Gli Hungryheart, una delle migliori melodic hard rock band d’Italia, si apprestano ad uscire con il terzo disco. Abbiamo raggiunto il chitarrista Mario Percudani che ci ha parlato del nuovo Dirty Italian Job, delle sue collaborazioni e della loro presenza a Clusone Rock.
Ciao Mario, prima di tutto come va e quali sono i primi responsi del nuovo “Dirty Italian Job“?
Ciao Moreno e ciao a tutti i lettori e lo staff di Slamrocks! E’ un piacere essere ancora una volta qui con voi a parlare di questo nuovo lavoro degli Hungryheart.
E’ stato un album molto atteso e sentito per noi questo Dirty Italian Job e ovviamente la curiosità di sapere quanto sarà apprezzato è altissima… Al momento i primi responsi sono davvero ottimi e questo ci riempie ovviamente di grande gioia
Ottimo! Presumo che siano passati 5 anni anni dall’ultimo “One Ticket To Paradise”, perché sei stato molto impegnato o sbaglio?
Esatto 5 anni! …e davvero molto intensi! Mi assumo le colpe di questo ritardo… ma premetto che faremo di tutto per non far passare così tanto tempo per il prossimo album!
Come dicevo sono stati anni molto impegnativi, in cui ho avuto il piacere come chitarrista di essere presente in moltissimi album e anche come produttore ho lavorato su diversi dischi. Tutto questo mi ha permesso di accumulare un bagaglio di esperienza che è risultato molto utile durante la realizzazione di questo terzo album degli Hungryheart… che rimane sempre la band del mio cuore.
Mi permetto di dire che avete fatto un’album migliore dell’altro e riascoltandoli si nota questa vostra evoluzione/maturazione. Quali sono le differenze principali tra il vostro debutto e “Dirty Italian Job“?
Innanzitutto ti ringrazio, fa molto piacere sapere che hai notato una maturazione. Essendo passati diversi anni dall’album di debutto credo sia normale che ci siano differenze, se non altro dovute all’evoluzione musicale che ognuno di noi ha avuto. Nello stesso tempo però abbiamo cercato di mantenere e a volte riscoprire quella genuinità e ingenuità che ha nel nostro piccolo caratterizzato il sound degli HH, cercando di non nascondere le nostre influenze, che con il passare del tempo sono certamente aumentate. In un periodo in cui sempre più spesso si sentono album prodotti a tavolino, abbiamo cercato di dare priorità all’insieme, a quelle dinamiche che puoi ricreare solo suonando l’uno per l’altro. E la speranza è che tutto questo possa essere percepito dagli ascoltatori e da chi avrà voglia di venirci a sentire live.
Tra l’altro hai scritto il 70% del materiale presente su “Dirty Italian Job“, ma qual è la differenza tra il comporre per un tuo disco solista o per gli Hungryheart?
Pur essendo due mondi diversi, credo che le differenze non siano moltissime. L’approccio al songwriting è lo stesso, io amo scrivere con una chitarra acustica in mano, anche i brani più hard rock credo debbano funzionare prima di tutto chitarra e voce. Ovviamente i brani del mio disco solista presentano una più marcata influenza dei cantautori americani della westcoast, ma ciò che fa davvero la differenza è l’arrangiamento più minimale e acustico. Tra l’altro in questo nuovo lavoro degli Hungryheart abbiamo inserito la versione originale di You Can Run, brano uscito per la prima volta nel mio disco solista “New Day”.
Tra gli altri brani troviamo la cover di “Bad Love” di Eric Clapton, da cosa è dovuta questa scelta?
Come in ogni album ci “divertiamo” a riarrargiare un brano non originale; nel primo album l’abbiamo fatto con “Gina” di Michael Bolton, in One ticket to paradise abbiamo inserito la nostra personale versione di “Man in the mirror” di Michael Jackson e questa volta la scelta di Bad Love è data dal fatto che da sempre amiamo questo brano e abbiamo sempre avuto la sensazione che potesse diventare un perfetto brano melodic hard rock. Tra l’altro solo recentemente abbiamo scoperto che Clapton ha co-scritto Bad Love con Mick Jones dei Foreigner!
Tra i guests ci sono Paolo Apollo Negri, Alessandro Del Vecchio e Giulio Garghentini, ce ne vuoi parlare?
Prima di tutto sono grandi amici, con i quali abbiamo condiviso davvero tanto in questi ultimi anni. E questo è il motivo principale per il quale abbiamo fortemente voluto il loro contributo in questo album per noi così importante. Ma oltre a esser amici sono dei musicisti incredibili, che hanno saputo dare un grande valore aggiunto a Dirty Italian Job.
Perché un titolo come “Dirty Italian Job“?
E’ certamente un titolo ironico, provocatorio e dai molti significati contrastanti. Siamo italiani e ne siamo fieri, amiamo questo paese ma nello stesso tempo troppo spesso vorremmo scappare… soprattutto quando si ha la sensazione di sopravvivere più che di vivere. Sicuramente fare musica qui non è facile, ma dopotutto ormai quasi tutto è difficile in questa povera Italia. Il brano Right Now presente nell’album parla proprio di questo, di un sistema che ci sta portando alla deriva, di un popolo che ha lasciato il segno ovunque e nello stesso di un paese che sembra aver perso la memoria del proprio passato.
Ma Dirty Italian Job è anche quella capacità che abbiamo noi italiani di rialzarci, di reinventarci, di trasmettere emozioni e combattere per ottenere un qualcosa che probabilmente da altre parti sarebbe meno faticoso raggiungere. Credo che ognuno possa interpretare lo sporco lavoro italiano in maniera personale, fa parte della nostra vita di tutti giorni.
Avete condiviso il palco con tanti gruppi stranieri, che percezione hai avuto da parte loro sull’Italia e sui rocker italiani? Qualcuno di loro si è tolto qualche pregiudizio nei nostri confronti?
Credo che negli ultimi anni siano cambiate molte cose, c’è sicuramente molto più rispetto verso i musicisti italiani, forse perché abbiamo dimostrato che si può fare del buon rock anche qui da noi. Da parte nostra abbiamo sempre vissuto momenti molto positivi condividendo il palco con gruppi esteri e con molti di loro siamo tutt’ora in contatto. Lo scorso ottobre ho avuto la fortuna di suonare insieme ad Alessandro Mori a Chicago con Mitch Malloy e siamo rimasti davvero a bocca aperta nell’incontrare ragazzi americani che avevano con sé i booklet di quasi tutti i dischi in cui abbiamo suonato… E’ stata un’emozione indescrivibile e che sicuramente ci ha fatto capire che sono crollati molti pregiudizi, a partire dal pubblico stesso fino ad arrivare a tutti quegli artisti che sempre più spesso oggi collaborano con musicisti italiani.
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Ti abbiamo visto collaborare con diversi artisti, c’é qualche performance o qualche studio session che non potrai mai dimenticare?
Il concerto in Sardegna con Bobby Kimball e Vinny Appice rimane di certo uno dei momenti più emozionanti, anche perché mi ha regalato la possibilità di vivere due giorni insieme a due icone come Steve Lukather e Roger Glover. Poi sicuramente la prima volta al Firefest al Rock City di Nottingham con Mitch e il concerto allo Sweden Rock Festival con gli Axe in cui è stato registrato il primo live ufficiale di questa storica band americana.
Parlami della tua esperienza al Frontiers Rock Festival.
Sia la prima edizione nella quale ho suonato con la cantante norvegese Issa (tra l’altro al basso c’era il bassista degli Hungryheart Stefano Scola), sia la seconda edizione con Ted Poley sono state esperienze bellissime. Anche con Ted la band era formata da Alessandro Del Vecchio, Anna Portalupi e Alessandro Mori. Insieme abbiamo davvero suonato e registrato molti album in questi ultimi anni. Tornando al Frontiers Festival, suonare i brani dei Danger Danger con i quali sono cresciuto è stato davvero emozionante… e ora si sta lavorando sul suo nuovo album solista, prodotto dal Del Vecchio!
Tra poco vi vedremo suonare anche a Clusone Rock…
E non ne vediamo l’ora!! Suoneremo il 4 luglio insieme alla band svedese Bonafide e ovviamente presenteremo buona parte dei brani di Dirty Italian Job. A questo proposito vorrei ringraziare Federico Martinelli di Radio Antenna 2 che come sempre ci supporta!
Come promuoverete l’album e cosa bolle in pentola per la prossima estate?
L’album esce il 29 Giugno per Tanzan Music e faremo la presentazione ufficiale a Codogno (LO) il 27 Giugno. Subito dopo l’uscita, a incominciare dal Clusone Rock, faremo una serie di date in Italia, ma stiamo lavorando su un tour che ci porterà in autunno/inverno a suonare in diversi paesi in Europa. Stay tuned e… vi aspettiamo dal vivo!