelli classici, semplici ma sempre
ottimi per fare sculettare il vecchio Frankie, anche
se ha le pile scariche.
Innaffiate abbondantemente con estratto di Lemmy (segate
via i bitorzoli però!), aggiungete scaglie
di MISFITS e una spruzzatina di RAMONES
(omaggiati nella ghost track), servite a temperatura
infernale e scatenate i vostri corpi in una danza
nera e sanguinolenta, agitando il ditino davanti alla
espressione attonita di quegli stupidi bovini che
calzano solo New Balance e non dicono mai parolacce,
cui dedico generosamente “Redneck #9”.
Consigliato a chi si nutre di horror
punk, anche se un pezzo come “Devil’s
Nite” potrebbe piacere pure ai glamsterz cotonati...
curiosamente mi ricorda “Stop the World”
dei BIG BANG BABIES!
Simone Parato
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www.fadingwaysmusic.com
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THE SINISTERS
““Jumbo Means
Jumbo”
Fading
Ways Music – 2001
Azz, che mal di testa! Nascondete
vecchi e bambini, i SINISTERS sono tornati a violentare
le orecchie di coloro che si imbattono nel cammino
sbronzo del gruppo canadese!
Nessun proclama altisonante, solo il desiderio di
fare un gran casino con il loro punk rock, una mistura
di MOTÖRHEAD e NASHVILLE
PUSSY incalorati. Questa è gente cattiva
e maleducata, di quelli che a tavola mangiano con
le mani e si puliscono sulla tovaglia, di quelli che
non gliene frega un emerito cazzo dei vostri nuovi
stivali e se siete truccati come delle belle troiette,
di quelli che il loro chaos sonoro ve
lo ficcano a forza nel cervello attraverso il primo
orifizio che capita.
Chaos sonoro fortunatamente meglio,
ehm, organizzato rispetto alle vecchie uscite, grazie
a Dio i SINISTERS hanno messo nel cassetto le improbabili
e francamente pallosissime divagazioni pseudo stoner
di “Memories of a Happy Hell”, concedendosi
solo 2 minuti 2 di inutilità elettrica con
“Smokin’ Billy” e la conclusiva
“Lovin’ & Killin’”.
Ascoltando “Jumbo Means Jumbo” mi vengono
in mente band come SILVER TONGUED DEVIL,
i nostrani THEE STP, e direi pure
i BROKEN TEETH, ascoltate “Rocket”,
“XXX” (Lemmy is God) e “King of
Death” per credere.
A quelli che hanno la testa saldamente
negli 80’s consiglio vivamente di lasciarla
pure lì dov’è, per gli altri...
che dire? L’ascolto di questi 20 minuti di aggressione
sonora è sì piacevole ma nulla di terribilmente
sconvolgente, gruppi come questo il meglio lo danno
dal vivo in qualche scalcagnato locale / CSA zeppo
di cani e rubizzi individui ringhianti (difficile
distinguere tra i due, ma i primi puzzano di meno).
Inutile aggiungere altro, chi ama questo genere sa
cosa aspettarsi, per cui andate pure a cercarvi ‘sto
disco, ma dopo ricordatevi di passare dall’otorino
per mettervi in sesto.
Simone Parato
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www.jknorthrup.8k.com
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NORTHRUP
“The best of –
Play it on 11”
2002
MTM / Frontiers Records
Il virtuoso chitarrista americano
viene a rifarci visita con un nuovo dischetto niente
male. In realtà qui sono raccolte alcune delle
tracce da lui scritte in periodi diversi della sua
carriera, dal 1987 ad oggi.
Il mix è buono e sicuramente
un buon dischetto per la label tedesca. JK ci affascina
con riffoni spaccatimpani e melodie serrate con alcuni
brani sorretti da singer di tutto rispetto. Si parla
di cantanti del calibro di Paul Shortino
(Rough Cutt – Shortino), Johnny Edwards
(Foreigner, Montrose e King Kobra) e Terry
Llous (XYZ, Cage).
Ma non ci sono solo i cantanti a dare man forte a
Jk, ci sono anche nominati tutti gli strumentisti
che lo hanno accompagnato in tutti questi anni e,
un esempio può essere dato da nomi come Carmine
Appice (King Kobra, Blue Murder), Jeff
Pilson (Dokken, War and Peace) e Tony
Franklyn (Blue Murder, The Firm).
Insomma, quindici brani sorretti
da tanta energia con il solo scopo di sorprendere
tutti i fans dell’hard rock, ormai orfani da
tempo di bands come le sopraccitate.
Certo è che, ahimè, l’abile ugola
di Llouis (XYZ) viene purtroppo qui
ricordata nel periodo post-grunge dei Cage
e la cosa non gli dà affatto merito. Con il
suo primo gruppo aveva dato la merda a parecchi singer
dell’epoca. Comunque sia, quest’opera
và assimilata per quello che rappresenta, una
buona raccolta di canzoni decisamente orecchiabili
e potenti da ascoltarsi a tutto volume, in attesa
dei suoi nuovi lavori con JK NORTHRUP (la band) e
con i redivivi XYZ, nella quale il maestro della sei
corde, sostituirà il vecchio chitarrista della
band franco-americana.
Marco Paracchini
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www.lostweekend.
supanet.com
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LOST WEEKEND
“New Religion"
2002 Frontiers Records
E’ uscito da pochi giorni il
seguito del primo bell’album dei L.W., cercando
di rendere ancora appetibile il sound melodico degli
anni passati.
Dodici canzoni benedicono il ritorno di questi vecchi
artisti che non ne vogliono sapere di dar retta alle
mode e sfornando, per chi ancora riconosce l’AOR
come vera religione, questo “New Religion”
che soddisferà molti amanti di questo genere.
Registrato in Canada viene distribuito
sempre grazie ai nostri della Frontiers. Il sound
non ha avuto molti cambiamenti rispetto al primo album
ma, sicuramente, atmosfere degne di nota, fanno difficoltà
ad affiorare, nonostante il grande e lodevole impegno
di tutta la band.
Paul Uttley (vc) riempie sempre bene le melodie trascinanti
composte dal fidato David Thompson (ch) ma, ahimè,
spesso il suo modo di interpretare le canzoni, porta
ad una spessa somiglianza tra un brano e l’altro.
Ma il monocorde stupisce sempre e verrete letteralmente
assorbiti dalle sue doti melodiche che pezzi come
“Sophia’s Song” e “I’m
not the one” sanno regalare agli ascoltatori.
I pezzi più strong sono rappresentati degnamente
da “Whose heart”, che rappresenta un bel
mid-time à là TEN e
“New Religion” che riporta alla mente
grandi Riff ottantiani sempre molto amati da noi dinosauri.
In dodici interpretazioni sono
certo che saprete riconoscervi in qualcuna di esse.
Certo è che il sound ormai è stato usato
e strausato al costo di rendere difficile trovare
delle melodie davvero originali e, in questo, i Lost
Week End ne sono un esempio: non scoppiano di originalità
da tutti i pori ma sono almeno bravi a suonare e a
dimostrare come sia facile riscoprire certe atmosfere
rockeggianti degne di un lustro fa…
Buon ascolto!
Marco Paracchini
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www.diamondrexx.com
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DIAMOND REXX
“Rated Rexx”
1989/2002 Crush Music Inc.
Gesù… non pensavo che
ci fosse gente così pazza da riprendere le
sorti di un gruppo così totalmente “vuoto”.
E’ vero, molte buone bands sono finite ingiustamente
nel dimenticatoio ma, tirar fuori dischi così
deboli e scontati mi pare davvero uno spreco di forze.
Non so nulla riguardo al passato di questa band (ma
ne sono solo contento…ndr) e so solo che giungono
dall’Illinois e che, al loro attivo avevano
solo questo cd scialbo ed insipido che nessuno si
cagò all’epoca del 1989. Restituito alla
luce grazie alla sconosciuta Crush Music, insieme
alla Diamone Records, questi metal-glamsters ritornano
pure con due bonus-tracks, firmate solo dal redivivo
singer, poiché di tutti gli altri componenti
non ve ne è più traccia, ormai sostituiti
da altri buffoni che già solo dalle foto mi
verrebbe voglia di spaccare questo disco!
Lanciatisi in territori eguali (si
fa per dire…) a ciò fatto dai KEEL,
i D.R. vogliono ammagliare il nuovo pubblico interessato
ai fenomeni del decennio ottanta.
Non ci riescono.
I pezzi presenti sono davvero al limite di una band
di paese e, al di là del look (perfettamente
in linea con la moda del tempo) il cantante annoia
dopo tre secondi. Più che cantare usa il microfono
come fosse la bocca di una donna e cerca di rendersi
sexy con una voce roca che assomiglia ad Alice
Cooper con il raffreddore. Come avrete capito
dalle mie dolci parole questo non è decisamente
il disco da avere a tutti i costi, seppur ci siano
recensori che ne abbiano parlato abbastanza bene.
Certo, il parere è sempre soggettivo ma trovo
ridicolo dare spazio a questo tipo di bands che non
hanno avuto “passato” e figuriamoci se
avranno del “futuro”! Forse forse, a quelli
della Crush Music converrebbe mirare le loro scelte
verso territori un po’ più consoni con
quell’era, perché se no vedo male le
loro finanze.
Ma, tornando al disco in questione,
posso dirvi che ci sono 12 tracce più le nu-glam-rock
bonus tracks che portano a 14 canzoni in totale. Riff
bellini ed in sintonia con quei tempi, riportando
alla mente anche i primissimi lavori dei MOTLEY
CRUE e dei RATT ma, solo
al ricordo vago…
I testi sono tutti ad opera del singer Nasti Habits
che, ovviamente, fa ruotare tutto il senso intorno
ai soliti cliché di donne, sesso e rock ‘n’
roll…
Non sono andato a vedermi il loro sito e quindi non
so se sarà a pagamento o se sarà una
boiata come questo disco ma potete farlo andando a
sbirciare questi personaggi su: www.diamondrexx.com
Se, ho dato informazioni errate e se davvero queste
persone hanno riscosso una qualche nota positiva all’epoca,
sono pronto a riceverne direttamente le responsabilità.
Lascio a voi l’opinione di suddetto lavoro…solo
se avete davvero i soldi da spendere.
Cheers.
Marco Paracchini
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www.richiekotzen.com
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RICHIE KOTZEN
“Slow”
2002
Lion Music
A giudicare dalla copertina sembra
un fighetto ma è Richie Kotzen, colui che nel
booklet di “Native Tongue” dei POISON
appariva con barba e capelli lunghi… nella foto
posteriore di “Slow” Richie sembra addirittura
un fotomodello, cosa che farà piacere al pubblico
femminile ma non certo a me!Comunque, per chi non
lo conoscesse Richie Kotzen è un grande chitarrista
che ha militato nei POISON e nei
MR. BIG, e ha fatto un po’
di buoni album da solista.
Nel booklet c’è scritto che questo album
è stato scritto, suonato e prodotto interamente
da Richie, un po’ come LENNY KRAVITZ…
Vedremo più avanti che per quanto riguarda
certe canzoni come stile ci si avvicina anche!
Il primo pezzo, dal titolo “Ohio” è
un assolo blues di 38 secondi suonato con la Telecaster
con suono poco distorto. Carino ma inutile.
Arriva il vero inizio dell’album: “Scared
of You”. E’ una grandissima canzone, da
sola vale l’acquisto dell’album! Si tratta
di un riffone blues irresistibile, doppiato con la
voce… una grandissima canzone rock-blues! Bisogna
sentirla, non la si può spiegare! Per averne
un’idea potete scaricarla dal sito www.richiekotzen.com
. Forse la migliore canzone del 2002 assieme a “Sound
of Love” di DANKO JONES!
Posto ora a “Gold Digger”, secondo miglior
pezzo dell’album. Inizia con una batteria elettronica
e un incedere alla GEORGE MICHAEL,
ma è uno scherzo, perché, nonostante
venga mantenuto un suono di chitarra iperdigitale,
il genere si sposta sul rock-blues. Una canzone ottima.
Ecco ora “The Answer”, un altro solo di
chitarra, stavolta un po’ strano perché
col suono blues si esibisce in virtuosismi quasi neoclassici…
Passiamo alla title-track, dove Richie comincia a
confondere un po’ le acque, un rockettino che
si avvicina al funky e all’acid jazz stile primo
JAMIROQUAI… sì, avete
capito bene!
In “Don’t Wanna Lie”
e in “Got it Bad” ci spostiamo in territori
ancora più commerciali, in un incrocio tra
funk, r’n’b, acid jazz, dance e pop. Linee
vocali che potrebbero essere eseguite da PRINCE,
ANASTACIA o il primo JAMIROQUAI.
Atmosfere da club newyorkese e voglia di ballare.
Non è il mio genere ma non sono male perché
ben arrangiate. Sempre su www.richikotzen.com potrete
scaricare il video di “Don’t Wanna Lie”,
dove Richie dimostra di essere diventato proprio un
fighetto!
Sempre funk e dance con “I Can Make You Happy”,
in un album che appare sempre più “nero”
nel senso moderno del termine. Il pezzo non ha molto
da offrire a parte un assolo in stile ZZ TOP.
“Sapphire” è un altro solo, stavolta
suonato con la chitarra acustica: scale ultraveloci
e arpeggi per una durata di 26 secondi.
“Come Back (swear to god)” è il
pezzo meno convincente: un vero e proprio pop-dance-r’n’b,
o, come lo chiamano adesso in america, soul, che niente
ha a che vedere col vero soul… un pezzo commerciale
e inutile. Da bocciare la batteria elettronica e i
campionamenti. Stesso discorso per “Rely on
Me” che comincia davvero a rompere le scatole!
“Lets Say Goodbye” è un lento sempre
nello stesso “stile black commerciale del 2000”,
con orribile batteria campionata che sembra uscita
da una di quelle vecchie tastiere che se schiacciavi
la leva arancione ti faceva il ritmo della Bossa Nova
o della Polka. Abbastanza soporifero, anche se Richie
in questa canzone ci fa capire che oltre a saper suonare
egregiamente la chitarra è anche bravo a cantare…
Inizia “Conflicted” e mi risveglio dal
torpore: un gioco a incastro di basso, batteria e
chitarre per uno strumentale perfettamente jazz, che
dopo un po’ diventa distorto, quasi fosse un
“hard jazz”… peccato che questo
acuto duri poco più di 2 minuti…
Siamo alla fine dell’album, tocca a “All
I Can”, bonus track. I suoni sono un po’
strani, la chitarra sembra un po’ lontana ma
finalmente si sente un po’ di distorsione, per
un pezzo discreto che mischia bene blues, rock e funky.
In definitiva l’album è
buono fino a metà, scadendo decisamente nella
seconda metà, per poi riscattarsi parzialmente
nelle ultime due tracce. Detto questo vi consiglio
comunque di comprare l’album perché “Gold
Digger” e soprattutto “Scared of You”
valgono l’acquisto di tutto l’album!
Joe Salty - KickStart
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www.cdsmash.com
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ALIVE & KICKIN'
"International Anthems"
CD
Smash - 2002
Mi fa molto piacere sapere che ci
sono sempre più etichette che cercano di tenere
viva la scena rock, nonostante il periodo poco felice
per il genere.
La label dell'Oklahoma ha appena fatto uscire questa
compilation contenente ben 17 gruppi, dandoci una
panoramica generale dell'attuale situazione underground
e regalandoci delle piacevoli sorprese come i punkers
CHERRY BLOSSON CLINIC che, con "Something
New" ripercorrono in tutto e per tutto quello
che stanno facendo i Blink 182 e Foo Fighters in questi
anni, i TURN con la sognante ballata
aor "Honestly", i LOADED DICE
con lo street metal di "Back In The Alley",
i nostrani MARKONEE con l'hard rock
a stelle e strisce di "Loved Land", gli
I LOVE RICH con il loro glam rock
spumeggiante e i WELTON che con "Automatic"
dichiarano guerra ai Sum 41.
Nel CD troviamo altre buone band, ma
che per un motivo o per l'altro non riescono a convincermi,
è il caso dei TRIGGER, dei
SIXTH WIND (fortemente influenzati
da Bush e Creed), dei CELEBRITY CRUSH,
di MARTLY, degli AMUN RE
o dei FLESH TUXEDO, mentre stendo
un velo pietoso sui SIN AFETR SIN
e i REDEMPTION, ma in questo caso
si tratta esclusivamente di divergenze musicali.
L'etichetta americana è in procinto di realizzare
altre iniziative del genere, percui se avete
una band approfittate del sito per contattarli e per
restare aggiornati.
Moreno Lissoni
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www.donalddean.com
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DONALD DEAN
"Nightshift"
Little
Fox records - 1995
Il singer/songwriter/chitarrista californiano
mi ha appena fatto pervenire questo "Nightshift",
ma è un mistero se sia una ristampa dal momento
che le note di copertina segnalano un 1995!
Ormai non più un giovincello, Dean mette nel
suo lavoro tutto quel rock che ha accompagnato la
sua adolescenza offrendoci delle buone tracce di vivace
rock melodico.
L'orologio sembra essersi fermato alla
seconda metà degli anni ottanta, con chitarre
e tastiere in primo piano e ne è un degno esempio
l'opener "Don' Tell Me" dove i JOURNEY
incontrano JEFF PARIS.
Anche la ballad ("Athena") ha un sapore
retrò piacevolissimo degno del miglior STAN
BUSH, mentre i DANGER DANGER
del primo album compaiono nell'aor elettrico di "The
Other Side".
In certi frangenti si respira un'aria
più Seventies orientata verso il GLEN
HUGHES più melodico, ma per il resto
è un concentrato di puro melodic rock che potrà
far felice anche gli amanti del primo MICHAEL
BOLTON.
Moreno Lissoni
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www.ataboy.com
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ASHES TO ASHES
"Harder Faster"
Ataboy
Records
Gli Ashes To Ashes sono un trio composto
da Andrew C. Bell, Dave Campbell e Ed Beeler proveniente
Pittsburgh, che si è fatto le ossa aprendo
per celebri acts nazionali come Bush, Filter, Jimmie's
Chicken Shack, Powerman 5000, Monster Magnet, Alice
Cooper e Scorpions.
Il sound del gruppo è un rock moderno con dei
cori di facile presa e qualcuno li ha accostati ai
Collective Soul. La prima traccia
è la title track, un bell'hard rock con delle
influenze CHEAP TRICkiane, la seguente
"Ashes", mi convince veramente poco, così
come l'oscura "Bad" e la noiosa "Consolidate".
Il cantato di "Falling" mi
ricorda il VINCE NEIL di "Generation
Swine", in "Temporary" si può
assaporare un buon class-metal moderno, mentre "Burning
Sun" è decisamente più "solare"
rispetto alla media delle song.
Difficile categorizzare questo terzetto che, propone
delle buone idee e sa suonare, ma non credo di essere
ancora maturo per questa nuova ondata di modern rock.
Visitate il loro sito oppure scaricatevi la traccia
audio e giudicate voi...
P.O. box 4216
Pittsburgh, PA 15202 (USA)
Moreno Lissoni
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www.defleppard.com
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DEF LEPPARD
“X”
2002 Blidgeon Riffola / Mercury Records
Il 2002 è certamente un anno
incredibile per il ritorno sulle scene di molti nuovi
e vecchi gruppi rock. A poco ci sarà l’avvento
del nuovo dei BonJovi, poi gli Shy e ancora altre
bands in scaletta da fine di agosto sino a dicembre.
Il secondo semestre lo aprono a sorpresa i D.L., ritornando
con un album con ben 15 tracce (parlo per la copia
distribuita in UK – ndr). L’ansia e la
curiosità erano smisurate, tanto che l’ho
acquistato il primo giorno in cui è stato presentato
a Londra in tutti i negozi di dischi. L’attesa,
ahimè, non è stata però ripagata
al meglio.
Debbo dire che la band inglese ha sempre stupito per
la sperimentazione fatta in ogni album precedente,
sin dagli esordi ad oggi. Normale quindi che, anche
questa volta, la proposta non è assimilabile
e paragonabile ad altri loro lavori del passato.
La presenza di tutti i membri si sente in ogni song,
poiché si mettono sempre d’impegno nel
trasformare e rivoltare atmosfere per cercare di assecondare
il pubblico. Già, peccato che di pubblico si
parli e non di fans.
“Now” è la prima canzone e anche
singolo (sempre in UK, non so se sarà così
anche qui – ndr) che spiega sin da subito quale
pasto ci aspetti in tutto l’intero “menù”
dell’album.
L’egemonia melodica ha ruolo predominante e
le chitarre sono usate sempre e solo egoisticamente
con suoni moderni e melensi, tipici degli ormai inossidabili
AEROMITH e BON JOVI.
“Unbelievable”, “You’re
so beautiful” proseguono sulla stessa linea
melodica sempre sorretta da chorus leppardiani con
ritmi troppo simili tra loro. La noiosa “Everyday”
lascia spazio alla ballad Aerosmithiana chiamata “Long
long way to go” che, in questo cd, viene riproposta
anche in versione acustica nella quindicesima bonus
track.
Si rocka un po’ di più in “Four
letter word” dove si inizia a respirare un po’
di old school a cui ci hanno sempre abituati. Moderna
all’esagerazione arriva “torn to Shreds”
che lascia spazio alla ennesima traccia melensa e
piuttosto vuota dal nome “Love don’t lie”.
Ancora ritmi serrati e abusi di loop moderni in “Gravity”
dando poi il via libera ad un’altra chicca piuttosto
in onda con quanto fatto da Jon Bon Jovi
solista con “Cry”. “Girls like you”
passa veloce e sciolta quanto basta per aprire all’altra
ballad del disco: “Let me be the one”.
E prima delle due bonus tracks eccoci al pezzo che
dovrebbe chiudere l’album negli altri paesi
europei, “Scar”. Non so più che
altro dire ma le mie orecchie non riescono a restare
legate alle cuffie e quindi passo subito a “Kiss
the day” e la versione acustica del primo pezzo
lento sopraccitato.
Un album curato molto bene e stampato
con cura e dovizia ma assente di quell’energia
positiva o realmente innovativa che servirebbe a questi
anglosassoni per riscalare le vette di classifica.
Personalmente non posso far altro che terminare dicendovi
la solita frase de…ascoltare prima dell’acquisto!
Marco Paracchini
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AA.VV.
“ROCK STAR”
2001
Priority Records / Warner Bros.
Ed eccoci giunti
alla segnalazione del Cd che ricopre ruolo egemone
in tutta la fortunata pellicola di ROCK STAR. Beh,
i nomi dei fantasmagorici STEEL DRAGON
(band fittizia protagonista del film – ndr)
sono assai indiscutibili…volete alcuni nomi?
Accontentati: Zakk Wylde, Jeff Pilson, Jason Bonhamm
e Nick Cantonese…soddisfatti?
Questi rockers duri a morire designano la parte strumentale
e decisiva di tutta la colonna sonora portante del
film e Mike Matijevic (STEELHEART)
e Jeff Scott Soto (TALISMAN, HUMANIMAL)
si divertono a riscrivere o arrangiare liriche di
tutto rispetto.
Il Cd purtroppo comincia con il singolo più
sballato della storia della musica. Dopo aver bidonato
i POISON con l’omonima “Rock
Star”, il compito di pezzo-traino per il merchandising
ufficiale è tenuto in piedi dalla nu-punk-rock
band EVERCLEAR che non c’entra
un benamato ca##o di niente con tutto il sound proposto
nel film, proponendo appunto un’altra direzione
musicale con un pezzo chiamato, guarda il caso “Rock
Star”.
Si prosegue con “Livin’ the life”
sorretta dai potenti e calibrati riff di Zakk, portata
avanti dalla solida e roca voce di Soto che sembra
essere rinato solo per la bella riuscita di questo
album. La terza traccia è affidata ad un pezzo
cult dei tempi d’oro: “Wild side”…vi
dicono niente i MOTLEY CRUE? Ma si
prosegue ancora sotto le note degli Steel Dragon sebbene
il pezzo presentato come “We all die young”
sia stato già in realtà il brano omonimo
uscito su “Wait” degli STEEL HEART.
Riarrangiata per l’occasione e resa ancora più
ruvida dalle dita pesanti di Wylde, Mike si cimenta
di nuovo in un pezzo che lascia davvero il segno!
Con “Blood Pollution” si ripete la cupa
ma sicura mano di Zakk che, di nuovo con Matijevic
ai microfoni, ci regalano un inno rockeggiante che,
all’epoca avrebbe sicuramente avuto un successo.
Spazio agli altri eroi della colonna sonora, i fidati
BON JOVI con l’ormai rodata “Livin’
on a prayer” che credo conoscano anche i muri
ma che, nel contesto, spicca sempre più in
alto di tutte le songs…immancabile.
Pezzo grezzo e degno di nota è sicuramente
“Stand up” (sempre dei soliti Steel Dragon)
che, lo ricordo per chi ha visto il film, è
proprio mentre l’urlo agghiacciante del protagonista
supera l’abile ugola di quello che dovrebbe
essere il “primo” ed unico cantante della
band. Si passa poi al sempre buon vecchio zio TED
NUGENT con “Stranglehold”, storico
brano che si immette anch’esso in una buona
scia dell’intero lavoro. Si rocka ancora con
la possente “Wasted generation” con uno
Zakk incazzato ed un Jeff sempre sopra le aspettative.
Un’immancabile chicca dei KISS
non poteva mancare e dopo “Lick it up!”
si passa ad un brano storico di cui i beniamini Blackmore
e Dio scrissero molto prima dell’epoca in cui
è ambientato il film ma che, riproposta in
chiave pop metal, assume un tono veramente superbo.
Con questo brano si chiude la lunga parentesi rockeggiante
del disco e via ai pezzi di INXS con “Devil
inside”, THE VERVE PIPE con
la splendida ballad acustica “Colorful”
per terminare con il tema principale della pellicola,
ovvero la musica dei titoli di testa, scritta da TRAVOR
RABIN.
Beh…di disco originalissimo non si parla ma
sicuramente Cd goloso ai molti che hanno saputo apprezzare
il film. Per chi invece ha snobbato l’opera
e le song sono sembrate un po’ più “strong”
rispetto ai veri tempi di produzione…che dire,
il mondo è bello perché è vario,
no? Mah…si dice sempre così. Buon ascolto.
Marco Paracchini
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www.trustcompanyband.com
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TRUST COMPANY
“The lonely position of neutral”
2002
Geffen Records
Introduco la review dicendo che nelle
mani ho solo il Cd promozionale e che, quindi, il
parere è molto relativo e limitato alle 4 tracce
presenti nel dischetto.
Regalatomi da un DJ del Gossip’s di Londra (grazie
solo all’abile aiuto della nostra amatissima
Cristina Massei – thanx again! – ndr)
l’ascolto non è stato del tutto facile
per le mie orecchie.
Diciamo che per uno che l’anno 1992 determina
la fine della Musica e l’inizio della Tragedia,
allora tale disco non dovrebbe neanche esistere ma,
nel corso degli ultimi mesi ho saputo anche apprezzare
doti e sonorità non propriamente tipiche degli
anni in cui mi sono fermato.
Il Nu-Rock è elemento essenziale
dei brani presenti e la violenta prima traccia ne
dimostra l’acida visuale del sound che questi
new rockers hanno nel sangue. “Downfall”
apre dunque in modo pressoché devastante e
la seconda traccia non è da meno, presentando
un insieme di riff taglienti che fanno venire automatico
l’”headbanging”, sfociando poi in
una strofa dolce e melodica quanto basta sino al potente
bridge che riporta l’energia in tutta la song.
“Running from me” è cadenzata come
la moda pretende ed impone, quindi via ad un sound
mix tra HIM e BEAUTIFUL CREATURES
in una tempestosa prova di chorus taglienti e incisivi.
“Figure 8” chiude questa mini-presentazione
dei TRUST COMPANY. Ancora rock moderno sudato da ogni
poro con una strizzatina d’occhio ai nordici
HARDCORE SUPERSTAR.
Sicuramente lavoro apprezzabile dalla larga schiera
di old-glmasters rilanciatisi in questo new sound
molto diretto e pressato.
Potete farvi un giro al loro sito (www.trustcompanyband.com/uk)
per saperne di più e rendervi conto se loro
possano essere o meno il vostro prossimo acquisto.
Marco Paracchini
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www.maryslim.com
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MARYSLIM
“Maryslim”
Whitejazz
– 2002
I MARYSLIM sono svedesi e suonano scum
rock, semplice no? Yes, semplice e preoccupante...
concedetemi uno sbadiglio. Prima di passare alla decostruzione
di questo dischetto lasciatemi dire che la produzione
è invero perfetta per questo sound (Tomas Skogsberg
ovviamente dietro alla consolle) e le song sono ben
strutturate e ogni tanto ci azzeccano pure. Il problema
è che... cazzo, sembra di sentire la fotocopia
di “Payin’ the Dues”!!
Non basta certo vantare influenze illustri come KISS
(ma toh, proprio come gli HELLACOPERS...),
NEW YORK DOLLS (ai quali i Maryslim
non assomigliano per nulla!) e AC/DC
(l’unica cosa che li accomuna è la noia
che ti assale ad ascoltare lo stesso riff sentito
un milione di volte), per uscirsene con titoli come
“R’n’r Action Hero” (ascoltatela
e urlate: “PLAGIO!”) e pretendere una
fetta della torta.
Il merito di Nicke Royale e soci è
stato di scuotere la scena r’n’r con una
mistura di punk rock che più classico non si
poteva, niente di nuovo ma, come si dice, al posto
giusto nel momento giusto... però questo è
accaduto ormai cinque anni fa e a sentire roba del
genere adesso mi sento quasi sconsolato, ma ci prendono
per scemi o cosa??
Ripeto, le canzoni sono ascoltabili, una spanna sopra
le altre “Breakdown” (loser song doc)
e “Nothing in Common” (una sorta di incrocio
tra AMERICAN HEARTBREAK e
FOO FIGHTERS) ma dopo ripetuti ascolti e
tanta buona volontà getto la spugna: questo
disco è eccitante come un lunedì mattina
e ti azzera la voglia di vivere.
Destinato senza pietà a finire nel dimenticatoio.
Simone Parato
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www.go.to/crystalextasy
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CRYSTAL EXTASY
“Back On Your Planet”
MDMA
Records – 2002
I finlandesi CRYSTAL EXTASY sono la
prova vivente che in Scandinavia non sono tutti rincoglioniti
per il goth rock (you know what I mean!) o sono balzati
come avide arpie sul carrozzone dello scan rock. E
c’è di più, gli ‘Extasy
riescono a suonare uno splendido glam rock decadente,
molto “classico”, senza per questo limitarsi
a scimmiottare le grandi band del passato (HANOI
of course!), ma dando una impronta personale
e riconoscibile dalle prime note. Merito senza dubbio
dei lick di chitarra e della voce di Mickey Crane,
che caratterizzano le canzoni del gruppo finnico sin
dalle prime demo (ricordate la splendida “Love
to Fall in Love”?).
Rispetto ai vecchi lavori, in primis
il precedente “Part Of This Sacred Dream”,
datato 1998, i progressi sono davvero evidenti, soprattutto
per quanto riguarda la produzione (ci ha messo lo
zampino Michael Monroe!) e la struttura
delle canzoni, molto più articolate e complete.
Le sessioni di “Back On Your Planet” sono
incominciate nel tardo 2000 ma l’EP (4 songs
per 16 minuti di musica) ha visto solo la luce a marzo
2002, a causa degli impegni di Mickey nella MICHAEL
MONROE BAND e ultimamente con gli HANOI
REVISTED. Attesa che è stata pienamente
ripagata, visto l’alta qualità di questo
mini: “Open Your Heart”, “Dearly
Departed”, “Black Roses” e “Good
Time To Be Young” (la mia preferita) sono quattro
perle di glam rock intimista e malinconico (molto
vicino agli ultimi dischi di Monroe
solista) che non dovete per nulla lasciarvi sfuggire,
dunque correte a imbustare i soldini!! (Lo so che
li stavate risparmiando per comprarvi “The Dirt”
in giapponese, ma sarà per un’altra volta...
;)
Simone Parato
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www.theacs.net
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ACS
“XL From Coast To Coast”
2002 – Spitfire
Gli Alien Crime Syndicate sono una nuova realtà pop-punk californiana, e con questo secondo album si consacrano come uno dei più validi gruppi del settore.
La band che vede ex membri della band di Duff (GNR) si presenta subito in maniera ottimale con l'opener "Ozzy", un giusto connubio tra hard rock e sonorità moderne e se, il divertente video verrà pompato come si deve, non avranno problemi a sfondare nelle charts americane.
"Break The Record" è un trascinante punk rock, mentre "My Happy Ending" è un bel power pop costruito per scalare le classifiche così come la tranquila "Figure It Out". "Softly" e "Careless" sono altri due esempi di punk rock, la seconda con il coro centrale simile a certi episodi dei SAMANTHA 7, ma forse è con la semi-ballad "Is It U" che si ottiene l'hit per i teenager statunitensi.
Un disco molto buono, magari un pò distante dalle sonorità presenti in SLAM!, ma che può accontentare tutti gli ascoltatori di AMERICAN HI-FI o della band di CC DeVille!
Moreno Lissoni
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www.hotterthanhell.de
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the REVOLVERS
"A Tribute To Clichè"
People Like U - 2002
Nati dalle ceneri di Public Toys, Happy Revolvers e District, questi quattro crucchi rockettari si presentano con questo "Tribute To Cliché" stampato dalla connazionale People Like U specializzata in gruppi punk r'n'r.
Si definiscono come una sorta di DOGS D'AMOUR/NEW YORK DOLLS/BACKYARD BABIES, e se devo dirla tutta sono proprio quest'ultimi ad avere le maggiori influenze, e non è difficile riscontrarlo ascoltando la title-track o lo scan r'n'r di "Hymn To Her".
Il disco, pur non essendo il Cd dell'anno, si fa ascoltare molto volentieri in tutti i suoi cinquanta minuti di durata, trovando i suoi punti di forza nelle sleazy punk "Yesterday Fools", "Rock'N'Roll Babylon", "Do You Have The Time" e nella glammy "Don't Tell Me". "Rather Be Dead" potrebbe benissimo far parte di un album dei MISTAKES, invece "Ain't Got No Sense" si candida il pezzo più sculettante del lavoro, con un quella chitarra che scimmiotta molto quella di CC DeVille.
A chiudere troviamo "I Send You A Rockstar Postcard from LA" che, dopo un'inizio lento in stile DOGS D'AMOUR, esplode in infuocato punk r'n'r e la ballata acustica "Rock'N'Roll Is Dead" di scuola QUIREBOYS, ma che ha più di una similitudine con i LOVELESS ell'ex-Electric Angels Shane.
Moreno Lissoni
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www.skystudio.de
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SAM ALEX
“Believe”
Sky Studio - 2002
Questo Sam Alex mi giunge come un fulmine a ciel sereno, infatti non conoscendo per nulla il suo passato (credo sia tedesco, visto che è distribuito dalla Sky Studio) è stata veramente una gradita sorpresa.
Ad aiutare il lungocrinito vocalist troviamo Bobby Altvater (già negli AFFAIR e padrone dell'etichetta), Thomas Hils, Armin Woods e Michi Schwager che in questo mini di tre pezzi sono riusciti ad attrarre la mia attenzione e a farmi trepidare per l'imminente full length CD.
Spetta all'aor pomposo di "Danging With Tears..." ad aprire il disco, dove primeggiano keyboards e la voce di Alex, segue "Hold On" aor dalle melodie cristalline con un bellissimo intreccio di chitarre e tastiere. Chiude il trittico un'altro piccolo gioiellino di rock melodico, "Lonely", davvero un gran pezzo con un'incedere pomposo davvero irresistibile.
Moreno Lissoni
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www.skystudio.de
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DOG TAG
“Eat This”
Sky Studio - 2000
Uscito nel 2000, ma recentemente distribuito dai tedeschi della Sky Studio, questo sestetto di Ingolstadt produce un lavoro a metà strada tra il rock moderno e il più tradizionale aor o pop rock. Dietro alla consolle troviamo un certo Clauss Lessmann (Bonfire) che da alla band quel tocco radiofonico ottantiano ed è subito lampante l'accostamento nell'opener "Your Life" con band quali BON JOVI, o BRYAN ADAMS nella ballata "Cry For Me".
Altro elemento caratterizzante di questo "Eat This" è una gran dose di funk che potrebbe in qualche modo riportarci agli EXTREME (la cover di "Venus", "The Game", "Mr Moneymind", ecc...).
Buone le prove del voalist Ralf Breindl e del chitarrista Peter Karl che insieme a Werner Daller, Thomas Kursawe, Christian Hemmeter e Stefan Schneider formano il gruppo teutonico.
Disco che si fa ascoltare volentieri.
Moreno Lissoni
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www.vinnyrecords.com
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ICE BLUE
"Ice Blue"
Vinny Records - 2002
Eccellente esordio quello del quintetto di Zaragaoza nato nel 1998 e con all'attivo un demo ("Turn on the night") subito andato sold out. La Vinny Records, specializzata in rock melodico, ci regala un'altro piccolo capolavoro dopo i 91 SUITE in cui una bella sezione ritmica si affronta con delle notevoli melodie riportando i auge quell'aor elettrico e vigoroso che tra la metà e la fine degli anni ottanta ha fatto la fortuna di numerosi gruppi americani e scandinavi.
Direi che è i-m-p-o-s-s-i-b-i-l-e non accostare la band, ma soprattutto il vocalist Salva Insa a BON JOVI, perché una canzone come "Sweet Dreams" sembra uscita dalle jam session di "Slippery When Wet", stesso discorso per gli aor di "Angel Of the Night" e "Don't Close Your Eyes" che pescano direttamente dai primi album dell'act del New Jersey.
A quanto pare la scena spagnola è molto viva ed unita, infatti come guest troviamo membri di Elyte e Hiroshima che danno il loro contributo in "I Live For You" e in "I Still Breathe". Lavoro consigliatissimo per gli amanti del rock melodico.
Moreno Lissoni
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www.ronniejamesdio.com
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DIO
"Killing The Dragon"
Spitfire/Edel -2002
Ecco lennesima fatica del nostro
amato britannico folletto! Sembra non avere età
Ronnie James, o forse sembrava già vecchio
da giovane
ma quandè che Ronnie
James Dio è stato giovane? Cè
qualcuno in grado di raccontarlo, qualcuno che allepoca
era già nato, oppure Ronnie James Dio è
sempre esistito? Fondò gli ELF talmente
tanti anni fa che il primo nome del gruppo era stato
ELECTRIC ELVES, perché allora erano
ben pochi i gruppi elettrici
e poi i RAINBOW,
i BLACK SABBATH
ha iniziato la carriera
solista che aveva già una grande esperienza,
eppure da quei primi album sono passati 20 anni
E proprio a quei primi album che il magro elfo
si riferisce scrivendo questo nuovo capitolo che ci
dà una sferzata di energia, proprio come allepoca
Holy Diver e The Last in Line!
Certo, le canzoni non sono tutte al livello di eccellenza
di quei due album, ma è sempre un livello molto
buono, come ottimo è il livello del suo nuovo
chitarrista: un Doug Aldrich che ricorda Vivian Campbell,
proprio laxeman dei tempi doro. Ma anche
questi possono essere tempi doro, basta volerlo!
E Ronnie J lo vuole fortemente!
Cè una cosa da dire, che riguarda lintero
album: la voce di RJ non è più cristallina
come anni fa, in queste canzoni ha usato quasi solo
il timbro roco. Però resta sempre un grandissimo
cantante, per linterpretazione unica che riesce
a dare alle canzoni!
Si parte con la title track, che inizia con un intro
di tastiera tenebroso in stile BLACK SABBATH.
Il pezzo vero e proprio poi inizia con una cavalcata
che fa molto Heavy Metal classico! La melodia della
voce è molto pesante e in stile anchesso
BLACK SABBATH. Una canzone ottima.
Spazio ora a Along Comes a Spider. Non
male, la melodia della voce nel bel ritornello è
strascicata, come se il ragno della canzone fosse
un ladro nella notte.
Ecco adesso Scream. La canzone non ha
molto da offrire, a parte un bellissimo ritornello
che ci fa venire in mente le canzoni di Holy
Diver, rasentando lautoplagio. Ronnie
James rimane sempre un mago nellinventare melodie!
Arriva il momento di Better in the dark.
La canzone non è male, anche se stavolta sembra
proprio essere uscita dalle sessions di Holy
Diver o Last in Line, dà
un po troppo limpressione di già
sentito. Mi fermo però un attimo dallo scrivere
perché Aldrich sta suonando il solo migliore
di tutto lalbum: potente, fantasioso, originale!
Ecco arrivare, lenta ma inarrestabile, la rocciosissima
Rock n Roll. A leggere il
titolo mi sarei immaginato una canzoncina disimpegnata,
divertente
ma RJ ci insegna che il Rock n
Roll non è solo questo! La canzone è
nata dopo lattentato alle Torri Gemelle: in
quel periodo molti in America dicevano che non era
giusto trasmettere canzoni aggressive o troppo tristi
Il nostro eroe allora ha voluto dire la sua, ossia:
il rock n roll è la vita stessa,
parla dei sentimenti delle persone, da quelli negativi
a quelli positivi, il rocknroll dà
lenergia per andare avanti
perché
censurarlo, quando è proprio in momenti come
questi che abbiamo bisogno di lui?
Comunque la canzone ha ancora una volta un ritornello-killer,
lento, potente, come i passi di un dinosauro. Sembra
quasi che RJ abbia voluto razionare le note per rendere
la canzone il più essenziale possibile, perché
diventi un vero inno al Rock n Roll, da
cantare a squarciagola ai suoi concerti!
Bene, ecco Push. Personalmente non ho
capito la scelta di questa canzone per girare il video,
è una canzone carina, ma riporta un po
troppo agli anni 80 senza niente aggiungere.
In questo album ci sono canzoni ben più belle!
Ecco Guilty, con un riff molto buono a
sostenere il ritornello, ma non molto di più.
Spazio subito a Throw Away Children, canzone
che RJ aveva scritto per uniniziativa benefica
in difesa dei bambini
la canzone non era stata
accettata perché troppo triste, ma RJ sostiene
che se si vuole sensibilizzare la gente su qualche
argomento bisogna fargli vedere la faccia peggiore
del problema.
Passando alla descrizione della musica, questo è
il lento dellalbum. Aldrich ci delzia con un
solo veramente strabiliante (si capisce che sono chitarrista?)
e in definitiva stavolta è la melodia della
voce, anche nel ritornello a non essere particolarmente
esaltante, vista la non molta originalità,
mentre le ritmiche di chitarra sono veramente bellissime!
Da segnalare anche il ritornello cantato assieme a
un coro di bambini.
Arriva adesso la mia canzone preferita, quella che
su Rock FM fanno sentire durante la classifica degli
album Hard & Heavy (di cui Dio è da 3 settimane
al 2° posto sotto ai W.A.S.P.), "Before the
Fall". Ci si chiede: ma perché non fanno
sentire invece Push che è la canzone
di cui hanno girato il video, e che quindi dovrebbe
essere considerata singolo? Be, semplicemente
perché questa avrebbe dovuto essere il singolo!
Una melodia originale e coinvolgente dallinizio
alla fine che finalmente dice qualcosa di nuovo! Cè
anche un bellassolo di Hammond distorto che
dà al pezzo un sapore un po retrò.
In definitiva questa è la canzone più
rocknroll dellalbum. Bellissima!
Siamo alla fine: ecco Cold Feet, che inizia
male. Il riff iniziale è davvero brutto! Però
la canzone non è male, devo dire che mi ci
è voluto un po a capirla: è un
misto di cose che sembrano non avere molto a che fare
tra di loro, soprattutto calcolando che è una
canzone di Dio. Dopo il riff brutto va avanti come
una classica canzone Heavy Metal da Dio dei primi
tempi, ma subito sinnestano degli archi sintetizzati
dallaria ondeggiante, come se fossero suonati
da unorchestra ubriaca, mentre la melodia in
certi punti ricorda vagamente la vecchia canzone della
pubblicità della Coca Cola, il tutto sorretto
da una ritmica di chitarra che suona uno shuffle da
blues o rock and roll
canzone decisamente strana,
ma alla fine devo dire che se si salta linizio
con quellorribile riff è decisamente
piacevole!
Siamo arrivati alla fine di questo album: in definitiva
devo dire pienamente promosso e ben accetto dalle
nostre bocche affamate di rocknroll suonato
e non pieno di elettronica che domani è già
fuori moda (ma ve lo dico io che quando finirà
la moda attuale il rock suonato tornerà a regnare!)
Joe Salty - KickStart
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home.no.net/-rain
www.kivelrecords.com
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RAIN
"House Of Dreams"
Kivel Records -2002
Introduco la recensione ringraziando i Rain per aver immesso negli special thanks la nostra fanzine e il nostro amato editore, Moreno Lissoni.
Certo, riscoprirsi amici di band di questo calibro, fa sempre un certo effetto. Leffetto ancor più strano è stato però riscoprire un animo ed un songwriting completamente rinnovato in Michael Bormann, leader dei JADED HEART.
Il disco dei nordici Rain si ascolta molto volentieri e passa liscio brano dopo brano, senza annoiare né stancare lascoltatore. I brani sono 13 e sono fortemente debitori a quanto fatto dai BON JOVI nel disco Crush. Le influenze della band più famosa del New Jersey ci sono eccome e, quasi ogni canzone, ne dimostra tale legame. Michael riscopre così parti melodiche e sentimentali del suo io, dandoci in pasto ottime songs, scritte per ammaliare quanti ancora siano debitori nei confronti del rock americano. Sonny Crow produce, mixa e scrive addirittura alcune songs.
Make a break, Talking to an angel e Aint found heaven yet si riscoprono autentiche chicche quasi estrapolate dallalbum dei Bon Jovi sopraccitato, senza parlare di Sentimental Sunday, vero tributo al disco solista di Jon del 97.
Insomma 13 brani ben suonati ed arrangiati, distanti anni luce da quanto fatto in precedenza da Bormann e quindi possibili hit single da radio. Tore Moren (chitarra), Lars Forseth (chitarre), Audun Norgaard (basso) e Peppa Bruvold (batteria -
è un uomo, nonostante il nome particolare-ndr) rappresentano tale progetto sebbene i pezzi in studio siano stati suonati da Sonny Crow (chitarre), Bjorn Boge (bs) e Carl Hovind (kb) per motivi a me sconosciuti.
Particolari i brani Can I say if, al limite tra i più melodici RED HOT CHILI PEPPERS e AEROSMITH (!!) e lultima Soul che sembra ripercorrere il sound scazzato, grezzo e da club di rockers dei vecchi tempi andati che mi fanno ricordare i QUIREBOYS.
La Kivel Records confeziona così un bel ritorno dietro al microfono di questo cantante tedesco che molto ha ancora da dire.
Marco Paracchini
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