TESLA
31
Ottobre 2007 - ZZ, Pratteln, Svizzera |
Uno dei piu' bei
concerti mai visti.
Se all'inizio spararsi 4 ore di macchina per andare
a Pratteln, in Svizzera, poteva far storcere il
naso, ora, a concerto finito, siamo tutti concordi
nel dire che lo rifaremmo senza esitazione, anche
perche' basta passare il confine per capire che
a livello di rock and roll siamo proprio il terzo
mondo.
Partenza da Milano verso le 14.00,
sosta in Autogrill prima del confine per un panino.
Per la serie 'come e' piccolo il mondo', incontriamo
El Bastardo diretto in Germania
per una serie di date.
Il viaggio passa, tra montagne,
laghi, mucche, montagne, laghi, mucche e arriviamo
al locale poco dopo le 18.00.
Grazie a Cristiano (Bianchi, Metal Hammer.
NdS) che si era accordato per le interviste
con Troy Luccketta, ci infiliamo
nel backstage dello Z7.
L'annuncio sul sito del locale che proponeva di
fare una colletta per rifare i bagni ci aveva un
pò allarmato, ma averne di locali cosi':
un capannone semplice, pareti nere, due banconi
del bar laterali e un bel palco con un ottimo impianto
suoni/luci.
Essenziale e funzionale, come da noi mancano.
Ma torniamo all'intervista.
Troy Luccketta ci conduce all'interno,
chiama anche Frank Hannon, cosi'
che, mentre lui presta la sua voce a Cristiano di
Metal Hammer, noi possiamo fare una chiaccherata
con il chitarrista; peccato solo che avevamo preparato
le domande esclusivamente per il batterista!
Il fatto di avere un solo registratore
inoltre ci induce a temporeggiare e così
iniziamo a fare qualche domanda dopo le presentazioni
di sorta...
Slam:
Siete venuti in Italia nel 1991 con gli Scorpions,
perche' non siete passati anche in questo tour?
Frank: ...non lo so se ci sono
stati contatti con i promoter italiani.
Slam:
Si parlava di una vostra data da noi a meta' novembre...
Frank: hmmm, no, il prossimo mese
entreremo in studio a registrare il nuovo album.
Non credo sarebbe stato possibile.
Slam:
Avete gia' pronto qualcosa?
Frank: Proprio in questi giorni
ho buttato giù, con il piano, un paio di
canzoni che potrebbero finire sul nuovo album ..
una in particolare è molto bella, fa così
(mimando, per scoprire poi che anche lui ha
origini italiane da parte di madre. NdS)! Mi
capita di comporre anche con il violoncello (sempre
mimando il gesto, NdS); e' uno strumento che
mi piace, inoltre quando non hai troppa dimistichezza
con lo strumento, riesci a scrivere le cose più
semplici senza ricercare chissà che virtuosismi.
Slam:
Ti capita spesso di comporre mentre sei in tour,
o preferisci metterti a tavolino?
Frank: Non c’è una
costante; a volte ti capita semplicemente che, mentre
stai facendo tutt’altro, ti viene in mente
un lick, un passaggio, ed allora nasce tutta la
canzone. E’ come se ad un certo punto Jimi
Hendrix o Marc Bolan ti
guidassero e ti dicessero esattamente dove mettere
le dita sulla tastiera … e’ magico,
davvero.
Slam:
Dalle notre parti lo chiamiamo talento… fortunatamente
siete una delle poche band di un certo periodo ancora
in circolazione con del materiale nuovo; "Into
The Now" e' un ottimo album, e ci sembra che
voi le canzoni le sappiate ancora scrivere...
Frank: ...Grazie! Non ci teniamo
ad essere troppo legati al nostro passato, siamo
fieri delle vecchie canzoni ma adesso siamo “Into
the Now” e non ci interessa ripeterci all’infinito.
Slam:
...infatti con un tale potenziale, non capiamo la
scelta di realizzare un album di cover.
Frank: E' una cosa che ci siamo
divertiti a fare. Ci siamo ritrovati a parlare di
quelle canzoni con le quali siamo cresciuti, siamo
andati in studio, abbiamo attaccato gli strumenti
all’ampli ed è stato tutto estremamente
spontaneo, niente tecnologia o operazioni di marketing.
Rock n Roll come negli anni 60 e 70, e come dovrebbe
essere ancora.
Slam:
tornado a parlare del songwriting, quanto sono importanti
i testi per un gruppo come i Tesla?
Frank: Ehi ragazzi, ma stiamo gia'
facendo l'intervista? Non e' meglio che vi teniate
le domande per dopo!? (risata. NdS)!
...Beh, dei testi solitamente se ne occupa Jeff
(Keith, il cantante. NdS), non importa tanto cosa
dici, importa come lo dici. Deve venire da dentro,
dal cuore. E' quello che fa Jeff. Se dovesse cantare
di party tutta la notte o roba del genere, suonerebbe
artefatto … nel momento in cui si trova a
cantare una canzone come “What You Give”,
riesce a trasmettere tutta una serie di emozioni.
Qualche
attimo di silenzio, ci guardiamo un po' in panico
perche' avevamo preparato le domande per Luccketta
e temendo di fare figure ci avventuriamo chiedendo
se l'anno prossimo verranno a suonare finalmente
in Italia...
Frank: Non ne siamo ancora sicuri,
ci piacerebbe. Per ora so che stanno negozionando
per delle date a giugno in Inghilterra, dovremmo
aprire per i Van Halen al Monster
Of Rock...
Slam:
Che figata!
Il chitarrista
stanco di aspettare che ci portino il registratore,
ci invita ad andare a fumare una sigaretta per vedere
il soundcheck del gruppo di supporto, i Killers,
e ci presenta suo padre, incaricato della vendita
del merchandise; troppo rock mr Hannon senior! Ovviamente
questa situazione ci impedisce di continuare il
dialogo, e dopo qualche minuto, Hannon ci lascia
dicendo che ne approfitta per farsi una doccia veloce...
Passano
una decina di minuti. Imprechiamo qualche santo
a caso sul fatto di ascoltare i Tesla da 15 anni
e di non riuscire a improvvisare un’intervista
senza essercela preparata, ma l’emozione gioca
brutti scherzi … elaboriamo velocemente qualcosa,
ma il chitarrista tarda farsi vedere.
Convinti di giocare il ruolo dei Beavis & Butthead
del giornalismo musicale italiano, iniziamo a pensare
che non tornera’ , ma ad un certo punto sbuca
il tour manager e ci chiede con chi avremmo dovuto
fare l'intervista; bella domanda! Rispondiamo Luccketta
o Hannon, ma entrambi sono occupati e ci lascia
aspettare ancora un po'...
Scherziamo
sul fatto che ci mancherebbe solo che ora ci dicano
che dobbiamo intervistare il nuovo chitarrista o
il bassista di cui non sappiamo un granche', alche'
torna il tour manager e ci invita a seguirlo nel
backstage. E indovinate con chi dobbiamo fare l'intervista?
...Brian Wheat, il bassista!
Che sfiga! Ormai rassegnati, rinunciamo anche al
registratore, convinti inoltre che in questi casi
è preferibile non avere testimoni della disfatta.
Brian: Ciao (in
italiano. NdS), di dove siete?
Slam:
Italia!
Brian: Da quale citta'
arrivate?
Slam:
Milano!
Brian: Ahh Milano!
Amo l'Italia, ci sono stato anche 2 settimane fa.
Ci vengo in vacanza tutti gli anni: Roma... Arizzo...
Siina... Mi piace, sto anche pensando di trasferirmi
in Toscana con mia moglie.
Slam:
La prossima volta che vieni in Italia, fai un salto
anche a Milano cosi' usciamo a bere qualche birra.
Brian: Sicuro! Sono stato una volta
anche a Milano, alla Stazione Centrale …
Slam:
A proposito, perche' niente italia a questo giro?
Brian: Ci era stata proposta una
data per domani (1 novembre. NdS), ma non
avremmo potuto perche' Jeff, il nostro cantante,
dopo l'operazione alle corde vocali non puo' fare
piu' di 3 date di seguito. Prima facevamo 2 concerti,
2 di pausa, 2 concerti, pausa e cosi' via... ora
facciamo 3 concerti, 1 di pausa, 2 concerti, uno
off...
Ci hanno chiesto di venire il prossimo anno, per
un Festival...
A quel punto
ci porge la stampa di una mail che li invita ad
un festival in Italia che nascera' dall'unione del
Gods Of Metal ed Evolution...
Slam:
Si si, li conosciamo!
Brian: Come e' come
Festival, e' grande?
Slam:
No, non e' grande, e' ENORME!
Brian: ...davvero??
Slam:
Si, e' il piu' grosso festival italiano di musica
metal, ci suonano sempre grandi gruppi.
Con il sorriso
apre il suo laptop dicendo che deve cercare un traduttore
per trovare qualche parola in italiano da dirci,
ma non capiremo mai quale... continuiamo l'intervista:
Slam:
Frank ci ha anticipato che il mese prossimo entrerete
in studio per iniziare a registrare...
Brian: Si, abbiamo gia' pronto
qualche pezzo.
Slam:
Visto che con Real To Reel avete ripescato cover
e sonorita' degli anni 70, anche il prossimo lavoro
sara' su queste sonorita' o piu' moderne come in
"Into the now"?
Brian: Piu' moderne!
Silenzio...
ci rimianiamo un po’ di merda... avremmo sperato
in un monologo del buon bassista che ci togliesse
dall’imbarazzo, ma tant’e’.
Slam:
Ci sono dei pezzi che avresto voluto rifare e che,
per qualsiasi motivo, non avete poi fatto?
Brian: Diciamo
di no’: fortunatamente, con 2 dischi e circa
25 pezzi registrati, ci siamo tolti tutti gli sfizi
che ci passavano per la testa.
Siamo nel 2007, dobbiamo
guardare al futuro. E' una questione di business,
gira tutto intorno ai soldi. Come ad esempio i concerti.
Negli Stati Uniti possiamo suonare tranquillamente
tutti gli anni, ma se dobbiamo andare a suonare
in Europa, Australia o Giappone lo dobbiamo fare
passo dopo passo. Non pretendiamo di venire qui
e sbancare il botteghino: qualche mese fa abbiamo
suonato in UK ed abbiamo potuto constatare che i
ragazzi in Europa hanno ancora tanta voglia di Tesla.
Ora usciamo da UK e ci diamo un’occhiata in
giro, poi torneremo la prossima estare ed una volta
che sarà fuori l’album, ancora in tour.
Soldi. Nuovo album, altro tour, altri soldi.
In quel momento
arriva Frank Hannon di corsa, Brian
Wheat lo presenta come il miglior chitarrista dopo
Jimmy Page.
Lui si scusa per averci abbandonato e ci regala
un paio di plettri, e ci lascia continuare...
Slam:
A proposito di Led Zeppelin, tra
poco ci sara' la loro reunion, cosa ne pensi?
Brian: Penso
che e' una cosa fantastica. Loro non lo fanno per
soldi, non hanno bisogno di soldi. I Police?
Loro lo hanno fatto per soldi. I Rolling
Stone continuano a suonare per soldi, ma
i loro ultimi album, fanno schifo!
Quella dei Tesla
non è una vera e propria reunion, diciamo
che ci siamo fottuti il cervello per qualche anno
… ma la band non si è mai sciolta,
e risolti i problemi che abbiamo avuto, ci siamo
rimessi subito in pista. Replugged Live è
servito a dimostare che eravamo ancora in giro,
ma è con Into The Now che abbiamo dimostrato
che avevamo ancora qualcosa da dire.
Slam:
Oltre ai Tesla ha altri progetti...
Brian: Si,
i Soul Motor. Ma e' solo un progetto
parallelo, una cosa piccola, la nostra mamma sono
i Tesla, ed e' a loro che dedichiamo la maggior
parte del tempo.
Slam:
Ti aspettavi un cosi' grosso successo del Roklahoma
festival? Voi non ci avete suonato...
Brian: No, non vogliamo essere
identificati con gli altri gruppi... non siamo un
hair metal band. Se nel festival ci avessero chiesto
di suonare insieme a Def Leppard...
Whitesnake... allora sarebbe stato
un discorso diverso.
Devo ammettere pero’ che ci mancano gli anni
in cui suonavamo nelle grandi arene...
Finiamo
il tempo a disposizione e salutiamo il bassista
che ci augura un buon concerto.
Torna Troy Luccketta con Cristiano,
ci consegna i pass e ci invita a prendere quello
che vogliamo dal buffet. Ci presenta Max e Manuel,
due simpaticissimi ragazzi di Trieste inviati dalla
rivista Flash!.
Il batterista ci anticipa che vorrebbe venire in
Italia in vacanza e ci chiede di lasciargli email
cosi' quando verra' ci contattera' per una cena...
fossero tutte cosi’ le rockstar!
Sono le 19.30, la gente sta riempiendo
il locale e ne approfittiamo per mangiare qualcosa
al baracchino esterno. Nel mentre abbiamo il piacere
di incontrare altre conoscenze Slammistiche provenienti
da Verona, Daniele Zago e Stevi (ex Dirty
Dogz)...
Inizia lo show dei Killers.
Salta subito all'occhio il chitarrista che sembra
una versione in sovrappeso di Frank Zappa,
quel che è peggio vestito da carcerato. La
musica e' un classico heavy rock anni 80 in stile
Krokus, con riff e cori rubati
qua e la dal genere.
Quasi un'oretta di concerto e alle 9 in punto ('sti
svizzeri!!), terminano la scaletta, cosi' ne approfittiamo
per imbucarci nelle prime file e ci sorprendiamo
che, nonostante la numerosa affluenza di pubblico
(ci saranno state 800 persone), non c'era ressa,
e noi potevamo stare a 5 metri dal palco senza che
nessuno spingesse e con ognuno un bel po’
di spazio a disposizione per agitarsi o ballare.
Altra cosa che ci ha sorpreso era
la presenza di disabili attaccati tranquillamente
alla transenna, da noi cosa MOLTO improbabile. Ma
vabbè... ci guardiamo intorno, ormai il locale
e' pieno.
C'e' ne è un po' per tutti i gusti, da teenager
cotonati con le magliette dei Crazy Lixx
o Babylon Bombs, da procaci
signorine con la tshirt dei Little Ceasar,
da rocker non piu' giovanissimi agli immancabili
metallari tutto toppe e borchie, e qualche rocker
del posto come il chitarrista dei Crystal
Ball...
Sono le 21.35, finisce la musica
di sottofondo. Si abbassano le luci e a fondo palco
si intravedono delle ombre che imbracciano i propri
strumenti e via con l'attacco di "Cumin' Atcha
Live" !
Ci troviamo di fronte ad un muro sonoro senza eguali,
Wheat e Luccketta precisi e potenti, mandano a tutta
velocita' la macchina Tesla, mentre a sgasare ci
pensa Hannon, un chitarrista dal grande carisma
ed abilita', forse un po' troppo sottovalutato.
Il nuovo innesto, Dave Rude, e' un giovane dal look
Seventies e che ha il duro compito di sostituire
Tommy Skoech. Alla resa dei conti, ne esce fuori
a testa alta, grande abilita', ma forse ancora poca
personalita'... ma chi si sentirebbe subito a suo
agio con delle icone come i Tesla?
A comando, troviamo Jeff Keith
che si presenta con una T-shirt della Gibson, jeans,
scarpe da ginnastica, il suo classico fare sbarazzino
e con la sua voce... cazzo che voce!!
Non un calo e per tutte le 2 ore di concerto ha
continuato a cantare con una prestazione da 10+.
La scaletta scivola via, troviamo
le cover di "Walk Away" (JAMES
GANG) e "Rock Bottom" degli UFO
con il lungo solo di Hannon, poi pelle d'oca su
"Paradise" e "Love Song", dedicata
dal chitarrista agli italiani presenti... chiappe
strette: magari sara' una cazzata, ma essere li
in mezzo a un migliaio di persone, e il chitarrista
di uno dei gruppi con cui sei cresciuto, ti dedica
una canzone, fa un certo effetto...
Si continua, passano in carrellata
gli hit della band con qualche brano estratto da
"In To The Now" e ci sgoliamo con "Modern
Day Cowboy", "Hang Tough", fino a
“Mama’s Fool”, “Lazy Days,
Crazy Nights”, “Freedom Slaves”,
“What You Give”, l’inaspettata
“Solutions” e la sempre bellissima “Signs”.
La band torna per il bis visibilmente
soddisfatta, e il vocalist Jeff Keith si fa scappare
un "You are NUMERO UNO!" che,
detto nella Svizzera tedesca è abbastanza
irriverente, e poi via con "Little Suzie"
e "Edison's Medicine".
Sono le 23.35, ci guardiamo in
faccia con l'espressione di quelli che hanno appena
scoperto che Jenna Jameson e' appena
andata ad abitare nell’appartamento di fronte
(e non ha le tende) , ce la ridiamo sulla strana
usanza degli svizzeri di tirare sigarette sul palco
da far fumare alla band (tra la perplessita' dei
Tesla, quasi tutti non piu' fumatori) e ci emozioniamo
vedendo che le reazioni al concerto sono state le
stesse: quando Keith dialoga con Hannon, e' impossibile
non far finta di sentire "Five Men Acoustical
Jam" che scorre nella testa.
Il tempo di conoscere altri italiani
(Linda e Davide di Modena), ci rintrufuliamo nel
backstage per salutare il gentilissimo Luccketta
che ci chiede se lo show e' piaciuto: dalle nostre
espressioni ebeti, sembra capire che siamo sinceri
quando gli rispondiamo che e' stato uno dei piu'
bei concerti mai visti.
All'uscita ribecchiamo Wheat in compagnia di tre
ragazzi che ci presenta come nostri "paisani":
i Sacred Sphere, e intorno a noi
si muovono gli Skid Row, appena
arrivati a Pratteln per suonare, nello stesso locale,
il giorno seguente.
Ci muoviamo con discrezione, consapevoli
del fatto che trovarci nella stessa stanza con Rachel
Bolan, Scotti Hill e i
Tesla non e' di certo cosa che
capita tutti i giorni e ce ne usciamo, sempre con
la stessa espressione ebete ormai stampata sulla
nostra faccia.
Sono le 12.30, si riparte per l'Italia. Nel tragitto
facciamo davvero fatica a trovare qualcosa di negativo
sulla serata, se non che non siamo riusciti a fare
una foto con Jeff Keith o sul fatto che non abbiano
suonato "Don't De-Rock Me", oppure, cosa
drammatica, che gli autogrill in Svizzera di notte
siano chiusi ('sti Svizzeri!).
Tra le tante “vecchie glorie”
passate in anni recenti dalle nostre parti ce ne
sono state alcune davvero valide, altre (ahimè
tante) intente a raschiare il fondo il barile, ma
nessuno ci ha mai dato l’impressione di essere
al massimo della forma, così come sono stati
in gradi di fare i Tesla questa sera. E’ difficile
immaginare che abbiano potuto fare meglio di così
in passato, ma riamiamo “Into The Now”,
e tanto ci basta.
A distanza di qualche giorno dal
concerto, c'e' ancora l'adrenalina che fluisce,
e se verranno in Italia, non esiteremo un istante
a tornarli a vedere.
Moreno Lissoni
Simone Piva