Jeff Scott Soto
 


Marco Paracchini

È giunto il momento. Alle 17.30 mi ritrovo al BARRUMBA di Torino, atteso dal fido amico GLAZE che ha curato l’aspetto organizzativo dell’evento, insieme alla Crazy Family (e promosso dalla ECS Italy di Roma – nda).
Scendo dalle scale speranzoso di ritrovarmi in mezzo al check sound ma sento invece imprecazioni di ogni tipo in lingua inglese! Il tosto e prorompente manager di JEFF è incazzato nero e chiede aiuto per i fusibili del locale che sono bruciati: panico. Nessuno in circolazione che parli inglese, nessun elettricista, nessun dirigente del locale. Io, con le tre parole di americano che ancora conosco, faccio da tramite e mi raggiunge anche JSS che mi osserva dai suoi due metri di altezza. È abbastanza deluso e sento che dice “Non può andare così! Il primo show in Italia di Jeff Scott Soto… siamo rovinati!” aggiunge il fonico, guardandomi minaccioso “Se entro mezz’ora non risolviamo i problemi, ce ne andiamo e torniamo tra due mesi o l’anno prossimo!”. Doppio panico per tutti!
Glaze ed io facciamo il possibile sotto l’aspetto gestionale mentre il buon tecnico del service torinese trova il sistema: si aggancia all’elettricità della cucina e il tutto sembra essere risolto ma in realtà sono già passate due ore! Il tempo è tiranno, è un martedì, non sappiamo nemmeno se ci sarà gente e mentre il sound check va a rilento, sta arrivando l’ora di cena e il manager dice che inizieranno alle 23. L’ennesima batosta; il proprietario ci farà sapere solo più tardi che non se ne fa nulla e che devono iniziare assolutamente alle 22 e liberare il locale entro le 24. Risultato? Beh, dopo accordi e compromessi di ogni fattispecie, Jeff e soci rinunciano alla puntatina in albergo e iniziano il concerto alle 22.30 finendo, con grande successo, alle 24.20, sotto il fastidioso alito del proprietario che in fondo ammette di essersi davvero divertito (“Bello, elettrico e divertentissimo… è proprio bravo questo Jeff ma ora basta!” - nda).

E così, eccoci al concerto. Si parte in quarta e l’hard rock fuoriesce da ogni nota suonata con rabbia e professionalità. Si và in rassegna storica e si sentono passaggi salienti da tutta la discografia dell’alto singer e quindi brani selezionati qua e là dai suoi progetti con AXEL RUDI PELL, TALISMAN, HUMANIMAL e anche MALMSTEEN ma la serata è anche evidenziata dai brani elettrici e melodici estrapolati dal suo primo disco solista “Prism”. Ma ci sarà spazio anche per le cover partendo da MADONNA (presente sul penultimo album dei Talisman – nda), GLENN HUGHES, brani dal film “ROCK STAR” e brani techno-pop riarrangiati per l’occasione, rilanciandosi indietro nel tempo a cavallo tra i sessanta più sfarzosi e i settanta frenetici e funkeggianti, per giungere all’orgasmico epilogo di un pubblico molto coinvolto, energico ed emotivamente in sintonia con tutti i brani proposti dal quartetto americano.

Finito il concerto la ragazza di Jeff mi dice di aspettare e poi di presentarmi in camerino. Sono l’unico addetto stampa della serata “Che ficata” penso “ho l’esclusiva italiana per JSS!” e invece, una prorompente signorina mi frega il posto all’ultimo minuto! Dopo ore e ore di snervanti situazioni, incazzamenti da placare, nerboruti signori inglesi e eventi da risistemare all’ultimo, lei entra giuliva nel camerino e la lasciano passare…” Questo no, adesso basta!” penso ma, entrato come una furia nel camerino, rimane spiazzata, mi chiede scusa e dice che ci metterà solo cinque minuti…la salverà la sua simpatia (scoperta poi essere una di EUTK, nostri pseudo alleati internauti ma anche avversari dell’informazione…). Trattenendo le bestemmie in corpo attendo con umana pazienza che la donna finisca di registrare la sua intervista. Allontanatasi dopo la foto di rito, Jeff si alza, mi stringe la mano e mi dice “Grazie Marco per tutto quello che hai fatto oggi pomeriggio…abbiamo davvero apprezzato il tuo interessamento ai nostri problemi” e, solo queste parole proferite da questo Guru del rock n roll, mi calmo e mi rimetto in sesto. Felice come una Pasqua mi siedo e mi metto a dieci centimetri dal suo naso. È tranquillo, pacato e sereno e la sua gentilezza traspira da ogni poro. “Finalmente siamo qui a parlare Jeff… mi spiace per tutti i problemi che avete avuto ma lo show è stato fantastico e tutti, là fuori, ne sono rimasti colpiti!” mi ringrazia e per non fargli perdere altro tempo, gli introduco l’intervista, lui mi da l’ok e parto con le domande…

Molti conoscono la tua fortunata situazione artistica ma nessuno sa davvero come hai iniziato…come e quando hai inziato la tua carriera?
Oh, sono stato molto fortunato e ho iniziato prestissimo. Ero molto giovane ed ero in Inghilterra… sapevo che alcune etichette cercavano cantanti e così spedii loro una mia demotape che avevo registrato quando avevo poco più che sedici anni. In quel periodo ne avevo 18 e non avevo niente da perdere… poi fui contattato e così iniziai a muovere i miei primi passi arrivando ai gruppi che conoscete…

Dopo aver visto il film “Rock Star” ho capito che le voci erano tue quando prima non lo sapevo…per curiosità, come è avvenuto questo contatto da parte della Warner?
Devi sapere che tra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta, ero molto popolare e quindi venivo spesso contattato anche come corista. Mi ero prestato a lavorare a diversi progetti. Il produttore Tom Warren (spero di aver capito giusto! Nda) aveva lavorato con molte bands grandi come STRYPER, LITA FORD e STEELHEART ma aveva avuto a che fare anche con me e quindi mi conosceva molto bene e tutt’oggi siamo rimasti in contatto. La Warner selezionò lui come produttore della compilation musicale per la colonna sonora di “Rock Star” e quando sentì alcuni demo dei brani disse “So esattamente chi possa interpretare questi brani, ho l’uomo che fa per voi!”…e così, abbiamo inziato a parlarne sino a rilavorare sui pezzi ed interpretarli definitivamente.

Torniamo a te, Jeff… dopo anni in cui hai militato in diversi progetti come TALISMAN, MALMSTEEN, AXEL RUDI PELL e HUMANIMAL, come ti sei trovato a lavorare finalmente ad un progetto tuo, quello di “Prism”?
Da tempo desideravo fare un lavoro solista. Sono sempre stato con grandi gruppi e ho cantato grandi canzoni ma non era mai una cosa completamente mia. Tra progetti Hard Rock e le diverse Boogie Nights che faccio negli States con pezzi disco dance e cose simili, i miei pensieri si raggruppavano sempre di più sino a sfociare nel bisogno di dire qualcosa di personale. Questo è stato il motivo principale… dopo 4 o 5 anni di canzoni scritte, pensate e canticchiate, le ho finalmente arrangiate e registrate così da possedere cose mie, personali, che riguardano me e così che i fans, che ormai sanno chi sono e da dove vengo, potessero ascoltare qualcosa che era più personale e di vedere così quale è il mio stile.

Quest’anno è anche decisivo e importante…a pochi mesi di distanza sei tornato sia in veste solista che con i TALISMAN… che mi dici al riguardo?
Sì, è importante ciò che mi chiedi…vedi, i TALISMAN sono una formazione rodata e li conoscono tutti mentre per gli HUMANIMAL le cose sono andate diversamente; motivi burocratici, politici ed economici hanno distrutto il progetto ancora prima che potesse avere un rientro e questa cosa mi ha fatto riflettere.
In più devo dire che ho preferito sprecare le energie solo per due lavori fatti quasi contemporaneamente ma creati in modo molto professionale e più seguito rispetto a quanto facevo in passato. Sai, per evitare l’errore che feci anche negli anni novanta… partecipavo a diversi progetti, cantavo in diversi dischi e i fans venivano spiazzati e li rendevo confusi su ciò che poteva essere la mia personalità ora ho invece messo a fuoco quali sono veramente i miei interessi e i fans lo potranno capire sia con i TALISMAN che mi appartengono, sia come solista in quanto almeno ora sanno chi sono e cosa amo!

Personalmente amo tutte le canzoni del tuo album solista e anche la mia recensione è stata una delle più positive che ho scritto… ho notato però che hai dato più spazio alla melodia che non al sound più duro…
Già, hai ragione. Innanzitutto grazie per la recensione, amico! Vedi, i fans sanno cosa canto e sanno che amo l’hard rock ma mi hanno già sentito in questo genere di cose, no? Avendo già fatto grandi cose in periodi passati ho pensato di scrivere qualcosa che si adattasse anche alla mia voce e al mio lato più intimo e personale. Ecco perché molti brani risentono di una vena molto più melodica rispetto alle altre songs ed ecco perché ci sono passaggi più lenti rispetto a quanto fatto precedentemente. Questa credo sia la risposta a ciò che volevi sapere…

Stiamo finendo Jeff… sto notando che le cose in questo ambito musicale si stanno muovendo e che anche molti ragazzi giovani dell’Italia si stanno appassionando a questo genere di musica… dall’alto della tua esperienza, che consigli hai da dare a questi ragazzi e a questo cambiamento?
Eh… è un pazzo e sbagliato mondo questo… io a novembre compio 38 anni e canto da quando ne avevo 18…questo ti fa capire come sia ampia e ardua l’impresa di far perdurare nel tempo i tuoi sogni e il tuo lavoro… io sono stato fortunato ma ho sempre creduto a ciò che mi scorreva dentro nel sangue ed è questo il consiglio che do a tutti i giovani italiani e al mondo intero di fare: continuare a credere in ciò che si fa e in ciò che si sogna, se vuoi qualcosa e davvero la desideri allora devi combattere per averla… arriverai alla meta. Bisogna crederci, amico.

Vedo che sei esausto…ti lascio andare e ti risparmio dalle altre tre domande che mi ero preparato…se puoi e se vuoi, lascia un messaggio ai lettori di SLAM!
A tutti i lettori di SLAM! dico solo una cosa: mantenete vivo questo genere, fatelo sopravvivere.
La vita è come un cerchio quindi sono sicuro che il melodic hard rock tornerà e lo farà in grande stile. Magari ci sarà da aspettare altri dodici anni ma starà a noi e alle nuove leve far rivivere questo genere, magari con un nuovo stile ma tornerà, ne sono più che certo!
Grazie a tutti e grazie ancora, Marco!

E qui si chiude la giornata più movimentata di queste ultime settimane. Ho incontrato un sacco di gente carina, esperta del settore e vivacemente colpita dall’animo geniale e simpatico di Jeff Scott Soto che, nonostante fosse frustrato dalla non brillante organizzazione, è stato felice di veder cantare a squarcia-gola i suoi brani più celebri.
Nella speranza che il prossimo evento non sia lontano e ci si rincontri con più gente al seguito, levo le tende, salutando tutti coloro che ho incontrato durante questa giornata, Glaze, gli organizzatori e lo staff del Barrumba!
See ya again!

 

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