“Victory or Death”: i Guns N’ Roses e il suono di ‘Appetite For Destruction’

Victory or Death
Appetite For Destruction è, nella realtà, uno degli album più oscuri e decadenti della storia, poiché in esso vi è tutta la verità della sofferenza.

Appetite For Destruction è, ad oggi, uno degli album più popolari della storia della discografia mondiale. Eppure, nonostante le sue quasi trenta milioni di copie vendute resta, per molti versi, un disco per intenditori. Non tutti coloro che lo hanno acquistato nel corso di questi ultimi trent’anni – a prescindere dal formato, sia esso nastro, vinile o cd – hanno avuto altresì interesse ad approfondirne l’essenza o a indagarne i retroscena. L’attrattiva da parte del grande pubblico, o perlomeno di una parte di esso, può essere certamente riconducibile all’efficacia di un singolo come “Sweet Child O’ Mine”, traccia che peraltro rappresenta, da un punto di vista puramente compositivo, uno dei momenti più intricati di tutto il materiale del disco che la contiene. Gli elementi che rendono immenso Appetite For Destruction sono tanti, ma quel che è certo è che i suoi contenuti non sono riconducibili a un’idea di felicità spensierata o di serenità.

Appetite For Destruction è, nella realtà, uno degli album più oscuri e decadenti della storia, poiché in esso vi è tutta la verità della sofferenza.
C’è chi si domanda come abbia fatto un disco così ruvido, grezzo, pesante, sguaiato, dove nulla sa di precostruito, con liriche dai contenuti gergali e ricolme di fuck, relate a storie di dipendenza da droghe, malesseri e vite arrischiate, ad avere avuto un appeal di tali proporzioni sulle generazioni degli ultimi trent’anni. La risposta sta proprio negli elementi di cui sopra,
ovvero nella sua la completezza contenutistica, e il vero fan, colui che di Appetite ne ha fatto un vero e proprio culto, è senz’altro in grado di comprendere appieno quanto quest’opera odori di puro realismo. Basterebbe soffermarsi sulla ferocia di quel cantato primigenio e fuori dagli schemi, che non ha mai trovato eguali nella storia. In tutto questo, e in molto altro, è pertanto racchiuso il senso dell’importanza funesta di questo disco.

“Perfetto”, per quanto semplice, è senz’altro l’aggettivo migliore per descrivere i cinquantaquattro minuti che concepiscono questo mostro sonoro. Di filler, quei riempitivi presenti in decine di miriadi di album – verrebbero in mente, a questo proposito, band come i Rolling Stones o gli U2 – certamente qui non ne sentiamo. Ogni brano è collocato al punto giusto e ha un suo preciso valore. Tutti e dodici vanno introiettati senza distinzione, a prescindere dalle preferenze personali (da qualche parte del globo, per quanto possa sembrare assurdo, ci sarà senz’altro qualcuno che preferirà una canzone apparentemente minore come “Anything Goes” a una “Paradise City”).

Su un piano prettamente storico, sarebbe giusto affermare che l’importanza di Appetite For Destruction è pari a quella di monumenti del rock quali Dark Side Of The Moon, Sticky Fingers, Led Zeppelin IV, Van Halen I e via discorrendo, perché proprio come questi grandi capolavori esso non suonerà mai datato, essendo un album in grado di trascendere il tempo; anzi, a voler essere più precisi è un album decisamente fuori dal tempo.

In Victory or Death – I Guns N’ Roses e il suono di Appetite For Destruction verranno pertanto presi in esame:
– I vari cambi di line-up che hanno portato alla formazione dei Guns N’ Roses per come li conosciamo.
– Il background culturale di Appetite For Destruction e la scena di Los Angeles.
– La figura di Tracii Guns, cui si deve il “Guns” del nome Guns N’ Roses.
– L’aspetto tecnico della registrazione di Appetite For Destruction; il missaggio, la gestione del suono e del personale più un’analisi dei brani, e da un punto di vista compositivo e sotto l’aspetto delle liriche.
– I profili dei cinque membri e in particolare le figure di Izzy Stradlin e di Steven Adler e la loro importanza musicale rispetto allo stile dei Guns N’ Roses.
– La copertina censurata (con vari e dettagliati approfondimenti in merito alla stessa) e la censura americana nell’ambito musicale.
– I contenuti dei videoclip ascrivibili al periodo di Appetite.

Oltre a tutto questo, il libro contiene una guida ai 20 dischi ideali post-Appetite scelti accuratamente dall’autore stesso.
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Cenni sull’autore:
Simöne Gall è nato e cresciuto a Torino nel novembre del 1979; è contributor per siti quali zero.eu, nocturno.it ed ereticamente.net

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