Agli inizi del 1973, quattro giovani musicisti si sono uniti per formare quella che di lì a poco si sarebbe rivelata una delle rock band più longeve, più riconoscibili e più di successo di tutti i tempi. Per raggiungere i loro obiettivi, però avevano bisogno di affidarsi a una road crew d’esperienza, che fosse rispettata, appassionata, amata e qualche volta perfino temuta. In pratica avevano bisogno di noi, di quella che sarebbe divenuta nota come The Original Kiss Krew (TOKK).
Così inizia “In Tour con i Kiss – le storie on the road della original Kiss Krew 1974-1976“, il libro pubblicato dalla sempre più attiva Tsunami e scritto a “otto” mani da Peter “Moose” Oreckinto, J.R.Smalling, Rick Munroe e Mick Campise, ovvero i quattro membri cardine della loro crew che hanno collaborato, con il loro duro lavoro nelle retrovie, alla crescita esponenziale dei Kiss nel biennio fondamentale 1974/76… ovvero dalla gavetta fino a giungere alla… vetta.
Capitoli brevi ed un libro che scorre veloce, tra aneddoti e avventure, lungo le strade ancora selvagge dell’America anni settanta: i quattro si dividono le storie da raccontare, fatte di giornate di lavoro durissime, malpagate e migliaia di chilometri macinati da costa a costa e dal Midwest al Canada tra storie che – a conti fatti – toccano quasi marginalmente la band. I capitoli passano e si va avanti nella lettura attendendo qualche sorpresa che non arriva mai o quasi… si parla di epiche attraversate con i tir, incidenti, colpi di sonno, sudate per montare lo stage in tempo per lo show, qualche storia “hot” di groupies scatenate nei corridoi di motel fatiscenti e qualche droga ricreativa necessaria per mantenere dei ritmi lavorativi francamente sovrumani.
Il libro scorre con un po’ più di brio soprattutto nella seconda parte, complici i racconti sulle bands con cui i Kiss hanno diviso il palco, dai Rush ai Blue Oyster Cult e alle relative “guerre” tra le crew dei gruppi che si conquistavano gli spazi nel backstage a suon di cazzotti e coltelli a serramanico… membri assatanati del Ku Klux Klan pronti a far la pelle ai ragazzi della Krew, finti ciechi che al momento buono si trasformano velocemente in ladri da backstage, l’amore sempre più fanatico verso questa strana band mascherata che a suon di concerti al fulmicotone ha conquistato il cuore di migliaia di fans.
Appunto… un libro per i fan che conoscono già a menadito la storia del “Bacio” e che con questo ulteriore tassello possono abbeverarsi all’infinita aneddotica riguardo i primi mitici anni della band. Diciamolo chiaro… per tutto il libro nonostante i protagonisti lo smentiscano più volte, rimane in sottofondo una rabbia ed una frustrazione per come i quattro sono stati trattati dalla band e dal loro management alla fine: infatti, questi operai, eroi dalle mani sporche, osannati dall’entourage e dalla band durante gli anni di servizio vengono tutti licenziati da un giorno all’altro senza nessun tipo di spiegazione ma soprattutto senza nessun tipo di buonuscita o ringraziamento particolare.
Il silenzio proprio da parte dei quattro musicisti è quello che a loro ha fatto più male ma – evidentemente – erano troppo presi a godersi il successo per ricordarsi di chi ha lottato nel fango con loro e che alla fine non ha ricevuto nemmeno una stretta di mano. Interessante il capitolo in cui si parla anche degli effetti pirotecnici della band (con relativi schemi dei vari macchinari usati…!!!)… Moose svela i vari trucchi per ottimizzare, con pochi soldi e molta fantasia, le prime scenografie ed i primitivi effetti speciali in dotazione alla band… fino alla sera dell’incidente che gli ha quasi fatto perdere la mano per l’esplosione improvvisa delle bacchette di Peter Criss (con toni complottisti riguardo ad una manomissione di qualche misterioso personaggio nemico della band, nebuloso come l’intero racconto stesso!).
Qualche avventura che ha come protagonista la band si trova sparsa qua e là ma finita la lettura ne esce un quadro generale alquanto misero e già conosciuto da tutti: un Ace pagliaccio (quelle poche volte che non era ubriaco sfatto!), Gene e le sue pollastrelle (…e poco altro!), un fobico e alienato Peter e un Paul quasi completamente assente.
Insomma, un libro che da una parte delude per la poca fluidità con cui è scritto e per la ripetitività di certi argomenti ma dall’altra intriga per conoscere il grande lavoro che c’è stato dietro li Kiss: a volte le idee ed il talento non bastano se l’organizzazione alle spalle non crede ciecamente in te e ti spinge avanti con entusiasmo e perseveranza.
Only for Kiss fans….
MATTEO TREVISINI
Tsunami Edizioni 2015
www.tsunamiedizioni.com
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