Fabio
Magliano
Courtesly of Metal Hammer
Alla fine
non è stato un nuovo album o una colossale
reunion a riportare sulla cresta dell’onda i
Motley Crue, bensì un libro, nel quale il four-piece
losangeliano ha riversato una carriera di abusi, vizi,
perversioni ed eccessi, sino a dare alla luce quella
che molti considerano ormai una sorta di “Bibbia
dell’hard rock”. “The Dirt”
ha rilanciato alla grande Nikki Sixx e soci, li ha
portati a riconciliarsi con MTV (ricordate la feroce
polemica in seguito alle accuse di essere solo “rossetto
e lacca per i capelli”?), li porterà
presto sul grande schermo e ha attuato una mastodontica
operazione di riscoperta che inevitabilmente passa
attraverso a “Loud As F@*k” e “Music
To Crash Your Car To”, due box usciti nel periodo
natalizio (ma va?) mirati a far riscoprire una delle
band più influenti degli anni Ottanta/Novanta.
Seppur impegnatissimo con la promozione della sua
nuova creatura, i Brides Of Destruction, un rilassato
Nikki Sixx ha trovato il tempo di scambiare due chiacchiere
con noi e fare luce su quelle voci che vogliono vicina
una clamorosa reunion, l’ultima che manca all’appello
prima di poter finalmente dire che il glam californiano
è finalmente risorto.
Nikki, ormai si
parla con sempre più insistenza di una vostra
reunion. Cosa c’è di vero in tutte queste
voci?
Tutto è vero: i Motley
Crue torneranno con un tour mondiale, ma non così
presto come si potrebbe credere. La nostra priorità
ora è realizzare un film basato sui fatti raccontati
nella nostra biografia “The Dirt”. Questo
dovrebbe essere in distribuzione nei primi mesi del
2005, quindi per “supportarlo” partiremo
con un tour che toccherà tutto il mondo.
Anche l’Italia?
Non è che ci tirate il pacco anche questa volta?
Soprattutto l’Italia! Ci
sentiamo in debito con i nostri fans italiani visto
che, in passato, non abbiamo potuto suonare nel vostro
Paese come avremmo voluto, quindi nel 2005 arriveremo
anche in Italia, state tranquilli!
Hai accennato al
film. Cosa puoi dirci di più in riguardo?
Il film sarà realizzato
dalla Paramount Pictures in collaborazione con MTV.
Sarà ispirato liberamente alla nostra autobiografia
ma noi non compariremo. Ci saranno attori veri e propri
a interpretare le nostre parti, mentre noi ci limiteremo
a fare da consulenti alla produzione. Dalle prime
bozze si direbbe che il film è eccellente.
Staremo a vedere…
E per il nuovo album,
c’è la speranza che “New Tattoo”
veda mai un seguito?
E’ possibile. Non escludo che, sul finire del
2004 si entri in studio per registrare nuove canzoni.
Ma più che altro torneremo a suonare assieme
per vedere se siamo ancora capaci a farlo e se ci
sopportiamo ancora su uno stesso palco!
Intanto siete usciti
nei negozi con due interessanti iniziative…
Già. La Universal Europe
ha fatto uscire per natale il box “Loud As F@*k”,
un DVD studiato per fare avvicinare alla nostra musica
anche i ragazzi più giovani. Penso sia un’iniziativa
interessante, rivolta più che altro al pubblico
europeo. Confido molto in questo lavoro, perché
non solo offre una testimonianza audio di ciò
che realmente sono i Crue, ma mostra anche visivamente
quella che era la nostra forza. Il DVD contiene i
nostri video e alcuni estratti live, l’essenza
della musica dei Motley Crue. Beh, credo che questo
materiale sia l’ideale per rieducare chi, negli
ultimi anni, si è distratto nei nostri confronti
ed educare chi proprio non ci conosce.
“Music To
Crash Your Car To”, invece…
Questa è una mossa destinata
soprattutto ai ragazzi americani, per tradizione più
legati al mondo dei Crue. Si tratta di un’opera
mastodontica, una serie di box che racchiudono in
sé tutta la storia della band, quattro box
composti da quattro album ciascuno pieni di inediti,
rarità, alternative version e b-side. E’
un lavoro per collezionisti, un progetto ambizioso
che è stato suddiviso in quattro parti proprio
per venire incontro ai fans e rendere così
meno dispendioso il suo acquisto.
Il primo volume
di “Music To Crash Your Car To” ripercorre
quanto faceste negli anni Ottanta. Pensi sia possibile,
per una giovane band, arrivare ai livelli che raggiungeste
voi in quegli anni suonando rock’n’roll?
No, non credo proprio, più
che altro perché sono proprio le case discografiche
ad impedirtelo! Mi spiego: se ci fai caso, oggi le
band non hanno più il tempo di costruirsi una
carriera, vivono nel tempo di un singolo, che se tira,
bene, altrimenti ti trovi scaricato nel giro di un
secondo. Quanti sono i gruppi che riescono ad arrivare
al terzo disco? Pochissimi, credimi, perché
oggi le case discografiche sono popolate da animali
differenti da quelli che ci hanno fatto crescere negli
anni Ottanta, animali resi con la bava alla bocca
da una situazione discografica decisamente critica
e assolutamente non disposti a darti la minima chance
di emergere.
Qual è la
tua personale ricetta a questa inquietante crisi?
La mia ricetta? Più che
altro è una speranza, riposta nelle label indipendenti.
E sai perché? Perché a lavorarci dentro
sono persone che anni prima erano i tuoi fans più
accaniti, quindi ti supportano in tutto e per tutto
e ti permettono di tornare alle tue radici. Questo
è quanto sta succedendo a noi con i Brides
Of Destruction ed è qualcosa di fottutamente
stimolante.
Prima hai accennato
alla vostra biografia “The Dirt”, un must
per tutti quelli che vivono intensamente il rock anche
se, se permetti, un dubbio ci è venuto: ma
è proprio tutto vero quello che raccontate?
Assolutamente, al 100%. Se i Motley
Crue hanno avuto tutto il successo che hanno avuto,
è perché nel corso della loro carriera
sono sempre stati onesti con tutti. Anche “The
Dirt” è un libro onesto, perché
in esso raccontiamo tutta la verità. Se avessimo
dovuto ricordarci delle menzogne, probabilmente avremmo
pubblicato una porcheria, invece abbiamo aperto noi
stessi e le nostre memorie ed abbiamo parlato delle
nostre vite in totale tranquillità.
Quanto è
stato difficile raccontare i momenti più duri
e drammatici della tua esistenza e gettarli in pasto
al lettore?
Non è stato facile, ma neppure drammatico,
perché ho potuto rivivere lucidamente alcuni
momenti della mia esistenza nei quali non ero io,
nei quali ero troppo fatto persino per accorgermi
di ciò che ci stava accadendo attorno, ho potuto
rivivere alcuni miei errori e imparare molte cose
anche oggi, ad anni di distanza.
Quegli stessi errori
che narri nella tua personale autobiografia, “The
Heroin Diaries”…
Sì, questo è il
mio personale diario del biennio 1986/1987. In quel
periodo avevamo un jet personale, riempivamo gli stadi,
Rolling Stone ci dedicava copertine su copertine…eravamo
al top, per la band era il periodo che avevamo atteso
a lungo, sognato e conquistato con grandi sacrifici,
ma come scrivo sul mio diario, la mia visione di quel
periodo era totalmente deviata dalla droga, tanto
da farmi pensare di vivere costantemente a cavallo
di una mastodontica illusione.
Negli ultimi anni
si sta assistendo ad un prepotente ritorno di tutte
quelle band che, negli anni Ottanta, avevano condiviso
con voi la scena losangeliana, dai Twisted
Sister ai Faster Pussycat
passando per Skid Row e L.A.
Guns. Pensi sia giunto il momento per una
nuova esplosione del glam-rock?
Lo spero, anche perché, alla fine, questo è
quanto i fans hanno voluto da sempre. Se certe band
sono tornate è perché erano i fans a
richiederglielo. Il problema per una nuova esplosione
della scena glam, se mai, sta nell’individuare
quelle band in grado di fare da traino per la scena
stessa, gruppi in grado di essere oggi ciò
che noi ed i Guns’n’Roses
siamo stati negli anni Ottanta/Novanta. Oggi band
simili non se ne vedono, e questo, alla lunga, potrebbe
rappresentare un freno per tutto il movimento.