Questa storia che andremo a raccontare, una volta tanto inizia dalla fine… una fine tragica quanto inaspettata… le luci ad intermittenza delle ambulanze e delle auto della polizia illuminano a sprazzi i rottami di una Ford Pantera la sera dell’8 dicembre del 1984… quella notte la band quasi al completo è a far festa a casa di Vince Neil a Redondo Beach per festeggiare il primo tour americano degli Hanoi Rocks… no alcohol, no party ed un ubriachissimo Vince si mette alla guida, accompagnato dal drummer Razzle per andare a fare rifornimento di alcolici. Alta velocità e riflessi annebbiati fanno sbandare il bolide che si schianta contro altre due auto nell’altra corsia. Andy McCoy e Tommy Lee vanno dietro l’ambulanza in una corsa disperata quanto inutile all’ospedale dove Razzle arriverà già morto mentre Vince Neil viene arrestato.
Un sogno infranto nel momento massimo d’ascesa, gli Hanoi Rocks sono alla conquista dell’America ed in una notte di dicembre tutto questo svanisce insieme alla vita di Razzle: il manager della band finlandese Seppo Vesterinen, avvisato da Andy McCoy telefona a Michael Monroe rimasto a New York con la gamba in gesso, la band è come un pugile tramortito pronto a cadere al tappeto. Vengono annullate tutte le date del tour eccetto quelle del 3 e 4 gennaio 1985 all’Helsinki Kulttuuritalo, preservate per usarle come memorial d’addio all’amico batterista: in quell’occasione gli shows vengono ripresi dalla Tv finlandese e sullo sgabello di Razzle si siede l’ex drummer dei Clash Terry Chimes.
Sembra un nuovo inizio ma invece è solamente il canto del cigno del gruppo: subito Sam Yaffa lascia la band dopo un violento litigio con Andy McCoy ed uno stanco e sfiduciato Michael Monroe lo prova a sostituire con René Berg, ma la magia se ne è andata per sempre ed un tristissimo tour in Polonia è l’epitaffio definitivo della band finlandese, a giugno Michael non ce la fa più e abbandona la nave: gli Hanoi Rocks si sciolgono come neve al sole.
La più fulgida stella del nord Europa in ambito rock’n roll non esiste più, una delle band più influenti per tutta la scena street a seguire, senza questi giovanotti non avremmo mai avuto gruppi del calibro di Guns N’ Roses, Faster Pussycat, Dogs D’amour e avanti cosi all’infinito… dannatamente originali questi cinque zingari colorati sembravano usciti da una trama parallela di un film improbabile… come se Christiane F. fosse stato girato da Fellini… cinque tossici ingenui ma con le idee chiare mescolarono in un cucchiaino insieme al limone ampie dosi di Rolling Stones, rock’n roll anni ’50, punk e glam rock, quello più marcio e perdente, fatto delle New York Dolls di Johnny Thunders, lacci emostatici, ballate con chitarre scordate, assoli di sax straziante e braccialettini di perline di plastica comprate per pochi spiccioli al mercato di Helsinki.
Michael Monroe comincia a collaborare per tutto il 1985 con il suo amico Stiv Bators e a dicembre si trasferisce a vivere a New York dove stringe una forte amicizia con Steven Van Zandt (Little Steven) iniziando a pensare ad una carriera solista.
L’ultima line-up degli Hanoi Rocks intanto continua cambiando il nome in Cherry Bombz con Andy McCoy e Nasty Suicide alle chitarre, Timo Caltio al basso, Terry Chimes alla batteria e, al posto di Michael, Anita Chellemah (ex Toto Coelo). Autori di svariati singoli ed un EP non riescono però ad arrivare alla pubblicazione dell’album di debutto in quanto la cantante viene licenziata. Stilisticamente molto simili alla band madre solo con un cantato femminile ed il singolo “Hot Girls in Love” che ha una buona esposizione soprattutto in Europa. A Andy e Nasty non resta altro che pubblicare un album acustico dal titolo “Silver Missiles And Nightingales” (che doveva essere il titolo dell’ultimo disco degli Hanoi Rocks poi cambiato con “Two Steps From The Move“) sotto lo psudonimo di The Suicide Twins uscito nella primavera del 1986.
L’album viene accompagnato da poche date in Finlandia e non viene accolto molto bene nonostante contenga grandi pezzi (all’epoca gli album acustici non erano ancora molto popolari). E’ il 1987 e l’eredità lasciata dagli Hanoi Rocks comincia a dare i suoi frutti nella nascente scena street americana e inglese, Michael Monroe fa il suo debutto da solista con l’album “Nights Are So Long” (Yahoo! Records), un album fresco e frizzante nonostante sia formato principalmente da covers e che fa da viatico ad un sontuoso contratto con la Polygram. Album breve ma splendidamente bilanciato tra canzoni energiche e rock’n roll e ballate struggenti, dedicato al suo amico Razzle (…e non poteva essere altrimenti!) vede racchiuso in esso le principali influenze di “Makke” ma rivela anche tutta la sua vocalità selvaggia ma più calibrata e “studiata” nonché la sua coinvolgente interpretazione in ogni secondo dell’album.
Tra le canzoni presenti in “Nights Are So Long” particolarmente toccante risulta essere la cover del suo amico Johnny Thunders, “You Can’t Put Your Arms Around A Memory” mentre tra le curiosità c’è sicuramente Ian Hunter (idolo di gioventù dello stesso Michael!), ospitato come pianista in un paio di canzoni.
“Can’t Go Home Again”, la splendida ballad “It’s A Lie, High Schoo”l, “She’s No Angel” sono tutte perle assolute del Michael Monroe solista: qualità di scrittura, freschezza e attitudine, il sax, il piano “honky tonky” e la voce decisa di Makke… gli ingredienti ci sono assolutamente tutti.
Se il 1987 quindi per il biondo cantante è l’inizio della sua carriera solista gli altri suoi ex colleghi navigano in modo più tranquillo e quasi a fari spenti. Andy vive tra Helsinki e Londra e collabora con una sua canzone al fenomeno pop del momento ovvero Samantha Fox (“Best Is Yet To Come”) mentre Sami Yaffa, dopo essere stato in tour con Johnny Thunders e aver pubblicato un EP con il suo amico Pelle Almgren, riceve un’offerta dalla California ad unirsi ai Jetboy di San Francisco. Con loro pubblicherà due album (“Feel The Shake” e “Damned Nation“) senza però essere mai attivamente partecipe alle composizioni della band. Nel frattempo infatti, nelle pause dei tour, continuerà a suonare con Johnny Thunders e con la “fun band” degli Stronzo, formata da altri illustri colleghi come Mark Ford (Black Crowes) e Craig Ross (Lenny Kravitz band).
Spronato dal primo album del suo ex “partner in crime” anche Andy McCoy si sveglia dal torpore tossico di quegli anni e nel 1988 confeziona in Finlandia il suo primo disco solista.
“Too Much Ain’t Enough” (Warner Finland) è la dimostrazione che la vena compositiva di Andy non si è esaurita con la morte di Razzle ma anzi… solo la traccia d’apertura “I Will Follow” merita l’acquisto del platter suonato interamente con musicisti finlandesi: al basso Tauno Railo, alla batteria Keimo Hirvonen e alle tastiere Jay Havanna.
Ma “I Will Follow” è anche l’unico brano che è in puro stile Hanoi Rocks. Andy mette sul piatto tutte le sue influenze e la sua innata capacità di unire stili diversi, dal country folk di “Tell Me A Story” al flamenco di “Spanish Harlem”. Andy plasma l’album dimostrando tutto il suo amore per artisti come Rolling Stones, Johnny Thunders e Willy Deville. Nonostante questo mix di stili ed influenze la qualità dei brani è elevata anche se ciò non servirà a non far passare l’album innoservato nonostante le ottime recensioni.
Subito dopo la pubblicazione del disco Andy si trasferisce dalla Finlandia di nuovo a Londra per poi piantare le tende definitivamente sotto il sole caldo di L.A. dove la BMG-Virgin gli offre un contratto come solista. Intanto, grazie alla sua amicizia con l’ex Pistol Steve Jones entra nella tour band di Iggy Pop per il suo Instinct Tour. Nel backstage di questo tour incontra Angela Nicoletti, ex di Izzy Stradlin, che diventerà sua moglie, la sua musa e tante altre cose formando ancora adesso una solida quanto bizzarra coppia.
Quando sta per iniziare il 1989 Andy sta lavorando alacremente per mettere su la sua band per il suo primo album con la BMG-Virgin. I Machine Gun Rodeo si trasformeranno ben presto cambiando nome nel definitivo Shooting Gallery.
Intanto sull’altra costa degli Stati Uniti Michael realizza il suo secondo album da solista “Not Fakin’ It“. Insieme a lui c’è Nasty Suicide che suona un paio di canzoni in studio e lo accompagna in tour. E’ un periodo ricco di soddisfazioni artistiche (…non sicuramente economiche!) per Michael che è sulla bocca di fans, amici e colleghi che lo riconoscono come “prime mover” dell’intera scena e tributano i giusti onori ad un album spettacolare per freschezza e baldanza compositiva. Aiutato dall’amico Little Steven sia nella scrittura sia negli arrangiamenti: a “Not Fakin’ it”, alla fine della fiera, mancano solamente i dati di vendita dalla propria parte.
Axl Rose compare nel video di “Dead, Jail Or Rock’n’Roll” e Steven Tyler incensa pubblicamente le qualità del disco invitando Michael sul palco degli Aerosmith in un infuocato duetto armonica/sax su “Big Ten Inch Record”.
C’è poco da fare, delusione o meno per la casa discografica (speravano sicuramente di incassare più dollaroni!) l’album è un capolavoro ai massimi livelli cominciando dall’inno “Dead, Jail or Rock ‘n’ Roll” che deflagra all’istante con un nervo infuocato di energia pura ed un ritornello che è un vero e proprio inno immortale. Ma tutto il disco brilla di luce propria da “While You Were Looking at Me” a “She’s No Angel”, dalla sfrontata cover dei Nazareth “Not Fakin’ It” che riprende vita grazie all’energia che le dà la voce di Michael al rock’n roll sudicio di “Shakedown”, dalla dolce e struggente “Man With No Eyes” alla scoppiettante “Love is Thicker Than Blood”.
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La visibilità è tanta nei confronti della band finlandese icona spirituale per un intero genere all’apice e ulteriore soddisfazione è la ristampa da parte della Uzi Suicide, la casa discografica dei Guns N’ Roses, dei primi quattro album degli Hanoi Rocks che rivivono di nuovo grazie ad una distribuzione finalmente non più clandestina.
Insomma tempi indaffarati per gli ex Hanoi che si dividono tra dischi solisti, tour, ospitate, progetti estemporanei e date varie in giro per il globo.
Sembra insomma un periodo d’oro: Michael Monroe (e Nasty Suicide con lui) in tour per la promozione del disco, Andy in rampa di lancio con un nuovo gruppo accasatosi con una major e pronto a far faville e Sami impegnatissimo tra i Jetboy e altri side project… purtroppo le cose non saranno tutte rose e fiori ed il “boulevard of broken dreams” continuerà a perseguitare i quattro negli anni novanta, ma questa è un’altra storia!
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Matteo Trevisini
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