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LA FAMIGLIA SUPERSTAR
'La Famiglia Superstar'
Heart of Steel Records 2010

Dopo una discreta attività live arriva anche il debutto discografico di questa all-stars band composta da Terry Ilous (Xyz) alla voce, Marco Mendoza (Whitesnake, Thin Lizzy) al basso, Atma Anur (David Bowie, Journey) alla batteria e dal chitarrista italiano Steve Saluto.
10 le canzoni che compongono il loro debut album all'insegna di un Hard Rock melodico molto bluesy, grazie all'ottimo lavoro di Saluto, chitarrista molto dotato e di Terry Ilous, un cantante che spesso viene sottovalutato ma in possesso di una voce calda e molto espressiva che ben si adatta al genere proposto.
Si parte con “Never Enough”, brano che all'impatto classico di un opener preferisce puntare subito sull'atmosfera blues con un cantato di Ilous quasi soul, alla Glenn Hughes per capirci.
E in effetti il pezzo sembra un estratto di qualche disco di Hughes da solista dell'ultimo periodo, arricchito da un solo di Saluto decisamente indovinato.
“Rain” è una delle cose migliori dell'intero lavoro, coro che ricorda le vecchie cose degli Xyz e ancora una volta un cantato molto “sentito”.
“I Miss You” è una classica ballad che conferma la bontà degli arrangiamenti che stanno dietro alla realizzazionedi questa manciata di songs, scritte da Ilous e Saluto con la collaborazione di Pat Fontaine, anche lui con trascorsi negli Xyz.
Particolarmente indovinata anche “Closer” , canzone acustica che per certi versi mi ha ricordato i Great White d'annata.
Menzione particolare poi per il classico dei Whitesnake “Here I Go Again”, qui ripoposto in una versione quasi soul, con un Terry Ilous ancora una volta da applausi.
Album interessante, magari senza picchi qualitativi, ma ben suonato e cantato da musicisti di indubbio valore.
Federico Martinelli

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CHARLOTTE
'Medusa Groove'
Eonian Records 2010

Arriva dopo 23 anni dalla loro nascita l'album d'esordio di questo quartetto losangelino che, dopo aver infiammato il Sunset Strip nel periodo d'oro dell'hair metal, debutta per l'ottima Eonian Records, etichetta attenta alle rarità rimaste nel cassetto per troppo tempo.
I Charlotte, come molti altri gruppi del genere, suonano del class-metal imbastardito con lo street rock, si parte con la title-track dove sembra di ascoltare un'outtakes degli Scream, si prosegue con "Woman Behind The Eyes" accostabile all'ominimo disco degli XYZ, mentre con "Siren" potrei "scomodare" come termine di paragone i Kik Tracee di No Rules.
In certi frangenti sbuca il nome dei Kingdom Come (o Led Zeppelin, vedete voi...), come nel caso di "Little Devils" e "Changes" o dei Great White ("All Tied Up") ed in altri si ha un'intensa sensazione di déjà vu ("Roadhouse Of Love"), ma di carne al fuoco per gli hair metaller ce ne è a iosa!
Moreno Lissoni

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LEGACY
'Legacy'
Eonian Records 2010

Se cerco la traduzione di "Legacy" le parole che escono sono: datato, antiquato ed eredità... tutte parole che si potrebbero ben associare all'album di questa band nata nella seconda metà degli anni 80.
Sonorità "datate" quindi, provenienti direttamente da quella decade, un pò "antiquate" per chi ascolta hard rock nel 2010 e che "ereditano" tutti i clichè del class metal made in USA.
A tratti forse un pò troppo heavy per i miei gusti, questo disco potra' invece trovare degli estimatori dai fan di Dokken ("It's Real", "Cross the Line", "Don't Run Away"), Stryper ("Forever In Your Arms" è quasi imbarazzante per l'assomiglianza con la band di Michael Sweet) o gruppi come Fifth Angel o Holy Soldier.
Poco altro da aggiungere, genere e sound spero di averli detti al meglio, io continuo a preferire gli originali.
Moreno Lissoni

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SNEW
'We Do What We Want'
Maman Music 2010

A due anni di distanza da Snew You, ecco tornare il four-pieces californiano con un'altra bomba per far incendiare i propri fan con il loro hard'n'roll contaminato dal sound australiano degli AC/DC, dalla ruvidezza degli ACCEPT e dalla ruffianeria dei JACKYL.
Il leader Curtis Don Vito passerà un pò come l'ennesimo clone di Bon Scott ed Udo Dirkschneider, ma anche in questo caso la legge del "già-sentito" non vale e con un significativo We Do What We Want ci fanno subito capire di che pasta sono fatti.
La title-track rutta sonorità AC/DC-iane, con la seguente "Feedback and Distortion" si ha la sensazione di voler strizzare l'occhiolino a qualcosa di più 80's oriented, mentre con "Private Stash" e "Risking My Life" mi vengono in mente il gruppo di Jesse James Dupree (la prima) e di Rob Halford (la seconda).
Da qui alle decima traccia potrei ripetere solo gli stessi aggettivi ed influenze, un lavoro che a conti fatti risulta piacevolissimo da ascoltare, ma adatto solo agli amanti dell'hard rock made in Australia!
Moreno Lissoni

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SKULL DAZE
'Skull Daze'
Street Symphonies Records 2010

Sono rimasto piacevolmente colpito dall'esordio discografico del gruppo romano (già intervistato di recente sul SLAM!), per aver realizzato un disco con tutti i crismi del caso e non da poco, il fatto di aver scritto brani interessanti nonostante si parli di un genere stra-abusato come il glam/street metal.
Nati 3 anni fa come tributo ai Murderdolls, gli Skull Daze si sono fatti le ossa nei locali della capitale fino a raggiungere il contratto con la Street Symphonies Records che ha messo sul mercato l'album, 11 tracce (contando l'intro d'apertura) dove mi sembrano un gradino sopra le altre "Nothin'", "Heartbreak City", "Turn It Down", "Heartless Love", "Dirty Girl" e "Sex Drugs And Rock n' Roll".
Se dovessi per forza dare un paio di nomi per accostare il loro sound a dei gruppi più blasonati, potrei dire Motley Crue e ci metterei anche qualche nome dall'attuale scena svedese, ma non renderei lo stesso bene l'idea, quindi date una chance ai Skull Daze ed andate ad acquistare il CD!
Moreno Lissoni

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THE DERELLAS
'Hollywood Monsters'
CrushWorld Records 2010

Mi ascolto spesso e volentieri il lavoro solista dell'ex bassista dei Vibrators, Robbie Tart, quel Rock 'n' Roll Genocide che vedeva due simpatiche versioni glam punk di "You're the One that I Want" (insieme a Beki Bondage) e di "Beth" (vi devo dire di chi sia?).
Torna ora il cantante inglese con questo nuovo progetto, che in veste di recensione è molto semplice descrivere, quasi come segnare a porta vuota viste le evidenti influenze di New York Dolls, Ramones, Damned, Dead Boys e capelli colorati vari.
Dodici tracce, tra cui la cover di "You're So Vain" di Carly Simon, ma che qui conosceranno tutti con la versione dei Faster Pussycat, dove di nuovo non c'è nulla, se non la data di pubblicazione.
Per quanto mi riguarda, si tratta di un disco da archiviare negli ascolti piacevoli, adatto solamente ai malati d'astinenza di glam punk.
Moreno Lissoni

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CARBACKFIRE
'Who Cares'
Self Produced 2009

Non conoscevo questo quintetto piemontese e devo dire che, nonostante non arrivino con il nuovo "Appetite For Destruction", sono riusciti a strapparmi un giudizio finale positivo.
Siamo di fronte ad un classico gruppo che pesca a piene mani dal repertorio ottantiano rinfrescato con qualche sonorità attuale e di scandinava provenienza, 5 tracce in bilico tra hard rock e street metal dove trova spazio anche la sempre verde "Look What The Cat Dragged In" dei Poison.
Poco da aggiungere se non attendere eventuali sviluppi discografici.
Moreno Lissoni

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WISER TIME
'Beggars And Thieves'
Wiser Time Music 2010

Mentre la band dei fratelli Robinson annuncia un'altro scioglimento, ci pensano i Wiser Time a proporre roots rock come i corvacci insegnano.
Il nome del gruppo non so sia proprio messo lì a caso (per chi non lo sapesse, i Black Crowes hanno intitolato così una canzone contenuta in Amorica... si, proprio quell'album dove si vede il costumino americano con il pelo di topa!) e Beggars And Thieves non si vergogna di assomigliargli.
Ci sono band che sono solo la copia di altri, ma i Wiser Time, anche se non inventano nulla, se in più di un occasione c'è fin troppo la sensazione di "derivazione", non riesco a non farmeli piacere, un disco piacevole in tutti i 40 minuti della sua durata, tra pezzi più southern, ballate country e caldi abbracci blues.
Moreno Lissoni

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HANDFUL OF RAIN
'Advance CD'
Demo 2009

Ho cercato un pò di informazioni su questo gruppo, ma internet non offre un granchè, anche se sono riuscito a recuperare la loro biografia sulla pagina di Myspace, dove riporta che la band spagnola è nata nel 2005 dall'essenza della musica di Bon Jovi, Skid Row, Mr. Big e Guns N Roses. L'anno successivo sono volati in California a mixare le tracce da Wyn Davis e dopo l'uscita del primo EP hanno avuto l'opportunità di aprire gli show per SEBASTIAN BACH, U.D.O, GREAT WHITE, HOUSE OF LORDS, TESLA, BONFIRE, Y&T (Yesterday & Today), LOS DRAGONS, BIG NOIZE, OVER THE RAINBOW. Non manca la loro presenza in diversi festival iberici, fino a quando, nel 2009 si sono rinchiusi in studio per dare vita a quello che ora sta girando nel mio stereo, un demo di 4 tracce inedite più "Rocking In The Free World" di Neil Young.

Lo so che 4 brani alla fine sono poco per dare un giudizio completo ad un gruppo, ma al sottoscritto lo yankee class-rock degli Handful Of Rain è piaciuto molto, grazie alla loro capacità di scrivere brani dalle ottime melodie e grazie anche alla voce di Jaime Moreno che da quel valore aggiunto a brani come "Hit&Scream" o "All The Pieces".
Questo disco poteva tranquillamente uscire 20 anni fa, si sarebbe sposato alla perfezione con il resto delle produzioni uscite all'epoca, una band da tenere d'occhio e che in proiezione futura potrebbe dire qualcosa di interessante nell'Aor Heaven.
Moreno Lissoni

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THE LEECHES
'Get Serious'
Tre Accordi Records 2010

Questo terzo lavoro in studio dei The Leeches sancisce definitivamente il loro ingresso nel novero delle migliori Punk band della penisola, ed il titolo “Get Serious” si dimostra essere un’autentica dichiarazione d’intenti, qui si fa davvero sul serio a tutti i livelli. La crescita rispetto ai due lavori precedenti è tangibile e sostanziosa, il tiro dei brani è altissimo, compattezza del suono ed esecuzione sono invidiabili ma, soprattutto, ci sono le canzoni, cosa non sempre scontata per il genere proposto.

“No Frills”, direbbero oltremanica, niente fronzoli in questo album, solo del vecchio, caro e (in)sano Punk’n’Roll sparato a mille, senza inflessioni particolari o concessioni a sottogeneri più o meno conosciuti, pura e semplice “kick your ass attitude”!! I brani, pur picchiando duro e travolgendo come un treno in corsa, sono ben composti e strutturati, con linee melodiche di ottima presa, immediati e concisi (Ramones docet). Posso indicare tra le mie preferite l’iniziale “War Against Myself”, “Dream Warriors”, “Dead Bodies” e “Let The Right One In” (quest’ultima in particolare mi ricorda alcune cose dei grandi Thee STP), ma ritengo puramente accademico e soggettivo fare dei distinguo, perché il livello qualitativo rimane costante ed elevato per tutta la durata dell’album. Se non siete dei fighetti irrimediabilmente corrotti da hairspray e rossetto, è decisamente una bella botta di vita!
Gaetano Fezza

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OLD'S MAN CELLAR
'Wine & Swine'
Musicology 2009

Sono sensazioni contrastanti quelle che mi rimangono dopo aver ascoltato Wine & Swine, prima release del gruppo modenese fondato da Freddy Veratti (Blackage, Fango, Neronova) e da Ricky DC (Ex-Lost Breed).
Se da una parte apprezzo gli ottimi spunti del class-rock americano di "Amber Lights", della power ballad "Knees On The Straw", dell'acustica "A Beer To Say Goodbye" e della melodica "Soul Exercise", al contrario, non mi fa impazzire la resa sonora finale del disco e l'ugola di Ricky DC quando "strozza" troppo la voce e la porta su tonalità alte, preferendolo nella versione più "intimista".

Luci ed ombre quindi per gli Old Man's Cellar, un disco non trascendentale, ma comunque meritevole di un ascolto per coloro i quali sono alla ricerca di un'hard rock a stelle e strisce legeto a certi clichés... per chi insomma è cresciuto con gli album di Skid Row, Mr. Big e Bon Jovi.
Moreno Lissoni

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NEWMAN
'The art of balance'
Chrome dome music- 2010

Ogni nuovo disco di Steve Newman costituisce un sicuro apporto al patrimonio globale della musica di qualità. Dopo l’ultima raccolta “Decade”, intesa a suggellare una lusinghiera carriera decennale, pur offrendo tante chicche ad impreziosire un già sontuoso best of, questo “The art of balance” si presenta con tutta l’aria di voler costituire un punto di avvio per l’artista britannico verso nuove direzioni. Anche la presenza, nella foto di retrocopertina, di una band vera e propria, lascia presagire una radicale innovazione rispetto alle consuetudini di polistrumentista cui Steve si è dimostrato sinora fortemente attaccato.

L’opener “Hero to zero” denota un approccio musicale diverso rispetto al passato, con una soglia leggermente più heavy ma con un songwriting forse meno memorabile rispetto agli atti introduttivi dei dischi precedenti. Nel complesso tuttavia il marchio sonoro rimane sostanzialmente invariato, nella sua inconfondibile atmosfera generata da una voce calda e possente, da una produzione superlativa che enfatizza i bassi, avvolgendo l’ascoltatore attraverso le spire di trame musicali al tempo stesso grintose, ma ricche di sfaccettature ed estremamente raffinate. Il competente guitarwork di  Steve sa dare giusta dignità alla ritmica, riuscendo a renderla avvincente tanto quanto gli assoli.Con l’avvicendarsi dei brani, questa sensazione di continuità col passato tende a rafforzarsi,  fino a diventare certezza una volta letta la pagina dei credits: in realtà il lavoro in studio è, come in passato, integralmente opera di Steve, eccezion fatta per la batteria, affidata al consueto Rob McEwan, e per qualche rinforzo qua e là nei backing vocals attraverso l’apporto di ospiti.

Lo stesso approccio più heavy comincia a stemperarsi dopo il terzo brano, per riportare le coordinate musicali sul corposo ed elaborato hard rock melodico a cui Steve ci ha abituati. La classe è intatta ed il disco offre spunti superbi, in particolare in brani come “The miracle”, “Stay with me”, “Break in again” e la unica semi-ballad “Forever”. In definitiva, la presentazione pubblica della band  di supporto per le esibizioni dal vivo testimonia la volontà e la disponibilità di Steve di estendere la propria attività anche alla dimensione live, ma nella sostanza questo disco impreziosisce ulteriormente il già nutrito repertorio di Steve Newman di una ulteriore dozzina di canzoni di indubbio spessore artistico.L’ennesima brillante pubblicazione di un artista il cui estro creativo sembra davvero inesauribile…
ALessandro Lilli

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FAZ WALTZ
'Faz Waltz'
Tre Accordi Records 2010

Certo che la vita è sempre piena di sorprese, tanto che a 40 anni suonati e con oltre 25 anni di rock’n’roll alle spalle, credo di poter affermare oltre ogni ragionevole dubbio che, per la prima volta, mi trovo tra le mani un album Italiano così puramente, smaccatamente, iperbolicamente G-L-A-M Rock!! Calma, calma… sono perfettamente consapevole che, se non proprio abusato, anche a queste latitudini il termine “Glam” subisce costantemente “usi impropri”, provocandomi spesso urticamenti in zone fin troppo delicate, ma non stavolta, ca**o!! Questi ragazzi sono la quintessenza del British Glam dei 70’s, chiaramente trasportato ai giorni nostri con mestiere ed immensa (immensa!) bravura, con suoni “contemporanei” ed un’atmosfera che mi ricorda una misconosciuta gemma degli anni 90: Silverstar & the Jukebox Angels.

Tra le due band noto però una sostanziale differenza, laddove infatti gli americani rimanevano inesorabilmente ancorati al modello “Bolan-esque”, i nostri spaziano alla grande all’interno del “movimento ispiratore”, con piglio autorevole e navigata esperienza. Si inizia con la dinamica “Big Mouth”, dominata da un rock’n’roll rifferama che richiama sguaiatamente il retaggio dei mai troppo osannati Silverhead, classe pura! Ci tengo a precisare che l’impatto di questo primo brano è riuscito a farmi “rizzare il pelo”…non so se mi spiego….con queste premesse tendo l’orecchio ed inarco il sopracciglio impaziente per il seguito! Pronti via, parte “Hello Mister” che di colpo mi catapulta tra le atmosfere di Wizzards “Brew”…mica cazzi… i ragazzi se ne intendono! Ok, a questo punto sono “quasi commosso”….che combineranno mai con la terza “Kingdom of My Dreams”? Due (dico due!!) note e …wham baaam thank’ya glaaaam… roba così la scrivevano solo gli Sparks più ispirati, quelli tra “Kimono My House” e “Propaganda” per intenderci, per la cronaca due tra i miei album preferiti di sempre! Potrei piangere… per “Best Thing In History”, “Midnight Bar” e soprattutto “Diamond Dust” è necessario scomodare sua maestà Marc Bolan. Con “Toy Theatre” si respira aria di malinconica decadenza …Jobriath approverebbe...
Rimaniamo in territori americani con “Little Girl Star” e “Never Stop”, sospese da qualche parte tra Dolls ed Another Pretty Face, mentre “Strong As I’m Tough” è un brano tosto, degno dei migliori Kiss dei 70’s ma con una “fisicità” più marcata, oserei dire “Iguanesca”. “No Fun In Love” torna ad esplorare territori cari ai fratelli Mael, mentre la conclusiva ballad “Take Me Back” ci porta dritti alla corte della Regina dei primi, indimenticabili, 3 album… Signore e Signori, non posso che riassumere in una parola: Chapeau!!
Gaetano Fezza

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THE WANKERSS
'Tales For A Sweet Demise'
Jetglow Recordings 2010

Ho conosciuto questo gruppo grazie alla presenza di GG Rock dei Baby Ruth nelle sue fila, una band che suona molto più punk e che giunge al debutto sulla lunga distanza con Tales For A Sweet Demise, dopo la pubblicazione del demo-cd …Still Waiting For The Extinction nel 2005 e del singolo Lullaby for Annihilation nel 2008.
Non aspettatevi di canticchiarvi una nuova "Honey" o "Rock Me On", i The Wankerss sono decisamente più "arrabbiati" e gia' con "Already Gone" ce se ne rende conto e anche se la chitarra "Stuck (Just to See You Go)" ci ricorda un po' i Backyard Babies, il resto dell'album e' molto più tirato ed ha forse il difetto di essere un po' troppo omogeneo, dove mancano a mio avviso proprio quelle melodie che che ti rimbalzano nella testa.
Non approcciativi a questo disco pensando ai Baby Ruth, ma pensando solo ad un buon cazzuto album rock... io nel mentre aspetto impaziente un nuovo disco della band originale di GG in formazione originale.
Moreno Lissoni

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JOHN DOE
'Sin Symphony'
Self Poduced 2009

"Sound strappapelle e divertente, arricchito da un tocco elettronico; perchè il Rock non muore, cambia. Il messaggio è uno ed è per tutti: Libertà e Movimento. Non importa se sei giovane o vecchio, fuori di testa o "Very Normal People": se hai bisogno di una scarica di adrenalina i John Doe sputeranno l'anima anche per te"!
Ecco come si presentano al pubblico i bergamaschi John Doe, visti in apertura ai Junkyard/House Of Lords al See You In Heaven Fest dello scorso anno ed e' proprio in quell'occasione che ne sono rimasto colpito per la loro attitudine punk/metallara e per la loro originalita' (basta con i cloni di Guns N' Roses o Motley Crue!!).
E' anche vero che non sono i Dream Theater - questo e' da considerarsi un pro - ma sta di fatto che tra le numerose "nuove proposte" che mi capita di sentire o vedere, loro sono tra quelli che mi sono rimasti in mente.
Siamo soltanto agli inizi però, c'è da lavorare e da migliorare, ma il loro cocktail di Avenged Sevenfold, Mötley Crüe e Andrew WK, risulta piacevole, cosi' come tracce tipo "Sclero", "Piano, Ink & A Dead Friend", "Little Girl Adventure" (qui presente anche con il cantato in italiano).
Aspettiamo fiduciosi nuovi sviluppi...
Moreno Lissoni

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POLLUTION
'Strange Attractors'
Self Poduced 2010

Ci ho messo un po' a ritrovare questo CD nel marasma di colonne e pacchetti, un po' perche' un CD-R privo di copertina, un po' perche' e' arrivato nel bel mezzo di un trasloco, ma alla fine, eccolo qui che gira nel mio stereo.
Inanzitutto chi sono i Pollution? Sono 5 rocker provenienti da Perugia attivi da diversi anni e gia' con un buon bagaglio di concerti live alle spalle (Hardcore Superstar, Babylon Bombs, White Lion, M.ill.ion, Jeff Scott Soto, ecc.), che dopo 2 demo autoprodotti e un Ep sono arrivati al fantomatico esordio sulla lunga distanza.
Che dire invece di Strange Attractors invece? E' un disco che potra' regalare delle soddisfazioni a chi ascolta sleaze metal, ammetto che a volte la vena "metallara" di questo disco va un po' contro i miei gusti, allo stesso modo i pezzi troppo "urlati" da Francesco Rolla non mi fanno impazzire, intendiamoci, non che canti male eh, ma solo questioni di gusti... al contrario trovo una solida sezione ritmica e dei buoni soli di chitarra.
Il songwriting non è ancora cosi' maturo ed interessante ma i Pollution sono partiti con il piede giusto e hanno dalla loro parte sia il tempo che la tecnica, consigliato quindi un ascolto agli amanti di queste sonorita', in particolar modo ai fan dei Guns N' Roses piu' "class metal".
Moreno Lissoni

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MARYLEBONE
'Invisible Algorithm'
7digital (2008)

Non proprio affini all'utenza di SLAM! come sonorità, i Marylebone non so a quanti potranno piacere ai normali frequentatori del sito, abituati a spandex e stivali da cowboy. A chi invece ha una visione piu' ampia del panorama rock, consiglio di prestare attenzione a questo gruppo di Roma che ha esordito nel 2003 con il CD dal titolo "Aut-automatico" e che qui ci presenta il loro secondo lavoro, "Invisible algorithm".
Dall'esordio, c'è subito un cambio importante, si passa dal cantato in italiano a quello in inglese, mentre a livello di sound si potrebbe parlare di un'alternative rock dalle venature psichedeliche, un disco che forse non cambiera' la storia del rock, ma molte soluzioni sono ben ricercate e realizzate.
Invisible Algorithm ha bisogno di orecchie ben aperte, al contrario, i talebani dell'hair metal ci dovranno stare alla larga.
Moreno Lissoni

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RATT
'Infestation'
Roadrunner Records 2010

I Ratt ritornano e questa volta lo fanno sul serio. Dopo 10 anni dalla reunion molto criticata esce Infestation con l'aggiunta alla formazione dell'ex Quite Riot Carlos Cavazo che fa coppia con Warren De Martini alle chitarre.
Infestation e' carico, scuro, potente e fa traspirare la voglia dei Ratt di rimettersi in gioco, quella fame che hanno le band all'esordio e che si puo' trovare nello specifico in  album quali Out Of Cellar, Invasion of You Privacy e Dancin' Undercover.
Pearcy ritrova la sua voce, di nuovo tagliente e maledettamente originale che rappresenta la forza della vecchia generazione, la volonta'  di rivincita e il desiderio di un ritorno alla luce di una scena losangelina al di fuori delle tendenze  e delle mode assolutamente estranee ad Infestation dove invece si ha un ritorno alle origini del gruppo, a canzoni con riff di presa e pacca immediata, cori aggressivi, sezione ritimica incalzante e potente.
Infestation e' certamente il migliore risultato tra le "reunion" di band che possono, meritatamente, arrogarsi il titolo di pionieri di una particolare scena rock che vista oggi sembra assai lontana ma che dopo l'ascolto sembra invece molto, molto vicina.
Mauro Guarnieri

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ON-OFF
'Ribcrasher'
Steamroller Records 2010

Chi segue gli AC/DC e abita in Lombardia, avrà sicuramente avuto occasione di vederli dal vivo, perchè prima di arrivare al debutto discografico, gli ON-OFF erano una delle migliori tribute band del gruppo australiano.
Capitanati da Matteo Vago (voce e chitarra) e coadiuvato da Fabio Lazzarin al basso, Samuele Squaiella alla batteria e Davide Battistella alla chitarra, hanno composto questo Ribcrasher che manco a dirlo, risente delle influenze della band di Angus Young.
Come gli Airbourne, anche gli ON-OFF non hanno alcuna intenzione di inventare nulla o di uscire da certi schemi e, sempre come gli Airbourne, gli ON-OFF continuano a macinare riff, martellare sulla sezione ritmica e farci sculettare con del semplice e diretto rock and roll.
Dieci composizioni, tutte di buon livello e non importa se a volte sembrano troppo gli AC/DC, a noi il rock and roll piace così! Se una volta i "derivati" si chiamavano Kix, Rhino Bucket, Dirty Looks, Johnny Crash o Nevada Beach, ora possiamo inserirci oltre ai già citati Airbourne, anche i "nostri" ON-OFF!
Moreno Lissoni

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JAR OF BONES
'A Red Stain'
Red Pony 2010

Motorhead, Guns and Roses... ho letto diversi nomi in giro a cui sono stati paragonati i Jar Of Bones, ok che è "rock and roll", ma ascoltando A Red Stain non ci trovo molto della band di Lemmy o Axl, perchè il gruppo di Udine suona del più classico grunge anni 90, strizzando l'occhio a gruppi più attuali, quali possono essere Alter Bridge o Papa Roach, i vari "derivati" dai vari Alice In Chains, Pearl Jam o Stone Temple Pilots.
Tutti i pezzi di A Red Stain sono ben congegnati anche se non ci sono momenti per i quali strapparsi i capelli (che non ho), ma il livello di attenzione dell'ascoltatore rimane alto grazie a ritmiche possenti e alla ruvida prestazione vocale di Nicola Sartor.
Canzoni come “Faith” o “My Magdalene” rappresentano un buon viatico per la band, la quale ha ancora strada davanti a sé, ma quantomeno mi sento di poter tranquillamente affermare che sono sulla strada giusta... un bel 7 non gli lo leverebbe nessuno!
Moreno Lissoni

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PARTY TONIGHT
'Rock 'N' Roll For The Masses'
Red Pony 2010

Positiva, anche se non brillante la prova dei milanesi Party Tonight con il loro... "party" rock che graffia con chitarre alla Guns e con un'inconsueta - per il genere - scelta nella doppia voce, maschile e femminile di Chris Dandy e Michelle.
Le tracce proposte in Rock 'N' Roll For The Masses si adattano a strutture ripetute e dirette con un sound che punta sull’impatto e sul groove, buone scelte che non sempre vanno a buon fine perchè a volte sembrano un pò ripetitivi e manca quella spinta necessaria, quel lampo di genio, che li permetta di non finire nel calderone nella marea di gruppi rock italiani.
Come ho già detto, trovo originale il doppio cantato, consiglierei al gruppo di osare un pò di più e lasciarsi alle spalle certi clichè.
Moreno Lissoni

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