A distanza di quattro anni dall’esordio autoprodotto, freschi di contratto per l’attivissima label bresciana Street Symphonies, tornano alla carica i bergamaschi Television 60’s con una formazione rinnovata (il trio ha reclutato in pianta stabile un secondo chitarrista, Mark) ed otto brani nuovi di zecca.
Il sound è nettamente migliorato e più corposo (non a caso le tracce migliori del primo CD vedevano come special guest Lucky Chiva, chitarrista dei Jolly Power), il grezzo ma efficace garage punk che permeava l’esordio si evolve in un più elaborato sleaze rock di matrice scandinava, comunque aggressivo e senza fronzoli. I brani sono arrangiati bene e, pur difettando della freschezza e della spontaneità che differenziavano il primo lavoro dal mare magnum dei vari Backyard Babies ed Hellacopters, sono suonati con grinta ed attitudine.
Una volta terminato l’ascolto però qualcosa non mi convince, le linee vocali risultano prive di ‘trademark’ e forse in alcuni passaggi andrebbero arrangiate meglio, inoltre la produzione potente e pulita si rivela un’arma a doppio taglio, rende il suono pieno ed incisivo ma evidenzia alcune imperfezioni di pronuncia che nel primo lavoro passavano sottobanco.
L’opener ‘Bad Behaviours’ è emblematica di queste mie perplessità, ha un bel riff ed un gran tiro ma le strofe sono prive di appeal, quasi stridenti con l’accattivante refrain, la stessa sensazione aleggia anche in alcuni dei brani successivi. Non mancano spunti interessanti come la punkeggiante ‘Sex Circus’, che richiama le atmosfere del primo album, ‘Seek Salvation, Find Damnation’ e ‘Messaline’, brani che possiedono una certa personalità, ma i ragazzi hanno una buona esperienza e grandi potenzialità, possono (e devono) fare di più per mantenere visibilità in questo genere ormai inflazionato. Ad Maiora.