Ritorno sulle scene dopo tre anni di attesa (il precedente è il debutto “Milions Of Burning Flames”) per i milanesi Sixty Miles Ahead, forti di un nuovo contratto con la label americana Eclipse Records.
Protagonista di una promozione a tappeto sui media di settore, questo “Insanity” risulta curato e rifinito sotto ogni punta di vista a cominciare dalla bella copertina. Ottima la produzione, pulita e secca, che evidenzia le ritmiche heavy della band lombarda che si propone con un hard rock moderno, impastato con l’alternative metal, ma avendo però un occhio di riguardo nei confronti della melodia tipica degli anni ottanta. Il risultato finale è positivo poiché i Sixty Miles Ahead riescono nell’intento di confezionare un disco convincente e gradevole pur avendo ancora limiti dal punto di vista della personalità. Il drummer Luca Caserini e la new entry al basso Francesco Li Donni picchiano compatti mancando a tratti di fantasia negli arrangiamenti ma fornendo sempre una sezione ritmica squassante. Ottima l’estensione della voce del singer Sandro Casali ed una menzione speciale per il chitarrista Fulvio Carlini.
Splendido inizio con la moderna “Lost In My Mind” e con il singolo “Every Time I Try”…
la band meneghina traccia le linea guida dell’album mescolando tecnica, cambi di tempo e ritmiche tipicamente heavy metal con una ricerca della melodia cadenzata – tipica dell’hard americano del nuovo millennio, figlio dell’imbastardimento con il grunge ed il post rock degli anni novanta. L’album scorre liscio senza nessuna sbandata ma da segnalare sono di sicuro la title track “Insanity” e la bella “Dead Space”.
Verso la fine del disco, con la ballad “No One Else”, i Sixty Miles Ahead prendono respiro restando sempre ancorati con le unghie e con i denti su atmosfere cupe come se da un momento all’altro la band aspettasse un bel carico di pioggia purificatrice…
Si chiude con la cavalcata a briglie sciolte di “Absence of Light” ed i chiaroscuri di “Used to Believe”.
“Insanity” è un lavoro fatto come si deve soprattutto in fase di produzione e che possiede sicuramente alcune frecce appuntite al suo arco nonostante qualche passaggio risulti calligrafico ed il senso di deja-vù faccia capolino in alcune melodie ma il sentiero intrapreso è quello giusto.
Eclipse Records 2016
MATTEO TREVISINI