Cristina
Massei
Cos’e’
il rock’n’roll? Pagine e pagine sono state
scritte, e l’annoso dibattito sembra non avere
fine. Forse sarebbe proprio ora di smettere di parlarne,
di cercare di spiegare, di etichettare. Forse sarebbe
davvero ora di passare tutti quanti un pomeriggio
con Ron Heathman e Eddie Spaghetti... Dopodiche’
ancora non sapremmo definirlo, ma decisamente sapremmo
tutti in cuor nostro cos’e’...
Questo e’
uno di quei rari giorni in cui, invece di maledire
Moreno che mi fa sgobbare per miseri 3000 euro al
mese after taxes e sempre pagati con mesi di ritardo,
vorrei baciarlo per avermi dato l’occasione
di conoscere gente come questa. Aroma di legno e birra,
jeans, cappelli da cowboy, pochi fronzoli, tanta simpatia
e semplicita’ per ritrovare quello che troppo
spesso perdiamo tra glitter, piume e discussioni sterili:
lo spirito del rock’n’roll.
Dopo aver conosciuto il disponibilissimo manager Chris
che ringrazio, mi siedo con Ron nel bar deserto del
Garage, e diamo il via ad una quanto mai istruttiva
chiacchierata, che con estremo piacere divulgo su
queste pagine. Moreno mi ha promesso 1000 euro extra
se li convinco a venire in Italia, quindi sondo subito
la situazione....
Siamo stati in Italia una sola
volta, stiamo cercando di trovare un promoter onesto
per fare un intero tour da quelle parti, al momento
neanche la distribuzione e’ troppo buona. E
ovviamente deve avere finanziariamente un senso.
Ron, i Supersuckers
con la loro storia possono essere d’ispirazione
a tanti giovani che vogliono farcela in ambito musicale.
Ma volendo partire dall’inizio, perche’
diamine avete deciso di fare rock’n’roll
invece di trovarvi un bel lavoro 9-5 come tutti???
(ridendo) Sai, non credo che abbiamo
mai deciso di fare della musica una carriera, alla
fine e’ stato deciso per noi. Ci siamo messi
insieme, abbiamo iniziato a fare musica e ci piaceva
quello che facevamo. E’ diventata una carriera
e certo non redditizia, e quello che facciamo significa
alla fine lavorare moltissimo, ma e’ gratificante,
e certo ci piace di piu’ di un lavoro 9-5! Io
non so proprio se riuscirei mai a fare un lavoro 9-5...
Quanto e’
stato importante per la vostra carriera lasciare Tucson?
E’ stato essenziale. Ora
come ora non importa piu’, ma quando lo abbiamo
fatto e’ stato davvero importante. Non e’
stato il fatto di andare a Seattle ma il fatto in
se’ di lasciare Tucson dove la scena era ormai
morta, andare in un posto nuovo e acquisire nuove
idee. Non era il fatto che Seattle sia poi diventata
una capitale dell’underground, cosa su cui non
abbiamo effettivamente mai capitalizzato... Pero’
siamo ancora qui, abbiamo passato l’esplosione
e il tramonto di certi movimenti e siamo rimasti gli
stessi. La natura catartica di uscire e dire “vogliamo
fare questo”, ragazzini che saltano su un van
e si trasferiscono a Seattle senza conoscere nessuno,
farlo e basta, e’ stata un’esperienza
che ci ha unito molto.
Quindi, vi siete
trasferiti a Seattle e presto avete avuto il vostro
primo album pubblicato su Subpop. Com’e’
stato avere il vostro primo lavoro ufficiale su una
cult label?
Non potevamo crederci, solo il
fatto di aver un album sul mercato era un’esperienza
strabiliante... Ricordi L7? Loro
in quel periodo dovevano registrare un album e hanno
alloggiato da noi. Nessuno di noi aveva soldi in quel
periodo (anzi, per lo piu’ e’ ancora cosi!),
comunque loro sono stati a casa nostra, ci siamo divertiti
e stavano registrando mentre erano li, non ci potevamo
credere. E io sono sulla copertina dell’album,
come un mio fantasma che tiene Jennifer... In quel
periodo siamo stati avvicinati dalla Subpop che voleva
metter fuori un nostro album, ed e’ stato incredibile
per noi!
Poi cosa e’
successo con loro?
La nostra relazione ha semplicemente
fatto il suo corso, nel frattempo sono esplosi i Nirvana,
altre cose sono successe con Subpop e tutta la storia
ha perso colore, siamo arrivati a un punto in cui
noi non traevamo alcun beneficio da loro e loro da
noi. Le relazioni a volte semplicemente si esauriscono.
Non e’ stato un break amaro, era semplicemente
finita.
E ora avete la vostra
etichetta, Mid-Fi: piu’ liberta’, ma anche
piu’ grattacapi...
Si, c’e’ molto piu’
lavoro da fare e meno soldi che restano per noi...
Certo fai piu’ soldi se riesci a fare esplodere
il tuo album o quello di chiunque altro produci, ma
c’e’ tantissimo lavoro da fare. Noi l’abbiamo
fatto per necessita’. Sai, quando da bambino
sognavo di fare musica non ho mai pensato “un
giorno avro’ la mia record label” come
neanche “un giorno andro’ in giro su un
van”, pensavi che ti sarebbe piaciuto essere
una rockstar e basta. La liberta’ e’ una
buona cosa, ma per essere onesto devo dire che abbiamo
iniziato la nostra etichetta perche’ non c’erano
altre etichette. Probabilmente avremmo potuto trovare
una indie o qualche altra piccola label, ma ci eravamo
gia’ passati. A quel punto, abbiamo detto “facciamo
da soli e via, vediamo come va”. Non c’era
nessuna etichetta che pensavamo avrebbe fatto un buon
lavoro per noi, e ci siamo detti “vabbe, un
lavoro scadente possiamo farlo anche noi, e tenerci
tutti i soldi!” (grasse risate).
State producendo
altre bands su Mid-fi o avete intenzione di farlo?
Solo noi, al momento non abbiamo il capitale per fare
altro, anche se ci piacerebbe.
Ho letto sulla vostra
biografia che secondo Eddie “una band e’
definita dalle proprie limitazioni, vale a dire che
cio’ che non puo’ (o non vuole) fare e’
altrettanto importante che quello che puo’ fare.
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Ognuno, ogni band dovrebbe fare quello che e’
brava a fare. Se ascolti un nostro album puoi dire
“questi sono i Supersuckers”, mentre con
altre bands questo non avviene. Noi non stiamo li
a pensare a come ci presenteremo o come vogliamo apparire,
ci viene naturale perche’ facciamo semplicemente
quello che siamo capaci a fare.
La vostra musica
non ha una collocazione temporale, non cambia con
gli anni e sembra non tramontare mai. Avete mai pensato
di seguire un trend, cambiare questo corso?
No, perche’ anche volendo
non sappiamo neanche quali sono i trends. Come posso
suonare moderno cercando di seguire qualcosa che neanche
conosco? Siamo troppo preoccupati a creare la nostra
musica per pensare a come suonano gli altri. Tutte
le bands che mi piacciono nella storia sono quelle
che si definiscono in base a cio’ per cui sono
piu’ portate, alle loro limitazioni.
“The evil
powers of rnr” rimane il vostro capolavoro,
vi aspettavate un successo simile quando lo avete
registrato?
In realta’ non e’
quello che ha venduto di piu’, ma penso anch’io
sia il nostro album migliore. Penso che sia meglio
del nostro ultimo, che ritengo il nostro secondo migliore.
Non ho paura di dirlo, molti artisti ti diranno che
l’ultimo e’ il migliore perche’
devono promuoverlo, ma io sono convinto “Evil
Powers” sia il piu’ grande. Penso che
possiamo eguagliarlo, ma quando e’ uscito sapevo
che era qualcosa di speciale, e penso meritasse piu’
exposure di quella che ha avuto; ma e’ molto
facile per una band cadere nella tentazione di concentrarsi
su cio’ che non sta accadendo anziche’
su cio’ che sta accadendo. E quello che stava
accadendo e’ che la gente ai concerti era contenta
dell’album, e questo alla fine e’ cio’
che conta, non la gente a cui non piace. E’
davvero facile caderci, nell’”avrebbe
dovuto questo, avrebbe dovuto quello”, ma devi
darci un taglio ed essere grato per cio’ che
hai raggiunto, e noi abbiamo fatto un album che penso
sia quasi un classico.
Ma anche il vostro
ultimo a me personalmente piace molto...
Bene! Non fraintendermi, anch’io
penso sia un buon lavoro, anche se non ai livelli
di “Evil Powers”. Ci sono stati molti
avvenimenti all’interno della band durante la
registrazione di “Motherfuckers be trippin’”,
come l’ingresso del nostro nuovo batterista
e altre cose, e con tutto quel movimento forse non
siamo riusciti a divertirci come al solito, ma credo
comunque sia un ottimo album alla fine.
A me piace molto
“Pretty fucked up”, qual’e’
la storia dietro alla canzone?
E’ una canzone che Eddie
ha scritto sulla separazione dei suoi genitori. Detto
cio’, suppongo potrai riascoltare il pezzo e
capire da te cosa e’ successo. Sembra che parli
di una storia ragazzo-ragazza ma non e’ cosi.
All’inizio era stata scritta in stile piu’
country-acustico, poi e’ finita per essere una
di quelle canzoni che si aggiungono all’ultimo
e diventano qualcosa di grande.
A proposito di country...
Ricordo che a un certo punto i Supersuckers hanno
avuto una mezza rottura, sono tornati e contrariamente
alle aspettative dei fans hanno tirato fuori un album
country!
Ah si, ricordo, quando sono stato
cacciato...
Come ti spieghi
che ai vostri fans piace la vostra roba country quanto
quella rock’n’roll?
Abbiamo cercato piu’ volte
di spiegarcelo anche noi ma non c’e’ spiegazione.
Alla fine e’ venuto fuori davvero bene, inizialmente
era solo un’idea... Abbiamo delle idee e le
mettiamo in atto, non pensiamo a come la prenderanno
i nostri fans. Voglio dire, come band pensiamo ai
nostri fans piu’ di chiunque altro in realta’,
basta dare un’occhiata al nostro sito. Comunque,
quello che e’ successo in quel particolare frangente
e’ che, al ritorno da un tour le cose hanno
cominciato a prendere una certa piega con Subpop.
Loro non ci avrebbero dato abbastanza soldi per registrare
il nostro prossimo album, ma dovevamo farne comunque
uno per uscire dal nostro contratto; e allora abbiamo
detto, “facciamo un album country”. Ne
avevamo uno pronto, volevamo tirarlo fuori, e alla
fine e’ diventato l’album che ha venduto
di piu’ nel nostro back catalogue.
Come vanno le cose
tra voi al momento?
Direi meglio di come siano andate
in molto tempo, ognuno ha le sue idee ma riusciamo
benissimo a farle conciliare, una relazione ideale.
E col nuovo batterista?
Restera’ solo per questo tour o avete intenzione
di tenerlo stabilmente?
E’ bravissimo e siamo molto
contenti di lui, se resti stasera per lo show lo vedrai.
Noi speriamo che voglia restare, e’ una fortuna
trovare bravi musicisti come lui con cui lavorare,
e comunque siamo gia’ stati alquanto fortunati
ad averlo per questo tour. Ti fa crescere la voglia
di suonare, mentre l’ultimo che abbiamo avuto
prima di lui, non per parlar male ma non faceva mistero
del fatto che non gli interessava piu’ suonare
la batteria. A me piace ancora suonare la chitarra.
Pur non essendo
una band da alta classifica, i Supersuckers sono stati
li per 15 anni, mantenendo un’invidiabile fan
base, facendo sold out alla maggior parte dei loro
show, e soprattutto senza risentire mai delle mode
che sono andate e venute in quest’arco di tempo.
E non hanno mai avuto MTV, Kerrang o majors alle spalle.
Dunque, cosa ci vuole veramente per farcela?
Molto lavoro. E’ tutto quello
che posso dirti. Andare on the road e lavorare duro.
E’ molto diverso ora da quando io ho cominciato,
ma fondamentalmente e’ lo stesso. Non aspettare
il big break, vai e fai il tuo small break, perche’
nessuno verra’ a cercarti altrimenti. Non voglio
dare consigli perche’ davvero’ non e’
facile, abbiamo portato giovani bands in tour e sono
crollati a piangere con le loro mamme, e’ davvero
successo, “e’ cosi difficile, ho bisogno
del mio letto”... Devi volerlo davvero! Se ce
l’hai davvero nel sangue farai tutto quello
di cui c’e’ bisogno, e non e’ qualcosa
che puo’ essere costruito. Il mio consiglio
finale e’: non farlo, a meno che sei sicuro
di volerlo sul serio.
Siete andati in
tour con grossi nomi durante la vostra carriera. Guardando
indietro, qual’e’ il vostro migliore ricordo
in un tour divertente e chi ricordate come un testa
di c***o con cui era solo lavoro e per nulla piacevole,
e non vedevate l’ora di tornare a casa?
(ridendo) Non ricordo qualcuno
con cui stavo cosi male da non veder l’ora di
tornare a casa, semmai ho avuto sentimenti simili
e’ stato per tutt’altro motivo, cioe’
quando avevo un problema di alcool. Come quando sono
collassato on stage sul mio amplificatore... Sfortunatamente
non ero abbastanza ubriaco da perdere i sensi completamente!
Per quanto riguarda gli episodi migliori ce ne sono
cosi tanti... ricordo quando abbiamo suonato sul Tonight
Show con Willie Nelson... ma se devo
citare un momento rock’n’roll, per me
e’ stato il primo giorno del tour con White
Zombie, credo fosse Detroit. Ci era stato
detto che l’altra band di supporto aveva lasciato
il tour ed era stata sostituita dai Ramones.
Siamo arrivati e i Ramones stavano
facendo il sound-check, i Ramones!
Sapevamo che sarebbero stati li, ma averli davanti,
parlarci, farci foto... Eravamo in tour con i Ramones,
ti rendi conto? Non potevo crederci. I Ramones,
la ragione per cui ho iniziato a suonare!
E chiudo la chiacchierata
con Ron mentre arriva Eddie Spaghetti di ritorno da
un’intervista con Kerrang... “Com’e’
andata?”, “non puoi immaginare: mi hanno
portato a comprare scarpe per una sorta di foto feature...
Che palle!”. Si scherza un po’ sui reality
show, e mettiamo in piedi in due minuti la nostra
versione delle celebrita’ nella giungla: che
ne pensate di un Bret Michaels con
Jani Lane tra ragni e scarafaggi,
Gene Simmons nella palude... probabilmente
Doro Pesch se la caverebbe meglio
di tutti!
Prima di separarci, Ron mi consiglia i Tokyo
Dragons, band di apertura. Conosciuti per
caso, mandano un demo al chitarrista, che ne ha abbastanza
di amici che gli appioppano demo, ma lo mette comunque
su... E rimasto a bocca aperta non puo’ che
portarseli immediatamente in tour! Sembra abbia orecchie
buone il caro Heathman, perche’ questi giovincelli
sono attualmente sulla bocca di tutti (media inclusi)
con un solo sfigatissimo singolo senza copertina all’attivo.
Ma dei Tokyo Dragons parleremo ancora, ve lo prometto.
Intanto mi guardo il soundcheck, assaporo il buonumore
nell’aria sorseggiando una birra, e ringrazio
mentalmente Moreno. Il rock’n’roll e’
decisamente vivo, di piu’, e’ eterno.
Basta saperlo trovare e vivere!