Nell’editoria musicale degli ultimi anni sono nati come funghi libri e biografie sui più svariati gruppi e generi musicali ed è sicuramente un filone che tira perché molte di queste band ormai sono storia ed è giusto che la storia vada documentata.
All’appello mancava un tomo dedicato ad una delle figure più iconiche dell’hard rock come mr. David Coverdale, uno dei singer più dotati ed figura di riferimento per un’infinità di cantanti venuti dopo… la lista è senza fine!
Ci ha pensato Martin Popoff, uno dei giornalisti più apprezzati nell’ambiente rock da svariati decenni. Canadese di nascita già autore di una quarantina di libri in ambito heavy metal e con circa 8000 recensioni all’attivo, ne ha ufficiosamente scritte più di chiunque altro nella storia del giornalismo musicale.
La storia che viene raccontata dall’autore parte dai pub di provincia nelle Midlands di fine anni sessanta, intrisi di fumo di sigaretta e odore acre di birra… dove un giovanissimo David Coverdale allenava le sue corde vocali in bands rnb e blues rock… e di come, poco più che ventenne, riuscì ad arrivare dietro al microfono di una delle band più famose e ambite come i Deep Purple, alla corte del “man in black” Ritchie Blackmore e a cavalcare il purosangue porpora per tre tumultuosi anni e tre altrettanti dischi.
Finita l’avventura della band, dissoltasi attraverso tour disastrosi, polemiche, litigi e un Tommy Bolin ormai perso nella nebbia profonda della polvere marrone, David Coverdale inizia a pensare ad una carriera solista. Partita in sordina con due album solisti nel 1978 che gettarono i semi per la nascita del suo “serpente bianco”, la sua creatura ebbe da subito una forte identità britannica impregnata da forti radici blues e rnb: il racconto narra la crescita della band grazie al trio Coverdale/Marsden/Moody… senza troppi gossip e polemiche ma tanta musica con spiegazioni approfondite sul lavoro in studio e sulla personalità poliforme di Coverdale. Il contratto con la Geffen, John Sykes e la mutazione del serpente in una perfetta band americana di hair metal grazie alle strategie del guru John Kalodner.
Martin Popoff racconta la verità senza indorare la pillola ma sentendo sempre più campane proprio per dare più colori al quadro che sta dipingendo.
Dagli inizi a fine anni settanta con album criminalmente sottovaluti come “Ready an’ Willing“, “Come an’ Get It“, “Lovehunter“, “Trouble” e “Saints & Sinners” al successo galattico di “1987”, le luci di Hollywood, le giacche con i lustrini e le vagonate di dischi venduti in tutto il mondo.
Interviste a personaggi topici che hanno legato il loro talento al serpente bianco come Bernie Marsden, Neil Murray, Micky Moody, Adrian Vandenberg, Steve Vai, John Kalodner, Doug Aldrich, il famoso produttore Keith Olsen… ci sono tutti!
Le analisi dei brani più famosi come “Here I Go Again”, “Fool For Your Lovin” o “Sailing Ships” con i dietro le quinte legate alle prove, agli studi di registrazione e ai luoghi classici dove i fans comuni non possono entrare e ficcanasare.
Unico neo dell’autore e aver voluto condensare gli ultimi venticinque anni della band in poche pagine… il libro perfetto finisce con l’ultima data del tour di Slip of the tongue nel settembre del 1990 poi la carriera di David Coverdale viene “asciugata” in una specie di Bignami passando dal progetto Coverdale/Page alla reunion del 2003 in un paio di pagine soltanto lasciando il lettore con il prurito addosso di volerne sapere ancora di più!
Per il momento possiamo essere comunque felici e goderci il bel libro di Martin Popoff in attesa che Mr. Coverdale decida di scrivere lui stesso finalmente la storia della sua vita da ragazzino brufoloso e sovrappeso di Saltburn-by-the-Sea a sogno erotico notturno per milioni di donne non che rockstar virile e leonina imitata da migliaia di cantanti nei decenni a seguire.
Tsunami Edizioni 2016
www.tsunamiedizioni.com
MATTEO TREVISINI
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