Ciao Erika! Il
vostro nome probabilmente suonerà sconosciuto
alla maggior parte dei lettori di Slam! Vuoi presentarci
gli iMMa e raccontarci come e quando sono nati?
Jonas (il chitarrista) ed io abbiamo
cominciato con un gruppo metal chiamato The Finger
che proprio noi due avevamo formato dopo esserci conosciuti
ad una serata jammante a Guildford. Quando questa
band si è sciolta abbiamo continuato a scrivere
pezzi e abbiamo deciso di dare vita ad un nuovo gruppo
nel 2006, gli iMMa. Poi Jonas ha conosciuto Doug,
il nostro batterista, che suonava con Ben Earle e
Giacomo è il nostro nuovo bassista. Ci eravamo
conosciuti ad un concerto degli Itchy Tits, fin dall’inizio
avevo capito che era l’ideale per gli iMMa,
ma poi ho perso il suo indirizzo e-mail… è
strano come le cose riescano a sistemarsi da sole
a volte. Un anno, un batterista e tre bassisti dopo
abbiamo raggiunto il quartetto perfetto!
Il vostro sound mi ricorda enormemente
gli Skunk Anansie. Come vi definireste
a livello di suono e quali sono le vostre maggiori
fonti di ispirazione?
Wow!! Che onore….gli Skunk
Anansie sono un gruppo eccezionale!! Definirei il
nostro sound come heavy rock con una particolare enfasi
su forti groove e melodie vivaci. Le nostre fonti
di ispirazione sono estremamente varie, ci piacciono
parecchi generi musicali, dal jazz, al metal, alla
musica classica, anche se le nostre radici si fondano
sul rock: è questo ciò per cui viviamo.
Band maschile con cantante femminile:
ultimamente sembra essere una formazione che va molto
di moda. Non credi che lo stia diventando addirittura
troppo, che il pubblico possa stancarsi di questa
tipologia di band? È volutamente provocatorio…
?
Andiamo!! Per un sacco di anni
hanno dominato le band esclusivamente maschili, perché
un gruppo con una cantante donna dovrebbe stufare?
Non è mai successo quando cantavano solo gli
uomini. È ora che qualcuno porti più
estrogeni in mezzo a tutto questo testosterone! Più
donne ci saranno nel rock meglio sarà.
Adoro la varietà delle tonalità femminili,
dalle voci rauche e sporche come quella di Brody dei
Distillers a quelle più pure di Amy Lee degli
Evanescence.
Cosa vuol dire essere la voce
femminile di un gruppo maschile? Voglio dire, di solito
l’attenzione del pubblico è focalizzata
sul cantante. Ti senti a tuo agio in questo ruolo?
Quali sono i pro e i contro di questa situazione?
Quello del cantante è indubbiamente
il ruolo che attira maggiormente l’attenzione
di chi ascolta, indipendentemente dal fatto che si
tratti di uomo o donna. Se non vuoi essere al centro
dell’attenzione allora cantare non fa per te!
Non mi sono mai sentita troppo “femminile”
da questo punto di vista e sono assolutamente a mio
agio quando sia uomini sia donne sono attorno a me.
Di solito chi mi vede cantare rimane sempre stupito
perché sebbene sia una persona che non passa
inosservata, normalmente il mio carattere è
abbastanza schivo, ma quando salgo sul palco mi trasformo.
Qualcuno lo trova scomodo, si sente parecchio a disagio,
ma no, non ho nessun problema a convivere con un gruppo
di ragazzi. Non gioco con il fatto di essere donna
e faccio girare gli ingranaggi con il resto della
band. Anch’io faccio il lavoro sporco.
Quali sono le cantanti che apprezzi
maggiormente?
- Hmmm…naturalmente Skin,
che è capace di creare suoni potenti con tonalità
crude, essenziali. Oltre a lei, sono una grande fan
di molte delle voci Motown, Chaka Khan e Aretha Franklin
per esempio, e di artiste eccezionali come Shirley
Bassey.
So che hai origini giapponesi.
Quanto conosci della cultura giapponese in fatto di
musica? Quali sono le maggiori differenze che riscontri
rispetto all’Europa?
Cerco di tornare in Giappone una
volta l’anno almeno, per andare a trovare mia
nonna. Ogni volta che sono lì riesco a immergermi
nelle novità del pop giapponese, ha un grande
seguito da quelle parti. Sono stata al Fuji Rock Festival
un paio di anni fa e sono rimasta sbalordita. Ogni
singola persona in mezzo alla folla era così
educata e gentile…e appena è partita
la musica sembrava che tutti fossero impazziti di
colpo – l’atmosfera era elettrizzante.
Uno dei miei sogni è poter suonare lì
un giorno.
Domanda scontata: la scorsa estate
avete suonato in Italia. Che tipo di esperienza è
stata per voi? Quale impressione vi ha fatto il pubblico
italiano? E, soprattutto, cosa è successo durante
la vostra permanenza?
Per quanto mi riguarda l’esperienza
della scorsa estate è stata positiva. Tutti
gli italiani che ho incontrato sono stati così
amichevoli, ci hanno accolto calorosamente e hanno
mostrato di apprezzare la nostra musica. Confesso
di essere stata molto nervosa all’inizio –
non sapevo quale impressione avremmo fatto –
ma è stato un grande concerto, abbiamo suonato
dopo i Virus2000, una band di Milano, e l’attimo
in cui partita la prima nota tutte le mie paure sono
scomparse e abbiamo cominciato a fare quello che sappiamo
fare meglio: suonare e dare tutto mentre suoniamo.
Abbiamo avuto un riscontro molto positivo da tutti;
il prossimo anno torneremo, sempre con la collaborazione
di Underpressure. Episodi divertenti da raccontare…mmmhhh…merda!
Probabilmente vedere i ragazzi della band andare su
e giù sul bordo della piscina bianchi come
dei cenci e passare di fianco agli italiani abbronzati
e muscolosi!!! Ah ah!!!
Avete da poco cambiato bassista, da un mesetto circa
se non sbaglio, giusto? Raccontateci qualcosa di questa
new entry. Siete soddisfatti della scelta?
Assolutamente. Il gruppo va alla
grande, Giacomo (yup, un vostro compaesano, un toscano,
suona con noi) ha debuttato con noi l’altro
giorno dopo una sola prova. Eravamo davvero solidi
e compatti, meglio di quanto non fossimo mai stati.
Non vediamo l’ora che arrivino il nuovo anno
e le nuove date, per poter proporre i nostri nuovi
brani.
E adesso dimmi: perchè
un italiano dovrebbe venire ad uno dei vostri concerti?
Sei libera di farti pubblicità come meglio
credi ?
Siamo una sorta di droga, creiamo
dipendenza. Dopo un nostro concerto la gente si sente
euforica, felice e non vede l’ora di averne
ancora. Non c’è pericolo di uno show
uguale all’altro: nessuno sa che tipo di concerto
vedrà perché nessuno di noi sa che cosa
farà e darà al pubblico, è tutto
estremamente spontaneo. Ne rimarrete affascinati.
Mwah!
Quali sono i vostri programmi
futuri?
Il prossimo anno vogliamo cercare
di accrescere il nostro profilo, registrare un album
e distribuirlo in digitale, on-line e ai concerti.
Vogliamo suonare il più possibile, in UK e
in Europa, stiamo anche valutando le possibilità
di un tour in Giappone e America. Realizzeremo anche
un video promozionale a gennaio, continueremo la collaborazione
con i ragazzi della linea Underpressure, mentre speriamo
di iniziarne una con la JD Sports inglese.
Dove credi che possano arrivare
gli iMMa?
Credo che gli iMMa possano raggiungere
qualsiasi obiettivo sentano veramente di poter raggiungere.
Stiamo lavorando per migliorarci costantemente come
musicisti, a livello di spettacolo riusciamo a offrire
la stessa qualità di artisti più “stagionati”,
anche se abbiamo ancora molto da imparare. Siamo consapevoli
dei nostri punti di forza e dei nostri punti deboli.
Quello che ci serve è una hit e un bel po’
di fortuna (anche se lavorando duro la fortuna si
guadagna!) e, ovviamente il supporto dei fans. Non
avete idea di quanta energia ci dia vedere un numero
sempre maggiore di facce conosciute ai nostri concerti.
Questo vuol dire che la gente apprezza quello che
facciamo. Questo è il motivo per cui siamo
un gruppo – per entrare in contatto con la gente,
con voi, e condividere la nostra passione per la musica
e per la vita. Abbiamo bisogno di voi. Non possiamo
farcela senza di voi, non avrebbe senso.