Per quanto mi riguarda il 2011 può benissimo passare alle cronache come l’anno della Street Symphonies records, la piccola label bresciana infatti dopo essersi fatta notare con una serie di ottime uscite (tanto per citarne un paio: The Sovran ed Hollywood Killerz), ha siglato un’importante accordo per la distribuzione con Andromeda records e chiude l’anno in bellezza piazzando un colpaccio da knock-out con questo imperdibile CD.
Mi piace pensare che i Jolly Power non abbiano bisogno di presentazioni, dopo altre 20 anni di onorata carriera dovrebbero addirittura appartenere al corredo genetico di ogni rocker che si rispetti, ma è pur vero che le vie del rock’n’roll sono tortuose et imponderabili, quindi un piccolo “remember” non può che far bene. Prendo spunto dalle toccanti note introduttive del libretto, al solito molto curato, scritte da Moreno Lissoni, Deus ex-machina di Slam! ed amico di lunga data, per approfondire un paio di concetti e ricordi condivisi, ma senza il “politically correct” che lo contraddistingue.
Il 1994 fu un anno particolare per chi aveva una certa visione del rock’n’roll lifestyle, smaltita la sbornia della decade precedente era ormai chiaro a tutti che qualcosa era cambiato, le “nostre” band sparivano ed i media davano sempre maggiore spazio ad “altro”. Da tempo vagava per l’etere questa nuova entità che alcuni spacciavano per “Hard Rock Moderno” ma che di “moderno” aveva ben poco, giocava piuttosto a rimestare il calderone dei 70’s in modo sordido, deprimente e vagamente osceno, in seguito qualche genio del cazzo lo battezzò “Grunge”, una cosa da puzzoni financo dal nome, insomma.
Paradossalmente l’anno in cui il nume tutelare del movimento ebbe la geniale idea di tirarsi un colpo in testa fu anche quello della consacrazione di tanta “robaccia” che tolse spazio vitale al resto, relegando il “nostro” rock’n’roll a spazi angusti, cantine, localacci di quarta segata e misere autoproduzioni. Non tutto era perduto, da quei luoghi infami e lontano dai riflettori alcune band coi contro-cazzi, sfruttando al meglio la rabbia e la frustrazione accumulati, partorivano autentici capolavori che ad oggi rimangono nel cuore, nella testa e nello stereo di ogni rocker, Demolition 23 e Shake the Faith su tutti, ma che fatica trovarli, ragazzi (come ben sai uno dei 5 deragliati ero io, Moreno…)!! Quell’anno vide anche l’esordio in grande stile di una rock’n’roll gang della penisola che calava da una valle Orobica con furia primigenia, consegnando ai posteri un Cassette Album (mi son sempre rifiutato di definirlo semplicemente “Demo”, è alquanto riduttivo e fuorviante) a titolo “Like An Empty Bottle”, con 8 pezzi che lasciavano tutti a bocca aperta, letteralmente.
Fu allora, più che con la prima ondata di cui ricordo con affetto i romani Miss Daisy ed i miei concittadini Maxx Dolls, che mi resi conto dell’immenso potenziale che possedeva anche la nostra tanto bistrattata patria. Possibile che anche in un periodo in cui a L.A. sembravano tutti morti, tranne qualche poco convinto ed ancor meno convincente (spesso inascoltabile e dal nome improponibile) gruppaccio del Sunset Strip, le uniche uscite decenti erano Jappe e costavano uno stipendio, noi ci accorgessimo a fatica di avere in casa roba del genere? Idioti o masochisti? Ok, probabilmente entrambe le cose…. I fratelli Lucky Chiva e Max Dynamite, rispettivamente chitarra e batteria, ed il bassista Bely costituivano nel 1988 il nucleo storico della band, ma solo col fondamentale apporto di Elia, inquietante ed ambigua creatura notturna, frontman invidiabile e performer di teatralità inarrivabile, erano riusciti ad incidere un piccolo capolavoro Sleaze Rock, con una carica selvaggia ed un’attitudine impressionanti, adottando uno stile equidistante tra Londra e L.A., una sorta di Dogs d’Amour meets L.A. Guns in squisita salsa mediterranea. Come spesso succede l’apertura di un album forgia una prima impressione che tende ad essere “definitiva” ed il fuoco serrato di “It’s Only Your Law” è di quelli che lasciano il segno, un “instant classic” che piglia a calci in culo con veemenza ed attitudine “punk”, la puzza dei bassifondi da giungla urbana è talmente reale che sembra fuoriuscire dallo stereo.
Il tiro rimane alto con la cadenzata “If Your Heart Is Closed”, impreziosita nei cori dal contributo di tre membri dei torinesi Nasty Licks, altra Street Gang di razza che meriterebbe un articolo a parte. La successiva “Rebel Soul” ha un ritornello semplice ed accattivante, ma è un altro cazzotto in mezzo ai denti, l’atmosfera si placa un attimo con l’acustica “Like An Empty Bottle”, canzone alcoolica e trasandata alla maniera di Tyla e soci, poi si fa incandescente con “Sixteen”, bolgia sleaze’n’roll tra Faster Pussycat e Quireboys, con i torinesi ancora dietro i microfoni a fare un casino della madonna. “Downtown” esplora i territori di caccia dei primi L.A. Guns, “No Room For You” è ancora potente rock’n’roll così come la conclusiva “Thank You (Goodbye)”, divertito e divertente saluto ai loro fan, che chiude in modo esemplare il lavoro .…. Un paio d’anni dopo toccherà al CD “Fashion, Milk and Smokin’ Pills” rinverdire i fasti di questo esordio, e sarà un’altra bomba sparata dritta nel culo a legioni di “post-flanellati”, poi la fine del Mk.I con la fuoriuscita di Elia, cui seguirà un lungo periodo con Bely alla voce che porterà la band su territori scandinavi, alla corte di Hellacopters e Backyard Babies, ma questa è un’altra storia ….
Dopo oltre 17 anni, grazie anche alla tenacia del loro mentore e producer Federico “Martins” Martinelli, questo piccolo gioiello, finora appannaggio dei fortunati possessori del nastro originale (diventato autentica chimera per collezionisti) è finalmente disponibile in tutto il suo splendore, con le 8 tracce originali rimasterizzate per l’occasione e ben 5 tracce aggiuntive. “Smokin’ Pills”, “Better Be alone” e “Take All You Want”, risalgono al periodo d’oro ma sono state incise in tempi più recenti, in occasione di una breve reunion con Elia che nel 2007 li ha portati sul palco della Slam! Nite, per festeggiare il decimo compleanno della webzine, per l’occasione venne distribuito un cd-r contenente gli altri due nuovi brani, “Fuck You” e “Beautiful”. In chiusura ci deliziano ben 10 minuti di un video d’epoca, che procura non pochi brividi a chi quel periodo l’ha vissuto “in diretta” e serve quantomeno a rendere l’idea di cosa fosse la band con Elia dietro il microfono.
Credo di non esser mai stato tanto prolisso, tuttavia i bergamaschi non meritano nulla di meno, l’Italian Way of R’n’R affonda le proprie radici in una manciata di dischi, tra i quali “Like An Empty Bottle” può a buon diritto reclamare un posto d’onore. Eravamo giovani ed affamati, forse un po’ ingenui ma carichi di esplosivo entusiasmo, i Jolly Power c’erano, ci sono e ci saranno sempre… Grazie ragazzi, e arrivederci….