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www.americandog.net



 

AMERICAN DOG
“Red White Black & Blue”

Outlaw - 2002

Terzo album per questo trio dell'Ohio che si va ad aggiungere a "Last Of A Dying Breed" del 2000 e all'ep live dell'anno seguente intitolato "6 Pack!". La band è nota ai più perchè nelle sue fila troviamo l'ex Salty Dog e Dangerous Toys, Michael Hannon, nella nuova veste di bassista/cantante che, per l'occasione, si fa accompagnare da Steve Theado alla chitarra e da Keith Pickens alla batteria.

Il sound è praticamente sempre lo stesso, uno sporco ed incazzato hard rock dalle venature southern, che strizza l'occhio alla band di Angus Young. E' subito hard'n'roll con le devastanti "Shitkicker", "Train", la AC/DCiana "Can't Throw Stones" e "Dog Will Hunt", song che smuoverebbero anche le pietre. In "Glad It's Over" e in "Can't Stop The Rain" troviamo tutto l'amore del gruppo per il rock sudista, due song meno cattive rispetto alla media, ma sempre con una buona dose di "dirty rock".

"Motors Down" e "Hear me Howlin'" continuano a viaggiare su territori JACKYLiani, ma è con "I Keep Drinkin' (You're Still Ugly)" che il gruppo riesce veramente a farmi entrare nel loro mondo fatto di slide, birra, donne, moto e fottutissimo rock and roll!
Per chiudere l'album il gruppo ha avuto la brillante idea di realizzare una bella song acustica, che non ha niente a che vedere con ballate strappalacrime, ma bensì è una divertentissima ed alcolica tune intitolata "Bullshit! (Goddammit)".
Moreno Lissoni



www.richiefontana.com



 

RICHIE FONTANA
“Steady On The Steel”

Yankee Music - 2002

Credevo fosse un nuovo cantautore americano, invece mi ritrovo di fronte ad un artista attivo dagli anni settanta, che ha contribuito alla stesura degli album di Paul Stanley, Wayne County, ecc... e per aver suonato in gruppi come e Piper (gruppo 70's dove militava Billy Squier) e The Criminals.

In questo "Steady On The Steel" troviamo circa 52 minuti di intrigante aor, dove il polistrumentista di New York si cimenta con tutto quello che c'è da suonare, dalla chitarra elettrica alla batteria, dalle tastiere al basso, e ovviamente voce e cori.
L'opener "Everytime I Dream" è sicuramente uno dei migliori pezzi del disco, puro aor di metà anni ottanta, con tanta melodia, "Neverland" prosegue sulla stessa scia e le sonorità proposte ricordano non poco i CHEAP TRICK di qualche decade fa.
L'album si lascia ascoltare con piacere, alternando pezzi di rock adulto con altri decisamente più pop oriented e trova i suoi punti di forza in "Be My Shadow", nella BEATLESiana (principale influenza di Fontana) "Baggage & Blues" e in "Can't Break A Broken Heart".
Solo per i palati più leggeri!
Moreno Lissoni



www.bonjovi.com



 

BON JOVI
“Bounce”

Island Records - 2002

E come un fulmine dal cielo, il ritorno dei mitici BonJovi non poteva che non arrivare forte e devastante, per riportare fresca energia e rinnovata melodia.
Riconosciuti a livello mondiale per aver sempre spiazzato il mercato discografico del Rock, “Bounce” si appresta a fare quello che “Slippery When Wet” e “Keep the faith” furono, ai tempi, segnali di rinnovo e di grande espressione musicale.
Le dodici canzoni non annoiano ma cercano invece di investire l’ascoltatore con note e riff modernisti che rievocano, in parte, quanto di più bello e significativo, questa band ha fatto in passato. Scordati (giustamente) le sonorità in voga negli anni addietro, questo album sottolinea l’effettiva capacità del quartetto del New Jersey a rivestire i panni di rockers vissuti. “Undivided” arriva prepotente negli stereo, riportando alla mente una sorta di rinnovata “Believe” del ’92, con un testo legato però a quanto successo l’11 settembre; indirettamente Jon cerca di ricordare quanto un’esperienza del genere abbia riportato gli animi di molti, nel rimanere “indivisibili” proprio per cercare di non dimenticare ma di andare avanti sempre e comunque. “Everyday” segna l’approccio al commerciale, utilizzato come singolo di lancio, credo che non ci sia molto da dire, se non che è un pezzo ben arrangiato e stilisticamente in linea con le ultime due produzioni dei BonJovi. La terza traccia chiamata “The distance” ha aperto in me vecchi ricordi e una malinconia legata a questo gruppo, portandomi ad una situazione da brividi lungo la schiena con tanto di lacrimuccia evocativa: da ascoltare. “Joey” riporta invece un Jon indietro negli anni.

Il pianoforte à là Billy Joel apre le danze e si ritorna indietro di una ventina d’anni con un mid-time di sicuro impatto emotivo per i fans più accaniti. Aria di “These days” è respirabile in “Misunderstood”, mentre con “All about you”, sicuramente il prossimo singolo, è la ballata tipicamente B.J. con un ritornello che riporta alla mente “Never say goodbye” in nuova veste. L’energia riparte da “Hook me up” dove un riffone metal spacca-orecchie, inneggia al sound del ritornello di questo brano forse più insipido dell’intero Cd. Il pianoforte ritorna, sorretto da violini e violoncelli per dare spazio ad un’altra ballad intimista che porta il nome di “Right side of wrong”, scritta solo dalle mani di Jon. Si prosegue con l’anthemica “Love me back to life” che ha un sapore leggermente triste ma che dimostra un BonJovi in ottima forma, senza contare i riffoni derivanti dall’amabile mano del nostro vecchio e saggio Richie. Sound completamente acustico per l’atmosfera di “You had me from hello” che rincuorerà tutte le ragazzine che amano certe melodie soft. Si arriva quasi al termine del lavoro per gustarsi la song che dà il nome al Cd; “Bounce” è la nuova “It’s my life” con una strizzata d’occhio ai pezzi del vecchio New Jersey. Chiude un’altra ballata (“Open all night”) in sintonia con quanto fatto nei precedenti lavori, senza eccedere in fatto di novità ma senza nemmeno stancare troppo.
Il 2002 riporta così il gruppo rivelazione degli anni ottanta, la band rock più conosciuta ed apprezzata al mondo (secondi solo a U2 e a parità con gli AEROSMITH – da fonti statistiche anno 2001- ndr), la forza e la melodia d’altri tempi, suonata e arrangiata solo come pochi sanno fare, contando che, per la prima volta nella loro storia, viene utilizzata un’intera orchestra (diretta da David Campbell – ndr) per rinforzare ed enfatizzare passaggi e bridge di alcuni brani.
Io, fan dal 1988, non posso far altro che dirVi una cosa: se davvero i Bon Jovi vi hanno regalato vere emozioni, beh, questo disco li mostra sotto la loro nuova luce che, penso, sarà difficile non riuscire ad apprezzare.
Bon Jovi, Bon Jovi, Bon Jovi e… solo Bon Jovi…
Marco Paracchini



www.ericmartin.com



 

ERIC MARTIN
“I’m goin’ sane
Frontiers RecordsSelf Produced – 2002

Anno di novità e di incredibili eventi è stato questo 2002 che, ancora, sembra non voler cedere, promettendo altre nuove uscite interessanti nel mondo hard&heavy e, lo dimostra anche il fatto che a poco arriveranno altri dischi “bollenti”…una delle sorprese è certamente l’”avvento” di un artista coi controca**i, di un leader senza tante storiacce e di un cantante melodico con un’ugola d’oro che ha portato un gruppo come i MR. BIG al successo planetario con due sole ballate…e non è poco.
Parliamo ovviamente di Eric Martin, rocker d’altri tempi e sicura arma di successo per la nostra etichetta nazionale, la Frontiers che, ultimamente, ci sta regalando dei dischetti molto validi.

Ecco quindi la controprova che l’anima dei Mr. Big, sì è morta ma che, le parti fondamentali della band americana, sono vive e vegete più che mai. Tralasciando discografie degli altri membri, ricordo solo che Eric Martin ha un passato un po’ sconosciuto dalle nostre parti. Iniziò molto presto, nei primi mesi degli anni ottanta con un gruppo rock-punk (i “415” se non vado errato) oggi assolutamente introvabili, per poi darsi al rock melodico con la EMB (Eric Martin band), gustandosi poi una serie di flop con due dischi al limite del pop-rock (solo versione USA e Japan), incalzando poi la manna dal cielo con la formazione della band sopraccitata e, guadagnandosi così una fetta di mercato non indifferente. Oggi è qui a dimostrare che la sua voce non è solo stata un’icona del rock di vecchio stampo ma che è ancora qui, più accattivante di prima e più energetica che mai. Lo dimostrano le tredici infinite tracce di questo buon album di Nu-Rock.

Ebbene sì, di Nu-Rock si parla sebbene riff ottantiani spuntino in casi sparuti ma buoni. La voce si installa perfettamente nel nuovo genere e nella sua nuova veste. I brani passano veloci e, se uno come me è riuscito ad ascoltarli, credo che anche voi possiate farlo…in fondo la sua voce rimane melodica e grezza come l’abbiamo sempre conosciuta ed apprezzata. Manca la ballata tipica, quindi evitate di cercare come forsennati una traccia che inizi più melodica di un’altra perché, sì lo spazio alla melodia c’è ma, attenzione, ballate spacca-mutande non ce n’è neanche l’ombra, quindi fatevene una ragione e chiudete gli occhi nella ricerca di accattivanti tonalità soul che il nostro amato singer ci dona, oppure delle canzoni old-style rivedute e corrette con suoni moderni (vedi “Marie”) oppure, ancora, di spazi destinati al buon sano e godurioso rock ‘n’ roll, di cui, il fidato Martin, non ha certamente scordato la forza e la positività di suddetto stile.
Lascio a Voi il giudizio finale, intanto finisco col gustarmi di nuovo questo album carico di energia e di buoni propositi per il futuro del sempre-giovane Eric!…e vai così!
Marco Paracchini



www.toxicvirgin.de



 

TOXIC VIRGIN
“Circle Of Power
Self Produced – 2001

I Toxic Virgin sono un five-pieces proveniente dalla Germania giunto al traguardo del terzo album. La band nata nel 1995, ha infatti all'attivo altri due CD: "Love Rocket" (uscito nel 1999) e "Toxic Virgin" (2000) che si vanno ad aggiugere a questo "Circle Of Power", che li ha portati a spasso con DORO e BONFIRE.

Le sonorità presenti sul disco seguono in tutto e per tutto gli stereotipi dettati dal "crauti'n'roll": chitarre taglienti, ritmiche sostenute e cori quasi epici. Si passa così da episodi troppo heavy e sinfonici per i miei gusti come "Broken Wings" o "Alien Love Song" ad altri decisamente più melodici ed orecchiabili come "Son Of The Sun", "Until The End", "Our Only Love" e "Don't Know What I Want" di scuola BONFIRE / PINK CREAM 69.
Sicuramente non un disco originale, ma se amate i gruppi sopracitati o cose un pò più massicce come AXXIS o STEELER allora gradirete la prova dei Toxic Virgin, altrimenti lasciate pure stare.
Moreno Lissoni



deadlytide@tiscalinet.it



 

DEADLY TIDE
"Blood, Sweet And Tears (The Way Of Rock ' Roll)"
Self Produced – 2002

Nascono nel 1999 i toscani Deadly Tide e si presantano subito con un demo CD dal titolo "Don't Rock" che li ha portati alle finali di Rock Targato Italia e dopo un mancato contratto, emigrano a Los Angeles per cercare fortuna, ma per una serie di motivi la line-up si dimezza.
Nel 2001 stampano "The Opposide Side" con l'ingresso di due nuovi elementi e nel 2002 il demo CD "Blood, Sweet And Tears (The Way Of Rock ' Roll)" che vede ancora una nuova formazione composta dal vocalist Rico Preciato, dal chitarrista Andy Radish, dal bassista Dan De Bulle e dal nuovo batterista Matt Marquez.

Il genere che ci propongono è un hard rock dalle forte tinte ottantiane, e ha volte il tutto sa di "già sentito", ma grazie alla particolare timbrica vocale di Preciado riescono a caratterizzare i loro pezzi, non sempre aiutati dalla produzione.
L'album pesca un pò dai NEVERLAND e un pò dai I NAPOLEON, senza troppe variazioni sul tema, e questo è, nello stesso tempo, il maggior limite e il maggior pregio di questo lavoro che se non altro ci lascia ben sperare per il futuro.
PS: Il video presente nel CD dell'esibizione a "Sanremo Rock", dimostra che la band si trova più a suo agio in una dimensione live.
Moreno Lissoni



www.naughtywhisper.com



 

NAUGHTY WHIPSER
“Hot Playz
Self Produced – 2002

Finalmente disponibile il nuovo Cd dei milanesi Naughty Whisper che si va ad aggiungere al demo di tre brani dello scorso anno. La formazione è passata da quattro a tre elementi, infatti alla voce non troviamo più Rudy Monroe, ma il bassista Ashly X e con mia sorpresa, devo dire che i risultati sono più che soddisfacenti.
Un'armonica introduce il primo pezzo del mini album, "Crazy Rebels" e booom!!! ...in un'attimo siamo catapultati a cavallo tra gli 80 e 90 quando il glam patinato incominciava a prendere una via decisamente più stradaiola. Un pezzo molto bello da ascoltare con il volume a manetta. Alla traccia numero 2 troviamo "All I Want" che giuro, è inevitabile non canticchiarla dopo il primo ascolto... un coro irresistibile e perfetta per essere suonata dal vivo!

"Fast Love" viene ripresa dal primo demo ed è senza dubbio la song più glam, con certi passaggi alla FASTER PUSSYCAT, invece la seguente "Lovin' Twister" mette in evidenza le capacità alla chitarra di Red Ox e alla batteria di Lexxy J.
L'immancabile ballad chiude l'ottima prova del trio con la buona interpretazione del bassista/vocalist Ashly X che, soprattutto in quest'episodio, ha una timbrica vocale dannatamente simile ad ALICE COOPER.
Che dire... complimenti! Le loro influenze vanno dai POISON ai CRUE, dai PRETTY BOY FLOYD ai PEPPERMINT CREEPS, percui... percui dobbiamo sperare che la scena italiana continui a sfornare prodotti del genere!
Moreno Lissoni



blackcatnine.iuma.com



 

BLACK CAT NINE
“Genuine Worldshakers
Promo – 2002

Se non erro ci troviamo di fronte al quarto album del gruppo americano con base a Vicenza che, con questo "Genuine Worldshakers", segna una leggera virata sonora verso un sound più cupo e moderno, ma con il solito stile di Roy Reinolds e soci.
A spaccare subito il culo ci pensa la devastante "Badass", un vigoroso street metal che si pone immediamente come top track dell'album, segue "Attitude" che lascia da parte il r'n'r della prima traccia per un suono più metal oriented, ma dai risultati più che soddisfacenti.

"All Time High" è un'altro pezzo su cui punterei che va a fare compagnia a quella fetta di mercato occupata dai MOTLY CRUE di Corabi, stesso discorso per "Don't Follow Me" altro modern metal.
La power ballad "As One" è troppo 90's per potermi piacere, ma fortunatamente si chiude in bellezza con l'hard rock moderno di "Bring Me Down" e con un altro gioiellino hard'n'roll che si va ad aggiungere all'iniziale "Badass", "Nowhere Past"!
Un disco difficile da digerire per chi, come me, li segue da qualche anno, ma nonostante la svolta stilistica, la band è molto maturata e si prepara ad accaparrarsi nuovi fan.
Moreno Lissoni



www.fuoriusoweb.com



 

FUORI USO
“Promo 2002
Promo – 2002

Vengono da Bergamo e dopo una serie di demo, sono giunti a questo promo di 6 pezzi che dovrebbe anticipare l'immindente uscita del loro primo vero mini CD.
Per chi non li conoscesse, il gruppo è nato nel 1996 da Holly, Van Toxic, Lucky e TNT, quattro ragazzi cresciuti ascoltando Motley Crue, Wasp, LA Guns, Ratt,... influenze che si possono sentire durante l'ascolto del lavoro e si fanno apprezzare per la riuscita combinazione con il nuovo scan rock.

Due le tracce estrapolate dal precedente demo, "Big Shot Tokyo" e "Goin' Fast", la prima orientata verso sonorità alla BACKYARD BABIES mentre la seconda più in stile HARDCORE SUPERSTAR. Tra le nuove composizioni mi piace molto la sporca "Sticky Man" dove aleggia il fantasma del MONROE solista. "Dancin' In My Fire" parte con un bel basso pulsante per poi aprirsi in una classica song dalle sonorità scandinave, "The Ritual" non riesce ad attirarmi, cosa che riesce invece alla r'n'r di chiusura dal titolo "No Rock Zone".
Questa nuova prova dei Fuori Uso non fa altro che dare credito a quanto detto di buono in passato, aspettiamo di vederli anche dal vivo per confermare tutto.
Moreno Lissoni





 

OSLO MOTHERFUCKERS
“Greetings From The Big O
Bitzcore Records – 2002

Oh tender sailor man, come take my hand! Approfitto di questo spazio per esprimere il mio gaudio alla notizia della reunion dei TURBONEGRO (sperando che la salute mentale della band stavolta rimanga almeno vicino alla soglia della normalità!), la band scandinava più degenerata e schizzoide dell’intera scena, ma al tempo stesso geniale nell’inventarsi un’immaginario denim & omosex originalissimo (niente stelline, dadi, pin up... e di questi tempi non è poco!) e scrivere un album (“Apocalypse Dudes”) impressionante nel mescolare furia punk e rock decadente e oscuro.

Gli OSLO MOTHERFUCKERS nascono dove erano finiti i TURBONEGRO, Happy Tom (basso) e Chris Summers (drums) mettono insieme questo progetto assieme a David (ex ANAL BABES) e Ivar (della band norvegese PILEDRIVER) alle chitarre e a Faride – aka Bobby Zodiac – nativo marocchino vagamente somigliante a Gheddafi (!!) alla voce.

Il sound della band è stato descritto come “pretty Death Punk più mongoloide del solito” e "Art-Rock for people who hate art", e dopo aver più volte goduto (ehm!) ad ascoltare questo 10” non posso far altro che convenire.
“Private Sector” è una speed song talmente malata che vi attacca l’herpes solo ad ascoltarla, e in puro spirito punk vengono lasciati diversi feed back che rendono tutto ancora più sporco. “Turn The Radio Up (to 10)” ha un che di NEW YORK DOLLS se possibile ancora più scapestrati, mentre “Som I En Knulldrom” potrebbe a tutto titolo aver fatto la sua bella figura in “Ass Cobra”. Ma la vera chiccha, la colonna sonora di questa piovosa estate 2002, è “Negro Revolution”, che in puro stile TURBONEGRO inizia arpeggiata, oscura e distorta, per poi esplodere in quello che è più un inno che una canzone. “Bobby Zodiac’s Karaoke Machine” racchiude le ultime tre canzoni: “Private Sector A Capella” è un delirio vocale da ospedale psichiatrico (mica a caso), seguita dalla fenomenale “Strengelegen”, cover dei GASOLIN, band danese anni ’70, con quella pianola kitch che farà impazzire tutti i tedeschi con baffetti e mullet. Chiude “Levva Livet”, cover di ÅGE ALEXSANDERSEN, davvero ottima.
Ohh, ohh, it’s a negro revolution....
Simone Parato



www.bossmartians.com



 

BOSS MARTIANS
“Making The RoundsHeart of The City
MuSick – 2002

I BOSS MARTIANS, da Seattle, sono attivi dal 1994 e hanno tre album alle spalle di retrò garage surf punk usciti per la Dionysus Records. Nel 2000 il leader Evan Foster decide di cambiare la direzione musicale della band verso uno stile più pop rock’n’roll, così la sezione rimica viene rimpiazzata e arriva il contratto per la MuSick. Il produttore scelto per questo disco è Johnny Sangster, già conosciuto per il suo lavoro con THE MAKERS, SUPERSUCKERS AND YOUNG FRESH FELLOWS.
Disco che suona di brutto, melodico e solare, col tocco 70’s vintage dell’Hammond di Nick Contento sempre in evidenza. Un po’ di HUMBLE PIE e AC/DC, chitarre crunchy, rullante secco e riff polverosi ma soprattutto delle vocals con cori coinvolgenti che ci riportano indietro di 30 anni, quando non era un reato portare basettoni e capelli “a palla”.

Ascoltando le song mi vengono spesso in mente gli ultimi HELLACOPTERS, del resto il genere suonato è molto simile a quello della band di Nicke Royale, anche se i BOSS MARTIANS conservano un’impronta surf che fa ogni tanto capolino, vedi anche la strumentale “Gold Diggin’”.
La tile track e la seguente “She Moves Me” sono fatte apposta per farvi scatenare, mentre “Feel It Like Everyone” ha un chorus davvero irresistibile. Cosa posso aggiungere... ah, ve l’ho detto che “Heard What You Said” – vagamente punkeggiante – è fantastica?
L’unica cosa che non mi piace è il look da contadini sfigati e la capigliatura à-la He-Man di Evan, per il resto questo album è davvero interessante!
Simone Parato



www.chavisrecords.com



 

IVORY TOWER
“Heart of The City
Chavis records - 2002

Grazie a questa nuova etichetta, che sta riportando a galla numerosi gruppi underground della scena statunitense di metà anni ottanta, abbiamo la possibilità di riascoltare questi Ivory Tower (da non confondere assolutamente con i prog rockers tedeschi) che con questo "Heart of The City" vendettero oltre 10.000 copie.

La band nasce nel 1983, ma solo nel 1985 con l'innesto del chitarrista Billy Martin che, oltre a trasformare il nome nell'attuale monicker, inizia una lunga serie di concerti in compagnia di Cinderella, Britny Fox e Bon Jovi e nel 1988 fa uscire proprio quest'album che risente molto delle influenze dei "compaesani" TWISTED SISTER, KISS e ICON. Si passa così da pezzi di heavy rock a stelle e strisce come nell'opener "Ready To Roll" ad altri di chiaro stampo KISSiano (e LEPPARDiano) come nella title-track e in "Rough And Ready", mentre "Love Is A Game" potrebbe benissimo far parte del secondo lavoro di KANE ROBERTS o dei primissimi BON JOVI.

L'intro di "Break the Chains" ricorda molto i QUEEN, ma poi la song si trasforma in un classico yankee hard rock in stile BLACK N BLUE, invece "Jump Into The Fire" pesca dal reperterio DOKKENiano.
Non mancano le ballad, "Givin' It All To You" e "Holding On To The Night", ma che non vanno oltre la suffiecienza, discorso inverso per l'acustica "the Pain Lives Forever" ben interpretata dal vocalist Mike Wilson.
Se avete sempre amato l'energico e melodico hard rock americano o gruppi come ROUGH CUTT o KEEL, beh, ora sapete cosa andare a cercare!
Moreno Lissoni



www.nightmare-records.com



 

DOMAIN
“The Artefact
Point Music - 2001

Piove... per l’ennesima volta mi accingo a recensire un cd e fuori dalla finestra il panorama assume contorni quasi autunnali... che palle!!
Meno male che a tirarmi fuori da questo inizio di depressione post agostana arriva il nuovo lavoro dei Domain, band che ruota intorno alle figure di Carsten “ Lizard” Schulz (voce) e Axel “ Ironfinger “ Ritt (chitarra).
Rispetto al precedente lavoro si nota una certa ricerca di soluzioni sempre diverse tra loro, .ed infatti il cd è molto vario... si passa da pezzi in pieno stile Rainbow come l’opener "Charade" o la più tirata "Blackhole Vision", a grandi pezzi di Hard Melodico come "Don’t Count of Love", "Almost Eden" e la supermelodica "Heart on the Line".

"Mystery Stone" è un clamoroso omaggio a Mr. Gary Moore... flavour celtico e strofe direttamente prese da canzoni del grande songwriter irlandese, "Seasons" è quasi symphonic metal mentre non manca la ballad di turno dal titolo eloquente di "Strangers from the Heart" ...ad essere sinceri abbastanza standardizzata.
Ma le soprese non sono finite... ad un certo punto saltano fuori un sitar in "Spirit of the Sun", canzone metal a tutti gli effetti, una cover dei Beatles, "Day Tripper" e "Downtown Babylon" dall’incedere molto seventies...
Ok, mi rendo conto che il quadro tracciato è piuttosto incasinato... ed effettivamente ad un primo ascolto si resta un poco spiazzati... ma se vi piacciono le band non scontate i Domain potrebbero veramente fare al caso vostro.
E intanto fa capolino un raggio di sole.....
Federico Martinelli



www.ne.jp/asahi/
naruzy/side



 

LIPSTICK KILLERS
“Beautiful Darkness
DOA Records - 2001

Mi è praticamente sconosciuta la storia di questo quartetto nipponico che lo scorso hanno ha fatto uscire il loro terzo album intitolato "Beautiful Darkess". Il gruppo vede nella figura del vocalist Naruzy Suicide il leader e la mente del gruppo, infatti tutte le quindici composizioni contenute nel CD sono opera sua, così come produzione, artwork e foto.

Ho provato ad ascoltare più volte questo album, ma le sensazioni dopo l'ascolto non sono migliorate perché pur trattandosi di semplice e puro Rock And Roll di chiaro stampo THUNDERSiano non riesce ne a trascinarmi e ne ad eccitarmi come dovrebbe. Detto ciò non voglio essere frainteso perché qualcosa di buono c'é come le DOGS D'AMOURiane "Girl Ran Away" e "Night Without The Sun" o la lenta "Seduced By The Light", ma per il resto ci troviamo di fronte a delle canzoni prive di mordende che farebbero abbioccare anche il TYLA solista.

Nonostante ciò il disco raggiunge la sufficienza perché anche se non amo troppo la timbrica vocale di Naruzy (ha volte mi sembra paperino ubriaco) porta avanti con coraggio un genere di nicchia come lo sleazy r'n'r da anni nascosto nell'underground mondiale.
Ascoltare prima dell'acquisto!
Moreno Lissoni



www.blackginangels.com



 

BLACK GIN ANGELS
Shoot it all”
2001 self produced

Oh! Era ora che a smuovere le chiappe del grigiore piemontese arrivasse una buona band di hard-rock ‘n’ roll!
I Black Gin Angels ci credono e lo dimostrano con questo loro primo Ep di sei brani. Purtroppo i membri originali di questo album sono variati e oggi sono rimasti solo il singer (Riccardo alias Brandon Ashley…una copia bella di Tom Keifer!) ed il bassista (Davide, alias Davy) che però hanno già messo in piedi il resto della Crue per rendere possibile al più presto, un girone live nei club piemontesi. In attesa della nuova line-up, procedo con la review di questo originale ed energico mini-album.

Si attacca con “C’mon the stage” che apre le danze e riporta vecchie sonorità al centro della mia attenzione. MICHAEL MONROE solista insieme ai GUNS ‘N’ ROSES sono lo strano mix che fanno venire in mente, senza parlare della seconda traccia “Rock ‘n’ roll train” che, già da come si evince dal titolo, il rock sudato e tipico degli ultimi seventies riprende vita e ci sputa in faccia la voglia di fare e l’energia del quintetto.
“Bad girl” ha un sapore retrò niente male e si riscopre una sorta di mix tra le vecchie sonorità dei DOORS sino ai più spaccati HANOI ROCKS. “Red shoes” apre come “Civil war” dei GUNS ‘N’ ROSES per poi sfociare in un refrain spinto e provocatorio come il simpatico chorus. “Shoot it all” pare venire fuori dalle menti di SLASH dando però poi l’impressione di ritrovarci in “One vision” dei QUEEN. Chiude l’opera prima dei torinesi B.G.A. una traccia live rubata in un’interpretazione catturata in un club (non segnalato –ndr) del capoluogo piemontese: “Hot Kiss” è sempre e solo spirito Rock ‘n’ roll, nato e suonato solo per divertire e far capire che cosa si prova sul palco a sentire ed interpretare questo tipo di musica.

I ragazzi ci sanno fare e sono pronti per il nuovo album. In attesa di intrecciare un’intervista per SLAM! non posso fare altro che invitarvi a visitare il loro sito (in funzione solo da metà settembre in poi) che è: www.blackginangels.com. In bocca al lupo!
Marco Paracchini



www.fadingwaysmusic.com



 

THE FALLS RIVER FIENDS
S/T”
Fading Ways Music – 2001

“This is a punk record. It’s raw’n’ ugly the way it’s meant to be”, ci avvertono i FALLS RIVER FIENDS, ma direi che il nome e l’artwork (in stile orrorifico, del resto questo CD è uscito dalla bara lo scorsa notte di Halloween!) parlano chiari. Per farla breve potrei dirvi di leggervi la recensione dei SINISTERS per capire con che razza di gente avete a che fare, mica a caso, visto che questo three piece è composto da Troy (bassista dei Sinisters), affiancato dal chitarrista Ronan (THE CATATONICS) e dal drummer Stevil (HELEN KILLER)... però sarebbe poco carino, visto che questo CD mi piace davvero e che mi ribollono un paio di aggettivi nella.... zucca, tanto per restare in tema!

Well, il genere non è molto diverso dai SINISTERS, dunque punk rock assassino, anche se nel caso dei ‘FIENDS l’aggressione sonora è un briciolo meno cieca, i giri sono quelli classici, semplici ma sempre ottimi per fare sculettare il vecchio Frankie, anche se ha le pile scariche.
Innaffiate abbondantemente con estratto di Lemmy (segate via i bitorzoli però!), aggiungete scaglie di MISFITS e una spruzzatina di RAMONES (omaggiati nella ghost track), servite a temperatura infernale e scatenate i vostri corpi in una danza nera e sanguinolenta, agitando il ditino davanti alla espressione attonita di quegli stupidi bovini che calzano solo New Balance e non dicono mai parolacce, cui dedico generosamente “Redneck #9”.

Consigliato a chi si nutre di horror punk, anche se un pezzo come “Devil’s Nite” potrebbe piacere pure ai glamsterz cotonati... curiosamente mi ricorda “Stop the World” dei BIG BANG BABIES!
Simone Parato



www.fadingwaysmusic.com



 

THE SINISTERS
“Jumbo Means Jumbo”
Fading Ways Music – 2001

Azz, che mal di testa! Nascondete vecchi e bambini, i SINISTERS sono tornati a violentare le orecchie di coloro che si imbattono nel cammino sbronzo del gruppo canadese!
Nessun proclama altisonante, solo il desiderio di fare un gran casino con il loro punk rock, una mistura di MOTÖRHEAD e NASHVILLE PUSSY incalorati. Questa è gente cattiva e maleducata, di quelli che a tavola mangiano con le mani e si puliscono sulla tovaglia, di quelli che non gliene frega un emerito cazzo dei vostri nuovi stivali e se siete truccati come delle belle troiette, di quelli che il loro chaos sonoro ve lo ficcano a forza nel cervello attraverso il primo orifizio che capita.

Chaos sonoro fortunatamente meglio, ehm, organizzato rispetto alle vecchie uscite, grazie a Dio i SINISTERS hanno messo nel cassetto le improbabili e francamente pallosissime divagazioni pseudo stoner di “Memories of a Happy Hell”, concedendosi solo 2 minuti 2 di inutilità elettrica con “Smokin’ Billy” e la conclusiva “Lovin’ & Killin’”.
Ascoltando “Jumbo Means Jumbo” mi vengono in mente band come SILVER TONGUED DEVIL, i nostrani THEE STP, e direi pure i BROKEN TEETH, ascoltate “Rocket”, “XXX” (Lemmy is God) e “King of Death” per credere.

A quelli che hanno la testa saldamente negli 80’s consiglio vivamente di lasciarla pure lì dov’è, per gli altri... che dire? L’ascolto di questi 20 minuti di aggressione sonora è sì piacevole ma nulla di terribilmente sconvolgente, gruppi come questo il meglio lo danno dal vivo in qualche scalcagnato locale / CSA zeppo di cani e rubizzi individui ringhianti (difficile distinguere tra i due, ma i primi puzzano di meno).
Inutile aggiungere altro, chi ama questo genere sa cosa aspettarsi, per cui andate pure a cercarvi ‘sto disco, ma dopo ricordatevi di passare dall’otorino per mettervi in sesto.

Simone Parato

 



www.jknorthrup.8k.com



 

NORTHRUP
The best of – Play it on 11”
2002 MTM / Frontiers Records

Il virtuoso chitarrista americano viene a rifarci visita con un nuovo dischetto niente male. In realtà qui sono raccolte alcune delle tracce da lui scritte in periodi diversi della sua carriera, dal 1987 ad oggi.

Il mix è buono e sicuramente un buon dischetto per la label tedesca. JK ci affascina con riffoni spaccatimpani e melodie serrate con alcuni brani sorretti da singer di tutto rispetto. Si parla di cantanti del calibro di Paul Shortino (Rough Cutt – Shortino), Johnny Edwards (Foreigner, Montrose e King Kobra) e Terry Llous (XYZ, Cage).
Ma non ci sono solo i cantanti a dare man forte a Jk, ci sono anche nominati tutti gli strumentisti che lo hanno accompagnato in tutti questi anni e, un esempio può essere dato da nomi come Carmine Appice (King Kobra, Blue Murder), Jeff Pilson (Dokken, War and Peace) e Tony Franklyn (Blue Murder, The Firm).

Insomma, quindici brani sorretti da tanta energia con il solo scopo di sorprendere tutti i fans dell’hard rock, ormai orfani da tempo di bands come le sopraccitate.
Certo è che, ahimè, l’abile ugola di Llouis (XYZ) viene purtroppo qui ricordata nel periodo post-grunge dei Cage e la cosa non gli dà affatto merito. Con il suo primo gruppo aveva dato la merda a parecchi singer dell’epoca. Comunque sia, quest’opera và assimilata per quello che rappresenta, una buona raccolta di canzoni decisamente orecchiabili e potenti da ascoltarsi a tutto volume, in attesa dei suoi nuovi lavori con JK NORTHRUP (la band) e con i redivivi XYZ, nella quale il maestro della sei corde, sostituirà il vecchio chitarrista della band franco-americana.
Marco Paracchini



www.lostweekend.
supanet.com



 

LOST WEEKEND
“New Religion
"
2002 Frontiers Records

E’ uscito da pochi giorni il seguito del primo bell’album dei L.W., cercando di rendere ancora appetibile il sound melodico degli anni passati.
Dodici canzoni benedicono il ritorno di questi vecchi artisti che non ne vogliono sapere di dar retta alle mode e sfornando, per chi ancora riconosce l’AOR come vera religione, questo “New Religion” che soddisferà molti amanti di questo genere.

Registrato in Canada viene distribuito sempre grazie ai nostri della Frontiers. Il sound non ha avuto molti cambiamenti rispetto al primo album ma, sicuramente, atmosfere degne di nota, fanno difficoltà ad affiorare, nonostante il grande e lodevole impegno di tutta la band.
Paul Uttley (vc) riempie sempre bene le melodie trascinanti composte dal fidato David Thompson (ch) ma, ahimè, spesso il suo modo di interpretare le canzoni, porta ad una spessa somiglianza tra un brano e l’altro. Ma il monocorde stupisce sempre e verrete letteralmente assorbiti dalle sue doti melodiche che pezzi come “Sophia’s Song” e “I’m not the one” sanno regalare agli ascoltatori. I pezzi più strong sono rappresentati degnamente da “Whose heart”, che rappresenta un bel mid-time à là TEN e “New Religion” che riporta alla mente grandi Riff ottantiani sempre molto amati da noi dinosauri.

In dodici interpretazioni sono certo che saprete riconoscervi in qualcuna di esse. Certo è che il sound ormai è stato usato e strausato al costo di rendere difficile trovare delle melodie davvero originali e, in questo, i Lost Week End ne sono un esempio: non scoppiano di originalità da tutti i pori ma sono almeno bravi a suonare e a dimostrare come sia facile riscoprire certe atmosfere rockeggianti degne di un lustro fa…
Buon ascolto!
Marco Paracchini



www.diamondrexx.com



 

DIAMOND REXX
“Rated Rexx”
1989/2002 Crush Music Inc.

Gesù… non pensavo che ci fosse gente così pazza da riprendere le sorti di un gruppo così totalmente “vuoto”. E’ vero, molte buone bands sono finite ingiustamente nel dimenticatoio ma, tirar fuori dischi così deboli e scontati mi pare davvero uno spreco di forze.
Non so nulla riguardo al passato di questa band (ma ne sono solo contento…ndr) e so solo che giungono dall’Illinois e che, al loro attivo avevano solo questo cd scialbo ed insipido che nessuno si cagò all’epoca del 1989. Restituito alla luce grazie alla sconosciuta Crush Music, insieme alla Diamone Records, questi metal-glamsters ritornano pure con due bonus-tracks, firmate solo dal redivivo singer, poiché di tutti gli altri componenti non ve ne è più traccia, ormai sostituiti da altri buffoni che già solo dalle foto mi verrebbe voglia di spaccare questo disco!

Lanciatisi in territori eguali (si fa per dire…) a ciò fatto dai KEEL, i D.R. vogliono ammagliare il nuovo pubblico interessato ai fenomeni del decennio ottanta.
Non ci riescono.
I pezzi presenti sono davvero al limite di una band di paese e, al di là del look (perfettamente in linea con la moda del tempo) il cantante annoia dopo tre secondi. Più che cantare usa il microfono come fosse la bocca di una donna e cerca di rendersi sexy con una voce roca che assomiglia ad Alice Cooper con il raffreddore. Come avrete capito dalle mie dolci parole questo non è decisamente il disco da avere a tutti i costi, seppur ci siano recensori che ne abbiano parlato abbastanza bene. Certo, il parere è sempre soggettivo ma trovo ridicolo dare spazio a questo tipo di bands che non hanno avuto “passato” e figuriamoci se avranno del “futuro”! Forse forse, a quelli della Crush Music converrebbe mirare le loro scelte verso territori un po’ più consoni con quell’era, perché se no vedo male le loro finanze.

Ma, tornando al disco in questione, posso dirvi che ci sono 12 tracce più le nu-glam-rock bonus tracks che portano a 14 canzoni in totale. Riff bellini ed in sintonia con quei tempi, riportando alla mente anche i primissimi lavori dei MOTLEY CRUE e dei RATT ma, solo al ricordo vago…
I testi sono tutti ad opera del singer Nasti Habits che, ovviamente, fa ruotare tutto il senso intorno ai soliti cliché di donne, sesso e rock ‘n’ roll…
Non sono andato a vedermi il loro sito e quindi non so se sarà a pagamento o se sarà una boiata come questo disco ma potete farlo andando a sbirciare questi personaggi su: www.diamondrexx.com
Se, ho dato informazioni errate e se davvero queste persone hanno riscosso una qualche nota positiva all’epoca, sono pronto a riceverne direttamente le responsabilità.
Lascio a voi l’opinione di suddetto lavoro…solo se avete davvero i soldi da spendere.
Cheers.
Marco Paracchini

www.richiekotzen.com



 

RICHIE KOTZEN
“Slow”
2002 Lion Music

A giudicare dalla copertina sembra un fighetto ma è Richie Kotzen, colui che nel booklet di “Native Tongue” dei POISON appariva con barba e capelli lunghi… nella foto posteriore di “Slow” Richie sembra addirittura un fotomodello, cosa che farà piacere al pubblico femminile ma non certo a me!Comunque, per chi non lo conoscesse Richie Kotzen è un grande chitarrista che ha militato nei POISON e nei MR. BIG, e ha fatto un po’ di buoni album da solista.
Nel booklet c’è scritto che questo album è stato scritto, suonato e prodotto interamente da Richie, un po’ come LENNY KRAVITZ… Vedremo più avanti che per quanto riguarda certe canzoni come stile ci si avvicina anche!
Il primo pezzo, dal titolo “Ohio” è un assolo blues di 38 secondi suonato con la Telecaster con suono poco distorto. Carino ma inutile.
Arriva il vero inizio dell’album: “Scared of You”. E’ una grandissima canzone, da sola vale l’acquisto dell’album! Si tratta di un riffone blues irresistibile, doppiato con la voce… una grandissima canzone rock-blues! Bisogna sentirla, non la si può spiegare! Per averne un’idea potete scaricarla dal sito www.richiekotzen.com . Forse la migliore canzone del 2002 assieme a “Sound of Love” di DANKO JONES!
Posto ora a “Gold Digger”, secondo miglior pezzo dell’album. Inizia con una batteria elettronica e un incedere alla GEORGE MICHAEL, ma è uno scherzo, perché, nonostante venga mantenuto un suono di chitarra iperdigitale, il genere si sposta sul rock-blues. Una canzone ottima.
Ecco ora “The Answer”, un altro solo di chitarra, stavolta un po’ strano perché col suono blues si esibisce in virtuosismi quasi neoclassici…
Passiamo alla title-track, dove Richie comincia a confondere un po’ le acque, un rockettino che si avvicina al funky e all’acid jazz stile primo JAMIROQUAI… sì, avete capito bene!

In “Don’t Wanna Lie” e in “Got it Bad” ci spostiamo in territori ancora più commerciali, in un incrocio tra funk, r’n’b, acid jazz, dance e pop. Linee vocali che potrebbero essere eseguite da PRINCE, ANASTACIA o il primo JAMIROQUAI. Atmosfere da club newyorkese e voglia di ballare. Non è il mio genere ma non sono male perché ben arrangiate. Sempre su www.richikotzen.com potrete scaricare il video di “Don’t Wanna Lie”, dove Richie dimostra di essere diventato proprio un fighetto!
Sempre funk e dance con “I Can Make You Happy”, in un album che appare sempre più “nero” nel senso moderno del termine. Il pezzo non ha molto da offrire a parte un assolo in stile ZZ TOP.
“Sapphire” è un altro solo, stavolta suonato con la chitarra acustica: scale ultraveloci e arpeggi per una durata di 26 secondi.
“Come Back (swear to god)” è il pezzo meno convincente: un vero e proprio pop-dance-r’n’b, o, come lo chiamano adesso in america, soul, che niente ha a che vedere col vero soul… un pezzo commerciale e inutile. Da bocciare la batteria elettronica e i campionamenti. Stesso discorso per “Rely on Me” che comincia davvero a rompere le scatole!
“Lets Say Goodbye” è un lento sempre nello stesso “stile black commerciale del 2000”, con orribile batteria campionata che sembra uscita da una di quelle vecchie tastiere che se schiacciavi la leva arancione ti faceva il ritmo della Bossa Nova o della Polka. Abbastanza soporifero, anche se Richie in questa canzone ci fa capire che oltre a saper suonare egregiamente la chitarra è anche bravo a cantare…
Inizia “Conflicted” e mi risveglio dal torpore: un gioco a incastro di basso, batteria e chitarre per uno strumentale perfettamente jazz, che dopo un po’ diventa distorto, quasi fosse un “hard jazz”… peccato che questo acuto duri poco più di 2 minuti…
Siamo alla fine dell’album, tocca a “All I Can”, bonus track. I suoni sono un po’ strani, la chitarra sembra un po’ lontana ma finalmente si sente un po’ di distorsione, per un pezzo discreto che mischia bene blues, rock e funky.
In definitiva l’album è buono fino a metà, scadendo decisamente nella seconda metà, per poi riscattarsi parzialmente nelle ultime due tracce. Detto questo vi consiglio comunque di comprare l’album perché “Gold Digger” e soprattutto “Scared of You” valgono l’acquisto di tutto l’album!
Joe Salty - KickStart

www.cdsmash.com



 

ALIVE & KICKIN'
"International Anthems"
CD Smash - 2002

Mi fa molto piacere sapere che ci sono sempre più etichette che cercano di tenere viva la scena rock, nonostante il periodo poco felice per il genere.
La label dell'Oklahoma ha appena fatto uscire questa compilation contenente ben 17 gruppi, dandoci una panoramica generale dell'attuale situazione underground e regalandoci delle piacevoli sorprese come i punkers CHERRY BLOSSON CLINIC che, con "Something New" ripercorrono in tutto e per tutto quello che stanno facendo i Blink 182 e Foo Fighters in questi anni, i TURN con la sognante ballata aor "Honestly", i LOADED DICE con lo street metal di "Back In The Alley", i nostrani MARKONEE con l'hard rock a stelle e strisce di "Loved Land", gli I LOVE RICH con il loro glam rock spumeggiante e i WELTON che con "Automatic" dichiarano guerra ai Sum 41.

Nel CD troviamo altre buone band, ma che per un motivo o per l'altro non riescono a convincermi, è il caso dei TRIGGER, dei SIXTH WIND (fortemente influenzati da Bush e Creed), dei CELEBRITY CRUSH, di MARTLY, degli AMUN RE o dei FLESH TUXEDO, mentre stendo un velo pietoso sui SIN AFETR SIN e i REDEMPTION, ma in questo caso si tratta esclusivamente di divergenze musicali.
L'etichetta americana è in procinto di realizzare altre iniziative del genere, percui se avete una band approfittate del sito per contattarli e per restare aggiornati.
Moreno Lissoni

www.donalddean.com



 

DONALD DEAN
"Nightshift"
Little Fox records - 1995

Il singer/songwriter/chitarrista californiano mi ha appena fatto pervenire questo "Nightshift", ma è un mistero se sia una ristampa dal momento che le note di copertina segnalano un 1995!
Ormai non più un giovincello, Dean mette nel suo lavoro tutto quel rock che ha accompagnato la sua adolescenza offrendoci delle buone tracce di vivace rock melodico.

L'orologio sembra essersi fermato alla seconda metà degli anni ottanta, con chitarre e tastiere in primo piano e ne è un degno esempio l'opener "Don' Tell Me" dove i JOURNEY incontrano JEFF PARIS.
Anche la ballad ("Athena") ha un sapore retrò piacevolissimo degno del miglior STAN BUSH, mentre i DANGER DANGER del primo album compaiono nell'aor elettrico di "The Other Side".

In certi frangenti si respira un'aria più Seventies orientata verso il GLEN HUGHES più melodico, ma per il resto è un concentrato di puro melodic rock che potrà far felice anche gli amanti del primo MICHAEL BOLTON.
Moreno Lissoni

www.ataboy.com



 

ASHES TO ASHES
"Harder Faster"
Ataboy Records

Gli Ashes To Ashes sono un trio composto da Andrew C. Bell, Dave Campbell e Ed Beeler proveniente Pittsburgh, che si è fatto le ossa aprendo per celebri acts nazionali come Bush, Filter, Jimmie's Chicken Shack, Powerman 5000, Monster Magnet, Alice Cooper e Scorpions.
Il sound del gruppo è un rock moderno con dei cori di facile presa e qualcuno li ha accostati ai Collective Soul. La prima traccia è la title track, un bell'hard rock con delle influenze CHEAP TRICkiane, la seguente "Ashes", mi convince veramente poco, così come l'oscura "Bad" e la noiosa "Consolidate".

Il cantato di "Falling" mi ricorda il VINCE NEIL di "Generation Swine", in "Temporary" si può assaporare un buon class-metal moderno, mentre "Burning Sun" è decisamente più "solare" rispetto alla media delle song.
Difficile categorizzare questo terzetto che, propone delle buone idee e sa suonare, ma non credo di essere ancora maturo per questa nuova ondata di modern rock. Visitate il loro sito oppure scaricatevi la traccia audio e giudicate voi...
P.O. box 4216
Pittsburgh, PA 15202 (USA)
Moreno Lissoni



www.defleppard.com



 

DEF LEPPARD
“X”
2002 Blidgeon Riffola / Mercury Records

Il 2002 è certamente un anno incredibile per il ritorno sulle scene di molti nuovi e vecchi gruppi rock. A poco ci sarà l’avvento del nuovo dei BonJovi, poi gli Shy e ancora altre bands in scaletta da fine di agosto sino a dicembre. Il secondo semestre lo aprono a sorpresa i D.L., ritornando con un album con ben 15 tracce (parlo per la copia distribuita in UK – ndr). L’ansia e la curiosità erano smisurate, tanto che l’ho acquistato il primo giorno in cui è stato presentato a Londra in tutti i negozi di dischi. L’attesa, ahimè, non è stata però ripagata al meglio.
Debbo dire che la band inglese ha sempre stupito per la sperimentazione fatta in ogni album precedente, sin dagli esordi ad oggi. Normale quindi che, anche questa volta, la proposta non è assimilabile e paragonabile ad altri loro lavori del passato.
La presenza di tutti i membri si sente in ogni song, poiché si mettono sempre d’impegno nel trasformare e rivoltare atmosfere per cercare di assecondare il pubblico. Già, peccato che di pubblico si parli e non di fans.
“Now” è la prima canzone e anche singolo (sempre in UK, non so se sarà così anche qui – ndr) che spiega sin da subito quale pasto ci aspetti in tutto l’intero “menù” dell’album.
L’egemonia melodica ha ruolo predominante e le chitarre sono usate sempre e solo egoisticamente con suoni moderni e melensi, tipici degli ormai inossidabili AEROMITH e BON JOVI.

“Unbelievable”, “You’re so beautiful” proseguono sulla stessa linea melodica sempre sorretta da chorus leppardiani con ritmi troppo simili tra loro. La noiosa “Everyday” lascia spazio alla ballad Aerosmithiana chiamata “Long long way to go” che, in questo cd, viene riproposta anche in versione acustica nella quindicesima bonus track.
Si rocka un po’ di più in “Four letter word” dove si inizia a respirare un po’ di old school a cui ci hanno sempre abituati. Moderna all’esagerazione arriva “torn to Shreds” che lascia spazio alla ennesima traccia melensa e piuttosto vuota dal nome “Love don’t lie”.
Ancora ritmi serrati e abusi di loop moderni in “Gravity” dando poi il via libera ad un’altra chicca piuttosto in onda con quanto fatto da Jon Bon Jovi solista con “Cry”. “Girls like you” passa veloce e sciolta quanto basta per aprire all’altra ballad del disco: “Let me be the one”.
E prima delle due bonus tracks eccoci al pezzo che dovrebbe chiudere l’album negli altri paesi europei, “Scar”. Non so più che altro dire ma le mie orecchie non riescono a restare legate alle cuffie e quindi passo subito a “Kiss the day” e la versione acustica del primo pezzo lento sopraccitato.
Un album curato molto bene e stampato con cura e dovizia ma assente di quell’energia positiva o realmente innovativa che servirebbe a questi anglosassoni per riscalare le vette di classifica.
Personalmente non posso far altro che terminare dicendovi la solita frase de…ascoltare prima dell’acquisto!
Marco Paracchini




 

AA.VV.
“ROCK STAR”
2001 Priority Records / Warner Bros.

Ed eccoci giunti alla segnalazione del Cd che ricopre ruolo egemone in tutta la fortunata pellicola di ROCK STAR. Beh, i nomi dei fantasmagorici STEEL DRAGON (band fittizia protagonista del film – ndr) sono assai indiscutibili…volete alcuni nomi? Accontentati: Zakk Wylde, Jeff Pilson, Jason Bonhamm e Nick Cantonese…soddisfatti?
Questi rockers duri a morire designano la parte strumentale e decisiva di tutta la colonna sonora portante del film e Mike Matijevic (STEELHEART) e Jeff Scott Soto (TALISMAN, HUMANIMAL) si divertono a riscrivere o arrangiare liriche di tutto rispetto.
Il Cd purtroppo comincia con il singolo più sballato della storia della musica. Dopo aver bidonato i POISON con l’omonima “Rock Star”, il compito di pezzo-traino per il merchandising ufficiale è tenuto in piedi dalla nu-punk-rock band EVERCLEAR che non c’entra un benamato ca##o di niente con tutto il sound proposto nel film, proponendo appunto un’altra direzione musicale con un pezzo chiamato, guarda il caso “Rock Star”.
Si prosegue con “Livin’ the life” sorretta dai potenti e calibrati riff di Zakk, portata avanti dalla solida e roca voce di Soto che sembra essere rinato solo per la bella riuscita di questo album. La terza traccia è affidata ad un pezzo cult dei tempi d’oro: “Wild side”…vi dicono niente i MOTLEY CRUE? Ma si prosegue ancora sotto le note degli Steel Dragon sebbene il pezzo presentato come “We all die young” sia stato già in realtà il brano omonimo uscito su “Wait” degli STEEL HEART. Riarrangiata per l’occasione e resa ancora più ruvida dalle dita pesanti di Wylde, Mike si cimenta di nuovo in un pezzo che lascia davvero il segno! Con “Blood Pollution” si ripete la cupa ma sicura mano di Zakk che, di nuovo con Matijevic ai microfoni, ci regalano un inno rockeggiante che, all’epoca avrebbe sicuramente avuto un successo. Spazio agli altri eroi della colonna sonora, i fidati BON JOVI con l’ormai rodata “Livin’ on a prayer” che credo conoscano anche i muri ma che, nel contesto, spicca sempre più in alto di tutte le songs…immancabile.
Pezzo grezzo e degno di nota è sicuramente “Stand up” (sempre dei soliti Steel Dragon) che, lo ricordo per chi ha visto il film, è proprio mentre l’urlo agghiacciante del protagonista supera l’abile ugola di quello che dovrebbe essere il “primo” ed unico cantante della band. Si passa poi al sempre buon vecchio zio TED NUGENT con “Stranglehold”, storico brano che si immette anch’esso in una buona scia dell’intero lavoro. Si rocka ancora con la possente “Wasted generation” con uno Zakk incazzato ed un Jeff sempre sopra le aspettative. Un’immancabile chicca dei KISS non poteva mancare e dopo “Lick it up!” si passa ad un brano storico di cui i beniamini Blackmore e Dio scrissero molto prima dell’epoca in cui è ambientato il film ma che, riproposta in chiave pop metal, assume un tono veramente superbo.
Con questo brano si chiude la lunga parentesi rockeggiante del disco e via ai pezzi di INXS con “Devil inside”, THE VERVE PIPE con la splendida ballad acustica “Colorful” per terminare con il tema principale della pellicola, ovvero la musica dei titoli di testa, scritta da TRAVOR RABIN.
Beh…di disco originalissimo non si parla ma sicuramente Cd goloso ai molti che hanno saputo apprezzare il film. Per chi invece ha snobbato l’opera e le song sono sembrate un po’ più “strong” rispetto ai veri tempi di produzione…che dire, il mondo è bello perché è vario, no? Mah…si dice sempre così. Buon ascolto.
Marco Paracchini



www.trustcompanyband.com



 

TRUST COMPANY
“The lonely position of neutral”
2002 Geffen Records

Introduco la review dicendo che nelle mani ho solo il Cd promozionale e che, quindi, il parere è molto relativo e limitato alle 4 tracce presenti nel dischetto.
Regalatomi da un DJ del Gossip’s di Londra (grazie solo all’abile aiuto della nostra amatissima Cristina Massei – thanx again! – ndr) l’ascolto non è stato del tutto facile per le mie orecchie.
Diciamo che per uno che l’anno 1992 determina la fine della Musica e l’inizio della Tragedia, allora tale disco non dovrebbe neanche esistere ma, nel corso degli ultimi mesi ho saputo anche apprezzare doti e sonorità non propriamente tipiche degli anni in cui mi sono fermato.

Il Nu-Rock è elemento essenziale dei brani presenti e la violenta prima traccia ne dimostra l’acida visuale del sound che questi new rockers hanno nel sangue. “Downfall” apre dunque in modo pressoché devastante e la seconda traccia non è da meno, presentando un insieme di riff taglienti che fanno venire automatico l’”headbanging”, sfociando poi in una strofa dolce e melodica quanto basta sino al potente bridge che riporta l’energia in tutta la song.
“Running from me” è cadenzata come la moda pretende ed impone, quindi via ad un sound mix tra HIM e BEAUTIFUL CREATURES in una tempestosa prova di chorus taglienti e incisivi. “Figure 8” chiude questa mini-presentazione dei TRUST COMPANY. Ancora rock moderno sudato da ogni poro con una strizzatina d’occhio ai nordici HARDCORE SUPERSTAR.
Sicuramente lavoro apprezzabile dalla larga schiera di old-glmasters rilanciatisi in questo new sound molto diretto e pressato.
Potete farvi un giro al loro sito (www.trustcompanyband.com/uk) per saperne di più e rendervi conto se loro possano essere o meno il vostro prossimo acquisto.
Marco Paracchini



www.maryslim.com



 

MARYSLIM
“Maryslim”

Whitejazz – 2002

I MARYSLIM sono svedesi e suonano scum rock, semplice no? Yes, semplice e preoccupante... concedetemi uno sbadiglio. Prima di passare alla decostruzione di questo dischetto lasciatemi dire che la produzione è invero perfetta per questo sound (Tomas Skogsberg ovviamente dietro alla consolle) e le song sono ben strutturate e ogni tanto ci azzeccano pure. Il problema è che... cazzo, sembra di sentire la fotocopia di “Payin’ the Dues”!! Non basta certo vantare influenze illustri come KISS (ma toh, proprio come gli HELLACOPERS...), NEW YORK DOLLS (ai quali i Maryslim non assomigliano per nulla!) e AC/DC (l’unica cosa che li accomuna è la noia che ti assale ad ascoltare lo stesso riff sentito un milione di volte), per uscirsene con titoli come “R’n’r Action Hero” (ascoltatela e urlate: “PLAGIO!”) e pretendere una fetta della torta.

Il merito di Nicke Royale e soci è stato di scuotere la scena r’n’r con una mistura di punk rock che più classico non si poteva, niente di nuovo ma, come si dice, al posto giusto nel momento giusto... però questo è accaduto ormai cinque anni fa e a sentire roba del genere adesso mi sento quasi sconsolato, ma ci prendono per scemi o cosa??
Ripeto, le canzoni sono ascoltabili, una spanna sopra le altre “Breakdown” (loser song doc) e “Nothing in Common” (una sorta di incrocio tra AMERICAN HEARTBREAK e FOO FIGHTERS) ma dopo ripetuti ascolti e tanta buona volontà getto la spugna: questo disco è eccitante come un lunedì mattina e ti azzera la voglia di vivere.
Destinato senza pietà a finire nel dimenticatoio.
Simone Parato



www.go.to/crystalextasy



 

CRYSTAL EXTASY
“Back On Your Planet”

MDMA Records – 2002

I finlandesi CRYSTAL EXTASY sono la prova vivente che in Scandinavia non sono tutti rincoglioniti per il goth rock (you know what I mean!) o sono balzati come avide arpie sul carrozzone dello scan rock. E c’è di più, gli ‘Extasy riescono a suonare uno splendido glam rock decadente, molto “classico”, senza per questo limitarsi a scimmiottare le grandi band del passato (HANOI of course!), ma dando una impronta personale e riconoscibile dalle prime note. Merito senza dubbio dei lick di chitarra e della voce di Mickey Crane, che caratterizzano le canzoni del gruppo finnico sin dalle prime demo (ricordate la splendida “Love to Fall in Love”?).

Rispetto ai vecchi lavori, in primis il precedente “Part Of This Sacred Dream”, datato 1998, i progressi sono davvero evidenti, soprattutto per quanto riguarda la produzione (ci ha messo lo zampino Michael Monroe!) e la struttura delle canzoni, molto più articolate e complete.
Le sessioni di “Back On Your Planet” sono incominciate nel tardo 2000 ma l’EP (4 songs per 16 minuti di musica) ha visto solo la luce a marzo 2002, a causa degli impegni di Mickey nella MICHAEL MONROE BAND e ultimamente con gli HANOI REVISTED. Attesa che è stata pienamente ripagata, visto l’alta qualità di questo mini: “Open Your Heart”, “Dearly Departed”, “Black Roses” e “Good Time To Be Young” (la mia preferita) sono quattro perle di glam rock intimista e malinconico (molto vicino agli ultimi dischi di Monroe solista) che non dovete per nulla lasciarvi sfuggire, dunque correte a imbustare i soldini!! (Lo so che li stavate risparmiando per comprarvi “The Dirt” in giapponese, ma sarà per un’altra volta... ;)
Simone Parato



www.theacs.net



 

ACS
XL From Coast To Coast
2002 – Spitfire

Gli Alien Crime Syndicate sono una nuova realtà pop-punk californiana, e con questo secondo album si consacrano come uno dei più validi gruppi del settore.
La band che vede ex membri della band di Duff (GNR) si presenta subito in maniera ottimale con l'opener "Ozzy", un giusto connubio tra hard rock e sonorità moderne e se, il divertente video verrà pompato come si deve, non avranno problemi a sfondare nelle charts americane.

"Break The Record" è un trascinante punk rock, mentre "My Happy Ending" è un bel power pop costruito per scalare le classifiche così come la tranquila "Figure It Out". "Softly" e "Careless" sono altri due esempi di punk rock, la seconda con il coro centrale simile a certi episodi dei SAMANTHA 7, ma forse è con la semi-ballad "Is It U" che si ottiene l'hit per i teenager statunitensi.
Un disco molto buono, magari un pò distante dalle sonorità presenti in SLAM!, ma che può accontentare tutti gli ascoltatori di AMERICAN HI-FI o della band di CC DeVille!
Moreno Lissoni



www.hotterthanhell.de



 

the REVOLVERS
"A Tribute To Clichè"
People Like U - 2002

Nati dalle ceneri di Public Toys, Happy Revolvers e District, questi quattro crucchi rockettari si presentano con questo "Tribute To Cliché" stampato dalla connazionale People Like U specializzata in gruppi punk r'n'r.
Si definiscono come una sorta di DOGS D'AMOUR/NEW YORK DOLLS/BACKYARD BABIES, e se devo dirla tutta sono proprio quest'ultimi ad avere le maggiori influenze, e non è difficile riscontrarlo ascoltando la title-track o lo scan r'n'r di "Hymn To Her".

Il disco, pur non essendo il Cd dell'anno, si fa ascoltare molto volentieri in tutti i suoi cinquanta minuti di durata, trovando i suoi punti di forza nelle sleazy punk "Yesterday Fools", "Rock'N'Roll Babylon", "Do You Have The Time" e nella glammy "Don't Tell Me". "Rather Be Dead" potrebbe benissimo far parte di un album dei MISTAKES, invece "Ain't Got No Sense" si candida il pezzo più sculettante del lavoro, con un quella chitarra che scimmiotta molto quella di CC DeVille.

A chiudere troviamo "I Send You A Rockstar Postcard from LA" che, dopo un'inizio lento in stile DOGS D'AMOUR, esplode in infuocato punk r'n'r e la ballata acustica "Rock'N'Roll Is Dead" di scuola QUIREBOYS, ma che ha più di una similitudine con i LOVELESS ell'ex-Electric Angels Shane.
Moreno Lissoni

www.skystudio.de



 

SAM ALEX
“Believe”
Sky Studio - 2002

Questo Sam Alex mi giunge come un fulmine a ciel sereno, infatti non conoscendo per nulla il suo passato (credo sia tedesco, visto che è distribuito dalla Sky Studio) è stata veramente una gradita sorpresa.
Ad aiutare il lungocrinito vocalist troviamo Bobby Altvater (già negli AFFAIR e padrone dell'etichetta), Thomas Hils, Armin Woods e Michi Schwager che in questo mini di tre pezzi sono riusciti ad attrarre la mia attenzione e a farmi trepidare per l'imminente full length CD.

Spetta all'aor pomposo di "Danging With Tears..." ad aprire il disco, dove primeggiano keyboards e la voce di Alex, segue "Hold On" aor dalle melodie cristalline con un bellissimo intreccio di chitarre e tastiere. Chiude il trittico un'altro piccolo gioiellino di rock melodico, "Lonely", davvero un gran pezzo con un'incedere pomposo davvero irresistibile.
Moreno Lissoni



www.skystudio.de



 

DOG TAG
“Eat This”

Sky Studio - 2000

Uscito nel 2000, ma recentemente distribuito dai tedeschi della Sky Studio, questo sestetto di Ingolstadt produce un lavoro a metà strada tra il rock moderno e il più tradizionale aor o pop rock. Dietro alla consolle troviamo un certo Clauss Lessmann (Bonfire) che da alla band quel tocco radiofonico ottantiano ed è subito lampante l'accostamento nell'opener "Your Life" con band quali BON JOVI, o BRYAN ADAMS nella ballata "Cry For Me".

Altro elemento caratterizzante di questo "Eat This" è una gran dose di funk che potrebbe in qualche modo riportarci agli EXTREME (la cover di "Venus", "The Game", "Mr Moneymind", ecc...).
Buone le prove del voalist Ralf Breindl e del chitarrista Peter Karl che insieme a Werner Daller, Thomas Kursawe, Christian Hemmeter e Stefan Schneider formano il gruppo teutonico.
Disco che si fa ascoltare volentieri.
Moreno Lissoni



www.vinnyrecords.com



 
ICE BLUE
"Ice Blue"

Vinny Records - 2002

Eccellente esordio quello del quintetto di Zaragaoza nato nel 1998 e con all'attivo un demo ("Turn on the night") subito andato sold out. La Vinny Records, specializzata in rock melodico, ci regala un'altro piccolo capolavoro dopo i 91 SUITE in cui una bella sezione ritmica si affronta con delle notevoli melodie riportando i auge quell'aor elettrico e vigoroso che tra la metà e la fine degli anni ottanta ha fatto la fortuna di numerosi gruppi americani e scandinavi.

Direi che è i-m-p-o-s-s-i-b-i-l-e non accostare la band, ma soprattutto il vocalist Salva Insa a BON JOVI, perché una canzone come "Sweet Dreams" sembra uscita dalle jam session di "Slippery When Wet", stesso discorso per gli aor di "Angel Of the Night" e "Don't Close Your Eyes" che pescano direttamente dai primi album dell'act del New Jersey.

A quanto pare la scena spagnola è molto viva ed unita, infatti come guest troviamo membri di Elyte e Hiroshima che danno il loro contributo in "I Live For You" e in "I Still Breathe". Lavoro consigliatissimo per gli amanti del rock melodico.
Moreno Lissoni


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DIO
"Killing The Dragon"

Spitfire/Edel -2002

Ecco l’ennesima fatica del nostro amato britannico folletto! Sembra non avere età Ronnie James, o forse sembrava già vecchio da giovane… ma quand’è che Ronnie James Dio è stato giovane? C’è qualcuno in grado di raccontarlo, qualcuno che all’epoca era già nato, oppure Ronnie James Dio è sempre esistito? Fondò gli ELF talmente tanti anni fa che il primo nome del gruppo era stato ELECTRIC ELVES, perché allora erano ben pochi i gruppi elettrici… e poi i RAINBOW, i BLACK SABBATH… ha iniziato la carriera solista che aveva già una grande esperienza, eppure da quei primi album sono passati 20 anni…
E’ proprio a quei primi album che il magro elfo si riferisce scrivendo questo nuovo capitolo che ci dà una sferzata di energia, proprio come all’epoca “Holy Diver” e “The Last in Line”! Certo, le canzoni non sono tutte al livello di eccellenza di quei due album, ma è sempre un livello molto buono, come ottimo è il livello del suo nuovo chitarrista: un Doug Aldrich che ricorda Vivian Campbell, proprio l’axeman dei tempi d’oro. Ma anche questi possono essere tempi d’oro, basta volerlo! E Ronnie J lo vuole fortemente!
C’è una cosa da dire, che riguarda l’intero album: la voce di RJ non è più cristallina come anni fa, in queste canzoni ha usato quasi solo il timbro roco. Però resta sempre un grandissimo cantante, per l’interpretazione unica che riesce a dare alle canzoni!
Si parte con la title track, che inizia con un intro di tastiera tenebroso in stile BLACK SABBATH. Il pezzo vero e proprio poi inizia con una cavalcata che fa molto Heavy Metal classico! La melodia della voce è molto pesante e in stile anch’esso BLACK SABBATH. Una canzone ottima.
Spazio ora a “Along Comes a Spider”. Non male, la melodia della voce nel bel ritornello è strascicata, come se il ragno della canzone fosse un ladro nella notte.
Ecco adesso “Scream”. La canzone non ha molto da offrire, a parte un bellissimo ritornello che ci fa venire in mente le canzoni di “Holy Diver”, rasentando l’autoplagio. Ronnie James rimane sempre un mago nell’inventare melodie!
Arriva il momento di “Better in the dark”. La canzone non è male, anche se stavolta sembra proprio essere uscita dalle sessions di “Holy Diver” o “Last in Line”, dà un po’ troppo l’impressione di già sentito. Mi fermo però un attimo dallo scrivere perché Aldrich sta suonando il solo migliore di tutto l’album: potente, fantasioso, originale!
Ecco arrivare, lenta ma inarrestabile, la rocciosissima “Rock ‘n’ Roll”. A leggere il titolo mi sarei immaginato una canzoncina disimpegnata, divertente… ma RJ ci insegna che il Rock ‘n’ Roll non è solo questo! La canzone è nata dopo l’attentato alle Torri Gemelle: in quel periodo molti in America dicevano che non era giusto trasmettere canzoni aggressive o troppo tristi… Il nostro eroe allora ha voluto dire la sua, ossia: il rock ‘n’ roll è la vita stessa, parla dei sentimenti delle persone, da quelli negativi a quelli positivi, il rock’n’roll dà l’energia per andare avanti… perché censurarlo, quando è proprio in momenti come questi che abbiamo bisogno di lui?
Comunque la canzone ha ancora una volta un ritornello-killer, lento, potente, come i passi di un dinosauro. Sembra quasi che RJ abbia voluto razionare le note per rendere la canzone il più essenziale possibile, perché diventi un vero inno al Rock ‘n’ Roll, da cantare a squarciagola ai suoi concerti!
Bene, ecco “Push”. Personalmente non ho capito la scelta di questa canzone per girare il video, è una canzone carina, ma riporta un po’ troppo agli anni ’80 senza niente aggiungere. In questo album ci sono canzoni ben più belle!
Ecco “Guilty”, con un riff molto buono a sostenere il ritornello, ma non molto di più.
Spazio subito a “Throw Away Children”, canzone che RJ aveva scritto per un’iniziativa benefica in difesa dei bambini… la canzone non era stata accettata perché troppo triste, ma RJ sostiene che se si vuole sensibilizzare la gente su qualche argomento bisogna fargli vedere la faccia peggiore del problema.
Passando alla descrizione della musica, questo è il lento dell’album. Aldrich ci delzia con un solo veramente strabiliante (si capisce che sono chitarrista?) e in definitiva stavolta è la melodia della voce, anche nel ritornello a non essere particolarmente esaltante, vista la non molta originalità, mentre le ritmiche di chitarra sono veramente bellissime! Da segnalare anche il ritornello cantato assieme a un coro di bambini.
Arriva adesso la mia canzone preferita, quella che su Rock FM fanno sentire durante la classifica degli album Hard & Heavy (di cui Dio è da 3 settimane al 2° posto sotto ai W.A.S.P.), "Before the Fall". Ci si chiede: ma perché non fanno sentire invece “Push” che è la canzone di cui hanno girato il video, e che quindi dovrebbe essere considerata singolo? Be’, semplicemente perché questa avrebbe dovuto essere il singolo! Una melodia originale e coinvolgente dall’inizio alla fine che finalmente dice qualcosa di nuovo! C’è anche un bell’assolo di Hammond distorto che dà al pezzo un sapore un po’ retrò. In definitiva questa è la canzone più rock’n’roll dell’album. Bellissima!
Siamo alla fine: ecco “Cold Feet”, che inizia male. Il riff iniziale è davvero brutto! Però la canzone non è male, devo dire che mi ci è voluto un po’ a capirla: è un misto di cose che sembrano non avere molto a che fare tra di loro, soprattutto calcolando che è una canzone di Dio. Dopo il riff brutto va avanti come una classica canzone Heavy Metal da Dio dei primi tempi, ma subito s’innestano degli archi sintetizzati dall’aria ondeggiante, come se fossero suonati da un’orchestra ubriaca, mentre la melodia in certi punti ricorda vagamente la vecchia canzone della pubblicità della Coca Cola, il tutto sorretto da una ritmica di chitarra che suona uno shuffle da blues o rock and roll… canzone decisamente strana, ma alla fine devo dire che se si salta l’inizio con quell’orribile riff è decisamente piacevole!
Siamo arrivati alla fine di questo album: in definitiva devo dire pienamente promosso e ben accetto dalle nostre bocche affamate di rock’n’roll suonato e non pieno di elettronica che domani è già fuori moda (ma ve lo dico io che quando finirà la moda attuale il rock suonato tornerà a regnare!)
Joe Salty - KickStart


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RAIN
"House Of Dreams"

Kivel Records -2002

Introduco la recensione ringraziando i Rain per aver immesso negli “special thanks” la nostra fanzine e il nostro amato editore, Moreno Lissoni.
Certo, riscoprirsi “amici” di band di questo calibro, fa sempre un certo effetto. L’effetto ancor più strano è stato però riscoprire un animo ed un songwriting completamente rinnovato in Michael Bormann, leader dei JADED HEART.

Il disco dei nordici Rain si ascolta molto volentieri e passa liscio brano dopo brano, senza annoiare né stancare l’ascoltatore. I brani sono 13 e sono fortemente debitori a quanto fatto dai BON JOVI nel disco “Crush”. Le influenze della band più famosa del New Jersey ci sono eccome e, quasi ogni canzone, ne dimostra tale legame. Michael riscopre così parti melodiche e sentimentali del suo “io”, dandoci in pasto ottime songs, scritte per ammaliare quanti ancora siano debitori nei confronti del rock americano. Sonny Crow produce, mixa e scrive addirittura alcune songs.
“Make a break”, “Talking to an angel” e “Ain’t found heaven yet” si riscoprono autentiche chicche quasi estrapolate dall’album dei Bon Jovi sopraccitato, senza parlare di “Sentimental Sunday”, vero tributo al disco solista di Jon del ’97.

Insomma 13 brani ben suonati ed arrangiati, distanti anni luce da quanto fatto in precedenza da Bormann e quindi possibili “hit single” da radio. Tore Moren (chitarra), Lars Forseth (chitarre), Audun Norgaard (basso) e Peppa Bruvold (batteria - …è un uomo, nonostante il nome particolare-ndr) rappresentano tale progetto sebbene i pezzi in studio siano stati suonati da Sonny Crow (chitarre), Bjorn Boge (bs) e Carl Hovind (kb) per motivi a me sconosciuti.
Particolari i brani “Can I say if”, al limite tra i più melodici RED HOT CHILI PEPPERS e AEROSMITH (!!) e l’ultima “Soul” che sembra ripercorrere il sound scazzato, grezzo e da club di rockers dei vecchi tempi andati che mi fanno ricordare i QUIREBOYS.
La Kivel Records confeziona così un bel ritorno dietro al microfono di questo cantante tedesco che molto ha ancora da dire.
Marco Paracchini

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