Shire

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Alessandro Lilli

Una serie di riedizioni dei vecchi lavori, la pubblicazione di greatest hits, live e progetti solisti fecero pensare ad un fuoco di paglia quando un paio di anni fa gli inglesi Shy tornarono in pista con un eccellente comeback da titolo “Unfinished business”. Invece questo nuovo lavoro, “Sunset and vine” sembra voler confermare l’avvio di un nuovo corso. Vediamo cosa ha da dirci in merito l’ottimo axeman della band Steve Harris (no Maiden relationships…)

Nel corso degli ultimi anni, gli Shy hanno pubblicato parecchi cd, tra prodotti nuovi, riedizioni, albums dal vivo e progetti solisti di qualche membro del gruppo. Che ruolo gioca l’attività come Shy nelle vostre esistenze, oggigiorno?
Noi cessammo di essere una band a tempo pieno nel 1995. Successivamente è accaduto che la Neat Records ha acquistato i diritti del nostro primo album “Once bitten” e l’ha ristampato. Ciò ha suscitato un rinnovato interesse per la band sufficiente ad indurci a pubblicare tre ulteriori albums di materiale inedito ("Regeneration", "Let the hammer fall" e "Live in Europe"), i primi essendo due raccolte di demos incisi tra il 1984 ed il 1990, ed il live album frutto di registrazioni durante il tour europeo del 1987 con Gary Moore, oltre a contenere materiale tratto da alcuni successivi shows nel Regno Unito, senza alcun overdub. Nel 2000 fummo contattati dalla Z Records con la prospettiva della realizzazione di un nuovo album in cui fosse tornato a cantare Tony Mills.

Abbiamo tutti altre attività al di fuori dell’industria musicale, così per "Unfinished Business" e "Sunset and Vine" abbiamo dovuto scrivere e registrare lungo un certo arco di tempo, giacchè non è sempre possibile avere tutti nello stesso posto contemporaneamente. Ciò premesso, ritengo tuttavia che abbiamo lavorato sodo su questi ultimi due albums come mai accaduto in precedenza, e ci stamo godendo la libertà di poter scrivere senza condizionamenti da parte della Casa discografica.

Il vostro nuovo lavoro segue le stesse orme musicali del suo eccellente predecessore, o avete in qualche modo modificato il vostro sound?
Io penso che “Sunset and vine” sia la logica evoluzione di “Unfinished business”. Non abbiamo cambiato troppo il nostro stile, forse ci sono più chitarre, dato che ora abbiamo un secondo chitarrista, Ian Richardson. Inoltre su quest’album le canzoni sono più lunghe, con più assoli, e Tony ha sfruttato tonalità vocali più basse, senza peraltro lesinare i suoi acuti laddove necessario. Penso che chiunque abbia apprezzato “Unfinished Business” sarà più che soddisfatto di “Sunset and Vine”. Non stiamo mirando a modernizzare il nostro sound o a rivolgerci a nuove platee, ma penso che siamo un po’ progrediti rispetto a precedente capitolo.

Siete soddisfatti del vostro attuale contratto discografico?
Alla MTM sono stati brillanti, non ho nulla da eccepire con loro. Credo che abbiamo dovuto rincorrerci per realizzare la promozione, a causa del nostro scarso tempo disponibile per interviste etc… Ma il loro atteggiamento e la loro dedizione sono stati rimarchevoli.

C’ è in programma la pubblicazione di un dvd da parte degli Shy?
Non mi risulta (forse faresti meglio ad andare a dare un’occhiata alla rubrica delle recensioni dvd… NdA). Non so esattamente chi detenga i diritti dei videoclips che filmammo negli anni 80 per i nostri singoli e, per quanto mi risulta, non esiste materiale filmato dal vivo in quell’ epoca di qualità professionale. Magari se facciamo qualche show quest’anno potremmo mettere qualcosa assieme…

“Misspenth youth” avrebbe dovuto rafforzare la vostra notorietà, dopo un così grosso successo come “Excess all areas”. Siete davvero soddisfatti di quell’album?
"Misspent Youth" fu un lavoro molto deludente, tanto per noi che per i nostri fans. Non posso biasimare nessuno di ciò, giacchè avevamo un produttore di grido come Roy Thomas Baker, un budget consistente, incidemmo a Los Angeles, e nonostante tutto non funzionò. Parte del problema fu che cercammo di essere più stradaioli di quanto si adattasse al nostro stile.
L’AOR aveva cominciato a morire, e bands come i Guns and Roses erano molto popolari. Penso cha la MCA abbia cercato di spingerci verso una direzione meno melodica. Alcune delle canzoni avevano la tradizionale impronta sonora degli Shy, ma la produzione era scarna, ed oggi quel disco non è un qualcosa di cui andiamo fieri…

Perchè la decisione di cambiare il nome in “Shy-England”, per una band così palesemente american-oriented?
Il nome fu cambiato esclusivamente per “Misspenth Youth”, giacchè quel disco stava ricevendo una massiccia promozione sul mercato americano dove già esisteva un’altra band dal nome Shy, che peraltro minacciò azioni legali se noi non avessimo modificato il nostro nome. Ritengo sia stata una esigenza stupida, ma gli Shy americani pretendevano una somma considerevole per cederci i diritti all’uso del nome. In Europa non vi fu una analoga necessità, e giacchè da allora non abbiamo promosso altri albums negli States non c’è stato più alcun problema.

Pensi che l’immagine glamour dei primi anni aiutò gli Shy a riscuotere attenzione, o ha creato solo diffidenza verso la vostra ben diversa attitudine musicale reale, molto più prossima al class ed all’hard rock melodico?
Penso che intendessimo solo combinare un’immagine attraente con musica molto fine, e sebbene non penso che somigliassimo ai Motley Crue o ai Poison, effettivamente attraversammo un periodo fortemente caratterizzato dal nostro vestiario! Più diventi vecchio e più impari a fare a meno di certi vezzi: ora siamo certamente molto meno ricercati nel modo di abbigliarci!!! Al di là del “look”, io credo che noi fossimo molto più vicini musicalmente a Whitesnake, Europe, Bon Jovi, Def Leppard, tutte bands classy che non mi sentirei di definire Glam!!!
Comunque oggi trovo decisamente buffe alcune nostre vecchie foto…

So che una volta foste costretti ad abbandonare il palco, come opening act dei Manowar, perchè l’audience non gradiva il vostro aspetto: giacchè è accaduto a Torino, spero che tu non sia ancora risentito verso il pubblico italiano…
La cosa curiosa è che io serbo solo bei ricordi di quello spettacolo a Torino, e me lo ricordo perchè è stata l’unica volta che abbiamo suonato in Italia. Venimmo inseriti in cartellone solo all’ultimo momento e non ci fu tempo per alcuna pubblicità. Comunque ricordo che successivamente parecchi nostri fans italiani vennero a complimentarsi, contenti di averci potuto ammirare. Manowar e Sabbat erano ottimi ragazzi, ma probabilmente non erano il genere di co-protagonisti più adeguato per una band come gli Shy…

Vuoi parlarci un po’ dei vostri rapporti con il batterista originario Alan Kelly ed il tastierista Paddy McKenna, che non fanno parte di questa reunion?
Alan si trasferì da Birmingham, dove abbiamo la nostra base, nel 1999, per stabilirsi nella costa meridionale dell’Inghilterra. Lui e Tony non hanno mai avuto un buon rapporto, entrambi hanno personalità dominanti e sarebbe stato difficile tornare ad incidere insieme per via di passate acredini. Inoltre Alan ha smesso di suonare dal 1995 ed abita troppo distante per poter essere realisticamente considerato in questa reunion. So che è la rifondazione degli Shy gli ha dato fastidio, ma io gli auguro la migliore delle fortune in qualsiasi cosa egli stia facendo. Anche Paddy si è ora trasferito al sud, ma siamo ancora in contatto e probabilmente avrebbe suonato su quest’ album se non fosse andato a vivere via. Joe Basketts ha curato le tastiere sul nuovo album, facendo peraltro un ottimo lavoro.

(Un amareggiato Alan Kelly, interpellato in merito a queste dichiarazioni, ha replicato facendo osservare in estrema sintesi quanto segue: a) dopo l’uscita di Tony Mills nel 1991 la band reclutò il vocalist John Ward, all’epoca di stanza a Los Angeles, e ciò non rappresentò un problema; b) tutta la band, e non solo lui, ebbe un periodo di inattività dopo il 1995; c) la condizione posta dalla Casa discografica per un nuovo contratto agli Shy parrebbe essere stata il rientro alla voce di Tony Mills, il quale avrebbe a sua volta imposto ai compagni l’esclusione di Kelly dal nuovo progetto. Per una approfondimento delle argomentazioni di Alan Kelly sugli Shy seguite il link shy-england.4t.com NdA)

All’indomani del fallimentare “Misspenth Youth” Tony Mills abbandonò gli Shy, si disse per seguire inclinazioni verso un sound decisamente più heavy. Dato che di recente è tornato ad uno stile molto più melodico, che giudizio si può dare oggi del suo progetto musicale come Siam?
Senz’altro Tony sarebbe più qualificato a darti questa risposta, ma è attualmente molto impegnato con sua figlia appena nata. Comunque mi risulta che egli vada particolarmente fiero di ‘Prayer’.

Il progetto solista di Tony realizzato qualche anno fa, ossia “Cruiser”, era solo un riempitivo senza seguito in attesa del ritorno degli Shy o deve far pensare alla coesistenza di più progetti musicali paralleli?
In effetti credo che "Cruiser" fosse una raccolta di materiale inedito che Tony registrò dopo l’uscita dalla band, nel 1991. So comunque che sta attualmente lavorando ad un secondo progetto solista, “Freeway to the afterlife” (qui si rende necessaria una …grattatina “tecnica”….NdA), che mi dice impregnato di un umore molto gospel. Si preannuncia interessante!

Vorrei conferma ad alcune piccole curiosità: è vero che Tony fece i cori sull’album di esordio dei Cinderella? Ho anche letto che Don Dokken partecipò alla stesura del vostro maggior successo “Break down the walls”…
Se ricordo bene, Tony ha cantato sul pezzo ’Nothing for Nothing’. Jeff Paris (con cui stavamo scrivendo assieme alcune canzoni, all’epoca) condusse Tony in sala d’incisione. Lì egli incontrò Tom Keifer ad il produttore Andy Johns.
Don Dokken effettivamente prese parte alla stesura di ‘Break down the Walls’, io e Tony lo incontrammo nei Total Access Studios e realizzammo una versione demo della canzone. Originariamente era chiamata ‘Last Chance’ ma noi utilizzammo solo il riff di apertura che Don aveva composto. Fu una grande esperienza, ed egli una persona affabile.

Ti prego di esprimere la tua opinione sulla scena europea (ed in particolare britannica) del rock melodico: come la giudichi oggi, a confronto con quella di fine anni ’80? Pensi che i fasti di questo genere di musica siano ormai tramontati, oppure oggi il rock melodico può vantare concrete chances per un successo maggiore di allora?
Non sono del tutto certo che la Gran Bretagna abbia tuttora un’importante scenario di bands dedite al rock melodico. Certo, esistono ancora locali che allestiscono serate all’insegna della musica rock, ed alcune bands di fine anni ’80 sono ancora in circolazione, ma certamente non si può più definire “mainstream” rock.

The Darkness sono probabilmente il gruppo rock più importante partorito dal Regno Unito nell’ultima decade, ma non sembrano aver instaurato una tendenza. Realisticamente, c’è bisogno di nuove leve per rendere l’hard rock melodico di nuovo popolare, e ciò attualmente non si sta verificando in Inghilterra. Mi sembra che nel resto dell’Europa le platee invece accolgano meglio la musica di vecchio stampo. Ritengo che le tendenze musicali abbiano un andamento ciclico, quindi potremmo attenderci una nuova esplosione del rock. O perlomeno lo speriamo!…
Le bands più datate stanno ancora realizzando ottimi dischi, prendi per esempio i TNT, quindi non si direbbe che ci sia carenza di buona musica.

Quanto, ed in che modo, pensate di aver cambiato aspettative ed atteggiamento riguardo all’industria discografica? Cosa realmente vi aspettate da questo graditissimo ritorno degli Shy?
Ora non siamo più musicisti a tempo pieno, e la esigenza di doverci sostenere attraverso la nostra musica non è più una preoccupazione. Ciò significa che possiamo goderci la nostra attività come Shy senza il timore di fallimenti. In un certo qual modo oramai lo stiamo facendo come hobby; il che non vuol dire che non l’abbiamo presa seriamente, tant’è che ti posso assicurare di non aver mai lavorato con maggiore impegno prima d’ ora.
Ci auguriamo di poter continuare a realizzare albums fintanto che i nostri fans lo vorranno.
Siamo stati sinceramente compiaciuti dalla positiva reazione suscitata da “Sunset and vine” e ci auguriamo di poter partire a suonare in giro per l’Europa. Se la cosa decolla, chissà che potrebbe accadere!!!

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