ZT:
Abbiamo una domanda che sicuramente gli altri non
vi faranno: da dove deriva il titolo “Domino
Effect”?
SL: Ultimamente nei Gotthard
ci sono stati un sacco di cambiamenti, questo è
successo tre anni fa con “Lips Service”.
Eravamo stanchi di essere sballottati da tutte le
parti per il volere di altri, di prendere fregature.
Abbiamo deciso di prendere in mano il controllo della
situazione, della nostra carriera. Abbiamo fondato
una nostra casa discografica, l’abbiamo fondata
in Svizzera per motivi di convenienza, lì le
nostre vendite sono sempre state sempre molto buone,
ogni disco è sempre arrivato doppio se non
triplo platino, cosa abbastanza rara al giorno d’oggi
visto che il download che per noi è una bella
piaga. La differenza tra “Lips Service”
e “Domino effect” non è tanto grande,
altri pezzi, altro titolo. Ma i dischi sono simili.
“Domino effect” significa
che quello che ti succederà dopo aver schiacciato
il tasto play, che è anche riprodotto sulla
copertina, sarà colpa tua. Sarai costretto
ad ascoltare tutto il disco e se non hai tutta la
discografia della band sarai anche costretto a comprarti
tutti gli altri otto dischi dei Gotthard. E’
un’idea un po’ scherzosa in questo senso.
Però c’è anche un messaggio più
profondo, se l’umanità non cambierà
qualcosa, l’effetto domino che si è innescato
la porterà in una cattiva direzione. L’effetto
domino in atto adesso ci ha portati alla neve dove
ci dovrebbero essere quaranta gradi e vice versa,
i ghiacci che si sciolgono e tutto il resto. Nel nostro
piccolo, anche se ci piace pensare in positivo, vogliamo
far capire che questa situazione ci preoccupa.
ML: Avete fatto
diverse versioni di vostri brani in spagnolo, perché
non ne fate una in italiano ? Magari potete andare
a San Remo…
(Facce allibite seguite da
grasse risate.nda). SL:A San
Remo ci è andato Nicolò, il nostro tastierista
in qualità di maestro d’orchestra, lui
ha le mani un po’ dappertutto ed è coinvolto
in mille produzioni italiane. Ai Gotthard, senza offesa,
San Remo non interessa (risate e gesti di scongiura.nda).
A dire il vero, con una delle mie prime band, i Chromo
abbiamo fatto un disco, io suonavo la batteria e canticchiavo
in italiano. Riascoltandolo mi rendo conto che è
meglio se lasciamo fare le cose a chi il rock in italiano
lo sa suonare…
Ma non c’è nessuno…
secondo noi il rock and roll non si fa in italiano,
l’italiano è anti rock and roll...
SL: In effetti
l’italiano è una lingua bellissima, molto
musicale ma decisamente più adatta alla melodia
che non al ritmo. Non volevo dirlo brutalmente ma
in effetti se canti “Smoke on the water”
in italiano fa proprio cagare (risate.nda).
Noi ci sentiamo più vicini alla lingua anglosassone
per suonare, le nostre radici vanno dagli anni 70
agli 80, dai Led Zeppelin in avanti
e cosi’ ci siamo più identificati nell’inglese
come lingua. Oltretutto la mia lingua madre a dire
la verità è il tedesco, io sono nato
a Zurigo, col francese obbligatorio a scuola, l’inglese
e l’italiano che ti ronzano in testa. Alla fine
ho un gran casino in mente e nessuna lingua parlata
bene (risate.nda).
Comunque la lingua del rock and roll è l’inglese.
In ogni caso mai dire mai, se la Pausini dovesse
chiamarmi e pagare profumatamente per un duetto, beh,
potrei chiudere un occhio... o forse entrambi…
ML: E’
un caso che la copertina d “Anytime anywhere”
assomigli nella veste grafica a Sin City?
ZT: Il Moreno è un grafico,
mica gli sfugge niente...
SL: Si, l’idea
era quella. Se hai visto anche il video, ci siamo
ispirati a Sin City. Una grafica efficace, moderna.
Oltretutto ci ha permesso di fare un video con dei
costi contenuti. Noi non siamo una band da video,
per noi c’è pochissimo spazio sulle televisioni
musicali e quindi non ha senso spendere delle fortuna
per i clip. In un mondo dove ci sono decine di produzioni
da studio “fantasma”, dove non si sa mai
chi suona nei dischi, ci piace rimanere un prodotto
genuino, una band la cui dimensione migliore è
quella sincera e trasparente del concerto. Ci piace
essere dei manovali della musica.
ML: Steve, leggevo
che tra i tuoi film preferiti ci sono “Il Gladiatore”
e “Sesto Senso”, c’è qualche
film che ha ispirato le tue canzoni?
SL: No, dal cinema
non ho tratto ispirazioni. Mi piace il cinema, ci
vado spesso, ma lo vivo come uno svago, un passatempo.
Stimolano maggiormente la creatività i libri,
mentre al cinema è tutto pre confezionato,
nei libri c’è sempre spazio per la tua
fantasia. Li trovo molto stimolanti. Però sono
un appassionato di cinema, vado nelle sale, ed ho
una vasta collezione di dvd.
ZT: Recentemente
è apparsa una vostra intervista sull’inglese
“Classic Rock”, vi da ancora emozione
vedervi in riviste come quella dove si parla principalmente
dei “grandi” della musica rock e venire
accomunati a loro?
SL: Assolutamente
si. Anche perché, come ti dicevo, anagraficamente
siamo dei vecchietti e ritrovarci nelle stesse pagine
in cui ci sono coloro che abbiamo sempre ascoltato,
ancora oggi ci fa un grande effetto. Oltretutto ci
gratifica di più finire in riviste come quelle
che non in riviste metal dove, si, è bello
apparire ma non ci riconosciamo musicalmente.
Purtroppo siamo stati venduti per anni in modo sbagliato,
ci hanno voluti far apparire più duri di quello
che siamo, noi abbiamo una forte componente melodica,
abbiamo la ballate e non siamo certo quelli delle
sciabole insanguinate che adesso sembrano andare tanto
di moda anche qui in Italia…
ML/ZT
(in coro): Per fortuna…
SL: Probabilmente
Classic Rock ci ha dato spazio perché siamo
stati acclamati tantissimo durante il “Fire
fest” dello scorso anno. Con l’Inghilterra
abbiamo avuto uno strano rapporto. Abbiamo fatto un
mese di tour quattordici anni fa coi Magnum
e non ci ha cagati nessuno. Il tipo della casa discografica
era in vacanza ed eravamo senza promozione, non avevamo
nemmeno i poster.
Poi per quattordici anni il silenzio, per noi le porte
dell’Inghilterra sembravano sbarrate, nessuna
opportunità, niente. Ultimamente abbiamo fatto
dei bei concerti ed al “Firefest” dello
scorso ottobre è stato un po’ uno schiaffo,
abbiamo fatto un grande show, ci sono state bands
che non volevano più suonare dopo di noi, qualche
casino, insomma siamo piaciuti.
ZioTeo e Hena iniziano a parlare
di moto, Moreno si fa autografare un cd di ballate
e si becca un “ah, tu sei un romantico eh?”,
lo ZioTeo che è un prepotente se ne vergogna.
Il resto del'intervista dove
i Gotthard parlano del loro amore sulle moto, potrete
leggerla con il prossimo numero della rivista Freeway.