Ritornano i Waste Pipes, band piemontese ormai veterana dell’underground tricolore, insieme dal 2003. “Fake Mistake” è il loro terzo album che è la summa di tutte le esperienze maturate dal quintetto in questi 13 anni di storia.
Dopo una vita nei club, migliaia di ore al volante di un furgoncino in giro a suonare e gigs in compagnia dei più svariati act nostrani e internazionali del calibro di Elio E Le Storie Tese, D-A-D, Meganoidi, Perturbazione, Thunder Express (ex The Hellacopters), Adam Bomb tra i tanti… la band di Rivoli ha lasciato passare ben sei anni dall’ultimo album “Make a Move” ormai del 2010 e questo nuovo album è il vaso di Pandora di tutto quello che il singer Chris, i chitarristi Guarro e Kina e la sezione ritmica di Lava e Boe hanno incamerato a suonare e provare in tutti questi anni passati insieme. Tutte le influenze, i gusti… tutto il loro background, il loro bagaglio personale è finito dentro a “Fake Mistake” facendolo diventare un album eterogeneo e fuori dalle facili classificazioni: c’è di tutto un po’ tra le nove tracce di questo dischetto che si lascia catturare, non al primo ascolto, per poi rimanere e deliziare l’ascoltatore con più di una canzone veramente valida.
C’è l’amore per l’hard classico, per lo sleaze dei bei tempi andati ma anche per lo Scan rock, per i Wildhearts e la scrittura obliqua di Ginger, per i Manic Street Preachers ma anche per tutta la scena indie inglese del nuovo millennio, un paio di manciate di Foo Fighters e tanta ma tanta altra carne al fuoco. Tutto questo ben di dio sfocia già nell’apertura diretta di “Headstrong” per poi esplodere in uno degli highlights più splendenti di questo album, ovvero la super “catchy” “Fire Below” con un chorus veramente trascinante. Altro grandissimo ritornello in “Stay The Night” dove i Waste Pipes confermano la loro bravura nel trovare la melodia giusta e trascinante al momento giusto.
Linee di basso pompate, ritmiche da discoteca e un mood che ricorda certo indie americano di inizio millennio… “The Loser Song“, “Chaos” ed un altro gran pezzo che è “For All The Time We Waste” il quale racchiude tutti i trucchi della band torinese… tutta la mercanzia fa bella mostra nei suoi due minuti e mezzo: vero manifesto sonoro multiforme dove le influenze tipicamente anni novanta impattano nelle sonorità seventees quasi “classic rock”. Dopo la discreta “Not Enough” viene fuori tutto l’amore per il funk con “Little Devils Scratched My Ears“, canzone carica di frizzante energia e sano divertimento che continua a confluire nella conclusiva “Bad Growing” che inizia calma per poi esplodere in un mood ritmato che ricorda i migliori Kasabian o Franz Ferdinand… peccato che si trascina troppo per le lunghe…
Un disco con molteplici sonorità dove la band torinese cerca un suo sentiero personale ben preciso: ci riesce confezionando un buon album di hard rock moderno con svariate frecce appuntite nella propria faretra pronte per essere scoccate… bravi! …falso errore? …un errore sarebbe non dargli una possibilità!
Self Produced 2016
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MATTEO TREVISINI