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Gaetano Fezza

Poco conosciuto in Italia ma sulle scene da oltre trent’anni, leader dei leggendari Thundertrain e carismatico singer del Joe Perry Project nell’album “Once a Rocker, Always a Rocker”, Slam! è orgogliosa di presentarvi in esclusiva la prima intervista Italiana a mr. “Cowboy” Mach Bell!! Fuoco alle polveri...

Innanzi tutto la più ovvia delle domande: quando e come si sono formati i THUNDERTRAIN, quali le influenze principali dei membri della band?
Abbiamo messo insieme la band nel lontano 1974, in Agosto. Bobby Edwards alla batteria, Ric Provost al basso, suo fratello Cool Gene Provost alla chitarra ed io alla voce, tutti innamorati del suono e dell’immagine eccessiva di glam bands Inglesi come Slade e Mott The Hoople. Steven Silva si unì a noi poco dopo alla chitarra solista, iniettando nel sound con la sua graffiante bottleneck guitar l’energia del puro rock’n’roll Americano.

I THUNDERTRAIN on stage, qualcosa di simile ad una “furia della natura” con adrenalina a mille soprattutto grazie alle tue performances, puoi descrivere cosa provavi quando eri davanti all’audience?
I Thundertrain hanno sempre cercato di suscitare grande scalpore, dovunque ed in qualsiasi occasione suonassero. Abbiamo spronato molti ragazzi a fondare bands proprie e ne abbiamo anche costretti tanti altri a fuggire dai locali tappandosi le orecchie. La nostra “missione” notturna on stage era di sbaragliare la concorrenza, e di farlo “col botto”. Ci vestivamo e comportavamo in modo oltraggioso e suonavamo a volumi veramente alti. Il ritmo era fottutamente veloce e non ce ne fregava un cazzo di cosa dicevano i critici. Eravamo sempre attorniati da pollastre e irsuti teenagers, gli stessi casinisti che più avanti (dopo il 1977) si sarebbero chiamati ‘punks’. Ai nostri shows si accodavano persino gangs di motociclisti fuorilegge e un mucchio di musicisti. On stage eravamo come un onda d’alta marea piena di energia che non poteva essere fermata, stare sul palco ci dava un grosso feeling, era come una potente droga.

La scena a Boston era particolarmente florida nei 70’s, secondo me non aveva nulla da invidiare a New York, cosa rendeva speciale Boston rispetto a tante altre città, da cosa nasceva questa “magia”?
Il Boston sound è più facile “sentirlo dentro” che spiegarlo a parole. Penso sia più facile spiegare la differenza fra il sound della east coast (New York) e la west coast (L.A.), ma anche nella east coast tra Boston e New York ci sono molto differenze. Boston è la città dei diseredati, siamo abituati a perdere, la squadra di baseball dei Red Sox non ha mai vinto il campionato e le nostre migliori rock bands spesso sono passate inosservate dal resto del mondo. Di contro, a sole 250 miglia ad ovest la squadra dei NY Yankees spacca il culo a tutti e ci sono gli uffici delle Majors discografiche, così le vite dei procuratori e dei giovani musicisti si incrociano facilmente. New York è una città molto ricca, centro del grande business, penso che il sound di Boston sia più caldo, con più cuore ed anima.

Uno dei locali più famosi era il Rat, ed il doppio album “Live at the Rat” da una buona panoramica di com’era il periodo. Com’erano i rapporti tra le varie bands dell’area, dall’esterno sembra ci fosse una specie di “fratellanza” e spirito di collaborazione, è un’impressione corretta?
Si, è vero. Questo spirito di fratellanza nei 70’s rese la scena di Boston molto divertente, quando non suonavamo uscivamo a supportare gli shows delle altre bands. Io mi mescolavo ai fans e ballavo divertendomi un casino alle gigs dei miei “concorrenti”. Bands come i DMZ o i Fox Pass mi chiamavano on stage per cantare con loro. Ai nostri shows chiamavamo a nostra volta amici come Willie Loco Alexander, Mono Man (DMZ), Barb Kitson o Johnny Angel (Thrills) sul palco. La compilation “Live at the Rat” cementò questi rapporti, tutte e 10 le bands viaggiarono insieme a New York per una settimana di shows al CBGB’s nel 1977 e tutti continuammo ad essere scritturati insieme per anni a seguire. Era un grande party tutte le notti.

La vostra ascesa è coincisa con l’esplosione del Punk, ma voi eravate una Kickin’ass Rock’n’Roll band con influenze Glam Rock e Stones e chitarre molto Hard e blueseggianti, la cosa vi ha creato problemi? Che tipo di audience frequentava i vostri shows?
Giusta osservazione Gaetano. I Thundertrain non sono mai stati realmente una Punk band, il nostro “underground” rock, veloce e trascinato dalla chitarra solista si intersecò con l’esplosione del Punk e noi ci trovammo inclusi nel movimento... ma i Thundertrain erano, e continuano ad essere, solamente una gang di ribelli rock’n’rollers. C’era stata i effetti una precursoria scena “punk” Americana intorno al 1966, c’erano bands come i Music Machine, Count Five e Seeds, riscoperte da compilations come “Nuggets”. Queste bands erano più vicine al Thundertrain sound. Termini come “punk” o “metal” sono merda, la gente ti supporta se la musica è buona, noi abbiamo suonato moltissimo con eroi del “punk” come i Dictators, David Johansen, Alex Chilton, Fleshtones, Mink de Ville ed i Dead Boys ad abbiamo sempre gremito ogni club.

Vivi ancora a Boston e frequenti ancora i personaggi di quell’epoca? Capita mai di avere delle Jam dal vivo con gente come Willie Loco Alexander o altri?
Si, vivo ancora nell’area di Boston, la scorsa settimana ho fatto visita a Willie Loco a casa sua nel porto di Gloucester. Willie mi ha suonato alcuni pezzi che usciranno tra poco sull’ultimo album della “Willie Loco Alexander and the Boom Boom Band”. Sono rimasto stregato nel sentire la band suonare fresca come 25 anni fa, l’album è prodotto da David Minehan dei The Neighborhoods. La scorsa estate ho cantato al Regent Theatre, appena fuori Boston, ad un incredibile “Live at the Rat” reunion concert con Willie Loco, Real Kids, DMZ ed Unnatural Axe. Io ho cantato con i “Rat All-Stars” insieme a Asa Brebner (Mickey Clean & the Mezz) e Billy Loosigian (Boom Boom Band) alle chitarre, e Carl Biancucci (Classic Ruins e Kenne Highland) al basso e la serata è stata un grosso successo. Lo stesso promoter (The Boston Rock and Roll Hall of Fame & Museum ) sta organizzando un altro “Rat Bands Show” al club Paradise di Boston il 14 Luglio 2004. Stavolta ci saranno i Thundertrain con i leggendari Reddy Teddy e Fox Pass riuniti per la prima volta.

Perchè il vostro disco (come quello dei REDDY TEDDY) usci per la piccola Jelly Rec. quando avevate tutte le carte in regola per un contratto major?
Non l’abbiamo mai capito neppure noi, difficile da credere ma una cosa apparentemente semplice come percorrere 250 miglia per venire a Boston e rendersi conto del clamore suscitato dai Thundertrain era una cosa sempre “difficoltosa” per i discografici di New York e noi semplicemente non potevamo aspettare in eterno di essere “scoperti”, così abbiamo fatto da soli! I Reddy Teddy erano nel mirino della Mercury Records ma quando la cosa sfumò si autoprodussero il singlo nel 1972. Noi, Marc Thor a Willie Loco seguimmo il loro esempio e nel 1975 facemmo altrettanto con i nostri primi singoli. Nel 1976 la Jelly Records ci mise sotto contratto per il secondo singolo “Hot for Teacher!” e lo stesso anno i Reddy Teddy uscirono con il loro album per la Spoonfed Records. Il nostro “Teenage Suicide” e la compilation “Live at the Rat” videro la luce nel 1977.

Mi sembra di aver capito che eravate in buoni rapporti anche con gli AEROSMITH, come vi siete conosciuti e continuate a frequentarvi?
Steven Tyler capitava qualche volta al Rat Club per vederci suonare, ma penso che lo facesse più che altro per cercare di abbordare una delle mie donne strafighe! Tyler cita i Thundertrain in un brano degli Aerosmith... potrebbe essere “Coney Island Whitefish Boys” ? Steven è un fuoriclasse ed un buon amico. Tornando ai 70’s, ero molto geloso dell’enorme successo che gli Aerosmith stavano ottenendo mentre i Thundertrain lottavano nell’oscurità. Fu solo anni dopo che realizzai quanto sia meglio suonare in locali come il CBGB’s ed il Rat a contatto con i ragazzi, piuttosto che davanti ad una massa di intontiti alla Krespee Kreme Arena di Podunk o allo Stayfree Stadium in Nebraska. Oggi vivo nelle vicinanze di tre dei membri “superstars” degli Aerosmith ed occasionalmente vedo qualcuno di loro all’ufficio postale o ad Halloween. Penso che 4 dei 5 membri siano persone veramente a posto.

Ad un certo punto della vostra carriera vi siete trasferiti a New York, con quali bands avevate rapporti e com’era la scena locale vista dall’interno? Siete stati acettati come una band locale o venire dalla provincia vi creò problemi?
Eravamo così eccitati ( “So Excited” n.d.a.) di avere ingaggi a New York! Penso che il nostro primo show nella Grande Mela fu al Max’s Kansas City nel 1975 o all’inizio del 1976, me ne stavo seduto tranquillamente nell’area del ristorante sotto il locale guardando Danny Fields, Lee Black Childers, Cherry Vanilla, i ragazzi dei Fast e Lanny Kaye andare e venire sul marciapiede. Tornando ai primi giorni dei Thundertrain, tutti noi pensavamo che New York fosse decisamente meglio di Boston e ci spacciavamo realmente per una New York band! La realtà era che dal 1977 anche provenire da Boston diventò un’ottima credenziale. I nostri migliori alleati a New York furono Stiv Bators ed tutti i Dead Boys, suonammo insieme molte volte sia al CBGB’s che qui a Boston, anche il grande Dee Dee Ramone fu uno dei primi supporter dei Thundertrain. Una volta Dee Dee mi disse (mentre stavo pisciando su un cassonetto fuori dal Rat) che pensava che i Thundertrain fossero destinati a diventare veramente grandi: “intendo realmente grandi... come... duh... gli Uriah Heep!”

Come nasce la tua collaborazione con JOE PERRY? Siete stati parecchio on the road insieme, hai aneddoti particolari di quel periodo? E’ sempre stato tutto facile o ci sono stati problemi?
I Thundertrain si sciolsero all’inizio del 1980, dopo 5 anni intensi. Due anni dopo ricevetti una telefonata dal nuovo manager di Joe Perry che mi chiedeva di fare un’audizione come cantante del Joe Perry Project. Joe aveva già inciso due albums con cantanti diversi per la CBS Records, ma io risposi al manager di non pensarci nemmeno e riattaccai, francamente ero molto deluso dopo anni di sogni infranti e non volevo riaccendere le mie speranze invano. Alcuni minuti più tardi il telefono squillò ancora e mi sentii dire che ero uno stronzo se non approfittavo dell’opportunità di andare in tour con Joe Perry, di poter scrivere canzoni con lui e registrare un album per una major label, così acconsentii. Andai all’audizione e mi trovai all’istante ad essere il nuovo lead singer della formazione, era il Febbraio del 1982. Un mese dopo eravamo on the road e trovarsi con biglietti di prima classe e tappeti rossi distesi al tuo passaggio, in posti dove con i Thundertrain faticavi ad ottenere un ingaggio era come un sogno diventato realtà! Incontrai molta gente che aveva snobbato i Thundertrain pochi anni prima ed ora le cose s’erano completamente invertite, dolce vendetta! Cercai comunque di essere garbato con tutti... anche se a volte era difficile mantenere la lucidità. Sono stato in tour in Canada, Sud America e ovunque negli States col Joe Perry Project per 3 anni, MTV passava il video “Black Velvet Pants” e l’album “Once a Rocker, Always a Rocker” di cui ho contribuito a scrivere 7 brani, uscì nel 1983 per la MCA. Recentemente la Raven Records australiana ha stampato in CD “Let The Music Do The Talking – The Best of the Joe Perry Project”, una compilation che attinge a tutti e 3 gli studio albums. Joe Perry è sempre stato un amico intimo, è impossibile spiegare quanto fu emozionante l’intera esperienza con lui.

Dopo l’esperienza con J.Perry hai continuato con altri progetti come WILD BUNCH e LAST MAN STANDING puoi parlarci un pò di queste esperienze?
Nel 1984 il Joe Perry Project si sciolse e gli Aerosmith tornarono con l’originale line-up, e fu anche l’anno in cui Van Halen entrò nelle charts con la sua versione di “Hot For Teacher!”, fu un duro colpo vedere la canzone più famosa dei Thundertrain riscritta, riarrangiata e fatta decollare dopo essere stata depredata dal nostro ‘nido’. Fu allora che io, il bassista del JPP Danny Hargrove ed il batterista Hirsh Gardner (New England) andammo on the road con il progetto “Wild Bunch”, giravamo con un grosso scuolabus blu e suonavamo del buon rock/metal. Dopo alcuni cambi di formazione la situazione si fece “bollente” e nel 1986 lasciai per trasferirmi a Los Angeles dove già viveva Steven Silva, affittai un locale sul Sunset Strip e cercai di rimettermi in pista, ma il Sunset Strip non si rivelò il posto giusto per “rimettere insieme le idee”; tra l’altro nel 1989 fui vittima di un brutto incidente in moto a Santa Monica Blvd. Finalmente rpresi a suonare nel 1996, tornato nel Massachusetts incontrai il chitarrista e produttorte Dave Zolla, cominciammo a lavorare insieme per un lungo periodo e ne uscì un album intitolato “Last Man Standing” che venne autoprodotto in CD nel 2001. Ne seguì un breve tour che mi aiutò davvero molto a recuperare la mia voce e riacquistare fiducia in me stesso.

Dal 2002 i THUNDERTRAIN si sono ufficialmente riformati con la formazione originale, cosa vi ha spinto a riunirvi e come vanno le cose? Avete ancora lo spirito ribelle che vi contraddistingueva nei 70’s?
Mi ha inaspettatamente contattato la Gulcher Records di Bloomington, Indiana, intenzionata a ristampare in CD “Teenage Suicide”, ho sempre desiderato vedere ristampato in Cd il nostro debut album del 1977, e il risultato e’ stato decisamente migliore dell’originale! La Gulcher ha aggiunto nuove canzoni, due prese dal nostro primo singolo, due “Live at the Rat”, un radio ad ed altro materiale inedito, il libretto di 24 pagine contiene interviste a tutti e 5 i membri della band e parecchie foto. Devo dire che Bob Richert della Gulcher ha fatto davvero un lavoro spettacolare. Si è riacceso così l’interesse della stampa, abbiamo avuto belle recensioni un po’ dappertutto (su Slam la trovate qui...) ed alcuni brani godevano di airplay, tutto ciò ci ha ispirato a riformare la band dopo ben 25 anni! Abbiamo fatto un tour di una settimana nell’area di Boston lo scorso Agosto ed uno nel sud della Florida lo scorso Novembre. E’ veramente bello essere ancora insieme ai miei “fratelli” e lo spirito ribelle dei Thundertrain è più forte che mai. La nostra musica è ancora autentica e potente, ben poco è cambiato. Due di noi sono ancora scapoli e casinari, gli altri tre sono sposati ma continuano anche loro ad essere casinari!

Ho letto alcune recensioni molto positive della ristampa in CD di “Teenage Suicide” della Gulcher Rec. ed ho visitato il vostro sito internet, finalmente potete raggiungere un pubblico più vasto a raccogliere quanto seminato, i THUNDERTRAIN sono stati il prototipo delle street rock bands che dieci anni dopo sono diventate miliardarie, qualche pensiero.....
Si! I Thundertrain non si sono mai smentiti, si sono sempre attenuti alla loro formula collaudata... può darsi che fossimo 10, 20 o 30 anni in anticipo sui tempi ma siamo ancora pazzi abbastanza da tornare on the road e reclamare la gloria e la fama che sono NOSTRE di diritto! “Hell Tonite!” il nostro nuovo CD che uscirà quest’estate per la Gulcher, è il “viaggio” definitivo dei Thundertrain, un live album registrato molto bene ad una data a Boston, probabilmente il nostro miglior lavoro e sono impaziente di ascoltarlo. Le 13 killer tracks comprendono “AfterSchool”, “Readin’Riotin’Rock’n’Roll”, “Counter Attack” e “Dirty Water”, più alcuni dei nostri brani preferiti come “I Gotta Rock” e “Hot For Teacher!”. Elettrizzante come non mai, non perdetelo! I Thundertrain prenderanno a calci in culo l’area di Boston con le date dell”Hell Tonite Tour” che partirà il 13 Luglio 2004 a Worchester, MA, nella line-up originale! Ci vediamo lì! (...magari... n.d.a.!!)

So che siete spesso on the road, com’è il responso di pubblico e che tipo di audience vi trovate di fronte ora? Ci sono dei cambiamenti evidenti rispetto agli anni 70?
No, quando siamo on-stage e cominciamo a suonare il tempo si ferma, si distorce e torniamo ancora nel 1976. Attiriamo grandi folle, facciamo grande musica ed emaniamo energia al calor bianco!

Pensi sia possibile vedervi on stage anche in Europa e magari da noi in Italia?
Verso la fine dell’anno uscirà un film documentario, girato da Woody Bavota ed Escape TV, intitolato “Thundertrain”: I Gotta Rock”, potrete vederci dal vivo al Rat di Boston negli anni 70 e durante il tour del 2003, insieme a nostri amici come Miss Lyn del Boston Groupie News e Willie Loco Alexander. Speriamo che il film ed il nuovo album “Hell Tonite” ci aiutino ad aprire la porte dell’Europa, ci piacerebbe da morire suonare anche lì!

Hai cambiato il tuo nome per non essere confuso con Mark Bell (a.k.a.. Marky Ramone) ma da dove deriva l’appellativo “Cowboy”?
Mi era giunta voce che c’era un altro Mark Bell che suonava la batteria a Washington DC con i Dust e cambiai il mio nome in Mach Bell nel 1976, poi anche il batterista cambiò il suo in Marky Ramone. C’è anche un altro omonimo che produce gli album di Bjork. Il nomignolo “cowboy” risale ad una cosuccia che facevo da ragazzino: quando facevo pipì ero solito dire che facevo la “beeps”, a volte mi capitava di farla all’esterno, su una roccia od una pianta, in quel caso dicevo che la stavo facendo come un cowboy (cowboy beeps – n.d.a.). Un giorno incontrai un ragazzo, Doc McGrath. Eravamo ad un party ed il bagno era occupato per cui saltai fuori dalla finestra della sala da pranzo per andare a fare una “cowboy beep”. Doc trovò la cosa alquanto divertente ed io non gli diedi modo di pensarci su! Anni dopo entrai nel Joe Perry Project e Joe mi volle presentare il nuovo manager della band : entrò Doc McGrath, mi diede un’occhiata e disse: “E’ beeps! Quello che la fa come un Cowboy!”, da allora Joe Perry cominciò a chiamarmi Cowboy.

Di ai tuoi fan Italiani ciò che ti pare.......
Grazie Gaetano. Spero che tu ed i lettori di Slam possiate venire a Boston un giorno e divertirvi nella nostra rockin’city. Sono stato abbastanza fortunato da visitare l’Italia una volta, ho visto la costiera Amalfitana, l’indimenticabile isola di Capri e le rovine della fantastica Pompei. Porterò sempre con me la genuinità della gente che ho incontrato, le cose che ho visto ed assaporato in Italia e queste memorie sono entrate a far parte di un patrimonio unico a cui attingere quando creo qualcosa per questo potente obiettivo che chiamiamo Thundertrain... Thanks, dude, We’re gonna raise some Hell Tonite!

Un grazie a Trashette, Sweetmauro e Dj69 per il contributo. Besos.
Gulcher Records Store Thundertrain albums: Hell Tonite! Teenage Suicide www.gulcher.gemm.com
Boston Groupie News Miss Lyn and Blowfish cover The Rat and the Boston rock scene of the 70’s and beyond:
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