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Fabio Magliano

Dopo dodici anni di silenzio torna a galla il nome degli House Of Lords, una super-band in grado di portare il class rock in classifica nei primi anni Novanta e di far innamorare di sé persino un vecchio marpione come Gene Simmons che ne accompagna i primi passi. E’ infatti proprio da un’intuizione del linguacciuto bassista che gli H.O.L nascono nel 1988 attorno alla figura di Gregg Giuffria, talentuoso tastierista con trascorsi negli Angel e nei Giuffria. Con lui sono della partita il bassista Chuck Wright (Quiet Riot, Alice Cooper), il batterista Ken Mary (Alice Cooper, Fifth Angel), il chitarrista Lenny Cordola (Giuffria) ed il talentuoso cantante James Christian. Il risultato è un album omonimo in grado di balzare subito in vetta alle classifiche proiettando la band in un mastodontico tour con Cheap Trick e Scorpions.

Già per il successivo ‘Sahara’, però, qualcosa inizia a scricchiolare, Cordola lascia il gruppo a favore di Doug Aldrich (Whitesnake, Dio, Hurricane) ma nonostante tutto il disco si assesta su discreti livelli di vendita soprattutto grazie al traino del singolo ‘Can’t Find My Way Home’. Con il grunge alle porte, però, spazio per gli H.O.L ne rimane ben poco, tanto che, nel 1992, ‘Demon’s Down’ rappresenta per Giuffria e soci il vero canto del cigno. Con il ritorno in auge di quel rock melodico tanto in voga negli anni Ottanta, però, il nome degli House Of Lords torna presto in auge ed una reunion è inevitabile. E’ così che il comeback viene ufficializzato ed il nuovo ‘The Power And The Myth’ può vedere la luce. A parte il bizzoso Gregg Giuffria, lo zoccolo duro della leggendaria band statunitense ha risposto “presente” al richiamo dei ‘Lords, e si presenta in perfetta forma al nastro di partenza, come ci conferma il singer James Christian.

Hey Fabio, sei italiano vero? Da che parte dell’Italia vieni?

Su per giù Torino…
Oh, Torino…la conosco solo di nome, questa città…i miei genitori, invece, sono originari di Frosinone e ogni tanto mi capita di farci un salto ma conosco abbastanza poco della tua lingua. Mia moglie Robin Beck, invece, ha molta più dimestichezza con l’italiano. Lei è una cantante molto quotata soprattutto in Germania, negli anni Ottanta è anche stata in cima alle classifiche con un singolo dal titolo ‘First Time’ e, qualche anno fa, ha anche inciso una canzone con un vostro cantante che mi pare si chiamasse Pupo (…)! Il brano si intitola ‘Goodbye Is Not Forever’ ed era uno strano duetto italiano/inglese.

Mmmm…che bello! Che belle notizie che mi dai! Senti, se mi stai chiamando oggi non è per parlarmi di Pupo, bensì degli House Of Lords che si sono clamorosamente riformati. Direi quindi di iniziare dal 1992 e dalle ragioni che vi hanno portato allo scioglimento…
Cosa posso dirti? Il nostro scioglimento fu la ovvia conseguenza della situazione che si era venuta a creare negli anni Novanta. I Nirvana avevano inciso ‘Smell Like Teen Spirit’, la scena era cambiata radicalmente e non c’era più posto per gli House Of Lords. Ci venivano solo più proposti concerti in piccoli club ma per un gruppo come il nostro, che aveva assaporato il gusto delle arene sold-out, una dimensione simile era impensabile. Scioglierci è stata la scelta giusta per quel tempo.

Se dovessi spiegare ad un ragazzo giovanissimo “chi sono e cosa hanno rappresentato gli House Of Lords” per la scena hard rock degli anni Ottanta, che parole useresti?
Gli direi che gli House Of Lords non sono stati una band ‘tutta immagine’ come qualcuno ha provato a descriverci, bensì un ottimo gruppo ‘class metal’ formato da musicisti eccezionali in grado di scrivere ottime canzoni e di tenere il palco con grande maestria.

Nel 1988 avete fatto innamorare Gene Simmons che vi ha subito messo sotto contratto per la sua Simmons Records. Siete ancora in contatto con lui?
Sì, l’ho sentito recentemente per parlargli del mio progetto solista. Gene è una persona super impegnata e tempo libero ne ha veramente poco, quindi i contatti sono per lo più telefonici. Sono curioso di sapere cosa ne pensa dei nuovi House Of Lords anche se non penso abbia ancora ascoltato il disco…

Venendo ai giorni nostri. Perché una reunion proprio oggi? Dici che è giunto il momento per un ritorno dell’hard rock in grande stile?
Penso proprio di sì. A dire il vero la richiesta di una reunion ci è stata fatta di continuo negli ultimi anni, però pensavamo che non era ancora il momento giusto perché la scena musicale era ancora troppo ‘alternativa’ per i nostri gusti. Ultimamente, invece, abbiamo visto le cose cambiare, si sta assistendo al ritorno di certe sonorità e, quindi, anche un gruppo come il nostro non avrebbe affatto sfigurato.

Perché Gregg Giuffria si è tirato in dietro e non ha partecipato alla reunion?
Non lo sappiamo, è questa la cosa incredibile! Inizialmente tutti noi abbiamo accettato le condizioni e abbiamo trovato un accordo verbale per un ritorno con la line-up originale, poi quando ci siamo trovati a dover iniziare a lavorare concretamente al disco, Gregg ha semplicemente detto che non lo voleva più fare. La cosa non mi ha stupito molto, perché se negli anni la band ha subito così tanti cambi di line-up, era proprio perché era Gregg a voler dettare legge. Se ha deciso così, avrà avuto le sue valide ragioni.

Al suo posto si è esibita una nutritissima schiera di tastieristi. Come mai non vi siete affidati ad un unico musicista?
Diciamo che abbiamo avuto talmente tante richieste di gente che voleva suonare con noi che non riuscivamo a deciderci, quindi li abbiamo presi tutti! Scherzi a parte, si tratta di musicisti di grande talento, basti pensare a Derek Sherinian che ha persino suonato nei Dream Theater, ma soprattutto dotati tutti di un gusto e di un background differente tale da rendere originale ogni singolo brano. E’ stato fantastico lavorare con loro perché ci hanno consentito di esplorare territori sonori impensabili prima e, soprattutto per me come cantante, è stata un’esperienza molto stimolante. A livello di band non possiamo che essere soddisfatti: quando ci siamo trovati a dover sostituire Greg Giuffria volevamo trovare un incredibile tastierista…beh, ne abbiamo trovati quattro. Meglio di così…

Quand’è che hai iniziato a lavorare alle canzoni che sono poi finite su ‘The Power And The Myth’?
Avevo iniziato a comporre qualche canzone già nel 1995-1996 e mi ricordo che, quando le ho concepite nella loro versione più grezza, sembravano figlie di un musicista come Lou Reed. Quando le ho riesumate e le ho proposte agli altri ragazzi della band, a nessuno piaceva così com’erano, così abbiamo iniziato a metterci le mani sopra, le abbiamo ritoccate, abbiamo cambiato qualcosina, abbiamo levigato i cori e, alla fine, ci siamo trovati con una manciata di grandi canzoni che potevano benissimo trovare spazio sul nuovo disco degli House Of Lords.

C’è una canzone che pensi possa rappresentare a pieno la nuova vita artistica degli House Of Lords?
Sì, assolutamente! ‘The Rapture’, ‘Child Of Rage’ e ‘The Man Who I Am’. Queste sono le canzoni che meglio fotografano ciò che gli House Of Lords realmente sono. Penso che ‘The Power And The Myth’ sia un album a più livelli. Lo ascolti una volta e ti fai un’idea, lo ascolti una seconda e la tua impressione cambierà ancora e, a mano a mano che lo ascolti e che ti addentri al suo interno scopri atmosfere, melodie, elementi nuovi, ed è per questo che credo molto in lui. Può sembrarti strano, ma il paragone che mi viene da fare è con un disco di Sting: ecco, questo artista è uno dei pochi che riesce a comporre un album che non solo ti piace al primo ascolto, ma più vai avanti e più lo apprezzi. Qual è la tua canzone preferita di questo disco?.

Penso l’opener ‘Today’…
‘Today’ è un’altra ottima canzone. Ma ci sono diversi momenti differenti e sicuramente interessanti all’interno di questo disco. Prendi ‘The Power And The Myth’: questo brano è nato quasi per scherzo nel corso di una jam session, eppure aveva un’atmosfera ed un’attitudine tale che non solo l’abbiamo inserita nel disco, ma abbiamo deciso di farne la title-track.

Dopo lo scioglimento degli House Of Lords non te ne sei stato proprio con le mani in mano…se non sbaglio hai portato avanti la tua carriera solista…
Si, ho registrato un disco solista perché, in quel momento, quello che volevo era fare qualcosa per me stesso. E quel qualcosa è stato ‘Rude Awakening’ uscito nel 1995. In questo momento, invece, sto ultimando il mio secondo album, devo completare le parti vocali ma conto di farlo uscire nel giro di tre mesi. E, come se non avessi abbastanza impegni, sto anche producendo il disco di mia moglie...

Pensi sia differente il sound dei tuoi dischi solisti con quello degli House Of Lords?
Sì, è molto differente, anche perché era mia intenzione, almeno vocalmente, cercare di fare qualcosa di diverso con gli House Of Lords. La gente solitamente si aspetta da me parti vocali molto alte, puri e semplici virtuosismi. Invece nel mio disco solita mi sono voluto concentrare sul lato emotivo della mia voce, cercando di sperimentare un pochino di più. Credo le canzoni contenute nel mio disco solista siano molto buone, ma soprattutto rappresentano qualcosa di totalmente nuovo per me. Sono due aspetti totalmente differenti della mia arte: gli House Of Lords sono un progetto molto più artistico, il mio disco solista è decisamente più commerciale.

Per concludere, mi dici tre canzoni che pensi possano rappresentare al meglio la carriera musicale degli House Of Lords?
Dal primo disco prendo ‘Pleasure Palace, l’opener. Da un punto di vista musicale penso sia il vero capolavoro degli House Of Lords. Da ‘Sahara’ è impossibile non citare ‘Can’t Find My Way Home’ per ciò che ha rappresentato in quel periodo. E’ diventata un tormentone, ha raggiunto il primo posto nelle rock chart americane, e la cosa buffa è che questa cover è stata incisa quasi per scherzo, l’avevamo registrata in una versione demo e poi inserita solo all’ultimo momento in questo album. Da ‘Demons Down’, infine, dico ‘What’s Forever For’, una ballad fantastica!

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