Markonee: come trae origine il
nome che vi siete dati? Da qualche parte leggevo che
ha a che fare con la località di Pontecchio
Marconi. Ma cosa c’ entra nei credits del vostro
album, “The spirit of Radio”, il ringraziamento
a Zakk Wylde?
Zao Ale! Zao Moreno! Mi presento,sono
Stefano Peresson, suono la chitarra e le tastiere,scrivo
la musica ed i testi delle canzoni e se Carlo (Bevilacqua,
chitarrista) ed Emiliano (Gurioli, cantante) me lo
permettono canto lenti per ragazze gotiche.
A parte gli scherzi! Il nome trae origine da una frase
che Zakk mi ha detto nel ’98 uscendo dall’aeroporto
di Bologna (intitolato a Marconi): “it’s
a good name for a good band”, spiegandomi poi
che con quel nome tutti saprebbero da dove vengo.
Formato il gruppo ci siamo trasferiti a Pontecchio,
ma volevo che usando un motore di ricerca apparissimo
solo noi; quindi MARKONEE. Attenzione, non e’
inglese ma una lingua baltica.
Dunque mi pare di capire che
non vi è nessun tentativo di imitazione del
concept dei Tesla, anzi vi ponete
quasi in contrapposizione storica con essi, in difesa
dell’ operato del bolognese Guglielmo Marconi…
Esatto, rispettiamo assolutamente
i Tesla, grandi musicisti,ma concettualmente siamo
la loro nemesi.
Nel mondo occidentale Marconi non va difeso, va solo
osannato.
Ad ogni modo, quando andate a
suonare nella ex Jugoslavia, dove mi risulta abbiate
un ottima notorietà, suppongo che evitiate
attacchi alla figura di Tesla…
Per loro e’ una cosa strana,hanno
altri miti, se parli con un filo-sovietico l’inventore
della radio non e’ neanche Tesla ma Popoff.
Vuoi parlarci brevemente dei
Markonee e della loro storia musicale?
Abbiamo iniziato a parlarne alla fine del secolo,a
registrare qualcosa nel 2001. La rivista USA Smash
Hits faceva una compilation di gruppi non americani:
per l’Italia hanno chiamato noi con “Loved
Land”, e ci recensivano entusiasticamente. Ho
capito che potevamo lavorarci su.
Ma è vero che anni fa
vi rubarono tutta la strumentazione?
E’ gia’ la seconda
volta che ci capita… quando hai un centinaio
di chitarre e’ normale.
Nella vostra biografia ho letto
di svariati riconoscimenti, sia alla band che a te
personalmente per il brano “Every beat of my
heart”, peraltro presente sull’ album.
La vittoria del contest indetto dalla RAI quante porte
vi ha effettivamente aperto?
Poche, ma siamo anche un gruppo
di hard rock che canta in inglese. E’ stato
stupefacente vincere cosi’ largamente su gruppi
che suonano la Pizzica Salentina o della Wave elettronica
in italiano. Del premio SIAE mi ero quasi dimenticato,
fino a quando siamo andati in Jugoslavia; negli articoli
era la prima cosa che menzionavano. Se devo dire pero’
la RAI ci ha chiamato al Telethon a Padova, ed e’
stato un gran concerto in una piazza che con noi era
diventata una bolgia, non lo dimentichero’ mai.
Quel live lo hanno trasmesso 3 volte!
Oggi potete contare su un concreto
e fattivo supporto da parte dell’ associazione
Bologna Rock City, che vi ha inserito in cartellone
con parecchi bigs internazionali del calibro di Gotthard,
Winger ed House of Shakira. Possiamo dire che BRC
si sta dimostrando più efficace della RAI?
Tanta e’ la passione di
Emiliano (Nanni, BRC) che a volte mi sembra uno scherzo.
Un giorno viene in sala da noi e ci dice “dal
29 Aprile al 15 Maggio suonate tutte le sere e saremo
la prima band di Metal italiana ad andare nella ex
Jugoslavia”… non scherzava!
In piu' riesce a collaborare con altri management
importanti vedi la Eagle e la Secondo Avvento, io
non mi sono mai occupato di queste cose, di solito
rompo le palle ai fotografi, chiedete ad Alex Ruffini,
sono il suo incubo.
Volevo ricordare che ci saranno anche i White Lion
e Soul Doctor. Credo che per il suo compleanno BRC
si regalera’ le Vixen… Emy scusa mi lasci
una sorella Pedersen?
Passiamo a parlare un po’
del nuovo album, “The Spirit Of Radio”,
che si contraddistingue per l’idea, davvero
inusuale in una band al debut album, del concept sulla
vita e l’ opera di Marconi. Per caso vi ha spinto
l’aspirazione al contatto con l’America,
che già nutrivi una quindicina di anni fa,
quando militavi negli sfortunati Danger Zone?
Infatti quando Emiliano Nanni
mi parla degli USA mi vengono i brividi…era
l’88.La sera che i Danger Zone suonavamo al
Whisky a GoGo io e Priori eravamo a Venice in spiaggia
nel pomeriggio: una settimana prima eravamo a suonare
a Padova… Per quanto riguarda il concept mi
sembra un buon mezzo per raccontare una storia se
non sei uno scrittore. A Oderso (Rubini,produttore)
l’idea piaceva e Carlo ha incanalato il torrente
delle idee. In realta’ dovevano esserci 20 canzoni,
ma la casa discografica si e’ rifiutata di stampare
un doppio per un gruppo esordiente. Comunque la vita
di Marconi mi aveva affascinato sin da bambino: emigrante,
reietto dalla cultura dell’epoca, volontario
sul Carso nel Prima Guerra Mondiale,poi definito Mago
dell’Infinito e premio Nobel per la Fisica.
Pensate che lo schernivano chiamandolo “l’ELETTRICISTA”!
Ritengo che nel caso di “The
Spirit Of Radio” non si possa parlare di semplice
incisione discografica, ma di una autentica espressione
culturale di considerevole spessore.Lo stesso booklet
è assolutamente inusuale per la sua corposità
e denso di contenuti documentali, che caratterizzano
il prodotto come qualcosa di ben più sostanzioso
di un semplice tentativo discografico da parte di
una band esordiente…
Grazie! Non ci ripaga di un anno
di brain stormin’ ma tutti ci dicono che e’
un prodotto ben fatto.
Il picco delle emozioni e’ stato quando ho conosciuto
la figlia di Marconi, Elettra. Mi ha stretto la mano
e mi ha detto: “Lei e’ quello che ha fatto
un disco sul babbo? Bravo!!”
Avevo visto cosi’ tante fotografie di Marconi
ed ascoltato tanti dei suoi discorsi che era emozionante
sentire una persona con la stessa voce e vedere che
aveva gli stessi occhi.
Quanto difficoltoso è
stato reperire tutte le foto e i documenti d’epoca
pubblicati nel ricchissimo booklet del compact disc?
Abbiamo aspettato la foto di copertina
3 mesi, veniva dal Canada, ed il disco era pronto.
Per le altre foto ed alcuni documenti il merito e’
di Oderso e di Carlo che e’ riuscito ad allacciare
rapporti con la Fondazione Marconi.
A parte la già citata
“Every beat of my heart”, quali altre
canzoni delle ben 17 presenti sull’ album hanno
per te un particolare sapore?
Loved Land perche’ e la
prima canzone che ho scritto con i Markonee.Poi Colors
ed I Know That You Know That He Knows perche’
e’ stata scritta e registrata di getto.Carlo
direbbe Discovery e Modern Time Clockwork. Emiliano
I Would Die For You e I Don’t Remeber Well:
e’ l’unica canzone che canto io, ma dice
che ha un grande solo! A JJ (Frati, bassista) piace
Black’n’Grey ed a Ivano (Zanotti, batterista)
non puoi non lasciare il martellato di Burning. Officer
& Gentleman era il favorito della nostra corista,
Susanna Minghetti, mentre lo registravamo.
Tutte le volte prima di salire sul palco Nanni arriva
e controlla che ci sia Moving To America in scaletta.
E’ vero che tutti i testi
sono stati riadattati al tema del concept, che canzone
dopo canzone ripercorre con dovizia di particolari
la vita e l’opera di Guglielmo Marconi?
Si’ e quello e’ stato
un lavoro tremendo,l’unica che non e’
mai cambiata e’ Would I Lie To You, anche perche’
e’ un argomento un po’ particolare, anzi
direi che e’ il testo piu’ spinto che
abbia mai fatto, un sogno erotico su una persona a
me molto vicina…
Durante la nostra conversazione,
ho avuto modo di apprezzare la tua minuziosa cognizione
di fatti storici anche di dettaglio, ed in generale
un vivo interesse verso la cultura. Dunque convieni
con me quando scrivo che certo rock è tutt’altro
che sottocultura?
Vero! Pero’ non ho idea
se alla gente interessa o no.Vedo che alle persone
rimane piu’ impresso se guidi ubriaco ed uccidi
il batterista di un altro gruppo o cosa combini nel
backstage con le groupies. Il rock italiano non e’
fatto con bottiglie di Champagne, ma con lacrime,
sudore e sangue.
A proposito di storia, facciamo
un tuffo nel tuo passato di musicista: quali sono
i tuoi più bei ricordi collegati all’avventura
americana con i Danger Zone?
Fanno ancora male… preferisco
non parlarne…
Cosa ne è stato del disco
che incideste negli USA per il mercato americano?
Perche’ non lo chiedete
a Stephen Galphas (produttore di Saxon, Stryper, Motorhead,
John Waite, EZO).
Secondo te era maggiore il potenziale
di successo dei Danger Zone 15 anni fa, oppure quello
dei Markonee oggi, considerando le tendenze musicali
nelle ripettive epoche?
15 anni fa eravamo i primi “Charvel
nel JCM800 con il Flanger”. Oggi il discorso
e’ molto piu’ complesso ed articolato.
Si suonava di meno ma era piu’ facile fare concerti
in posti grandi. E se avevi la fortuna di capitare
in mano ad un grande manager…
Pensi con i Markonee di poter
riprendere la via del successo dal punto in cui si
interruppe l’ ascesa dei Danger Zone, o ti ritieni
meno ambizioso in relazione al tuo attuale progetto?
Non lo penso, lo spero. Un gruppo
senza ambizione e’ un esercito disarmato.
Nella tua biografia personale
sul sito (www.markonee.com) mi ha fatto sorridere
la citazione a Gabrielle Drake della serie tv “UFO”
(anche per me fonte di…”ispirazione”
in gioventù…) e mi hanno colpite alcune
tue dichiarazioni di matrice cattolica: non è
che la tua Jackson gialla e nera sia un tributo agli
Stryper? E poi cosa c’ è che non va nelle
Stratocaster?
Sia io che Oderso siamo fanatici
della fantascienza,e quella serie colpì moltissimo
tutti. Gli alieni erano cattivissimi ed usavano gli
umani come parti di ricambio. Poi c’erano droghe,sesso,rapporti
interrazziali, i telefoni cellulari, erano in UK ma
guidavano a sinistra… Pensa che era solo il
’69,infatti durarono solo 2 stagioni, rimpiazzati
dal piu’ blando Spazio1999.
Per quanto riguarda la matrice cattolica ti dico che
e’ presente e fortissima, ma la Bengal non e’
un tributo a gli Stryper di Oz Fox. E’ solo
una scelta casuale che sta’ diventando il mio
trade mark :“Pera quello con la chitarra tigrata!”.
Siamo stati grandi fans di Kiss, Boston, Zeppelin,
gruppi non Stratocaster sound, tutto quà.
C’è qualche altra
band in Italia che propone come voi un eccellente
heavy rock impregnato delle sonorità tipicamente
americane degli anni ’80, e che riscuote un’
ammirazione particolare da parte tua?
Ci sono ottime bands ovunque,i
Magdalenas di Pacino, LLadies della Lara,Hollywood
Vampires a Reggio, Rockstar a Lucca, Cellulite Star
a Padova, Brightness a Roma, Shattered, Six Killers,
Jany James, Sex For Cash, Streets Of Fire, Small Jackets…
Potrei andare avanti ore, suonano tutti meglio di
molte band europee. Un discorso a parte lo meritano
i RAIN: per anni sono stati i veri Defenders Of The
Faith del metal italiano, e loro sono una spanna sopra,
fidatevi.
Che aspettative di vendita nutri
per il “The Spirit Of Radio”? Nel vostro
ultimo show salutasti il pubblico con un eloquente:
“Comprate il nostro disco e non fate gli stronzi!!!”,
riferito ovviamente al malcostume della pirateria…
Poche, anche se ti devo dire che
il vinile lo stiamo gia’ ristampando.Viste le
vendite allo stand di BRC direi che la frase ha avuto
effetto, ma non parlavo di pirateria. La gente fa
fatica a comprare una pin di un gruppo italico e spende
50 euro per un picture di qualche biondo stonato di
qualche paese freddo. Mi rivolgo a tutti : ci sono
gruppi italiani che sono fantastici, supportateli
! E lasciamo un po’ di “Gruppi Aiutati
Dallo Stato” a casina loro… sono stato
chiaro?
Hai qualche messaggio o dichiarazione
ulteriori che vorresti rendere noti attraverso il
nostro sito?
Siate fieri di Marconi, era italiano
e comprate i dischi dei gruppi italiani…
Chiudo con un aforisma di una poetessa bresciana :
Cosa state a fare nelle discoteche? Andate a concerti…
STRONZI!!!