Hanoi Rocks: la vita dopo il più bel disastro del Rock And Roll (Part 3)

Hanoi Rocks
Terza ed ultima parte dedicata alla storia degli Hanoi Rocks.

Con l’arrivo del nuovo millennio è tempo di anniversari e nel 2001 esce un boxset di 4 cd che celebra il mito degli Hanoi Rocks. Andy e Michael si riavvicinano cosi, grazie alla promozione del cofanetto, suonando anche uno show insieme al Ruisrock Festival di Turku come Hanoi Rocks Revisited, insieme a loro sul palco la tour band di Michael formata dal chitarrista ritmico Mickey Crane, il bassista Timo “Timpa” Laine e il drummer Kari “Lacu” Lahtinen. Il set doveva essere unico ma scatta qualcosa ed è tempo per i muddy twins di rimettersi a fare gli zingari in giro per il mondo a nome Hanoi Rocks: la reunion diventa realtà. Della partita ci sono solo loro due, né Sami è coinvolto e nemmeno Nasty Suicide (…ops, Jan Stenfors!). Questo articolo parla di quello che è successo dopo il mito degli Hanoi Rocks… perché allora inserire la reunion degli Hanoi Rocks 2.1??? Perché sono, al di là del nome pesante che portano, un’altra band. Come altro si possono considerare? Chiamereste il progetto Page/Plant… chessò… Led Zeppelin??? …direi di no.

Nonostante le promesse di Michael ed Andy di non usare il nome Hanoi Rocks per eventuali nuove composizioni insieme, il 22 aprile 2002 esce il singolo “People like me” …a nome Hanoi Rocks! Intanto, il 19 giugno del 2002 la tragedia si abbatte di nuovo come una mannaia con la morte improvvisa di Jude Wilder, la moglie di Michael. In questi casi meglio non stare fermi a pensare ma reagire… e Makke lo fa nel modo che li riesce meglio… il rock’n roll !

Solo in Giappone esce un Ep live dal titolo “Take Them And Break Them” a nome Michael Monroe che, parallelamente al disco dei “nuovi” Hanoi Rocks sta registrando il suo album da solista. Twelve Shots On The Rocks(RFL Music) esce a novembre del 2002 con in copertina, in bella evidenza, le due paroline magiche: Hanoi… Rocks!

 

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Che dire? L’album è frizzante ed energico e ricalca quello che ha fatto Michael da solista: senza scomodare i “vecchi” Hanoi Rocks di primi anni ottanta è un album carico di rock’n’roll stradaiolo con ottime canzoni ed il tocco chitarristico di Andy McCoy che lo rende più eterogeneo. Tutto il disco è su livelli più che buoni con alcuni brani che spiccano sugli altri per eccellenza come il singolo “People Like Me”, cattivo e con un chorus assassino, la ballad crepuscolare “In my Darkest Moment” con il sax di Michael che mette i brividi. Ma anche la galoppante “Delirious” ed il manifesto della dialettica e filosofia che racchiude tutto il mondo Hanoi Rocks, ovvero “A Day Late, A Dollar Short”. L’intero album si imbeve delle atmosfere create dagli arrangiamenti tipici di Andy McCoy mentre la voce di Michael non è mai stata cosi in forma. Insomma un ritorno in grande stile di cui non ci si può proprio lamentare. Paragoni scomodi a parte, i muddy twins ci regalano un album con i fiocchi!

 

Michael Monroe Whatcha Want

C’è tempo per Michael di fare uscire nel gennaio 2003 il suo quinto album solista con il titolo di “Whatcha Want” (SPV Steamhammer). Non contento di aver rimesso in piedi gli Hanoi Rocks e aver raggiunto una certa regolarità nel pubblicare dischi in solitaria, Makke presenta a sorpresa il suo album migliore dai tempi di “Not fakin’it” per brillantezza e freschezza. Accompagnato da Adam Bomb alla chitarra e Lacu alla batteria (anche negli Hanoi Rocks) l’album è glam rock gioioso e allegro, energico e divertente, lasciando per una volta tanto da parte le derive decadenti da punk anni settanta della “Grande Mela”, se non nella musica, almeno nelle atmosfere e nei testi.

Tredici canzoni dirette e divertenti tra il rock’n roll old school di “Do Anything You Wanna Do” e “Right Here, Right Now”, il punk di “Stranded” e “I wont lie down & die”. Le ballate sempre decadenti e romantiche come “Shattered Smile” o “Germfree Adolescents”. Un altro centro a distanza di pochi mesi dal ritorno della band madre… che dire… a Michael non manca sicuramente creatività!!!

Per tutto il 2003 i riformati Hanoi Rocks sono in tour in Europa e Giappone mentre dall’altra parte dell’Atlantico Sami Jaffa si unisce alla band di Joan Jett… i Blackhearts. L’anno successivo è la volta di entrare nei riformati New York Dolls, eroi di gioventù di Sam e di tutti gli altri Hanoi Rocks.

New york Dolls
Samy Yaffa con i New York Dolls

Nel 2004 Michael Monroe è costretto a fare un tour promozionale negli Stati Uniti da solo in quanto ad Andy è vietato l’ingresso nel paese per problemi non specificati.

A fine anno la band rientra in studio per registrare il seguito di “Twelve Shots On The Rocks“, la situazione in seno alla band risulta essere alquanto caotica ed in sede di registrazione lasciano traccia nell’album svariati musicisti: quando a maggio del 2005 esce “Another Hostile Takeover” (Dream Catcher) sembra più un progetto, solista mancando di omogeneità e dinamismo sia in fase di arrangiamento sia in fase di registrazione.

Anche a livello musicale il disco risente di un calo qualitativo dovuto anche alla quantità elevata di brani (perché non fare un disco con le canoniche 10/11 tracce??).

Nonostante ciò, ci sono comunque delle gemme al suo interno a cominciare dal classico pugno nei denti di “Back In Yer Face”, energia e melodia che fanno decollare la voce rock’n roll di Michael. Si va da “Hurt”, un classico alla Hanoi Rocks a “Dear Miss Lonely Hearts”, divertente rock’n roll anni ’50, cover di un vecchio pezzo di Phil Lynott.

Discreti gli esperimenti di Andy McCoy che porta la sua sei corde dal Sudamerica di “Eternal Optimist” alla Giamaica di “Reggae Rocker”. Il gran finale è riservato all’inossidabile sax di Michael nella straziante “Center Of My Universe”.

Certo è che Andy quando ha l’ispirazione dalla sua parte non lo ferma nessuno: per suonare la chitarra bene non servono mille note, né basta una ma con il feeling giusto.

Hanioi Rocks 2001

Gli Hanoi Rocks trovano l’assetto definitivo con l’ingresso di Conny Bloom alla chitarra (ex leader degli Electric Boys) e Andy “A.C.” Christell al basso. La band nel biennio 2005/06 gira il mondo parecchie volte in tour lunghissimi, anche stavolta però gli Stati Uniti sono off limits (evidentemente Andy deve averla combinata grossa!).

Nei primi mesi del 2007 la band si chiude in studio per registrare il terzo album post reunion che esce in settembre con il titolo di “Street Poetry” (Demolition): nonostante la qualità dei primi due lavori fosse elevata il disco è decisamente il più completo, dinamico e ricco di ottime canzoni dei tre. Dall’inizio alla fine la band è sugli scudi con un energia ed un lotto di brani veramente notevole e surclassa a livello qualitativo il loro debole lavoro precedente. In questo album la coppia  si supera a livello di arrangiamenti e Michael regala le sue migliori liriche da parecchi anni a questa parte.

Ritorna il rock ‘n roll vivace ma malinconico, da veri loosers, tipico da sempre della band finnica. Dall’iniziale “Hypermobile” alla splendida title track che vive nel ricordo della gioventù e dei bei tempi andati… “Fashion” è un singolo perfetto ma in quest’album non ci sono fillers, lo dimostrano le compatte “Highwired” oppure “Teenage Revolution”, puro glam rock inglese anni settanta con l’ombra di Marc Bolan che rischiara tutto il brano.

 

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“This One’s for Rock ‘n’ Roll” è un inno molto Stones e “Powertrip” è la classica cavalcata potente e veloce tipica della band finlandese. Ottime recensioni ovunque e successo di vendite, gli Hanoi Rocks non potevano concludere in modo migliore…

Infatti, nell’ottobre del 2008 i muddy twins annunciano la fine del gruppo: il farewell tour del 2009 si conclude trionfalmente con sei concerti sold out Tavastia di Helsinki (7-12 aprile 2009). Jan Stenfors fa parte della band in un paio di serate e da questa festa d’addio verrà pubblicato un succoso DVD celebrativo. Le strade di Michael Monroe e Andy McCoy si separano di nuovo…

 

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Dopo un anno sabbatico di riposo la stampa fa sapere che Michael ha ripreso la sua carriera solista formando una all-star band di tutto rispetto pronta per partire in tour: Sam Yaffa si riunisce di nuovo all’amico e si trascina dietro dai New York Dolls il chitarrista Steve Conte mentre dietro al drum kit si siede Karl Rosqvist (ex Danzig e Chelsea Smiles).

Il boato di felicità dei fans però è tutto per l’ultimo tassello che Makke si mette in squadra ovvero Ginger dei Wildhearts!!!!

Ginger è uno dei talenti più fulgidi del rock’n roll made in UK degli ultimi vent’anni ed un fine songwriter che ha regalato pagine importanti e dischi fondamentali, la curiosità è tanta soprattutto verso la fase compositiva di un prossimo disco da studio: cosa diavolo potrà mai venire fuori da un Michael Monroe ed un Ginger che si siedono a tavolino a scrivere canzoni insieme? I fans intanto si sfamano con l’album dal vivo Another Night In the Sun: Live in Helsinki (Spinefarm) dove la nuova line-up si cimenta in una scaletta “greatest hits” che lascia senza fiato. Il repertorio è formato da canzoni dei Demolition 23 come “Nothin’s Alright”, “Hammersmith Palais” e “Dysfunctional”, ovviamente pezzi di Michael solista come “Not Fakin’ It” e “Dead, Jail or Rock ‘N’ Roll”, pezzi degli Hanoi Rocks come “Motorvatin”, “Back to Mystery City” e “Malibu Beach Nightmare”, l’immancabile Johnny Thunders con “Wanna Be Loved”, ben due dei Damned come “Love Song” e “Machine Gun Etiquette”, ancora Dead Boys e perfino gli Stooges di Iggy Pop. L’album è la versione live di quello che è stato il debutto dei Demolition 23, ovvero una granata fatta esplodere per fare morti e nessun prigioniero: potenza di fuoco ed una carica punk di primo livello. Michael è tornato più in forma che mai! In ambito rock’n roll, sono in molti a dire che è il miglior live del nuovo millennio.

Ginger Michael Sami
Ginger, Michael Monroe e Sami Yaffa

E’ questione di mesi e nel marzo del 2011 esce l’atteso sesto album solista del biondo cantante. “Sensory Overdrive” (Spinefarm) fin dalla copertina promette bene… prodotto dal guru storico della consolle Jack Douglas (Aerosmith, John Lennon, Miles Davis tra gli altri…) l’album è campione d’incassi ovunque raggiungendo perfino il tredicesimo posto nelle rock charts in Inghilterra. Tra gli svariati riconoscimenti, “Sensory Overdrive” vincerà il premio “Album of the Year” della prestigiosa bibbia inglese Classic Rock magazine mentre il primo singolo “78” sarà scelto come “Rock Song Of The Year” da iTunes USA.

D’altro canto la premiata ditta Ginger/Monroe fa faville insieme (…e non poteva essere altrimenti!): con Ginger al suo fianco (la sua tipica scrittura si sente!) l’impasto è perfetto a cominciare dai bolidi d’inizio disco come “Trick of the Wrist”, la già citata “78” (…con un Michael che digrigna i versi, “Time has come to pass, It’s time to take the middle finger out your ass, You’ve been complainin’ that the man is screwin’ you, He’s lost the power yeah, so whatcha gonna do with all that attitude”? …più chiaro di così!) …una partenza al fulmicotone con ritornelli cattivi ed un mood punk che ha pochi eguali al giorno d’oggi. Sezione ritmica pompata e chitarre ruggenti ma anche anthem a presa rapida come “Superpowered Superfly” e la gingeriana “Modern Day Miracle”. La profondità delicata di “All You Need”, il sax dirompente di “Later Won’t Wait”, il duetto insieme a Lucinda Williams nella yankee “Gone Baby Gone”.

 

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Al party partecipa anche sua maestà Lemmy Kilmister, ospite in “Debauchery as a Fine Art” (più che un titolo una filosofia di vita per tutti i protagonisti presenti…).

Attitudine e feeling stradaiolo, talento ed esperienza fanno di questo disco un must da consumare avidamente ed il tour a suo supporto è un successo ovunque.

Come era preventivabile per chi conosce il personaggio Ginger l’idillio con la band dura poco. Infatti il rossocrinito leader dei Wildhearts non è capace di stare fermo a fare le stesse cose per troppo tempo e essendosi tolto lo sfizio e l’onore di suonare e pubblicare un disco con uno dei suoi idoli di gioventù decide di mollare per andare a fare altro…

Makke non ha problemi a trovare subito il suo sostituto in un’altra stella ovvero Dregen, chitarrista e “leader” dei Backyard Babies che in corsa entra in campo in tempo per la seconda parte del tour mondiale di “Sensory Overdrive“.

michael Dregen
Michael Monroe e Dregen

Michael Monroe di qua… Michael Monroe di là… ma… e Andy McCoy, in questi anni, che fine ha fatto??? Si unisce ai Grease Helmet, una nuova band formata da Niclas Etelävuori al basso e Jan Rechberger alla batteria (entrambi provenienti dagli Amorphis), il cantante Jere Garcia e il chitarrista ritmico degli Amoral Ben Varon, che Andy si sia dato improvvisamente al death Metal???? Niente di tutto questo, anzi, quando esce nel 2012 il debutto omonimo “Grease Helmet” (Victory Records) è una dolce sorpresa: rock’n roll classico, quello tipico che porta la firma di Andy McCoy con sfumature funk, blues e psichedeliche.

Fin dal ruffianissimo primo singolo “Keep Your Helmet Greasy” la band dimostra arroganza e capacità di scrivere canzoni catchy, poca originalità ? Sempre le stesse cose?? …beh, it’s only rock’n roll, but we like it!!!!

Altri gioiellini all’interno dell’album sono “Sold Our Soul”, il funk tutto fiati di “Nobody Rides For Free”, “Second Try”, la stramboide “Mustang Bebe”, il vizioso ritornello di “No Rocket In My Pocket” con una bella slide in evidenza, il ripescaggio con cambio titolo di “Restlezz” degli Shooting Gallery (…la doppia zeta al posto della esse fa più sleaze!!!) fino al gran finale con “Bigger Than Rock And Roll”, già dal titolo si capisce il mood del pezzo. Peccato solamente che la band non si è spinta oltre a qualche tour finlandese per poi sparire nell’oblio… non si hanno più notizie da loro ormai da anni!

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Andy, dopo la partecipazione nel 2013 al Finland’s Celebrity Big Brother alla tv finlandese, si dedica a tempo pieno all’hobby della pittura con svariate mostre in giro per il paese (la prima personale è stata McCoy Hits Canvas al The Cable Factory a Helsinki nel 2010 riscuotendo parecchi consensi). Insomma, se vi capita di fare un viaggio in Finlandia, tenete d’occhio le date che tiene spesso in acustico in alcuni club della capitale, mal che vi vada potete sempre trovarlo come ospite – con fedele chitarra a tracolla – in qualche trasmissione alla tv, intervistato da qualche divertita giornalista.

Intanto, passata la sbornia “Sensory Overdrive” e metabolizzata la perdita di Ginger la band di Michael Monroe nel 2013 entra in studio per dargli un seguito… cambia poco!

Il lavoro di scrittura con Dregen infatti è altrettanto fluente nonché altamente produttivo… esce un altro disco che ha livelli qualitativi da capogiro: “Horns And Halos” (Spinefarm Records/Universal).

Come il titolo fa supporre, la partenza di “TNT Diet” è dinamite punk’n roll senza respiro mentre il singolo “Ballad Of The Lower East Side” dove Makke ricorda ancora i bei tempi andati quando New York negli anni ottanta era una città molto più pericolosa di adesso e lo dice chiaramente nel chorus: “Things are different today, back in New York, I lived down on Third Street Way back in the day, there were junkies, pimps and whores, hallelujaaah…now it’s squeaky clean, there’s no place left to stay…”.

 

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Classico hard rock anni ’80 con “Eighteen Angels” mentre “Saturday Night Special” ha il tipico riff “scan rock” marchio di fabbrica di Dregen, si rallenta un po’ con “Stained Glass Heart”, una preziosa ballata in pieno stile Hanoi Rocks. Punk rock glitterato con un ritornello contagioso, questo è la title track “Horns And Halos”…

Ancora punk e rock’n roll primigenio in “Child Of The Revolution” e soprattutto nella cattiva “Soul Surrender”, anche questo disco, come il precedente, non lascia un attimo di tregua!

La band suona da dio insieme, rodata da anni di tour “around the world”, quello che stupisce è la semplicità di passare da un genere all’altro, da un’atmosfera all’altra senza snaturare il DNA a nome Michael Monroe. C’è anche il sax di Makke per un bel pezzo R&B come “Hands Are Tied” per poi concludere senza cali con brani ad ampio respiro melodico come “Ritual” (praticamente una canzone pop!), “Happy Never After” (hard rock classico) ed il gran finale con il rock alternativo di “Don’t Block The Sun”.

michael monroe

La storia finisce qua per non doverla trasformare in attualità. Il futuro sembra delineato visto il successo di Michael da solista ma  – si sa – nel rock’n roll mai dire mai… anzi, never say never e quindi il futuro è tutto da scrivere per i nostri eroi dai colori sgargianti. Nel frattempo i dischi rispolverati in questo lungo articolo sono là, pronti per essere scoperti dalle nuove generazioni o solamente per essere riassaporati per l’ennesima volta… la lunga corsa lungo il “boulevard of broken dreams” continua senza soste…

MATTEO TREVISINI

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