Matteo Pinton
I Blackberry
Smoke sono attualmente la più fresca ed interessante
band di southern rock in circolazione. Redneck fino
all’osso, meglio di chiunque altro sanno interpretare
lo spirito dixie: poche cose, ma ben radicate e vissute
con intensità.
Li avevamo
visti per la prima volta sempre qui, a Sturgis nel
2002 e ci avevano subito colpiti. Li ritroviamo a
distanza di due anni con un grande album all’
attivo e decisamente migliorati.
Il Full Throttle Saloon è l’anticamera
dell’ inferno: un gigantesco “bar”
dove ogni sera, per la settimana del raduno, affluiscono
decine di migliaia di moto. Signorine svestite che
vendono birra e jack daniels in ogni angolo, bikers
ed un palco degno di un monster of rock…
Al Full Throttle ogni sera si esibiscono bands del
calibro di Great White, Skid Row, Firehouse, Molly
Hatchet e Jackyl e in questo casino i Blackberry Smoke
hanno il compito di aprire tre delle serate più
importanti.
Li vediamo
prima dei Molly Hatchet. Rispetto al 2002 i ragazzi
sono maturati, hanno un suono molto incisivo ed una
padronanza del palco invidiabile. Oltre al loro repertorio
ci regalano delle covers di qualità indiscutibile.
Sweet Home Alabama, tanto per citarne una….
A tratti ci hanno ricordato i migliori Black Crowes,
in altri frangenti i giovani Lynyrd Skynyrd, quelli
dei primi dischi. Sono sicuramente la band che meglio
incarna lo spirito degli Skynyrd: un southern boogie
rock diretto, senza sconfinamenti nelle interminabili
jam strumentali tipici di altre formazioni.
Li abbiamo incontrati prima della loro performance
per una chiacchierata tra rednecks.
Finalmente un disco tutto
vostro, come sono andate le vendite?
Se pensi che finora il
disco era distribuito solo “on line” non
possiamo lamentarci, abbiamo venduto copie praticamente
ovunque, dall’Alabama al Giappone, per quanto
riguarda l’Europa siamo andati particolarmente
bene in Germania ed Inghilterra. Adesso abbiamo un
accordo per la distribuzione con la Bmg che ci fa
ben sperare.
Ormai “Bad luck ain’t
no crime” ha più di un anno, state scrivendo
cose nuove?
Oh, si, abbiamo parecchio materiale
in cantiere, due canzoni sono già pronte “Little
piece of Dixie” e “Sunrise in Texas”
(ce le fanno ascoltare, il primo è un bel pezzo
rock, la seconda una ballad che si sviluppa con un
incedere “avvolgente” nda.), prestissimo
rientreremo in studio per registrare il nostro secondo
disco.
Come nascono i vostri pezzi?
In maniera assolutamente spontanea
e corale, capita che strimpellando le chitarre venga
fuori un riff o una melodia e da li si sviluppa tutto,
componiamo assieme e ogni singolo membro della band
ci mette qualcosa di suo.
Vedo che girate con un monovolume,
come sono i vostri rapporti personali?
Questo furgone è la nostra
seconda casa, ci abbiamo girato in lungo e in largo
tutti gli Stati Uniti. Noi siamo amici da sempre e
in un certo senso ci consideriamo come una famiglia,
qui dentro si ride e si scherza in continuazione,
facciamo un gran casino e ci divertiamo come matti.
C’è sempre musica a manetta e la birra
non manca mai.
Cosa mi dite dell’attuale
scena southern rock?
Non esiste attualmente una scena
southern rock: ci sono i mostri sacri, i Lynyrd
Skynyrd, i 38 Special, la
vecchia generazione insomma, ma non c’è
niente di nuovo. Sembra che i giovani siano più
interessati all’Hip Hop che al rock ‘n’
roll.
In America
in questo momento va altra musica, il country, ad
esempio, è molto supportato dal music business
e sta soppiantando il pop. Nel rock, di nuovo c’è
poca roba interessante, attualmente in America c’è
roba tipo Kid Rock che ha una grande
attitude ma poi la musica beh...
Adesso qualcosa si sta muovendo, ci sono i Darkness,
che personalmente non ci piacciono molto, ci sono
i Jet, australiani, che hanno fatto
un grande disco. Entrambe queste bands hanno il merito
di aver riportato il rock all’attenzione del
grande pubblico.
E dei vostri concerti come supporto
ai Lynyrd Skynyrd?
Un sogno diventato realtà,
un grande onore. Eravamo emozionantissimi. Loro si
sono dimostrati delle persone meravigliose, hanno
fatto di tutto per metterci a nostro agio e sono anche
rimasti a sentirci suonare. Richey Medlocke
è il più pazzo di tutti: scherza in
continuazione e ne inventa di tutti i colori per far
ridere tutti.
Avete in previsione un tour Europeo?
Ci piacerebbe moltissimo, forse
c’è nell’aria qualcosa con i Jackyl
ma non si sa ancora nulla. Non siamo mai stati in
Europa, ad esclusione di Richard (Turner, il batterista
n.d.a.) che è stato in tour con gli Slayer
come tecnico della batteria. Ci piacerebbe venire
in Italia, avete le donne più belle del mondo
ma abbiamo paura di ingrassare… sappiamo che
da voi si mangia benissimo… quasi come da Taco
Bell (scoppiano a ridere).
Taco Bell?
Non avete Taco Bell in Italia?
Probabilmente uno dei peggiori posti per mangiare
al mondo… a parte un club dove abbiamo suonato
in Texas: facevano dei sandwich fritti e friggevano
tutto, anche il pane, li digerivi dopo un mese.
Voglio chiudere con una domanda
difficile: il vostro governo, come il nostro, ha inviato
truppe in Afghanistan, cosa ne pensate?
Guarda, voglio dirti ciò
che mi ha detto mio padre che ha combattuto in Vietnam:
questa guerra è una merda, ma in qualche modo
bisogna uscire dalla merda.
A noi non
interessa la questione politica, anche se non crediamo
che sia una questione legata al petrolio, visto che
ne abbiamo quanto ne vogliamo in Alaska, ma ci concentriamo
sui nostri ragazzi che stanno combattendo. Giusto
o sbagliato, loro adesso sono là e stanno rischiando
la vita, ci sembra giusto supportarli e fargli sentire
che gli siamo vicini. Finchè la merda non sarà
finita.