London: una palestra per giovani rockstar

London: una palestra per giovani rockstar
In 42 anni di attività nessuno ha veramente creduto in loro, nemmeno chi ci suonava. Ciò nonostante i London non si sono mai arresi e sono riusciti a dare un contributo fondamentale alla storia del Glam Metal americano lasciandoci in eredità Don’t Cry Wolf, uno degli album più rappresentativi del genere.

Una palestra per giovani rockstar: così si autodefinirono i London, con una punta di ironico fatalismo, in una intervista concessa a Penelope Spheeris ed apparsa nel controverso documentario The Decline of Western Civilisation part II: The metal years, che sul finire degli anni ‘80 mise a nudo vizi e virtù della scena heavy metal di Los Angeles.

Effettivamente questa band, sconosciuta al grande pubblico, ma idolatrata dagli amanti del genere, detiene diversi primati, uno dei quali tale da giustificare la battuta fatta da Lizzy Grey, chitarrista e fondatore della band, in quell’occasione.

Ma procediamo con ordine, cominciando da un record temporale di assoluto rispetto: i London, pur attraverso molteplici cambi di formazione e diverse pause che ne hanno temporaneamente interrotto le attività in più di una occasione, sono la glam metal band piu’ longeva ancora in attività con ben 42 anni di carriera alle spalle.

London con Nikki Sixx
London con Nikki Sixx

Il gruppo, nato nel 1978 da un’idea del chitarrista Lizzy Grey e del bassista Frank Ferrana, fu uno dei primi, se non addirittura il primo in assoluto negli Stati Uniti, a combinare le sonorità Metal con elementi stilistici e visivi presi in prestito dagli eccessi teatrali del glitter rock inglese.

Tuttavia, è un altro il record che lascia sorpresi: dall’anno della loro fondazione ad oggi la band ha subito nientemeno che una ventina di cambi di formazione.

Per la precisione, quasi una trentina di musicisti si sono avvicendati tra di loro determinando, nel corso degli anni, un altissimo turnover di ingressi ed uscite.

In mezzo a questo caotico viavai e per la legge dei grandi numeri è normale che alcuni di essi, dopo aver abbandonato i London, abbiano azzeccato la strada del successo assieme ad altri compagni di avventura.

Sister: Lizzie Grey, Nikki Sixx e Blackie Lawless
Sister: Lizzie Grey, Nikki Sixx e Blackie Lawless

Proprio come nel caso del già citato Frank Ferrana, ben più conosciuto come Nikki Sixx (Motley Crue); ed ancora Izzy Stradlin e Slash (entrambi nei futuri Guns n’ Roses); Blackie Lawless (W.A.S.P.), Fred Coury (Cinderella) e Billy Dior (D’Molls): questi ultimi sono soltanto i nomi più altisonanti dei musicisti che si fecero le ossa nella palestra rock dei London allenata, per circa un decennio, dall’instancabile Lizzy Grey.

Inoltre, un altro fatto sorprendente è che i London, nel corso della loro carriera pluridecennale e nonostante le indubbie doti tecniche e di songwriting sono riusciti a pubblicare soltanto 4 album in studio senza mai raggiungere il traguardo del contratto discografico con una major.

In media, circa 1 album ogni 10 anni.

Stiamo quindi parlando di una cult band estrememente longeva, ma con pochissime uscite discografiche all’attivo ed un nutrito stuolo di ex componenti di lusso.

Sister

I London, il cui nome rende omaggio a quello che fu l’epicentro geografico di quel Glam Rock inglese che costituì la primaria fonte di ispirazione di gran parte della scena hard rock losangelina (e non solo) degli anni ‘80, si formarono da una costola dei Sister, una shock rock band di metà anni ‘70 influenzata da Kiss ed Alice Cooper.

I Sister furono messi in piedi da Lizzy Grey (all’anagrafe Steve Perry ed all’epoca ex chitarrista dei Tear Garden) e dal suo amico e polistrumentista Blackie Lawless (ossia Steven Duren, ex Circus Circus e, in pochi lo sanno, anche ex batterista dei New York Dolls). A completare la formazione troviamo Dane Rage alla batteria ed un giovane bassista ventenne proveniente da Seattle ed appena trasferitosi a Los Angeles di nome Frank Ferrana.

Ben presto, tuttavia, le divergenze stilistiche tra Grey e Lawless li avrebbero portati ad una separazione consensuale.

Lizzie voleva percorrere una strada meno teatrale per abbracciare un sound ed una immagine più ammiccanti ed ambigui, in onore dei suoi idoli britannici Sweet, Marc Bolan e Mott The Hoople.

Lizzie Grey, Dane Rage e Nikki Sixx
Lizzie Grey, Dane Rage e Nikki Sixx

Per questo motivo, Grey, Ferrana e Rage lasceranno i Sister per fondare i London assieme al cantante Michael White ed al tastierista John St. John.

Blackie, maggiormente attratto dall’esempio shock rock del suo idolo Alice Cooper, sarebbe riuscito a mettere in pratica le sue visioni orrorifiche con la band che avrebbe fondato di lì a poco assieme al chitarrista Randy Piper: gli W.A.S.P.

I primi passi dei London sono comuni a quelli di molte altre band californiane del periodo: il quintetto inizia a farsi notare nel circuito dei club di Los Angeles grazie a esibizioni pirotecniche e fortemente coinvolgenti.

Fin da subito, tuttavia, Lizzie Grey si ritrova a dover gestire una improvvisa girandola di ingressi e di defezioni che interferiscono con le sue ambizioni di crescita: il cantante White abbandonerà la band e verrà rimpiazzato ai microfoni da Henri Valentine nel 1979.

Anche quest’ultimo non durerà a lungo e la sua fuoriuscita verrà colmata da Nigel Benjamin, personaggio dal carattere scomodo, ma con un passato pesante come vocalist nei glit rockers inglesi Mott (The Hoople) con i quali aveva registrato 2 album (“Drive on” nel 1975 e “Shouting and Pointing” nel 1976).

London 1980-1981
Flyer London

La presenza di Benjamin non tarda ad infastidire Ferrana che si sente messo in discussione per le sue, a detta di Benjamin, scarse doti tecniche come bassista.

Per non far torto a nessuno, entrambi lasceranno i London nel 1980 e più o meno tutti sanno come andrà a finire la storia di Ferrana che di lì a poco (gennaio 1981) avrebbe formato la sua band dopo aver, nel frattempo, cambiato l’identità in Nikki Sixx: si trattava, ovviamente, dei Motley Crue.

Erano passati 2 anni dalla nascita dei London e la band, pur tra i suddetti ed innumerevoli cambi di formazione era riuscita a costruirsi un fedele seguito in California senza tuttavia destare l’interesse delle case discografiche, ancora in fase letargica di fronte ai nuovi input provenienti dal panorama Hard Rock losangelino.

La scena glam metal americana, infatti, all’indomani del nuovo decennio non aveva ancora preso forma e la vita, per dei musicisti truccati di rossetto e vestiti di pelle e borchie, era tutt’altro che facile.

London con Nikki Sixx versione glam
London con Nikki Sixx

Bisognerà aspettare l’uscita di Too Fast For Love dei Motley Crue nel dicembre del 1981, nonché la nascita del canale televisivo MTV (sempre nello stesso anno) per far uscire il music business dalla sua zona di comfort e spingerlo a puntare con maggior decisione su questo nuovo e festaiolo genere musicale.

Nonostante le defezioni, Lizzie non si abbatte e cerca di rimpiazzare Nikki Sixx con il suo vecchio amico Blackie Lawless, ma le minestre riscaldate non funzionano quasi mai e, nel 1981, i London si sciolsero per quelle che si possono definire delle evidenti cause di forza maggiore.

Sembrava che nessun musicista riuscisse a resistere all’interno della band per più di qualche mese.

Durante questi primi 3 anni di attività i London avevano accumulato un magro bottino: oltre a registrare un corposo demo tape di ben 16 brani, Lizzie Grey aveva scritto, assieme a Frank Ferrana/Nikki Sixx il brano “Public Enemy No. 1”, che verrà incluso nella track list dell’esordio dei Crue diventando un vero e proprio inno generazionale. Le royalties generate dalla canzone permetteranno a Grey di sbarcare il lunario negli anni successivi mettendone le finanze al riparo dai periodi di magra.

A questo punto la storia dei London sembra essere arrivata al capolinea.

In realtà, siamo solo agli inizi.

Nikki Sixx London

Il periodo di stand by dura 3 anni, durante i quali Lizzy Grey, assieme al suo amico batterista Nigel Itson (poi nei fondamentali Ruby Slippers) tenta la fortuna mettendo assieme i St. Valentine, una iconica quanto effimera glam metal band con all’attivo un solo demo di 5 pezzi (prodotto dall’onnipresente Dana Strum, futuro bassista della Vinnie Vincent Invasion e Slaughter) e nelle cui fila militava il vocalist Desi Valentine (più tardi Desi Rexx nei D’Molls) e l’inglese John Ward (poi negli Shame, negli Hurricane e nei class rocker Shy).

Ma la ruota della fortuna proprio non ne voleva sapere di girare a favore del chitarrista che, alla fine, tornerà al vecchio amore resuscitando i London dalle proprie ceneri nel 1984.

Grey chiama con sè Itson e Ward, mentre il ruolo di bassista viene affidato a Donny Cameron. Il primo ad andarsene sarà Itson la cui defezione verrà colmata prima da Fred Coury e poi da Bobby Marks. A ricoprire il ruolo di secondo chitarrista passeranno due musicisti d’eccezione: Slash ed Izzy Stradlin (futuri Guns n’ Roses); il primo durò soltanto qualche settimana, mentre la permanenza di Izzy fu compromessa da un diverbio che lo oppose al nuovo cantante Nadir D’Priest, al quale aveva, poco elegantemente, soffiato la ragazza di allora, una certa Valerie Kendall con alle spalle un divorzio con Alex Van Halen.

London con Izzy Stradlin
London con Izzy Stradlin

Inoltre, l’accentratore Lizzy mal sopportava il background stilistico di Stradlin, che ai suoi occhi era soltanto un chitarrista influenzato da forti radici blues che avrebbero portato fuori strada il sound della band.

Questi episodi portarono all’allontanamento del giovane Izzy.

Finalmente, nel settembre del 1985 la band, ridotta a soli 4 membri, riuscirà a pubblicare il proprio esordio per la etichetta indipendente Shraphnel Records (la stessa che aveva puntato, un anno prima, sugli Steeler): l’album, intitolato “Non Stop Rock“, fu prodotto e fortemente voluto da Mike Varney, patron della Shraphnel e futuro nome di punta del panorama produttivo americano legato al mondo dei guitar hero.

London - Non Stop Rock

Alle registrazioni delle parti di batteria parteciperà Bobby Marks anche se sul retro copertina dell’album viene fotografato un giovane Fred Coury (ex Sunjammer), poi passato ai Cinderella (Marks, dopo aver terminato le registrazioni, verrà rimpiazzato da Wailin Jennings Morgan).

Al basso troviamo Brian West, forse dopo Nadir e Lizzie, uno dei più pazienti membri dei London, visto che avrà la costanza di rimanere fedele alla band per ben 5 anni (dal 1985 al 1990).

Ai microfoni, al posto di Ward prima e (ancora) di Benjamin poi, il primo vero grande acquisto dei London e non soltanto per la ferrea tenacia dimostrata negli anni: Antonio Munoz, in arte Nadir D’Priest, un giovane americano di origini messicane nato nel 1961 a Mexicali, Baja California.

Antonio, ex singer dei Vertigo, con i quali era fino ad allora riuscito a pubblicare soltanto qualche demo tape, fu avvicinato da Lizzy Grey verso la fine del 1984.

Da quel momento in poi Nadir diventerà il secondo membro stabile dei London e ne porterà avanti la storia fino ai giorni nostri finendo per diventare, assieme a Stevie Rachelle (singer dei Tuff) un irriducibile portabandiera del Glam Metal americano.

L’ingresso di D’Priest, uno screamer di chiara ispirazione Metal, porta i London a mutare direzione stilistica e spinge Grey ad abbandonare l’impostazione Glam Rock di matrice inglese allineando il sound della band su coordinate più pesanti e sicuramente più vicine ad esempi musicali allora in voga (Motley Crue, WASP, Witch, Ratt).

We took a pretty big step away from the lollipop, poppy, happy sound of the early Lizzy London and started going down this dark whore of the 80s vibe. That album is memorable because that was the first step toward that sound that we eventually settled into

Nadir D’Priest

Il risultato di questa evoluzione stilistica si intitola Non stop rock, un fantastico esempio di sound Made in L.A. di metà anni ‘80.

Peccato che il missaggio dei suoni sia deludente e penalizzi la qualità del suono invece di valorizzarne i contenuti.

Nonostante ciò, le 10 tracce contenute nell’album, costato meno di 10.000 dollari, ci presentano una band in grande forma: l’opener Dirty City decolla veloce come l’aereo che compare sulla copertina del vinile, spinta dalla propulsione di un riff e di parti vocali tremendamente efficaci.

La title track e No Tell Motel (di cui venne girato un video) mantengono gli stessi ritmi da cardiopalma e fanno capire subito che il punto di forza della band, oltre ad un songwriting ancora grezzo ma efficace, è’ proprio la voce di Nadir D’Priest, potente e fortemente dotata.

Si prosegue con Werewolves in London, uno dei brani migliori dell’album, in cui i London tirano il freno a mano, mentre Master of the airwaves e Radio Stars sfoggiano un appeal estremamente commerciale.

Questi sono i momenti migliori di un esordio che dimostra tutto il potenziale di una band destinata a diventare un oggetto di culto per gli amanti del sound losangelino degli anni ‘80.

Il budget della Shraphnel è tuttavia ridotto all’osso ed i London non partono nemmeno per un tour nazionale limitando il loro raggio d’azione live alla sola California.

Ciò nonostante le buone vendite dell’album (circa 10.000 copie) consacreranno lo status di cult band di Lizzie Grey e soci.

London don't cry wolf

L’anno successivo arriverà il bis, con il pregevole Don’t Cry Wolf, pubblicato dalla Metalhead (una label messa in piedi da un pool di investitori appositamente per poter finanziare l’album) negli Stati Uniti, dalla tedesca Intercord e dalla Axis Records in Europa, quest’ultima una piccola etichetta indipendente inglese collegata allo storico negozio di dischi Shades di Londra.

Questa volta i London non si fanno cogliere impreparati e registrano uno degli album Glam Metal più belli di sempre: un budget più ricco permette infatti alla band di avvalersi dell’esperienza del produttore Kim Fowley (Runaways, Joan Jett, Kiss) e del tecnico del suono Gene Merros che aveva già lavorato per i Van Halen su Fair Warning.

Entrambi daranno una bella sistemata al sound della band riuscendo a confezionare una produzione non lontana da quella di una major.

La copertina dell’album ci presenta i 4 musicisti accuratamente truccati e vestiti di abiti sgargianti (ideati dalla costumista di Alice Cooper).

Il set fotografico fu allestito negli studi di Hustler, magazine hard di proprietà del famigerato Larry Flynt, amico della band, mentre la sessione di shooting fu affidata a Clive McClain, fotografo di punta della rivista che, forse per la prima volta da qualche anno a quella parte, si ritrovò ad immortalare quattro persone di sesso maschile e per di più con dei vestiti addosso!

Una curiosità da Trivial: il lupo siberiano che ringhia minaccioso in primo piano sulla copertina era assolutamente vero ed era posizionato a distanza ravvicinata (non proprio di sicurezza secondo Nadir D’Priest) dai membri della band, guardato a vista da 6 istruttori, provenienti dalla società Animal Actors of Hollywood che fecero di tutto per innervosire l’animale in modo tale da provocargli la reazione di rabbia che poi sarebbe stata immortalata dallo scatto che finirà sulla cover dell’album.

Il 33 giri si apre con un abbagliante uno-due: Drop the bomb e la serrata Set Me Free.

È passato solo 1 anno dall’uscita di Non Stop Rock: eppure la maggiore complessitá degli arrangiamenti, la ricercatezza dei suoni e la maturita’ del songwriting danno l’impressione che sia trascorso molto piu’ tempo dalla pubblicazione di quell’interessante, ma ruvido esordio.

I quattro londinesi di L.A. in questo lavoro sfoderano un sound potente e pieno.

Hit and run lover è un tipico esempio di inno generazionale glam metal di meta’ anni ’80 con la chitarra di Grey in forte evidenza ed impegnata a dispensare riff stile Motley Crue prima maniera. Sul brano fanno la loro comparsa anche delle tastiere suonate da David Carr.

Si prosegue a perdifiato con Under the Gun, altro brano simil Motley Crue che esalta ancora una volta la timbrica cristallina e stentorea di Nadir D’Priest.

Put out the fire e Fast as light, se ne vanno via rapide su binari diritti e scorrevoli.

Da segnalare anche la bella cover di Oh Darling dei Beatles e, soprattutto la nebbiosa Killing Time, un bellissimo brano dall’incedere timido e sospettoso, in netto contrasto con la potenza che fuoriesce dai solchi del vinile.

For whom the bell tolls è il capolavoro conclusivo, scritto da Lizzy Grey e dal clownesco Blackie Lawless (che poi riprenderà il brano nel suo The Headless Children). L’influenza di quest’ultimo, appassionato di colonne sonore Horror, è palpabile e il brano emana uno strano odore di… zolfo!!

Don’t cry wolf ottenne riscontri lusinghieri, soprattutto in Europa (“violent rock of the highest pedigree” scriverà il famoso giornalista Kelv Hellrazer su Metal Forces), permettendo alla band di consolidare il proprio status di cult heroes ed aprendole le porte della visibilità grazie alla cosiddetta settima arte.

London con Penelope Spheeris
London con Penelope Spheeris

Nel 1988 la band prese infatti parte, per un timido compenso di 2.000 dollari, alle riprese di The Decline of the Western Civilization part II – The Metal Years, girato da Penelope Spheeris.

Per i London si trattava di una buona opportunità per uscire dall’anonimato cui erano relegati da ormai troppi anni ed essere notati da un pubblico vasto in tutto gli Stati Uniti.

Per l’occasione la band registrò due nuovi brani agli American Sudios di Topanga, in California: Break out e Russian winter.

L’esposizione mediatica di cui beneficiò la pellicola non bastò tuttavia ad aumentare il livello di popolarità di questi 4 musicisti e Lizzie Grey, disilluso da 10 anni di instancabile e cieca dedizione alla causa, decise di gettare la spugna e di lasciare i compagni al loro destino per andare a formare gli Ultra Pop poi divenuti Spiders & Snakes.

I had had enough of playing follow-the –leader to L.A. heavy metal band after L.A. heavy metal band. Inspired by the success of Poison, I saw a bunch of new kids pulling off the same gender success story that London had nearly seven years earlier

Con il nome Ultra Pop, Grey pubblicherà 2 album da solista nel 1988 e nel 1989 (per la Ultimate Records) grazie ai quali si toglierà lo sfizio di replicare finalmente quella formula musicale che lo aveva sempre affascinato, ossia un purissimo e godibilissimo Glam Rock ispirato alle atmosfere boogie dei T-Rex.

Negli Spiders & Snakes invece il chitarrista suonerà fino al 2017 (pubblicando diversi album), anno in cui sarà costretto a ritirarsi per via di un male incurabile che alla fine avrà il sopravvento nel 2019 portandoselo via prematuramente a soli 61 anni.

All’indomani della fuoriuscita di Lizzie dai London, nel 1988, le redini del comando passeranno a Nadir D’Priest e a Brian West che ne approfitteranno per compiere l’ennesimo rimpasto, reclutando i chitarristi Artos San Filippo e Sean Lewis assieme al batterista Tim Yasui.

Dopo l’ulteriore cambio di line up (fuori San Filippo e Yasui e dentro il talentuoso batterista Krigger, ex Giuffria ed Ike & Tina Turner) i London faranno in tempo ad incidere, nel dicembre 1990 il loro terzo album di inediti in studio: il commerciale Playa Del Rock.

Pubblicato dall’etichetta tedesca Noise Records il lavoro venne prodotto da Richard Polodor e dal suo assistente Bill Cooper.

L’album, di cui esiste una versione attribuita semplicemente a DPriest, costò circa 90.000 dollari e presenta un sound morbido e più radio friendly rispetto al precedente lavoro.

La già citata Russian Winter, The wall, lo splendido singolo Ride you through the night che richiama alla mente i migliori Dokken di Under Lock and Key e la conclusiva e beatlesiana Been Around Before fanno l’occhiolino alle classifiche che, tuttavia, non ricambiano.

Londo Playa del rock

La casa discografica si sbarazza dei London comunicandogli il licenziamento quando si trovavano a New Orleans, nel bel mezzo della tournée, costringendoli a tornare a Los Angeles con mezzi di fortuna e ponendo la parola fine alla parabola underground di questo sfortunato gruppo.

L’esplosione del grunge era alle porte ed il pubblico americano era stufo degli eccessi edonistici che lo avevano portato a festeggiare ininterrottamente per 10 anni.

Era arrivato il momento di una pausa di riflessione per la società americana ed il Grunge era pronto ad interpretare tali umori trasformandoli in musica.

Tuttavia, Nadir D’Priest non scioglierà mai ufficialmente i London dimostrando una resilienza nei propri mezzi fuori dal comune; il cantante metterà invece la band in stand by per dedicarsi ad altri progetti tra i quali spicca il suo lavoro come project director del CD ROM contenente le riprese del tour mondiale di The Voodoo Lounge dei Rolling Stones.

Nel 2008 il silenzio discografico si interrompe e la Deadline Records (sussidiaria della californiana Cleopatra) accontenta i fan più nostalgici pubblicando, in formato CD e vinile (di quest’ultimo soltanto 200 copie) la raccolta London – The Metal Years, una serie di demo risalenti all’epoca di Playa del Rock e registrati sotto la guida di Polodor agli American Studios.

Tanto basta a riaccendere la miccia dell’interesse nei confronti della band che riprende una timida attività live nei locali della California di fronte ad un pubblico che non li ha mai dimenticati e che forse ancora oggi si chiede come mai questi Glam rockers non abbiano mai raccolto il meritato successo, soprattutto se si considera il periodo storico particolarmente favorevole al genere di musica suonato e, in un certo qual modo, inventato dai London stessi.

Il buon responso ottenuto dalle esibizioni live convince Nadir D’Priest a ristampare (in CD e vinile) Dont Cry Wolf nel 2013 per la sua etichetta discografica, la Vamps Records (che poi nel 2018 ristamperà in CD anche Non Stop Rock).

Ai fan che acquistano la ristampa viene dato in omaggio il CD London Live, mixato da Michael Wagener e da Roy Ramirez e contenente le registrazioni di un concerto tenuto dalla band al 12th & Porter club di Nashville.

I tempi sono maturi per la pubblicazione del nuovo album in studio e nell’agosto 2018 viene stampato (tiratura iniziale di 500 copie in formato CD) Call That Girl (sempre per la Vamps). La qualità dei brani è buona e ci mostra un D’Priest in gran forma e che si è occupato anche degli aspetti produttivi. Da un punto di vista stilistico e di songwriting l’album ricorda molto da vicino l’approccio AOR di Playa del Rock anche a causa dell’abbondante uso delle tastiere.

A completare la line up che ha partecipato alle registrazioni dell’album troviamo Ronee Pena alla chitarra, Billy The Fist al basso, il fedelissimo Alan Krigger alla batteria ed Eric Ragno alle tastiere.

I London sono stati una piccola grande band che ha illuminato per quasi mezzo secolo la scena rock underground di Los Angeles grazie all’impegno di 2 musicisti come Lizzy Grey prima e D’Priest poi che, nonostante lo scetticismo dell’ambiente, sono sempre andati avanti per la loro strada.

Franco Brovelli

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